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Filosofia della Prassi Umana, Appunti di Filosofia Moderna

20 Pagine. Riassunto e appunti della professoressa Alessandra Papa.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 12/04/2022

alice.farina01
alice.farina01 🇮🇹

4.3

(70)

33 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Filosofia della Prassi Umana e più Appunti in PDF di Filosofia Moderna solo su Docsity! Filosofia della prassi umana HANNAH ARENDT -I ntroduzion e-  Filosofa ebrea tedesca che ha acquisito la cittadinanza degli Statu uniti.  Amava definirsi una teorica politica e si colloca intorno agli anni 50 nel 1900.  La sua carriera accademica si è interrotta per le vicende della Shoa e poi viene ripresa negli anni 50. Era ostile ad una certa forma di intellettualismo che aveva visto in Germania quando era una giovane studentessa, aveva visto tanti intellettuali allinearsi al nazismo. Quindi associa queste figure al totalitarismo.  Ecco perchè fugge dalla Germania e trova salvezza negli Stati Uniti dove inizia a lavorare. SCRITTURA. Uno stile molto personale, discorsivo e sollecita il lettore. E’ un lettore mai passivo, ma interrogato, coinvolto in moto attivo e dialogico. POLITICA. È un’intellettuale libera, che va contro ogni ideologia del tempo, è difficile collocarla a livello politico infatti non è né di destra, ne di sinistra. Aveva fame di libertà proprio perché aveva subito in prima persona la crudeltà del nazismo. Voleva pensare senza avere attriti o barriere. Si definisce sempre come “teorica politica” e non “filosofa” Il suo non era una pensiero teologico, per quanto talvolta citi la teologia (un po’ per la sua appartenenza ebraica, un po’ per il suo amore per i pensatori cristiani) FAMIGLIA. Ha avuto una madre molto colta e affettuosa e ha avuto un’educazione che in quel periodo era comune per i figli maschi :“bildung”. È un tipo di modello educativo che si sviluppa dalla Germania e si diffonde in Europa. Solitamente è un modello educativo riservato ai soli figli maschi. Viene educata seconda un’ideale libero interiormente, capace di tenere in equilibrio la ragione, capace di sviluppare un pensiero e una criticità. Per questo si comprende anche una curiosità da parte della filosofa per la pedagogia. Quindi questa bildung fu decisiva per la sua vita. VITA. Nasce il 14 ottobre nel 1906, in un piccolo sobborgo tedesco. la figura decisiva fu quella della madre, il padre morì quando lei era ancora una bambina. la madre era una scultrice. Arendt apparteneva a una famiglia di buona borghesia, e i genitori avevano viaggiato molto ed erano social democratici. Lei crebbe in questo ambiente famigliare molto progressista. Della sua vita sappiamo moltissimo perché la madre compilava dei diari sulla figlia e viene documentata la precocità e l’intelligenza della bambina. Da adolescente si appassiona alla filosofia e di testi molto complessi. Ottenne infatti la possibilità di frequentare dei semestri all’università di Berlino e accettò. Lei visse in molte città tedesche e questa formazione accademica e fu un’esperienza intellettuale decisiva. Quando si iscrive all’università di Marburgo in quegli anni si stava imponendo un personaggio filosofico importante che Hannah incontrerà. 1. Martin Hidegher, era il suo professore universitario. Tra i due nasce una relazione anche se lui era troppo compromesso dal regime nazista per cui il rapporto tra i due si interrompe. Dopo aver chiuso questa relazione, la ragazza lascia la città e si sposta a Heidelberg dove conclude la sua tesi di laurea. Si laurea elaborando una tesi sul concetto di amore di: 2. Sant’Agostino. Era un grande filosofo perché era riuscito al meglio a interrogarsi sull’uomo per cui era il suo punto di riferimento. Lei riconosce in Agostino due tipi di amore. La cupiditas. Si desiderano quegli oggetti che ci sono necessari per sopravvivere nel mondo terreno La caritas. Si desidera come unico bene Dio. 3. Jaspers. Era un filosofo che considererà sempre come suo maestro, supervisiona la tesi di Hannah. 4. In questa città rimane per diversi anni per poi spostarsi a Berlino dove porta avanti una ricerca sul romanticismo tedesco. Nel 1929 sposò un uomo 5. Anders. Da cui però più avanti si separò. Più avanti Hanna si sposta a Parigi e qui aiuta diversi ebrei che erano fuggiti dalla Germania. Durante la Seconda Guerra Mondiale e il conseguente inizio delle deportazioni di ebrei verso i campi di concentramento, Hannah dovette emigrare. 