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Filosofia del Linguaggio: La Natura e la Funzione del Linguaggio umano - Prof. Ferretti, Schemi e mappe concettuali di Filosofia del Linguaggio

Il comportamento umano in relazione al linguaggio, indagando sui fondamentali questioni sulla natura e la funzione del linguaggio. Sulla natura innata o appresa del linguaggio, la differenza tra il linguaggio umano e quello animale, e la relazione tra linguaggio e pensiero. Viene anche analizzata la teoria del linguaggio come strumento di conoscenza e la sua relazione con la cultura.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 14/01/2024

camillabed
camillabed 🇮🇹

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Scarica Filosofia del Linguaggio: La Natura e la Funzione del Linguaggio umano - Prof. Ferretti e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO 1 Il comportamento umano, per certi versi, è simile a quello animale1 ma l’uomo si differenzia da tutti gli altri esseri viventi per il linguaggio. I quesiti fondamentali sono: il linguaggio2 è innato o appreso? Perché gli esseri umani hanno il linguaggio e gli altri animali solo un sistema di comunicazione? Serve una facoltà di linguaggio per avere un linguaggio? Il dibattito si divide da anni in due fazioni opposte: l’innatismo e l’empirismo. Partendo da Locke, padre fondatore dell’empirismo, sosteneva che l’uomo, quando nasce, è una lavagna vuota, una tabula rasa che apprende con l’esperienza (linguaggio e conoscenza sono apprese). Leibniz, al contrario, essendo un “innatista”, sosteneva che la conoscenza è già presente quando si nasce e la mente è “piena”. Più avanti, circa nel 1950, Chomsky (padre del quesito “linguaggio innato o appreso”) sostiene che il linguaggio sia legato alla specie umana e che la facoltà di esso sia innata e universale (in tutti i cervelli c’è facoltà3), a parte nel caso di patologie gravi. Lo stimolo è povero, ma noi con la mente lo arricchiamo. Ad esempio, i ciechi sanno disegnare cose che non hanno mai visto attraverso le sensazioni sensoriali che hanno sull’oggetto, proprio per questo, secondo Chomsky si può parlare di innatismo. Anche in assenza di visione, le aree cerebrali possono creare dei caratteri. Tutti gli esperimenti che egli propone dimostrano che lo stimolo è povero e che, di conseguenza, deve esser ricca la mente; perciò, la tabula rasa non è vera. Chomsky fa a tutti gli effetti una vera e propria rivoluzione contro i comportamentisti, che affermavano il contrario. John Watson (1878-1958), padre del comportamentismo, riteneva che l’essere umano fosse “vuoto” alla nascita e che lo stimolo portasse alla risposta attraverso il condizionamento (un procedimento per mezzo di cui, determinati stimoli che solitamente non provocano certe risposte, acquisiscono la proprietà di farlo). Tutti i problemi psicologici e le loro soluzioni possono essere tradotti in termini di stimolo e risposta (“Datemi 12 bambini e farò di loro quel che voglio”). Nella metà del ‘900 Chomsky afferma che il linguaggio è biocognitivo, cioè si nasce con un corredo già definito. Egli definisce la mente e il cervello come una grammatica universale (tutte le menti e tutti i cervelli del mondo possono parlare). 1.1 Realismo ingenuo vs costruttivismo Partendo dal presupposto che il linguaggio sia innato (biocognitivo), ci sono stati pareri contrastanti a riguardo, tra coloro che aderiscono al principio della grammatica universale di Chomsky e coloro che ritengono la comunicazione umana una scienza cognitiva (da acquisire tramite l’esperienza). Popper nel 1972, per dar ragione agli empirici, utilizza la metafora del recipiente: bisogna innanzitutto aprire gli occhi e guardarsi intorno, ascoltare con le orecchie i rumori di tutti; le fonte e gli ingressi nella mente sono i nostri sensi, la mente è il recipiente (originariamente vuoto) dove si accumulano le esperienze esterne. I filosofi definivano tale metafora “tabula rasa”, in cui si stampano i messaggi dall’esterno. Apparentemente questo discorso può sembrare di facile intuizione; alcuni studiosi4 invece hanno elevato alcune critiche al mondo sensoriale di ciascuno, sostenendo che ciò che si percepisce viene rielaborato dalla mente ed immagazzinato. Gregory ritiene che le illusioni, i sogni e le allucinazioni, pur facendo parte di un’interpretazione della realtà debbono necessariamente essere rielaborati dalla razionalità