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Filosofia del diritto, Croce e Kelsen, Appunti di Filosofia del Diritto

Appunti delle spiegazioni di Filosofia del diritto

Tipologia: Appunti

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Scarica Filosofia del diritto, Croce e Kelsen e più Appunti in PDF di Filosofia del Diritto solo su Docsity! Filosofia del diritto - Lezioni Lex. 06.03.18 Due sono i punti di vista attraverso i quali si può studiare la filosofia del diritto: - Dal punto di vista della filosofia - Dal punto di vista della filosofia del diritto Per filosofia si intende lo studio dell’autonomia della conoscenza filosofica rispetto alle altre conoscenze. Per filosofia del diritto si intende lo studio della storia del diritto. Croce non e contrario a questo dibattito, ma sostiene che non sia questo il vero oggetto della filosofia del diritto. Il vero oggetto della filosofia del diritto è la definizione di diritto stesso. Croce ritiene che la filosofia del diritto non debba avere nessuna funzione pratica; l’utilità è intrinseca in se stessa e serve solo alla conoscenza. Con questa frase riprende il pensiero di Hegel secondo cui: “la filosofia deve giungere sempre tardi, non deve fare, non deve avere funzione pratica, ma deve giungere sempre tardi”. Alla luce di ciò Croce decide di staccarsi da questa riflessione e si sofferma su un aspetto degno di indagine: “stabilire il fondamento/concetto del diritto analizzando la differenza tra diritto e morale”. Lo studio che Croce affronterà sarà considerato dai filosofi del tempo come CAPO HORN, quindi come problema di difficile soluzione della scienza giuridica. Il Croce lo definirà come “CAPO DEI NAUFRAGHI”. La distinzione Diritto/morale caratterizza la storia della filosofia del diritto, che secondo Croce comincerebbe con Cristiano Tomasio, anch’egli inguaribile ricercatore di tale distinzione. PERCHE TOMASIO? Perché è il primo a sollevare il problema nonostante non fosse stato capace di risolverlo. Prima di Tomasio i trattati erano prettamente trattati di Etica, cioè di Morale, perché i due concetti (etica e morale) non erano ancora distinti. Lex. 07.03.18 Se per Croce la filosofia non ha funzione pratica, tanto vale stabilire il rapporto tra Filosofia Pratica e Filosofia della pratica; questo il primo quesito da risolvere. Vanni, filosofo, contrasta il croce sostenendo che la Filosofia pur essendo come suddetto conoscenza, assume inevitabilmente funzione pratica quando si comincia a parlare di relazioni tra uomini. QUINDI? Filosofia Pratica: che va a qualificare il carattere della filosofia e quindi indica il tipo di conoscenza. Filosofia Della Pratica: dove per “ pratica” si intende l’oggetto della conoscenza. (per Croce la filosofia pratica non esiste, o meglio, non esiste una filosofia in grado di condurre l’azione. Non esiste una filosofia che ha carattere normativo). PRIMO IMPORTANTE CHIARIMENTO. SCIENZA e Filosofia hanno molto in comune. La filosofia per Croce è conoscenza; E la scienza cosa c’entra? La scienza ha più di un significato: - Se è intesa come conoscenza, allora è Filosofia piena. (VERA) - Se è intesa come un metodo particolare di conoscenza (la scienza che conosciamo noi) allora la VERA conoscenza la possiamo distinguere da una FALSA conoscenza, propria della scienza. SECONDO IMPORTANTE CHIARIMENTO: Le due opere importantissime di croce sono: Riduzione e Filosofia della pratica. La Riduzione appare come lavoro preparatorio all’opera che si intitolerà “Filosofia della Pratica”. Le due opere si intrecciano; sono due opere che crescono e nascono in parallelo e che si svilupperanno negli anni tra il 1907 ed il 1908. Sempre in questi anni Croce presenta: - nuova edizione dell’Estetica - libro sulla logica - cura la nuova edizione sul materialismo storico. E’ un momento caldissimo della vita e del pensiero di croce di cui si ha traccia nei suoi Taccuini, importantissimi appunti