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Fascismo, Stalinismo, Resistenza italiana, Seconda guerra mondiale, Guerra civile spagnola, Dispense di Storia

Il documento è molto ampio e discorsivo. Si tratta di una sintesi completa dei caratteri fondamentali dei regimi totalitari, degli eventi principali che hanno caratterizzato la Seconda guerra mondiale, della formazione della Resistenza italiana, e della guerra civile spagnola. Sono presenti anche delle sintesi di documenti sotriografici

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 19/06/2023

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monica-del-core 🇮🇹

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Scarica Fascismo, Stalinismo, Resistenza italiana, Seconda guerra mondiale, Guerra civile spagnola e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! UNIONE SOVIETICA Nel 1922 nasce l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche che si presentava come uno stato federale anche se il partito era detentore unico del potere e presentava una struttura centralizzata. Il governo comunista era in contrasto con il popolo, infatti i contadini insorsero nelle campagne contro le requisizioni di grano e gli operai indussero scioperi nelle città. Per far fronte a questa situazione drammatica venne abbandonato il comunismo di guerra (prevedeva la nazionalizzazione delle attività produttive, repressioni, requisizione del grano) e fu avviata la Nuova politica economica: vennero ammesse piccole attività private con meno di 20 dipendenti per risollevare la produzione interna, le principali attività furono mantenute dallo stato. (industria pesante, banche) Tale proposta non fu accolta da tutto il partito: una parte sosteneva che fosse un cedimento alla logica capitalistica e uno strumento attraverso cui i kulaki si sarebbero arricchiti. Trosky, per esempio, sosteneva che bisognava accelerare il processo di industrializzazione attraverso il denaro del settore agricolo; invece Bucharin sostenne che la nep fosse l’unica modalità attraverso cui sviluppare il paese seppur a rilento fino ad arrivare all’industrializzazione senza perdere il consenso del popolo. Stalin assunse una posizione centrale tra B. e T. e sosteneva che era necessario consolidare il socialismo prima in Russia prima di estendere l’ideologia. Una volta ottenuto il potere, Stalin promosse l’abbandono alla nep in favore della collettivizzazione dell’agricoltura, cioè le aziende private contadine diventano proprietà dello stato o fattorie cooperative; il sistema economico era gestito attraverso la pianificazione quinquennale delle attività: in realtà però i reali processi economici sfuggivano dal controllo anche se venivano dichiarati obiettivi eccessivi per garantire consenso della popolazione; il processo di industrializzazione venne accelerato attraverso la creazione di distretti industriali statali (carbone, acciaio, industria chimica) a scapito però di una forte riduzione dei salari e sfruttando la forza lavoro per aumentare la produttività. La collettivizzazione ebbe inizio con requisizioni di grano nelle campagne: i contadini in particolare dell’Ucraina e della Siberia tentarono un fronte di resistenza armato contro lo stato sovietico. La violenza statale si concentrò maggiormente contro i kulaki, ovvero i contadini arricchitosi grazie alla nep, attraverso confisca di beni, deportazioni e fucilazioni. Alla fine, i contadini si adattarono ma la produzione di grano diminuì significativamente a causa della resistenza e del lavoro rallentato. TERRORE STALINIANO: la dittatura staliniana aprì una fase di grande terrore operata con violenza repressiva dalla polizia politica segreta. I principali obiettivi erano i rappresentanti della vecchia élite bolscevica e i potenziali nemici dello stato sovietico, ossia ex kulaki, ex funzionari zaristi, ex nobili e le minoranze non russe sospettabili di spionaggio e collaborazionismo con stranieri. Le deportazioni avevano finalità sia repressive sia preventive. I nemici furono deportati massicciamente nei campi di lavoro, i gulag. Si trattava di campi di lavoro correttivo in cui venivano rinchiusi i sospettati e costretti a lavorare sfruttati per l’estrazione di minerali preziosi e per realizzare le grandi opere civili previste dai piani quinquennali in condizioni di vita