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Famiglia. sostantivo plurale, Dispense di Sociologia

Il testo propone una riflessione rispetto alla famiglia moderna.

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 28/06/2023

claudia.porcelli.95
claudia.porcelli.95 🇮🇹

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Scarica Famiglia. sostantivo plurale e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! Sociologia Libro FAMIGLIA: SOSTANTIVO PLURALE CAPITOLO 1. LA FAMIGLIA IN ITALIA: LE TENDENZE DI CAMBIAMENTO NEL LUNGO PERIODO. 1. I nuovi profili della famiglia tra incertezza e vulnerabilità. Dal punto di vista strutturale le famiglie italiane diventano sempre più numerose, ma anche sempre più piccole: le strutture si semplificano, anche se si moltiplicano le tipologie. In italia ci si sposa, oggi, di meno e sempre più tardi; i figli tendono a rimanere in casa con i genitori molto tempo. Dal punto di vista strutturale, quindi, la realtà familiare tende a polarizzarsi su base generazionale: da una parte famiglie composte da anziani soli o ancora di coppia, dall'altra parte adulti e giovani che danno origine a famiglie. Ambedue queste forme di coabitazione tendono ad occupare nelle biografie di vita individuale archi temporali sempre più lunghi. Si è modificato il senso, il valore, il significato che gli attori sociali annettono alle relazioni familiari, sono cambiate le motivazioni e le aspettative che sono alla base di scelte importanti quali sposarsi, uscire di casa e addirittura fare dei figli. La famiglia viene vista come un sistema, un0irganizzazione di vita retta da regole e norme condivise e sancite legittimate dall'esterno che si imponevano ad invididui che poco avevano da scegliere e molto da accettare se non subire. La famiglia come istituzione era un contenitore che accoglieva al suo interno uomini e donne, generazioni diverse scandendo e segnando i ritmi e le fasi delle biografie individuali. Dal punto di vista descrittivo, la discendenza familiare ha perso la sua configurazione ad albero per assumere quella di un bacello: coppie poste in sequenza discendente con i loro due figli massimo e spesso con il loro unico nipote. Privatizzazione, de istituzionalizzazione individualizzazione sono alcune delle espressioni con le quali si è cercato di comprendere i più rilevanti cambiamenti delle regole, delle norme, dei valori e del crima delle famiglie della società contemporanea. Famiglie dunque che sono e agiscono come unità degli affetti e che si muovono prevalentemente nell'area del consumo. La centralità sostanziale della famiglia, nulla toglie al fatto che comunque oggi il fare famiglia richiede agli attori sociali elevati investimenti, dal momento che quella che un tempo era considerata fonte per eccellenza di sicurezza e tranquillità, è diventata per molti aspetti fonte di stress, di insicurezza, di incertezza, di vulnerabilità. Per i giovani oggi il fare famiglia non è più visto e vissuto come tappa per l'ingresso nella vita adulta. Contemporaneamente l'aumento delle convivenze, delle separazioni e dei divorzi, la crescita di nuclei composti da un solo genitore con figli e dei nuclei ricostituiti dimostrano quanto oggi i percorsi, le biografie di vita individuali siano diventati discontinui e non prevedibili, togliendo alla famiglia quella funzione, di marcatore del passaggio da una fase all'altra del ciclo di vita. 2. Il matrimonio solidale, la centralità del bambino: come cambiano gli assetti relazionali tra i sessi e le generazioni. I cambiamenti della famiglia hanno accompagnato i profondi mutamenti che hanno investito la realtà sociale italiana a partire dalla fine degli anni 60 del secolo scorso, divenendo un sensibile e palese termometro. Se alla fine della seconda guerra mondiale, la famiglia italiana che si apprestava alla ricostruzione era una famiglia ancora rurale e tradizionale negli stili di vita e di consumo, cementata da una solidarietà forte ed esclusiva che poco spazio lasciava ai suoi membri, ancora ordinati, gerarchicamente per età e sesso lungo l'asse del potere, la famiglia che si affaccia alla ribalta negli 70, mostra di avere compiuto una sua prima rivoluzione copernicana. La famiglia non è più vista social,emte come la sistemazione per eccellenza per uomini e donne, mentre il matrimonio cessa di essere l'unico canale di mobilità sociale ascendente delle donne. Il matrimonio è visto come l'unione affettiva e sessuale di due soggetti di pari dignità, unione le cui regole non sono date una volta per sempre, ma devono essere costruite, corrette se necessario riconfermate: in altri termini rinegoziate senza più l'ombrello protettivo della tradizione e o di modelli di riferimento all'azione prefissati e chiaramente definiti. La procreazione perde il carattere dell'obbligatorietà e dell'inevitabilità per entrare nell'area della discrezionalità dell'individuo e della coppia e diventa poi un valore. Proprio perchè la coppia coniugale è ormai definitivamente emancipata dalla protezione dalla dipendenza e dal controllo della parentela, la relazione con i genitori pur conservando tratti e coloriture strumentali ha assunto valenze più squisitamente affettive e di dono. La famiglia non è più vista e realizzata come realtà esterna all'individuo, come fatto sociale con una propria normatività interna che s'impone ai suoi membri, riconducendo spinte, motivazioni, vocazioni, desideri individuali ad un'unità familiare, che poco spazio lasciava alle forze centripete attivate dall'interesse individuale e personale dei suoi diversi componenti. La famiglia è un'unità solidale di due soggetti che si scelgono e scelgono di vivere insieme. Sono molti e radicali i cambiamenti introdotti con il nuovo diritto di famiglia a livello puramente esemplificativo è bene ricordare: – l'innalzamento a 18 anni dell'età per contrarre matrimonio, a conferma dell'importanza di una scelta, che deve essere compiuta senza la mediazione di altri, che non siano i due nubendi dai quali ci si aspetta maturità consapevolezza e capacità di assunzione mdi respomnsabilità. – Trasferimento dal padre al magistrato, della facoltà di concedere o meno l'autorizzazione a contrarre matrimonio ai figli minori a conferma del principio che la tutela del minore non può più essere confinata entro l'ambito privato delle pareti domestiche. – Attribuzione dell'esercizio della patria potestas sui figli ad ambedue i genitori, con una fortissima e significativa rivalutazione del ruolo della donna. – Possibilità per la coppia di scegliere tra il regime patrimoniale della comunione o separazione dei eni – riconoscimento della centralità del lavoro casalingo ai dini del consolidamento e del potenziamento delle risorse del nucleo familiare. – Rivalutazione sulla linea successoria del coniuge posto prima dei figli a conferma di una concezione del matrimonio come impresa solidale alla cui realizzazione contribuiscono a pari titolo sia l'uomo che la donna. – Allineamento in materia successoria dei figli naturali riconosciuti ai figli nati dentro il matrimonio, per ribadire la centralità dell'interesse del minore rispetto all'interesse patrimoniale della famiglia – obbligo dei genitori di educare i figli nel rispetto delle loro inclinazioni. Famiglia, quella degli anni 70 sempre più gruppo e sempre meno istituzione. 