sul programma di studi che aiutano il filosofo a capirne i metodi ma soprattutto le datazioni dei suoi scritti. Filosofia della Pratica si compone di 3 parti: - Attività pratica in generale - Attività pratica nelle forme speciali dell’economia e dell’etica - Le Leggi; dedicata alla filosofia del diritto ed al diritto stesso. Questa terza parte è sicuramente quella più interessante. Quando Croce comincia a scriverla immagina di far diventare la Riduzione stessa la parte terza del manuale; idea che comporterà notevoli disagi e che lo costringerà a scrivere la parte terza nell’aprile del 1908. Gli studiosi si sono imbattuti nella differenza tra Riduzione e Terza parte. sicuramente nella Riduzione Croce sembra evitare l’argomento leggi e natura del diritto. Nella terza parte non può fare a meno di parlarne; la legge assieme al - Il bene prodotto e male evitato sono MEDI, perché inferiori al lavoro su se stessi dell’honestum. 3) IUSTUM —> Quello che non vuoi sia fatto a te, non fare agli altri. - anche questo principio procura pace esteriore, ma diversa dal decorum. Con il decorum la pace si crea, con lo Iustum si evita che venga turbata. - A sostegno troviamo la sanzione. - Il bene prodotto è minimo, perché invita ad una condotta omissiva. - Il male evitato è massimo, perché si evitano nemici. - L’iterazione c’è, ed è volta a non pregiudicare la sfera degli interessi altrui. - Honesptum e Decorum - prescrivono condotte attive - Iustum - Condotta omissiva (fissa un limite) - Esteriorità Lex. 13.03.18 Tomasio, dunque, è il punto di partenza della filosofia; non perché abbia risolto il problema, ma perché lo ha imposto a tutti i suoi successori. Croce, in un passo della Riduzione scrive “eliminare il problema non si può, si tornerebbe all’innocenza antica”, e continua dicendo che per esaminarlo bisognerebbe conoscerlo bene; conoscenza che secondo il Croce non è stata ancora raggiunta. Croce, seppur nutra profonda stima nei confronti del Tomasio, seppur lo reputi promotore della filosofia del diritto, non condivide i risultati delle sue ricerche. Per distinguere diritto e morale, anzitutto, ci si serve di formole. Cosa è una formola? La formula è qualcosa che assume le sembianze di un concetto senza esserlo, serve a rappresentare, ed assume per croce il significato di un concetto empirico (dimostrabile). Concetto come strumento cardine della conoscenza; conoscenza che è vera se filosofica, ma falsa se procurata dalla scienza. Le due formale prese in considerazione da Croce saranno COAZIONE ed ESTERIORITÀ. Coazione: è un concetto di carattere empirico, irrazionale (perchè non prodotto da una scienza filosofica); Croce ritiene che la coazione non impedisca la violazione delle leggi ed introduce il concetto molto interessante di coazione psicologica. Quello che Croce vuole dire è che la presenza di un elemento coercitivo non implica necessariamente che non ci sia volizione nell’azione. Se un soggetto si piega alla volontà altrui, dunque, in questo caso si piega al rispetto di un atto coercitivo lo fa perché gli conviene, perché lo trova utile. e’ vero che l’esercizio di un’azione è posto in essere da un soggetto, ma la libertà di esercitare quell’azione deve sempre tener conto delle circostanze date: Coazione Psicologica. Potremmo dire che la libertà è sottoposta a coazione. Croce dice “Coacti Tamen Volut” cioè che chi appare sottoposto a forza coattiva, in realtà agisce volontariamente. L’analisi del concetto di Coazione coglie il momento per Croce di introdurre il concetto di Azione (economica). La presenza della coazione non esclude la volizione a compiere una determinata azione. Se l’azione non è ai fini di Utilità del soggetto che la pone in essere, secondo Croce è inutile, non è azione. L’azione è libera, ma coatta. Croce dice che è AZIONE ECONOMICA quella finalizzata all’utile. Ma azione economica in senso stretto? No, economica non è necessariamente pecuniaria, economica