terribili. Carestia ucraina: Stalin sosteneva che l’agricoltura doveva diventare più produttiva per garantire l’autosufficienza alimentare del paese e fornire le risorse per la rapida industrializzazione. In Ucraina si verificò un importante episodio di carestia durante il quale lo stato non intervenne benché le riserve alimentari lo permettessero. Stalin attribuì la responsabilità della carestia ai contadini ostili alla collettivizzazione e alla propaganda antisovietica e mirava a stroncare la resistenza contadina e le élite nazionaliste ucraine che chiedevano a Mosca l’indipendenza della regione. Stalin è accusato di genocidio per scopi politici ed economici. Principali caratteri dei regimi totalitari: sono caratterizzati da un’ideologia ufficiale, il partito di massa è guidato da un capo carismatico che incarna i valori dell’ideologia e detiene il potere assoluto; viene attato un uso sistematico e legittimato della violenza e del terrore poliziesco; il partito detiene il monopolio dei mezzi di comunicazione di massa e controlla la vita privata e pubblica del popolo. I regimi totalitari tendono a penetrare nel sistema sociale togliendogli autonomia (es sindacati, scuola, tempo libero), a usare sistematicamente la violenza e a mobilitare le masse attribuendo carattere politico ad ogni fenomeno: tutto questo rende differenti e particolari tali sistemi rispetto ai regimi autoritari e dittatoriali già esistiti nel corso della storia. Gli strumenti per ottenere il consenso popolare e per l’indottrinamento delle masse sono il controllo dei mezzi di comunicazione e di informazione, uso assai frequente di slogan, immagini, parole d’ordine e il culto del capo che in Russia assunse un ruolo centrale. Il sistema sovietico mescolava terrore poliziesco e mobilitazione delle masse. Il mito sovietico del lavoro era un modo per spingere le masse ad essere dediti al lavoro per costruire la grande potenza economica russa; infatti, il processo di propaganda accompagnò l’industrializzazione del Paese. SECONDA GUERRA MONDIALE Gli obiettivi centrali della politica di Hitler furono: la liquidazione del trattato di Versailles, la riunificazione del popolo tedesco, la conquista dello spazio vitale nell’Europa orientale per dominare l’aera slava. Nel 1936 Hitler occupa la Renania e sottoscrisse l’asse Roma-Berlino-Tokyo (patto anti Comitern ossia Terza Internazionale), uno schieramento anti-Russia. Anche l’Austria viene annessa al Reich; Hitler pretese l’annessione della zona dei Sudeti della Cecoslovacchia, abitata da tedeschi. In queste zone da annettere erano attivi dei partiti filonazisti che prendevano ordini dai capi maggiori del Reich e generarono caos, disordine, omicidi politici per facilitare il processo di annessione. Durante la conferenza di Monaco, Francia, Inghilterra, Italia e Germania discussero dell’annessione dei Sudeti e accettarono il patto a condizione che il resto della nazione rimanesse indipendente. Così non fu, anche Ungheria e Polonia si spartirono zone della Cecoslovacchia frantumata. Le potenze europee liberali e democratiche attuarono la politica dell’appeasement per garantire la pace ad ogni costo, consapevoli che l’opinione pubblica non avrebbe retto l’idea di entrare nuovamente in guerra dopo i disastri e gli orrori vissuti pochi anni prima. L’Inghilterra inoltre era consapevole della superiorità militare della Germania e ritenne che i patti di Versailles fossero troppo costrittivi e punitivi. L’adozione di questa strategia politica fa intendere che la Germania non fosse il nemico più temuto, anzi l’Unione Sovietica lo era e il nazismo tedesco potesse costituire un argine contro tale minaccia. Germania e Italia firmano il patto d’acciaio, che impegnava i due paesi ad appoggiarsi militarmente in caso di conflitto. Mussolini occupa l’Albania che diviene protettorato italiano; egli è consapevole dell’assenza di risorse militari e che necessita di molto tempo per reinvestire nell’industria bellica. L’obiettivo militare e politico di Hitler diventa l’annessione del corridoio di Danzica, divenuta città libera al termine dei trattati di Versailles perché contesa sia dalla Polonia sia dalla Germania. Francia e Inghilterra assicurano la loro protezione alla Polonia in caso d’attacco e la invitano a discutere un tavolo di trattative con l’Unione Sovietica. Ma