2.2. L'onda lunga degli anni 90: la sfida dell'incertezza. Fragilità, incertezza, insicurezza sono termini che sempre più frwquentemente sono utilizzati per dare il senso sia oggettivo che soggettivo dell'essere e fare famiglia nell'era della dopo- modernità, della modernità riflessiva e della modernità liquida. Indubbiamente oggi le relazioni familiari stanno vivendo una fase di profondo cambiamento che spesso viene letto ed interpretato come profonda crisi, anticamera di un superamento totale di questo vecchio istituto che ancora strumento attraverso il quale l'uomo può controllare la stessa sessualità della donna. – Aumento della scolarizzazione e superamento dei maschi per quanto riguarda il rendimento scolastico e il grado di scolarizzazione: anche se permangono soprattutto a livello universitario percorsi formativi ancora a dominanza maschile ed altri a dominanza femminile. – Crescente partecipazione al mercato del lavoro e accesso a professioni tradizionalmente maschili. – Tramonto degli stereotipi della ragazza madre e del figlio della colpa con connessa accettazione sociale della figura della madre che alleva da sola i suoi figli. – Riforme legislative che vanno nella direzione di tutelare i diritti di membri deboli dentro la famiglia. Si assa quindi ad una immagine di donna, la cui identità individuale e sociale è il risultato di un lavoro di ricomposizioni: donna, lavoratrice, moglie, compagna, madre, figlia. Se la storia dei cambaimenti del ruolo femminile rinvia a processi di accrescimento, differenziazione e potenziamento, la storia dei cambiamenti del ruolo maschile rinvia a processi di diminuzione, depotenziamento e riduzione. L'uomo perde l'autorità maritale, la potestà di imporre il suo cognome alla moglie e di decidere dove fissare la residenza della famiglia, esercita congiuntamente con il coniuge la patria potestà e perde il diritto di autorizzare il matrimonio dei figli minori. Agli inizi del secondo millennio comincia a serpeggiare una timida riflessione sul padre e quindi sull'identità maschile, a partire da una serie di parole d'ordine che tornano: debolezza, scomparsa, assenza. Emergono delle configurazioni familiari che non solo si reggono sulla negoziazione tra partner sempre più spesso posti su un piede di parità ma che spesso sul versante organizzativo e relazionale funzionano bene per la forte esposizione. Tramontato il padre padrone, uscito di scena il padre autorevole e democratico, rimane a volte il compagno di giochi o un “mammo affettuoso” che poco ha da spartire con il principio di realtà. L'uomo ha perso parte del controllo totale chje esercitava sulle risorse della famiglia, anche solo per il fatto che non è più l'unico percettore di reddito, e non rappresenta più per i figli un modello di autorità. 3. Identità paterna e materna nei percorsi di costruzione delle biografie di vita: il livello micro dell'analisi. Affrontare il tema dei cambiamenti che hanno investito le identità paterne e materne nella famiglia attuale, costringe a fare i conti con nuovi processi sociali, in particolare con il crescente distanziamento tra identità individuale e identità sociale. Dal punto di vista della relazione individuo famiglia si è passati da una situazione in cui i tempi e i modi dell'essere e del fare famiglia scandivano le biografie di vita individuali e di coppia. Non esiste più un'età giusta per sposarsi, per uscire di casa, il matrimonio non segna più il momento di passaggio dalla fase adolescenziale e quella adulta, la maternità e la paternità può avvenire dentro e fuori, prima e dopo il matrimonio. La genitorialità si è soggettivizzata, nel duplice senso di scelta squisitamente privata e libera. Libera in quanto oggi nulla impone o invita uomini e donne a generare figli, se non un loro desiderio. Paternità e maternità diventano scelte di autorealizzazione personale, che non necessariamente si realizzano entro un legame di coppia identificabile come famiglia. CAPITOLO 3. FAMIGLIA E RELAZIONI INTER GENERAZIONALI 1. Tempi della famiglia e tempi delle generazioni: ritmi nascosti Le relazioni tra le generazioni, poste in una linea di discendenza danno il senso del tempo e della durata della famiglia, come impresa di uomini e donne che dura nel tempo. Gli studi che analizzano la famiglia assumendo la prospettiva del ciclo di vita e o quella della discendenza in realtà portano alla luce la dimensione cronologica, che appunto, da il senso del tempo e della durata della famiglia: il tempo come passaggio da un ciclo di vita all'altro della famiglia e durata come capacità di crescere per propaggini. I rapporti tra le generazioni sono i marcatori del passaggio da un ciclo all'altro e del potenziale di durata nel tempo della famiglia. I rapporti tra le generazioni, sono rapporti che si iscrivono in un registro temporale che presenta ritmi che tendono a modificarsi al mutare delle più ampie dinamiche sociali. I rapporti tra le generazioni hanno un significato che travalica il semplice passaggio di norme, valori, modelli di riferimento e beni, in quanto possono essere assunti come indicatori dei tempi e delle modalità di riproduzione di un'intera società oltre che di una singola famiglia. I cicli di vita della famiglia hanno assunto una loro precisa configurazione in quanto il passaggio da una fase all'altra è segnata da eventi che avvengono in momenti socialmente definiti della vita di un soggetto e sono posti in una particolare sequenza: attualmente non si riscontra più la situazione di una famiglia che è impegnata nell'allevamento dei figli piccoli per tutto l'arco della durata della fecondità della madre. 2. Tramandare e trasmettere nella famiglia patriarcale. Trasmettere e tramandare erano i due verbi che coglievano nel profondo il senso del lavoro familiare e quindi della funzione della famiglia in passato. Le politiche famigliari, le strategie familiari, le alleanze matrimoniali altro obiettivo non avevano che quello di garantire l'unità della famiglia e potenziarne le risorse e il prestigio sociale, oltre che assicurare la sopravvivenza ai singoli componenti dell'aggregato domestico. Lo spazio sociale della famiglia si dilatava sia in senso verticale che orizzontale, abbracciando più generazioni, sia passate che coeve. Dal punto di vista dell'attore sociale avere il nome di famiglia significa essere collocati socialmente e potersi collocare socialmente avendolo dolorosamente imparato sulla propria pelle. 