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filosofia della prassi umana, Appunti di Filosofia

Hanna Arendt e la sua filosofia

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 09/09/2022

martina-bitonti
martina-bitonti 🇮🇹

119 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica filosofia della prassi umana e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Filosofia della prassi umana BIBIOGRAFIA Hannah Arendt era una ebrea tedesca nata nel 1906 a Linden in Sassonia da una famiglia dell’alta borghesia ebraica. Era stata educata con il metodo della Bildung che era una forma di educazione molto rigida riservata ai soli maschi tedeschi. Visse in numerose città della Germania La sua vita è segnata dalla morte del padre morto quando lei era una bambina. La figura della madre è importante quest’ultima era una scrittrice e una lettrice ed era molto colta. Era una ragazzina precoce già da adolescente e sapeva tradurre il latino e il greco. Consegui a Konisberg l’ABITUR (il diploma) in anticipo rispetto ai coetanei. L’esperienza liceale fu intensa. Le fu autorizzata la frequenza a due semestri universitari a Berlino per lo studio delle lingue classiche e fece anche corsi di teologia in cui studiò gli autori che avrebbe sempre amato e sarebbero stati decisivi per la sua produzione. Si appassionò di teologia perché ebbe come insegnante Romano Guardini che era un filosofo naturalizzato tedesco. Non era un teologo puro aveva una grande passione per la filosofia e la storia dell’arte ed era un cattolico. Guardava Cristo come chiave di comprensione del mondo. Aveva a cuore il concetto di corporeità. A lezione scopre Sant’Agostino e San Tommaso. Il suo maestro la avvia principalmente allo studio del primo a cui dedicherà la sua tesi di laurea. Sant’Agostino è nato in Algeria e si colloca nel 354 dopo Cristo. Si incuriosisce perché intuisce la forza del gesto di nascere e perché è il filosofo del male che è causa deficiente (significa che il male è assenza di bene) e tentò di tenere insieme la vita attiva e quella contemplativa. Era atea e riteneva la religione cristiana capace di cose altissime anche più alte dell’ebraismo. Nutri una passione per il Vangelo e per i filosofi cristiani e ciò deriva proprio dall’essere ebrea. Hannah ebbe una fama molto tarda. Inizialmente quasi perseguitata da un disinteresse totale nei suoi confronti ma poi venne ricompensata. Il suo pensiero fu un tutt’uno con la sua storia. La sua esistenza a causa delle vicende umane fu unica persino esemplare. Era un’esistenza che sembrava all’inizio privilegiata già tracciata e che invece viene rovesciata dal più spaventoso sradicamento che la storia abbia mai prodotto il nazismo. È esemplare perché la sua esistenza è la testimonianza biografica degli orrori del Novecento. il valore della metafisica anche se entrambi non ne esaltavano il valore. Karl Jaspers che Hannah definì come suo maestro si convinse del fanatismo di Heiderbergger. A guerra finita molti tra i suoi allievi si aspettarono delle pubbliche scuse. Ma il mea culpa non ci fu mai. L’assenza da parte di Heidegger di qualsiasi senso di colpa convinse i più della sua colpevolezza. Il 23 luglio del 1945, Heidegger dovette rispondere davanti ad una Commissione di epurazione. Il processo del filosofo si tenne nella stessa università di Friburgo. Della commissione fecero parte intellettuali di alto profilo, tra cui lo stesso Karl Jaspers. La Germania era stata sconfitta e il governo militare di occupazione da qualche settimana aveva avviato le procedure di epurazione nei confronti di quanti collaborarono con il regime nazista. Come abbiamo detto il 23 luglio, in una giornata segnata da un caldo soffocante, venne il turno di Heidegger. La commissione di epurazione, tra i cui membri figuravano Karl Jaspers, Nikolai Hartmann, Romano Guardini, Gerhard Ritter e Adolf Lampe, aveva appunto il compito di valutare il grado di compromissione del filosofo con il regime nazista. Nonostante alcuni fatti noti e fra tutti l' iscrizione al partito e l' avere accettato la carica di rettore dell' università di Friburgo nel 1933, fin dall' inizio del processo la commissione non assunse nei confronti di Heidegger una posizione ostile.  La sentenza fu, in fondo, piuttosto clemente. Lo si accusò, però, di non essere stata “sentinella” dell’umanità e di aver trasformato le proprie idee in “strofinacci della cucina del potere”. (accusa rivoltagli dal suo più acerrimo nemico in commissione, Adolf Lampe). Nel 1945, quindi, Heidegger venne epurato dall'insegnamento per i suoi trascorsi nazisti, ma nel 1952 vi fu riammesso come "professore emerito".  Ad Heidegger fu interdetto sia l' insegnamento, che la possibilità di partecipare a tutte le altre attività universitarie. Era il 28 dicembre del 1946. Non mancarono alcune gravi mortificazioni come il lavoro coatto il tentativo di confiscargli l' abitazione e quello di requisirgli la biblioteca privata. La FENOMENOLOGIA GENERATIVA di Hannah la porterà lontano dallo Sein- zum-Tode (essere-per-la-morte) di Heidegger. Nel 1925 si sposterà a Friburgo per seguire le lezioni di filosofia di Husserl ancora per un semestre, poi ad Heidelberg dove sotto la guida di Karl Jaspers, il suo vero maestro, nel 1929 porta a termine la sua tesi di dottorato “Der Liebensbegriff bei Augustin” (Il concetto di amore in Agostino). Jasper come abbiamo detto fu il suo maestro e da lui imparò la ragionevolezza. Il loro fu un rapporto di grande rispetto intellettuale. Nel 1929 sposerà Gunther Stern (Gunther Anders  pseudonimo), un suo vecchio compagno di studi; pensatore oggi considerato una delle voci filosofiche più originali del pensiero filosofico novecentesco. Nella sua formazione da ebrea molto peso avevano gli studi classici, il greco, il latino, la teologia cristiana (Agostino, Paolo di Tarso, Tommaso d’Aquino ecc.).Nella sua filosofia entreranno tutte queste coordinate, la classicità , la poesia e il gusto per la letteratura. Agostino fu uno dei massimi pensatori cristiani. Nacque a Tagaste nel 354 d.C. nell’attuale Algeria. Egli era un filosofo, un vescovo e un teologo cristiano. Tra le sue opere una è Le confessioni e La città di Dio. La filosofia di Agostino era in bilico tra due mondi: quello greco e quello cristiano, impegnato in uno “sforzo tremendo” di ricomposizione. A Hanna la filosofia della nascita le viene suggerita proprio da Agostino e dalla distinzione agostiniana tra initium e principium. Con Heidegger concorderà la sua tesi di dottorato su Agostino. Tesi che scriverà sotto la supervisione del suo maestro Jaspers. Tema: il concetto di amore agostiniano. Motivo centrale è la temporalità in relazione al concetto agostiniano di amore. Arendt distingue in Agostino due tipi di amore: la CUPIDITAS e la CARITAS. Di fatto due tipi di amore fondati sul desiderio: con la CUPIDITAS si desiderano tutti quegli oggetti che ci sono necessari per sopravvivere nel mondo terreno, nel secondo caso si desidera come unico bene Dio. Sarà poi pubblicata nel 1929 in ambito strettamente accademico con il titolo di: Il concetto di amore in Sant’Agostino. Dopo il ‘29 vi è una svolta negli interessi filosofici di Arendt perché inclina la sua riflessione dal mondo cristiano – che fino ad allora era stato centrale nei suoi studi – verso il mondo ebraico. Si dedicherà, infatti, ad una lavoro estremamente originale, dal titolo Rahel Varnhagen. Storia di una ebrea. Nel 1933 - con l’avvento del nazionalsocialismo e l’inizio delle persecuzioni contro le comunità ebraiche - si trasferirà in Francia precisamente a Parigi. Nel 1936 conosce Heinrich Blücher, comunista tedesco, filosofo marxista, che sposerà prima di partire per l’America e col quale vivrà in rapporto di collaborazione e affinità intellettuale molto strette. L’opera che la lancerà verso il pubblico, non solo statunitense ma mondiale fu le origini del totalitarismo (1951). Nel 1940 sposerà in seconde nozze Heinrich Blucher. Sempre