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Fare giornalismo, Stephan Russ-Mohl, Appunti di Teorie E Tecniche Del Linguaggio Giornalistico

riassunto del manuale per il corso di Media e Informazione

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 21/04/2021

FabioColpi
FabioColpi 🇮🇹

4.5

(47)

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Scarica Fare giornalismo, Stephan Russ-Mohl e più Appunti in PDF di Teorie E Tecniche Del Linguaggio Giornalistico solo su Docsity! Fare giornalismo, riassunto manuale: Capitolo 1: Definizione di giornalismo: partiamo con il definire cosa NON è il giornalismo: -letteratura: questa è invenzione; il giornalismo è ricostruzione dei fatti ed è rivolto all’attualità. -una scuola -pubblicità: questa promuove (prodotti, persone, cose); il giornalismo fa esame critico delle informazioni -relazioni pubbliche: le relazioni pubbliche presentano personaggi e organizzazioni secondo una prospettiva propria e positiva; il giornalismo dà ricostruzione equilibrata dei fatti. -show business: è la forma moderna del teatro; il giornale non fa spettacolo. Quindi cosa è il giornalismo? Secondo la definizione di Roger Blum, ex presidente del consiglio svizzero della stampa, il giornalismo è: l’attività di persone che raccolgono, scelgono e redigono criticamente materiale per l’informazione e l’intrattenimento, ed eventualmente lo precisano, lo commentano e lo comunicano al pubblico in forma comprensibile, attraverso un mezzo quotidiano o periodico. Funzioni del giornalismo: -informare: assicurare la completezza dell’informazione affinché sia data la possibilità ai cittadini di prendere decisioni con maggior consapevolezza. -diffondere notizie e costruire cornici di senso -tematizzare: i media tematizzano e focalizzano la nostra attenzione. Questa capacità dei media di attrarre l’attenzione dei rispetti pubblici è definita effetto di agenda setting, proprio perché attraverso questo processo viene determinato l’ordine del giorno della vita pubblica. Come funziona? Se i media coprono una notizia (epidemia di influenza aviaria), questo sarà anche tema rilevante per il pubblico. Allo stesso tempo, è probabile che diventi prioritario per un esponente politico. Quando i media riescono a sollecitare la classe politica su determinati temi, si parla di agenda building: capacità di imporre alla politica l’ordine del giorno. -criticare e controllare: la Democrazia come ordinamento dello Stato è soprattutto un sistema complesso attraverso cui i tre poteri si controllano e compensano tra loro. Ma, laddove vige la libertà di stampa, questi poteri sono a loro volta controllati da un quarto potere: i media > ecco perché si è assistito e si assiste tutt’oggi a persecuzioni contro i giornalisti, se non omicidi (es. Walter Tobagi, ucciso durante gli anni del terrorismo e della mafia degli anni Ottanta in Italia). -intrattenere: è diventata una funzione sempre più importante negli ultimi anni, per lo meno da quando, con la penny press, nel XIX secolo, i media stampati hanno raggiunto il pubblico di massa. -formare: anche i media contribuiscono alla formazione, acquisiamo una parte considerevole della cultura generale proprio attraverso i media. -socializzare: i media favoriscono la socializzazione tra le persone, lo scambio di idee. Sono molte le ricerche scientifiche che dimostrano come i media esercitano influenza profonda anche su opinioni e comportamenti. -integrare: i media costituiscono ponti tra mondi diversi in una società che diventa sempre più multietnica. I contesti del giornalismo: i media e il giornalismo oggi vengono considerati come un sistema sociale autonomo che sta nel punto di intersezione tra economia, politica e amministrazione, società e cultura. -giornalismo ed economia: da un punto di vista economico, il giornalismo distribuisce informazioni mettendole sul mercato; ma il giornalismo stesso è anche attività economica, nel quale i professionisti ne ricavano reddito. I media sono delle imprese economiche, non si possono immaginare fuori dal sistema economico. -giornalismo e politica: alcuni giornalisti sono anche attivi in politica e alcuni media sono di proprietà di partiti politici o gruppi di interesse. Nelle democrazie i media sono liberi, questo significa che sono liberi soprattutto dal controllo dei governi e, spesso, le notizie pubblicate influenzano il successo o meno alle elezioni politiche. -giornalismo e sistema socio-culturale:i media non contribuiscono solo allo svago, all’intrattenimento e al relax, ma sono parte integrante e costitutiva della nostra cultura sociale. I media hanno dunque ruolo