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La strada di Cormac McCarthy: una lotta per la sopravvivenza e la speranza, Sintesi del corso di Letteratura

Religione e letteraturaCultura americanaNarrativa AmericanaLiteratura Contemporanea

Il libro 'La strada' di Cormac McCarthy, premio Pulitzer e adattato in film, che narra la lotta di un padre e di un figlio per sopravvivere in un mondo desolato e apocalittico. Il tema centrale è la lotta tra bene e male, vita e morte, e la ricerca di Dio in un mondo che sembra averlo abbandonato. Il testo evoca una sensazione di desolazione e di aridità, ma anche di speranza e di compassione.

Cosa imparerai

  • Come il bambino rappresenta la speranza e l'umanità in questo mondo desolato?
  • Come i due protagonisti affrontano la desolazione e la lotta alla sopravvivenza?
  • Che temi tratta il libro 'La strada' di Cormac McCarthy?

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 11/10/2021

MARTIG01
MARTIG01 🇮🇹

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Scarica La strada di Cormac McCarthy: una lotta per la sopravvivenza e la speranza e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino Farsi guidare dal fuoco nel deserto Saggio breve del corso di Letteratura e religione riferito al libro di Cormac McCarthy “La strada” Prof.ssa Maria Nisii Studentessa Martina Galliano Matricola ISSR141889 RIASSUNTO DEL LIBRO Cormac McCarthy (Providence, 1933) è uno scrittore statunitense che, cresciuto in Tennesse, gira il mondo per poi trasferirsi definitivamente nel Nuovo Messico, dove risiede attualmente, ed essere annoverato dai critici americani come uno degli scrittori di narrativa più celebri del nostro tempo. La sua ultima opera narrativa, “La strada” (2006), nel 2007 vince il premio Pulitzer e negli anni successivi viene adattata in pellicola cinematografica, visto il successo del romanzo, dal regista John Hillcoat, nel film “The Road” (2009). Ciò che c’è di più marcato in questa narrazione è la lotta tra bene e male, tra vita e morte, tra sopravvivenza e distruzione, tra Dio e il nulla. L’autore presenta il cammino di un padre e di un figlio senza specificarne nomi e descrizioni ma chiamandoli semplicemente l’uomo e il bambino, che tentano attraverso paesaggi desolati e strade deserte di andare a Sud verso l’oceano, nella speranza di sopravvivere all’inverno. La madre del bambino, che compare in qualche flashback, è presumibilmente morta. Lo scenario attorno a loro è desolante, il mondo è stato vittima di un’apocalisse non meglio descritta (forse una guerra nucleare) che ha fatto strage di esseri viventi e ridotto tutto in cenere. L’atrocità rimasta su questo terreno sta trasformando l’uomo lentamente in cannibale, in “cattivo”. Il padre e il figlio rappresentano tutta la speranza della conservazione umana, camminano lungo la strada portando con sé un carrello della spesa in cui è riposto ciò che può essere essenziale alla loro sopravvivenza: cibo in scatola, un telo di plastica per proteggersi dalla pioggia e per riparare i piedi dalla neve, delle coperte per ripararsi dal freddo. Come compagna di viaggio, una pistola nella quale sono rimasti solo due preziosi colpi in canna. È un percorso frammentato da incontri con uomini ‘cattivi’, dalla ricerca disperata di cibo e dalla lotta per la sopravvivenza che ha come scopo mantenere viva la libertà e la dignità di entrambi i protagonisti, ma più di tutti, del bambino. Per il padre è un percorso in cui emergerà la sua fragilità, a tratti anche la mancanza di umanità, proprio quella che il figlio, in un secondo momento, riuscirà a tirare fuori da lui, portandolo ad avere compassione verso un vecchio gobbo che si trovava ai margini della strada desolata. Quando finalmente il padre e il figlio vedono i primi raggi di sole della costa, l’uomo, ormai da tempo malato, si accascia a terra e muore nelle braccia del figlio. Dopo tre giorni, sulla strada appare un individuo che accoglierà il bambino nella sua famiglia; il piccolo potrà proseguire il suo viaggio portando nel cuore il ricordo del padre defunto. E portiamo il fuoco. Si.