è l’azione finalizzata all’utile, a ciò che conviene. L’analisi del concetto di Coazione ci aiuta a capire che il problema resta insoluto. ESTERIORITÀ: anche questo per croce è un concetto empirico irrazionale; “interno ed esterno” è una partizione foggiata dalle scienze fisiche. nella realtà interno ed esterno sono tutt’uno. Ma perché sono tutt’uno? perché croce legge dietro la concezione di interno/esterno un momento intenzionale-volitivo e un momento dell’azione, quindi, un momento in cui un soggetto si dispone (interno) ed uno in cui questa disposizione fuoriesce (esterno) e si traduce in azione. Croce scrive “l’esteriorità è concepita come concetto empirico, ed è empiricamente contrapposta all’interiorità” Croce non è contro le scienze ma ci tiene a distinguere la figura del filosofo con quella del sociologo, le cui attività sono distinte. 3 PROBLEMI SORGONO ADESSO: - Rapporto tra azione e volizione - Rapporto tra intenzione e azione - Rapporto tra Conoscenza delle circostanze e intenzione. L’attività Pratica presuppone quella teoretica. Lex 19.03 Parliamo della Riduzione di Croce. Anzitutto, le fonti a cui fa riferimento sono: lettere a Pareto 1900 e Estetica 1902. Breve Excursus introduttivo sulla vita della RIDUZIONE: Riduzione della filosofia del diritto alla filosofia dell’economia viene letta per la prima volta nel 1907 all’Accademia Pontaniana. Fa parte dei lavori preparatori di un libro che prenderà il nome di filosofia della pratica, opera che apparirebbe con il sottotitolo ‘economia ed etica’. Con la sollecitazione di Adelchi Attisani, Croce, stamperà la riduzione ed affiderà al collega la scritturazione dell’introduzione. Riduzione, quindi, entra a far parte del Corpus delle opere crociane. Nonostante Riduzione non fosse un opera scientifica, né avesse base editoriale, croce la pubblica lo stesso. (anni venti) Negli anni settanta, sarà un periodo d’oro per la riduzione che tornerà al centro dell’attenzione. Comincia proprio in questo periodo il processo di edizione dell’opera. Spiegazione Riduzione: La Riduzione può essere tranquillamente divisa in due parti: Una prima parte critica, ed una seconda costruttiva. Nella prima parte, quella critica, viene proposto il problema della distinzione tra diritto e morale, che negli anni proverà ad essere risolto ma con vani tentativi, secondo croce. Il filosofo, si soffermerà per l’appunto sui fallimenti collezionati per arrivare alla sua tesi. La seconda parte si concluderà con la soluzione finale. Non vi sono stati principi in grado di risolvere il problema, per cui adesso possiamo utilizzare un unico principio, quell’ dell’economia. Economia che non viene elevata a scienza filosofica —> concetto introdotto dal croce con talune note significative nelle quali farà riferimento ad importati fonti: - Lettere scritte a Pareto: sono lettere attraverso le quali croce commenta il problema dell’economia. Queste lettere saranno poi pubblicate sul giornale e rese pubbliche; dunque il problema sarà reso pubblico. -Settimo capitolo della riduzione: croce studierà l’architettura del sistema filosofico. Una memoria pontiniana preparerà e precederà la pubblicazione del libro. La memoria pontiniana sarà letta in tre momenti differenti: 18 febbraio 18 marzo 6 maggio Dal punto di vista formale le opere hanno taglio diverso: - PRIMA LETTERA - Pareto è il caposcuola della nuova scuola economica ed è profondo conoscitore delle scienze sociali. Sorge un problema: Ma l’economia deve essere storia dell’economia o scienza autentica? Ovviamente scienza autentica!! Ed è a questo punto che subentra la scuola economica di pareto, che ne è rappresentante. Croce commenta a Pareto l’aspetto peculiare dell’economica. Per cogliere la peculiarità dell’economia bisogna concepire il fatto economico come atto dell’uomo, non come fatto naturale. Da qui però, bisogna un attimo capire cosa è un fatto economico per croce. IL FATTO