umana con processi ipotetico-deduttivi (fai questo, quindi deduco che…). Per questo motivo non abbiamo alcuna 1 Il gatto non è umano, la prova è che non risponde con le parole 2 Dunque, la condizione di apprendere una lingua 3 Riprende Leibniz (innatista) 4 Fodor, Gregory certezza che i fenomeni non abbiano significato in quanto tali ma debbano comunque essere interpretati. Questo genera una differenza tra il mondo come è e il mondo come appare. Bressan sostiene che la visione dell’esterni è una forma di allucinazione. Le capacità comunicative dell’umano sono innate o apprese o una via di mezzo? Nella riflessione contemporanea, ogni analisi delle capacità verbali umane implica un’analisi congiunta di dispositivi cognitivi implicati nel funzionamento del linguaggio. Ancorare l’analisi del linguaggio al vincolo della plausibilità cognitiva → significa sostenere che la riflessione sulle proprietà CAPITOLO 2 Nella seconda parte del libro vediamo che il linguaggio è condizionato anche da impalcature esterne, ad esempio, la conoscenza delle parole per esprimere il pensiero. Il linguaggio è l’impalcatura stessa della mente e la cultura è l’espressione del linguaggio (posso avere un bellissimo pensiero ma non averne le parole per esprimerlo). La mente degli umani non è programmata per eseguire calcoli complessi senza alcun ausilio esterno (carta e penna sono impalcature utilizzate dal cervello per uscire dalla scatola cranica. Fodor sostiene che il pensiero ha la priorità sul linguaggio. Visione culturalista, cioè una funzione cognitiva per l’espressione del linguaggio, a differenza del linguaggio come mera comunicazione. Se prima di parlare devo pensare, per esprimere il mio pensiero devo conoscere i termini (linguaggio come cultura, conoscenza). Linguaggio come strumento di conoscenza, più che della comunicazione. Clark sostiene che per pensare devi prima conoscere il linguaggio. L’impalcatura esterna per eccellenza di cui si servono gli umani è il linguaggio. Tale pensiero risulta rivoluzionario: considerare le capacità verbali un artefatto culturale prodotto dalle pratiche comunicative dei gruppi sociali è un modo per mettere in discussione l’inesattezza del linguaggio. Inoltre, significa considerare il codice espressivo la struttura essenziale del linguaggio. Il linguaggio è possibile senza una facoltà di linguaggio. Metafora della mangrovia: perché ci siano alberi è necessario il terreno. Il rapporto tra pensiero e linguaggio è assimilabile alla mangrovia; in effetti a Clark serve giustificare la possibilità di un ordine dall’esterno verso l’interno. La parola è antecedente al pensiero (pensiero prodotto delle parole); si va dall’esterno all’interno come nelle mangrovie (alberi che creano terreno). Linguaggio come risorsa esterna della mente. Mente estesa → si basa su due punti principali Le entità chiamate in causa quando si parla di linguaggio saranno le lingue storico-naturali, codici espressivi, non più la facoltà di linguaggio biocognitiva. Rapporto linguaggio pensiero: il linguaggio è l’impalcatura per eccellenza della mente; quindi, la verbalizzazione umana è l’elemento essenziale della costituzione di pensieri. Dennett, come Clark, dà il primato ai fattori esterni all’individuo, “Non può esistere pensiero senza linguaggio”. L’intento dei fautori della mente estesa è chiaro: depotenziare i fattori interni alla mente in favore di un arricchimento dei fattori esterni. Considerare le strutture interpretative che i soggetti proiettano sul mondo il prodotto di schemi concettuali largamente organizzati dalla lingua parlata in una determinata comunità significa interpretare la mente umana in termini di relativismo culturale. Geertz → guardare agli umani in riferimento ad una natura universale comune è solamente fuorviante. Per capire cos’è l’uomo bisogna studiare la sua diversità. Determinismo linguistico: esaltazione della variabilità culturale contro la concezione uniformista della natura umana e del linguaggio (la gente parla in quanto uomo). Comunicare = trasmettere indizi Flessibilità della mente = Diversità di lingue Uso creativo del linguaggio Frith (1989) spiega la difficoltà della comunicazione con l’esempio di soggetti autistici. Non basta riprodurre informazioni, è necessario che l’ascoltatore comprenda il messaggio contenuto nell’informazione. Se il parlante dice, ma non si capisce perché lo dice, il messaggio comunicato non arriva. Già