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fascismo: il Totalitarismo di Mussolini, Test d'ammissione di Storia

caratteristiche principali del ventennio fascista e come si è arrivati alla dittatura

Tipologia: Test d'ammissione

2022/2023

Caricato il 26/02/2023

giadacastellani
giadacastellani 🇮🇹

4.6

(5)

24 documenti

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Scarica fascismo: il Totalitarismo di Mussolini e più Test d'ammissione in PDF di Storia solo su Docsity! FASCISMO PERSECUZIONE DEGLI OPPOSITORI Ultima transizione alla dittatura→ Legge Fascistissime e legge Acerbo Consolidamento del potere= liquidazione ogni forza oppositrice. Alla fine del decennio si forma il Tribunale speciale per la difesa dello Stato contro il Partito comunista con pesanti condanne: carcere o confino. Ma l’obiettivo di Mussolini era prevenire non reprimere → istituì per questo la censura, la Polizia Politica segreta doveva individuare gruppi di opposizione e delle voci di critiche contro il regime per intervenire tempestivamente. Questi gruppi erano anche conoscere l’opinione pubblica. L’esclusione dei parlamentari della minoranza e l’istituzione del tribunale speciale furono due delle cause dell’attentato a Mussolini dell’ottobre 1926, fallito perché il colpo di pistola lo prende solo di striscio e ne resta illeso. LE RIFORME ISTITUZIONALI La transizione sul piano formale→ attraverso riforme istituzionali. Nel 1928: trasformano l’organo costituzionale→ il Gran Consiglio del Fascismo: collegamento tra partito e governo. Nel 1926 riforma per del Ministero delle corporazioni → verranno poi istituite nel 1934 Della corporazione faranno parte i lavoratori e gli imprenditori. Nel 1939: Camera dei deputati e dei fasci e delle corporazioni→ organo non elettivo. ABOLIZIONE DI OGNI TRACCIA DEL SISTEMA PARLAMENTARE. IL PARTITO NAZIONALE FASCISTA Era lo strumento di potere personale→ lontani dal vertice Giuseppe Bottai, Italo Balbo, Dino Grandi, Galeazzo Ciano. Il capo del fascismo preferì accettare tutti i poteri del governo nelle sue mani→ governo affidato ai prefetti e ai federati. Il PNF aveva compiti propagandistici-assistenziali. La struttura interna usata per consolidare l’adesione al fascismo della borghesia. POLITICA ECONOMICA LA POLITICA LIBERISTA Per conquistare potere Mussolini è favorevole al liberalismo→ 1925 politica liberista e corrompe il ministro delle finanze che abolì la nominatività dei titoli azionari, ridusse le imposte dirette, tolse quelle di successione. Questa politica non diede i risultati sperati: la crescita produttiva per una favorevole congiura economica internazionale= peggioramento del rapporto esportazioni/ importazioni. Rischio pericolose tensioni sociali e ridimensionamento settore pubblico dell’economia, DAL LIBERALISMO ALL’INTERVENTO STATALE Metà anni 20: politica economica capovolta→ inizio fase dirigista Venne nominato ministro delle finanze Giuseppe Volpi→ intervento dello Stato accresce la dipendenza dell'economia della politica. Per questione di necessità per ridurre il peso delle importazioni venne rivalutato il valore della lira rispetto alla sterlina→ quota novanta (1 sterlina=90 lire) → porta alla alla deflazione= riduzione costo importazioni ma danneggia esportazioni. Stato intervenne direttamente nell’agricoltura nel 1925→ aumento dazi doganali con conseguente avvio della battaglia del grano. Accresce estensione superfici coltivabili e stimola industrie di fertilizzanti. Gli effetti positivi dell'agricoltura furono a discapito di altri prodotti più pregiati destinati all’esportazione. GLI EFFETTI DELLA CRISI DEL ‘29 L’Italia fu colpita relativamente in quanto la sua economia era meno sviluppata nei rapporti internazionali. Gli effetti che colpirono duramente l’economia italiana: - calo degli investimenti - calo del PIL - riduzione degli stipendi e dei salari - ridimensionamento dei tassi d’interesse sul debito pubblico NON diminuirono le spese per gli armamenti→ sostegno all’industria pesante La crisi ha come effetto l'accentuazione dell’intervento statale nell’economia. . Due furono gli strumenti importanti utilizzati: - Istituto mobiliare italiano (IMI) : 1931→ si occupa dei finanziamenti all’industria - Istituto per la ricostruzione industriale : 1933 → gestione delle aziende dello stato. Concentrò le partecipazioni statali nell’industria: Stato divenne un imprenditore. AUTARCHIA E LA BONIFICA DELLE PALUDI