nello stesso anno sarà impegnata nella produzione pubblicistica semiclandestina, fino all’internamento a Gurs campo dal quale fortunatamente riuscirà a fuggire, per raggiungere gli Stati Uniti nel 1941. Gli Stati Uniti furono la sua seconda patria ma gli inizi furono difficili a causa delle difficoltà economiche e della nuova lingua ma sono anche gli anni di più intensa attività intellettuale. Tuttavia scriverà: “Sono ancora e sempre un’apolide. E a questa condizione si adattano - ancora e sempre in una certa misura - le camere ammobiliate. Non sono divenuta affatto una persona rispettabile. Sono sempre di più dell’opinione che oggi ci si possa assicurare un’esistenza degna di un essere umano soltanto ai margini della società. Proprio là dove si rischia – con maggiore o minore senso dell’umorismo – di essere lapidati dagli altri. Oppure di essere condannati alla morte per fame.” Morirà nel 1975 a New York. OPERE il concetto di amore in Agostino L’opera è stata scritta sotto la guida di Karl Jaspers ed è stata pubblicata nel 1929 da Springer un editore berlinese. Ciò è avvenuto nel periodo in cui il rapporto tra Hannah ed Heiderbergger era in crisi. Si può sentire la presenza di Heiderbergger quando Hannah afferma che pensare non è qualcosa di freddo ma ha a che fare con i nostri stati d’animo. Nonostante ciò si allontana da lui in quanto fonda la sua filosofia sulla morte e considera il presente come il tempo della decisione. Hannah valorizza la dimensione generativa dell’essere umano e lo fa partendo da Agostino. L’amore non rappresenta qualcosa di positivo ma la considera come una forza antipolitica perché a suo parere quando una coppia è presa dalla storia esclude l’umanità e perciò questa forza va rotta e si può risolvere con l’inserimento del bambino. Rahel Varnhagen storia di una ebrea E’ una biografia che venne richiesta da Heiderbergger subito dopo la stesura della tesi di Hannah. È stata pubblicata nel 1950. Non è un’opera molto letta. La protagonista era una eroina dei salotti berlinesi ed era molto colta. Nel 1933 ha dovuto accantonare la sua stesura per sfuggire alla persecuzione nazista riparandosi in Francia. Secondo alcuni studiosi racconta poco della filosofia di Hannah anche se in realtà non è così perché tratta il concetto di “nascita sbagliata” in quanto la protagonista è di origini ebraiche ma non vuole esserlo e perciò cerca uomini tedeschi per poterne acquisire il cognome e i diritti. E’ un montaggio di citazioni perché si riprendono molte lettere e diari di Rahel per poi venir legate con il giudizio di Hannah. Si crea un saggio filosofico. Vengono trattai svariati temi come quello dell’amore , del diverso e il non riuscire a trovare un posto nel mondo perché esso è escludente. Nati per incominciare La filosofia dei due mondi Il Natality è un antidoto alla banalità del male. È il centro della sua filosofia. Il ‘900 era stata un’enorme tragedia ed era accaduto qualcosa di inaudito con le macchine totalitarie che hanno distrutto i catalogali dell’uomo facendo crollare i pilastri della società occidentale a causa del male. Di fronte a ciò c’era bisogno di qualcosa che aiutasse a ricostruire la società. Natality è la parola chiave della sua filosofia. Hannah Arendt non si era resa conto di aver dato inizio a una nuova filosofia. Per questo la filosofia del natality non è sistematica ma è affidata a delle immagini. Hans Jonas a proposito del natality di Hannah afferma che Hannah non si è resa conto di aver portato in superficie una categoria e ne ha fatto uno sforzo di lavorare su un dato imbarazzante. Jonas è sempre stato colpito da questa intuizione. Il Natality è affiancato spesso ad immagini evangeliche ma non solo alle volte l’immagine del bambino si rifà alla poesia latina o classica come con Virgilio. Queste immagini nei testi Arentiani hanno una funzione di apologo delle immagini più importanti. Natality = è un termine intraducibile perché quando lo si fa si perdono molte delle semantiche. Non c’è una corrispondenza immediata né di significato né di contenuti. Il termine natalità non riesce a renderne le suggestioni. GENERESI DEL NATALITY Secondo alcuni studiosi il termine natality le sarebbe stato suggerito da Heidegger precisamente nell’opera essere e tempo e sarebbe inizio in tedesco. Il concetto di inizio in tedesco effettivamente compare in questa opera di Heidegger ma non ne sviluppa il concetto cioè non mette a tema il cominciamento. Adopera questo termine perché riflette sull’esistenza dell’essere umano che incontra due limiti con cui la chiude e sono inizio e morte (TODE). In lui il concetto dell’inizio resta primitivo. Forse può derivare da un altro termine di Heidegger che è gerburtig e che poi lei suggestionata sia arrivata al natality. Geburting significa nativamente cioè nascere e va a descriverne l’esserci che però è sempre deciso dalla tode. Quando ricostruiamo la genesi del natality bisogna fare attenzione e andarci piano. Molti studiosi hanno tentato di risalire al perché usa proprio questo termine. Per la prima volta questo termine è comparso nella tesi di laurea (il concetto d’amore in Agostino) dove compare il termine generazione ma mai natality. Questo termine comparirà nel suo diario intellettuale un quaderno di appunti in cui annotava riflessioni filosofiche. Il lettore inciampa in una nota di aprile 1952 è la prima esplicita riflessione sul venire al mondo. È un appunto singolare perché questa idea le viene suggerita da una musica cioè l’alleluia di Haendel a un concerto di musica sacra. Heandel era un tedesco naturalizzato inglese compositore del ‘700. Il suo canto sacro era chiamato messa. Dopo il concerto tenuto a Monaco fa una breve annotazioni in cui inizia a riflettere sul Natality il bambino che viene al mondo e dice finalmente capisco il bambino che viene tra noi. I bambini secondo lei sono coloro che salvano ridisegnano il mondo quando esso sembra invecchiato affidato ai vecchi che devono farsi da parte per le nuove generazioni. Importante è anche una lettera del maggio 1952 che lei invia dall’Europa agli stati Uniti al marito in cui si riprende il concetto di nascita. In ideologia e terrore per la prima volta esplicitamente fa riferimento alla nascita e al suo potere salvifico perché essa è ciò che salva dalla desertificazione del mondo e probabilmente fa riferimento ai totalitarismi nel 1953. Affinché ci fosse un inizio fu creato l’uomo una frase celebre di Agostino venne introdotta in questa opera. Da ora in poi questa immagine del bambino che viene al mondo tornerà continuamente. CHE COS’E’ LA NASCITA? Quando lei parla di nascita non intende un fatto privato la nascita demografica ma è un fatto politico che riguarda tutti perché noi siamo generati da altri uomini e li appariamo con la nostra corporeità in quell’infra spazio tra gli altri. Quando si nasce si entra nella contingenza si diventa protagonisti della storia. Il secondo tratto distintivo del natality è il fatto che il bambino che viene al mondo non è mai un mero materiale, non è mai un prodotto e né mai fabbricato ma è un essere umano con la dignità. Il venire al mondo rappresenta la prima azione umana. Agire significa vivere tra gli altri e abitare il mondo. Ciò è potentissimo perché permette al mondo di essere continuamento ridisegnato. La morte invece fa cessare l’agire perché essa è paralizzante. Solo la nascita è fondante e colui che viene al mondo è una creatura unica con una capacità straordinaria di portare novità nel mondo. È una filosofia pratica. Ma soprattutto è una risposta alla filosofia di Heidegger e della sua meditatio mortis. Il venire al mondo Anassimandro si colloca nel VI secolo a.C. Lui guardava alla nascita in modo imperfetto e riteneva che chi chiede di venire al mondo commette un peccato perché chi nasce rompe una quiete eterna. Si ribella all’aperon ossia l’infinita perfezione. La nascita è una colpa essa è un peccato che va espiato con la morte. C’è una sorta di corto