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Filosofia della prassi umana, Appunti di Filosofia

Appunti lezioni e libri del corso di filosofia della prassi umana- Università Cattolica 1° anno

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 27/08/2021

annaroto.
annaroto. 🇮🇹

4.5

(2)

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Filosofia della prassi umana e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! HANNAH ARENDT HANNAH ARENDT BIOGRAFIA: Arendt nasce nel 1906 ad Hannover da una famiglia ebrea benestante con idee social-democratiche (movimento sionista= movimento pacifico che progettava la creazione d’Isdraele e l’autodeterminazione dei popoli, venne fondato dagli Ebrei in Europa); il padre era un ingegnere e la madre fu per lei una figura importante. Insieme viaggiarono molto, da qui si può capire la sua capacità di parlare e conoscere più lingue e popoli. L'infanzia la visse nella città natale dei nonni e già all’ora si capì che era una bambina prodigia (questo lo sappiamo grazie a degli scritti lasciati dalla mamma), i suoi studi proseguirono presso il Liceo dove riuscì a diplomarsi in anticipo per poi frequentare precocemente l'università. Qui seguì le lezioni di Romano Guardini (=teologo) e capì che la filosofia poteva essere fatta in vario modo, grazie ad esso si appassionò di Sant'Agostino (=fondatore della filosofia cristiana, natality) Arendt fu una filosofa ebrea tedesca in quanto soggiornò in America ma poi si trasferì in Germania dove un famoso giornalista le concesse di intervistarla, anche se a lui stesso essa non piaceva. Durante la sua carriera scrisse numerose opere di vari argomenti, tra cui: -“Amo rundy” (tesi su Sant'Agostino) -“la banalità del male” -“on revolution” -“la vita della mente” -“rael for naghel” Gli inizi della sua carriera coincidono con la pubblicazione della sua tesi di laurea sul concetto d'amore in Sant'Agostino (1933). Per molti decenni la Arendt non venne ricordata ma dopo vent'anni venne riscoperta, anche se a molte persone non piaceva in quanto rifiutava l'etichetta di filosofa e perché secondo lei la filosofia non doveva essere una professione. Essa amava definirsi come “teorica della politica, della professione” o “studiosa della fenomelogia” perché aveva visto troppi intellettuali cedere ed aderire alle idee naziste. Oggi però la ricordiamo come filosofa in quanto salvò la filosofia da se stessa, la filosofia ha ceduto i suoi compiti. Nonostante tutti i suoi meriti, la sua esistenza non fu semplice a causa delle sue origini; nel 1933 vennero promulgate le leggi raziali e per ciò le venne ritirata la cittadinanza costringendola alla fuga in Francia dove venne indotta ai lavori forzati in un campo di lavoro, finalmente trova salvezza in America (1940). Arendt muorì nel 1952 a causa di un malessere. La sua esistenza venne rovesciata a causa della Shoah, capì cosa vuol dire essere liberi infatti niente e nessuno riuscì ad influenzare le sue idee. TEMI AFFRONTATI 1) Dignità 2) Libertà 3) Protezione 4) Educazione Arendt venne educata attraverso l'ideale del “BILDUN” (=metodo educativo tedesco accessibile solo ai maschi, nacque alla fine dell'800 in Germani all'interno di un'università). Questo termine può essere tradotto con “educazione” che in tedesco significa anche istruire cioè costruire un sapere, creare un uomo ideale, un uomo libero. Ma esso si avvicina anche al termine “paideja” (=educazione permanente). Arendt studiò nelle migliori università tedesche: 1) Marburg: un suo amico gli parlò bene di un insegnante che insegnava in questa prestigiosa università e da qui decise di iscriversi. L'insegnante si chiamava Hiderger ed essi si innamorarono e si influenzarono anche filosoficamente. Questo amore si interruppe perché egli venne sedotto dal Nazismo e Arendt non lo perdonò. (ci sono degli studiosi che negano questo fatto) abbigliamento, senza nulla. Questo è lo scopo dei totalitarismi. La maschera è un elemento positivo per Arendt perché protegge la persona dal mondo esterno. “si resta nudi una sola volta” ovvero non c'è possibilità di ritorno all'uomo, non ho più maschere. Il termine “ideologia” per Arendt è un insieme di idee in grado di condizionare le persone, il Terzo Reich è l'esempio di tutto ciò. L'ideologia è necessaria, per i totalitarismi, per individuare il nemico a tavolino. Come si costruisce? si costruisce attraverso l'idea di appartenenza (=concetto estraniante e pericoloso). LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO Arendt pubblica “le origini del totalitarismo” nel 1951 proprio quando era in atto la Guerra Fredda. Erano degli anni difficili. Il termine “guerra fredda” venne utilizzato per la prima volta nel 1945 da Orwell (=scrittore) in un articolo; questo termine designa il mondo diviso in due blocchi: il blocco sovietico e quello statunitense. STRUTTURA DELL'OPER:; divisa in tre parti: 1) tratta dell’antisemitismo (=fenomeno con caratteristiche fondamentali per lo sviluppo dei regimi totalitari). Differenza tra antisemitismo (=forma di razzismo nei confronti degli ebrei) e antigiudaismo (=è un’antipatia culturale nei confronti di una razza) che diventerà, agli inizi del ‘900, l'antisemitismo. Perché? L’antisemitismo ha origini antiche; deriva dall'imperialismo quando le famiglie ebree iniziarono a perdere il loro potere politico ma conservarono le loro ricchezze-> circostanza che rese possibile il declassamento della razza ebrea. 2) tema dell’imperialismo ('50) legato all'affermazione dell’antisemitismo. Nei paesi ricchi (es. Francia e Inghilterra) iniziarono ad estendere il loro dominio anche su paesi lontani e colonizzarli. Colonie= luogo, terre da sfruttare economicamente). In questo modo si affermò la borghesia e l'imperialismo diventò il terreno fertile per l’idea nazista (razzismo biologico ovvero c'è una razza superiore rispetto ad un'altra, in questo caso è l'europeo che è al centro del mondo. Visione etnocentrica dell’europeo). 