Cartesio (1637), ripreso da Chomsky, riconoscono la capacità di parlare in modo coerente e consono alla situazione è a fondamento all’uso del linguaggio. Chomsky, perciò, sostiene che resta un mistero della mente sul come gli uomini possano parlare in modo consono. Ferretti sposta l’attenzione dalla Grammatica alla Pragmatica, non solo la pertinenza della frase ma soprattutto l’intenzione del parlante. L’espressione semantica di una frase (sebbene corretta) può non rappresentare ciò che il parlante intende dire. Vanno focalizzati il momento, il luogo e la circostanza. Distinzione tra ciò che il parlante dice con ciò che il parlante intende dire. Il parlante diviene indizio se lo scopo è la comunicazione è necessario offrire la possibilità di ulteriori dispositivi cognitivi. Da qui la difficoltà a comprendere gli autistici che restano inchiodati al significato letterale. Sistema di mentalizzazione alla base del linguaggio. CAPITOLO 3 Nel terzo capitolo si deve affrontare il problema cognitivo del linguaggio e delle architetture esterne alla “scatola cranica”. La lingua è un qualcosa di esterno a noi, che sta nella comunità dei parlanti, determina i nostri pensieri e come noi pensiamo. È un’entità esterna alla mente che viene interiorizzata con l’apprendimento; un’impalcatura che ci aiuta e ci sorregge). Il relativismo proprio questo; il modo in cui la lingua determina il pensiero, che cambia a seconda delle lingue. L’ipotesi più forte è il determinismo: senza la lingua non c’è pensiero → la lingua determina il pensiero e influenza il nostro modo di pensare (senza determinarlo). Ipotesi radicale: Il linguaggio dà forma alle idee. La rappresentazione egocentrica dello spazio: A seconda di dove mi trovo, lo spazio di fronte a me varia. Prospettiva egocentrica → sono il centro della mia percezione dello spazio. Lo spazio è considerato universale. Levinson ha una visione allocentrica dello spazio → visione fondata sullo spazio, indipendente da noi. Il culturale non può essere contrapposto al biologico. Il nostro cervello può rappresentare in due modi lo spazio. Taxon System e Local System → Due strutture cerebrali che si occupano di egocentrismo e allocentrismo. Henry Molaison, l’eterno presente → tutta la sua vita si era svolta al presente, dimenticava subito volti, luoghi ed esperienze appena vissute. Biologia vs culturale → la biologia ha un carattere universale (se ce l’abbiamo tutti è biologico. La vista è biologica); culturale (mostra variabilità. Le rappresentazioni non sono universali) Levinson → Lo spazio egocentrico non è universale. Da questa critica agli universali non si può tirar fuori la critica alla biologia. Autismo = deficit di teoria della mente (inchiodati al linguaggio letterale) Il linguaggio funziona perché ci sono diversi livelli di elaborazione. Sistema di proiezione nello spazio (MTT) Il problema degli schizofrenici è il non saper tenere il filo del discorso, deragliano argomento nel corso della conversazione; dimostrazione che comporre e comprendere le frasi correttamente non basta. Mental Time Travel (MTT): modulo che elabora la condizione del tempo Il 30% dei bambini autistici ha difficoltà sul piano narrativo Serve una facoltà di linguaggio per avere il linguaggio? Per Chomsky sì. Per i neoculturalisti no (la mente è una tabula rasa). Soluzione finale = nel libro si dice no. Non c’è se intendiamo la grammatica universale (non basta), c’è se intendiamo una serie di dispositivi cognitivi (senza i quali non avremmo linguaggio). Adattamento > Exaptation < adattamento secondario → sistema triadico. I tre sistemi funzionano al variare della situazione. I NEOCULTURALISTI colgono nel segno nel rivendicare un ruolo di primo piano alla variabilità di codici espressivi, ma il riferimento esclusivo alla superficie del linguaggio ha anche l’effetto negativo di mettere in ombra il ruolo dei dispositivi cognitivi impliciti nei processi di produzione – comprensione linguistica Il problema del neoculturalismo è pensare che la mente umana sia un effetto collaterale di attività che avvengono fuori dalla testa degli individui. La variabilità delle lingue non è un buon argomento contro l’esistenza di dispositivi cognitivi innati - Li e Gleitman → effettuano nuovi studi sullo spazio e sul tempo che li portarono ad affermare che l’idea che il ragionamento spaziale fosse ampiamente indipendente dai dettami impliciti della codifica linguistica e