ambivalente: forniscono notizie all’economia, alla cultura e alla politica e allo stesso tempo interagiscono e influenzano questi sistemi. Eppure, è necessario considerare i media come fattore a sé stante, poiché seguono logiche e regole proprie. Tendenze nel giornalismo e nella società: Qual è l’evoluzione del sistema dei media e del giornalismo? Dagli sviluppi del recente passato si possono trarre alcune tendenze che potrebbero segnare gli sviluppi del giornalismo nel futuro. -tecnologia, rete e velocità: la nostra società cambia con velocità da togliere il fiato, sicuramente anche per via della tecnologia e i suoi sviluppi: l’obiettivo è quello di ottenere sempre informazioni il più attuali possibile. Collegamento in rete significa innanzitutto un cambiamento nel lavoro giornalistico: oggi non esiste giornalismo senza rete e pc. -diversificazione delle offerte informative: la suddivisione del lavoro avanza, la società si differenzia. I giornali si sono specializzati nel contenuto senza aumentare di numero, sono sorti nuovi settori e inserti medianti i quali numerose testate mondiali vogliono raggiungere pubblico sempre più vasto. Vi è infine la forte espansione di un campo ibrido: l’infotainment (neologismo nato dalla fusione di due parole: intrattenimento e informazione) > si tratta di confezionare notizie, ma di farlo in modo leggero e divertente. -digital divide: non sono pochi quelli che vedono uno scarto di conoscenza, ovvero l’accrescimento del divario di competenze tra chi ne sa di più e chi meno. -giornalismo come classificazione e selezione: il flusso delle informazioni è enorme, lo si può constatare in internet, dove la quantità di dati raddoppia in poco tempo. Com’è possibile fronteggiare la quantità di informazioni? Facendo un lavoro di classificazione e selezione. -commercializzazione, concorrenza e concentrazione: tutti i media sono veicoli pubblicitari e allo stesso tempo strumenti per le relazioni pubbliche, finalizzati a introdurre nel mercato fatti e persone. I prodotti dei media sono venduti due volte: al pubblico e alla pubblicità. -il ruolo delle pubbliche relazioni: le relazioni pubbliche lavorano ogni giorno fornendo gratuitamente alle redazioni materiale rielaborato e adattato per i media; il buon giornalismo si distingue anche per rilettura critica del materiale che ricevono dalle agenzie di comunicazione. -mutamento dei valori nel pubblico: il giornalismo è influenzato dall’interesse del pubblico; il giornalista dovrà sforzarsi di conoscere a fondo il suo pubblico, l’uso dei media e i possibili effetti che ne derivano. -professionalizzazione del giornalismo: negli anni recenti, le competenze che deve possedere i giornalisti sono molteplici e si sviluppano su più livelli. Capitolo 2: Che cosa produce il giornalismo? Tra le possibili forme, possiamo identificare almeno 4 generi fondamentali. 1. la notizia: è indubbio che sia il genere più importante, ma come si passa da semplice avvenimento a notizia? Per produrre informazioni sono necessarie regole applicabili in maniera rapida; interrogarsi su quali siano i criteri di notiziabilità (= caratteristiche che fanno di un avvenimento notizia) risulta fondamentale. -l’attualità è sicuramente una delle caratteristiche più importanti; cerca le novità più recenti e le fa diventare notizia a seconda che abbiano rilevanza o meno. -le novità recenti (cercata dall’attualità) dipendono dal ritmo di produzione: un settimanale, rispetto a un quotidiano, si concede più tempo per la verifica delle informazioni. -ma, nella rincorsa all’attualità, gli avvenimenti possono subire un processo di attualizzazione: i giornalisti restano anche sulle tracce di “vecchie” vicende, per potere comunicare fatti o scoperte nuove > il giornalismo non solo cerca l’attualità, ma anche la capacità di produrla; ci riferiamo alle storie in esclusiva. La velocità, la competizione a scrivere un pezzo prima di altri, porta spesso però a trascurare la fase di verifica dei dati, finendo così a mal informare il pubblico. creazione dei loro questionari). Inoltre, alcune redazioni, invece di affidarsi a istituti di ricerca, lanciano di loro iniziativa sondaggi, con domande sommarie o mal poste; questo risulta ancora più evidente nel web 2.0. un giornalista quindi dovrebbe spesso affidarsi a istituti o persone con competenze adeguate, anche se sempre di più gli ambiti di copertura e specializzazione dei giornalisti stanno aumentando. In conclusione, è auspicabile che i giornalisti posseggano un grado sufficiente di conoscenza della realtà e siano diffidenti dal cercare, dietro ogni statistica, gli interessi che possono