ECONOMICO, SECONDO CROCE, NON è TESO AL PIACERE, NON è MISURABILE, MA SCATURISCE DALL’ATTIVITA UMANA. BISOGNA, TUTTAVIA DETERMINARE IL SUO ESSERE TEORICO O PRATICO. PER CAPIRLO, BISOGNA CAPIRE PRIMA COSA è PER GLI ALTRI FILOSOFI. Secondo pareto il fatto economico è determinato da una scelta di un essere umano, ha quindi funzione pratica. Il fatto economico è logico, legato alla conoscenza. Chi non sa, chi non pensa non può volere. Anche secondo Croce si tratta di un fatto pratico. Tuttavia croce non lo definisce logico o illogico, perché sostiene che la logica o illogica del fatto scaturisca dalla conoscenza, ed egli preferisce soffermarsi sull’aspetto sostanziale dell’azione. Questo richiamo alla conoscenza gli permette di mettere in chiaro un punto essenziale. C’è circolarità tra agire pratico (azione) e agire teoretico (pensiero, volizione, conoscenza) e possiamo ritenere che l’atto di pensiero precede e prepari l’atto pratico. Dunque il fatto economico è un fatto di attività pratica? siamo giunti alla conclusione? No. Certo la definizione è vicina, ma dobbiamo ancora percorrere un tratto di mare differenziando un altro scoglio dal nostro ragionamento: la concezione di fatto economico come fatto egoistico. Pantaloni è caduto in un errore banale, come tanti altri. Egli pensò: bisogna dividere l’attività pratica da quella morale. L’attività morale è altruistica, quindi quella pratica è egoistica? di conseguenza, se l’attività economica è come abbiamo detto pratica, allora è egoistica? EH NO! l’egoistico è antitesi del fatto morale. è immorale, che è diverso! Essenzialmente croce cerca di non cadere in questo errore, non concepisce, dunque, il fatto economico come egoistico. Vi è differenza tra pratica e morale. L’egoismo è diverso dalla morale. é immorale. RICAPITOLIAMO: FATTO ECONOMICO non è fenomeno che osserviamo ma è attività umana. Si svolge in due modi, o è attività di conoscenza o è azione pratica. Siamo nel 1900, ed il concetto di Economia non è ancora ben sviluppato, dunque non possiede ancora specifici significati, è ancora poco compromesso. CONCLUSIONE: Croce apre il tutto con una definizione dell’oggetto in questione: il fatto economico. L’azione economica è tesa all’utile ed è veramente economica allo stesso modo in cui il vero (conoscenza) è attività del pensiero e il buono della morale. L’utile è propriamente azione economica. LEX 21.03.18 Il diritto è mera attività economica o è attività morale? Per rispondere a questa domanda dev'esserci più chiaro il rapporto tra Riduzione e Filosofia della pratica. Questo è certamente un quesito importante in quando lo scritto che stiamo analizzando (riduzione) è uno scritto preparatorio a quella che sarà la Filosofia della pratica. Analoghi testi potrebbero essere le “tesi fondamentali dell’estetica” che preparavano la stessa Estetica; o anche i lineamenti di logica che preparano la logica. E’ chiaro, che chèque dovesse leggere i lavori preparatori non avrebbe problemi a carpire immediatamente alcuni concetti contenuti nei manuali definitivi. Croce è convinto che il primo getto di un opera ne contenga la vera essenza; è il caso di Riduzione, di lineamenti di Logica e delle tesi fondamentali. Queste tre opere varranno molto per lui tanto da decidere di mantenerle nella memoria dell’accademia pontaniana. Negli anni 20, sollecitato da Attisani, decide di ripubblicare questi scritti. Croce si convince dell’opportunità di questa pubblicazione e decide di pubblicare i primi due in un opera che si intitolerà “la prima forma dell’estetica e della logica”, mentre intanto compone a riduzione; su di essa tornerà dopo qualche anno e la pubblicherò proprio sotto il nome di Riduzione. Riduzione e Filosofia della pratica, in effetti, si somigliano molto poco, in quanto, all’intero di quest’ultima solo nella terza parte si parla di filosofia del diritto. E’ proprio di questo rapporto che gli studiosi si sono occupati. Riduzione - Parte terza della Filosofia della Pratica. In effetti c’è rilevante differenza tra le due opere. Nonostante ciò, sembra che gli studiosi abbiano frettolosamente rinunciato alla risoluzione di questo enigma. Croce avverte quasi subito l’esigenza di concentrarsi sui problemi affrontati nella riduzione. Nel secondo paragrafo della riduzione, croce afferma che nel momento in cui non si trova la soluzione al problema, è perché manca la categoria che consenta di risolverla. La storia della distinzione tra diritto e morale ha importanza che supera il problema stesso, in quanto è una distinzione utile sì, all’attività economica, ma alla conoscenza e comprensione di ben altre discipline. Dunque l’esperienza della filosofia del diritto, del filosofo che cerca di distinguere diritto dalla morale, non riesce e torna a farlo, sentendo che questa distinzione è di capitale importanza, sarebbe stato, secondo croce, il modo più frequente, sebbene il più involuto quando si è affermata l’esigenza di una speciale filosofia dell’economia. Nella seconda parte della Riduzione Croce dimostra che il diritto è economia e lo ha dimostrato, dimostrando, a sua volta che non è morale. Ha Detto che il diritto è azione giuridica e quindi azione pratica elementare, azione pura. E lo dimostra. L’altra operazione che fa è confutare le obiezioni. Confutando le obiezioni inciampa nella legge. Scrive: “un momento differenziale c’è, veramente, tra la cosiddetta legge e azione giuridica, ma non è tale che tocchi l’essenza del fatto giuridico.” “Leggi economiche e leggi giuridiche sono due cose diverse. Croce dice che non conoscere la distinzione equivale a non coglierne l’essenza singolarmente. Peggio, unificare le due cose o ridurle almeno sotto lo stesso concetto sarebbe come trovare l’identità di un urto che riceviamo in pieno petto e la forza stessa dell’urto. Legge Economica e legge Giuridica, secondo Croce, hanno in comune solo la parola Legge. Leggi giuridiche sono comandi di necessità, sono fatto immediato. Leggi economiche sono frutto di un lavoro conoscitivo, opera di contemplazione e teoria, sono fatto mediato e riflesso. Leggi giuridiche ed economiche si distinguono come distinguiamo il fatto pratico dalla teoria. Non come due fatti pratici distinti.” “il momento differenziale c’è, ma non è tra legge economica e legge giuridica. E’ tra la legge e l’azione giuridica; per legge si intende, di solito, un comando che ha carattere particolare di essere estremamente generale, che si serve di soggetti rappresentativi e di tipi di casi. L’attività economica descrive il fatto (es. tizio cede a Caio un determinato bene cosi e cosi fatto…) l’attività giuridica ne crea degli stereotipi, ad es. permuta. Il diritto, allora, non è la legge contenuta nei codici, ma è la legge a cui si pone mano, che cessa di essere legge generale, ed a forza di essere immersa nell’azione individuale diventa diritto.E allora bisogna citare Marx, che fa dell’economia la base e del diritto una semplice sovrastruttura. (quando per diritto si intende la forma astratta della legge). Quindi la legge è un comando? è azione giuridica completa? O non lo è perché si serve di tipi e concetti rappresentativi? La terza parte della Filosofia della pratica si apre con una frase “La legge è un atto volitivo che ha per contenuto una serie o classi di azioni” Per serie o classi d’azioni si intende concetti rappresentativi, tipi, formole. Croce non se la sente di dire che le leggi non c’entrano niente con il diritto. Ma se la definizione di diritto è che esso è un attività pratica, economica, concreta, è il fare dell’uomo, questo comando che si serve di tipi diventa un problema.Il problema è che la legge presenta un carattere differenziale rispetto all’attività giuridica. LEX. 26.03.18 La seconda parte della riduzione si apre con il chiarimento del significato di principio economico e a valle di ciò c’è l’interrogativo: è diritto mera attività