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Filologia e Linguistica Romanza, prof.ssa Fedi a.a. 2021/2022, Appunti di Filologia romanza

Filologia e Linguistica Romanza, prof.ssa Fedi a.a. 2021/2022

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 10/01/2023

eugeniasveva
eugeniasveva 🇮🇹

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Scarica Filologia e Linguistica Romanza, prof.ssa Fedi a.a. 2021/2022 e più Appunti in PDF di Filologia romanza solo su Docsity! FILOLOGIA ROMANZA 14-02 classificazione delle lingue romanze La lingua latina è stata imposta e acquisita volontariamente già dall’Impero romano. Le principali lingue romanze sono il portoghese, castellano e catalano nella penisola iberica, c'era anche una lingua chiamata gallego. In Francia i confini sono ampiamente superati, sconfina il catalano con il basco. la Francia è divisa inoltre in 3 parti, la parte settentrionale c’è l’uso del francese, la parte ovest è caratterizzata dall'uso della lingua provenzale, che darà origine poi alla lirica in lingua volgare (dalla caduta dell’Impero Romano alla comparsa di testi romanzi passano tanti secoli, i primi trovatori (poeti in lingua provenzale) scrivono nel 1100, il primo in assoluto è Guglielmo d'Aquitania) e nella parte sud c’è l’occitano; nella parte tra Francia/Svizzera/Italia c'era il franco- provenzale che ha ancora una continuità. In Italia, tranne Corsica (lingua corsa, dal punto di vista politico appartiene alla francia, ma dal punto di vista linguistico presenta una varietà di tipo toscano-occidentale, con prestiti lessicali da Genova), e Sardegna (sardo), viene parlato l'italiano ma nella zona alpina si parla di romancio, ladino e friulano: sono adesso staccati ma degli studiosi hanno ipotizzato in passato che fossero collegati e che costituissero una lingua di varietà alpina che veniva chiamata reto-romanzo, dalla popolazione dei reti o rezzi che abitavano in quelle regioni, ad oggi non si è sicuri della parentela di queste lingue, quindi sono lingue a sé. Lungo le coste della ex-Iugoslavia si parla del dalmatico, che oggi non esiste più, la zona della Dalmazia era stata colonizzata da Venezia; oltre a Venezia, nella costa adriatica c'erano fino alla fine del 1800 delle isole in cui si parlava questa lingua, che appartiene alla stessa famiglia del rumeno. In Francia: lingua francese che deriva dalla varietà settentrionale, dall'editto di Villers Cotteret del 1539. In spagna: lo spagnolo, castigliano con lingue ufficiali catalano e galego. In portogallo: lingua portoghese. In italia: l'italiano, che deriva dal fiorentino colto. In romania: il rumeno, dalla varietà dacorumena. Che classificazione usiamo? una classificazione di tipo genetica, cioè incentrata sulle famiglie linguistiche; tipologica, da risultati diversi a seconda di fonologia, morfologia, lessicologia, ma esiste anche quella areale, prende in considerazione le somiglianze tra lingue dovute a contatto geografico, culturale, economico, che creano delle Leghe linguistiche (esempio in Romania che si è trovata ad essere isolata all'arrivo dei barbari e ha subito influenze dalle lingue slave, possiamo quindi dire che il rumeno appartiene da un punto di vista genetico ad una famiglia linguistica chiamata balcano-romanza, e da un punto di vista areale ad una lega linguistica balcanica, cioè un insieme di lingue simili tra loro a causa un contatto a livello geografico). Quali sono le grandi famiglie romanze? Usando una classificazione genetica: l'iberoromanzo: portoghese, catalano, spagnolo, galego. Galloromanzo: francese (lingua d'oil) , provenzale (lingua d'oc), franco-provenzale. Retoromanzo: romancio, friulano, ladino ? Italoromanzo: italiano, sardo.+ tutte le varietà dialettali. Balcanoromanzo: dalmatico (scomparso), rumeno. Origine lingue romanze: si è sempre parlato del latino, e in particolar modo del latino volgare (latino parlato nell'uso sappiamo quando datare le lingue romanze con esattezza. Nessuno sa dare una data precisa per la nascita delle lingue romanze, ma sappiamo che ci troviamo nell'epoca dell'età carolingia, Carlo magno è riuscito a riunificare sotto il proprio potere la Francia, Germania e parte dell’Italia fondando il sacro romano impero, vuole quindi recuperare la potenza dell’Impero Romano, mentre sacro perché siamo nell'ambito della religione cristiana, infatti lui verrà incoronato proprio dal papa. Il latino volgare, quindi, è una varietà orale parlata nella quotidianità, ma quando parliamo della nascita delle lingue romanze, la terminologia d'uso parla di lingue romanze come o solo volgari o come volgari romanzi, così volgare non ha più a che vedere con il latino volgare. Dopo la caduta dell'impero romano, il latino rimane come lingua colta, della cultura. Romanzo da dove viene? Da un'espressione dalla tarda latinità che viene trovata in alcuni testi che significa “parlare romanamente”, romanice loqui, cioè alla maniera dei romani. Nell'area gallo-romanza, l'avverbio romanice si sviluppa nella forma romanza. Ma come parlavano i romani? Non sappiamo se faccia riferimento ancora al latino o alla varietà romanza; quindi, ci limitiamo a pensare che esista la varietà orale romana. Questa distinzione interessa poi il clero, gli ecclesiastici, che hanno necessità comunicativa di diffondere la cristianità e lo facevano in latino, ma non tutti lo capivano, per cui non c'è contatto con i sudditi. Altro termine: romania. È il territorio conquistato dai romani dove sono state portate le varietà latine come dominanti, e sarà chiamata Romania Antiqua che cambierà poi con l'arrivo dei barbari, per cui si chiamerà Romania Submersa (Area slava, germanica e balcanica sono state sopraffatte; africa settentrionale anche con l'arrivo dei musulmani, 711 data importante c'è l'espansione araba con Maometto che conquista la Spagna, passando per l'africa del nord). Il termine Romania si articola, oltre ad antiqua e submersa, anche in continua, che fa riferimento al continuum linguistico che viene rotto con l'arrivo dei barbari. Ma che vuol dire continua? Che in origine tutte le province dell’Impero Romano erano collegate nello spazio, mentre dopo non sarà più così. Altra distinzione è la Romania occidentale ed orientale: in corrispondenza dell'appennino tosco-emiliano arrivando per la penisola istriana fino ad inglobare la Dacia (romania) fino a ritornare nell'Adriatico, tranne la parte grecofona. La linea che divideva la Romania occidentale a quella orientale è questa, che darà anche una distinzione tra lingua latina a quella germanica. Quindi la linea divide le lingue a nord con l'italia settentrionale, comprese le lingue reto-romanzo, l'area gallo-romanza e italo- romanzo, corsica, sardegna nord. Il linguista Walter Von Vardurvg è stato colui che per primo ha notato che si poteva suddividere la Romania con il confine linguistico collocato oggi lungo l'appennino tosco-emiliano, e lo fa con una linea immaginaria che si chiama Linea la Spezia-Rimini o Massa Senigallia. Elementi linguistici della Romania occidentale e orientale, che vengono divisi dalla linea es. Ortica nell'italiano standard, ma a nord veniva chiamata ortiga. es. spale (occ.) spalle (orientale). Perchè? Perchè abbiamo avuto un processo di lenizione, cioè un indebolimento delle consonanti intervocaliche, indebolimento dell'energia articolatoria: amica/amiga. Isoglossa: linea immaginaria che delimita delle aree aventi in comune il medesimo fenomeno linguistico, su una carta linguistica, indica un confine linguistico. Mentre nella Romania Continua non ci sono brusche variazioni linguistiche, ma spiccano delle lingue più innovative, come il francese (si distaccano dal latino) e altre più conservative, come il sardo (mantengono le caratteristiche del latino). C'è