3. Tramandare e trasmettere nella società dell'incertezza. Le riflessioni sviluppate sulla famiglia patriarcale non vogliono avere ne una funzione consolatrice ne una funzione ammonitrice tesa a ricordare quanta sofferenza potesse esserci dentro le pareti domestiche. Tali riflessioni aiutano ad individuare alcuni elementi distintivi delle famiglie del passato, utili per caire come si muove oggi la dinamica intergenerazionale dentro la famiglia. Elementi distintivi che si possono riassumere nei punti di seguito elencati: – priorità della famiglia, delle dinamiche familiari e dell'interesse del gruppo sulle biografie e sui percorsi di vita individuali. – Chiara e precisa collocazione dei soggetti nelle diverse posizioni familiari: il sesso e l'età costituivano, dentro la famiglia, le due matrici produttrici di status- ruoli. – Sistema normativo fortemente coercitivo con accentuata prescrittività dei ruoli dentro la famiglia: i ruoli sociali erano predittivi del comportamento che uomini e donne, giovani , adulti e anziani avrebbero assunto nel corso della loro vita, dal momento che la fonte di legittimazione di tale ordinamento era posta al di fuori dei soggetti e della famiglia. – Elevata complementarità tra i diversi ruoli sociali: alta dipendenza reciproca tra i sessi e le generazioni, impegnati nella realizzazione di un progetto. – La struttura normativa era fortemente autoritaria: la compresenza sotto lo stesso tetto di più unità generazionali differenziate quanto a potere di controllo, accesso e trasmissione delle risorse materiali e simboliche. – Con la trasmissione soprattutto patrimoniale inizialmente l'erede e successivamente tutti gli eredi si assumevano la responsabilità di garantire continuità nel tempo al patrimonio e al nome della famiglia. – La prospettiva temporale era proiettata in avanti, nel futuro. – I legami collaterali erano ampi e intensi: la discendenza familiare si presentava come un albero con molti rami – elevata era tra i soggetti che vivevano sotto lo stesso tetto la consapevolezza che il benessere della famiglia e la sua onorabilità il suo pregio sociale dipendevano da quanto ognuno faceva o si asteneva da fare. – Le biografie di vita individuali, personali hanno oggi priorità rispetto ai cicli di vita della famiglia. I tempi del fare e dell'essere famiglia non scandiscono più i tempi di vita dei singoli componenti il nucleo familiare. Non esiste più un'età giusta per sposarsi e generare figli. – L'interesse individuale è di ordine superiore rispetto all'interesse delle comunità di appartenenza di tipo tradizionale. Le famiglie del passato dispensavano molta sicurezza ma richiedevano il sacrifico della libertà individuale. – I ruoli dentro la famiglia sono meno dipendenti reciprocamente: genitori anziani e figli, mariti e mogli tendono a essere meno legati e condizionati da vincoli di dipendenza. La solidarietà tra le generazioni e la coesione intrafamiliare è sempre meno obbligata, sempre meno resa necessaria dall'assoluta impossibilità dell'individuo di vivere fuori di una rete parentale. – Aumenta il divario tra il comportamento socialmente atteso ed il comportamento reale dei diversi componenti la famiglia. – Il clima familiare diventa più democratico e le relazioni tra genitori e figli sono meno autoritarie: tramonta il modello della relazione segnata da distanza e reverenza, emerge il modello della relazione intima e ravvicinata di scambio quasi paritetico che a volte può dare adito a confusione e collusione di ruoli – il patrimonio familiare non è più qualcosa che deve essere incrementato e tramandato alle generazioni future ma diventa parte rilevante di un capitale che ogni figlio può e deve utilizzare per collocarsi. Il patrimonio familiare diventa un bene personale, individuale, una risorsa al quale i diversi componenti la famiglia attingono per la soddisfazione dei loro bisogni. – L'allungamento della vita media fa si che i giovani possano ereditare dai loro genitori quando a loro volta sono prossimi alla terza età. Non è più un complesso di beni materiali che si riceve relativamente preso e che aiuta a mandare progetti di vita adulta ma è qualcosa che si ottiene spesso quando non se ne ha più bisogno. – Diminuisce la conflittualità tra gli eredi, anche per il calo del numero degli eventi diritto – la prospettiva temporale si è accorgciata: è tanto più breve paradossalmente quanto più lunghi sono diventati i tempi di vita dei singoli individui 4. Affettività e legami intergenerazionali: il ruolo della famiglia “affettiva” Si modifica la percezione del tempo e del ritmo della vita: sia per giovani che per adulti e anziani mentre si allunga il tempo della permanenza nelle diverse fasi della vita, si perde il senso della sequenza delle fasi da attraversare per giungere ad una meta, dal momento che le mete tendono ad allontanarsi nel tempo . La logica stringente del dono, che crea legami sociali e obbligazioni forti tramite il meccanismo del dare ricevere ricambiare si è sentimentalizzata: il dono è diventato pura elargizione, per soddisfare quella “passione dell'io” che vede nella conservazione della vita, più che nella sua trasmissione il proprio orizzonte temporale. La passione dell'io restringe e seleziona lo spazio relazionale in cui si radicano i rapporti presenza di soggetti che giunti in italia si fanno raggiungere dai familiari a conferma di un cambiamento del profilo dell'immigrato medio, che sempre di più esprime un progetto migratorio. Prima di entrare nel merito dell'impatto che la presenza straniera può avere sul profilo della famiglia italiana e sui futuri assetti demografici, sono necessarie delle premesse che consentono di inquadrare con maggiore precisione le caratteristiche del fenomeno oggetto della riflessione. Alcuni studi sociologici hanno messo in evidenza alcune peculiarità della presenza straniera sul territorio nazionale: rispetto agli altri paesi europei, in italia la provenienza geografica degli immigrati risulta molto più differenziata: L'italia è considerata dagli stessi immigrati un paese a bassa soglia di ingresso. In italia è strutturalmente e cronicamente diffuso il lavoro nero, per cui l'economia informale rappresenta un'opportunità per una prima stabilizzazione all'ombra della legge e della legalità favorendo flussi di ingresso che negli altri paesi europei sono molto più controllati. In generale si tende a leggere ed interpretare il fenomeno migratorio alla luce di due stereotipi: lo stereotipo dello straniero che giunge sulle nostre sponde spinto dalla fame e dalla miseria, e quello di un soggetto in movimento il cui universo simbolico di riferimento è riconducibile alla sua etnia, religione di appartenenza. In virtù della diffusione del primo stereotipo che coglie un segmento reale si dimentica che molti lasciano il paese di orgine spinti da fattori