6. Nel 1940 conosce Heinrich Blucher che sposerà in futuro. Con lui fugge negli Stati Uniti. Il periodo Americano fu molto importante per la sua vita. In questo periodo, elabora diverse opere e coltiva anche un’amicizia con: 7. Hans Jonas. FORMAZIONE: Nella sua formazione ebbero molto peso gli studi classici, molti autori tra cui filosofi diventano per lei dei punti di riferimenti importanti, tra cui Sant’ Agostino. Lui era sempre un po’ alla ricerca tra il mondo pagano e cristiano e aveva cercato di trovare un punto di equilibrio tra questi due mondi. Dopo il ’29 vi è una svolta negli interessi filosofici di Arendt. Inclina la sua riflessione dal mondo cristiano, che fino ad allora il mondo ebraico era stato centrale nei suoi studi. Si dedicherà infatti a un lavoro originale dal titolo “Rahel Varnhagen, Storia di una ebrea” una biografia. Un periodo decisivo fu quello in America, perché dagli anni 50 in avanti darà alle stampe quelli che sono i suoi capolavori. -Opere- 1. Le origini del Totalitarismo: È un classico della filosofia del 900, ed è un testo sulla trattazione storica dei regimi totalitari. Un’opera che inizia con un’analisi del fenomeno dell’Antisemitismo. Hannah andrà poi ad analizzare le due più grandi forme di totalitarismo: 1. Quello di Hitler (nazismo) 2. quello di Stalin (comunismo). 3. Lascia fuori il fascismo italiano perché non lo ritiene un totalitarismo, ma una dittatura con un unico partito. La differenza è che le macchine totalitarie non si accontentano di prendere il potere ma vogliono ottenere il consenso dei cittadini. Queste macchine hanno delle caratteristiche che le rendono tali.  Prima caratteristica: il consenso di massa.  Seconda caratteristica: uso del terrore e della violenza. Il fascismo no (secondo la Arendt).  Terza caratteristica: i cittadini non possiedono più uno spazio privato e pubblico.  Quarta caratteristica: Presenza di un capo carismatico  Quinta caratteristica: Assenza di libertà. In questa opera la scrittrice sta cercando di comprendere il motivo per cui tutto è successo, in uno stato così civile come la Germania è nato uno sterminio di massa. La tesi centrale di quest’opera è che il totalitarismo è una forma politica radicalmente nuova e diversa dalle forma di potere autoritario come: - Dispotismo - Tirannide - Dittatura  La facoltà di Nascere interferisce con la legge della mortalità. Essa interrompe il corso della vita. L’uomo cioè può interrompere la sua corsa naturale verso la morte grazie alla facoltà di INIZIARE QUALCOSA DI NUOVO.  L’azione del venire al mondo è miracolo perché salva la vita dalla ripetitività e dalla sua corsa verso la distruzione. Gli uomini quindi non sono nati per morire, ma per incominciare.  Per lei non si può parlare di natura umana perché è una definizione che deriva dalla scienza, dalla biologia; per lei bisogna pensare l’uomo come molto di più di un animale perché non si riproduce soltanto, ma NASCE. La condizione dell’uomo è una condizione “fenomenologica” secondo la filosofa.  La Arendt inventa una nuova categoria politica. Il natality. La Arendt inoltre in quest’opera cerca di capire cosa sia davvero “l’agire” umano tramite tre diversi “stadi”: Azioni umane per la Arendt in Vita Activa.  Lavoro : si garantisce una durata nel tempo, gli permette di sopravvivere, è una condizione di “animalità” perché va semplicemente a soddisfare dei bisogni biologici. Non lascia una traccia perché tutto ciò che produco poi lo consumo. ProduzioneConsumazione.  Operare, fabbricazione : L’uomo produce oggetti grazie alle mani (che gli animali non hanno), oggetti che costruiscono il nostro ambiente. Questi prodotti poi rimangono nel tempo, lasciano una traccia e ci servono per vivere (una casa ci protegge dal mondo naturale). Fino ad ora l’uomo non è ancora autenticamente uomo, però sperimenta già una condizione più alta rispetto al lavoro perché in questo secondo stadio, inizia a fiorire la civiltà. Per cui la condizione dell’homo-faber è più alta rispetto a quella dell’animal-laborans. Per cui in questo secondo stadio l’uomo diventa un creatore, un artista, crea qualcosa di nuovo e di un modo comune in cui i cittadini possono convivere insieme. Dopo aver chiarito le prime due azioni, la Arendt inizia una critica al materialismo di Karl Marx: Come nel mondo Classico c’è stata la rottura tra agire e pensare, anche questi tre stadi hanno subito una rottura e la Arendt affida questa rottura a Marx. Perche? Perché il materialismo storico aveva costruito un’immagine di uomo falsa, perché Marx riteneva che il lavoro era l’unico fulcro dell’essenza umana, al contrario di ciò che affermava lei. Marx va a capovolgere quell’equilibrio, lo stravolge perché rovescia questa piramide e la vita attiva per lui è la vera vita. Inoltre per Hannah, Marx aveva compiuto un errore: aveva perso di vista l’opera e il lavoro, l’uomo non aveva valore se non quanto lavoratore. Da Marx in avanti la società è diventata solamente una società lavorativa.  