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Fascismo e il biennio rosso in Italia, Sintesi del corso di Storia

Il periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale in Italia, caratterizzato dalla formazione di movimenti ultranazionalisti e dal successivo arrivo al potere del fascismo con Mussolini. Si parla anche del biennio rosso, periodo di agitazioni operaie e rivoluzionarie, e della nascita del Partito comunista d’Italia e del Partito popolare dei Fasci di combattimento. Il documento si concentra sulle dinamiche politiche e sociali dell'epoca.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 19/05/2022

cami55
cami55 🇮🇹

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Scarica Fascismo e il biennio rosso in Italia e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! FASCISMO L’immediato dopoguerra in Italia e il “biennio rosso” 1919-20 Dopo la prima guerra mondiale si formarono movimenti ultranazionalisti → si presentavano come: - rivoluzionari: sostenitori di un rinnovamento radicale e violento del sistema politico - conservatori e tradizionalisti: difensori di tradizioni nazionali e religiose Le élite economiche e sociali, spaventate di un possibile espansionismo del comunismo, erano concordi con questi movimenti. Anche gli strati piccolo-borghesi, che erano impoveriti dalla guerra, diedero consensi ai movimenti ultranazionalisti poiché sembravano offrire soluzioni economiche e politiche. Nel 1922 questi movimenti, con Benito Mussolini, presero potere → fascismo → regime autoritario che sosteneva la subordinazione degli interessi e della libertà individuale rispetto a quelli dello Stato. → vennero aboliti: libertà di associazione, libertà di stampa e la possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero → Stato totalitario. Nonostante la vittoria, la guerra in Italia creò problemi → delusione da quanto ottenuto dai trattati di pace → l’Italia aveva rinunciato alla Dalmazia e Fiume. Il governo era preoccupato per la situazione interna al paese → - gli ex combattenti non riuscivano a reinserirsi nella vita civile ed erano sensibili alla propaganda nazionalista della “vittoria mutilata” (termine creato da D’Annunzio per indicare l’inutilità dei sacrifici) - l'industria bellica aveva accumulato un enorme debito pubblico per i costi sostenuti dallo Stato durante la guerra Il paese era in miseria ma erano cresciute le aspettative di un rinnovamento sociale e politico. Alle classi popolari erano state fatte promesse che però non potevano più essere mantenute: ai contadini era stata promessa una ridistribuzione della terra, alla classe operaia un miglioramento delle condizioni di vita e lavoro → speranze rivoluzionarie C’era bisogno di una rivoluzione democratica, per superare un sistema liberale corrotto, che aveva raggiunto il suffragio universale maschile e il cui Parlamento appariva screditato. Esigenza di rivoluzione sociale per organizzare il sistema produttivo. → ombra di rivoluzione militarista e nazionalista da parte degli uomini addestrati a combattere che non riuscivano a immaginare e accettare un ritorno alla normalità. Tra i lavoratori del nord prevalevano le organizzazioni socialiste → in Italia le Camere Del Lavoro organizzavano le lotte operaie → erano strutture sindacali e luogo di incontro e cooperazione tra operai → nata per promuovere la difesa degli interessi dei lavoratori. → Erano dirette dalla Confederazione generale del Lavoro e dal Partito Socialista. Esistevano anche: - Confederazione italiana dei lavoratori (organizzazione sindacale cattolica) - Unione italiana del lavoro (organizzazione anarco-sindacalista e nazionalista) Nel dopoguerra sindacati e Camere affrontarono numerosi scioperi spontanei → tra il 1919 e il 1920 si passò a agitazioni operaie, occupazioni di terre incolte, saccheggi di mercati e negozi → chiamato “biennio rosso”. Gli operai del settore metallurgico furono i più attivi → per difesa del salario e del posto di lavoro e miglioramento delle condizioni lavorative → “ostruzionismo” = rallentamento della produzione al quale i padroni rispondevano con le serrate → ovvero la chiusura, anche a lungo termine, di reparti oppure con il licenziamento. Le iniziative degli operai partivano spesso dai consigli di fabbrica → formati da rappresentanti dei lavoratori dipendenti all’interno delle fabbriche, eletti democraticamente dagli operai → nuovi protagonisti della lotta politica degli operai. La protesta operaia si concluse con l’accordo che però rimase “lettera morta” sul controllo operaio sulla produzione → insuccesso e testimonianza della mancata volontà dei socialisti di dare uno sbocco rivoluzionario alla protesta La nascita del Partito comunista d’Italia e del Partito popolare dei Fasci di combattimento I socialisti, dominati dalla corrente massimalista di Serrati → i massimalisti controllavano gli organi direttivi e quindi la linea ufficiale del partito. Tra i socialisti c’erano anche esponenti riformisti (come Turati), che controllavano il sindacato e non ritenevano vicina la rivoluzione. I massimalisti erano anche criticati all’estrema sinistra del partito → faceva capo ad un gruppo attivo con Antonio Gramsci. Il 1919 il dibattito nel Partito socialista si rafforzò con 2 riviste: 1. I Soviet → gruppo di socialisti napoletani fondato da Bordiga→ sostenitore del modello bolscevico 2. L’Ordine Nuovo → fondato a Torino anche da Gramsci → accusava i massimalisti di essere incapaci di preparare realmente il partito e le masse rivoluzionarie ad agire → credeva che la rivoluzione dovesse essere preparata con questi organismi di massa → Insieme a Togliatti (sempre fondatore della rivista) riteneva di dover conquistare l’egemonia, cioè la capacità di rappresentare gli interessi di tutto il popolo → non era sufficiente imporre la dittatura del proletariato → il suo pensiero non si estese al di fuori di Torino che venne segnata dalla sconfitta degli scioperi e le occupazioni delle fabbriche. → La polemica tra gli “ordinovisti” e la maggioranza massimalista assunse toni radicali → provocò la scissione del partito socialista e la nascita del Partito Comunista d’Italia Un’altra importante novità fu la nascita del Partito Popolare Italiano, nato a gennaio del 1919 → era un partito cattolico guidato dal sacerdote Sturzo, sostenitore della politica sociale, dell’incremento della piccola proprietà contadina e della scuola cattolica. I popolari si rivolgevano a strati sociali ampi contrastando la spinta rivoluzionaria → puntavano alla collaborazione tra grande capitale e lavoratori, in linea con l’idea di corporativismo (dottrina sociale che tende al superamento dei contrasti di classe e alla collaborazione tra le parti sociali). Intanto prendeva parte il militarismo aggressivo nazionalista→ in questa tensione a marzo del 1919 Benito Mussolini diede vita ai Fasci italiani di combattimento → difendevano l’intervento italiano di guerra ma si dichiaravano insoddisfatti dai trattati di pace → ebbero consenso tra gli ex combattenti. Chiedevano un’Assemblea costituente, che escludesse la classe dirigente liberale, con la partecipazione dei lavoratori alla gestioni delle fabbriche, 8 ore lavorative e suffragio universale per entrambi i sessi. L’esito elettorale fu diverso dal progetto di Giolitti → cattolici e socialisti mantennero le loro posizioni e i liberali non ottennero la maggioranza sperata, mentre 35 fascisti entrarono in Parlamento, tra cui Mussolini. Alle dimissioni di Giolitti seguì la nomina di Bonomi, al governo da luglio del 1921 a febbraio del 1922, che non riuscì ad arginare la violenza e gli scontri. Il governo di Facta fu ancora più debole, durò solo 8 mesi. Sempre nel 1922 ci fu una scissione a sinistra, con la nascita del Partito socialista unitario, guidato da Giacomo Matteotti. Ma la violenza fascista arrivò a livelli insopportabili, così tanto che tutte le forze politiche si auguravano che il partito di Mussolini fosse coinvolto nel governo → speravano che avrebbe cambiato le tattiche e si sarebbe adattato alle regole di politica. Inoltre, essendo l’Italia in stato di guerra civile latente, si pensava che il Partito fascista avrebbe potuto riportare il Paese alla legalità → anche Giolitti era disponibile a presiedere un governo che includesse Mussolini e altri fascisti. Mussolini rifiutò l’offerta di entrare in posizione subordinata in un governo di coalizione e organizzò un misto fra una grande manifestazione in armi e un colpo di Stato → “marcia su Roma” → fra il 27 e il 28 ottobre 1922 diverse colonne di camicie nere si diressero verso Roma per occupare la città e mettere il governo di fronte alla necessità di dimettersi → costringendo il Re a nominare Mussolini capo di un esecutivo fascista. L’impresa fu organizzata e guidata dal