anche un altro termine che è la Romania Nova, che fanno riferimento alle Americhe, esito della politica nazionale. I conquistadores portano il loro spagnolo del 1500 in america latina, e devono ovviamente fare i conti con le altre lingue che esistevano lì. Esistono anche romanie nuove? Prendiamo in considerazione le varietà primarie e secondarie. Quelle primarie sono quelle che nascono direttamente dal latino parlato in una determinata area, come i dialetti italiani ; le secondarie sono quelle di importazione come nel caso della colonizzazione, che poi sono riuscite a subentrare: es. Penisola iberica nel X secolo: nel 711 arrivano gli arabi che hanno una loro cultura, lingua, religione. In spagna c'era stata una completa latinizzazione, ma l'arabo andrà a cancellare quasi del tutto la latinità che già esisteva. Ma poi con la reconquista del 1492 la spagna blocca l'invasione araba, con l'ultima conquista granada. Questa che poteva essere una Romania Submersa è diventata Romania Nova. Varietà primarie: derivano direttamente dal latino parlato dell’area Secondarie: varietà importate in territori già colonizzati es. Castigliano che nasce dopo la colonizzazione Un passo indietro: il latino è una lingua indoeuropea, e anche le lingue romanze sono lingue indoeuropee. La lingua indoeuropea è una lingua ricostruita sulla base delle somiglianze tra le numerose varietà parlate in Europa, asia, india. Del latino letterario ci sono tante testimonianze, ma del parlato no. In Francia, prima dei romani c'erano i celti, ma con la conquista romana si impone su tutti il latino come lingua dominante, che sostituisce le varietà celtiche, queste però non cessano di esistere senza manifestare i loro segni linguistici: questo è il sostrato, cioè la lingua precedentemente dominante, dopo essere stata soppiantata, continua ad influenzare la lingua latina in questo caso. Ma come? Grazie al fatto che le lingue romanze non derivano dal latino classico, ma proprio dalla varietà linguistica del latino volgare o protoromanzo. Abbiamo anche il superstrato: lingua che in una data area si è sovrapposta a quella preesistente influenzandola, ma non soppianta la più antica che continua ad essere la lingua dominante (esempio in Gallia arrivano dal 3 secolo d.C. i barbari, ma dal 4 secolo i franchi salii cominciano ad insediarsi nella parte nordorientale della Francia e si tratta dunque della popolazione franchi, che parlano germanico, che sarà la popolazione artefice dell'unificazione politico-amministrativa di tutta l'area francese. I franchi sali al sud non arrivano, ma solo al nord, che si espande sempre di più. Altre popolazioni germaniche passano ma se ne vanno, ma le troviamo in Borgogna i burgundi, ma dal punto di vista non ci sono particolari evoluzioni. I franchi, dunque, sono coloro che dopo tante dinastie di re, a partire dal 5 secolo, si susseguono e unificano il territorio politicamente e portano la loro varietà germanica, il francone (che sarà la lingua dei re, usata fino al 1000 con la dinastia capetingia) come lingua di superstrato: questo è una varietà che in una determinata area si sovrappone alla lingua dominata, senza soppiantarla, ma la influenza soltanto.) Adstrato: si tratta di un fenomeno di contatto tra lingue che restano ognuno all'interno dei propri confini. Sono lingue in contatto che rimangono ognuna al di fuori dell'altra. (Es impero romano al confine delle area germaniche, i germani della Germania erano lì presenti, ma rimangono distaccati). Lingua d’oil nelle sue articolazioni: da qui deriva il francese, probabilmente dall’evoluzione del franciano, regione dell’ile de france. Ci sono altri dialetti come il piccardo, normanno, vallone. Lingua d’oc nella sua articolazione: guascone. L’occitano è oggi scomparso, è riconosciuta come lingua regionale ma la competenza linguistica dei parlanti, è ad oggi scarsa. Francoprovenzale: si presenta come una convergenza di tratti comuni a varietà regionali appartenenti a realtà politiche diverse. Ha caratteristiche intermedie tra francese e provenzale. Le lingue romanze derivano dal latino volgare, che a sua volta deriva dal latino classico, per cui qualcosa dietro lo avrà portato. E questo lo vediamo con le vocali che possono essere lunghe o brevi, e si tratta di una minor durata nella vocale breve e una maggior durata nella vocale lunga. Vocale alta anteriore i ; vocale alta posteriore u ; vocale media anteriore e ; vocale media posteriore o ; vocale bassa centrale a. In Latino: POPULUS ( BREVE) : POPOLOSO / POPULUS (LUNGO) : PIOPPO i vari significati possono variare dunque sia dal punto di vista semantico ma anche morfosintattico come ad esempio VENIT (con e breve) voleva dire “viene” e VENIT (e lunga) voleva dire “venne”. Anche dal punto di vista del soggetto della frase come ad esempio GRADUS (con u lunga) era il gradino come soggetto, e invece GRADUS (u breve) era un complemento di specificazione “del gradino”. Esisterà poi una corrispondenza di ciò nelle lingue romanze, corrispondenza tra la quantità delle vocali latine, al latino volgare e di conseguenza nelle lingue romanze. Questo fenomeno viene chiamato Vocalismo tonico occidentale o panromanzo. 10 vocali ne danno 7 con diversi gradi di apertura. PASSAGGIO VOCALI LATINE CLASSICO IN LATINO VOLGARE: [ I lunga: I / I breve con E lunga: e / E breve: e / A lunga con A breve: a / O breve: o semi chiusa / O lunga con U breve: o / U lunga u . ] questo fenomeno accade nell'area ibero-romanza, galloromanza e italoromanza (tranne sardo, siciliano e balcanoromanzo). Area Italoromanza: la sua storia è infinita, viene unificata dal 1860. Occupata sin dal 489 da ostrogoti, bizantini, longobardi, normanni per tutta l’italia. Ma possiamo dire che la sardegna è un'isola più predisposta a conservare dei tratti arcaici, area isolata che resta fuori dalle guerre e conflitti, occupata da vandali, bizantini, genovesi e pisani. È importante la presenza dei normanni nel sud italia, infatti tanti gallicismi sono entrati nella lingua italiana attraverso loro. Importante anche la presenza araba in sicilia che avrà influssi anche nell'ambito architettonico. Aree dialettali attuali: in Italia passa la linea La Spezia-Rimini che è un confine linguistico che divide la Romania nord-occidentale dalla sud-orientale. A nord della linea ci sono i dialetti italiani settentrionali suddivisi in due gruppi: 1) il gruppo gallo-italico che comprende Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna. In questo gruppo è esclusa la Val d'Aosta che appartiene al franco- provenzale, e anche una parte del Piemonte che ha comunità provenzale. 2) nel secondo gruppo ci sono il Trentino e Veneto e anche il friulano ha delle caratteristiche sue personali, che forse deriva dall'antica famiglia di lingue di stampo italo-romanzo parlate lungo l'arco alpino che univa il friulano al ladino e al romancio. A sud della linea c'è il toscano col fiorentino che costituisce la base dell'italiano. Inoltre, storicamente il Corso è una lingua Ultima famiglia balcano-romanza: unico rappresentante attuale è il rumeno, parlato nell'antica Dacia, odierna Romania, del quale esistono altre varietà, fino all'Istria, Albania, Macedonia. Come mai esiste un daco-rumeno? La Dacia è stata conquistata all'inizio del 2 secolo d.c. e subito dopo abbandonata a sé stessa perché arrivarono gli slavi che si insediarono in quell'area dove una volta c'era la Iugoslavia (oggi Croazia, Serbia, ecc.) e quindi l'area rumena rimane diversa dallo slavo, che invece appartiene ad un'altra famiglia. Succede che sotto la pressione degli slavi, tutta o una parte dei coloni nella Romania siano fuggiti cercando scampo dagli slavi, verso le zone più sicure verso l’Italia o la Grecia, dove c'era l'impero bizantino. Erano quindi dei residui di questi fuggitivi, e i linguisti si chiedono se siano scappati tutti, se siano ritornati dopo.... cioè, il rumeno è sopravvissuto in quelle aree dove i romani avevano portato il latino, oppure in un primo tempo sia stato spazzato via, e in un secondo tempo i rumeni sarebbero ritornati su quei territori. Non lo sappiamo, sappiamo solo che la Romania fa parte della Lega linguistica balcanica e che questa lega non ha nulla a che vedere con la famiglia linguistica. Parliamo di famiglia balcano- romanza perché il rumeno insieme al dalmatico (sopravvissuto fino al 1800) avevano dei tratti comuni e tali da essere classificabili come lingue geneticamente romanze. Ma il rumeno così parlato come oggi fa parte dell'area balcanica insieme alle altre come albanese, croato ecc in quanto vivendo a contatto e avendo scambi, di tipo lessicale e morfosintattico. Esempio la postposizione dell'articolo al sostantivo. 