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Federico Barbarossa e la Lega Lombarda: Il Conflitto tra Chiesa e Impero nel Medioevo, Schemi e mappe concettuali di Storia Medievale

Storia economica del MedioevoStoria religiosa del MedioevoStoria del Medioevo europeoStoria politica del Medioevo

Il conflitto tra chiesa e impero nel medioevo, con particolare riferimento all'elezione di federico barbarossa come imperatore e la successiva lotta per il controllo dei territori tedeschi. Il testo illustra come la fragilità dell'impero elettivo e la divisione tra le fazioni guelfe e ghibelline permisero ai comuni di gestire autonomamente gli affari interni, fino a quando federico non riuscì a ristabilire l'ordine. Il documento inoltre descrive la vittoria dei comuni nella battaglia di legnano e la successiva pace di costanza.

Cosa imparerai

  • Che due potenze contrapposte si contesero il primato nel Medioevo?
  • Che evento militare segnò la vittoria dei Comuni contro l'Impero?
  • Come Federico Barbarossa riuscì a ristabilire l'ordine in Italia?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2015/2016

Caricato il 26/11/2022

giovanni-55
giovanni-55 🇮🇹

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Scarica Federico Barbarossa e la Lega Lombarda: Il Conflitto tra Chiesa e Impero nel Medioevo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Adriano Di Gregorio Federico I Barbarossa e la Lega Lombarda Nel Medioevo esistevano due superpotenze, Chiesa e Impero, che avevano interessi politici e militari contrapposti. Inoltre ognuno voleva avere il primato sull'altro e soprattutto entrambi avevano pretese universali, cioè volevano comandare su tutta la Cristianità, allora considerata l'intero universo (l'altro, il diverso era creduto inferiore). Dopo il concordato di Worms, nel 1122 – che rappresentò una tregua nello scontro secolare tra papato e impero – il conflitto tra le due parti si riaprì con l'elezione a imperatore di Federico I, detto il Barbarossa. L'impero comprendeva la Germania, parte dell'attuale Francia, il nord Italia, l'odierna Svizzera, l'Austria, l'Olanda, il Belgio e parte della Polonia e della Lituania: un impero molto vasto, ma molto fragile, sia perché era difficile da governare per i mezzi tecnici di allora (le comunicazioni erano complicatissime) sia perché, come abbiamo già detto nella lezione precedente, l'impero era elettivo. Ciò vuol dire che, alla morte dell'imperatore, non c'era subito il figlio dell'imperatore da incoronare e se non si fosse trovato un accordo, ci sarebbe stato un aspro scontro tra le varie famiglie che pretendevano che un loro membro diventasse imperatore. Nel 1125 morì l'imperatore Enrico V di Franconia – colui il quale aveva firmato il Concordato di Worms – e la nobiltà tedesca, come accadeva ogni volta, litigò per chi dovesse diventare imperatore. Si divise in due grandi fazioni: i duchi di Baveria, poi chiamati guelfi perché il loro capostipite si chiamava Welf, e i duchi di Svevia, poi chiamati Ghibellini perché il loro quartier generale si trovava nel castello Waiblingen. Come abbiamo già visto, questo vuoto di potere permise ai Comuni di gestire da soli gli affari interni, però tutto cambiò nel 1152 quando le due fazioni trovarono un accordo e si spartirono il territorio tedesco: il duca di Svevia, Federico, fu nominato re di Germania – che per tradizione poi diventava imperatore – e il suo nemico divenne signore della Baviera e della Svevia. La prima cosa che Federico I Barbarossa fece, fu quella di ristabilire la legalità nei Comuni italiani che era stata usurpata durante il vuoto di potere. Prima di partire per l'Italia, però, rafforzò il controllo sulla nobiltà tedesca, che fino a poco prima lo aveva contrastato fortemente, e cercò un accordò con la chiesa di Germania; soltanto allora partì per l'Italia per ristabilire l'ordine. I Comuni erano quelli che avevano più da perdere, anche perché in Italia molti speravano nella venuta di Federico Barbarossa per risolvere i loro problemi. I comuni più piccoli, infatti, furono i primi a invocare l'intervento dell'imperatore perché erano terrorizzati di essere invasi dai comuni più grandi, come ad esempio Milano. Anche il papa invocò l'intervento dell'imperatore sia contro la nobiltà romana, che contestava l'autorità del papa, sia – soprattutto – contro i normanni che erano fortissimi e volevano conquistare dei territori ecclesiastici. Chiaramente Federico Barbarossa non se lo fece ripetere due volte e accettò la proposta del papa di scendere in Italia e di riportare la legalità; era quello che aspettava e nel 1154 scese in Italia, come sovrano legittimo. La prima cosa che fece fu quella di convocare una dieta (un'assemblea) a Roncaglia, vicino Piacenza, e dichiarò nulle tutte le regalie imposte mentre l'Impero era senza imperatore. Le regalie erano tutte quelle cose che avrebbe dovuto fare l'imperatore, come riscuotere le tasse, battere moneta, imporre dazi etc. etc. Tutte queste cose, per legge, spettavano all'imperatore ma, durante il vuoto di potere, lo avevano fatto i Comuni in maniera del tutto arbitraria. Loro si difesero dicendo che non avevano