3) Arendt affronta l'incubo dell'Europa negli anni '30 e ’40: i totalitarismi (Nazismo e Stalinismo). Questi totalitarismi vengono definito come delle “macchine totalitarie” con caratteristiche ben comuni e simili fra i due regimi: * obiettivo: dominio della persona in ogni aspetto della vita non hanno precedenti nella storia stessi scopi, stessi metodi, stessa ideologia organizzazione: mobilitazione delle masse per controllare la società personalità carismatica conformismo sociale pianificazione dell'economia uso della propaganda e del terrore fisico e psicologico. Violenza utilizzata anche dalla polizia (ss) che doveva controllare il cittadino sia nella vita privata sia in quella pubblica * tendenzaacostruire a tavolino il nemico Arendt afferma che nel ‘900 con la nascita dei totalitarismi cambiarono anche le fisionomie dei carnefici (ss): essi erano indifferenti di fronte alla vita e alla morte della vittima, sono passati da una condizione di normalità a una condizione di bestialità-> distruggono coloro che sono nati. Cos'è accaduto in Germania? nel '33 Hitler sale al potere e i buoni tedeschi si allineano al sistema, smettono di pensare con la loro testa-> non esiste più la singola persona. Il buon padre di famiglia si trasforma in un carnefice perché la società cambia e diventa una società di massa dove gli individui rimangono isolati, si perdono i significati delle cose. Gli individui cedono alla logica del capo, alla sua ideologia. CRITICHE DELL'OPERA DI ARENDT Venne criticata: -dalla sinistra (marxismo) perché la accusarono di paragonare il marxismo al nazismo ma anche perché secondo loro ella ha costruito un'arma per combattere la Guerra Fredda -da parte dei comunisti italiani (anti-fascisti) perché era intollerabile che essi venivano paragonati ai nazisti, in quanto comunisti -dai liberali perché non comprendevano il nesso tra imperialismo e totalitarismo -dagli storici in quanto la ritenevano una storica e non una filosofa. Nonostante tutte queste critiche, Arendt non si arrese e continuò a scrivere opere. Ma perché venne criticata? perché ha un modo diverso di fare filosofia. La sua filosofia è contaminata dalla psicologia, pedagogia, storia,... parte dalla realtà per spiegare un fenomeno, dall’osservazione e successivamente cerca di comprendere ciò che succede nel mondo. Scrive quasi come se fosse una cronaca. Questo modo di fare filosofia le viene dalla sua biografia; lei era apolide ed ebrea, era una persona ambivalente di fronte alle contraddizioni che si avvertono nelle sue opere. RAPPORTO TRA ARENDT E IL FASCISMO Come ben sappiamo, Arendt, non considera il fascismo italiano come un totalitarismo ma come una semplice dittatura. Il fascismo non è una macchina totalitaria in quanto non fece uso della violenza e non organizzò gli stermini di massa. Secondo Arendt l’obiettivo del fascismo era che il capo doveva impadronirsi del potere ma senza distruggere i centri del potere (Chiesa, monarchia, esercito,..). Ovviamente Arendt commise degli errori in quanto non si era documentata, non utilizzò fonti dirette ma solo 4 discorsi che fece Mussolini e un opuscolo “della confederazione degli industriali fascista. TITOLO DELL'OPERA “LA BANALITÀ DEL MALE” Arendt utilizza questo titolo perché vuole ricostruire la genalogia del totalitarismo, vuole mettere il lettore davanti allo scopo dell’opera ovvero la riflessione su quanto accaduto. Come mai? Arendt vuole riflettere, interpretare i fatti storici per poi arrivare a delle considerazioni. PAGINE DELL'OPERA IN CUI PARLA DI SOLITUDINE E ESTRANIAZIONE Arendt analizza i termini partendo da Epiteto, un filosofo antico, il suo nome significa “colui che è stato acquistato” infatti era uno schiavo e non scrisse nulla. La sua filosofia era lavorare con le massime. Inoltre aveva fondato una scuola in cui potevano andare anche le donne. Rifletteva sui mali dell’uomo e su come liberarsene facendo riferimento alla solitudine, che è diversa dall’estraniazione. -ESTRANIAZIONE: (dal greco erenos). Una persona estraniante è colui che vive circondato dagli altri ma con loro non può stabilire un contatto perché gli altri sono ostili. -SOLITUDINE: (dal greco nonus) l’uomo solitario ha la capacità di rimanere in dialogo con se stesso -> “due in uno” (è un tema socratico, Socrate tornava a casa, dopo essere stato nell’agorà, e incontrava il suo amico molesto) per Arendt è importante rimanere in contatto con la propria coscienza interiore. Quando sono in due, ho bisogno degli altri per riflettere, per comprendere me stesso, devo guardare gli altri e poi guardarmi dentro (=processo di autenticazione dell’lo). Questo concetto è presente nell'opera “La vita della mente” dove viene affiancata l'immagine dell'amicizia, un amico interiore è colui che passa in rassegna tutto ciò che abbiamo fatto durante il giorno (=amico molesto). Arendt afferma che non tutti gli uomini sono in grado di ascoltare la propria coscienza” (es.Ippia). Questo dialogo interiore ci tiene attaccati alla nostra umanità. LA BANALITÀ DEL MALE Nel 1900 gli uomini del Mossad (=servizi segreti isdraeliani) rapirono in Argentina Adolf Heichmann (=funzionario delle ss tedesche). Il 20 gennaio 1942 prese parte alla conferenza di Weimar, qui si decise il destino degli ebrei, la cosidetta “soluzione finale”. In questo periodo (prima guerra mondiale) i tedeschi riuscirono a controllare gran parte dei territori ma c'è un problema: presenza di ebrei in Germania. Lo scopo della conferenza: realizzare la soluzione finale. Viene stese un verbale di 15 pagine redatto da Heichmann. Eichmann fu il burocrate del nazismo in quanto organizzò i trasporti degli ebrei nei campi di concentramento ma anche un contabile in quanto dovette razionalizzare i costi per questo trasporto. Ma 5 perché venne scelto proprio lui? a quel tempo si accreditava come un esperto di questioni ebraiche (non è vero, non si documentò) in quanto viaggiò in Palestina per osservare e conoscere il popolo ebraico. Nel dopoguerra riuscì a fuggire alla giustizia procurandosi un passaporto falso, fuggì in America. Nel 1960 i Moussad riescono a trovarlo in Argentina ma non potevano estradiarlo in quanto non c'erano prove certe. Successivamente nel 1961 riescono a processarlo in terra d’Isdraele (era la prima volta che un nazista venisse processato ad Isdraele ovvero nella terra degli ebrei). Isdraele era un paese appena nato (1947-48) e sostenuto dalle popolazioni occidentali, c'erano dei “conti aperti” con i nazisti in quanto molti di loro avevano