di attrazione: partono sulla base di un progetto migratorio teso a trovare diverse e migliori opportunità di vita. In seguito alla diffusione del secondo stereotivo (l'immigrato che si porta sulle spalle) per dare un nome ed un'etichetta ad una diversità che genera in noi, incertezza e insicurezza, in quanto non sappiamo anticipare e prevedere i comportamenti degli immigrati, si tende a ricondurre il sistema delle aspettative di comportamento degli stranieri ad alcuni stereotipi costruitiu a partire da modelli che si pensa siano tipici di quella cultura. Si attiva un processo di oggettivizzazione “oggettivando”, cristallizzando reificando, assumendo come dati naturali ciò che invece sono costruzioni sociali: Si compie un operazione di riduzione e di semplificazione assumento come dato oggettivo e naturale ciò che per antropologia e sociologia ricade sotto l'egida della costruzione soggettiva di senso e intenzionalità. Parlare delle famiglie degli immigrati, dei matrimoni esogamici, di bambini e adolescenti stranieri che frequentano scuole di ogni ordine e grado, parlare dunque di tutto ciò che costituisce la quintessenza della commistione e della contaminazione al di la degli stereotipi e dei luoghi comuni, consente di portare alla luce non solo le barriere che sono state erette ma anche brecce e varchi attraverso i quali il multiculturalismo da ideologia astratta, può diventare pratica culturale. 2. Le famiglie degli “altri” Gli studi degli immigrati sottolineano sistematicamente l'importanza della famiglia, sia come veicolo di una rete di relazioni che, connettendo il paese di arrivo con quello di origine, favorisce la partenza e l'arrivo in terra straniera, il primo insediamento, sia come indicatore di una prima forma, per quanto embrionale di inserimento e stabilità. Le famiglie immigrate stabilmente residenti in italia sono già il risultato di una prima selezione, finendo per essere costituite da soggetti che provengono da aree geogradiche con modelli matrimoniali e familiari simili a quelli dell'europa occidentale e da soggetti che hanno assunto volenti e nolenti le forme della coabitazione più diffusa nel paese di arrivo. Le famiglie straniere possono essersi costituite tramite un matrimonio celebrato in italia, possono essere il risultato di un ricongiungimento familiare che può avere interessato l'intero nucleo familiare o solo una parte può aver coinvolto membri della parentela più ampia. La coppia coniugale, può avere la stessa nazionalità, può essere formata da soggetti stranieri di nazionalità diversa o essere mista. Fratture, separazioni, lacerazioni ricomposizioni sono termini ricorrenti che tutti indicano e rinviano a sovvertimenti negli assetti relazionali dentro la famiglia nel rapporto famiglia e comunità ospitante nel ricordo della comunità che si è lasciata, nelle relazioni con la comunità dei connazionali; rimandano ad un lavoro di ricucitura il cui esito non pulò essere dato per scontato. 3. Matrimoni tra e con stranieri: esogamia e spostamento dei confini La diffusione di matrimonio celebrati in italia tra soggetti di diversa nazionalità è assunta come ulteriore indicatore del lento inserimento e integrazione sociale degli immigrati. Appare evidente dalla lettura dei dati istat che il profilo della coppia mista non è sovrapponibile a quello di una coppia composta da connazionali: non solo il mercato matrimoniale di uomini e donne è diverso, ma prevale in tali unioni uno scarto di età e di scolarizzazione che induce ad ipotizzare che alla base di molti di questi matrimoni prima che l'amore vi sia la convenienza. Come con le famiglie in generale, anche con i matrimoni misti si crea uno spazio sociale, nel quale si intersecano i destini di soggetti di diversa provenienza; ma tale spazio è a sua volta tagliato dalla variabile gender, in virtù della quale affetto, legami figli parentela casa e lavoro assumono un colore diverso se a guardare è una donna o un uomo. Anche se tecnicamente “misto” è un matrimonio tra un uomo e una donna di nazionalità diversa, in realtà il concetto di mescolanza è una costruzione sociale in quanto anche a livello di senso comune, lo si applica solo in casi specifici: difficilmente definiremmo misto un'unione tra una italiana e un belga ma sicuramente definiremmo tale un'unione tra una donna nata da genitori egiziani ma cittadina italiana e un italiano. L'aggettivo misto rinvia al concetto di meticciamento ed ha una chiara matrile colonialista di sapore ottocentesco: si usava per dare un nome ad unioni tra maschio bianco e una donna autoctona. Il concetto di misto ingloba dunque due dimensioni: uguaglianza-diversità e superiorità-inferiorità. Questo spiega perchè l'etichetta misto anche in base alla percezione di senso comune si tende ad applicarla ad alcuni matrimoni e non ad altri. 4. Bambini transculturali: la fatica di crescere a cavallo di due mondi Le condizioni di vita dei bambini stranieri, dei figli di immigrati rappresentano la quintessenza degli effetti della globalizzazione sulle persone. Nella sua prefazione al libro bambini immigrati in cerca di aiuto la moro dice “crescere in esilio è una sfida. Non ci riferiamo all'esilio vissuto dai bambini ma soprattutto all'esperienza che i genitori trasmettono ai loro figli. Diventare figli di migranti in qualunque luogo è un evento critico e complesso che segna oggi l'avvenire delle società moderne. Obiettivo di chi accoglie è quello di permettere al figlio di migranti di essere il tessitore che lavora a ricucire localmente due mondi separati, da un arresto improvviso, dalla cesura metastrofica che accomuna i morti e i naufragi.” La moro pone l'accento sui seguenti punti: – Gravidanza vissuta con difficoltà della madre costituisce un momento di passaggio socialmente importante e condiviso. – Perdita di fiducia nella interpretazione dei propri pensieri e sensazioni da parte della madre – maternage diverso: rapporti più a distanza tra madre e bambino: le madri occidentali usano con i loro figli più la voce che non le mani – la madre perde sicurezza e si rappresenta in maniera confusa il bambino ed il modo di occuparsene. – La madre tramsette al bambino una percezione caleidoscopica del mondo. – I genitori migranti non possono presentare al loro bambino il mondo in piccole dosi: quindi i bambini sperimentano quotidianamente il mondo esterno come traumatico Il figlio di migranti deve integrare le regole di funzionamento della società in cui vive senza comprenderle e senza poterle prevedere: ha una conoscenza superficiale di tali regole perchè spesso non gli sono state trasmesse dai genitori. Anche se, indubbiamente, molto incide su tale trasmissione il progetto migratorio della famiglia del bambino che pulò muoversi tra il modello dello scegliere di vivere nel nuovo mondo ovvero il modello dello stare nel nuovo mondo pensando di tornare indietro. Deve connettere due mondi evitando il dilemma di doverne tradire uno a vantaggio dell'altro. La sfida della transculturalità sta nella difficoltà di ricostruire un insieme a partire da piccoli disordinati frammenti. 