averla originata, trattando con le pinze i dati nel complesso. Capitolo 5: la selezione delle notizie: Il processo di gatekeeping (=studio di selezione delle notizie) e i criteri di notiziabilità: Da sempre, e soprattutto al giorno d’oggi, il numero delle notizie che arrivano al giornalista o al pubblico sono innumerevoli, tanto che Manfred Steffen, redattore dell’agenzia di stampa tedesca Dpa, sostiene che il 99% di quanto accade nel mondo rimane sconosciuto al lettore. Ma allora come muoversi nel mare magnum delle notizie? Selezionando. I fatti diventano notizie quando vengono estrapolati/selezionati dalla realtà > questo processo di selezione è così importante che il compito principale del giornalista è quello di sapersi orientare nel complesso e selezionarlo. Le fonti di informazione: le fonti di riferimento sono diverse, se la fonte primaria consiste nell’assistere all’evento raccontato, quella secondaria consiste nella consultazione di notizie prodotte da altri (comunicati stampa, lanci di agenzia…). Le principali fonti del giornalista sono proprio le agenzie di stampa. Come selezionare la notizia? Quali sono i criteri? -innanzitutto, la letteratura ha introdotto il concetto di valore notizia > elementi attraverso i quali l’apparato informativo controlla e gestisce la quantità e il tipo di eventi da cui selezionare le notizie. -Si comprende anche che la selezione della notizia è determinata anche dalle circostanze tecniche e organizzative della redazione, come ad esempio l’orario di stampa o lo spazio a disposizione sul giornale. -allo stesso tempo la scelta può dipendere dalla politica del giornale, dal direttore, dall’editore, per le aspettative dei colleghi. Negli anni Sessanta, la ricerca in fatto di gatekeeping, cioè criteri di selezione, è diventata più precisa e dettagliata. Lo studioso norvegese Oestagaard si prefisse di identificare gli elementi più importanti per la selezione o esclusione delle notizie. Il suo principio teoretico fu sviluppato da Johan Galtung e Maria Ruge; furono elencati 12 elementi attraverso cui i giornalisti selezionavano informazioni. In Italia i criteri di notiziabilità sono racchiusi in 5 gruppi: 1. Criteri relativi all’evento: riguardano a. grado e livello gerarchico dei soggetti coinvolti b. impatto sulla nazione e interesse internazionale c. quantità di persone coinvolte. Es. se qualcuno, di comune, dovesse cadere dalle scale, non sarebbe considerato come notizia, ma se a farlo fosse un componente del Grande Fratello allora sì. 2. Criteri relativi al prodotto: ha a che fare con a. novità b. bilanciamento: equilibrio all’interno del notiziario. Quindi riguarda sostanzialmente il contenuto stesso informativo. 3. Criteri relativi al mezzo: ha a che fare con la specificità del media per cui si lavora. Per esempio, la tv ha difficoltà a fornire notizie senza un supporto di immagini. 4. Criteri relativi al pubblico: dipendono dalle competenze che ciascuna redazione ha sui propri lettori o ascoltatori, favorendo così notizie che permettono identificazione, notizie di servizio o notizie leggere. 5. Criteri relativi alla concorrenza: comprendere e capire nella composizione del proprio notiziario cosa abbiano anche le altre testate. Altri fattori per la selezione: a. fattore tempo: -attualità: uno dei più importanti criteri di selezione. -durata di avvenimento: in generale, si dà priorità a fatti puntuali e conclusi, rispetto ad avvenimenti che si protraggono nel tempo. -continuità: si seguono gli aggiornamenti di un avvenimento in evoluzione. Il lettore è propenso a continuarli perché ha già familiarizzato con l’informazione. -tematizzazione: se il tema è già introdotto e l’argomento è trattato in modo continuativo e in armonia con le altre redazioni, tutti concorrono alla soddisfazione degli interessi informativi del proprio pubblico. b. vicinanza e impatto: -Vicinanza geografica: il valore di una notizia decresce quanto più aumenta la distanza tra il luogo dell’avvenimento e l’organo di informazione. -vicinanza politica: il valore dipende dai rapporti politici ed economici che esistono con il paese dell’avvenimento. Per esempio, le info provenienti dall’USA hanno maggiore risonanza in Italia piuttosto che notizie provenienti da paesi dell’est. -vicinanza culturale: il valore di una notizia è determinato dai legami linguistici, religiosi, letterari, scientifici che sussistono con il paese in cui il fatto avviene. -impatto: esempio, le notizie di aggiornamento sul traffico sono tipiche della produzione radiofonica, perché il consumo di radio è più sviluppato in auto. c. status: - centralità (regionale e