economica o morale? Croce allora precisa che per rispondere a tale quesito, bisogna stabilire che l’attività giuridica non ha carattere etico. E perché? Perché Croce arriva a parlare di diritti Immorali. Egli dice di non volerne parlare perché c’è chi si scandalizza, tuttavia ne afferma l’esistenza e ritiene che l’argomento debba essere necessariamente trattato per essere risolto. perché è un problema concreto. esistono i diritti immorali. Il carattere di immoralità non priva l’esistenza della giuridicità. Accanto all’essere noi scienziati, studiosi, etc, siamo anzitutto cittadini ed in quanto tali dobbiamo impegnarci affinché il diritto vada sempre più d’accordo con il senso del giusto; Nitsch ci invita a leggere pagina 40. Croce in questo passo della Riduzione scrive che il carattere giuridico viene riconosciuto persino alle associazioni delittuose. Il diritto di un azione a delinquere ha, contro a se, una società più vasta. Vive come diritto e soggiace come diritto. Quindi possiamo riconoscere la giuridicità come una categoria autonoma e ciò costringe al filosofo del diritto a riconoscere il carattere giuridico anche alle associazioni delittuose. Riconosciuta scientificamente questa possibilità non ci rimane altro che analizzarla e dimostrarla. Se una società sta in piedi è perché è riconosciuta una vasta concordanza tra regole giuridiche e sentimento giuridico. Senza questa concordanza la società imploderebbe. In questo caso, abbiamo preso come esempio iperbolico le organizzazioni delittuose. I loro statuti e diritti si contrappongono a quelli dell’ordinamento giuridico dello stato. Essendo questo ordinamento potenzialmente più forte i diritti immorali in questo caso soggiaciono. La loro natura non cambierà perché vige un ordinamento che è in grado di distruggerli. Diritto è inteso come fatto economico, e quindi anzitutto s’intende un fatto volontario relativo all’attività pratica dell’uomo. “azione dell’uomo rivolta al conseguimento dell’utile individuale” “convenienza economica che non significa egoistico”. L’azione economica ha una sua autonoma dignità. Ha senso giudicare l’azione dell’uomo economicamente e dunque dire se sia utile o non lo sia. Vantaggiosa o meno, se ha procurato o meno la convenienza economica che l’uomo voleva procurarsi. Pag. 40 “naturalmente, affermando l’effettiva esistenza di azioni giuridiche immorali, non si vuol già dire che diritto e morale siano in contrasto, ma, soltanto che non siano necessariamente d’accordo.” Affermare l’esistenza di azioni giuridiche immorali non vuol dire che il diritto stesso è immorale, ma significa che non è necessariamente morale, e che quindi la moralità non è una condizione necessaria, non è una condizione sufficiente. Croce continua “a proposito di coloro che si scandalizzano per l’esistenza dei diritti immorali, non sarà inopportuno ricordare che la scienza economica ha dovuto subire numerose lotte per conquistare la sua autonomia. LEX. 28.03.18 Croce dedica al tema della legge tutta la terza parte della pratica. Questa perte tratta anzitutto del problema delle leggi come condizionamento dell’agire umano. Croce ci dice che fatto giuridico e legge giuridica sono la stessa cosa e ce lo dice quando parla della Gens Longobardorum. (spiegare storia rossella) il Fatto dunque è legge, cioè è ciò che scaturisce dal rapporto tra romani e longobardi, quindi l’accordo che si stipula. Vi è differenza tra azione giuridica e legge, in quanto l’azione giuridica va a richiamare la sfera individuale mentre la legge ha aspetto universale. Altra differenza sostanziale è tra legge economica e legge giuridica. Quella economica è una legge teoretica, quindi che riguarda la teoria, la conoscenza, ed è necessario un fatto MEDIATO. La legge giuridica invece, riguarda la realtà, è un comando. E’ una legge prescrittiva in quanto prescrive un comportamento, ciò che si deve e ciò che non si deve fare, quindi un comportamento