19-02 fonetica e morfosintattica dal latino alle lingue romanze Fonema: fonemi rappresentano le unità minime di seconda articolazione, ossia le unità linguistiche più piccole e senza significato proprio, ma che combinate possono produrre unità aventi significato. morfema: ll morfema è il più piccolo elemento dotato di significato in una parola e si colloca sul piano della prima articolazione. Non sappiamo quantificare la brevità e lunghezza dei fonemi latini ma abbiamo la metrica latina grazie alla quale abbiamo un'idea del rapporto di queste due grandezze. Questa si basa su un'alternanza di nuclei strutturali chiamati PIEDI che contengono delle sequenze ben definite di lunghe e brevi che si trovano in certe sedi del verso. Non è un verso sillabico ma l'alternanza di piedi in base alle sequenze di alternanza di vocali lunghe o brevi. Sappiamo che in alcune sedi del verso era possibile sostituire una vocale lunga con due brevi. Con il tempo il latino si sviluppa e già in epoca tarda quando siamo ancora in un sistema linguistico solido, si tende ad annullare la lunghezza o brevità delle vocali. Così viene meno l'opposizione fonologica che può provocare grandi difficoltà comunicative. Però l'opposizione di quantità breve e lunga viene ripresa da un'altra forma, cioè in base al grado di apertura o chiusura della vocale. Nel latino, col tempo, si tende a perdere il senso della quantità sillabica come opposizione fonologica, l’opposizione indicava distinzione qualitativa, avevano opposizioni fonologiche e di significato. Esempi: in toscano l'orecchio è allenato a “pesca” con la e semi chiusa e con semi aperta; così come con botte con o semi chiusa o semi aperta. Così come lo era il latino ad ascoltare vocali brevi o lunghe. Quindi ora l'opposizione è tipo QUALITATIVO e non QUANTITATIVO. La differenza tra lingua latina e varietà romanze è che la lingua latina aveva un accento diverso dal nostro. Nel nostro, esistono delle sillabe accentate (toniche) e non accentate (atone), ogni parola ha un suo accento collegato ad una precisa sillaba e ha la caratteristica di essere di grande intensità, questo accento si chiama INTENSIVO. Questo è diverso dal latino che invece, sulla sillaba tonica opera un innalzamento che si definisce MUSICALE o MELODICO. L'orecchio del latinofono riconosceva la sillaba su cui cadeva l'accento in base all'intonazione della sillaba con un innalzamento dell'intonazione. L'accento latino ha anche un carattere di intensità, come tratto secondario. Con il suo sviluppo, già al latino tardo, comincia a prevalere l'intensità e poi nel latino volgare scomparirà del tutto come tratto distintivo. Il rapporto tra quantità sillabica e accento intensivo sono due aspetti dell'evoluzione del latino che sono dal punto di vista tecnico indipendenti e non possiamo dire che sia avvenuta prima una o dopo, ma c'è un'interazione tra questi due elementi perché l'accento romanzo tende a mantenere il posto dell'accento latino. Quindi quali erano le regole del latino x attribuire ad ogni parola un accento musicale? Le parole latine erano piane, come nell'italiano, ma anche in altre con più di due sillabe, l'accento non risaliva mai di più della terzultima sillaba, esistevano quindi parole sdrucciole, non esistevano parole tronche. Come facevano per stabilire la posizione dell'accento nelle parole con più di due sillabe? Valeva la legge della penultima: l'accento cade sulla penultima se questa è lunga, sulla terzultima se questa è breve. Esempio: verbo VIDERE con E lunga, l'accento cade sulla penultima. Nel verbo LEGERE con E breve, l'accento cade sulla terzultima. = l'accento latino ha una posizione stabilita dalla vocale lunga o breve, ma anche quando questo fenomeno si è Sardegna, dove è stato accolto e assimilato. Ma poi non è riuscito a sopravvivere. Si sono succedute poi altre mutazioni, come il vocalismo tonico siciliano (Sicilia, Calabria meridionale e puglia meridionale): la sistemazione dei fonemi latini è la stessa: I lunga, I breve, E lunga si evolvono i I. E breve in e. A lunga, A breve in a. O breve in o. O lunga, U breve, U lunga in u. Qui c'è stato un influsso dalla lingua greca. Vocalismo tonico balcanoromanzo: I lunga dà una i ; I breve e E lunga danno una e ; la E breve da una e ; la A lunga e la A breve danno una a ; O lunga e O breve danno una o ; U breve e U lunga danno una u. Le vocali anteriori sono uguali al vocalismo occidentale, in quella posteriore è uguale a quella del sardo. Questo vocalismo non riguarda solo rumeno, ma anche un'area tra Potenza e Matera: deve quindi essere esistito nella storia del latino volgare un momento in cui si sono scontrati due mondi diversi: quello occidentale e quello sardo. Hanno un relitto. esempi dall'area italoromanzo: latino nivem, italiano neve, sardo nie, siciliano nivi. (nel siciliano c'è l'innalzamento i breve in i ; l'italiano ha e semi chiusa ; il sardo porta la I perchè abolisce distinzione tra accento lungo e breve. il Latino mensem, italiano mese, sardo mese, siciliano misi. (nel siciliano innalzamento ad i). Vediamo anche l'evoluzione delle vocali atone, cioè le finali. Esempio: latino filum, italiano filo, sardo filu, siciliano filu. Latino U e italiano O. Osserviamo che il siciliano in fine di parola ha solo U e I conservando anche la A. L'italiano conserva la E, in mese osserviamo che dal latino mensem, la ns diventa s, la nasale quindi si perde, ma questo fenomeno appartiene già al latino volgare. Evoluzione dei dittonghi italiani: nella lingua latina non avevamo solo le 10 vocali, ma anche i dittonghi. OE ; AE ; AU ; che hanno avuto un'evoluzione all'insegna del monottongamento, cioè passare da dittongo a vocale. OE = e = POENAM – PENA AE = in italiano e semi aperta, ma può venir fuori un nuovo dittongo romanzo. SAEPES – SEPE – SIEPE. Antico francese presenta un dittongo che indica che alla base non c'era una e semi aperta ma semi chiusa. AU = abbiamo una cronologia. Prima fase in cui si è mono dittongato in O semi chiusa come FAUCEM = FOCE; seconda fase in cui si è mono dittongato in O semi aperta come AURUM = ORO ; terza fase in cui ancora oggi, come nel rumeno e occitano, sia ancora presente questo dittongo au. Lingua d'oil diversa da lingua d'oc in questo fenomeno perché in francese è or e in occitano è aur. Dittongamento (o dittongazione) romanzo delle vocali toniche: abbiamo visto nella che nei dialetti meridionali, dall'influenza di una I o U finali, si poteva avere un dittongo (esempio mortum si arrivava a muort), ma la metafonesi porta al dittongo in maniera condizionata, che corrisponde al dittongamento CONDIZIONATO: avviene solo quando si verificano determinate condizioni, cioè come quando in posizione finale abbiamo I o U. Se non c'è la I o la U non avviene il dittongamento, infatti MORTU dà MORTI e MORTO danno come esito in napoletano MUORT in maschile ma non femminile. 