PONTINE La propaganda fascista mirava ad accertare la sfiducia nel mercato mondiale con lo scopo di guadagnare l’appoggio della popolazione di fronte per raggiungere l'autarchia→ autosufficienza economica. Così il governo puntava ad una pianificazione economica per evitare i contraccolpi della crisi mondiale. Una delle prime azioni fu la bonifica integrale delle paludi dal 1928. L'opera più significativa fu nells delle paludi pontine (1930) → nascono citta di Latina (Littoria) e Sabaudia. LA PROPAGANDA Per consolidare il proprio consenso Mussolini mette in atto una potente e radicata macchina propagandistica attraverso i mezzi di comunicazione di massa oltre che attraverso feste, celebrazioni e monumenti. Attraverso il cinema condando l'istituto LUCE (unione cinematografica educativa) nel 1932 produce film e cinegiornali la cui trama era la retorica e i principi del fascismo. Del Risorgimento richiamava Francesco Crispi→ sosteneva che occorresse un battesimo di sangue per fare gli italiani→ credeva di usare lo stesso strumento: la guerra. Nell’ideologia del fascismo, la guerra poteva rendere grande un popolo e non era diretta contro il capitalismo, ma contro il pacifismo della borghesia. GLI INTELLETTUALI E IL CONSENSO Mussolini non nutriva una particolare stima per gli intellettuali→li riteneva molto utili per la formazione del consenso al regime. Il fatto che il fascismo non avesse un’ideologia ben definita rendeva più facile l’aggregazione degli intellettuali→ l'obiettivo era che dovevano arrivare i princìpi ideologici antiparlamentari e dell’imperialismo. Per il resto erano liberi di seguire le tendenze culturali Il fascismo ottenne il sostegno di molti intellettuali non solo per la libertà ma anche perché Mussolini capì che la figura dell’intellettuale estraneo all’industria culturale stava ormai tramontando→ si adoperò affinché fosse il governo diventasse organizzatore e finanziatore dell’attività culturale. Il fascismo ottenne i maggiori successi con la pubblicazione dell’Enciclopedia Italiana Treccani→ richiesta la collaborare dei maggiori studiosi italiani anche se non favorevoli al fascismo. Personalità di spicco nel mondo culturale fascista di quegli anni furono lo storico Gioacchino Volpe e il filosofo Giovanni Gentile→ ricopre importanti cariche pubbliche e divenne l’ispiratore nel marzo 1925 del Manifesto degli intellettuali fascisti. A sostegno del regime si schierarono: Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello e Giuseppe Ungaretti. La risposta di un altro filosofo Benedetto Croce non tardò ad arrivare→ Manifesto degli intellettuali antifascisti. A cui aderirono come antifascisti: Eugenio Montale, Luigi Einaudi, Gaetano Salvemini e Giovanni Amendola. Inoltre il regime, per mostrare la forza e potenza, fece creare molti edifici e monumenti offrendo così opportunità di espressione a importanti architetti come Marcello Piacentini e Giuseppe Terragni. IL SISTEMA SCOLASTICO E LA RIFORMA GENTILE Molto importante la riforma della scuola del 1923 di Giovanni Gentile→ ministro dell’istruzione. Questa riforma introdusse: - l'istituzione dell’esame di Stato→ impone controllo pubblico sull’insegnamento privato. - ruolo fondamentale alla cultura umanistica, relegando in secondo piano le materie scientifiche. - Innalzamento dell’obbligo ai 14 anni: dopo la scuola elementare, agli studenti era consentito l’accesso a diversi canali scolastici → corsi integrativi, scuola complementare, istituto tecnico, istituto magistrale, liceo classico, liceo scientifico. Questi ultimi consentivano l’accesso all’università POLITICA ESTERA La politica estera di Mussolini si mosse con una certa prudenza. Nonostante l’insoddisfazione del governo italiano dei trattati di pace della grande guerra, aderì al sistema di sicurezza collettivo sancito dalla conferenza di Locarno→ alterna dimostrazioni di fermezza e strumenti diplomatici. Nell’agosto del 1923 Mussolini ordinò l’occupazione di Corfù in risposta all’uccisione dei membri di una commissione militare italiana che lavorava alla delimitazione dei confini tra Grecia e Albania. Nel 1924 l’Italia riuscì a ottenere in maniera pacifica l’assenso all’annessione di Fiume→ entra in competizione con il governo di Belgrado per il controllo dell’Albania. A partire dal 1927 l’attività diplomatica dell’Italia si allargò all’Europa centro-orientale, dove vennero stabiliti buoni rapporti con Austria, Ungheria, Romania e