risposto alle loro colpe. A Norimberga fu una tappa fondamentale in quanto i processi contro i nazisti si erano già tenuti (1945-46). C'era il problema dei giovani isdraeliani che si sentivano estranei alla shoah, non se ne interessarono. Quando Isdraele annuncia l’inizio del processo Heichmann, il popolo si stupì. Arendt era in America ma venne chiamata per assistere al processo. “New Yorkers” rivista dell'America intellettuale, presidente Sion. I due pensarono di scrivere su questa rivista 5 articoli sul processo Heichmann ma Arendt consegnò questi articoli molto tardi, quando ormai il processo era già finito. Era il 1963 quando comparvero sulla rivista e vennero pubblicati. Questi articoli vennero raccorpati nell'opera: “la banalità del male” (1963). In Italia verrà pubblicato un anno dopo dalla Feltrinelli. Quest'opera ricevette numerose critiche tra cui l'autrice venne accusata dalla scuola della Lipstia di aver usato il processo Heichmann per trovare le sue tesi presenti nell’opera-> manipolazione dei dati storici per trovare le proprie tesi ovvero le origini dell’antisemitismo e l'imperialismo. In questo periodo Arendt ebbe varie crisi. Persone ben note nella banalità del male: -Ben Gurion (=primo ministro di isdraele) Arendt fu critica di quest'uomo politico perché lo accuserà di essere uno di coloro che avrebbero tentato di trasformare il processo in un evento mediatico. -Idion Osten (=pubblico ministero, difende lo stato di isdraele e accusa Heichmann) gli spettò il momento di apertura di questo processo. Questi personaggi avevano delle aspettative diverse da Arendt; secondo loro bisognava far si che i nazisti rispondessero delle loro colpe, dovevano trovare il responsabile dell'orrore tedesco-> bisognava fare i conti con ciò che era accaduto. I sopravvissuti ai campi di sterminio vennero invitati a raccontare, in lingua originale, la propria storia personale nei campi al resto della popolazione. La cosa che colpì ad Arendt è la domanda che fecero ai sopravvissuti: com'è stato possibile questo evento in Germania? Non era la domanda da porre in quanto la dovevano rivolgere ai capi delle comunità ebraiche che avevano stilato elenchi di nomi di persone da inserire nei campi di concentramento. La domanda esatta da porgli sarebbe stata: perché avete cooperato alla distruzione del vostro popolo? Accusa gli stessi ebrei di collaborazione con i nazisti e comprende le vittime, i carnefici. “alla sbarra c'è un uomo: Heichmann, non un popolo”. Voleva la pena di morte per Heichmann e pensava che la nascita di Isdraele fosse sbagliata, fosse un errore storico. Descrizione di Heichmann nell'opera: uomo di mezza età, statura media e (vedi libro) Quando descrive Heichmann usa dei toni ironici perché usa le parole che lo stesso Heichmann utilizzò per raccontarsi durante il processo es. Heichmann era un amico degli ebrei. Era un funzionario cieco, non si faceva domande su ciò che gli avevano detto di fare, agiva e basta. RIASSUNTO: Ritiene sbagliato il processo perché durante il processo perchè si perde di vista la persona umana ma ci si dimentica che dietro le sbarre c'è un uomo solo, con un proprio nome e cognome: Heichmann. E anche perché il processo viene trasformato in una macchina mediatica. | testimoni non possono farci capire perché Heichmann ha agito così, non possiamo fargli determinate domande ma dobbiamo chiedere tutto ciò ai capi delle comunità ebraiche. leggi”) Sottolinea che ha sempre rispettato le leggi, era il suo dovere, ha solo seguito la massima di Hitler, la legge (# dalla massima di Kant) -> Arendt rimase sconvolta. Uno dei tre giudici del processo fu colui che scatenò un moto di indignazione per il fatto che Heichmann avesse tirato in ballo Kant e Heichmann rispose dicendo di aver letto e studiato la critica della ragion pratica e di vivere secondo i principi che afferma quest'opera, i giudici lo interrogano sui contenuti dell’opera e fu costretto ad ammettere che di fronte alla soluzione finale non era nemmeno più padrone delle sue azioni, agiva solo secondo le leggi e non poteva farci nulla. Arendt fa una serie di riflessioni sul fatto che questa persona aveva travolto le massime kantiane, arriva ad affermare che Heichmann non ha seguito la massima generale come avrebbe voluto Kant ma aveva pensato solo al suo benessere personale -> era colpevole di ciò che successe. Nella Banalità parla di “obbedienza cadaverica” ovvero rimase scioccata, si scandalizza di fronte all’obbedienza di questo soldato di fronte alle leggi tedesche. In questo passaggio dell’opera, Arendt pensa alla questione del male e si fa l’idea che il male ha a che fare con gente banale, che banalizza tutto, perfino il pensiero kantiano con lo scopo di giustificarsi ingiustamente. Scrive: “ho sbagliato, il male non è radicato nell'uomo ma a che fare con la banalità del pensare; il male si può estirpare, si può trovare un antidoto che sta nel pensare da sé e liberamente (capacità di giudizio dell’uomo, che utilizza la ragione per fare delle scelte)”. Arent tenta di giustificare questa sua pretesa del male: “io voglio comprendere perché l'uomo arriva a compiere il male” poi segue l’immagine del male che non ha profondità, non ha radici nell'uomo. Per Arendt il bene supremo non è Dio (è atea) ma è la ragione dell’uomo, è la sua facoltà di pensare e giudicare e se non utilizza questa facoltà, nasce il male. Il male per Kant era il segno che l’uomo è libero, per Arendt il male non è il segno che noi siamo liberi ma è il segno che noi stiamo rinunciando alla libertà: se facciamo del male è perché abbiamo rinunciato a pensare, alla nostra libertà affidandola agli altri (no capacità di giudizio -> non siamo liberi) -> Arendt si stacca dalla tradizione. Con la sua nuova teoria del male, dal punto di vista filosofico, sta mettendo in luce una dura verità: le azioni malvagi dell'uomo possono essere commesse nella normalità (Heichmann era una persona normale e non un uomo particolare e malvagio). Il male può essere commesso anche dal buon padre di famiglia, se egli non pensa a ciò che sta facendo. Introduce la figura del borghese, un uomo colto, per bene che se non utilizza la sua facoltà di pesnare, compie del male. Questa immagine venne introdotta che in “ebraismo e modernità” ritraendo Imbler (=comandante delle forze di sicurezza del terzo reich) affermando che era un borghese normale ma riuscì a mettere in piedi lo sterminio degli ebrei (Imbler = ad Heichmann). “nessuno di noi ha il diritto di obbedire”, se obbediamo dobbiamo assumerci delle responsabilità. (Critiche in particolar modo da parte degli storici) Critica da parte di Arendt ai sonder commandus (=significa “unità speciale” e nel lessico nazista si identificavano gli ebrei che all’interno dei lager dovevano collaborare con le SS e i nazisti li chiamavano anche i “portatori di segreto” in quanto non potevano condividere con altri quello che loro vedevano. Il loro compito era quello di rimuovere i corpi degli ebrei gassificati, dovevano incenerirli nei forni crematori); definisce il loro lavoro come un'azione infamante ma questo giudizio è sbagliato storicamente in quanto Critiche che Arendt riceve con la banalità del mali 1) viene accusata come storica, le sue tesi storiche sono troppo approssimative in quanto è una filosofa e non una storica. Le viene anche contestato di aver mistificato i fatti, viene accusata di malafede perché alcune scuole come La Lipstia ritiene che Arendt abbia costruito ad doc la tesi della banalità con l'intento di provare la validità di quelle tesi che aveva espresso nelle origini del totalitarismo 2) le viene contestato il fatto di non amare il popolo ebreo (=alabat isdrael). Critica mossa da un suo amico Sholem 3) viene critica per aver fatto un retro front rispetto a quello che aveva sostenuto nelle origini del totalitarismo (spiega Kant, il radical bose) Meriti di Arendt: 9 1) di aver trasformato un caso giornalistico in un vero e proprio processo e caso filosofico 2) coraggio di denunciare l’uso strumentale che si è fatto della Shoah 3) ha fatto si che si discutesse del nazionalismo di Isdraele che avrebbe portato delle conseguenze importanti -> anticipatrice che la convivenza tra isdraeliani e le popolazioni ebraiche fosse difficile una convivenza. Da un punto di vista politico venne appoggiata dai giovani ebrei di sinistra perché compresero le sue tesi. Arendt contò sull'appoggio di questi ragazzi. Anche negli ambienti post-sionisti le tesi di Arendt venero accolte positivamente. Opera che apre nuovi orizzonti filosofici. VIDEO LEZIONI Il SEMESTRE 1 SESSIONE NATI PER INCOMINCIARE Il detto anassimandreo o frammento anassimandreo (=è il più antico testo filosofico, è di Anassimandro, è un filosofo ionico, dai forti interessi naturalisticià>amico e discepolo di Talete à> suo successore alla cosiddetta scuola di Mileto (scuola Milesia): “Donde viene agli essei la nascita, là avviene anche la loro necessità. Poiché si pagano l’un l’altro. La pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l'ordine del tempo” (PARAFRASI: “Là dove tutte le cose hanno origine/nascono/vivono à> Devono necessariamente andare a 6inireà> Infatti esse pagano reciprocamente la penaà>E scontano la colpaà> Per l’ingiustizia che hanno commesso à> secondo la legge del tempo”) -> i primi filosofi antichi vedevano il momento della nascita come un momento imperfetto, in cui si compiva il peccato perché per questi filosofi l'“esistere” era una colpa e il nascere era un peccato che doveva essere espiato con la morte. “Esistere è peccato” La filosofia ha ereditato l’espressione “mortale” (=sinonimo di essere umano nel lessico filosofico), la morte viene pensata come verità ultima dell’esistenza umana. Arendt ha costruito la sua filosofia sul “venire al mondo” ovvero sul momento della nascita: il natality. Il frammento è divisibile in 2 parti: 1) presenta il tema fondamentale 2) cidà una spiegazione al principio generale Riflessione sul libro nati per incominciare: il natality arentiano fa decadere il centro della filosofia antica ovvero la morte, privilegiando la nascita. Questo rinnegare il venire al mondo ha un retroterra antico che si può rintracciare nella mitologia (= sapere che precede la filosofia, è un complesso di narrazioni fantastiche con cui l’uomo occidentale si è spiegato l'origine del mondo e dell’uomo. La mitologia non ha nulla di scientifico, a differenza della filosofia). La filosofia ha ereditato dalla mitologia l'idea del venire al mondo. Questa ostilità è evidente nel’uranismo culturale (=Urano era una divinità che personificava il cielo e fu il primo tra le divinità a regnare l'universo. Stando alla tradizione Urano, temendo che i suoi figli potessero sottrargli il dominio dell'universo, ovvero il potere, li nascondeva sottoterra appena nati per impedirgli di vedere la luce. Così fece anche Cronos, la divinità del tempo e figlio di Urano, che divorava i suoi figli appena nati). La nascita già nell'immaginario antico ha sempre rappresentato la nascita come un lutto di potere, da qua una serie di conseguenze sul piano filosofico. La filosofia che nasce nel tentativo di comprendere il mondo, perché ha scelto di categorizzare l'essere umano attraverso il morire e non attraverso il nascere? Secondo Arendt ciò è avvenuto non solo perché la filosofia ha ereditato un pregiudizio culturale ma c'è anche un'altra causa: processo di desensibilizazione, messo in atto dalla filosofia degli albori, è un processo che afferma che tutto ciò che ha bisogno dei sensi per essere visto e sentito, il filosofo lo svaluta, diffida di tutto ciò che appare, che nasce, che si trasforma e 10 quindi il filosofo antico-greco diffida della realtà -> deriva dal fatto che i greci pensavano che i sensi ingannavano. Per il greco antico, ciò che nasce, non è la vera realtà e quindi la filosofia comincia a contrapporre alla realtà, la realtà vera introducendo la parola “è” (=sostanza magica, è l'essere che secondo la tradizione è il vero fondamento delle cose, è la realtà vera delle cose). L'essere non muta e non muore mai -> da qui l'affermarsi della metafisica (=in greco significa ciò “che va oltre il fisico”) 2 SESSIONE CAPITOLO QUINTO PAG. 99-100-101-102 (NO PARAGRAFO 2) Abbiamo già visto come la mitologia abbia influenzato la filosofia. Arendt fa un'analisi di questa ostilità della nascita, il problema che si è posta è: quando i filosofi greci sono stati sedotti dalla parola “è” ed hanno cominciato a credere che ci fosse una