21-02 Dittongamento SPONTANEO: quando la vocale tonica diventa dittongo in ottemperanza a precise leggi fonetiche, introdotte nella linguistica generale, sono leggi fisse che non cambiano e portano sempre allo stesso risultato. Non c'è bisogno di influsso di un fono nella parola per provocare il dittongamento, ma questo si verifica con regolarità in base a regola stabile che spiega il mutamento. Capiamo quali sono le vocali che dittongano in italiano, spagnolo e francese: in italiano in sillaba aperta con vocali medio basse (O, E, derivanti rispettivamente dalla O breve ed E breve latina) ; in spagnolo in sillaba aperta e chiusa, le vocali toniche medio basse; in francese tutta la serie di medio alte che basse. Teniamo in conto anche la sillaba aperta e chiusa. In italiano e francese solo in sillaba aperta, in spagnolo sia aperta che chiusa. Dittongamento spontaneo, segue leggi fonetiche: Italiano: nella O breve: NO(breve)VUM – NO/VUM = NUOVO ; MO(breve)RTEM – MOR/TEM = MORTE. La prima è aperta e finisce per vocale, la seconda è chiusa e finisce per consonante. La prima è aperta e da dittongo, la seconda chiusa no. Nella E breve: PEDEM – PE/DEM diventa PIEDE. FERRUM – FER/RUM diventa FERRO. Sillaba aperta da il dittongo e la chiusa no. Spagnolo: ha in comune con l'italiano le vocali medio-basse (O, E) ma risultati diversi. Ma la differenza è che dittonga sia in sillaba aperta che chiusa. Francese: nell'antico francese, in E semi chiusa, derivante da I latina, in sillaba aperta ha dato un dittongo inizialmente EI – OI, diverso quindi da IE. L'accento qui discende. Nel caso PEDEM l'accento invece sale e da IE con PIED. (è scritto pied con la D perché è una caratteristica della lingua che consiste nell'essere conservativa rispetto alla grafia, è un relitto della lingua latina). Il dittongo quindi EI è discendente e IE ascendente. Da EI – OI per arrivare alla forma WE nell'antico francese, per arrivare solo alla fine 700 in epoca moderna alla pronuncia WA, pronuncia popolare che si afferma nell'epoca della Rivoluzione francese. La parola PILUM ha grafia come Pèil che diventa pòil, ma scritta in poil si pronunciava PUEL, nel francese moderno sempre poil ma pronuncia in WA. (porta allo sviluppo di WE, ascendente, rispetto ad un originario dittongo discendente). Stessa cosa per TELAM chiuse, in posizione atona quindi non ha importanza la pronuncia semi aperta o semi chiusa. In posizione atona si presentano generalmente in forma chiusa. Vocalismo atono siciliano: molto più complesso, in fine di parola abbiamo solo i, a, u. nel sardo non cambia nulla. Nel balcano romanzo cambia qualcosa perchè qui non abbiamo la O in fine di parola. Ci dobbiamo ricordare però che l'accento intensivo produce dei mutamenti fonetici che nel latino non erano stati innescati dall'accento melodico. Esempio: VIRIDEM, nel latino l'accento era nella prima I, ma la seconda veniva comunque articolata. Nelle lingue romanze la seconda I è scomparsa: fenomeno che si chiama SINCOPE, caduta cioè della vocale o della sillaba all'interno della parola, causata dal fatto che la vocale si trova subito dopo la sillaba dove cade l'accento. APOCOPE: caduta di una vocale o di sillaba alla fine della parola: CIVITATEM in latino, ma alcune lingue non conservano l'ultima vocale. CITTA' AFERESI: caduta di una vocale o sillaba all'inizio di parola: HISTORIAM, it. STORIA. In italiano, davanti alla S seguita da consonante, si introduceva spesso una I (es. iscritto) per agevolare la pronuncia. Questa I che compare, prende il nome di I prostetica o protetica, secondo il fenomeno della PROSTESI, che vuol dire proprio aggiungere una vocale che non è presente nell'etimo della parola. Nella parola istoria si è creduto che fosse stata un'aggiunta e quindi è stata tolta, anche per errore, e questo fenomeno viene chiamato dai linguistici Ipercorrettismo. Viene aggiunta davanti ad un gruppo consonantico S+consonante. Esiste anche un'altra caratteristica delle vocali atone, come l'epitesi: questo è l'inserimento in fine di parola di vocale d'appoggio: DUPLUM: la m finale scopare con anche la U (cambia anche la P che diventa una B che si chiama lenizione, indebolimento della consonante). Duplu/dublu che in sp e fr diventa doble e double quindi la U diventa E, ma perchè? È una caratteristica di varietà che hanno valore eufonico, per facilitare l'articolazione. Riduzione delle vocali in iato I, E, U: I ed U vengono assorbite, cioè scompaiono come in PARIETEM che diventa PARETE, la I scompare. Vediamo il caso della E breve in iato e I breve in iato. I breve: FILIUM: diventa FILJU si trasforma in iod. Italiano figlio. Il Francese fils perchè non deriva da filium ma da filius probabilmente. E breve: VINEAM diventa VINJA, nasce quindi la nasale palatale. 25-02 Mutamenti fonetici che riguardano anche il vocalismo atono: Assimilazione: ci sono due tipi di articolazioni che assumono in tutto o in parte caratteri comuni. A Regressiva: -FACTUM: assistiamo all'assimilazione del secondo suono al primo suono. L'occlusiva dentale T assimila a sé l'occlusiva velare. Il procedimento va all'indietro, regredisce. - BILANCIAM in latino volgare, presuppone una trasformazione del tipo BILANCIAM, BALANCIAM, la vocale I si è assimilata alla A. si tratta ancora del secondo suono che assimila al sé il primo. In quasi tutte le lingue romanze, tranne per l'italiano, perchè forse ha avuto origine dalla parola senza assimilazione. A Progressiva: lo vediamo tra i dialetti centro-meridionali. es. MUNTONEM ha dato all'italiano mer. mondone, forma di assimilazione progressiva anche se i suoni non diventano identici perchè la N ha reso simile a sé l'occlusiva dentale facendola passare da sorda a sonora. Quindi assimilazione in parte, con un piccolo tratto. All'italiano merd. Quanno, qui la nasale ha trasformato l'occlusiva dentale sonora in un suono identico a sé stesso. Dissimilazione: fenomeno opposto, quando due suoni simili si trovano vicini e nell'articolarli, li diversifichiamo. Esempio: VICINUM: it conserva l'etimo latino con vicino; altre varietà invece lo modificano, es spagnolo, francese, derivano da VECINUM con vecino. Nella parola PEREGRINUM: it pellegrino, dove in latino c'era la vibrante, in italiano abbiamo la LL, evidentemente ci fu la dissimilazione della prima vibrante che è passata alla categoria delle laterali. Anche per francese, catalano e rumeno. No portoghese e spagnolo che rimane peregrino. Italiano abbiamo però entrambe le forme di pellegrino/peregrino. Pellegrino è passato dall'orale con dissimilazione, mentre peregrino era usato in contesti dotti. Atone finali: tendono a cadere, la più resistente è la A. - in francese la A finale si indebolisce in E ed evolve in E muta. esempio SCHOLA che diventa école. - in molte varietà romanze la U finale diventa O esempio CLARUM diventa chiaro. (da non confondere con la A tonica in sillaba libera che in francese diventa E). FONEMI CONSONANTICI DEL LATINO: occlusive bilabiali (p,b) ; dentali (t, d) ; velari (k, g); e anche labiovelari (k,g) che hanno in esponente una W (uau), non sappiamo come articolassero questo suono ma nelle lingue romanze si è articolato in modo diverso per poi scomparire. Fricative: f, s , h. Ce ne sono poche, la glottidale H non veniva articolata nel latino volgare. Nasali: m,n. Ad esempio non abbiamo la palatale alveolare GN. Laterali solo l. manca la laterale palatale GL. Vibrante dentale r. approssimanti: j (iod), w (uau). diventa BASJARE, in italiano rimane con baciare; nel francese antico era BAISER (pronunciato come scritto) qui lo JOD sembra si sia messo davanti la S, infatti questo è un fenomeno che prende il nome di anticipazione di JOD o palatalizzazione incompleta, che si