circuito in filosofia in cui la nascita come azione dell’uomo cade in disgrazia e viene espulsa dai luoghi filosofici. Il filosofo greco inizia a guardare questo campo con sospetto. Con i greci abbiamo iniziato a pensare all’essere umano come un mortale. La morte è il vero banco di prova dell’essere umano. Si sono imposte atmosfere cupe perché ruotavano intorno alla morte. Hannah intuisce che nell’immagine Agostiniana ci sia qualcosa da studiare e da qui inizia la sua Natality uomo creatura destinata alla vita nato per incominciare. Prende le distanze da un atteggiamento cupo della filosofia. Quando Hannah impone questa nuova parola che è natality che non faceva parte del lessico della filosofia fa collassare un impianto di comprensione dell’essere umano su cui la filosofia si era basata. Quando fa questa operazione nei suoi testi si analizza con Anassimandro e Parmenide che estendono questa cupezza sulla filosofia. Si avvede che la filosofia ha mancato una formidabile occasione. PERCHE’ LA FILOSOFIA SI E’ DISINTERESSATA AL VENIRE AL MONDO? In realtà questo atteggiamento la filosofia lo mutua dalla mitologia è questo è paradossale perché la filosofia nasce in opposizione al sapere mitico. La mitologia è quell’insieme di narrazioni fantastiche a cui l’essere umano si affidava per capire le cose che li stanno attorno il mondo e l’universo. La mitologia ha le sue responsabilità rispetto alla nascita perché ci sono divinità che sacrificano colui che nasce. La filosofia fa suo questo atteggiamento di ostilità ed è strano perché la filosofia si basa sulla ragione. DA COSA EMERGE L’OSTILITA’ DELLA FILOSOFIA VCERSO COLUI CHE VIENE AL MONDO? In realtà questa ostilità cera già prima della mitologia dalla religione dei greci. La nascita nella cultura greca rappresenta un lutto di potere. Si guardava alla nascita in ermini di potere dal punto di vista politico. Secondo Hannah ciò è avvenuto perché la filosofia ha ereditato un pregiudizio. L’ostilità della filosofia nei confronti della nascita è una conseguenza di desensibilizzazione che ha costretto il filosofo a diffidare di tutto ciò che innova di ciò che ha bisogno dei sensi. Questo mondo non è il mondo vero ci deve essere un mondo autentico perciò la morte è necessaria perché essa disintegra il corpo e l’anima può volare verso l’iperuranio il mondo vero. Secondo lei il corpo viene svalutato secondo Platone esso era la gabbia dell’anima che avrebbe preso il volo solo se si sarebbe liberata dal corpo che è la tomba dell’anima. È ovvio di conseguenza che tiene in disprezzo ciò che nasce. La nascita ha a che fare con i sensi perché chi nasce si mostra. Il corpo muta è non costituisce una vera conoscenza. Chi nasce perciò appartiene a una realtà finta senza valore che solo l’invisibile ha realmente valore. È la scienza dell’essere distingue il mondo morale dal mondo divino. Ricordiamoci che Hannah era atea e credeva che questo era il vero mondo non si riconosce in questa tradizione dei due mondi. Inoltre guarda la metafisica in modo affascinato e con rispetto alla tradizione fisica e metafisica. Secondo lei gli esseri umani nascono nel mondo vero e non devono espiare nessuna colpa e il corpo non è il carcere dell’anima ed è fatto di materia. Bisogna superare la tradizione greca e metafisica. Hannah si appassiona nella vita della mente a questa visione dei due mondi perché quando Parmenide fa questa contrapposizione contrappone il mondo delle idee e dell’infinita contemplazione al mondo della materia a cui gli esseri umani appartengono. Quando Parmenide ha istinto la nascita ed esiste l’altro mondo ci induce a pensare che pensiero e azione siano divaricati distanti e che solo la contemplazione il pensiero sia un’attività alta e che le mani non hanno alcuna nobiltà. Con Parmenide gli esseri umani non sono natali ma mortali perché solo la morte ha valore ed è una legge cosmica che regola l’universo e ciò che nasce deve morire per tornare all’infinita perfezione e sprigiona la nostra anima dal corpo. Questa è la teoria dei due mondi che ha decretato il disprezzo della nascita e del corpo. Hannah con il suo bambino che viene al mondo dal punto di vista filosofico si libera da millenni di storia della filosofia e rompe con la teoria dei due mondi. La sua intenzione è recuperare l’essere umano che non è una creatura imperfetta perché materiale. Lei vuole recuperare la corporeità che da Platone in aventi è stata disprezzata. Vuole recuperare l’apparire. Il bambino compare dal nulla. In breve rompe con la metafisica e infrange il divieto parmenideo. È una provocazione verso i greci il fatto che il bambino esca dal nulla e pretenda di essere conosciuto per la sua corporeità. La nascita ci mette davanti al mondo e agli altri. Hannah fa un’operazione smontare la filosofia pezzo per pezzo. Hannah fa del natality una categoria di pensiero significa che per comprendere l’essere umano dobbiamo capire che nasce e viene alla luce e cosi si inserisce nell’infra tra gli altri esseri umani. Hannah insiste sulla categoria di pensiero perché con Auschwitz tutte le categorie di pensiero sono collassate. Quindi il filo della tradizione si è spezzato. I totalitarismi hanno sfigurato l’essere umano e di pensarlo nella sua fecondità. Nei campi di concentramento la storia si è interrotta e l’uomo è tornato ad essere una bestia (è stato animalizzato)e la sua coscienza si è annullata i valori sono andati perduti. Bisogna pensare l’essere umano in modo diverso e non si può pensare come era stato catalogato. E il Natality per lei è una esigenza e un antidoto alla banalità del male. Inoltre con questo termine lei intende le nuove generazioni che possono rivoluzionare il mondo. È importante che l’uomo vive in contatto con gli altri esseri umani. Il frammento di Anassimandro Chi era Anassimandro da Mileto? UN UOMO DI SCIENZA Anassimandro di Mileto - Filosofo e scienziato (610 - 547 a.C.). È il rappresentante della scuola ionica successivo a Talete. Ebbe notevole fama, come legislatore, consigliere politico e scienziato. A lui vengono attribuite l’invenzione dell’orologio solare (gnomone) e il disegno di una carta geografica delle regioni abitate della Terra (ecumene=terra abitata). APEIRON  Filosofo dai forti interessi naturalistici  Come Talete si interrogherà sull’origine delle cose.  Ma mentre Talete aveva posto come principio dell’Universo una delle tante realtà particolari dell’Universo stesso (l’acqua), A. pone come ἀρχή (egli fu il primo a usare questo termine, poi rimasto tipico, per designare la primitiva sostanza materiale) l’illimitato o infinito (ἄπειρον), da cui ogni determinata esistenza deriva e in cui si dissolve al compiersi di ogni ciclo cosmico. —  L’apeiron (➔) è caratterizzato da un movimento vorticoso che separa i contrari, e prima di tutto il freddo e il caldo. In virtù di questo movimento, la terra e l’acqua si dispongono al centro, mentre l’aria e il fuoco alla periferia: incomincia così il processo di formazione delle cose limitate.  Una legge di giustizia che regola, dunque, il cosmo, per cui ogni vita è pagata con la morte, ogni individuazione con il successivo ritorno nell’indistinto IL FRAMMENTO ANASSIMANDREO “Donde viene agli esseri la nascita, là avviene anche la loro dissoluzione secondo necessità poiché si pagano l’un l’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo”. ANALISI “FORMALE”  Gli studiosi hanno lungamente discusso sulla sua autenticità, senza tuttavia arrivare a un'opinione univoca.  La maggioranza tende oggi a riconoscerlo come autentico, anche se forse non letterale, e ad accoglierlo integralmente.  II testo è scritto in prosa, ma fa uso di espressioni riprese dal linguaggio poetico.  