Relazioni, comunicazioni : Nell’isolamento l’uomo perde di umanità, quindi la vera condizione delle persone è la pluralità (nella terra esistono gli uomini, non l’uomo). L’uomo agisce anche per interesse di altri, non solo per un suo bisogno suo. Il lavoro ci rende schiavi (devo lavorare perché devo sopravvivere), la comunicazione e il dialogo non è un dovere. L’uomo è una creatura che ha bisogno di comunicare, di stare insieme agli altri. COM UNIC AZIO NE OPERARE LAVORO La Arendt dice che se noi ci ACCONTENTIAMO di sopravvivere non saremo mai umani nel giusto senso. Non possiamo accontentarci di lavorare, qualsiasi cosa faremmo sarebbe solo per guadagnare qualcosa quindi saremmo animali e non umani. Restare umani significa portarsi fuori dall’attività lavorativa e dall’operosità. L’agire autentico è stare con gli altri. 3.“La banalità del male”. Racconta del processo di Heichmann, nazista tedesco. E’ il diario dell’autrice, inviata del settimanale New Yorker, sulle sedute del processo. Il titolo originale dell’opera era diverso, ma l’editore italiano ritenne opportuno invertire l’ordine del titolo.  Arendt ricaverà l’idea che il male perpetrato da Eichmann fosse dovuto non a un’indole maligna, quanto piuttosto a una completa inconsapevolezza di cosa significassero le proprie azioni 4.“One revolution”. E’ un saggio di filosofia in cui Arend spiega che cos’è la politica e analizza il fenomeno della “rivoluzione” come quella qualità umana che è in grado di avviare consapevolmente una iniziativa politica. E’ molto negativa sia sulla rivoluzione francese, che sulla rivoluzione russa. - La politica è presentata come una sorta di attività che cura, garantisce e preserva lo spazio umano in cui si fa esercizio della libertà in tutte le sue forme. Senza politica non c’è garanzia di azione e dunque non c’è libertà. 5.“The life of mind” “(La vita della mente)”. È un’opera filosofica, però essa non è mai stata conclusa, perchè ci stava lavorando ma è morta prima di terminarla. 6. “Scritti dedicati a figure femminili”  Un saggio di Hannah è dedicato a Rosa Luxemburg, una donna importante e la si ricorda perché ha fondato il partito rivoluzionale tedesco, fu una donna in grado di fare politica. Fu poi assassinata. Hannah sostiene che il biografo di Rosa era un maschilista e questa biografia risulterà quasi illeggibile perché piena di espressioni maschiliste.  Altro ritratto dedicato a Karen Bliksen, scrittrice danese nota con vari pseudonomi come Isak Dinesen (Isacco).  Testo dedicato a Rahel, storia di un’ebrea. TRAMA: E’ un testo che racconta di una donna perseguitata per la sua ebraicità. Nasce come biografia però sono tante le riflessioni di Arendt, quindi di fatto fa parlare Rahel però poi si inserisce la sua voce, quindi ne viene fuori un saggio filosofico sull’ebraismo. Chi è Rahel? E’ un’ intellettuale che nasce a Berlino nel 700 in una famiglia ebrea benestante, Rahel è una donna colta e crescerà in un ambiente intellettuale. Studierà le lingue e ne padroneggerà diverse, divenne amica di persone molto importanti. Nella sua vita tenterà di assimilarsi, rinuncerà alla propria ebraicità per includersi all’interno della società tedesca del ‘700, una società razzista che escludeva. Quindi trascorrerà la sua vita a provare a diventare una tedesca, rinunciando così alla sua origine. Più avanti però diventerà quasi un’ossessione l’idea di voler ottenere un’identità tedesca. Hannah leggerà i suoi scritti, i suoi diari, le lettere lasciati da questa donna. In cui si legge di una donna distrutta, una donna che da una parte cercherà in tutto e per tutto ad assimilarsi, ma dall’altre sarà pentita e lacerata, estranea a sé stessa. Quindi questa biografia (incompleta) che Hannah scrive deriva da questi scritti lasciati da Rahel (scrittrice vissuta davvero) La lingua materna. La Arendt ha trattato di molti temi diversi e nelle sue opere ha avuto diverse sfumature. Una Arendt diversa da colei che possiamo trovare nelle ultime opere è la Arendt degli scritti giovanili, di quei piccoli lavori in cui lei coltiva : il femminile. In molti scritti c’è molto interesse per il mondo femminile. In molti scritti tende a scrivere di molte donne in termini politici. Insiste su un passo della Bibbia e specialmente ha da ridire sulla traduzione di questo passo. “Maschio e femmina, Dio li creò”. Di questo passo la Arendt fa molto spesso un’analisi attenta e quasi in modo pignolo. Nello specifico in Vita Activa ci lavora molto.  