realtà apparente (=fittizzia) e una realtà vera (=realtà dell'essere), da qui nacque la metafisica (= parte della filosofia che studia l'essere in quanto essere). Secondo Arendt sono 2 i passaggi fondamentali che condussero alla nascita della metafisica: 1) il frammento anassimandreo (sesto secolo d.C.) -> è il più antico testo filosofico che ci parla del “venire al mondo” -> testo importante per capire la difficoltà della filosofia nel credere alla nascita. Analisi del frammento: il frammento ci fu tramandato indirettamente cioè è passato da autore in autore e nello specifico questo documento ci è stato testimoniato da Semplicio (=filosofo greco antico. Esso era un commentatore di Aristotele e dichiara di averlo appreso indirettamente quando leggeva i testi di Teofrasto, un discepolo di Aristotele). Anassimandro è un filosofo ionico, dai forti interessi naturalistici, amico e discepolo di Talete e suo successore alla cosiddetta scuola di Mileto (scuola Milesia). Fu il primo filosofo ad utilizzare la parola “archè” (termine filosofico che indica l’inizio, il principio di tutte le cose. Anassimandro identifica questa parola con una miscela, l’àpeiron, parola greca che significa “illimitato e infinito”). Questa miscela secondo Anassimandro si distingueva per un'indeterminatezza, è il principio costituente da cui nascono tutte le cose naturali. Questo frammento non parla di accoglienza, di ospitalità di colui che nasce ma conserva una sua terribilità: si parla del giorno della nascita come un giorno di lutto. Anassiamandro afferma che tutte le cose che erano unite armoniosamente nell’àperiron pretendono di staccarsi e di vivere per se stesse, e si macchiano di una colpa originaria. In che senso le cose si staccano? Attraverso un movimento di rotazione le cose si staccano dalla miscela e si accoppiano in coppie di contrari (es. luce-buio, notte-giorno), dando vita al cosmo -> per Anassimandro è la nascita di tutti gli esseri ma è anche la loro colpa originaria cioè di aver preteso per se stessi di avere un esistenza individuale cosicchè gli uomini devono scontare la colpa originaria vivendo. Solo con la morte, gli uomini potranno tornare indistinti a quella perfezione che si chiama àpeiron. Gli studiosi hanno discusso sull’autenticità del frammento senza però arrivare ad una soluzione. Ritengono che questo frammento fosse realmente così nell'antichità. è divisibile in due parti: 1) tema fondamentale 2) spiegazione quello che è sancito nella prima parte è un testo scritto in prosa con l'utilizzo di parole prese dal linguaggio poetico Si può osservare a questo proposito, nella prima parte del frammento >la STRUTTURA, simile alla figura RETORICA del CHIASMO (=in latino significa “forma incrociata”, X) 11 In Vita Activa (cap. 5) Arendt afferma che gli uomini sebbene devono morire non sono nati per morire ma per incominciare. Usa due espressioni: 1) another to die 2) another to begine qui gioca sulla morte: noi dobbiamo morire ma dall'altra parte descrive il vivere come una finalità, come un qualcosa di positivo. L'uomo ha il diritto a vivere. La natalità è promessa di un nuovo mondo, è speranza di un nuovo inizio che va a rompere la legge della morte. Arendt è una pensatrice che critica Marx e il positivismo. La nascita è un momento che non si può trascurare, descrive la nascita e la distingue in: 1) nascita biologica (La prima nascita) 2) nascita politica che avviene mediante la relazione, il dialogo. Questa nascita è la nascita politica -> influenza agostiniana. In particolar modo la frase: questo inizio non è la creazione di qualcosa ma di qualcuno. Il principio della libertà viene creato quando nacque l'uomo. Arendt distingue tra principium cominciamento) e inizium (=atto creativo). A Dio va riconosciuto il pincipium ma quando crea è solo, in solitudine e l'uomo è inizium, nasce insieme ad altri esseri umani. -> due origini: principium (=atto creativo di Dio, si realizza fuori dal tempo) e inizium (=si realizza nel tempo perché quando Dio crea l’uomo crea anche il tempo). 8 SESSIONE Vita Activa è un'opera arentiana, pubblicata nel 1958 negli Stati Uniti. Fu un lavoro antimarxista, è la conseguenza degli studi marxisti da parte di Arendt. è un testo di riferimento dell’antropologia arentiana e la filosofia della nascita. Il problema che Arendt si pone in quest'opera è l'agire umano, l’azione. Il senso dell'opera è che l'agire è una caratteristica fondamentale dell’uomo. L'azione diventa significativa (=politica) solo quando è condotta coralmente, quando noi agiamo insieme agli altri. TITOLO: “The iuman condition” (=titolo originario). Arendt voleva chiamarlo “Vita activa” e questo titolo fu adottato nelle traduzioni italiane. Come mai questo titolo? Quando i greci distinguevano la vita attiva da quella contemplativa volevano dire che l’uomo agiva secondo due tipi di vita: attiva e contemplativa. Nella prima forma di vita, secondo i greci, l'uomo agiva ma questa azione aveva delle caratteristiche ovvero plasmava le cose, produceva le cose affinchè potessero essere utili per la vita. La vita contemplativa era la vera vita, qui l’uomo era di fronte all’eternità del divino. Secondo Arendt i greci tenevano insieme queste due dimensioni della vita però nella sua analisi arriva alla conclusione: quando entra in crisi l'antica città-stato, questo ha dei contraccolpi in filosofia perché si assiste ad una frattura tra pratico (=praxis, attività pratica) e teoretico (=theoreo, attività di pensiero). La conseguenza è che l’azione pratica d'ora in poi verrà utilizzata con disprezzo e si considera questa forma di agire meno nobile perché legata alle necessità della vita terrena e quindi perde di dignità -> lo sporcarsi le mani era considerato come non nobile per il greco. 