* Durante il viaggio, l'elemento del fuoco sembra essere indispensabile per asciugarsi dalla pioggia e ripararsi dal freddo, trascorrendo le notti silenziose e buie rischiarati dal suo calore che infonde coraggio e permette loro di sopravvivere. L’espressione del“portare il fuoco”, sempre accostato come binomio “all’essere buoni” viene messo in evidenza da McCarthy perché richiama al concetto di vita, di sopravvivenza e si contrappone a questo ambiente desertico, in cui non è presente anima viva. Il padre e il figlio portano insieme al fuoco anche l’umanità, la vita che ha un suo valore fondamentale, una sua dignità, un senso; il loro legame è guidato da un fuoco, il fuoco dell’amore che non può essere sconfitto dal deserto attorno a loro perché è un legame sentimentale forte e saldo. Non si arrendono davanti ad un mondo ridotto in cenere, perché il loro concetto di sopravvivenza è differente dal pensiero dei “cattivi” che si cibano dei propri simili; il bambino è tanto inorridito da questa pratica da assumere l’atteggiamento contrario: aiutare un altro essere umano e dividere con lui le provviste. Non possiamo fermarci qui. Dobbiamo andare. Ha paura papà. Forse è meglio che non lo tocchi. Magari potremmo dargli qualcosa da mangiare.* L’amore caritatevole del figlio viene evocato in battute essenziali e dirette: quando incontrano un anziano gobbo e vacillante il bambino implora il padre di aiutarlo e lui, cedendo all’amore del figlio lo accontenta. Il senso di giustizia, di misericordia e di amore verso il prossimo è incarnato nel bambino, lui è secondo il padre, ‘il migliore fra i buoni” ed in lui si può riscoprire un senso teologico. Allora Gesù li fece venire avanti e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà» 3 *IBID., 98-99. 4TBID., 124. SLC 18,16-17. Nel versetto biblico di Luca 18,16-17 i bambini rappresentano ciò che basta all’uomo per entrare nel regno dei cieli, perché Gesù sottolinea che non è l’uomo adulto a possedere ciò che occorre per entrare nel regno di Dio, ma il bambino, con la sua purezza dell’animo, la sua semplicità e spontaneità, qualità fondamentali. In questo senso possiamo intravedere nel padre un adulto fragile, senza pietà che si lascia guidare dall’amore del piccolo realizzando un gesto di fratellanza verso l’anziano, accogliendolo tra loro e dandogli del cibo. Il bambino riesce a richiamare l’umanità del padre, a riaccendere quel fuoco di vita che lo attraversa, strappando dal pericolo, anche se per poco, un uomo innocuo e bisognoso di cibo. Il bambino non si lascia intimorire dal prossimo, a differenza del padre mostra compassione, misericordia e accende il fuoco dell’amore in un mondo distrutto, con la speranza che un Dio ci sia ancora: Da molto lontano non lo vedrebbero, vero, papà? Chi? Chiunque. No. Da molto lontano, no. Se volessimo far capire a qualcuno dove siamo. Ai buoni, intendi? Sì. O a qualcuno a cui vogliamo dire che siamo qui. Tipo chi? Nonlo so. Tipo Dio? Sì, per esempio, una cosa così. Il padre utilizzando la pistola lanciarazzi spara verso il cielo un colpo, i cui viticci incandescenti di magnesio scendono lentamente dando la parvenza di un fuoco d’artificio. Il bambino, emozionato dallo spettacolo artificiale, domanda al padre se chiunque ha la possibilità di vedere il razzo: in un “c. MCCARTHY, La strada, Einaudi, Torino 2007, 187. mondo desolato, in cui la vita non sembra più avere alcun valore, lui conserva la speranza che possano esistere “i buoni”. La sensibilità del bambino si può riscoprire in questo dialogo come anche in altri, in cui intuisce che la vita ha un suo senso, una sua direzione solamente in relazione con il prossimo. La socialità è un impulso naturale attraverso la quale l’uomo può arricchirsi e completarsi. In questi istanti emerge il desiderio di Dio, il desiderio di qualcuno che li assista, un Padre buono. Il sostantivo Dio è presente in più occasioni nel romanzo, la sua essenza è ambigua, sfuggente e inconsistente e la sua ricerca in un deserto arido e desolato descrive la speranza e il desiderio di pace e amore. Il libro di McCarthy è in grado di emozionare qualsiasi lettore, accende delle sensazioni che scavano nell’immaginario. Il viaggio affrontato dai protagonisti stravolge l’animo di chi legge ed il suo punto di vista, mostra quanto siano inconsistenti gli oggetti materiali e che cosa sia realmente di valore, e invita a riflettere su quanto l’uomo sia coraggioso, fiducioso e non si lasci scoraggiare anche quando il terreno sotto i piedi sta franando. Farsi guidare dal fuoco nel deserto esprime l’importanza di seguire un percorso, una via senza lasciarsi sconfiggere delle circostanze catastrofiche. L’amore è l’essenza che può tenerci in vita, che ci spinge ad andare oltre i nostri limiti e ci porta ad attraversare la strada superando gli ostacoli che l’attraversano. BIBLIOGRAFIA MCCARTHY c., La strada, Einaudi, Torino 2007. SITOGRAFIA http://www .notedipastoralegiovanile.it/index. php?option=com_content&view=article&id=7814:cor mac-mecarthy-portare-il-fuoco&catid=173&Itemid=1059[03/6/2014]. http://pellegrinidellinfinito.it/2019/02/06/portare-il-fuoco-lamore-come-antidoto-alla- barbarie/[06/2/2019]. https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/cormac-mecarthy-la-strada/9164/[22/1/2019].
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