nota in francese. Lo JOD quindi si mette prima e va a palatalizzare la vocale, la A. In spagnolo besar anche qui la A è stata palatalizzata, che vuol dire? Vuol dire innalzare. (trapezio vocalico: La palatalizzazione di una vocale significa che la sua articolazione si innalza, esempio se la A si palatalizza diventa un medio bassa. Esempio medio alta e medio bassa di francese in FEU (medio alta) e FLEUR (medio bassa), vanno più verso il centro della cavità orale. Al centro c'è lo schwa, indebolimento della A atona) Palatalizzazione nessi con L: riguarda PL, BL, FL, CL, GL. Non in tutte le lingue romanze cambiano questi nessi, e la lingua + conservativa è il francese. Esempio PLENUM in francese plein ; FLAMMAM flamme ; CLAVEM clé. Il nesso qui è stato conservato come in latino. In italiano no, pieno, fiamma, chiave con la I, ma cos'è questa I? È il segno dell'avvenuta palatalizzazione, è uno JOD. Nella parola italiana pieno troviamo dittongo IE JOD+vocale. Fiamma FIA jod+a. Nelle altre lingue come in spagnolo abbiamo LL. Nel portoghese si forma CH affricata palatale. Questione anche geografica: il portogallo è a completo ovest, la Romania ad est, hanno in comune l'aspetto della CH. LENIZIONE: lenis vuol dire debole, quindi la lenizione è l’indebolimento delle consonanti in posizione intervocalica. Si può manifestare in diversi modi: 1) come scempiamento o degeminazione, esempio SPALLE a sud e SPALE a nord. 2) le occlusive come in ORTICA ad nord della linea la spezia rimini, e ORTIGA al sud, avviene una sonorizzazione, l'occlusiva sorda si è trasformata nella sua corrispondente sonora. 3) in alcune varietà l'occlusiva sonora può essere trasformata in una fricativa, esempio da ORTIGA passa ad una fricativa velare sonora, fenomeno spirantizzazione. 4) l'indebolimento totale porta al dileguo, alla scomparsa del suono che da fricativo scompare. Degeminazione: capponem in italiano rimane cappone, ma nelle altre lingue romanze abbiamo degeminazione l'occlusiva bilabiale sorda. Passum stessa cosa ma in fricativa alveolare sorda. Sonorizzazione: VITAM nel portoghese diventa VIDA con sonorizzazione dell'occlusiva dentale sonora. In spagnolo avremo invece la spirantizzazione sempre con VIDA, fino al dileguo del francese con vie. Lenisce anche occlusiva + r/l: con esempio di CAPRAM, notiamo che in francese abbiamo la spirantizzazione chèvre, nello spagnolo e portoghese cabra (probabile che spirantizzi anche questa). Casi particolari: esiste un livello di permeabilità della linea la spezia rimini, ad esempio in RIPAM abbiamo in italiano sia ripa che riva, in ripa abbiamo l'assetto latino, mentre riva rappresenta la parola con la vocale che ha subito lenizione e spirantizzazione. Annum e caballum non abbiamo per niente la lenizione ma anzi la palatalizzazione perchè diventa ANO e CABALLO. 26-02 Morfosintattica: a partire dal sistema nominale latino. Ciò che contraddistingue il latino classico dalle lingue romanze è la presenza dell'articolo. Erano presenti sostantivi, aggettivi, pronomi, numerali, ma non gli articoli. In latino esistevano 5 declinazioni (aggiunge al sostantivo il morfema grammaticale), 3 generi (maschile femminile e neutro), 2 numeri (singolare e plurale) e 6 casi (nominativo che esprimeva il soggetto; genitivo con il compl. Di specificazione; dativo compl di termine ; accusativo compl oggetto; vocativo per l'invocazione ; ablativo per mezzo/modo/strumento). Teniamo a mente il nominativo, accusativo e ablativo, perché con la scomparsa di questi casi nelle lingue romanze, questi tre sopravvivono più a lungo. Per la flessione si utilizza il tema del sostantivo, a cui si aggiungono le desinenze che poi sono i morfemi grammaticali. Il tema si ottiene togliendo al nome la desinenza del genitivo. Abbiamo visto con la parola monte della terza declinazione nominativo: mons genitivo: mont-is dativo: mont-i mont è il tema. Fenomeni generali che riguardano l'evoluzione delle declinazioni: sono state ridotte da 5 a 3, che corrispondono alle 3 classi del femminile, maschile o entrambi. (-a , -o , -e ). Abbiamo però testimonianze di persistenza della declinazione latina in area galloromanza fino al XIV secolo dove abbiamo una declinazione bicasuale: caso retto e caso obliquo. Il retto rappresenta l'evoluzione del nominativo latino (caso soggetto) e l'obliquo è l'evoluzione dell'accusativo (complemento oggetto). Riduzione dei casi da 6 a 3, poi a 2 e poi ad 1 con l'accusativo. Riduzione anche dei generi, e scompare infatti il neutro. Il neutro singolare confluisce nel maschile, il neutro plurale nel femminile. Questo non avviene per tutte le parole, ma per le parole collettive; infatti, folia passa all'accezione di foglia dell'albero, perché rappresenta l'insieme delle foglie dell'albero. Per noi oggi fogliame. Abbiamo anche cambiamenti di genere: ad esempio gli astratti in -OR in area galloromanza, diventano femminili. Esempio: amour in francese che derive da amor, amoris del latino che essendo un italiano come funzione, il nostro ciò deriva da HOC rafforzato dalla particella ECCE, si fondono ECCE HOC creando CIO con forma sintetica. La fusione di più elementi indipendenti in uno, prende il nome di grammaticalizzazione, è un fenomeno importante per capire i mutamenti della morfosintassi perché interessa soprattutto il sistema verbale e nominale. Le grammaticalizzazioni sono formate da una sorta di rafforzativo posto davanti ai dimostrativi superstiti del latino volgare (iste, ille) che non mantengono il loro significato originario. Da ACCU + ILLUM (accusativo di ILLE), derivano dall'italiano QUELLO, lo spagnolo AQUEL, portoghese AQUELE. Supponiamo che ACCU sia conservato in area iberoromanza ed ECCU in area italoromanza. Un altro fenomeno è ECCU/ACCU + istum (accusativo di ISTE) da origine a QUESTO. Evoluzione da labiovelare ad occlusiva velare + uau. In spagnolo e portoghese abbiamo este/ese che derivano sempre dalle forme latine. In francese situazione diversa: ECCE + istum ha dato CET (con la t pronunciata) in antico francese. ECCE + illum ha dato cel. Perchè ECCE? Perchè abbiamo il fenomeno della palatalizzazione dell'occlusiva velare. Nel francese antico troviamo anche delle forme del tipo CIST, come mai? C'è la memoria della fusione della grammaticalizazione che aveva alla base ISTUM, quindi CEST e CIST a seconda delle aree dialettali. L'articolo indeterminativo deriva dal numerale cardinale UNUS, che si declinava. Poteva essere usato anche al plurale con UNOS UNAS, ma non con valore numerale, ma come indefinito “DEI” come in spagnolo. Un'altra evoluzione è quando si fonde con la preposizione creando le preposizioni articolate che possono avere valore di articolo e partitivo (uno dei). 