14 L'agire pratico serviva solo per avere le necessità strette mentre il theoreo era considerata un'azione nobile, era l'agire libero. Perché Arendt scrive vita activa? Arendt ha in mente un saggio di origine politica ma anche filosofica. Arent si interroga sull'uomo, sul suo valore ma senza facendo riferimento alle definizioni scientifiche (es. l'uomo è un mammifero). Riflette sull'uomo come attore della storia e riflette anche sulle condizioni dell’azione, dell'agire umano. Quindi costruisce una nuova “scienza della politica” cioè crea una scienza filosofica della politica radicandola nella politica. Arendt parte da questa domanda: chi è l'uomo? (L’'antropologia filosofica è un nuovo orientamento filosofico che si afferma tra il ‘800 e l'900. Secondo alcuni autori tra cui Scheller, la filosofia aveva fallito e non aveva saputo riflettere sull'uomo e quindi bisognava tornare a porsi la domanda: chi è l’uomo?) Il metodo che utilizza in quest'opera è un metodo fenomelogico ovvero parte dall'interpretare l'agire umano perché secondo lei è con l'agire umano che l’uomo si mostra, appare e l’azione per eccellenza è la nascita, attraverso questa azione, l'uomo si presenta agli altri. SOTTOTITOLO DELL'OPERA: LA CONDIZIONE UMANA Per Arendt la concezione umana è una condizione da intendere in senso fenomenologico perché è concentrata a guardare l'agire umano e vuole comprendere l’uomo in quanto natale. La condizione umana è plurale perché gli esseri sono plurili che abitano la terra -> la pluralità è la legge della terra. L'agire umano è complesso perché è vita attiva e vita contemplativa ovvero è produrre, lavorare ma è anche un agire che si apre alla pluralità es il vivere con gli altri. è la nascita che consegna questa condizione di pluralità, si nasce con gli altri. L'uomo ha bisogno di lavorare ma ha anche bisogno di stare con gli altri. Il vivere si ha quando si ha la consapevolezza che la vera vita è quando io mi realizzo come uomo ovvero quando comincio a comunicare con gli altri. è importante il dialogo e la parola. IMPORTANTE: Arendt in “Vita activa” tocca 3 dimensioni dell'agire: 1) laibor (=lavorare) attività attraverso cui l'uomo si garantisce la sopravvivenza. L'uomo per lavorare e quindi per sopravvivere a bisogno del suo corpo, delle sue mani -> siamo in una condizione animale perché ha a che fare con la materia e con i suoi bisogni primari. L'homo faber non è un uomo libero. 2) work (=operare) l'operare è un'attività che ha la sua piena manifestazione quando l'essere umano realizza oggetti prefabbricati, è quindi importante l’uso delle mani, l'uomo attraverso l’uso delle mani fabbrica oggetti che sono necessari per costruire un mondo artificiale in cui viviamo. Sono oggetti d'uso perché l’uomo è un essere vulnerabile e quindi ha bisogno di questi oggetti, essi gli garantiscono una certa sicurezza. Sono oggetti che sono durabili nel tempo. L'uomo non è ancora libero 3) action (=agire) fa corrispondere la condizione della pluralità 9/10 SESSIONE All'opera Arendt fa corrispondere il mondo artificiale dei manufatti ovvero tutti quegli oggetti che vanno a riprofilare il mondo, a fargli assumere forme diverse. Vita Activa è un’opera antimarxista e darà ad Arendt il pretesto per fare una critica a Marx. Arendt sostiene che nella antica Grecia queste tre dimensioni (lavorare, operare e agire) erano in equilibrio ed erano distinte l’una dalle altre. Ai greci era chiaro il fatto che il lavoro non rende liberi anzi appiattisce l’uomo. 15 11 SESSIONE Questo equilibrio è stato proprio quello che Marx ha toccato. Considerazioni di Arendt su Marx: Per Marx il vero agire dell’uomo è stato individuato nel lavoro. Marx non è capace di cogliere la distinzione tra lavorare e operare, investe troppo nel lavoro e soffoca le altre capacità dell’uomo. Il lavoro non consente agli uomini di vivere insieme agli altri e quando l’uomo lavora non è libero perché è in contatto con oggetti che deve produrre e devono essere consumanti e quindi, per Arendt, l'uomo è veramente libero quando di stacca dalla materia, dagli oggetti. L'uomo è libero quando riesce a dialogare con gli altri. All'azione Arendt fa corrispondere la pluralità ovvero il fatto che sulla terra ci siano gli uomini in senso plurale. Il problema di fonte è che l'uomo nasce libero ma questa libertà può essere erosa dal bisogno. | greci erano consapevoli che il lavoro è una forma di schiavitù. Arendt nutre rispetto per Marx, nonostante le critiche che gli rivolge. Non condivi con Marx la soluzione filosofica, per il filosofo l’uomo è un lavoratore. Marx non considera il work e l'action. (vedi) 12 SESSIONE (martina AGIRE-> le relazioni umani autentiche (politiche) si costruiscono laddove non ci sono più cose materiali. Non si può pensare di agire in solitudine, a differenza delle altre dimensioni. Per agire ho bisogno degli altri quindi devo mostrarmi agli altri perché devo assumermi le responsabilità di ciò che faccio e soprattutto questa è una dimensione in cui anche altri raccontino a loro volta le loro azioni. Nell'azione siamo finalmente presenti agli altri con la voce, con il dialogo, NON sono necessari oggetti. In questa dimensione ci presentiamo agli altri così come siamo e così fanno gli altri e in questa dimensione è presente una caratteristica, quella del racconto: gli altri ci raccontano e noi raccontiamo gli altri. C'è una dimensione dialogica molto complessa che fa si che il racconto sia necessario, occorre che ci sia sempre qualcuno che racconti le nostre azioni a chi non era presente, questa è la vita umana, la vita politica che si qualifica nell'azione e nel discorso; ogni volta che noi parliamo agiamo e diventiamo iniziatori. Azione e discorso creano l'identità umana. In questa dimensione tutti siamo testimoni di qualcuno. Nella condizione della pluralità di realizza la seconda nascita: se nella prima nascita ci siamo inseriti nel mondo della vita è in realtà con la seconda nascita che ci inseriamo a pieno titolo nel mondo umano. La più importante tra le dimensioni è questa, dove noi uomini impariamo a stare con gli altri e a comunicare realizzando una seconda nascita politica. PER REALIZZARCI COME ESSERI UMANI NON ABBIAMO BIOSGNO DI OGGETTI MATERIALI. Gli oggetti sono necessari in modo diversi ma non servono per realizzarci come esseri umani, per distinguerci dall’animale è necessaria la parola e il dialogo. L'azione è la dimensione in cui non solo siamo nati ma siamo diventati cittadini attivi in un senso politico. E' importante anche il racconto per farsi testimoni degli altri. 