Bulgaria. Il dinamismo italiano creò tensioni con la Francia→ condivisione area con importanti interessi economici e strategici. C’è un sensibile miglioramento dei rapporti con la Gran Bretagna, perché l’attività repressiva operata dal fascismo nei confronti delle sinistre era giudicata positivamente nei circoli conservatori. A partire dal 1928 il governo di Roma dedicò importanti energie alla riconquista militare della Libia→ causa di diffusa guerriglia venne ridotto il territorio su cui il dominio italiano poteva esercitare con sicurezza. La lotta contro i ribelli con estrema durezza che si concluse con un successo. Nelle intenzioni di Mussolini la Libia sarebbe dovuta diventare la quarta sponda dell’Italia, assorbendo l’eccedenza di popolazione favorita dalla politica demografica del regime. CRESCITA DEMOGRAFICA La politica demografica era un aspetto fondamentale dell’ideologia fascista. Preoccupato per la flessione al ribasso della natalità dell’Italia ed Europa→ Mussolini sostenne che il numero degli abitanti costituiva un fattore di potenza. Sul piano pratico il governo si impegnò a: - fornire assistenza alle madri con figli bisognosi→ attraverso l’ONMI - concedere aiuti finanziari ai giovani che si sposavano e penalizzò coloro che non lo facevano → imposizione tassa sul celibato - concedere un premio economico e privilegi alle madri prolifiche (almeno sette figli) La demografia assunse quindi per la prima volta, un valore politico→ si credeva che ci fosse una stretta correlazione tra il numero degli abitanti di un paese e la sua influenza sulla scena internazionale. L’ANTIFASCISMO E I SUOI LIMITI Il fascismo nella sua ascesa non fu fermato dagli oppositori perché non riuscirono a fare fronte comune. Si iniziò a parlare di antifascisti→ gruppi contro regime separati per motivi differenti. La formazione di un antifascismo di massa non fu un processo rapido né facile. C’era un antifascismo tollerato→ rappresentato da Benedetto Croce. Mussolini gli lascia pubblicare liberamente le sue opere, in cui elogiano gli ideali liberali. Probabilmente perché era protetto dalla sua fama internazionale→ eventuale blocco avrebbe sollevato proteste internazionali. L’esistenza di un antifascismo tollerato,per intellettuali, è giustificato dal fatto che Mussolini non considerava pericolosa la ricerca filosofica e storica→ è inadatta a esercitare un'influenza evidente sull’opinione pubblica. Croce svolge un’importante funzione antifascista→era un punto di riferimento per gli intellettuali che si opponevano al regime, ma rimase sempre su posizioni moderate compiendo opera di dissuasione verso quei giovani che intendevano impegnarsi nella lotta clandestina. All’attività clandestina fondamento per antifascismo popolare e di classe→ Quello popolare si era opposto spontaneamente alle incursioni degli squadristi, per poi piegarsi alla violenza del regime. Quello di classe era sostenuto dai comunisti e dai socialisti, secondo i quali l’azione antifascista → connotazione rigidamente operaia. I moderati, i liberali e i popolari intrapresero una vera e propria lotta antifascista soltanto dopo il delitto Matteotti nel 1924. Da ora il liberale Giovanni Amendola,che aveva continuato a sperare in un intervento di Vittorio Emanuele III, passò a una opposizione più aperta→ dovette scappare in Francia esiliato come don Sturzo. LA LOTTA CLANDESTINA Nemmeno il discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925, che segna l'affermazione del regime dittatoriale, non riuscì ad avvicinare i diversi antifascismi.+ Le divisioni si accentuarono specie tra i socialisti e i comunisti. I comunisti considerano - i rappresentanti dei partiti borghesi complici del fascismo - i socialisti riformisti traditori della classe operaia gli antifascisti liberali, socialisti e democratici accusavano i comunisti di voler instaurare una dittatura, sul modello dell’Unione Sovietica. La politica di prevenzione e repressione del regime, efficacemente condotta dall’OVRA, unita al consistente appoggio popolare su cui il fascismo poté contare, rese assai ardua l’organizzazione di una lotta clandestina. I tentativi operati dai dirigenti del PCd'I fallirono ripetutamente e molte furono le condanne al carcere o al confino che colpirono comunisti, socialisti e democratici. Il leader del PCd’I Antonio Gramsci fu la vittima più illustre della repressione fascista.
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