la Polonia è un territorio gestito da militari, fortemente nazionalista, anticomunista al massimo e rigetta totalmente l’idea che le truppe dovessero entrare nel loro territorio seppur in caso di difesa. L’Unione Sovietica invece stipulerà un patto di non aggressione con la Germania dal quale entrambe le componenti trarranno benefici: Hitler avrà la certezza di dover combattere su un unico fronte e l’Unione Sovietica otterrà la zona orientale della Polonia e gran parte delle repubbliche baltiche grazie ad un protocollo segreto. Nel 1939 la Germania invade la Polonia e la Seconda guerra mondiale ha inizio. perdita del potere legislativo, fu abolita la libertà di stampa e soppressa la libertà di pensiero e associazione, furono dichiarati illegali gli altri partiti, soprattutto il partito socialista. I principi della democrazia stavano perdendo valore in quanto non vigeva più il principio di distinzione dei poteri: l’esecutivo ebbe ampia facoltà di emanare norme giuridiche, la legge elettorale plebiscitaria prevedeva che fosse il popolo a votare una lista fissa di candidati al parlamento scelta dal governo. Mussolini si occupò della cancellazione delle istituzioni democratiche: l’organo supremo del partito era il Gran consiglio del fascismo formato dagli alti dirigenti, il partito divenne una struttura burocratica verticistica molto complessa, formata da numerosi apparati che rispondevano alla volontà del duce. Mussolini non ebbe la necessità di modificare la carta costituzionale in quanto lo statuto albertino non prevedeva procedure particolarmente complesse per essere modificato. Lo strumento di repressione burocratico utilizzato per eliminare gli oppositori politici e i nemici del partito era il Tribunale speciale per la difesa dello stato, formato dalle forze armate che giudicavano aspramente reati come la cospirazione e l’insurrezione, venne cancellata così ogni forma di opposizione; fu inoltre reintrodotta la pena di morte. Stato e chiesa: l’obiettivo di Mussolini era avere il più ampio controllo sulle istituzioni, tra cui la chiesa con cui erano nate delle divergenze nei decenni precedenti. Ottenere l’appoggio della chiesa e risolvere il contrasto con essa era utile per ottenere il consenso del popolo tradizionalista cattolico italiano: nel 1929 sottoscrissero i Patti lateranensi con cui veniva sancita e riconosciuta la sovranità dello Stato italiano e dello Stato Pontificio, lo stato doveva versare una somma di denaro al vaticano a titolo di indennità, venne marcata la religione cattolica come l’unica religione dello stato. La chiesa trovò nel partito fascista l’espressione e la tutela dei valori tradizionali di religione, famiglia e ordine sociale. Mussolini ordinò lo scioglimento di tutte le associazioni non strettamente religiose, con divieto di agire in campo politico e sociale. Antifascismo: il fronte antifascista era formato da gruppi con aspirazioni e ideali diversi e si ritirò prevalentemente in Francia. Il partito comunista decise di mantenere le reti di controllo clandestina in Italia nonostante la perdita di gran parte dei membri, catturati e fucilati; dopo l’arresto di Gramsci, il partito venne guidato da Togliatti. Mentre nel decennio precedente il partito comunista seguiva gli ordini della Terza Internazionale, ossia di contrapporsi ai socialisti e ai liberal-democratici, durante la dittatura fascista comunisti e socialisti si unirono per formare un unico fronte, consolidato con la partecipazione alla guerra civile spagnola facendo da supporto ai repubblicani. Un altro gruppo antifascista è il gruppo di ispirazione liberal-democratica radicale Giustizia e libertà di Rosselli e Gobbetti, che intendeva la lotta al fascismo una premessa alla libertà politica e alla giustizia sociale. Tale movimento fu supportato da giovani intellettuali della nuova generazione e dalla classe media italiana. L’antifascismo liberale e cattolico era guidato da Croce, la cui opposizione era esclusivamente ideologica e intellettuale. Don Sturzo, fondatore del partito popolare, fu esiliato; Alide de Gasperi, fondatore della democrazia cristiana, manifestò il suo dissenso intellettuale rispetto ai patti lateranensi. Associazioni come Azione cattolica e la Fuci mantennero una certa autonomia morale e intellettuale rispetto al regime. Economia: tra il 1923 e 1925 