14 SESSIONE Per Arendt il bambino che nasce è qualcosa che rompe il circolo della produzione: “gli uomini non sono dei semplici materiali di lavoro” -> differenza con Marx La professoressa individua: - una presa di posizione a livello linguistico: Arendt usa la parola “natality” sostituendola a “proletariato” tipica di Marx * connessione conla parola “prole” ® nell’antica Roma i proletari erano coloro che non avevano beni ma il loro unico patrimonio era la prole, i figli 16 stabilisce che alla Terra, dopo la morte, sarebbe tornati i resti di questa creatura, a Giove gli sarebbe data l'anima però questa creatura sarebbe appartenuta alla dea Cura perché era stata lei a darle vita. Restava il problema di dare un nome alla creatura e fu Saturno che le diede il nome di Homo perché questa creatura era nata dal fango. Heiddeger studiando Burdar (=un sociolinguista) incontra questa favola e se ne appropria per poi inserirla nella sua opera. heiddeger traduce la parola “cura” con una parola tedesca “zorghe” e poi va a definire l’uomo in quanto cura, l’uomo rimane uomo perché ha cura -> fondamento dell’esistenza. Heidegger introduce nell’opera “essere tempo” due termini: - besorghen, in italiano “prendersi cura”, non è una cura autentica perché noi col “prendersi cura” diamo all’altro le cose di cui necessita - furzeorghen in italiano “avere cura”, si insegna all’altro ad avere cura di sé e quindi l’altro è “sotto controllo” e io gli dedico del tempo - furfalleng in italiano “deiezione” (=alienazione dell'individuo). L'essere umano nella deiezione agisce per luoghi comuni in cui si conforma e tutto perde senso. Il deietto è colui che sfugge alle responsabilità dell'incontro, non vive con l’altro ma si limita ad un agire tecnico. Arendt usa il termine cura in modo più disinvolto rispetto a Heiddeger. Si appassiona a questo termine perché per lei la politica è avere cora del mondo e nel lessico arentiano vale a dire che noi siamo responsabili di noi stessi ma anche degli altri. Assonanze tra filosofica della cura di Hannah e la filosofia della cura di Martin > labor è inteso come un'attività che ci angoscia ma che è volta a garantirci la nostra sopravvivenza e anche il work. Questi due concetti sembrano rinviare a quella dimensione della cura di Heidegger in cui si procurano agli altri gli oggetti materali, però è ancora una cura falsa (il prendersi cura).L’action invece sembra tradurre “l’avere cura” di Martin, nella action Hannah dice che le relazioni si fanno umane perché non hanno bisogno degli oggetti materiali. La deiezione è quella condizione in cui semplicemente ci conformiamo. La condizione viene resa su un'altra espressione di HA cioè “lost of word” che sarebbe perdita del mondo. Ci sono quindi delle assonanze molto forti tra HA e Heiddeger e un passaggio in cui queste assonanze si fanno evidenti sono appunto nel tripode arendtiano di vita attiva. 23/24/25 SESSIONE CAP 6 Arendt è una filosofa di difficile collocazione perché nei suoi scritti affronta temi di varia natura: filosofici, storici, politici Arendt negli scritti giovanili si dedicata alle figure femminili ed emerge la sua attenzione nella descrizione delle cose quotidiane. Essa ha un merito cioè quello di porre il femminile su un piano femminile, lo vedremo nella biografia di Rahel Varnaghen. Si dedica alla ritrattistica femminile -> affronta l'identità di genere. Nei suoi scritti, insiste sul passo della Genesi pluralità degli uomini. Arendt, riguardo a questo passo muove una critica perché ritiene che Paolo di Tarso ritiene che egli si discosti dall’insegnamento di Dio ovvero quando nei Corinzi si afferma che la donna sia creata per l’uomo e per Arendt questa interpretazione sposta i significati della frase perché assegna una diversa importanza della donna e poi muove un'altra critica a Sant'Agostino perché nella “Città di Dio” sembra che lui insista sulla singolarità dell’uomo. Paolo di Tarso ha una visione diversa di donna e Arendt sostiene che le sue interpretazioni spostino il peso politico della donna in relazione all'uomo -> visione che aveva la donna all’epoca. La differenza di genere è il fondamento del pensiero di Arendt ma però rimarrà molto estranea nei confronti del pensiero femminista. Essere donna per Arendt era un dato di fatto. Nel ‘64 Arendt concesse alla televisione tedesca un'intervista che poi è stata trascritta ed ad oggi è un testo fondamentale. Il giornalista con cui dialoga è Guter Gos (=giornalista colto che ha avuto incarichi politici importanti in Germania) e in questa intervista Arendt si definisce un individuo ebreo femminiligeneris e poi 19 “uomo e donna li creò”, si sofferma su per indicare la Arendt affermerà che le qualità femminili devono essere salvaguardate e il giornalista la provoca chiedendole come mai svolge una professione maschile e risponde che lei non si è mai posta il problema e lei si è accostata alla filosofia solo per un disegno di comprensione -> no problema di genere. Il bambino che nasce, per come Arendt lo descrive, non è un figlio. CONCETTO DI MATERNO Negli scritti della filosofa questo concetto non è esplicito, ma parla di materno linguistico. La figura della madre negli scritti non è presente, c'è un attenzione sul momento della nascita ma non sul bambino. Infatti anche quando parla di cura, non parla di cura per il bambino ma piuttosto cura per il mondo. C'è un materno che è quello del linguistico e nell'intervista sopracitata Arendt parla di lingua materna cioè il tedesco e rende perplesso l'intervistatore. La lingua materna ha a che fare con ricordo, ha una funzione politica e non ci fa perdere il contatto con il mondo esterno-> è una protolingua è fondamentale per tessere dei legami con le altre persone. In altri scritti minori tra cui un articolo “Elegio di Rosa Eluxibur” critica il biografo in quanto la sua biografia è ricca di aspetti maschilisti. martina C'è poi un altro segnale della sua sensibilità femminile: piccoli articoli in cui HA si dedica a ritrarre dei grandi personaggi femminili come Rosa Luxemburg (rivoluzionaria). Hannah tributa a lei un ritratto chiamato “elogio di Rosa Luxemburg”. C’è un passaggio in questo articolo dedicato a lei, in cui HA commenta con un certo astio il lavoro biografo Jhon Peter Nettel (biografo di rosa). HA è molto critica nei suoi confronti perché ritiene che questa biografia è piena di pregiudizi maschili; questo