nazionale): il valore di una notizia dipende dall’importanza che ha la regione in cui accade il fatto per la politica mondiale. Le notizie relative a Washington o Pechino sono più rilevanti rispetto a Varsavia. -influenza personale: le persone che hanno potere o sono influenti fanno più notizia. -notorietà: non conta solo il potere, ma anche il grado di notorietà. I molti personaggi che la tv crea attraverso i suoi programmi e che popolano i notiziari ne sono una conferma. d. dinamica: -sorpresa: tutto ciò che è inaspettato, curioso o sensazionale fa crescere il valore dell’occorrenza. -struttura: le chance di un reportage ad essere pubblicato aumentano quando l’avvenimento è complesso, quando le persone sono poche e anche gli interessi coinvolti. -intensità: deve essere superata una determinata soglia di attenzione. Esempio, se c’è notizia di una costruzione di un ponte, la notizia sarà più importante se il ponte è molto lungo. e. valenza: -negatività e positività: entrambe fanno notizia, ma per di più le bad news. f. identificazione: -personalizzazione: se l’uomo sta al centro e si può identificare nella notizia, essa sarà più importante -etnocentrismo: viene data prevalenza a notizie provenienti dalla propria area culturale. -valore affettivo g. uso di immagini, sempre più frequente. Capitolo 6: Le ricerche sulla notizia: Un buon giornalismo non può essere solo selezione, ma significa uscire concretamente e simbolicamente dalla redazione, per compiere controlli, in modo da costruire storie e aggiungere valore a un giornalismo prefabbricato (agenzia di stampa, comunicati stampi). Se la prima regola del giornalismo è quella di nuotare controcorrente, la seconda è quella di fare ricerche. Quando si comprende che un determinato tema necessita un approfondimento, la prima cosa da fare è quella di raccogliere informazioni per chiarire il contesto. Per un buon giornalismo occorre sempre essere prudenti e setacciare il campo di tutti gli elementi utili. Compiere ricerche approfondite è sempre raccomandabile, cercando sempre di confrontare diverse fonti. La cura dei dettagli è imprescindibile: già negli anni Ottanta, Micheal Haller distingueva tre fasi per costruire un buon servizio giornalistico: 1. Completare: significa integrare il quadro con informazioni mancanti 2. Verificare: il principio aureo del giornalismo è la fedeltà ai fatti, proprio per questo è fondamentale verificare le fonti e le informazioni. Nelle grandi redazioni è consueto un controllo di coerenza; ci si chiede soprattutto se un resoconto sia plausibile, poi si mettono a confronto i vari dispacci delle agenzie (vige la regola secondo la quale una notizia, prima di essere diffusa, deve essere confermata almeno da una seconda agenzia. In effetti, molte agenzie contengono degli errori. 3. Ricostruire: chi vuol davvero chiarire i retroscena e fornire spiegazioni approfondite sugli eventi e sugli sviluppi, deve svolgere indagini più approfondite per capire l’esatta dinamica dei fatti. Haller, a tal proposito, distingue tre tipi di informatori: -testimoni oculari -informatori di seconda mano: persone che hanno parlato con i testimoni -gli interpreti: persone informate dei fatti ATT: in certe situazioni (es. incidenti) anche i testimoni oculari possono commettere errori, perché influenzati dallo shock emotivo. Il giornalismo investigativo: il giornalismo deve sempre indagare, a dispetto del fatto che nelle redazioni il tempo per indagare e fare ricerche sia limitato, questo giornalismo gode di prestigio fra i professionisti. Il giornalismo investigativo si può definire come una lunga ricerca approfondita alla quale lavora, idealmente, un team di reporter. Questo è più presente nella tradizione americana (es. caso dei redattori del Washington Post che svelarono il coinvolgimento dell’allor presidente degli Stati Uniti Richard Nixon in una losca vicenda che lo portò alle dimissioni) meno in quella italiana. Nel giornalismo investigativo italiano contemporaneo rientrano le trasmissioni televisive offerte da servizi pubblici quali Report, condotto da Milena Gabanelli, o Presadiretta di Riccardo Iacona. Tuttavia, non sono poco frequenti i casi di fiducia mal riposta in notizie investigative. Un esempio è quello di Janet Cooke, reporter del Washington post, che aveva proposto al suo giornale la storia di un ragazzino eroinomane di otto anni, di nome Jhonny, che tirava a campare in condizioni pietose. Solo in seguito all’assegnazione del premio Pulitzer si scoprì che la storia era tutta inventata, provocando un abbassamento di credibilità nel W.P. Un altro esempio è quello di Stern, in Germania, che