28-02 Pronomi personali: in latino mancava una forma specifica per indicare la terza persona singolare e plurale, e usavano i dimostrativi invece di “egli” si diceva “questo, quello”. Le lingue romanze qui risemantizzano ILLE ed IPSE, cioè antico quello e il determinativo “stesso”. Per il resto, le romanze conservano le persone così come le aveva il latino, magari arricchendole. ILLE è all'origine sia del singolare che del plurale, è alla base delle forme ormai quotidiane. Anche IPSE poteva essere usato, infatti esso/esse deriva proprio da IPSE e non da ILLE. Ille ed ipse erano già stati usati per i dimostrativi, qui anche per le persone, elementi selezionati come particolarmente funzionali ed efficaci per esprimere comunicazioni. Noi non diciamo più tanto esse/essi/esso/essa, come anche egli/ella, sono forme ormai indisuse, usiamo lui e lei. Probabilmente questi lui e lei derivano dall'ibrido, dalla combinazione di ILLUI/ILLAEI del genitivo + dativo singolare, ma è un'ipotesi. La sopravvivenza anche di un genitivo plurale maschile di ILLE che è alla base del nostro LORO da ILLORUM. Il verbo latino: rispetto alle lingue romanze nota l'aspetto dell'azione: aveva perfettivo e imperfettivo. perfettivo se l'azione era conclusa, imperfettivo se l’azione non era conclusa. Presente indicativo del verbo cantare: chiare somiglianze tra le lingue romanze che derivano dal latino. L'italiano non conserva le finali latine soprattutto la S, che invece ritroviamo nello spagnolo e nel francese. Il francese ha anche EZ nella seconda personale plurale, anch'essa è il segno dell'evoluzione fonema del morfema grammaticale latino ATIS, vicino al nostro CANTATE e CANTAIS spagnolo. Il verbo romanzo: le coniugazioni si riducono da 4 a 3, è sparita la terza coniugazione che si è confusa con la seconda (E corta E lunga). Quindi c'è un passaggio, fenomeno che si chiama metaplasmo. C’è anche passaggio di cambio vocalico: FUGERE diventa FUGIRE. Modi e tempo del latino sono generalmente continuati, ma ci sono delle innovazioni romanze, che possono procedere da forme analitiche a forme sintetiche. Ragioni del mutamento: Confusione fonetica: differenza tra futuro e passato remoto con CANTAVIT (cantauit) come passato remoto e CANTABIT come futuro. Suono che creano possibilità di interscambiabilità che può creare anche una bilabiale sonora spagnola B, quindi può esserci confusione. Somiglianza di molti tempi. Conseguenze: -scomparsa di forme: vengono sostituite e si cerca una forma più espressiva. Viene aggirato il problema con una perifrasi, usare un giro di parole. -innovazioni morfosintattiche: si presentano in forma perifrastica che noi leggiamo anche in forma analitica, che può essere fusa in una sola parola, grammaticalizzata. I 3 punti di forza di innovazione sono il futuro semplice, il condizionale (non esisteva) e le forme di ausiliare + participio passato, vanno a sostituire le forme sintetiche. ( In latino non esisteva l'ausiliare avere e non c'era la possibilità di averlo in participio passato, esisteva solo l'ausiliare essere, usato nella diatesi passiva. L'ausiliare essere esisteva in latino ma preso dal latino volgare e poi dalle lingue romanze per essere usato in modo diverso. L'ausiliare avere è una creazione delle lingue romanze. ) -innovazioni semantiche: nasce l'imperfetto congiuntivo, spostamento del significato che aveva il piùcheperfetto latino che assume il significato del nostro congiuntivo perfetto: come se in - metodo storico-comparativo, mutamenti fonetici che abbiamo visto, dal latino volgare alle lingue romanze. Iscrizioni: dal Graffito di Pompei (prima del 79 d.C). Sono due versi sul tema dell'amore. Capiamo che non è il latino classico, chi lo ha scritto non si è preoccupato della grammatica latina, ma di come parlava. Non ha badato alle finali, l'unica che rimane è la S. Ha usato delle forme diverse. Colpisce il fenomeno di: valia, peria e riconosciamo l'innalzamento della vocale in iato, caduta consonanti finali, forme diverse dalle classiche latine. Quindi prima testimonianza possibile sulla nascita del latino volgare, 1 secolo d.c. Abbiamo cambiamenti fonetici importanti. Ama per amat Valia per valeat Peria per pereat Testimonianza dei grammatici, forse 3-4 sec d.C. Appendix Probi, appendice di Probo: è una lista di parole latine non corrispondenti alla buona norma del latino classico, probo era un maestro che ha scritto gli errori commessi dagli studenti, ma in realtà è possibile vedere gli sviluppi fonetici che hanno portato poi alle lingue romanze. Primo aspetto evidente è la sincope, il maestro scrive speculum e non speclum. Il ragazzino magari ha scritto speclum e il maestro corregge. Calida e non calda. Oculus non oclus. Cavea non cavia con innalzamento di vocale in iato. Grundio non grunnio con assimilazione. Auris non oricla con monottongamento della O. Glossa: glosse di Reichenau del 8 secolo. la glossa è una spiegazione di una parola di difficile comprensione, il glossatore scrive la spiegazione. Sono delle annotazioni rispetto ad un vocabolo e possono essere a scopo esplicativo o traduttivo. Le glosse di reichenau mostrano due tipi di registri, quello di partenza è più elevato, e il secondo è il volgare. Affiancano parole del latino classico ad innovazioni latine. Iecore viene sostituito con ficato: probabilmente ingrassato con fichi, in riferimento agli animali; Leva viene sostituito con sinistra: la mano sinistra è quella che da tradimento. Pulchra sostituito con bella. Saniore sostituito con plus sano, che sopravvive. – (cambiato argomento) Ci focalizziamo su un altro editto, inizi 9 d.C. Carlo magno è stato incoronato imperatore nell'800 dal Papa, imperatore del Sacro Romano Impero che comprende l'area dalla Gallia e tutta l'area germanica. Grande momento nella storia, l’Impero Romano è ora rinato grazie a lui. Attorno a quest'epoca, tra 8 e 9 sec d.C. avviene un fenomeno storico-culturale che prende il nome di rinascita carolingia, si tratta di un potere dell'imperatore che si rende conto di aver bisogno della forza militare per imporre il suo prestigio, ma anche della cultura e della letteratura, scienza, tutta l'arte. Carlo invita tutti, dotti proveniente da tutta Europa, dall’Inghilterra viene il dotto Alcuino da York che scrive un piccolo trattatello sull'ortografia del latino che è alle origini forse di una volontà collettiva di riformare il latino scritto che anch'esso si stava allontanando dalle norme della classicità. Ora il latino dei dotti assume quindi una configurazione morfosintattica più vicina alla norma classica e omogenea da regione a regione. Nell'813 d.C. ci sarà il Concilio di Tours che stabilisce che la predicazione debba avvenire nella rustica romana lingua, una lingua non latina ma romanza, che viene opposta alla lingua germanica. Questa forma di oralità rustica viene usata quando si dice la predica, si fa l'omelia. Si trattava di una lingua ancora non definibile, ma è chiara la testimonianza che separa il latino classico scritto e le varietà romanze. Alcuni dei più antichi documenti romanzi: distinzione tra documento e monumento: monumento è un testo di estrema importanza che è arrivato fino a noi sulla base di una specifica volontà e non in modo casuali. Tra i testi di seguito, un monumento è sicuramente il Giuramento di Strasburgo. Giuramenti di Strasburgo 842: sono un patto che due dei nipoti di Carlo Magno, figli di suo figlio Ludovico il Pio hanno fatto tra di loro per spartirsi il sacro romano impero, e da questo patto nasceranno l'odierna Francia e Germania. Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo che a Strasburgo, nell'842, di fronte ai loro eserciti come testimoni, si esprimono contro il loro fratello, Lotario. Testimonianza dello scritto, grafia carolina, molto semplice e assomiglia al nostro corsivo, lettere staccate tra loro. Ludovico il germanico parla nella stessa lingua del fratello per far sì che capiscano tutti, ma poi ognuno giurerà nella propria lingua. Gli eserciti anche giurano. Ci è stato tramandato all'interno di un manoscritto latino che riporta la storia dei figli di Ludovico il Pio, redatta da Nitardo, lo storico, che ha riportato questi monumenti in lingua originale, il 14 febbraio 842. Se Nitardo non avesse avuto cura del testo, noi non l'avremmo la testimonianza. Dal punto di vista grammaticale: vediamo che non sono quasi mai tenute le vocali finali, capita di trovare le O, che forse nasconde il dittongo OU. È presente la lenizione, come poblo da populum. Fenomeni tipici della lingua francese come dreit, fait.