Si osservi a questo proposito la struttura della prima parte del frammento simile alla figura retorica del chiasmo: «da dove hanno l'origine ivi hanno la distruzione», e l'uso di una identica formula per chiudere le due parti di cui si compone il testo «secondo necessità secondo l'ordine del tempo COSA SI NOTA? Si nota, dunque, una STRUTTURA à simile alla figura RETORICA del CHIASMO: vi è, infatti, l’USO DI UNA IDENTICA FORMULA per chiudere le due parti del testo:  Donde viene  Ivi/là  secondo necessità  secondo l’ordine del tempo. Quasi un gioco stilistico di pesi e contrappesi. Da notare: Un lessico, peraltro, in cui si intrecciano parole riprese dalla vita quotidiana, di uso comune e termini giuridici (pena, espiazione, ingiustizia) usati però in senso metaforico RIASSUNTO  Il frammento di Anassimandro è il più antico testo filosofico giunto fino a noi.  Ci è stato tramandato da Simplicio, che lo cita in un commentario alla Fisica di Aristotele all'incirca del 530 d.C.  Il frammento, che Simplicio aveva a sua volta ripreso da Teofrasto, seguace di Aristotele, poté così venir tramandato fino a noi in un commento alla “Fisica” di Aristotele (opera acromatica: “ascoltata”).  Dal tempo in cui Anassimandro pronunciò il suo detto fino al momento in cui Simplicio lo inserì nel suo commentario trascorse più di un millennio. Altri mille e cinquecento anni dividono Simplicio dai nostri tempi: il frammento di Anassimandro è la parola più antica del pensiero occidentale LA STRUTTURA DEL FRAMMENTO  Il frammento può essere approssimativamente diviso in due parti.  La prima ha carattere generale e fissa il tema fondamentale del discorso: «da dove infatti gli esseri hanno l'origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità».  La seconda parte fornisce la spiegazione di tale principio: «poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo» LA PRIMA PARTE DEL FRAMMENTO Le parole-chiave della prima parte sono: esseri, origine, distruzione, secondo necessità:  Pensatore (6° -5° sec. a.C.). È il massimo rappresentante della scuola eleatica. —  Nel suo poema in esametri Περὶ φύσεως («Intorno alla natura»), elaborò la dottrina eleatica dell’essere, di importanza capitale nella storia del pensiero greco INTORNO ALLA NATURA  — Nel suo poema Περὶ φύσεως si pone il problema della verità: di come raggiungerla e guadagnarla. —  Parmenide distingueva, infatti, nettamente tra verità e opinione VERITA’ E RAGIONE  Parmenide sostiene che l’uomo possa scegliere tra due vie: quella della verità, basata sulla ragione, che porterà alla conoscenza dell’essere vero; quella dell’opinione, basata sui sensi, che porta alla conoscenza dell’essere apparente.  La via della verità, secondo Parmenide, è pertanto percorribile solo «con raziocinio», «con la ragione» (logos). Qualsiasi altra fonte di conoscenza (anche i sensi) è ingannevole ESISTE SOLO L’ESSERE  Per Parmenide esiste solo l’essere.  Il non-essere non può essere neppure pensato.  La via dei sensi andrà, dunque, respinta come fallace, come via delle opinioni (dòxai).  In contrapposizione a questa via fallace, l’intelletto mostra, invece, la via della verità (alètheia).  Per Parmenide, quindi, bisogna affidarsi solo all’intelletto.  Solo il logos è a garanzia della verità I SENSI E IL MOLTEPLICE  Mentre i sensi ci mettono di fronte alla molteplicità e al divenire, implicanti il non essere, il pensiero, invece, ci conduce verso l’essere (la verità vera).  Pertanto Parmenide afferma in maniera inequivocabile: «l’Essere è, il non-essere non è».  Tra pensiero ed essere vi è, quindi, una strettissima connessione per Parmenide: si può pensare solo l’essere. Nel momento in cui si pensa il non-essere, il niente, il vuoto, questi diventano essere, perché «sono» in quanto pensati ATTRIBUTI DELL’ESSERE SECONDO PARMENIDE  ingenerato e imperituro, perché se nascesse o perisse implicherebbe il non essere;  eterno, poiché se fosse nel tempo implicherebbe il non essere (il passato, come ciò che non è più e il futuro, ciò che ancora non è). Si configura perciò come un eterno presente;  immutabile e immobile, perché se mutasse o si muovesse implicherebbe il non essere, in quanto si troverebbe in una serie di stati o di situazioni in cui prima non si trovava;  unico e omogeneo, perché se fosse indifferenziato implicherebbe intervalli di non essere  finito perché esso è sinonimo di incompiutezza e perfezione L’ESSERE SEMPLICEMENTE E’!  La tesi di Parmenide è rivoluzionaria. A differenza dei filosofi che lo avevano preceduto, infatti, non individua l’arché come elemento determinato.  L’essere parmenideo non è, cioè, un elemento specifico: per esempio “acqua”, come voleva Talete, o l’aperion, come sosteneva Anassimandro.  Per Parmenide l’essere semplicemente “è”. In questo senso, per Parmenide il mutamento non esiste: cosa che non era immaginabile per i greci e che farà discutere a lungo i successivi RIASSUNTO  La nascita, quindi, nella cultura greca coincide con la separazione dalla sostanza infinita.  Essa è contrasto à rottura dell’unità.  È turbolenza nei luoghi del tutto omogeneo ed armonico. Per Anassimandro, infatti:  Colui che nasce perfora “ciò che non ha tempo” à e PERCIO’ deve scontare con la morte la sua pretesa di diversità. Il disinvestimento teoretico sul venire-al-mondo in filosofia ha, dunque, un retroterra culturale antico.  Ma – secondo Hannah Arendt - è con PARMENIDE che la nascita si estingue IL CUORE CHE NON TREMA È con Parmenide c h e a g l i d e i immortali che p u r e a n c o r a nascevano si s o s t i t u i s c e L’ESSERE “il cuore che non trema dalla ben rotonda verità” senza inizio né fine L’EREDITA’ DEL MITO  Vero è, però, che già una certa ostilità nei confronti del VENIRE AL MONDO la si rintraccia prima ancora che in filosofia nelle narrazioni sacre: MYTHOS, nel mito.  Del resto ad indebolire il gesto di nascere di apparire aveva giocato una sorta di millenario URANISMO CULTURALE.  Urano, per esempio, - divinità che personificava il CIELO – il primo Dio a uscire dal Caos e a regnare sull’universo à temendo che i suoi stessi figli potessero togliergli la SIGNORIA dell’universo à li nascondeva sotto terra appena nati à IMPEDENDO LORO DI VEDERE LA LUCE.  La filosofia ha, così, ereditato DAL MITO una sorta di “inimicizia” nei confronti del natale, dedicando poca attenzione “pensante” alla nascita, sul piano teoretico UN LUTTO DI POTERE  La nascita nell’immaginario antico ha, dunque, sempre rappresentato un LUTTO DI POTERE à ed è stata sempre avvertita – da Parmenide in avanti come MINACCIOSA.  In particolare q u e s t o cortocircuito – secondo Hannah Arendt ha oscurato la possibilità di vedere gli uomini non già mortali, bensì NATALI Una nuova categoria CHE COS’E’ LA CATEGORIA IN FILOSOFIA E PERCHE’ L’OPERAZIONE DI INVESTIRE NEL NATALITY E’ COSI ECCEZIONALE? Hannah Arent fa del natality una categoria di pensiero esclusiva. Per conoscere l’essere umano si deve partire dal fatto che è una creatura che nasce e viene al mondo per abitare con gli altri. L’unica categoria di comprensione dell’uomo è L’uomo rispetto alla realtà secondo Aristotele è passivo. Nel 1700 secolo dei lumi c’è Kant che revisionerà i categoriali Aristotelici. Kant era un filosofo Prussiano nato nel 1700 ma era anche un matematico. Con lui si apre la stagione critica della filosofia. ciò che noi chiamiamo criticismo. Ci da un’immagine di uomo potente e debole. L’uomo è ragione però al contempo la conoscenza umana/ragione umana è limitata. È un pensatore nuovo e rivoluzionario. Ciò è spiegato nella critica della ragione pura e poi nella critica della ragione pratica e del giudizio. l’uomo deve essere consapevole che molte domande non avranno mai risposta. L’immagine di questo uomo descritto nella sua antropologia è debole e potente allo stesso tempo per ciò che abbiamo detto. Per conoscere si deve affidare al giudizio e all’uso delle categorie. Solo così può arrivare a una conoscenza vera, compiuta e universale. La sua idea di categoria è diversa da quella di Aristotele che sostiene che sono i modi di essere della realtà con la quale si presenta per lui esse hanno lo scopo di unificare il molteplice. Secondo Kant attraverso i sensi percepiamo i fenomeni ma questo fenomeno deve essere