In realtà la Arendt ha una personalità particolare: 1. Da una parte contesterà espressioni maschiliste di alcuni scritti. Contesta San Paolo poiché lui insiste su una donna che si deve sottomettere all’uomo, e anche se comunque bisogna saperlo contestualizzare poiché lui viveva immerso in una cultura in cui il ruolo della donna era diverso da quello odierno, effettivamente queste furono delle parole sue Contesta Sant’Agostino 2. Dall’altra era una donna quasi all’antica, non era troppo femminista. E’ una conservatrice, quasi credeva che fosse giusto che la donna non dovesse dare ordini all’uomo Nei suoi scritti non si allude mai al materno, lei è attratta dal materno linguistico. (nel suo caso la lingua madre quindi lingua tedesca). Nonostante il natality sia una categoria femminile, nonostante al centro dei testi ci sia sempre un bambino che nasce, in realtà questo natality NON ALLUDE ALLA MATERNITÀ, il bambino non è mai inteso come figlio partorito dalla donna. Non c’è quindi una filosofia di genere. Lei parla di MATERNO LINGUISTICO. A quell’epoca si pensava quasi di cancellare la lingua tedesca, perché si collegava la lingua al nazismo, si riteneva una lingua contaminata dal terzo reich e che quindi doveva essere purificata. Ma la Arendt sostiene che la lingua tedesca non ha colpe, lei protegge la sua lingua, la lingua materna. Non è la lingua tedesca a essere impazzita, ma lo sono gli uomini. CONCETTO DI NATALITY Da dove deriva questo termine?  Quanto Hannah ha investito intenzionalmente e fare del Natality una categoria di pensiero è difficile dirlo. Il concetto di natality si può trovare nelle diverse opere Arentiane e Alessandra Papa ha cercato di riunire questo “bambino che nasce” (questo concetto) all’interno del suo libro. Il natality è un insieme di schegge unite e tessute insieme e infine interpretate.  Questa filosofia non è quindi esplicita e consapevole, esso è anche un dubbio di Hans Jonas.  E’ stato un amico carissimo della Arendt. In un noto suo scritto ha questo dubbio, si chiede se lei abbia portato a riflessione la nascita consapevolmente oppure no. Nella tradizione filosofica, la nascita è sempre stata vista come qualcosa di negativo, il filosofo antico ha trattato con imbarazzo il tema della nascita. Il natality quindi non è un investimento troppo consapevole della Arendt, è molto frammentario e lo si incontra attraverso immagini evangeliche o letterarie. Quindi esso è ridotto in schegge, questo bambino appare all’interno di un’opera magari in 2/3 righe, non di più.  E’ difficile trovare la genesi di questo termine, probabilmente, la Arendt è stata ispirata dal vangelo. Perché c’è un’annotazione che rinvia al bambino Gesù. Però di fatto, il termine natality non ha una traduzione per la nostra lingua. Noi lo traduciamo con natalità, però è improprio. 1. In Nati per incominciare la Papa tende a ricostruire la genesi linguistica del termine Natality, a suggerire questo concetto di natality è possibile che derivi da una termine Heidegeriano e che derivi dal tedesco come “Hamfang”, l’ipotesi non è solo della Papa ma anche di altri studiosi. 1. La prima riflessione è che il Natality fa deflagrare l’intero impianto della filosofia. Cioè che la Arendt fa collassare quelle categorie in cui da Platone fino ad Heideger in cui la morte era un argomento centrale. La mitologia precede la filosofia. La intendiamo come quel complesso di narrazioni fantastiche. La mitologia è una narrazione fantastica ed è il primo sforzo che l’uomo ha compiuto per spiegare l’origine del mondo. La filosofia ha ereditato quindi dalla mitologia questa inimicizia nei confronti del Natale. Questa ostilità fonda le sue radici nella mitologia. Tutto è partito da diversi miti.  URANO. Era una divinità che personificava il cielo, era il primo Dio a uscire dal caos e a regnare sull’universo. Temeva che i suoi stessi figli potessero sottrargli la signoria dell’universo e il potere, quindi li nascondeva sotto terra appena nati.  CRONOS. Figlio di Urano, temeva che i figli gli potessero rubargli il potere quindi li divorava appena nati. La nascita già dalla visione mitologica non era altro che un lutto di potere, era minacciosa. Quindi da qui, la nascita viene vista male anche dalla filosofia. 