si giocò la reputazione con la vicenda dei falsi diari di Hitler. Il suo editore aveva dato fiducia al reporter Gerd Heidemann. Es.3: il New York Times ha dovuto ammettere di aver rovinato, con inchieste superficiali, la carriera dello scienziato Wen Ho Lee, accusandolo a torto di spionaggio a favore dei servizi segreti cinesi. Il termine giornalismo investigativo fa sorgere una domanda: fino a che punto è lecito trasgredire alla legge per portare alla luce scandali? La risposta è una: non è lecito. Il giornalismo delle rivelazioni è giustificato solo se si serve di mezze leciti, altrimenti diventa scandalo sullo scandalo > eticamente discutibile. Dai documenti alle persone: prima di importunare il prossimo con domande o richieste di appuntamenti, un giornalista deve farsi un’idea generale dei fatti, esaminare il materiale e dove possibile raccoglierne altro. Inoltre, è importante la preparazione di un filo conduttore con il quale porre le domande, farsi una scaletta per non dimenticare aspetti o per arrivare a scoprire una verità che si sta cercando (stando attenti alle domande suggestive che mirano alla conferma di un pregiudizio, o domande messe ambigue). È importante chiarire in anticipo quale sia il tempo a disposizione e non perdere tempo nel colloquio. Nel mondo anglosassone, dove le interviste sono condotte con meno riguardo, si parla di grilling: l’intervistato viene messo alla griglia. Importante sono anche la fermezza e la cautela con l’intervistato: bisogna usare determinate regole con chi si ha davanti. Dal punto di vista professionale sono tre i modi per poter usare le informazioni ricavate da un’intervista: -utilizzo diffuso e capillare La tutela delle fonti e il segreto giornalistico: merita un cenno la disciplina del segreto giornalistico, ovvero del diritto di mantenere oscurata l’identità di colui che offre informazioni e chiede di rimanere in riservatezza. La norma di riferimento è l’art. 200 del codice di procedura penale del 1988. Tale tutela incontra dei limiti. Il giudice può imporre l’obbligo di rivelare l’identità dei confidenti, qualora le notizie siano indispensabili ai fini della prova del reato. Capitolo 14: la deontologia: Non è una legge, ma un insieme di principi morali che il giornalista dovrebbe seguire nell’esercizio della sua professione. Prima che i giornalisti pubblichino una storia, dovrebbero porsi che danni e conseguenze potrebbero determinare. Per comprendere dove possano emergere i problemi etici, dobbiamo identificare quali siano gli stakeholders, chi possa esserne interessato. -le relazioni con i pubblici: i giornalisti lavorano per il pubblico di riferimento, a loro è dovuta la principale lealtà. Allora, sarà inopportuno nei loro confronti diffondere notizie false o drammatizzare storie solo per avere più consenso e vendite. -le notizie e le loro vittime: nella categoria di ‘vittima’ rientrano tutti coloro che hanno subito dei danni causati da mala attività giornalistica; sempre più spesso i media non si fanno scrupoli ad entrare nella vita privata delle persone. -i rapporti con le fonti: la prossimità con le fonti può nascondere l’insidia della corruzione, il giornalista deve sempre ricordare che il suo scopo è quello di informare il pubblico, non far favori ai politici, colleghi o amici. -il rapporto con gli inserzionisti: un discorso ancora più complesso è quello del rapporto tra redazioni e inserzionisti. Bisognerebbe che ci sia sempre un distacco tra redazione e settore della pubblicità; in nessun caso la pubblicità deve influenzare il resto della produzione informatica. MISINFORMATION, riassunto libro: Cos’è una echo chamber (camera dell’eco)? Fenomeno, particolarmente diffuso in rete, secondo cui una persona riceve informazioni e idee – e le persegue – all’interno di un ambito omogeneo e chiuso, che rafforzano il suo punto di vista personale. L’era della credulità: La domanda che si pone principalmente in questo manuale è: come mai la coscienza collettiva dà molto adito alle notizie false? (domanda che troverà risposta nel corso dell’analisi). La grande mole di dati a disposizione in questa era dei nuovi media renda possibile lo studio della società a un livello di risoluzione senza precedenti. Lungo questa linea si sono compiuti progressi per quanto riguarda la comprensione della diffusione e del consumo dell’informazione, del contagio sociale e della nascita delle narrazioni. Internet e i social media consentono di diffondere in tutto il mondo informazioni a una velocità impressionante, effetti benefici sono evidenti, mentre sono più nascosti i limiti e le problematiche connesse a un mondo