pensato dalla ragione e bisogna dargli un nome entra in gioco l’intelletto. Bisogna maturare una conoscenza che può avvenire solo con le categorie che servo per ordinare la realtà. Lui individua 12 categorie con funzioni diverse da quelle di Aristotele perché per usare c’è bisogno dell’io penso. Esse non sono i modi dell’essere della realtà ma servono per comprendere la realtà e ordinarla. La realtà è un mondo complesso e l’uomo non subisce la realtà perché l’io penso è attivo rispetto ad essa. Cosa bisogna ricordare: Che cos’è una categoria in filosofia partendo dall’etimologia (attribuzione di un predicato a un soggetto e ci dicono qualcosa di più) poi duplice funzione di categoria. Il primo a introdurre questo termine è stato Aristotele con le sue 10 categorie importante la sostanza che sarà poi ripensato da Kant con le sue 12 categorie. Hanno anche due modi diversi di comprendere l’uomo e di utilizzo di categorie. Per Aristotele l’uomo è potente e subisce la realtà le categorie non sono sue ma sono modi di essere della realtà. Kant che è un illuminista ritiene che l’uomo è potentissimo dispone della ragione che non è illimitata e non può conoscere tutto ripensa alle categorie come non un modo di essere della realtà ma esalta la ragione dicendo che sono strumenti che servono a mettere ordine intorno a se. È l’uomo che da significato alla realtà e le categorie servono per mettere ordine. Non subisce solo ciò che li sta attorno. Vita activa la condizione umana Vita activa è una delle opere più celebrate di Arent. È stata pubblicata nel 1958. Rientra nell’ambito della produzione statunitense perché nel ’41 si rifugia qui perché costretta a fuggire in tutta Europa dopo lunghe peregrinazioni a seguito delle leggi raziali. Approda quindi a New York. Vita attiva non è la prima opera statunitense perché la prima era già stata pubblicata nel 1951 ed era Le origini del totalitarismo. Grazie a quest’opera esce dal dimenticatoio. Il 1958 è una data cruciale perché da alle stampe quest’opera antropologica Vita activa ma anche di nuovo le origini del totalitarismo dove inserisce ideologia e terrore come ultimo capitolo. Questi sono gli anni della guerra fredda. PECULIARITA’ DI VITA ACTIVA È un’opera antimarxista prende posizioni sul materialismo storico di Marx. Scaturisce nella sua stesura da uno studio approfondito delle teorie marxiane. È un testo molto complesso fondamentale su più fronti per comprendere: la filosofia del natality, la sua antropologia filosofica e da un punto di vista politico. Il senso dell’opera è che l’uomo ha una peculiarità sua che non appartiene all’animale cioè agisce in senso morale ed è capace di scegliere tra i valori. L’azione è una caratteristica solo sua. La premessa è l’agire. Essa è una peculiarità dell’uomo che non condivide con gli animali. Lui sa scegliere il bene e il male in senso morale e sa svolgere anche il natality ovvero la prima azione capace di compiere. Arent è un teologa politica dal suo punto di vista l’azione è significativa perché non può esaurirsi solo individualmente ma ha sempre una conseguenza politica. Quello che attrae Arent è che dal suo punto di vista l’agire umano è veramente significativo quando l’azione è condotta solo coralmente cioè insieme agli altri. Quando ci parla del natality insiste che è un’azione che ha una conseguenze plurale perché con la nascita l’uomo si inserisce tra gli altri uomini. Questo perché è attratta dalla pluralità, dall’ agire insieme e dall’abitare insieme. La singolarità deve essere sempre superata perché siamo uomini in quanto messi in relazione. Si coglie una sfumatura aristotelica degli uomini come animali politici che vivono in relazione con gli altri TITOLO Il titolo nella versione americana le viene imposto dal suo editore. Lei avrebbe voluto che uscisse con il titolo di vita activa. L’editore non acconsente ai suoi desideri. Per fortuna questo desiderio sarà mantenuto nella versione italiana nel ’74. PERCHE’ VITA ACTIVA E CONDIZIONE UMANA? Vita activa è un titolo molto colto che fa riferimento alla tradizione filosofica antica. Contiene già negli impliciti una questione filosofica. I greci distinguevano due modi di vivere la vita: quella attiva e quella contemplativa. La vera era la seconda. La vita attiva aveva una connotazione negativa quella di tutti i giorni in cui si lavora per sopravvivere, contemplava la schiavitù e il lavoro materiale era tenuto in dispregio. Si occupava dei bisogni terreni. La vita attiva era quella vita che consentiva il soddisfacimento dei bisogni materiali. Cercava di rendere durevoli gli oggetti prodotti. Era necessaria all’uomo per la sua sopravvivenza e vita materiale. Per i greci la vita contemplativa era una Ritine che l’essere umano possa essere studiato a partire dalle sue azioni attuate nel bene e nel male. La nascita è la prima azione di cui è capace l’uomo. Nel suo lessico non c’è mai l’espressione natura umana perché è troppo generico e pregiudiziale. Preferisce parlare di condizione umana. Condizione umana è il sottotitolo del libro vita attiva. Bisogna interrogarsi sul primo posizionamento dell’uomo nel mondo cioè la nascita. L’essere umano è una creatura unica e irrepetibile e ciò li viene dal fatto che nasce da altri esseri umani e si posizione nel mondo tra altri suoi simili attraverso le sue azioni facendo esperienza del mondo a partire dalla nascita. La riflessione a cui arriva è critica rispetto alla scienza. Il proposito che si da in vita attiva è investigare l’essere umano come creatura speciale a funzione del fatto che nasce, appare con il suo corpo agli altri si mostra e per il fatto che è politico e non semplicemente un animale tra gli animali che vive in una posizione passiva. Il termine pluralità è la chiave per comprendere vita attiva. Lei dice non l’uomo ma gli uomini abitano questo pianeta la pluralità è la legge della terra. La pluralità secondo lei è la precondizione della nostra umanità cioè se noi non vivessimo con gli altri e non stabilissimo condizioni saremmo come gli animali. Vita attiva quindi è una riflessione sull’agire dell’uomo. Proprio perché l’essere umano è complesso lo sono pure le sue azioni in quanto l’uomo lavora, fabbrica, produce e vive con gli altri. Quindi comincia a introdurre questo concetto tripartito di azione. Fin dalla nascita gli esseri umani entrano in rapporto con i propri simili ma lo fanno in modi diversi e non sempre queste relazioni sono autentiche perché la condizione autentica per eccellenza è la pluralità. L’uomo agisce perché si deve togliere dalla natura perché non ha l’istinto per sopravvivere in essa e perciò deve costruire un mondo suo in cui proteggersi e sopravvivere alla natura. Questo è più consono alle esigenze della vita umana. Il problema secondo Hannah era che la vera vita degli esseri umani non era lavorare e operare ma si realizza tra gli altri. L’uomo deve circondarsi da oggetti perché li sono necessari per sopravvivere e uscire dalla natura ma ci sono più necessarie le relazioni. Sta recuperando le definizioni di uomo che ci vengono da Aristotele. Riprendendo il concetto tripartito di azione bisogna considerarlo come una piramide con: base= lavoro, centro= operare e poi vertice= vive con gli altri. Noi siamo umani solo quando ci relazioniamo con gli altri. Attraverso il lavoro l’uomo si garantisce la sopravvivenza perché è legato ai bisogni corporei. Con l’operare l’uomo si circonda di cose ed è un’attività più creativa e nobile perché nel suo mondo ha bisogno di opere, cose e manufatti che li servono per compensare la sua carenza biologica. L’azione permette all’uomo di realizzarsi in quanto uomo perché entra in contatto con i simili e abita con gli altri e comunica con loro in questa condizione gli oggetti non ci posso nemmeno più necessari perché la materia non deve interferire nella relazione IO-TU qui ognuno di noi diventa cittadino. La parola cittadinanza deriva dal latino e indica colui che vive in