perché Nettel osa descrivere Rosa come “era solo timidamente donna”, questo per dire che era molto mascolina (perché faceva rivoluzioni, agitava i popoli ecc..). in questo articolo molto delicato che HA dedica a Rosa, la donna viene ritratta da Arendt come outsider, gioca molto sulle stranità di questa donna. Era outsider per 2 volte: perché era donna e perché era ebrea polacca DA PAG.149 IN AVANTI Nella biografia di Rahel Varnaghen, scritta da Arendt sotto consiglio di martin Eideger. Questo lavoro venne interrotto nel 1923 perché Arendt fu costretta a fuggire dalla Germania e poi venne ripreso nel '38 e nuovamente interrotto per poi esserlo ripreso negli anni americani. Questa biografia si presenta come un montaggio di citazioni, si potrebbe anche dire che è un saggio filosofico. Rahel Levin nasce a Berlino nel 1771 da una famiglia ebrea benestante ed era una donna colta illuminista che aveva avuto un'educazione famigliare molto solida -> cultura da autodidatta. Essa per esprimere il suo pensiero utilizza dei generi non letterari molto semplici che fossero accessibili alle donne, scriveva delle lettere, diari,... Rahel si vergogna di essere ebrea e pertanto cerca la via dell’assimilazione (inizia nel ‘800 quando gli ebrei rinunciano alla propria origine). Sclenin era un personaggio della poetica di Avelin (=poeta medievale) che simboleggiava il sognatore sfortunato e per Arendt Rahel era una sognatrice sfortunata. Nelle lettere di arendt si racconta come questa donna non fosse né bella né ricca, è una donna consapevole di non essere attraente. Rahel doveva imparare a vivere e a comportarsi come la società del tempo voleva, le donne non dovevano mettere in imbarazzo l’uomo con quello che sapevano -> l'intelligenza era l’unica arma vincente di Rahel. Come ha fatto a conquistare un cognome tedesco? Incontrerà Carl Varnaghen all’età di 40 anni e si sposeranno nel 1914 e da qui prenderà il cognome tedesco. 26/27 SESSIONE Cap. 7 20 La nascita per Arendt è qualcosa che non possiamo sapere in anticipo dove ci porterà ed è esibizione della propria unicità. In vita activa Arendt afferma che l'unicità dell'uomo è proprio nella sua forma corporea. Se l'uomo è un “chi”, un essere è proprio perché è corporeo. E la morte ci libera da quel peso che è il corpo. Arendt afferma non è solo la filosofia ad aver estromesso la nascita ma nell'età moderna si è innescato un processo che è andato ad affiancarsi a quello filosofico perché questa età ha prodotto la tecnizzazione della nascita, processi di controllo della nascita, che nel testo, la prof. li chiama frozen life. Nel prologo Arent fa un riferimento a quello che lei chiama “test tube” e probabilmente fa riferimento ad un simposio scientifico che si tenne a New York nel 1957, fu un convegno scientifico che vide riuniti uomini di grande prestigio scientifico. Questo convegno venne fatto per mettere a confronto il rapporto tra scienza e tecnologia e si è parlato di “tecnizzazione della nascita” ma Arendt accoglie questi nuovi scenari scientifici con sospetto e preoccupazione perché dal suo punto di vista la creazione di una nuova vita in laboratorio è una condizione di controllo della vita stessa e non può essere neutro. Dietro ad ogni tecnico di laboratorio c'è anche un'idea che si ha dell’uomo. La vita dell’uomo, per la studiosa, non si può manipolare. L'uomo ha il desiderio di mescolare, sotto il microscopio, il plasma germinale congelato di persone di comprovato valore per produrre esseri umani superiori. L'uomo nel suo laboratorio crea una vita ghiacciata e pensa di appropriarsi della nascita. Arendt si preoccupa che l’uomo si stia appropriando delle azioni di Dio cioè della vita e si stia appropriando del verbo “creare” -> azione che all'uomo non compete. Si ritiene che il natale possa essere governato e portato a compimento. Se io posso controllare la nascita in un laboratorio e disegnare l’uomo, viene ridotto alla materia ma poi cessa di essere libero e quindi nei laboratori sta accadendo qualcosa di grande in un senso negativo. 28 SESSIONE cap.4 pag.75 Per Arendt, promessa e perdono, sono due poteri, dispositivi che l'uomo possiede per il controllo dell’azione. L'azione umana presenta due peculiarità: l'impredibilità e l’irreversibilità. Per il perdono Arendt parla di aporia dell’azione che significa strada senza uscita. Il perdono ci porta a delle strade senza uscita e per la promessa parla di rimedio. PROMESSA: per Arendt è un atto politico necessario perché rimedia all’impredibilità dell'agire umano. è un rimedio alla caotica incertezza del futuro. La promessa è un atto fondativo per la sua mutualità e perché ci rivela come agenti immorali. Il fare promesse ci costringe ad assumerci delle responsabilità nei confronti dell'altro. Nice ha il merito di aver intuito, per primo, il valore della promessa. Nella “genealogia della morale” egli scrive che l'animale non promette, solo l'uomo promette. Ma Arendt coglie un aspetto negativo cioè la volontà di potenza e quindi prende le distanze. Le nostre azioni sono imprevedibili, bisogna chiedersi cosa succede quando un'azione va oltre le previsioni. Qual è il rimedio? il perdono. Arendt riprende l'apprendista stregone di Goethe. 29/30 SESSIONE Il perdono è un dono e quindi non ha nulla a che fare con il calcolo, è un dono gratuito. Lo stesso Gesù perdona la donna ma non l’adulterio. Il perdono non è una questione privata, Cristo insegna che bisogna perdonare anche sconosciuti. Arendt distingue tra colpa imperdonabile e il peccato (=quando siamo vivi pecchiamo, è il segno che noi agiamo tra gli altri. Senza peccato non potremmo mai agire. Sono gli altri che ci liberano dai nostri peccati). Ma ci sono delle circostanze in cui non si può perdonare ovvero il male criminale, questo scandalizza i bambini e quindi non si può comprendere. Per affermare questo passa ancora dal Vangelo, quello di Luca affermando che Cristo stesso distingue tra il peccato che si può comprendere e come tale può essere perdonato e un peccato imperdonabile quando fa scandalo ai bambini ovvero quando è un'azione malvagia che rompe i legami plurali. Se il male è troppo grande non esiste condanna che possa perdonarlo. 21
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