2. La morte diventa un argomento così importante perché è il risultato di un Esercizio di desensibilizzazione. Secondo Arendt, la filosofia ha lavorato in direzione della desensibilizzazione del corpo e di tutto ciò che appare, che ha bisogno dei sensi per essere visto. Si comincia a insistere sul fatto che il filoso svaluta e comincia a diffidare su tutto ciò che gli appare. I greci erano convinti che i sensi ingannavano, erano convinti che le cose mutavano senza mai rimanere uguali. Quindi la realtà che vediamo non è la vera realtà e OLTRE A QUESTA REALTA’ CE NE STA UN’ALTRA. La filosofia antica inizia a credere che ci siano due mondi: quello vero (il mondo dell’essere) e quello falso. (una realtà apparente) Hannah introduce la parola: E’. L’essere, quell’essere che è il vero fondamento delle cose (da una parte ci sono le cose così come appaiono, dall’altra c’è la realtà vera che non muta mai e non si trasforma. L’essere non muore mai, e da qui l’affermarsi della metafisica. La scienza dell’essere, quella parte di filosofa che va oltre gli elementi fisici. Secondo la Arendt ci sono stati diversi passaggi che hanno portato alla nascita della metafisica  Detto Anassimandreo  Essere di Parmenide (padre della metafisica) Metafisica = quella parte della filosofia che si occupa delle cose altre, che va oltre gli elementi fisici. Investiga sulle cose dell’ESSERE. La vera verità non può derivare dagli elementi fisici. Ecco perché la centralità della morte: Perché la morte ci da l’accesso a quel mondo vero, oltre alla materialità.  La filosofia antica contrappone:  Teoreo (mondo del pensiero)  Praxi (mondo delle cose pratiche, della materia, della corporeità). L’idea di questa filosofia è che le cose che nascono siano una sorta di inganno, LA VERITA’ PROFONDA NON E’ NELLE COSE MATERIALI. La prima filosofia era basata sulla convinzione che la VERA filosofia fosse legata al teoreo (pensare), quindi il filosofo antico credeva che fosse la teoria a sostenere la praxi, quindi il pensiero precedeva l’agire,  Arendt è di tutt’altra idea: Teoria e pratica sono interdipendenti (non si può pensare senza agire e viceversa). E’ impossibile pensare che il pensiero possa precedere l’agire pratico. Lei rompe questa tradizione. Ritiene che si necessario trovare un equilibrio tra pensiero e agire. Il pensare è un esercizio, in questo senso l’agire non è il contrario del pensare, ma l’agire è una vera e propria condizione. Qualsiasi riflessione interrompe qualsiasi attività ordinaria, quindi investe sull’agire pratico. Insiste sull’importanza dell’agire pratico.  Perché la filosofia ha centrato così tanta attenzione sulla morte? La morte è la desensibilizzazione per eccellenza, dal mondo greco in avanti la morte aveva una valenza positiva. Perché separa la mente dal corpo, quindi il greco investe in questa filosofia del pensiero che ha a poco a che fare con la pratica. QUESTA È LA TEORIA DEI DUE MONDI, questa contrapposizione tra mondo vero e apparente, ha portato il filosofo a dare importanza alla morte e non alla nascita. In sintesi: la teoria dei due mondi è la tendenza a contrapporre il mondo vero con il mondo falso. La filosofia antica mette in contrapposizione l’agire con il pensare, idea a cui la Arendt si oppone. DA QUI: La proposta di Arendt di investire sulla nascita, proposta che va a sconvolgere l’idea dell’antica filosofia. Per la filosofia il nascere era un male fisico, mentre la morte era qualcosa di necessario, qualcosa che dava senso alla nostra esistenza. La Arendt dice quindi che la filosofia non fa altro che inseguire la morte, perché per lei la morte è solo un fatto, un evento concreto, non le da troppa importanza. Il mondo per cambiare NON ha bisogno di morti, MA ha bisogno di nati. Quindi la nascita è vista da lei anche come modo per modificare il mondo. Lei non dice che la morte sia più potenze della nascita, anzi quest’ultima ha più potere. I nati fanno sì che il mondo vada avanti e si apra un tempo nuovo.  Il detto Anassimandreo. “Donde viene agli esseri la nascita, là avviene anche la loro necessità. Poiché si pagano l’un l’altro, la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo” Questo testo dimostra come i greci guardavano la nascita come un giorno imperfetto, un giorno in cui si compie peccato. Per i greci nascere era un peccato che bisognava espiare con la morte. Quindi la filosofia ha sempre visto “Colui che nasce” in modo sospetto. -La nascita come azione del venire al mondo era espulsa dai luoghi colti. Da qui, sono scaturite lunghe conseguenze sul piano filosofico, perché la filosofia ha ereditato e non ha mai ripensato in un modo diverso il termine mortale, il quale è diventato sinonimo di Essere umano. L’uomo non è un essere natale, ma è un essere mortale. UomoMorte. TESTO: Il testo Anassimandreo è il primo testo che ci parla di nascita. E’ un testo filosofico fondamentale, importante. Il testo di Anassimandro fu tramandato indirettamente, è passato da autore in autore. E’ un testo scritto da Anassimandro nel sesto secolo, passa poi da Aristotele e uno dei suoi allievi lo lascia a Simplicio, un filosofo. Grazie a quest’ultimo questo testo giunge a noi. STRUTTURA: E’ un testo diviso in due parti, nella prima parte si parla di nascita, la seconda parte è più una spiegazione. E’ un testo in prosa e la struttura è interessante (chiasmatica quindi incrociata, si intrecciano delle parole). “Da