comunità questo concetto risale ad Aristotele all’uomo politico che per realizzare questa dimensione ha bisogno di vivere con gli altri e essere libero. Quando l’uomo lavora e opera non è libero lo è solo quando sta con gli altri. L’essere umano quindi non è colui che lavora come sosteneva Marx. Tramite il rapporto con gli altri l’uomo passa da una vita naturale/biologica a una autentica in senso proprio. Hannah usa due termini per dire il lavoro cioè lavorare e operare. Questa distinzione nella lingua inglese non è insolita ma nella nostra si. Perché noi abbiamo perso questa distinzione antichissima che risale ai greci perché distinguevano tra il lavoro fisico corporeo affidato allo schiavo (lavoro) e quello delle mani affidato all’artigiano (operare). LAVORO: con il lavoro l’uomo semplicemente sopravvive e ha bisogno del suo corpo per procurarsi tutto ciò che li serve per soddisfare i propri bisogni. Ma lavorare non può raccontarci in quanto uomini perché non ci realizza. Il lavoro che è una forma d’agire non ci dice tutto dell’uomo ma solo come egli sopravvive. Quando lavoriamo non siamo fuori dall’animalità ma siamo degli animal laborans. Il lavoro ha una particolarità di non lasciare traccia di sé perché si produce e si consuma. Ciò viene affermato in vita attiva. Quando lavoriamo siamo come degli schiavi. Al lavoro fa corrispondere una condizione umana quella del possesso della vita in questa dimensione possiamo dire sono vivo ho una vita e in quanto tale devo sopravvivere ma questo è un possesso che ha anche l’animale. OPERARE: è un’attività più nobile rispetto al lavorare. Si esplica con la realizzazione di manufatti di oggetti. Se può tradurre con il fabbricare. Rimanda al lavoro dell’artigiano, artista tutto ciò che ci serve per attrezzare il mondo in cui vivere. È il risultato delle nostri amni o intelligenza. Attraverso le cose che realizziamo ci circondiamo da oggetti e costruiamo un mondo artificiale in cui vivere. Non siamo di fronte a oggetti di consumo ma di uso. Tutti quegli oggetti che fabbrica e produce l’uomo sono destinati all’uso che serve per sopravvivere e realizzare una stabilità nel mondo. Questi oggetti hanno una caratteristica quella della durabilità sopravvivono nel tempo. Per paradosso gli oggetti fabbricati hanno una indipendenza rispetto a colui che le produce questo fa si che il mondo artificiale si stabilizzi e cambi di forma perché ci si evolve e cambiano i gusti. Conserva però una stabilità. Nel caso del lavoro i beni si consuma nel caso di oggetti fabbricati essi sopravvivono. Il lavoro è espressione di una natura sempre uguale qui non siamo di fronte a un uomo che produce in un mondo artificiale dei manufatti. Siamo a una condizione esistenziale più alta. Qui fa corrispondere essere nel mondo un’altra condizione esistenziale l’uomo prende consapevolezza di essere qualcosa di speciale di essere nel mondo. In questa dimensione Hannah afferma l’uomo fa un salto di qualità perché per esempio le grandi civiltà nascono in uno spazio in cui si opera e non in quello in cui si lavora. Cose da ricordare:  Quando e in quali circostanze è stata scritta vita attiva  Il titolo spiegazione  Domanda antropologica chi è l’uomo  Aristotele cosa le attrae di lui da che riflessione di uomo parte  Dialoga a distanza con Marx perché vita attiva è un’opera anti marxista  Parola chiave di vita attiva: pluralità  Come arriva a parlare di vita attiva e perché parte proprio dalle azioni  La relazione con gli altri uomini  Rivalutazione dell’agire per spiegare chi è l’uomo  Forme di agire autentiche e forme necessarie per realizzarci in senso autentico però sono attività che ci ancorano alla nostra condizione animale e sono il lavoro e l’operare  Lavorare (labor)/operare (work)/relazione (atcion) L’uomo che lavora è preoccupato solo su se stesso. Nell’operare si realizza un primo passaggio da una situazione naturale (aninalità) a una vita sociale. L’operare perciò ha più dignità. Nella teoresi di Hannah lavorare e operare (costruzione di cose per edificare il mondo artificiale per fuggire alla natura) sono due strumenti di controllo che l’uomo ha sulla natura. Operare ci serve per creare lo spazio pubblico dove fare l’agire politico. L’essere umano non si realizza ne con l’operare ne con il lavorare L’uomo si realizza solo quando è tra gli altri. Noi non possiamo essere autoreferenziali e bastarci noi stessi ma abbiamo bisogno degli altri. Tuttavia l’operare ha dignità perché come attività l’uomo è in qualche modo libero anche se la libertà non è matura ma ne esibisce una certa qualità perché è creativo e sono attività finalizzate. Il lavoro è quasi un affare privato mentre l’operare serve per creare uno spazio pubblico e perciò è decisivo per la relazione perché si crea cultura e civiltà. Hannah non si ferma a questo secondo step perché c’è il rischio della solitudine. Per esempio un artista può creare da sé. Nella solitudine non ci si può realizzarsi perché non siamo politici siccome non stiamo con gli altri. Inoltre non si ferma perché qui l’uomo ha a che fare con l’oggetti e tutte le del rapporto politico perché secondo lei lui è totalitario nel momento in cui distingue tra chi sa e chi fa. Vita activa e la condizione umana (slaid) incipit  “con il termine vita activa propongo di designare tre fondamentali attività umane: l’attività lavorativa, l’operare e l’agire; esse sono fondamentali perché ognuna corrisponde a una delle condizioni di base in cui la vita sulla terra è stata data all’uomo” Primo capitolo  “l’uso che faccio dell’espressione vita activa presuppone che l’interesse relativo alle varie attività che la compongono non sia simile, e non sia inferiore o superiore, a quello centrale della vita contemplativa” - LABOR (LAVORO)= è l’attività lavorativa che consente di soddisfare i propri bisogni primari - WORK (OPERA)=è l’attività dell’operare ossia quella attività fabbrile mediante la quale si crea il mondo delle cose artificiali - ACTION (AZIONE)= è l’attività più alta dell’uomo, ossia l’agire politico Labor (lavoro)  TRIPODE ARENTIANO:labor/work/action  Il lavoro (labor) è quell’attività che corrisponde ai bisogni biologici e necessità dell’esistenza umana. L’insieme di tutte quelle pratiche che sono necessarie per il mantenimento della vita stessa  Labor si distingue per il suo carattere senza fine un’attività che non crea nulla di permanente, gli sforzi degli uomini in questa direzione sono rapidamente consumati. Un’energia che si consuma e deve quindi essere continuamente rinnovata in modo da poter sostenere la vita. Condizione umana che corrisponde a tale attività è il possesso della vita, o come dice Arendt “la vita stessa”  In questo aspetto della sua esistenza l’essere umano è, dunque, più vicino agli esseri umani e così, in un certo senso, il lavoro è tra tutte le attività ciò che lo rende meno umano. Condizione dell’animal laborans  Il lavoro si riferisce alla dimensione naturale e biologicamente necessitata dell’esistenza umana. L’attività lavorativa è perciò comandata dalla necessità. Cosicché per Arendt l’operaio è l’equivalente dello “slave”  Il lavoro è caratterizzato da un’assoluta mancanza di libertà  Arendt sostiene che il lavoro come attività è contrario alla libertà, e quindi il misconoscimento di ciò che è tipicamente umano  Non a caso è alla base dell’istituzione della schiavitù tra gli antichi greci; i greci infatti escludevano la manodopera dalle condizioni della vita umana  Il lavoro è una attività umana di fatto contraria alla libertà e quindi nemica di ciò che è peculiarmente umano  E dice Arendt lo sapevano molto bene gli antichi greci che posero proprio il lavoro alla base l’istituzione della schiavitù tra gli antichi greci  Quando i greci volevano negare i diritti a un essere umano lo condannavano a lavorare forzatamente escludendo la manodopera dalle condizioni della vita umana in senso autentico  In considerazione di questa caratterizzazione del lavoro, non è