iperconnesso che potrebbe consentire la diffusione virale di informazioni errate, con gravi conseguenze (economiche e di dignità personale). Gli esempi sono molti, se vogliamo citarne uno: nel maggio del 2015 il “New York Times” dà questo titolo “Teorie cospirazioniste sull’esercitazione Timone di Giada prendono corpo in Texas”. Blogger vicini alla destra conservatrice commentano l’esercitazione Timone di Giada accusando l’amministrazione Obama di stare preparando un piano segreto per privare i cittadini della loro libertà. Il problema sorge quando le paure di alcuni travalicano i limiti della paranoia politico-virtuale e vengono ospitati nei saloni della politica. Dal momento che il world wide web è la patria della disintermediazione, dà diritto di parola a tutti e forma, anche se inconsciamente, l’opinione pubblica (abbiamo parlato, a riguardo, di agenda setting e building. Agenda dei media – opinione pubblica). Spiega McCombs: i media influenzano anche la fase successiva alla trasmissione della notizia, e cioè la comprensione su temi di nostra attenzione. Questo è possibile tramite un’altra agenda, quella degli attributi: fa sì che i media coprano le news in un modo o nell’altro e questo spiega perché a volte prevalgano certe interpretazioni rispetto ad altre. Ma tutto dipende da questo? Sono solo i media che influenzano la credulità o meno da parte del pubblico di una notizia? Troppo semplicistico. I media determinano l’agenda SOLO SE i cittadini percepiscono che le storie pubblicate sono vere e significative. McCombs formula a questo punto un concetto chiave: il bisogno di orientamento. Quando ognuno di noi entra in contatto con un ambiente o una realtà che non conosce, o non conosce abbastanza, ha bisogno di punti di riferimento. La necessità di orientarsi dipende dalle caratteristiche di ognuno e dalle cognizioni che ogni persona possiede. Si parla di ‘attenzione selettiva’ del pubblico. Tra le preoccupazioni, per esempio ma non solo, nel World Economic Forum, c’è quella della viralità delle informazioni false: se è vero che le informazioni false possono essere corrette da quelle vere, è ancor più vero che spesso la viralità che assumono le correzioni di notizie, non copre la stessa viralità di quelle false, e soprattutto, non copre gli enormi danni connessi (un giornale, dopo notizia falsa, avrà minor credibilità; una persona, attaccata nella dignità, avrà comunque dei danni prima della diffusione della notizia corretta). Al giorno d’oggi, nel mondo dei media, ogni notizia, opinione o idea ha libertà di essere espressa, non esiste più una netta separazione tra chi produce le informazioni e chi le consuma > questa è quella che Jekins chiama Cultura partecipativa. Dalla (dis)informazione alla viralità: Come abbiamo iniziato a vedere, molteplici sono le ragioni che hanno portato alla disinformazione, tra cui troviamo il proprio narcisismo: il narciso digitale si cerca, cerca di definirsi e di riconoscersi; il motto sembra essere “piaccio, quindi sono” e ne è un chiaro esempio il meccanismo dei like. E com’è chiaro per il Narciso, la verità è opzionale rispetto alla bellezza. Ma, oltre al narcisismo, un altro fattore che determina la diffusione (o la credenza) di informazioni false è quella della rete di relazioni sociali: al pari del virus, l’informazione si diffonde da persona a persona attraverso like e condivisione. Ad esempio, nello scegliere che macchina comprare, spesso ci si affida all’opinione degli amici e ci si basa sulla scelta che ha fatto la maggior parte di essi: si ricerca sempre il consenso o si inseguono opinioni che hanno maggiore attecchito di altre. Esempio di rete che si infiamma: in Italia, un ragazzo catanese di nemmeno vent’anni è diventato protagonista delle cronache grazie al suo sito “Senza Censura”, chiuso dalla polizia postale perché veicolava informazioni razziste false. Gianluca Lipani, autore del blog, racconta all’Espresso come e perché abbia messo su questo meccanismo, svelando anche le dinamiche della rete. Perché la gente ci credeva? Per la clamorosità delle informazioni che venivano trasmesse e per il meccanismo del click e della condivisione. Altro caso che ha infuocato gli animi della rete: nel 2013 il programma tv “Le Iene” dà voce agli appelli accorati dai genitori della piccola Sofia, malata di una patologia per cui non esiste cura. Viene fatta una richiesta al ministero della salute affinché si consenta alla bambina di effettuare il trattamento con il metodo Stamina (che non ha riscontri scientifici). L’approccio al tema è manicheo: da un lato lo scetticismo della comunità scientifica, dall’altro