da tenere o sanzione da infliggere; quella economica è una legge descrittiva, perché descrive l’andamento di alcune relazioni tra fatti. Vi è un esempio: a parità di disponibilità delle materie prime a costi di produzione di un certo bene, l’aumento della domanda potrebbe far lievitare il prezzo. Questa è una legge economica, e croce dice di non star imponendo ai venditori di alzare il prezzo ne ai compratori di desiderarlo, però s è descritta una relazione che si riconosce nelle cose. La legge economica è idolo dell’immaginazione; legge giuridica ed economica hanno in comune solo la parola legge. Croce passa a definire la legge: La legge è un atto volitivo che ha per contenuto una serie di azioni; definizione che troviamo nella terza parte della filosofia della pratica. Nella riduzione il concetto è lo stesso ma le parole cambiano; croce esclude il concetto di legge come socialità perché vede come legge non solo quei precetti imposti ma anche quei programmi di vita. Se l’elemento volitivo è essenziale alla definizione di legge, allora la legge economica è esclusa dal novero delle leggi in quanto la legge economica è legge descrittiva. Non è legge neanche l’azione giuridica, manca la serie o classe di azioni. Non è legge neanche la legge morale. La legge giuridica quindi si va a porre in una classe intermedia tra azione giuridica concreta e legge morale. Croce va a descrivere: la legge filosoficamente non ha valore, in quanto è un atto volitivo ma essenzialmente vuole l’astratto, quindi non è una vera e propria volizione, perché mentre la volizione presuppone una conoscenza storica, importante per l’attività pratica, la pretesa volizione manca di concretezza, quindi la legge è una pretesa volizione. Croce afferma la irrealtà della legge. Irrealtà che consiste nell’essere la legge non ciò che realmente si vuole ma l’atto singolo che sotto di essa si compie, quindi la sua esecuzione. Calogelo spiega che il modo di Croce di vedere la legge non è altro che la volizione in una classe di volizioni. Qui nasce il discorso sul giudice: essenzialmente il giudice dice che la sua volontà nel desiderare che in un futuro determinate persone agiscano secondo la sua volontà. (DISCORSO DI GIUDICE E CALAMANDREI) La legge che è inapplicabile, inutilizzabile etc va ad alimentare una tesi in più al movimento del giusnaturalismo; ricordiamo che i giusnaturalisti volevano annientare i codici, e dato che croce era contrario a ciò, decise di fermarsi con il discorso sulla legge. Nell’ultima parte di questa lezione, il prof fa un passo indietro e parla di nuovo della riduzione quando croce vede nella sua società filosofica un morbo, e lo identifica con la contraddizione della filosofia del diritto. Croce dice che i testi della filosofia del diritto devono parlare di una filosofia che abbia come fine ultimo quello di identificare la natura del diritto attraverso il risolvere del problema del diritto e morale. Se non era per Tomasio che faceva notare il problema i filosofi non avrebbero mai affrontato il problema. Il morbo nasce dall’incapacità, dunque, di fare questa distinzione. Diritto e morale appartengono entrambi allo spirito pratico. Non si può dividere uomo giuridico ed uomo economico e uomo morale. il suo sviluppo non può essere bloccato, ed il diritto è così. Se il diritto, nasce come diritto, come preconcetto, come azione economica è inutile fare una differenza. L’ultima parte della riduzione si conclude con il paragone diritto/linguaggio. Essenzialmente il linguaggio è il mezzo attraverso il quale accediamo alla letteratura, e la letteratura appartiene all’estetica, primo grado teoretico. Se il linguaggio è lo strumento attraverso il quale io accedo a questo grado, allora il diritto è uguale, è necessario che io conosca linguaggio e diritto per arrivare alla conoscenza del diritto vero attraverso la storia di un popolo.
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