sorprendente che la Arendt sia molto critica nei confronti di Marx per il quale il lavoro assume tra le attività umane una posizione di primato e nella sua visione proprio il lavoro qualifica l’umano, considerando una delle vette più alte dell’esistenza umana  Ossia una delle più alte e dignitose forme di PRAXIS  Tra l’altro Arendt riprendendo la distinzione aristotelica tra oikos (il regno privato della famiglia) e polis (la sfera, pubblica della comunità politica), sostiene che le questioni del lavoro, dell’economia e simili appartengono propriamente alla sfera privata e non già alla seconda  Il che Arendt comporta che le proccupazioni priavte ripetto all’oikos devastano la sfera pubblica  Preoccuparsi di sé e dei propri esclusivi bisogni ha per Arendt l’effetto di distruggere il politico subordinando la sfera pubblica della libertà umana a preoccupazione e necessità meramente animali Labor, Work, Action  Marx tuttavia-secondo Arendt- non sbagliava a condannare il capitalismo. In questo per Arendt era stato lucido e lungimirante  La priorità assegna agli aspetti economici dell’esistenza umana, hanno infatti condotto alla nascita del capitalismo. Capitalismo che, secondo Arendt, ha indebolito le libertà di tutti ed eclissato le possibilità di una significativa azione politica e il perseguimento di fini superiori tra cui, anzitutto, la corretta partecipazione alla vita pubblica la preoccupazione e la cura per il mondo  Potitica: prendersi cura del mondo con amore Work (opera)  Altro dal lavoro (labor) è poi l’opera (work)  Il nostro operare corrisponde alla realizzazione di un mondo artificiale delle cose, attraverso la costruzione artificiale che dureranno temporalmente, oltre l’atto stesso della nostra materiale creazione  Con la sua opera l’uomo crea così un mondo da qualsiasi cosa data in natura un mondo che si distingue per la sua durata, fatto di oggetti, Labor, Work, Action  L’OPERARE è un’attività non completamente gratuita nasconde sempre una sorta di secondo fine  Certamente è alla somma ancora un fare strumentale!  L’artigiano realizza un tavolo per realizzare un guadagno, per esempio! Dalla sopravvivenza all’agire politico Action e libertà  Il regno della libertà non può allora che essere altrove! In quella dimensione esistenziale che Arendt chiama “action”  La libertà non può essere del resto mai condizionata Il significato dell’agire e la libertà Ma allora cosa significa AGIRE LIBERAMENTE? Labor, Work, Action  Agire significa “prendere l’iniziativa” mettere in movimento (archein)  E i veri iniziatori sono “i nuovi arrivati”, i nuovi, i neo proprio in virtù della nascita  E allora per Arendt, l’uomo è libero perché e un inizio! Perché nasce!  E gli uomini, che nascono sono liberi, restano liberi solo finché agiscono! Provocano l’inatteso, l’imprevisto!  Se cedono alla materialità perdono la loro libertà!  La nascita è dunque una sorta di vero e proprio miracolo!  L’agire insieme agli altri, di concerto, nella pluralità ha un che di miracolistico! E a fonte di ciò sfugge ai processi automatici, al calcolo, alla previsione, alla misurazione, al probabilistico  Dall’uomo ci si può attendere l’infinitamente improbabile!  In ciò si nota l’influenza di Agostino, quando distingue tra initium e principium  “il fatto che l’uomo sia capace d’azione significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perché ogni uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità”  Hannah Arendt, Vita Activa, La condizione umana, 1958 Arendt VS Marx Questa definizione di azione umana in termini di novità, posta al di fuori del regno della necessità o della prevedibilità ci riporta alla critica di Arendt nei confronti di Marx e Hegel Labor, Work, Action  L’emancipazione politica dei lavoratori è sacrosanta per Arendt. Il punto è che, però, tutte le attività umane sono state appiattite su quel comune denominatore che consiste nell’assicurare le cose necessarie alla sopravvivenza il lavoro. qualsiasi cosa facciamo, si suppone fatta per “guadagnare da vivere”  L’animal laborans ha dunque preso il sopravvento sull’homo faber tutto nell’epoca moderna sembra riportato alle sole “necessità” persino l’opera artistica sta perdendo di dignità in una società di lavoratori e il “creatore di opere” l’artista costretto a sua volta a guadagnarsi da vivere  Arendt scrive “tutte le attività umane sono condizionate dal fatto che gli uomini vivono insieme ma solo l’azione non può nemmeno essere immaginata fuori dalla società degli uomini. L’attività lavorativa non richiede necessariamente l’esistenza degli altri, benché un essere che lavori in assoluta solitudine, non sarebbe umano; sarebbe un “animal laborans” nel significato più letterale del termine  Un uomo che lavori, fabbrichi ed edifichi un mondo abitato solo da lui sarebbe sì un costruttore, ma non “homo faber”: avrebbe perduto la sua qualità specificamente umana e sarebbe piuttosto un Dio non certamente il Creatore, ma un demiurgo divino come quello descritto da Platone in uno dei suoi miti. Solo l’azione è l’esclusiva prerogativa dell’uomo; né una bestia né un Dio sono capaci, ed essere solo dipendente interamente dalla costante presenza degli altri  (VA pag.18) Capitolo il lavoro (Vita activa) Hannah in questo capitolo dice mi tocca criticare Marx ma questo è un compito spiacevole. Non vuole dare una critica distruttiva alle teorie ma una costruttiva e rispettosa di Marx. Anche se consapevole del grande valore filosofico di lui in quanto attento ai problemi dell’essere umano e della sua filosofia che tenta di risolvere i problemi sull’essere. In vita activa dice l’essere umano e la nascita non sono un prodotto ma ogni bambino è un evento miracoloso che rompe il circolo dell’operosità. L’uomo ha valore per sé stesso non per ciò che fabbrica o per la sua materialità. Karl Marx: filosofo tedesco di origini ebre. Dal punto di vista filosofico era complesso perché era un giurista , economista e sociologo. Noi lo consideriamo come teorico del comunismo. Lui esaltava le masse proletarie ad unirsi e diceva che se non si mangia non si può avere dignità e nutrire lo spirito. Stese un manifesto del partito comunista con Hengel. La parola proletario e proletariato in questo scritto sono parole chiave e decisive nel comunismo. PROLETARIO= è un aggettivo che deriva da proletarius parola latina. Nell’antica Roma i proletari erano coloro che venivano censiti solo per la loro prova e la loro persona. Non disponevano di nulla dei beni materiali l’unica ricchezza erano i figli (erano considerati ricchezza perché producevano forza lavoro e perciò portavano a casa un piccolo salario) . Costituivano la terza classe. chiave positiva come per esempio con Nice. Secondo la filosofia i bambini devono essere educati alla ragione perché conservano dei tratti primitivi. Hannah però sdogana questa visione del nascere e dei bambini perché rivaluta l’infanzia anche se lei era ostile con la pedagogia. Recupera l’immagine del bambino e ne fa i custodi della politica perché vengono al mondo per iniziare qualcosa di nuovo. Inoltre sono una promessa di redenzione per chi non è più inizio in quanto è vecchio e si preoccupa solo della sua stretta sopravvivenza. Nelle sue opere compaiono tanti bambini diversi per esempio nella sua biografia li definisce come bimbi che rallegrano come pezzi di giardino e poi c’è quel bambino potentissimo che è quello di vita attiva che è il bambino inatteso che si posiziona nel mondo. Oppure nelle origini del totalitarismo lei suggerisce l’idea che solo i bambini possono essere iniziatori e poi c’è il bambino delle sue pagine sulla rivoluzione in cui il pretesto sul bambino che nasce li vengono dai versi di Virgilio con il bambino alba che lampeggia all’improvviso. Il bambino Harientano è salvifico e miracolistico perché porta il bene nel mondo e prende spunto dal bambino Gesù. Lei attinge molto dal bambino Gesù che viene al mondo per salvarlo. Il suo bambino però è umano non è il