alternativa, perché se non l'avessero fatto loro, i Comuni sarebbero caduti nell'anarchia; l'imperatore, però, non volle sentire scuse. Federico I, quindi, dichiarò nullo tutto ciò che avevano deliberato i Comuni e ribadì che gli obblighi feudali dei vassalli e delle città nei confronti della nobiltà erano validi e dovevano essere rispettati. Secondo questi obblighi feudali tutti i sudditi – anche quelli delle città quindi – dovevano obbedire alla nobiltà, dovevano rivolgersi ai nobili in caso di controversie e liti – invece di risolverle da soli – dovevano dargli aiuto militare in caso di guerra e tante altre cose che gli abitanti delle città avevano fatto finta di dimenticare. Se i comuni avessero annullato tutte le tasse che avevano imposto e tutte le decisioni che avevano già preso, come chiedeva l'imperatore, per loro sarebbe stata la fine. I Comuni chiaramente non accettarono le decisioni dell'imperatore e lui, per vendicarsi, ne distrusse alcune decine, le prime che gli capitarono sotto mano, tra cui Asti. Credendo di aver distrutto l'opposizione comunale, Federico I si recò a Roma per aiutare il papa, come promesso, e arrestò il principale oppositore politico e religioso del papa, il monaco Arnaldo da Brescia, che invocava una chiesa nuova, più povera e meno corrotta. Inoltre Arnaldo aveva proclamato l'autonomia del comune di Roma dalla Chiesa e questo il papa non lo avrebbe potuto tollerare. Federico lo consegnò al papa che lo scomunicò subito e poco dopo lo dichiarò eretico e lo bruciò vivo. Per ringraziarlo, il papa, nel 1155, lo incoronò imperatore. Adesso a Federico non rimaneva che bloccare l'avanzata Normanna, così come era stato concordato col papa, ma, mentre stava per intervenire, fu costretto a tornare in Germania per una rivolta interna. Il papa, non difeso dall'imperatore, si terrorizzò talmente tanto dei normanni che propose loro un accordo e loro accettarono. Nel 1156, infatti, il papa concesse ai Normanni i feudi di Sicilia, di Puglia e di Capua; la Sicilia però era nelle mani degli arabi e loro, per risolvere il problema, organizzarono subito una spedizione per conquistarla. Nel 1158 l'imperatore Federico Barbarossa tornò di nuovo in Italia e questa volta con un potente esercito; convocò un'altra dieta, ancora a Roncaglia, e ribadì che a comandare era soltanto lui, che i Comuni avrebbero dovuto restituire tutto ciò di cui si erano impossessati durante il vuoto di potere e che avrebbero dovuto accogliere gli ambasciatori dell'imperatore senza fare tante storie. Le cose cambiarono di nuovo nel 1159, quando fu eletto un nuovo papa, Alessandro III, che per prima cosa affermò la supremazia del papa sull'imperatore. A Federico questa affermazione non piacque per nulla e fece eleggere un papa tutto suo, più docile, che si premurò a sostenere che papa e imperatore erano sullo stesso livello. Mentre l'imperatore litigava con il papa su chi fosse più importante dell'altro, i Comuni lombardi ne approfittarono e insorsero di nuovo; lo scontro, soprattutto all'inizio, fu favorevole all'imperatore: il papa Alessandro III fu costretto all'esilio e la città più forte d'Italia, a capo della rivolta – Milano – fu saccheggiata e distrutta. Quando tornò in Germania, i Comuni si organizzarono di nuovo, ma questa volta, prima di insorgere, a Pontida, nel 1167, firmarono un accordo tra i vari Comuni, chiamata Lega Lombarda. Il papa non perse l'occasione per fermare il suo nemico e si alleò subito con gli insorti e scomunicò tutti gli alleati dell'imperatore. La scomunica, nel Medioevo, era una condanna molto grave, perché tutti gli accordi, i vincoli economici o feudali presi con gli scomunicati non erano più validi. Per una cultura che si basava sull'onore, essere scomunicati era un colpo terribile. Alla lega anti imperiale si unirono anche i normanni di Sicilia, sia perché erano alleati del papa, sia perché nel meridione d'Italia, l'imperatore ostacolava la loro espansione. A completare l'opera contro l'imperatore si unirono anche i bizantini e Venezia: era una sorta di guerra mondiale che contrapponeva un'area vastissima: da un lato l'imperatore e alcuni Comuni, dall'altro tutto il resto d'Europa. Le due fazioni si scontrarono a Legnano, nel 1176, e vinse la coalizione capeggiata dai Comuni, anche grazie ad una tecnica militare nuova: il Carroccio. Il Carroccio era un grande carro, trainato da tanti buoi, sul quale vi erano degli arcieri che riuscirono a spingersi tra le file nemiche, a formare un muro di lance e a gettare scompiglio tra le forze imperiali. Bisogna riconoscere che la storiografia italiana ha esagerato l'importanza militare del Carroccio e che la vittoria dei Comuni è stata resa possibile grazie alla superiorità militare della coalizione. L'imperatore Federico I, che in quella battaglia rischiò addirittura di essere fatto prigioniero, capì che non avrebbe potuto farcela e cercò di accordarsi con i nemici, però separatamente, primo fra tutti col papa; infatti ritirò l'antipapa e Alessandro III ritirò la scomunica. Dopo l'uscita del papa dalla coalizione, piano piano molti altri se ne andarono e quindi
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