le campagne di sostegno da parte della società civile che indirizza i suoi strali verso il ministero della salute e dello stato. A Torino nasce il movimento Stamina, attivo anche in rete in una serie di pagine facebook regione per regione. La disinformazione diventa ancora più pericolosa quando si sposta ai nostri rappresentanti politici; peggio ancora quando i nostri rappresentanti in Parlamento o i loro assistenti dimostrano poche abilità di analisi e interpretazione del reale. La colpa potrebbe ritrovarsi in quel che viene definito ‘analfabetismo funzionale’ > l’incapacità di una persona di impegnarsi in tutte quelle attività in cui l’alfabetizzazione è richiesta per un funzionamento efficace del suo gruppo e della comunità. Nell’epoca dell’esplosione digitale, considerando il nostro Paese, più della metà della popolazione non è in grado di comprendere, analizzare e riflettere sulle informazioni con cui entra in contatto, e ciò vale anche per i politici. Esempio: il senatore di Fi-Pdl Maurizio Gasparri dà voce, su twitter, a un commento (#vanessaGreta sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo! @forza_italia) su una bufala girata in rete grazie a “Catena umana” (uno dei siti che fanno della disinformazione a base nazionalpopulista-complottista la loro ragion d’essere) che riguardava la storia di sequestro e successiva liberazione di due giovani volontarie – Greta Ramelli e Vanessa Marzullo – rapite in Siria. Su Catena umana era uscito un articolo che come titolo aveva “Greta e Vanessa ai pubblici ministeri di Roma: sesso con guerriglieri, ma non sono state violentate”, la questione stava sul dover pagare il riscatto di due connazionali in zona di guerra che “c’erano state” con i guerriglieri. Cosa succede quindi alle informazioni non corrette una volta che entrano nel circuito convulso della rete? Per rispondere a questa domanda, si sono prese in esame sono due categorie: -utenti che seguono pagine facebook (2010-2014) di informazione scientifica -utenti che seguono pagine dell’informazione ‘alternativa’ La principale differenza tra le fonti main stream e le fonti alternative sta nel tipo di narrazione riportata. La prima si rifà alle versioni ufficiali, mentre quelle alternative si rifanno a narrazioni antagoniste del sistema. Nello specifico, le fonti main stream racchiudono tutti i quotidiani a tiratura nazionale o le agenzie di stampa, mentre in quelle alternative compaiono le fonti che si dichiarano antagoniste al sistema. Noi sappiamo che, in media, un post è seguito e fruito per 24 ore, e informazioni diverse si riverberano tra utenti diversi. Poi sappiamo che un elemento determinante è la tendenza di diverse comunità a riunirsi attorno a narrazioni o visioni della realtà condivise, formando gruppi solidali che commentano sulla stessa prospettiva. Infine, sappiamo che, soprattutto i membri che attingono alle fonti alternative, hanno più propensione a interagire con informazioni poco credibili > la rete e i social network sono popolati da utenti predisposti a una certa credulità. Quel che ne risulta è un processo di accettazione delle affermazioni legato alla tendenza di ogni individuo a conservare il primo sistema di credenze. La selezione delle informazioni, come la sua interpretazione, è correlata con l’esperienza in modo tale che le pregresse credenze siano alimentate dalla ricerca di nuove informazioni che le supportino. L’informazione viene adottata solo se è aderente al sistema di credenze già posseduto da un individuo. Questo meccanismo è la base del sistema cognitivo, su di esso si costruisce l’identità e ciò che è considerato buono o dannoso. Quando le certezze sembrano crollare, poi, è utile identificare un nemico, spesso dai connotati molto generali: lo Stato, le case farmaceutiche, le agenzie politiche ecc. ed ecco come hanno sviluppo le teorie del complotto o come prendono piede informazioni Un capitolo delicato è quello delle false flag = operazioni militari o di intelligence realizzate sotto ‘false bandiere’, cioè tentando di nasconderne i veri autori. Le false flag sono quegli strumenti usati e abusati all’interno dell’universo complottista per smontare le versioni ufficiali di eventi di rilievo internazionale di solito drammatici. Esempio di false flag: l’articolo, dal titolo “Parigi: un attacco false flag?” è tratto dal sito italiano di controinformazione “Come Don Chisciotte” che a sua volta lo ha tradotto da Activist Spot in lingua inglese. Secondo l’articolo di Maki Freeman, gli attentati del 13 novembre a Parigi mostrano molti segnali rivelatori di operazione false flag, progettato per spaventare il