5. Donne, uomini e bambini in movimento: ricomporre le diversità a livello locale. E' in azione un fiume carsico che impatterà sulle nostre vite molto più in profondità e pervasivamente di quanto si possa pensare o temere. Polemicamente si è detto che le donne americane devono la loro emancipazione dal lavoro di cura, con relativa opportunità di dedicarsi totalmente alla professione, alle donne immigrate che emancipano se stesse e la propria famiglia dalla povertà e indigenza vendendo una risorsa sempre più scarsa e necessaria nelle vecchie società occidentali. Negare leggittimità alla diversità, chiudersi, alzare barriere è una strategia miope e perdente: miope perchè non vede che gli stranieri tra di noi non fanno altro che evidenziare, portare alla luce le diversità e le differenziazioni che sono anche in noi; perdente perchè come direbbe bauman le convergenze culturali che si nutrono di ciò che accomuna e unisce più che di ciò che distingue e divide, sono un dato di fatto. Perchè i processi di convergenza non si interrompano, perchè non ci si arrivi a creare fratture culturali incolmabili e foriere di violemnze e odi, è necessario non tanto e non solo promuovere politiche di integrazione per evitare che il conflitto culturale copra nei fatti il conflitto di classe, quanto politiche di promozione di una diversa cultura civica e di implementazione di una nuova cittadinanza che, pur valorizzando e riconoscendo la diversità, trovi convergenze forti e vincolanti sia per gli autoctoni che per gli stranieri su norme e valori condivisi e rispettati. CAPITOLO 6. FAMIGLIA E RETI DI PROSSIMITA': LA RELAZIONE DI CURA TRA SFERA PRIVATA E SFERA PUBBLICA. 1. Il lavoro di cura familiare: nuove connessioni, nuove configurazioni sociali. Il rapporto tra famiglia e reti assistenziali è apparentemente un rapporto auto evidente e lineare: ogni società umana ha sempre sviluppato varie e diverse forme di solidarietà. Nelle società tradizionali la famiglia ha incaricato la più immediata comunità di assistenza, che i processi di differenziazione sociale moderne e complesse, la famiglia cede parte delle sue competenze e delle sue funzioni assistenziali, che vengono delegate ad agenzie extra familiari, per effetto di un processo di depotenziamento funzionale che è alla base della nascita della famiglia nucleare moderna. In particolare tra istanze di valorizzazione delle risorse degli utenti, secondo i nuovi imperativi dell'empowerment, la pluralizzazione del care system le derive demoralizzanti di un eccesso di assistenzialismo, la famiglia è sottoposta a nuove sfide e tensioni. Alcuni passaggi consentono di porre sul tappeto i termini della questione: – Il libro bianco sul welfare pubblicato dal ministero del lavoro e delle politiche sociali nel 2003, parla della famiglia come del più forte e insostituibile ammortizzatore sociale: famiglia come struttura che media il rapporto individuo-società accompagnando e sostenendo le strategie di vita di tutti i cittadini sia nella fase iniziale del ciclo, che finale. Il libro richiama esplicitamente l'attenzione sulla consistenza delle ore di assistenza erogate a favore dei membri deboli della famiglia esterni al nucleo. – Nel campo dell'organizzazione dei servizi è entrata la parola d'ordine community care, sia nel senso di assistenza nella comunità che assistenza della comunità. Se alla prima accezione del termine community care si connettono termini quali domiciliarità, personalizzazione, decentramento ed attivazioni di reti di servizi il più vicino possibile al livello in cui si manifesta il bisogno, la seconda accezione di community care chiama direttamente in causa la capacità di una comunità di farsi carico dei problemi dei suoi membri. Comunità come ambiente di vita, come spazio sociale di affidabilità e fiducia interpersonale, come rete di relazioni di prossimità che si riproduce e produce lavoro di cura e getta le condizioni per attivare processi di empowerment e di self help. – La community care, come principio organizzativo dei servizi e come nuova logica di azione nel sociale presuppone il concetto di sussidiarietà, sia verticale che orizzontale. – La sussidiarità rinvia al concetto di welfare mix e societario e alla necessità di una – Organizzativi e di funzionamento interni al sistema: 1. inefficacia e inefficienza dei servizi 2. persistenza della povertà 3. limiti alla socializzazione dei bisogni 4. utilità marginale decrescente dei servizi 5. nuovi bisogni: immigrazione, disoccupazione strutturale, forte flessibilità nelle biografie lavorative, instabilità coniugale e difficoltà a coltivare e mantenere nel tempo significativi legami sociali sono solo alcuni dei fattori che determinano nuovi bisogni. 6. Aumento delle aspettative degli utenti per effetto del migliroamento delle condizioni di vita, dell'aumento dei tassi di scolarizzazione e del livello di informazione tra i cittadini, cresce la consapevolezza dei propri diritti da esigere nei confronti dello stato e si innalza il livello di aspettative degli utenti. c) politici – neoliberismo dominante, con relativa enfasi sulle capacità di produrre innovazione, cambiamento e ricchezza del mercato purchè non controllato – delegittimazione dell'azione regolatrice dello stato nei confronti del mercato e della società civile – incapacità della politica di controllare fattori e condizioni della produzione che escono dai confini – diffusione della razionalità strumentale come criterio di valutazione dell'efficacia dell'azione politica: tutto deve essere produttivo e utile – de legittimazione del principio di solidarietà in nome dell'efficienza economica: generalizzazione del profitto come regola degli scambi sociali – rinegoziazione continua del patto di solidarietà tra stato e cittadino che offre lealtà e si sottomette allo stato in cambio di sicurezza – indebolimento della capacità dei sindacati di rappresentare efficacemente gli interessi di una classe lavoratrice sempre più segmentata – uso dei trasferimenti in chiave assistenziale e clientelare. d) culturali – crisi di legittimazione: nessuno più vuole pagare per i costi sociali – privatismo accentuato con relativo declino del concetto di bene comune della società civile intesa come sentirsi parte di un tutto e impegnarsi nell'interesse di tutti. – Indebolimento della percezione della profonda compenetrazione tra interesse individuale e interesse collettivo Tra paure incertezze e insicurezze politici e amministratori mettono in circolo medicine che spesso sono peggio della malattia o meglio sono causa della malattia. Prendono corpo quindi due modelli di welfare riformati che pur dando origine ad esiti simili