sindacalista Bianchi e 3 capi militari. Le camicie nere occupavano le stazioni ferroviarie e le strade che portavano a Roma, istituirono posti di blocco ed estesero la loro rete di controllo militare del territorio. Si impadronirono delle centrali elettriche, telegrafiche e telefoniche. → la marcia su Roma poteva essere fermata a livello militare, ma molti ufficiali vedevano in modo positivo l’avvento del governo fascista. → il capo del governo Facta proclamò stato d’assedio, ma Vittorio Emanuele III, convinto che il fascismo fosse il male minore, non firmò il decreto di stato d’assedio e chiamò Mussolini a presiedere il nuovo governo. A Milano Mussolini ricevette la notizia e si precipitò a Roma per assumere l’incarico. In realtà il fascismo si era impadronito dello Stato durante i 3 anni precedenti di lotta violenta contro le forze politiche e sindacali e la marcia su Roma fu solo il momento culminante. Il governo di Mussolini comprese numerosi ministri popolari e liberali, dava l’impressione di non violare le regole del costituzionalismo, in molti pensavano che il governo fascista rappresentasse un episodio transitorio → Mussolini diede novità con il “discorso del bivacco” → nel quale disse che avrebbe potuto prendere il potere con la forza, ma aveva deciso di non farlo; diede assicurazione che le libertà sancite dallo Statuto albertino sarebbero state rispettate e le violenze nelle piazze sarebbero cessate → precisò che il suo governo non sarebbe stato un governo di soli fascisti e assicurò interventi drastici in campo economico, invitando la Camera a non ostacolarlo. Nel 1922 venne istituito un organo ufficiale di raccordo fra Partito e pubbliche istituzioni→ il Gran consiglio del fascismo → doveva preparare i principali provvedimenti legislativi e aveva compiti di vigilanza e di epurazione della pubblica amministrazione. Le camicie nere non furono sciolte, ma divennero la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un corpo militare ufficialmente riconosciuto e agli ordini del capo del governo. Nel 1923 fu varata una nuova legge elettorale maggioritaria → presentata dal deputato Acerbo, che prevedeva che la lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa dei voti occupasse in Parlamento i ⅔ dei seggi grazie a un forte premio di maggioranza. Alle elezioni del 1924 il fascismo si presentò con un “listone” unitario, che includeva tutti coloro a cui il nuovo governo ispirava fiducia. La campagna elettorale fu turbata da atti di intimidazione e violenza da parte dei fascisti contro gli oppositori. Il “listone” vinse le elezioni, da quale momento il Partito fascista e Mussolini ebbero il controllo totale del Parlamento. Il deputato Matteotti denunciò in Parlamento i brogli elettorali e le violenze fasciste che avevano portato all’invalidazione del voto. Il 10 giugno Matteotti fu catturato da agenti del ministero dell’Interno De Bono e poi venne assassinato. L’opposizione abbandonò la Camera dei deputati → questa assenza fu chiamata “Aventino”. Lo scopo di questa secessione era di indurre il re a ripristinare la legalità→ costringendo Mussolini a dimettersi. Il governo fascista vacillò sotto indignazione opinione pubblica; Mussolini non si dimise e l’opposizione non trovò l’unità di azione indispensabile per approfittare della debolezza del nuove regime e Vittorio Emanuele III non intervenne per destituirlo. Il fascismo si consolidò al potere→ 3 gennaio 1925= Mussolini si assume piena responsabilità politica e morale per il delitto Matteotti. Ci fu un'ondata di arresti fra membri dei partiti di opposizione → il fascismo si avviava a costruire un vero e proprio regime. La costruzione dello stato totalitario le “leggi fascistissime” ● costruito il regime “totalitario” che il fascismo voleva contrapporre i suoi avversari ideologici: democrazia e socialismo ● scopo: concepire istituzioni politiche autoritarie in grado di coinvolgere le masse popolari e controllarne le coscienze ● le leggi fascistissime cancellarono l’idea liberale di equilibrio e di controllo reciproco fra i poteri dello Stato → modificando Statuto albertino ● Mussolini= Duce→ con una legge rafforzò i suoi poteri diventando “capo del governo” → egli aveva la facoltà di scegliere e destituire i ministri e non dipendeva dalla maggioranza del Parlamento ● il governo di Mussolini aveva il potere di prendere provvedimenti con forza di legge eludendo