confermata. Secondo i due studiosi, la scelta del FRAME di riferimento delle civiltà analizzate non è dovuta alla differenza nell’ordine linguistico ma dal CONTESTO ECOLOGICO. L’ambiente o contesto ecologico con cui gli individui entrano in contatto gioca un ruolo fondamentale del linguaggio umano. Nella mente degli individui, la concezione culturalista della rappresentazione dello spazio è messa in discussione dagli studi sui componenti interni all’individuo. IL PRIMO DATO DA RILEVARE A QUESTO PROPOSITO RIGUARDA L’ESISTENZA DI SISTEMI CEREBRALI SPECIFICATAMENTE ADIBITI ALLA RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO. - O’Keefe e Nadel → studiano il ruolo dell’ippocampo nella costruzione di mappe cognitive. La capacità di orientamento nello spazio dipende da due sistemi cerebrali: - Il local system (attività dell’ippocampo) - Il taxon system (attività dei lobi parietali) LO SPAZIO ASSOLUTO è RAPPRESENTATO NEL CERVELLO TANTO QUANTO LO SPAZIO RELATIVO. Discorso analogo riguardo il tempo- Il caso più rilevante è quello relativo al MENTAL TIME TRAVEL, il dispositivo cognitivo che permette agli individui di proiettarsi avanti o indietro nel tempo. Un fattore importante per dimostrare l’indipendenza del mental time travel dal linguaggio e dalla cultura riguarda gli studi sugli animali. Diversi autori hanno notato che anche gli animali sanno preoccuparsi nel tempo, andando a confermare la teoria secondo cui LA CAPACITA’ DI RAPPRESENTARE IL TEMPO è IN LARGA PARTE INDIPENDENTE DAL LINGUAGGIO. Un’altra falla nel pensiero neoculturalista riguarda il considerare il cervello un risolutore di problemi per spiegare la flessibilità comportamentale umana. - Tooby e Cosmides → è possibile sostenere che i neoculturalisti fraintendano due accezioni diverse del termine FLESSIBILITA’: a) flessibilità intesa come assenza di vincoli nelle risposte b) flessibilità intesa come capacità di dare risposte appropriate ai contesti Quando i neoculturalisti pensano ad un sistema cognitivo flessibile, essi pensano di fatto al primo senso del termine. MA UNA FLESSIBILITA’ SENZA VINCOLI PUO’ RIVELARSI FALLIMENTARE DA UN PUNTO DI VISTA EVOLUTIVO. Per quanto riguarda il secondo termine, gli umani hanno a che fare sempre con problemi specifici per i quali “dispositivi generali” non possono servire. LA NATURA FLESSIBILE DELLA MENTE E’ IMPLICATA IN ALCUNE PROPRIETA’ DEL LINGUAGGIO: L’USO CREATIVO DEL LINGUAGGIO - Sperber e Wilson → spostamento di attenzione dalla grammatica alla pragmatica, TEORIA DELLA PERTINENZA I due autori attaccano il modello del codice con lo scopo di rivalutare il ruolo delle intenzioni comunicative del parlante. L’ELABORAZIONE DELL’INFORMAZIONE LINGUISTICA HA COME FINE CIO’ CHE IL PARLANTE INTENDE DIRE PIUTTOSTO CHE CIO’ CHE EGLI DICE EFFETTIVAMENTE. Alla base della proposta degli autori vi è la distinzione di GRICE tra: - significato dell’enunciato - significato del parlante Seguendo tale distinzione sottolineano l’esigenza di distinguere la rappresentazione semantica di una frase dal pensiero che un parlante intende esprimere con un enunciato. Da questo ordine di considerazioni emerge una concezione del linguaggio in cui le espressioni comunicative preferite hanno soltanto il carattere di un “indizio” offerto dal parlante per far capire a chi ascolta di cosa stia parlando. In una concezione del linguaggio fondata sulle intenzioni del parlante, la capacità di leggere la mente altrui viene ad assumere un ruolo centrale. CAPACITA’ DI PROIETTARSI NELLA MENTE DELL’ALTRO → efficace sistema di monitoraggio delle reciproche intenzioni comunicative. Permette al parlante di scegliere gli indizi più appropriati per farsi comprendere e all’ascoltatore di riscostruire le reali intenzioni comunicative del parlante a partire dagli indizi che questo gli offre a tale scopo. Uno dei tratti caratteristici dell’AUTISMO è l’incapacità di leggere le menti altrui. - Frith → ha studiato il ruolo del lettore della mente nella comprensione del linguaggio. A suo avviso il carattere più tipico della comunicazione degli autistici è che questi soggetti rimangono inchiodati al significato letterale. Il rapporto tra SISTEMA DI MENTALIZZAZIONE e LINGUAGGIO è interpretabile in riferimento a due diverse opzioni teoriche: 1- LINGUAGGIO ALLA BASE DELLA LETTERATURA DELLA MENTE 2- IL SISTEMA DI MENTALIZZAZIONE PRECEDE IL LINGUAGGIO
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