Scarica Figure retoriche de l'Inferno I e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Figure retoriche Cammin di nostra vita = metafora (v. 1). Il poeta vuole dirci che ai suoi tempi si pensava che la durata media della vita fosse di settanta anni e lui ne ha esattamente 35. Selva oscura = allegoria (v. 2). Il significato letterale indica un bosco con tanti alberi e cespugli, ma il significato morale è inteso come smarrimento in cui si trovò Dante dopo la morte di Beatrice. Selva selvaggia = figura etimologica (v. 5). Sono due termini accostati che condividono la stessa radice etimologica per rafforzare il concetto. E aspra e forte = polisindeto (v. 5). Per via delle ripetute congiunzioni. Pien di sonno = metafora (v. 11). Inteso come il sonno che addormenta la coscienza del peccatore. Verace = allegoria (v. 12). Inteso come via della verità, del bene e della salvezza. Colle = allegoria (v. 13). Significa che la strada della salvezza è per il poeta in salita. Valle = allegoria (v. 14). La «selva» (= groviglio di peccati) è qui detta «valle» per denotare l’abbassarsi dell'anima al male, a un'esistenza peccaminosa, in contrapposizione al «colle», la «diritta via» illuminata di luce. Spalle vestite de' raggi = metafora (vv. 16-17). La sommità e i pendii sono illuminati dai raggi solari. Spalle vestite = enjambement (vv. 16-17). Perché si va a capo. Pianeta che mena dritto altrui per ogne calle = metafora (vv. 17-18). Per indicare il Sole, che in senso allegorico è la luce che guida al bene («dritto»), a Dio. Lago del cor = metafora (v. 20). S'intende la cavità interna al cuore. La notte = allegoria (v. 21). S'intende il periodo buio trascorso con angoscia e affanno. E come quei... = similitudine (v. 22-24). Il «pelago» è paragonato alla «selva», al peccato, mentre il «naufrago» all’«animo» del poeta, cioè alla sua volontà di redimersi. Pelago = latinismo (v. 23). È una parola latina che è stata introdotta in un'altra lingua senza subire alterazioni. Pelago significa mare profondo. Lo passo = allegoria (v. 26). Halo stesso significato di "selva" e "valle", quindi raffigura il peccato. Il corpo lasso = allegoria (v. 28). Stanco non è il corpo ma l'animo del poeta per gli anni passato nel peccato. La piaggia diserta = allegoria (v. 29). S'intende il pendio del colle solitario, punto di inizio del sollevamento del morale del poeta. Che ’l piè fermo sempre era 1 più basso = perifrasi (v. 30). Per non ripetere nuovamente che c'è una forte salita. Infatti chi s'inerpica su un forte pendio fa sì che il piede fermo, che deve sorreggere il corpo, si trovi sempre più in basso dell'altro piede sollevato a cercar nuovo appoggio. Erta = allegoria (v. 31). È la strada in salita che conduce dal peccato alla redenzione. Lonza = allegoria (v. 32). La lonza è un animale simile al ghepardo, in questo caso simboleggia il peccato della lussuria. Leggera e presta molto = allegoria (v. 32). Significa che le lusinghe conducono velocemente al peccato. Volte vòlto = paronomasia (v. 36). Sono state accostate due parole di suono simile ma significato diverso con l'intento di ottenere particolari effetti fonici e, insieme, rafforzarne la correlazione. E 1 sol montava ’n si = perifrasi (v. 38). S'intende che era l'equinozio di primavera. Quelle stelle che = perifrasi (v. 38). S'intende che il sole sorgeva in congiunzione con la costellazione dell'Ariete. L'amor divino = perifrasi (v. 39). Sta ad indicare Dio. Quelle cose belle = perifrasi (v. 40). S'intende gli astri. Fera ala gaetta pelle = perifrasi (v. 42). Per fiera dalla pelle maculata s'intende la lonza. Leone = allegoria (v. 45). Animale dotato di grande forza che simboleggia la superbia e la violenza. Test'alta e con rabbiosa fame = allegoria (v. 47). Il passo a testa alta e la fame rabbiosa rappresentano l'arroganza, e quindi la superbia. Lupa = allegoria (v. 49). La lupa simboleggia la cupidigia e l'avarizia, passioni peccaminose che tormentano la società. Di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza = allegoria (v. 49-50). Sta a significare che pur essendo un animale insaziabile rimane sempre con un aspetto magro, potrebbe mangiare ancora e ancora... simboleggia l'avarizia. E qual è quei = similitudine (v. 55). E come l'avaro si adopera con tutta la sua volontà per procurarsi ricchezze e beni di valore, quando giunge il momento che ogni suo avere si dissolve, egli si tormenta di continuo, piange e si addolora.