la politica economica fu di impostazione liberista, in quanto vennero promossi degli interventi favorevoli all’iniziativa privata, come l’agevolazione fiscale, per ottenere supporto dei grandi imprenditori e latifondisti. A seguito dell’inflazione e della svalutazione della lira che colpivano principalmente la piccola e media borghesia a reddito fisso che appoggiava il fascismo, fu seguita una politica economica mirata alla rivalutazione della lira con la quota 90 che danneggiò l’agricoltura specializzata perché rendeva le esportazioni meno competitive e risultò vantaggiosa per la grande industria elettrica, chimica, siderurgica basata su commercio interno. In capo agricolo il fascismo promosse la battaglia del grano con l’obiettivo di aumentare la produzione agricola attraverso incentivi economici per rinnovamento e miglioramento degli strumenti e delle tecniche agricole e aumentano i dazi sul grano per diminuire le importazioni e rendere l’Italia uno stato autosufficiente economicamente. Questa politica ebbe effetti positivi nel settentrione dove vennero stanziati investimenti nel settore e pertanto i guadagni dei grandi latifondisti aumentarono significativamente, mentre il meridione fu penalizzato dalla riduzione del patrimonio zoocentrico. Nel 1928 fu avviata la bonifica integrale che prevedeva un ampio programma di bonifiche idrauliche, costruzione di infrastrutture, risistemazione dei comparti agricoli; le opere completate però furono molto inferiori rispetto a quelle prefissate a scapito di un aumento importante della spesa pubblica. Il caso più significativo è quello nell’Agro Pontino. Queste politiche economiche nel settore agricolo erano mirate per ottenere sempre più consenso da parte del ceto rurale che formava per la maggior parte il popolo dell’Italia, paese ancora prevalentemente agricolo. A seguito della crisi del 1929, il governo fascista avviò una politica protezionista e dirigista per tutelare gli interessi della nazione; aumentò i dazi doganali per sfavorire le importazioni dall’estero, venne creato l’Istituto per la ricostruzione industriale che acquisì dei pacchetti azionari industriali delle banche più importanti e con essi i loro debiti. Una volta terminata la crisi era prevista la restituzione completa delle azioni: ciò non avvenne e infatti lo stato divenne detentore di oltre il 20% del capitale azionario. L’amministrazione fascista si servì di numerosi enti pubblici sia economici, assistenziali, previdenziali, dotati di un ampio apparato burocratico. Guerra d’Etiopia: Le motivazioni che portarono il governo fascista ad attuare l’impresa in Etiopia furono sia economiche, in quanto questa avrebbe dato uno slancio vitale all’industria investendo risorse pubbliche per la produzione di materiali e strumenti bellici, sia ideologiche e politiche, in quanto consolidava il mito del ritorno alla grandezza imperiale di Roma e permetteva all’Italia di conquistarsi una posizione di prestigio nel quadro internazionale. Il piano prevedeva la consolidazione delle colonie africane quali Eritrea, Somalia e Libia, nelle quali vennero costruite strade ed infrastrutture, che fu affidata a società private con supporto degli investimenti statali. L’invasione dell’Etiopia comportava significative conseguenze poiché essa faceva parte della Società delle Nazioni; nel 1935 le truppe italiane iniziano l’invasione: essa fu molto violenta e sanguinosa, caratterizzata da numerose repressioni, fucilazioni, massacri, devastazioni e deportazioni. L’aggressione fu condannata dalla società delle nazioni attraverso le sanzioni economiche che prevedevano il divieto di importazione all’estero di materie italiane (escluse quelle più strategiche quali ferro, acciaio, carbone), divieto di esportazione. La conquista dell’Etiopia fece guadagnare molto consenso; gli anni successi però furono caratterizzati da un calo del consenso sia della classe media sia della borghesia imprenditoriale sia dei contadini a causa dei bassi salari e a causa dell’invadenza dello stato sia in ambito economico sia sociale e dell’avvicinamento di una prospettiva bellica. Leggi razziali: nel 1938 vengono approvate le leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei che vietavano loro di ricoprire cariche militari e impieghi pubblici, di sposarsi con individui di razza ariana, di dirigere