dove hanno origine le cose, ivi hanno la propria distruzione” Questo è un primo chiasmo. E’ un lessico in cui le parole poetiche vanno a intrecciarsi a parole quotidiane della vita del greco di allora e ancora, si intrecciano con termini giuridici (pena). CHI ERA: Anassimandro era un filosofo che studiava la natura, era amico e discepolo di Talete (fondatore della prima scuola filosofica). -Fu Anassimandro a usare la parola Archè che significa inizio. La identifica non in uno dei termini fondamentali (terra, acqua, fuoco, aria) come fecero molti filosofi, ma identifica l’Archè con una miscela che chiamò Apeiron. cioè illimitato e infinito. ---- Quindi l’Apeiron era una sostanza primordiale e infinita da cui nascevano tutte le cose. ---- (Questo testo è il mondo in cui Anassimandro spiega la nascita della realtà) Queste cose, unite grazie all’Apeiron, iniziano a staccarsi e a separarsi, si separano in coppie di contrari (luce-buio) dando vita al COSMO. Da qui la nascita di tutti gli esseri, ma da qui è anche la loro colpa originaria, la colpa di avere un’esistenza individuale. Cosi che, gli uomini devono scontare la colpa originaria vivendo e solo con la morte gli uomini espieranno questa colpa. L’esistenza è vista come una condanna. CONTENUTO: In questo frammento si legge che: Chi nasce si sottomette alle leggi del Dio Cronos. Chi nasce commette una colpa, interrompe l’armonia dell’Apeiron, e deve pagare questa colpa originaria morendo. Questa è la legge di Cronos. Vuole che chiunque nasca si sottometta alle sue leggi. In questo testo si può leggere come per i greci ci fosse un senso di colpa legato al nascere, una colpa che doveva essere espiata. Le creature che nascono hanno commesso un peccato, perché la legge del tempo vuole che queste creature paghino. - Cos’è la nascita? È rottura e contrasto, colui che nasce incrimina quell’equilibrio che è l’Apeiron. Secondo Hannah, già con Anassimandro si avverte quella diffidenza sulla nascita (che andrà poi a distinguersi con Parmenide, perché insisterà sull’essere.)  L’essere di Parmenide Secondo la Arendt è con Parmenide che la nascita si estingue. CHI ERA? Era un filosofo, introduce un elemento di novità, un dibattito antico e comincia a studiare la vera realtà.  Secondo lui i sensi ci ingannano, la prima forma di conoscenza passa attraverso i sensi e non è opportuno fidarsi. Arriva a dire che esiste un solo mondo VERO. (la metafisica). L’essere di Parmenide era immobile, fisso, statico. Tutto ciò che ha movimento si trasforma, invece l’essere non può che essere fermo. Ma soprattutto per Parmenide l’essere NON NASCE MAI. Con Parmenide si distinguono due mondi: 1. il mondo di sopra (divino) 2. Il mondo di sotto (mortale). Da qui la distinzione tra esseri mortali e esseri divino, da qui la teoria dei due mondi (quello del pensiero e quello della materia). Secondo lei è con Parmenide che si realizza quel “cortocircuito” che arriva ad oscurare la nascita. Quindi il punto di frattura sta nel fatto che l’uomo greco identificava la nascita con l’apparire del corpo e la morte era intesa come la fine, come l’esonero da questo peso corporeo, la morte acquista valore. Parmenide, ma in realtà tutto il mondo greco, ha in disprezzo il corpo. Per cui con la nascita Arendt, spezza questo processo di desensibilizzazione e giunge a recuperare la corporeità. Lei è un’antimetafisica. Arendt e Sartre. Ci sono somiglianze tra il bambino che viene al mondo di Arendt e quello di Sartre. Arendt: Del mondo ci si prende cura tramite la nascita Promessa e perdono Arendt è una pensatrice di connotazione politica che riflette sull’agire umano e in “Vita activa” riflette sulle azioni umani ne individua due caratteristiche: - Sono imprevedibili - Sono irreversibili L’azione e irreversibile perché una volta fatta non si può tornare indietro, l’azione è poi imprevedibile, non si possono anticipare le conseguenze.  Lei propone due rimedi per controllare queste azioni, due dispositivi di controllo che possono andare a rimediare sull’imprevedibilità e sull’irreversibilità Questi due rimedi sono la premessa e il perdono - Promessa: Stabilizza le nostre azioni rispetto al futuro - Perdono= Stabilizza le nostre azioni rispetto al passato 1. POTERE DI FARE LE PROMESSE. E’ un potere che salva perché gli uomini sono liberi e imprevedibili. o Libertà significa che l’uomo è imprevedibile, può compiere sorprese. In questa libertà però ci sono tante incertezze, vuol dire che l’uomo non può confidare in sé stesso, perchè anche quando agiamo possiamo sorprendere e tradire anche noi stessi, tutto ha conseguenze e nessuno conosce il futuro. o Non sempre possiamo conoscere le conseguenze del nostro agire, mentre con la promessa l’uomo