(ct latino diventa it). Fradra e fradre per FRATREM assente la trasformazione della A tonica in E, forse perchè la grafia è incerta, probabilmente si era già indebolita in E, per il loro orecchio era la stessa cosa. Da CAUSAM abbiamo il monottongamento O. Anche cosa presenta una A finale, sicuramente che sta per E, e non presenta neanche la palatalizzazione, ma occlusiva velare. la storia della tradizione, che è la storia del testo, di tutti i testimoni che riportano questo testo. l’oggetto di studio del filologo è quello di studiare tutte le copie e capire chi viene prima e chi viene dopo. Capire come si è trasmesso il testo, a livello anche genetico, in questo caso si applica lo studio della genesi, si confrontano due manoscritti validi. Si studia anche l’ecdotica: preparazione di edizione critica, l’edizione critica è un testo ad opera di un editore in cui ogni scelta dell’editore è giustificata, argomentata, e accompagnata da un apparato: qui inserisce tutte le lezioni rifiutate di quel verso, mettendo anche le varianti, in modo che chi legge sa qual è la tradizione di quel verso. I problemi che può avere un editore di un testo: il problema generale è la distanza cronologica, può portare differenze di concezione del testo che vanno comprese e capite. Il primo problema è la differenza tra ciò che noi chiamiamo autore e cosa era l’autore nel medioevo. Per noi l’autore è colui che scrive l’opera, ma nel medioevo i testi erano anonimi perché per loro l’autore è colui che è degno di essere ascoltato, era quindi una autorità. Non ha a che fare con un testo. Chi scriveva tendeva a scomparire. Non ha forte rilevanza identitaria, i testi potevano scriverli chiunque, non li conosciamo. Il concetto di autore è un nostro concetto moderno. Ha un’idea autoriale molto fluida, cioè l’autore poteva essere colui che l’ha pensato e scritto, ma poteva essere anche solo un copista. Mobilità del testo: più un testo è famoso, più è mobile, quindi variabile. Tipi di mobilità: le modifiche preterintenzionali cioè gli errori, se il copista sta copiando un testo su un altro manoscritto, e la fase di copiatura. Prima si legge il testo che si chiama antigrafo, la mente riproduce i termini che ha letto, e possono già avvenire degli errori. Il copista legge, ripete il verso, pronuncia e poi lo mette per iscritto. In questo passaggio, possono succedere tante cose. È un’operazione faticosa. Le modifiche sono gli errori inseriti involontariamente. E possono essere: scambio di lettere, salto di versi. Modifiche intenzionali: chi copiava si sentiva autorizzato ad intervenire con degli errori, non c’era una concezione forte dell’autore per cui si doveva portare rispetto all’autore. Il copista non sa chi l’ha scritto, quindi si può permettere di modificare come vuole. O lo fa per ragioni linguistiche, l’antigrafo è stato prodotto nel nord della Francia con variante della lingua d’oil, il copista si trova nel centro ovest della Francia, e hanno differenze di lessico, grafia, e il copista quindi lo modifica. Traduce nel proprio dialetto. La patina linguistica è forte. Il copista può diventare anche co-autore, gli piace talmente tanto la storia che decide di cambiarla. Sistema di scrittura: disposizione del testo importante perché è un problema pratico, perché l’editore di oggi deve cambiarla per il lettore moderno. L’editore sceglie se mantenere la disposizione o cambiarla. Ogni colonna è portatrice di contenuto, capiamo l’argomento in basa alla disposizione. Il romanzo scritto su tre colonne con versi brevi, l’epica in una sola. La disposizione non è quindi solo questione estetica, ma portatrice di contenuto. Grafia: erano standardizzate, i grafemi non sono come i nostri. Le maiuscole e minuscole sono sistemi diversi per le diverse epoche, non c’erano regole. Nel medioevo il loro uso non era regolato. Scripto continua: inoltre, per risparmiare spazio non si separavano tutte le parole, lo spazio è un qualcosa di moderno, nei manoscritti latini non ci sono proprio. Anche qui non è banale, la loro separazione non è sempre evidente. Latinismi: l’alfabeto era latino, possono esserci parole latine ma con pronuncia romanza, come la congiunzione “et”. Palatali: non esistevano. Tutte le lingue romanze hanno ormai suoni palatali, che vengono resi nella grafia in modi diversi, dubbi su come leggere. Punteggiatura: esisteva il punto, ma con ruoli diversi. Esistono dei segni che hanno grafia diverse. Il copista deve capire se tenere il segno o no, così può confrontarlo con altre testimonianze, ma magari non c’è, quindi cosa fa? Sono tutte problematiche dell’editore. Obiettivi dell’ecdotica: il primo è l’interpretazione di ogni copia, cioè bisogna leggere e capire ogni copia esistente, avendo competenze, conoscere anche l’aerea geografica. Una volta capito il testo, si passa all’altra copia dello stesso testo e si fa lo stesso lavoro. Solo dopo si procede al confronto: il confronto permette di raggruppare i manoscritti in famiglia che derivano da un antigrafo. Poi si passa all'edizione del testo, ogni editore può interpretare le differenze nelle copie in modo personale, spiegandone le scelte critiche. Il manoscritto viene visto come un oggetto vero e proprio che viene studiato fisicamente, e uno studio in sincronia e diacronia, è quindi sia un prodotto singolo di un singolo momento storico sia una fase di un percorso tradizionale. Vengono descritte le caratteristiche fisiche, tipo le misure, il tipo di supporto (carta o pergamena, fogli di guardia per proteggere il testo), apparato decorativo (le linee rosse sono rubriche) e le lacune meccaniche (cadute di fogli). Il fascicolo è un insieme di bifogli piegati uno dentro l'altro e ogni metà è un foglio che ha un recto e un verso, infine vengono rilegati. Viene indicato anche nella pagina lo specchio di scrittura, il tipo di scrittura utilizzata. Il paratesto è importante anche per le interpretazioni e sono ad esempio le rubriche, descrittori di servizio (erano indicazioni per i si parla anche di LECTIO DIFICILIOR: la più difficile è più vicina all'originale perché il copista tende a banalizzare. Le innovazioni possono essere: errori: lezioni che non offrono un significato accettabile, violano la coerenza di un enunciato. Sono una lezione errata, ma possono essere errori guida, possono essere congiuntivi (comuni alla stessa famiglia) o separativi (non possono essere corretti per congettura). Varianti: lezioni accettabili in base al contesto. possono essere adiafore (quando non possiamo attribuirla al copista o all'autore ma possono essere attribuite ad entrambi) ; formali (variazioni solo nella forma, aiutano a capire i mutamenti geografici della patina linguistica) ; sostanziali: una parola al posto di un'altra. il metodo di Lachmann è anche detto genealogico poiché indaga il rapporto genealogico tra i vari testimoni, ogni copia è intesa come atto di filiazione di un manoscritto di un determinato modello e i manoscritti che hanno la stessa derivazione si riuniscono in famiglie. I testimoni si riuniscono in base a errori comuni - errori guida che sono presenti in più testimoni e non attribuibile all'originale e sono detti anche errori congiuntivi perché permettono di riunire più testimoni in una stessa famiglia. 