in realtà si basano su principi diversi: – welfare mix: si caratterizza per una sostanziale riduzione dei servizi pubblici e delle tutele previdenziali; diffusione e ritorno ad un welfare pubblico residuale – welfare societario: anche in questo caso si presuppone la pluralizzazione del care system ma a partire dall'assunto che i produttori di beni e servizi pubblici privati e di privato sociale non siano funzionalmente interscambiabili. I due modelli pur legittimando una contrazione del raggio d'azione dello stato, in realtà rinviano a due concetti diversi di cittadinanza e come si vedrà coinvolgono a titolo diverso le reti di prossimità le reti di scambio e di aiuto informali. CAPITOLO 7. FAMIGLIA E SERVIZI NEL WELFARE MUNICIPALE 1. La riscoperta della famiglia come agenzia di mediazione Studiosi e ricercatori impegnati sui temi delle politiche sociali e sulla crisi del welfare state, si sono trovati nella necessità di affrontare il problema delle politiche familiari. Due sono stati i fattori, che hanno portato in primo piano la fondamentale funzione di mediazione sociale e culturale svolta dalla famiglia, soprattutto in italia: – da una parte abbiamo la crisi dello stato sociale che, si è tradotta in una silenziosa, ma lenta riduzione delle politiche di de familiarizzazione del lavoro di cura, iniziate negli anni 70 del secolo scorso, con conseguente aumento dei carichi familiari. Il mantenimento di alcuni standard assistenziali a favore dei soggetti più deboli. – Dall'altra parte, si è avuta un'accellerazione dei processi di riduzione dell'ampiezza media delle famiglie e della semplificazione delle strutture familiari ed un aumento di comportamenti di coppia sempre più spesso caratterizzati da strategie di rinvio e di disinvestimento nelle relazioni familiari. Non deve meravigliare che l'attenzione degli studiosi abbia inevitabilmente intercettato la famiglia, quale snodo fondamentale di ricomposizione, redistribuzione e ottimizzazione delle risorse e dei trasferimenti pubblici e quale delicato meccanismo regolatore del rapporto attivi-non attivi. Nel libro bianco sul welfare si dice esplicitamente “La famiglia è stata e continua ad essere un potente ammortizzatore sociale, agendo da sistema di protezione dei propri componenti nei passaggi cruciali del ciclo di vita e in occasione di particolari eventi critici. La solidarietà e lo scambio reciproco di aiuti tra genitori e figli è fondamentale e svolge un ruolo centrale nelle reti di aiuto informale”. Una volta assodato che oggi scegliere di fare famiglia si presenta come una scelta rischiosa oltre che onerosa è necessario enucleare i punti critici sui quali intervenire sottolineare gli strumenti di intervento da prediligere, individuare i livelli istituzionali interessati, scegliere delle strategie, abbandonando la logica della mera tattica di tamponamento dei problemi. 2. Lavoro di cura, genitorialità: ricomporre bisogni e competenze del basso Le azioni a sostegno delle famiglie e dei carichi di cura si inseriscono in un quadro incerto, complesso articolato e in via di definizione: ancora oggi gli interventi hanno natura congiunturale, nella misura in cui sono spesso legati ai destini della legge finanziaria. Le persistenti difficoltà a fare emergere un orientamento chiaro e omogeneo in tema di politiche familiari, difficoltà che si traducono nell'incapacità di focalizzare quali siano i prerequisiti minimali da cui partire, non possono, fare eclissare la crescente consapevolezza del legame esistente tra benessere familiare e benessere collettivo, tra interesse della famiglia e interesse dello stato sociale. E' una consapevolezza che deve tradursi in scelte politiche a sostegno della funzione di mediazione della famiglia la cui realizzazione rinvia ad almeno 4 condizioni: 1. scegliere la strada di una politica sociale per la famiglia accanto alla politica di promozione e tutela dei diritti sociali individuali di cittadinanza. 2. Optare per una politica di tipo esplicito e diretto che elegga la famiglia a destinataria di specifici interventi, nella consapevolezza che prestazioni erogate su base individuale sono importanti per dare a tutti i cittadini migliori e maggiori opportunità ma che tali prestazioni per la maggior parte della popolazione sono mediate dal lavoro e dall'appartenenza familiare. 3. Selezionare alcuni obiettivi prioritari da raggiungere 4. individuare i livelli istituzionali di erogazione delle prestazioni Le prime due condizioni ricadono nella sfera della politica: della scelta perseguita da una classe politica, da un governo di mettere nella sua agenda il tema delle politiche sociali a favore delle famiglie. E' necessario mettere le famiglie in condizione di poter svolgere al meglio quei compiti quelle funzioni che ne legittimano l'esistenza a livello sociale. Le due seconde condizioni ricadono sotto il dominio pratico- applicativo: rilevare i bisogni, conoscere in profondità le dinamiche familiari, individuare i nodi critici di un buon funzionamento familiare, predisporre gli interventi, le azioni adeguate. Se ci si pone nella prospettiva della famiglia, vista come sistema che modifica la sua dinamica dei bisogni, vale a dire le aree in cui la mediazione familiare mostra difficoltà crescenti: cura ed allevamento dei figli piccoli, conciliazione tra lavoro per il mercato e lavoro di cura, carichi familiari. Anche se il bisogno familiare si può ampliare a ventaglio, se si introducono altre variabili intervenienti, quali la presenza del nucleo di un portatore di handicap, o di un anziano non autossufficiente è necessario sottolineare il fatto che in questo momento storico manifestano deficit di funzionamento le cosidette famiglie normali, i nuclei appartenenti ai ceti medi, medio bassi. Famiglie normali che mostrano difficoltà crescenti a fronteggiare carichi e responsabilità. Ed è proprio la crescente fragilità di queste famiglie il fattore che pesa nei processi di peggioramento delle condizioni di vita di una fetta sempre più ampia della popolazione italiana e che getta una pesante ipoteca sulla tenuta di una istituzione. Il decalogo delle azioni da intraprendere è breve: si rendono necessarie: a) politica dei redditi che riduca la forbice delle disuguaglianze nel trattamento tra chi ha e chi non ha responsabilità familiari b) una politica del lavoro che consenta una migliore conciliazione tra lavoro produttivo e lavoro riproduttivo. c) una politica delle pari opportunità, che, consenta a uomini e donne di realizzare strategia di vita compatibili con le scelte di coppia o procreative. Il dibattito politico e culturale ha trovato delle forti e chiari linee di convergenza, che si possono sintetizzare nella necessità di: – ricondurre qualsiasi tipo di intervento, anche settoriale, entro l'alveo delle politiche di conciliazione tra lavoro di cura e lavoro per il mercato. – Utilizzare