domina l’incertezza. Il fare promesse ci salva e mette al riparo noi e gli altri, dai cambiamenti. o Arendt è una teorica politica e fare delle promesse, secondo lei, è un atto politico, perchè assumiamo un impegno. o La promessa è fondata sulla reciprocità (non posso fare un promessa da solo) non è qualcosa che posso recitare solo a me stesso, per promettere bisogna essere in due. Per spiegare la promessa si aiuta analizzando dei passaggi biblici. Nello specifico dalla figura di Abramo, (capostipite del popolo ebraico, patriarca delle tre grandi religioni monoteistiche, di lui di parla nella Genesi e nel Corano). Abramo era un nomade, viveva in Mesopotamia. Ha il privilegio di parlare con Dio e un giorno si sente chiamare da lui, però Dio (si racconta nella bibbia), in questo dialogo gli diede il comando di lasciare il paese e muoversi verso la terra promessa. Se lascerà il suo paese, Dio farà di lui un grande uomo e darà a lui numerosi figli (molto improbabile perché sua moglie Sara era sterile). Così, davanti a quella promessa, obbedisce. Lasica la sua terra. Alla fine di questo passo, Abramo raggiunge la Terra promessa e Dio da a lui tutto ciò che aveva promesso, compreso un figlio, Isacco. Quello che attrae la Arendt è la promessa, questo patto basato esclusivamente sulla fiducia e la promessa di un futuro diverso.  Si sposta di piano politica e paragona la promessa di Macchiavelli. (filosofo fiorentino) Opera di Macchiavelli: Principe. Macchiavelli ha un visione pessimistica dell’uomo, per lui l’uomo ha una cattiveria nell’animo e questa cattiveria autorizza il “Suo principe” a tradire la parola data. In politica il male è necessario per lui. Per lui per governare si deve ricorrere all’ipocrisia e alla falsità, quindi la parola data in realtà non è una vera promessa ed essa, può essere tradita. Questa idea non convince Hannah, il Principe di Macchiavelli si serve della menzogna e del tradimento  Infine cita Nietzsche. Secondo lui è proprio grazie alla promessa che noi umani ci differenziamo dagli animali. In effetti Nietzsche insiste su questa incapacità dell’animale di promettere, anche se criticherà la promessa, infatti crede che la promessa sia quasi un rischio. L’uomo cede alla promessa con troppa facilità, per il filosofo, quindi in alcune circostanze l’uomo servendosi della promessa si toglie dignità, per quando promette troppo spesso e troppo facilmente, quindi perde di credibilità. Arendt prende distanze anche da Nietzsche. 2. IL PERDONO E L’IMPERDONABILE. Quando una nostra azione ha delle conseguenze che non avevamo messo in conto. Il rimedio è il perdono. Noi però non possiamo perdonarci (non possiamo perdonare noi stessi, solo gli altri) Quindi = se la promessa è il rimedio per l’imprevedibilità dell’agire, il perdono stabilizza il nostro agire rispetto all’irreversibilità. Il perdono ci permette di controllare l’agire umano, può capitare si sbagliare, però non è possibile pensare che un errore possa definire una persona, quindi deve esistere il perdono. (opposto della vendetta). Sia la promessa che il perdono hanno a che fare con il tempo. Il perdono rimedia al passato, a un errore commesso.  Arendt usa delle immagini letterarie (ballata di Goethe). Ballata in cui il letterato narra di un giovane aiutante di un mago, questo apprendista deve tenere ordinato l’ufficio del maestro, però lui è pigro e non farà nessun lavoro e ruberà anche una formula magica per dare vita agli oggetti. Ordina a una scopa di pulire l’ufficio del maestro, però non conoscerà la formula per fermare la scopa, non ha saputo quindi prevedere le conseguenze di questa azione. Qualcuno dovrà pur perdonare questo giovane.  E’ una parola che lenisce le nostre sofferenze e riporta indietro nel tempi, ci tira fuori dalle conseguenze delle nostre azioni. Il perdono è un DONO, e gli altri fanno sì che la nostra vita possa riprendere. Il primo ad aver compreso il perdono è Gesù Cristo. (Secondo La Arendt) Dio comanda ed è in grado di perdonare. Differenza tra colpa e colpevole, si perdona la persona, non l’azione. L’azione rimane sempre incomprensibile. Il peccato resta, il danno resta, viene perdonata la persona non le azioni commesse. In vita Activa Arendt parla del perdono. Per lei il perdono non ha a che fare con l’amore, non è una questione privata, il perdono va oltre l’amore e va oltre il peccato. D’altra parte il peccato dimostra anche che siamo vivi e umani, senza il peccato non saremmo vivi. Per lei però non tutto può essere perdonato. Il male criminale, il male che si fa perché non si sentono gli altri come una responsabilità, è un male che scandalizza i bambini, è un male incomprensibile e non può essere perdonato, nemmeno punito (non c’è nessuna