cittadino e demonizzare l’isis (es. esercitazioni nello stesso giorno, magico ritrovamento dei passaporti terroristi ecc). in sintesi? Le operazioni sono state progettate per facilitare l’ascesa del nuovo ordine mondiale e riunire tutte le nazioni sotto unico governo senza bandiere. Secondo alcuni teorici del complotto, anche Facebook darebbe un piano ordito dalla CIA per controllarci; eppure è un mezzo fertile di diffusione delle stesse teorie del complotto. Falle nel sistema? Per capire meglio come funziona la logica complottista o il filo alternativo nel Facebook italiano, è stato realizzato uno studio intitolato “Trend of Narratives in the age of misinfomation”, attraverso l’identificazione degli argomenti più dibattuti e delle modalità con il quale gli utenti vi si relazionano (il periodo in esame 2010-2014). Quel che è emerso da questo studio (condotto analizzando vari post, i like e alcune parole chiave) è: -gli argomenti più discussi riguardano 4 macroaree: ambiente, salute, geopolitica e dieta -gli utenti sono più attivi nei temi di geopolitica e ambiente, meno su dieta e salute -più un utente è attivo, più tenderà ad abbracciare tutti i temi. Esempio di post con informazioni false che, nonostante la smentita, continua a girare in rete: è il caso della frase pronunciata (presuntamente) da Sandro Pertini: “quando un governo non fa ciò che vuole, il popolo va cacciato via anche con mazze e pietre”. Smentite e pregiudizi: in questo capitolo si tenterà di comprendere come la pratica del debunking – l’attività votata allo smascheramento di informazioni false opponendo elementi verificati – sia fruita su facebook. Soprattutto cercheremo di valutarne l’efficacia. La divulgazione scientifica e l’informazione corrette sono due elementi fondamentali nella società contemporanea, ma sui social la diffusione di notizie false è molto vasta. Il pregiudizio di conferma, la polarizzazione e la formazione di echo chamber sono un ostacolo ai tentativi di arginare il problema. Alcuni “anticorpi” (rimanendo sulla metafora del virus) potrebbero venire dalla rete stessa, utilizzando gli strumenti messi a disposizione che hanno dato origine anche alle bufale. I siti dedicati al fact-checking sono molti, ma non hanno vita facile: non è scontato che per ogni informazione sul web sia possibile trovare un riscontro che porti a dire se è ‘vero’ o ‘falso’. Limitandoci al solo panorama italiano, vediamo che ci sono diversi attori di questo set di ‘cacciatori di bufale’. Paolo Attivissimo con il suo ‘Il disinformatico”, ma anche la pagina “Bufale.it” o “bufale un tanto al chilo”. Un esempio divertente è la falsa notizia circolata in merito a un incidente diplomatico che si sarebbe verificato durante l’incontro tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Putin, durante l’International Economic Forum: secondo la versione che è girata in rete, il nostro capo del governo si sarebbe distratto col suo smartphone mentre era con il suo interlocutore. In realtà, Renzi non stava giocando con il cellulare, ma stava regolando il suo apparecchio di traduzione simultanea. Ovviamente le bufale non si limitano al suolo italiano, anche Facebook stesso ha ritenuto opportuno modificare in più di un’occasione il proprio algoritmo per disincentivare il click-bait, ovvero quei contenuti che fanno da esca acchiappa click con titoli fortemente evocativi. Dunque, i siti anti-bufala sono in aumento, ma hanno effetto? È quello che si sono domandati, e a cui hanno risposto, nel 2010 Brendan Nyhan e Jason Reifler con la ricerca ‘when corrections fail’, attraverso 4 esperimenti per tentare di capire il ruolo delle informazioni correttive nella formazione delle opinioni sui fatti politici. Dopo aver sottoposto alcuni soggetti prima alla lettura di articoli falsi e poi a informazioni correttive, i risultati mostrano come la somministrazione di info esatte non ottiene alcun risultato di correzione all’interno del gruppo. Come mai? Si tratta dell’effetto backfire: si verifica quando nel tentativo di modificare l’assunto iniziale si rafforzano le percezioni errate. >c’è ancora tanto da fare per comprendere i processi più sottili nella condivisione delle false notizie attraverso i social network, e più in generale, i perché e i come di selezione e diffusione delle notizie in un contesto del tutto disintermediato. In estrema sintesi, confimation bias, echo chamber e polarizzazione sono i driver della formazione della conoscenza e il polo di aggregazione attori a storie narrative, simili con persone che la pensano più o meno allo stesso modo.
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