strumenti e leve di diversa natura – coinvolgere tutti i livelli istituzionali – rivolgersi alle famiglie con maggior sovraccarico funzionale e ai giovani per favorirne la transizione nell'età adulta. Le esperienze maturate nelle diverse realtà territoriali dimostrano come per la realizzazione di azioni a sostegno dei carichi e della responsabilità familiari siano centrali: – l'individuazione degli obiettivi – una forte capacità progettuale – una significativa convergenza politica – una adeguata e matura cultura organizzativa. La 285/1997 è una legge che da una parte ha catalizzato il dibattito più innovativo sulle politiche per l'infanzia e l'adolescenza e nello stesso tempo ha offerto il destro e l'occasione per testare alcune strategie innovative da adottare in tema di programmazione e gestione dei servizi a livello locale: la sua applicazione ha contribuito a far emergere le linee guida da seguire in tema di organizzazione dei servizi per le famiglie con figli e per le giovani coppie: – potenziare l'esistente: nonostante i tagli al welfare locale, forte è emersa la necessità di potenziare e riqualificare i servizi già esistenti a favore della fascia giovanile della popolazione – organizzare servizi che accompagnino la famiglia lungo tutto il ciclo di vita, durante il quale, tempi, ritmi e contenuti del lavoro di cura si modificano sensibilmente – pluralizzare l'offerta, anche attraverso il coinvolgimento del terzo settore come produttore di istituzionalizzare la famiglia: La legge n. 54/2006 “disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli” introduce, nei procedimenti di separazione e divorzo con figli minori l'affido condiviso. La legge n. 219/2012 “disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali” prevede la totale parificazione dei figli nati fuori dal matrimonio ai figli naturali: per cui il bambino è ascritto totalmente alla linea parentale della madre e del padre. Sono leggi che da una parte confermano la tendenza al diritto dello stato a de giurisdizziare le relazioni familiari e dall'altra parte tendono ad ampliare la tutela dei diritti individuali. Mancano invece interventi tesi a promuovere la libertà di: di poter scegliere liberamente di fare famiglia e generare figli. Alle soglie del XXI secolo si nota una fortissima accellerazione del cambiamento sociale e culturale. Due sono state le leggi che hanno messo a tappeto questi problemi (lavoro di cura attribuito alle donne, e mancanza di libertà): la legge n. 40 del 2004 sulla fecondazione medicalmente assistita e la legge n. 76 del 2016 che introduce l'istituto delle unioni civili per coppie dello stesso sesso. Sono due leggi diverse ma che vanno a toccare la sfera dei diritti individuali e quella della riproduzione. 3. Ridefinire i confini familiari: la sfida delle nuove tecnologie riproduttive. Vi è la richiesta avanzata da parte delle comunità LGBT di consentire alle coppie omosessuali di contrarre il matrimonio. Sono lotte per il riconoscimento che si basano sulla rivendicazione della pari dignità e uguaglianza di tutti gli esseri umani indipendentemente dall'orientamento sessuale. In italia con la legge n. 76/2016 sono state introdotte le unioni civili tra soggetti dello stesso sesso, in base all'art. 2 della costituzione, che prescrive la non discriminazione dei cittadini all'interno delle diverse formazioni sociali. Con questa legge si è aperto anche il dibattito sulla fecondazione medicalmente assistita che p una terapia e una nuova e avanzata forma di riproduzione. Per la legge italiana la procreazione assistita è un insieme di tecniche per consentire a coppie che hanno difficoltà a concepire naturalmente, di poter avere figli. Questa procreazione si inserisce nell'alveo della famiglia nucleare classica e in generale nell'eterologa almeno uno dei componenti della coppia è il genitore genetico del gilio nato. La procreazione medicalmente assistita è invece, una nuova forma di procreazione senza sesso. Le nuove tecnologie riproduttive consentono di tenere sotto controllo tutta l'alea connessa al sesso e alla sua casualità: si spinge il controllo oltre i confini naturali e la riproduzione artificiale diventa un diritto che tutti possono esigere, indipendentemente dal sesso, dall'età dalla condizione relazionale e affettiva. Le pratiche della fecondazione medicalmente assistita per la loro realizzazione che vi sia almeno un altro soggetto esterno alla coppia interessata che rende possibile la messa in atto della fecondazione. Ci deve dunque essere un donatore, una donna o un uomo, che doni il suo ovulo o il suo liquido seminale, è necessario che una donna doni il suo ovulo o il suo liquido seminale. Queste nuove possibilità dimostrano che in realtà la linea di distinzione tra terapia e potenziamento (determinazione) di alcune caratteristiche del nuovo nato è molto sottile. Linea di distinzione che diventa debole nei casi in cui la fecondazione medicalmente assistita si realizza all'interno di un florido e in espansione mercato riproduttivo, che mira ad ampliare la domanda ma anche ad agire sulla base del criterio di massima soddisfazione del cliente. In base alla corrente cultura dei diritti che diventano obblighi che lo stato e la società hanno nei confronti di cittadini, in concetto di diritti riproduttivi si sono trasformati nel diritto ad avere una famiglia e dei figli. Sono diritti assoluti nel senso che si riferiscono solo al soggetto richiedente considerato nella sua unicità e individualità e non sono accompagnati da nessun riferimento ai doveri. I diritti riproduttivi sono diritti relazionali, la cui soddisfazione è possibile solo nella misura in cui si stabilisce una relazione tra i soggetti liberi e consapevoli delle implicazioni affettive, biologiche e relazionali che con la relazione si viene a creare. Generare un figlio è un atto di amore, attualmente libero nel senso che sono molto deboli i vincoli che inducono una coppia a voler figli per motivi dinastici ereditari o familiari. Dunque la fecondazione medicalmente è una nuova forma di asservimento delle donne al potere patriarcale e maschilista, è una forma di liberazione del corpo femminile da qualsiasi controllo esterno. Il tema fecondazione medicalmente assistita, mette sul tappeto il problema della ridefinizione dei confini familiari e della cura, che chiama in causa il ruolo e la funzione delle nuove tecniche riproduttive che rimettono in discussione il rapporto tra natura e cultura e la capacità di quest'ultima di forgiare la natura. 