pena che potrebbe interrompere questo male). Non esistono quindi punizioni adeguate. Il male dei campi di concentramento è un male imperdonabile. E’ un crimine che non può essere perdonato. Tanto che per Arendt, Eichmann si meriterà la pena di morte. La vita frozen Bambino che nasce. Arendt insiste sul concetto di natalità, lavora molto su questi concetti. Entra in gioco il corpo, tra io che pensa e l’io fisico. In vita activa riflette sull’unicità dell’uomo che viene dalla sua forma corporea. Se noi siamo un chi è perché siamo un chi corporeo. La filosofia ha il limite di avere oscurato questa fenomenologia corporea, Il corpo a partire da Platone è sempre stato inteso come qualcosa di inferiore rispetto al concetto del pensare. La filosofia ha identificato la nascita con la materia cupa, con la morte si esce dalla gabbia e dal peso del corpo. Nell’età moderna secondo la Arendt questa questione è stata resa ancora più complicata. I tempi moderni stanno tendando di controllare la nascita. “Vita Frozen” è un termine che la Arendt descrive come Frozen Life. Nel prologo di vita activa c’è una pagina in cui si avverte una paura di Hannah di arrivare a controllare quello spazio di assoluta libertà che è la nascita e nel prologo Hannah fa riferimento molto preoccupato a quello che chiama Test Tube. Fa riferimento alla vita ghiacciata. Perché? Dagli studi della prof, lei pensa che quando Hannah parli di test tube si riferisca ai primi esperimenti in provetta sulla nascita. Fa riferimento ad un simposio scientifico: Convegno di New york che si tenne nel 1957, che aveva come titolo “i nuovi 100 anni”. Un convengo che vide riuniti i più grandi uomini di scienza del tempo e fu un tavolo di lavoro allestito per fare il punto sul controllo della nascita. Hannah è molto preoccupata da questi esperimenti di laboratorio e che quindi si possano creare delle condizioni di controllo della vita. Da un punto di vista simbolico è un concetto molto negativo, perché è un uomo creato in laboratorio. Insinua l’idea che l’uomo possa essere fabbricato e per una teorica nella nascita è una grande blasfemia perché è in gioco la nascita e la libertà umana. Fino al ’78 la tecnica della fertilizzazione in provetta era stata usata solo sugli animali, da li in poi venne provata anche sugli uomini. Da questo momento si parlerà di fecondazione artificiale, ma qui siamo nel 1957 quindi allora non si conoscevano gli esiti di questi test tube. Hannah non arriverà mai a vedere i risultati dei test tube (perché morirà prima). Negli anni ’50 è solo una prima fase della sperimentazione, però Hannh è già inquieta. Perché le pare che questa vita ghiacciata possa essere la vittoria definitiva dell’homo Faber, possa essere il segno che è prevalsa l’idea che l’uomo possa essere fabbricato e costruito e che quindi a fronte dei nuovi strumenti ci si possa sentire autorizzati alla blasfemia, allo stravolgere il volere divino. La tecnicizzazione del natale per Hannah comporta la comprensione dell’auto rappresentazione dell’uomo. La nascita può essere prodotta, dove è possibile progettare dei bambini perfetti. (nelle società di oggi non c’è posto per bambini imperfetti, in Danimarca dal 2004 c’è la possibilità attraverso test e studi di capire se il feto è malato o sano e quindi arrivare all’aborto in caso di eventuali malattie). Si stanno superando dei limiti morali. Hannh vede una violazione della vita stessa. Quindi lei teme che le conoscenza possano trasformare la nascita e quindi gli uomini stessi, introdurre una mentalità rischiosa, introdurre l’idea che l’uomo possa essere creato, e teme che la nascita possa essere una semplice PROCEDURA, o addirittura un metodo di selezione. Teme che la vita possa essere modificata. Qui parla di una vita fabbricata, il che interrompe l’imprevedibilità e la casualità che sono garanzia dell’umano e della sua libertà Quindi questa vita frozen è una vita prodotta secondo dei parametrati che autorizzano di pensare che l’uomo possa crearsi da sé. L’uomo si sta rivoltando a Dio (è interessante perché lei è laica). Arendt ci avvisa, l’uomo si sta appropriando del verbo creare, un qualcosa che appartiene a Dio, L’atto creativo compete a dio, L’uomo NON Può INIZIARE. Questa è la blasfemia dell’uomo occidentale, è una vera e propria bestemmia perché si sta appropriando il termine di CREAZIONE. La nascita è i crisi nella modernità, l’ingegneria genetica sta introducendo una mentalità che ci permette di pensare che siccome ci sono gli strumenti, gli uomini possono controllare anche la nascita. Si viene a pensare che la natalità possa essere controllata. Quindi lei ci mette in guarda su questo argomento.
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