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Favola sul topo di campagna e il topo di città in latino, Esercizi di Latino

Favole di Fedro, favola sul topo di campagna e di città

Tipologia: Esercizi

2022/2023

Caricato il 26/10/2023

alessiagrecolatino
alessiagrecolatino 🇮🇹

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(1)

2 documenti

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Scarica Favola sul topo di campagna e il topo di città in latino e più Esercizi in PDF di Latino solo su Docsity! Mus rusticus et mus urbanus La favola del topo di campagna e del topo di città La ricezione di questo apologo, che chiude la Satira II, 6 di Orazio (u Testo 2), è molto ampia nella letteratura europea, in cui assieme al modello oraziano, vengono spesso recuperate le versioni dei favolisti antichi, Fedro ed Esopo. Jean de La Fontaine (1621-1695) Un celebre esempio di riscrittura è offerto da una delle Fables di Jean de La Fontaine, pubblicate nel 1692. La Fontaine vive alla corte di Luigi XIV, in un’epoca in cui la letteratura francese, intrisa di classicismo, intrattiene un rapporto particolarmente stretto con i testi antichi. Lo scrittore ha di certo avuto la possibilità di accedere a tutte le versioni antiche della favola, ma quella di Orazio, secondo gli interpreti, ha inciso in modo determinante. Una volta il Topo di città invitò molto garbatamente il Topo di campagna: c’eran da gustare avanzi di Ortolani. Su un tappeto di Turchia la mensa fu allestita; vi lascio immaginare la scorpacciata che fecero i due amici. Magnifi ca l’imbandigione1 ; nulla mancava al banchetto; ma sul più bello c’è qualcuno che viene a disturbare il festino. Odono rumore alla porta della sala; il Topo di città se la dà a gambe; il compagno lo segue. Il rumore s’acqueta, la gente è andata via: lesti i Topi ritornano all’assalto e il Cittadino dice: “Finiamoci tutto quanto l’arrosto”. “Basta, basta” fa il villico “domani verrete da me; non che io la pretenda di offrirvi simili banchetti da Re, ma nulla là viene a interrompermi e mangio con tutto il mio comodo. Addio dunque, al diavolo i piaceri guasti2 dalla paura”. (Trad. M. Zini) 1. imbandigione: apparecchiatura. 2. guasti: rovinati. Una delle favole che portarono Trilussa alla notorietà è l'episodio occorso tra "Er sorcio de città e er sorcio de campagna", cioè, il topo di città e quello di campagna, scritta in dialetto romanesco dal poeta a scrittore capitolino. Un Sorcio ricco de la capitale invitò a pranzo un Sorcio de campagna. "Vedrai che bel locale, vedrai come se magna... - je disse er Sorcio ricco - sentirai! Antro che le caciotte de montagna! Pasticci dorci, gnocchi, timballi fatti apposta, un pranzo co' li fiocchi! Una cuccagna!" L'istessa sera, er sorcio de campagna, ner traversà la sala intravidde 'na trappola anniscosta; "collega - disse - cominciamo male: nun ce sarà pericolo che poi...?" "Macché, nun c'è paura: - j'arispose l'amico - qui da noi ce l'hanno messe pe' cojonatura. In campagna, capisco, nun se scappa, ché se piji un pochetto de farina ciai la tajola pronta che t'acchiappa; ma qui, se rubbi, nun avrai rimproveri. Le trappole so' fatte pe' li micchi: ce vanno drento li sorcetti poveri, mica ce vanno li sorcetti ricchi!" Orazio, Sat. II.6.77(Il topo di campagna e il topo di città) ...............................................sic incipit: ‘olim 80rusticus urbanum murem mus paupere fertur accepisse cavo, veterem vetus hospes amicum, asper et attentus quaesitis, ut tamen artum solveret hospitiis animum. quid multa? neque ille sepositi ciceris nec longae invidit avenae, 85aridum et ore ferens acinum semesaque lardi frusta dedit, cupiens varia fastidia cena vincere tangentis male singula dente superbo, cum pater ipse domus palea porrectus in horna esset ador loliumque, dapis meliora relinquens. 90tandem urbanus ad hunc “quid te iuvat” inquit, “amice, praerupti nemoris patientem vivere dorso? vis tu homines urbemque feris praeponere silvis? carpe viam, mihi crede, comes, terrestria quando mortalis animas vivunt sortita neque ulla est 95aut magno aut parvo leti fuga: quo, bone, circa, dum licet, in rebus iucundis vive beatus, vive memor, quam sis aevi brevis.” haec ubi dicta agrestem pepulere, domo levis exsilit; inde ambo propositum peragunt iter, urbis aventes 100moenia nocturni subrepere. iamque tenebat nox medium caeli spatium, cum ponit uterque in locuplete domo vestigia, rubro ubi cocco tincta super lectos canderet vestis eburnos multaque de magna superessent fercula cena, 105quae procul exstructis inerant hesterna canistris. ergo ubi purpurea porrectum in veste locavit agrestem, veluti succinctus cursitat hospes continuatque dapes nec non verniliter ipsis fungitur officiis, praelambens omne quod adfert. 110ille cubans gaudet mutata sorte bonisque
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