il controllo del Parlamento → sottrae al Parlamento il potere legislativo ● inoltre soppresse le autonomie locali→ al posto del sindaco mise un podestà con un consiglio comunale di nomina governativa ● la libertà di stampa, associazione, insegnamento vennero soppresse ● solo giornali controllati dal regime erano autorizzati e vennero sciolti tutti i partiti , tranne quello fascista ● gli impiegati dello stato dovevano essere iscritti al Partito l’Ovra e il Tribunale speciale ● La Milizia divenne una polizia specializzata nella repressione del dissenso ● venne affiancata dall’Organizzazione per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo (Ovra) ● gli antifascisti erano giudicati dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato→ era come u n tribunale militare → poteva anche dare la pena di morte ● il tribunale usò molto come pena il “confino”=obbligo di residenza sotto sorveglianza in un luogo poco accessibile ● gli oppositori al regime furono incarcerati o confinati o costretti all’esilio ● i fuoriusciti si riunirono a Parigi dove erano controllati da agenti segreti fascisti → gli venne tolta la cittadinanza italiana e in alcuni casi assassinati ● tra gli assassinati ci furono i fratelli Rosselli= fondatori e dirigenti del movimento democratico-socialista Giustizia e Libertà ● altri leader antifascisti furono: Amendola= morto in seguito ai pestaggi da parte degli agenti fascisti o Pietro Gobetti=impegnato nella creazione nuovo partito → fugge a Parigi ma muore poco dopo le elezioni “plebiscitarie” del 1929 e il controllo sociale ● Mussolini disprezzava le elezioni ● la fine dell’ordinamento liberale fu perfezionata dalla nuova legge elettorale (1928) ● il Parlamento non venne più eletto democraticamente → nominato con elezioni “plebiscitarie”= accettare o respingere in blocco una lista unica di deputati proposta dal Gran consiglio del fascismo ● il Gran consiglio del fascismo diventa l’organo costituzionale più importante ● il partito fascista si identifica nello Stato ● nei primi anni in Partito era servito a Mussolini per conquistare e consolidare il suo potere → ma quando lo Stato fu del tutto “fascistizzato” assorbì interamente l’organizzazione del partito • per lo Stato fu un danno notevole→ identificandosi con una parte politica perse la capacità di mediare fra le diverse componenti sociali ● lo Stato accolse l’attitudine alla corruzione del regime crispino e giolittiano ● dietro alla figura di Mussolini non esisteva un’organizzazione del partito capace di assicurare continuità al potere ● il regime rimodellò le relazioni industriali ● i sindacati furono aboliti→ sostituiti con le “corporazioni”= raggruppavano padroni e operai di ciascun settore ● la Confindustria (organizzazione di categoria degli industriali) venne mantenuta ● il controllo sociale veniva realizzato in maniera efficiente e la conflittualità risultò abolita ● le maggiori spese le pagarono gli operai perché non potevano più scioperare ● venne imposto per legge il contratto collettivo di lavoro→ il regime vigilò con scarsa attenzione ● le corporazione ebbero il ruolo di armonizzare le relazioni industriali e funzione costituzionale ● la camera dei deputati sostituita da Camera dei fasci e delle corporazioni→ il totalitarismo raggiungeva il suo pieno sviluppo: il potere politico supremo non rappresenta più interessi dei cittadini, ma lo Stato come organizzazione politica fascista e organizzazione economica corporativa ● risulta così completata la rivoluzione istituzionale totalitaria→ i cittadini non avevano più voce nelle cose pubbliche e non possedevano mezzi per ispirarne le finalità ● lo Stato disponeva degli strumenti necessari a controllare i cittadini la propaganda del Minculpop ● il regime totalitario non poteva limitarsi a reprimere il dissenso → doveva sviluppare nei cittadini un sentimento di appartenenza al corpo della nazione ● enorme importanza alla propaganda per cui crearono il ministero della cultura popolare (minculpop) → controllo dell’attività editoriale e giornalistica + investì grandi sforzi nella radio, cinema, architettura, mostre e feste che contribuiscono a diffondere idea di grandezza imperiale, unità, forza e virilità della nazione ● il grande mito dell’Impero romano doveva unire gli italiani→ la “latinità” divenne quasi una religione civile
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