4. Riconnettere natura e cultura: il simbolismo della cura. L'etica della cura ci dice che è bene e giusto avere attenzione agli altri anche se non ne abbiamo un tornaconto materiale ed economico, perchè ciò è alla base del principio di responsabilità e di reciprocità che cementa le relazioni con gli altri. Si passano i confini della cura quando si sostiene che sia necessario garantire la massima libertà di scelta e di autorealizzazione di tutti senza che vi sia alcun vincolo normativo. La scelta quindi dipenderebbe dalle preferenze individuali. Il confine della cura si supera anche quando una coppia anziana decide di procreare un giglio per rimpiazzarne un altro deceduto. La cura è accoglienza e non realizzazione solipsistica dei propri desideri. CAPITOLO 9. FAMIGLIA/FAMIGLIE: COSI' E' SE VI PARE 1. I confini familiari: tra processi di significazione e mandato istituzionale La diatriba famiglia vs famiglie, che nasce con la modernità e che si manifesta in tutta la sua forza dirompente allorquando è giunto quasi a compimento l'ampio progetto di immunizzazione sociale che ha messo in fluttuazione le relazioni ed i legami sociali si gioca sul livello culturale, politico ed ideologico. Da un punto di vista culturale, sia come modello di riferimento che come senso intenzionato, si tende a definire la famiglia come pura unità degli affetti. E' bene ricordare che la famiglia è una relazione sociale complessa, che presenta sempre dimensioni giuridiche economiche, sessuali, psicologiche, solidaristiche, culturali, affettive, di scambio con l'esterno. Tali dimensioni sono presenti anche e quando la famiglia è vissuta ed agita come sfera privata e sfera degli affetti. 2. La collocazione del sé nella trama delle relazioni familiari. Mettersi dalla prospettiva individuale dell'attore sociale, consente di riflettere sui mutamenti familiari a partire da quello che è il sistema delle aspettative, delle motivazioni e dei vissuti con i quali l'attore sociale varca i confini di una famiglia, si colloca al suo interno, se ne sente partecipe e protagonista. Per vedere come l'attore sociale colloca se stesso nella trama delle relazionali affettivo relazionali e come definisce i confini della sua famiglia, ci si muoverà a tre livelli di approfondimenti: 1. analisi dei processi di differenziazione interna dentro le diverse tipologie familiari. 2. Approfondimento dei processi di differenziazione tra le famiglie e nuove istanze di istituzionalizzazione 3. le nuove coniugazioni della genitorialità genetica, biologica e sociale. L'importanza dell'individuo dentro la famiglia e il fatto che il matrimonio sia sempre più visto come veicolo per realizzare un progetto di vita in comune, tra due adulti che non sono dipendenti economicamente l'uno dall'altro, fanno si che oggi, nella famiglia, la relazione di coppia. Nell'arco di vita di un soggetto, la fase del vivere in coppia si sta allungando: pochi si rendono conto che se sommiamo gli anni del fidanzamento e quelli che trascorrono tra il matrimonio e la nascita del primo figlio agli anni che vanno dall'uscita di casa dell'ultimo figlio alla morte di uno dei due componenti la coppia, appare evidente che l'esperienza della vita a due può pareggiare il periodo che si è passati nella propria famiglia di origine ed il periodo dedicato alla cura e all'allevamento dei figli all'interno della propria famiglia. La centralità della relazione di coppia, si unisce ad un radicale cambiamento anche nelle relazioni con i figli. Le identità adulte di uomini e donne sono sempre più indipendenti dall'assunzione dei ruoli familiari e sempre meno uomini e donne definiscono se stessi in rapporto alle loro relazioni reciproche e con i figli. Single. Il cambiamento che ha investito la percezione sociale del single esemplifica meglio tale processo di lenta emancipazione della costruzione del se dalle dinamiche familiari. Per un giovane vivere da solo significa essere in grado di provvedere a se stesso senza dipendere più economicamente dalla famiglia di origine. Per gli uomini vivere da soli li aiuta ad avvicinarsi al lavoro di cura, contribuendo a diffondere e consolidare nuovi modelli di comportamento per una figura, quella maschile i cui contorni oggi sono confusi e pallidi. Per una donna, vivere da sola, in un contesto sociale che non guarda più con sospetto a questa sua esperienza di vita, significa che è tramontato il modello sociale di riferimento che la voleva sempre sotto la tutela di qualcuno. Nella biografia di vita individuale, la famiglia non è più il marcatore istituzionale che scandiva tempi e fasi della costruzione del se ma costituisce un ambito di vita costruito dal soggetto, attraverso un fioco relazionale che è il risultato di un processo di attribuzione di senso, di regole, norme, valore che ha fatto propri attraverso la trasmissione intergenerazionale. 3. Ridefinire i confini: nuovi processi di inclusione ed esclusione simbolica. – famiglie monoparentali. Anche oggi, la maggior parte delle famiglie monogenitoriali sono costituite da vedovi, per essere più precisi, da vedove e da una quota ridottissima di nubili con figli. Solitamente queste famiglie sono considerate famiglie a rischio: a rischio povertà e a rischio relazionale, per la supposta incapacità di sapere gestire relazioni familiari perturbate, ulteriormente aggravate dal fatto che il partner che va via fisicamente di casa, continua comunque a far parte del tessuto relazionale familiare. Tali famiglie devono gestire altri tipi di relazioni, mettendo in campo altri tipi di risorse e competenze. La peculiarità delle relazioni familiari è dovuta a due elementi: a) al fatto che l'esercizio della funzione genitoriale di almeno uno dei due partner non poggia più sulla convivenza quotidiana, sulla ripetizione di quei rituali familiari che sono alla base della costruzione del tessuto relazionale della famiglia; e b) al fatto che gli adulti, madri e padri, sono chiamati ad affrontare il problema della loro eventuale vita affettiva e sessuale con nuovi partner sia nei confronti dei figli, che reciprocamente. Nella famiglia monogenitoriale si rinsalda la linea materna e femminile nelle relazioni: ma non solo perchè i figli sono affidati alla madre nella maggior parte dei casi ma anche perchè i percorsi di vita maschile e femminile tendono a divaricarsi molto significativamente dopo una separazione. – Le famiglie ricostituite. Oggi, le famiglie ricostituite sono composte da divorziati che sposano celibi e nubili e o divorziati, seguiti quindi dai vedovi che sposano nubili. L'uso del genere maschile non è casuale: per le diverse strategie matrimoniali tra uomini e donne, vedono diminuire l'interesse della donna ad avere sempre e per tutto l'arco della vita un uomo accanto. L'interesse per queste famiglie risiede nel nuovo intreccio relazionale e generazionale che si viene a creare, soprattutto quando sono divorziati o separati, soprattutto se con figli, che danno origine a questo nuovo modello familiare. La peculiarità dell'intreccio relazionale di questa forma familiare dipende dal fatto che mentre la relazione coniugale si può risolvere la relazione di filiazione non si risolve mai.
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