aziende e attività imprenditoriali e dunque di escludere gli ebrei dalla comunità nazionale. In Italia era radicato un certo antigiudaismo di matrice religiosa; l’opinione pubblica affrontò con indifferenza e senza dissenso l’adozione di tali leggi, che rientravano nel programma antiegualitario distintivo dell’ideologia fascista e non sono espressione di una volontà di avvicinamento alle posizione antisemite hitleriane in quanto dopo la conquista dell’Etiopia erano state approvate leggi che decretavano l’inferiorità delle popolazioni coloniali e vietavano i matrimoni misti con donne indigene. DOCUMENTI Le fosse di Katyn: la Polonia fu spartita tra Germania e Unione Sovietica; entrambe le potenze si occuparono di sterminare gli apparati istituzionali. In particolare, la violenza sovietica si scagliò contro attraverso deportazioni e infine fucilazioni con i quadri della società dirigente e i militari, potenziali nemici del partito sovietico, ex poliziotti ed ex ufficiali. Circa 15 mila corpi furono seppelliti nei boschi vicino Katyn. I sovietici attribuirono la colpa ai tedeschi. Morire di freddo nei gulag: nei campi di lavoro correttivi prima di subire le condizioni di lavoro disumane, i deportati proveniente dalle regioni più meridionali dell’impero sovietico morivano lentamente di freddo dell’estremo nord. Salamov, Il pane di un altro: questo testo è una testimonianza della vita nei gulag, in particolare in quello nordsiberiano di Kolyma, in cui i prigionieri estraevano l’oro in condizioni proibitive di freddo e fame. I caratteri peculiari del totalitarismo sovietico: il terrore comunista si è concretizzato attraverso esecuzioni, repressioni, deportazioni e precarietà delle condizioni di lavoro. Tra le differenze tra stalinismo e nazismo c’è l’efferatezza della repressione sovietica nei confronti di un nemico indistinguibile: chiunque poteva rappresentare un potenziale minaccia per il partito e la violenza si espresse anche nei confronti dei membri del partito stesso. Invece, il nemico principale del nazismo sono gli ebrei, un gruppo ben distinguibile ed esterno al popolo tedesco. Entrambi i regimi prevedono l’annientamento sia psicologico sia fisico del nemico e la riedificazione di una civiltà pura. Hitler e l’educazione dei giovani: il programma nazista prevede una preparazione rigida e ben strutturata della gioventù tedesca che in futuro dirigerà lo stato; pertanto, deve formarsi una gioventù senza paura, forte, dominatrice, che sappia sopportare il dolore, che abbia il senso del dominio e che ripudio l’educazione intellettuale in nome della formazione di un corpo sano e forte, pronto all’azione. La notte dei cristalli: si tratta del pogrom più violento tra quelli scatenati dalla Germania nazista, fu organizzato dal governo e fu caratterizzato da dure repressioni, scontri, devastazione di sinagoghe e botteghe ed episodi di stupro che furono condannati non per via delle violenze ma per aver violato le leggi di Norimberga che vietavano rapporti sessuali con ebrei. Mosse, la nazionalizzazione delle masse: la diffusione del nazionalsocialismo pone le basi sulla volontà di coinvolgere emotivamente le masse per ottenere e mantenere consenso politico e per avere controllo diretto sulle menti dei membri in modo da sopprimere le possibili opposizioni. Storiografia stalinismo, Il terrore come metodo di trasformazione: Resistenza, Pavone: Pavone sostiene che la catastrofe fu causata dal fascismo e che lo scontro tra partigiani e nazifascisti può essere interpretato secondo tre prospettive diverse: guerra civile, se si considera il nemico fascista; guerra patriottica, se si considera l’invasione dei nazisti; guerra di classe, se si considera che l’ascesa del fascismo è stata determinata dal supporto dei grandi capitalisti, imprenditori e latifondisti. Resistenza, Rusconi: Rusconi sostiene che considerare la lotta partigiana una guerra civile non significa porre sullo stesso piano le due concezioni di nazioni e dare pari dignità ad entrambe le parti, squalificando il valore morale della Resistenza, che ha operato in funzione di un bene collettivo in nome del riscatto dell’intera nazione, ma significa dare valore alle scelte individuali, all’assunzione della responsabilità di ricomporre lo stato democratico
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