12 secolo: è considerato il secolo d'oro della letteratura romanza, il primo testo francese è “La cantilena di Sant eulalia”, scritto in lingua romanza (lingua d’oil). Si iniziano a comporre i nuovi testi letterari a partire dal 9 secolo, questi si distaccano dalla letteratura mediolatina e trattano temi a e agiografici, cioè la vita dei santi, mentre il primo testo letterario intero la canzone di sant'alessio nel 1040. Le prime espressioni letterarie avvengono in territorio Gallo- romanzo, cioè nella Francia del nord dove si forma un genere nuovo che è quello dell'epica cavalleresca (con le chansons de geste) in epoca feudale, portando come temi conquiste di territori arabi o crociate legati alla cristianità. nel 1100 circa viene composta invece la Chanson de Roland. La Chanson de Roland è scritta in lasse (strofe) raggruppate da assonanza di endecasillabi non rimate, tutto era cantato dai giullari. A sud della Francia invece con la lingua d’oc fiorisce una letteratura completamente diversa, che è la letteratura trobadorica che si fa nascere nel 1071 che si fa coincidere con Guglielmo 9 conte d’Aquitania. La lirica trobadorica è accompagnata da musica e la tematica e l'amore raffinato irrealizzabile perché la dama appartiene ad una classe più alta e anche sposata con il signore della corte dove il poeta risiede. È un amore cortese o fin’ amor, la cui natura è un amore irrealizzabile e illusorio. le forme metriche sono variegate, sono canzoni suddivise in COBLAS (stanze) di ottonari o settenari o endecasillabi. Oltre alle canzoni d'amore vi sono sottogeneri popolari, come la pastorella di stampo narrativo che mette in scena un siparietto tra un cavaliere che si imbatte in una pastorella umile, con dialoghi finalizzati alla conquista della pastora con obiettivo di rapporto sensuale e normalmente la pastora cede alle lusinghe del Cavaliere separandosi alla fine. Un'eccezione è la pastorella di MARCABRU in cui la pastora si mette in mostra saggia e colta respingendo il corteggiamento. i temi della letteratura trobadorica migrano anche al Nord nella seconda metà del 12 secolo inizia a comparire la letteratura cortese, lontana dalla geografia e dalle chanson de geste. Figura fondamentale in questo contesto è la nipote di Guglielmo 9 che viveva alla sua Corte, Che voleva portare la vita cortese di lusso al Nord. Lei era sposata con il re Luigi VII Di Francia. lei lo convince a partecipare ad una crociata che finirà in disfatta e si lasciano. si risposa l'anno dopo con Enrico II e si sposta in Inghilterra, dunque hanno un Regno molto vasto. Eleonora e la figlia Maria di Champagne che fondano un circolo letterario in cui ospitano diversi scrittori e poeti del Regno tra cui Chrétien de Troyes, tra questi vi è anche Wace (vas) al quale Eleonora commissiona un romanzo per fare falso storico sulla dinastia dei re inglesi e inserisce i plantageneti e così nasce la figura di re artù, Nel suo romanzo Roman de Brut, inaugurando il primo romanzo di materia arturiana. La materia arturiana è definita la rappresentazione letteraria del nuovo ideale cortese, è presente la Corte arturiana in cui si celebrano giochi, balli ; c'è la tavola rotonda che rappresenta il rapporto ideale tra il re e i cavalieri. Ci sono due filoni dei romanzi arturiani: i romanzi di Chrétien de Troyes e i romanzi tristaniani in versi (Tristano e Isotta in Cornovaglia). Il più importante romanziere del 12 secolo è Chrétien de Troyes nato nella regione di champagne che scrive sotto la Corte di Maria di champagne, figlia di Eleonora d’Aquitania. Racconta avventure di cavalieri della tavola rotonda con atmosfere celtiche e leggendarie inserite nel mondo cortese. i suoi romanzi sono detti “a tema” e uno dei temi più importanti è quello del compromesso, poiché un Cavaliere possa essere un buon servitore del re ma anche seguire l'amore. Analisi MERAVIGLIOSAMENTE: canzone d’amore di Giacomo da Lentini, dedicata ad una donna alla quale però non riesce a manifestare il suo amore. È lirica siciliana, molto vicina al fin’amor. Nell’edizione originale è scritto meravigliosa-mente. Parafrasi: incipit con avverbio che occupa l’intero verso, è un amore che mi stringe e incatena ad ogni ora del giorno. Come un uomo che fissa l’attenzione in un altro esempio, spinge la simile pittura. Così, bella, faccio io, che fra il mio cuore porto la tua figura. Nel cuore pare che io vi porti, dipinta come parete, e non appare di fuori (pittura che dall’esterno non si vede perché è dentro il suo cuore). O dio, come mi sembra forte, non so se lo sapete, come vi amo di buon cuore, che io si sono timido che pure vi guardo di nascosto e non vi mostro amore. Avendo un gran desiderio dipinsi una pittura bella e somigliante, e quando voi non vedo, guardo in quella figura, e sembra che io vi abbia davanti, come quello che crede salvarsi per sua fede, (colui che si trova in punto di morte crede di salvarsi per la sua fede) anche se davanti a se non vede niente. Nel cuore mi brucia un dolore, come un uomo che tiene il fuoco nel suo seno nascosto, e quando cerca di soffocarlo allora arde ancora di più, lì nel cuore, e non può stare rinchiuso dentro il cuore. Similmente io ardo quando passo e non guardo voi, viso amoroso. Se io guardo quando passo verso di voi, non mi giro, bella, per riguardarvi. Ma me ne vado ad ogni passo, e faccio un gran sospiro che mi fa angosciare, e certo bene mi angoscio tanto che a malapena mi riconosco, tanto bella lei mi pare. Assai vi ho lodato, madonna, in tutte le parti, delle bellezze che avete, non so se vi è stato detto che io lo faccio con le arti, che voi pur vi nascondete, sappiatelo attraverso i segni ciò che io non dico con la lingua, quando voi mi vedrete. Canzonetta nuova, novella, vai e canta una nuova cosa, alzati dal mattino presto davanti alla più bella, fiore di ogni amorosa, bionda più che oro fino. Il vostro amore che è cosa preziosa, donatelo al poeta stesso. Analisi metrica: canzone, ha 7 stanze (strofe), ogni stanza ha 9 versi, sono versi settenari ( l’accento forte cade in sesta posizione). Schema rimico: usiamo le lettere, ABC-ABC-DDC. Capita che riprende una parola o sintagma del verso precedente nel verso successivo si chiama coblas CAPFINIDAS, procedimento stilistico tipico della poesia trobadorica, in cui le coblas si articolano tra di loro in diversi modi, Giacomo da Lentini la conosce bene. Lavoro di critica del testo: la poesia è stata trasmessa da tre testimoni, dall’analisi dei testimoni sono emersi degli errori significativi: due errori di archetipo e nel verso 53 dell’edizione critica si vede la caduta di una sillaba. Il primo errore di archetipo si vede nel testimone A : LAUDATA che fa rima con CONTATA, che non va bene perché dovrebbe essere contato. Nel testimone B contato è giusto, ma ha laudata, così la rima non torna. Il testimone C ha laudata e contato, anche qui non torna la rima. B e C hanno lo stesso errore che è comune anche ad A, perché l’errore è in realtà LAUDATA, che si è creato nell’archetipo, l’originale aveva laudato. In fase critica l‘autore capisce che lì c’è un errore e nel suo testo mette laudato e contato. Collatio: il testimone A porta MARAVIGLIOSA MENTE, il testimone B porta MERAVIGLOZAMENTE, il testimone C MERAVILLIOSA MENTE. A ha MARA, B e C hanno MERA, si applica la legge della maggioranza perché c’è un accordo B e C che si deve all’archetipo e non al subarchetipo, è A ad aver cambiato. 1. A e C scrivono mettendo uno spazio tra meravigliosa e mente, B lo scrive tutto attaccato; quindi, accordo tra A e C contro B; anche qui si applica la maggioranza. 2. A. in core pare chiviporte B. alocor parcheo porte C. incor par keo vi porti. Accordo tra A e C in incore, quindi legge della maggioranza. Ma in tutte e tre ci sono due sillabe in più quindi sono sovrannumarate. L’edizione critica elimina la E finale di core e pare, si accetta in cor e par, si sceglie EO di B e C e porti. Le prime tre stanze sono accettabili, ma già dalla quarta c’è discordanza. Nella quarta in C c’è “se io guardo quando passo” che in A si trova in sesta posizione e in B in quinta posizione. A livello di interpretazione è giusta poi la C perché finisce con “adesso che vi ho laudata” e ha senso. Per decidere l’ordine delle stanza si fa prima una ricognizione con il metodo di lachmann, se si può applicare, senno si usa la recentio aperta, cioè si applicano metodi diversi per ricostruire l’ordine esatto. Noi lo leggiamo da C, è il testo più organico e coerente.
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