messia della tradizione cristiana perché non è mandato da Dio ma generato da altri uomini e non è un annunciatore. Lei prende spunto dai versi di Virgilio vissuto intorno al 70 a.C. li interessa perché è un poeta talentuoso ma Hannah lavora sulla sue opere bucoliche (nello specifico la quarta egloga. L’egloga è un componimento poetico allegorico)per lavorare sul bambino che nasce. La quarta egloga ha sempre incuriosito nel corso dei secoli. Secondo qualcuno è un componimento cruciale perché Virgilio inneggia al bambino salvatore e alla prima alba del mondo nascente. Questa immagine è evocativa e si rifà alla profeta Sivilla umana che aveva preannunciato che nella storia della umanità sarebbe venuto al mondo un bambino miracoloso che avrebbe portato l’annuncio dell’età dell’oro dell’uomo e quindi il bene nel mondo. Questo era un tempo di pace in cui l’umanità avrebbe vissuto senza il flagello della guerra in un’eterna primavera in cui si viveva senza leggi e senza ricorrere al lavoro e quindi alla forza delle braccia perché non ci sarebbe stata la necessità di coltivare la terra. Il canto poetico di Virgilio secondo lei era celebrativo e ciò che la incuriosisce è che Virgilio qui è molto politico e lo dimostra dal fatto che il bambino porta pace e ha il compito di reggere il mondo tramite l’averne cura. Questo perché le nuove generazioni ereditano il mondo dei vecchi. Tra le due generazioni non c’è conflitto. I vecchi secondo lei non sono bambini due volte ma bambini che devono andarsene perché devono cedere il passo alle nuove generazioni se no il mondo e la politica non possono rinnovarsi mai. È inevitabile perché i vecchi sono ossessionati dalla morte e si accontentano di ciò che hanno costruito e sono ossessionati dal mantenimento dello stato di equilibrio delle cose vecchie. Se così non fosse il mondo sarebbe schiacciato. Bariona o il figlio del tuono è un’opera di Jean-Paul Sartre ed è teatrale e si presta a una riflessione filosofica. Questo bambino e quello di Hannah presentavano delle caratteristiche comuni. I due filosofi si conoscevano ma non si amavano molto. Questo autore era un filosofo francese scomparso negli anni 80. Aveva una personalità artistica che andava dal linguaggio politco, filosofico e letterato. Era laico e parla dei bambini in modo diverso. Ci da una immagine di una infanzia positiva in Bariona e uno più negativo e tormentato nella biografia dedicata a Sain Jane (era un artista molto noto e stimato da Jean-Paul Sartre. Venne condannato per furto di un manuale antico). In questa biografia ci viene presentato Jane un bambino già segnato perché da bambino era stato già accusato di furto e gli adulti l’avevano stigmatizzato. Gli aduli giudicano i bambini e ciò decide di noi e del nostro futuro. In Bariona ci viene presentato invece un bambino diverso dolce. Quest’opera è un racconto con un messaggio teologico scritto nel 1940. In questo anno Sartre era detenuto in un campo militare perché catturato in guerra contro i tedeschi. Qui ci resta per nove mesi e poté scrivere in questo periodo e scrisse Bariona in prossimità del natale. Dopo la guerra e dopo la sua liberazione però ha disconosciuto e rinnegato questo suo testo perché aveva paura che si pensasse che la sua visione fosse cambiata in quanto avvicinata al cristianesimo. Lo detestò così tanto che eliminò la sua pubblicazione e commercializzazione. Quando riuscì ad evadere tentò di distruggerlo e non se lo portò dietro e questo librettino si salvò solo perché alcuni compagni (a cui era dedicata l’opera) del campo ne salvarono delle piccole copie. Lo riteneva un lavoro non riuscito perché il tema e i contenuti non erano sentiti dall’autore ed era stato scritto in pochi giorni. Questa opera la rappresentarono nel campo la notte di natale e l’autore scelse di rappresentare un Remagio. Quest’opera è un atto unico diviso in quadri. È ambientato in Giudea e il protagonista è Bariona capo di un piccolo villaggio oppresso dai romani che hanno conquistato questa terra. Emette un editto perché stanco da questi soprusi. Esso sancisce che i sudditi del villaggio non devono più mettere al mondo i bambini. Lo fa perché vuole che nel suo villaggio la vita si interrompa. Prevede un coro che ci pone delle domande a noi lettori. Secondo loro un mondo senza bambini non può esistere. La moglie di Bariona è Sara che si oppone alla volontà del marito. Lei è incinta ma Bariona vuole che abortisca ma lei non vuole. Sara dice che un bambino non si sceglie ma arriva e quando succede bisogna amarlo. C’è anche un angelo che annuncia a un gruppo di pastori che in una grotta di Betlemme nascerà un bambino miracolistico il messia. Gli abitanti si muovono verso Betlemme tranne Bariona ma a un tratto decide di uccidere il bambino salvifico e perciò andrà anche lui. Quanto arriva a Betlemme intenzionato a uccidere si troverà davanti lo sguardo di Giuseppe il padre del bambino che lo guarda con amore e decide di combattere e morire contro Erodoto che voleva uccidere il bambino. Questo bambino ha delle assonanze con quello di Hannah perché fa si che gli uomini si mettono in cammino ed è un inizio e costituisce una nuova speranza. Curiosità su Hannah Arendt Hannah fu una intellettuale difficile da collocare e anche sul piano tematico si è occupata di temi molto diversi di natura politica. Ama la sociologia, la letteratura e la pedagogia. A margine di ciò c’è un’altra parte meno studiata e conosciuta. Essa è quella degli scritti giovanili soprattutto dedicati al femminile ancora oggi come per esempio la sua biografia non c’è una soglia alta di attenzione verso questi testi perché sono scarni dal punto di vista politico. Ma noi li studiamo perché ci fanno vedere i primi bagliori della filosofia e c’è una attenzione molto fonda alla questione femminile. Qui la sua penna è poco sicura ma c’è un gusto particolare nel raccontare le piccole cose in quanto più attenta al racconto e alla quotidianità. Sono anche interessanti perché qui vuole fare del femminile un soggetto politico raccontandolo in termini politici. Bisogna ricordare che la filosofia era una cosa maschile e perciò la sua biografia permette di fare questo sforzo. Questo gusto la accompagnerà negli anni tanto che nel periodo più matura scriverà dei saggi di ritrattistica femminile perché sono ritratti di alcune donne importanti. Hannah non è una femminista però a modo suo fa della donna un soggetto politico e ciò diventerà un punto importante nella filosofia politica e affronterà il tema dell’identità di genere. Questo si può cogliere in Vita attiva in un passaggio in cui riflette sulla genesi della creazione maschio e femmina Dio gli creò. Hannah insiste molto su questo articolo gli perchè diventa la precognizione dell’uomo e del suo agire quindi la pluralità condizione più alta dell’agire. È interessante la nota uno del capito primo intitolato la condizione umana. Qui c’è una critica a Paolo di Tarzo perché si discosta dall’insegnamento di Gesù. Lui nei Corinzi scrive con toni forti che la donna fu creata per l’uomo e da qui sarebbe venuta una sudditanza della donna stessa. È critica anche verso Agostino perché nell’opera la città di costretta a lasciare la Germania lo riprenderà poi a Parigi dove verrà interrotto e ripreso venti anni dopo negli Stati Uniti. È scritta in tedesco e poi tradotta in inglese. Questo lavoro di ricostruzione dell’opera fu molto complicato perché sotto i bombardamenti di Berlino si persero molte parti. È un’opera ricostruita in modo moderno perché c’è un montaggio di citazioni che lei traeva dai carteggi di Rahel(colei a cui è dedicata l’opera). È un saggio esemplificato perché si inserisce Hannah in modo potente con un tema dell’essere diversi ed estranei. Il risultato quindi è un saggio filosofico che prende le mossa dalla vita di Rahel Varnhagen. È nata nel secolo dei lumi era nata in Prussia in Germania. Era molto colta e aveva ricevuto una buona educazione in famiglia ma lei è autodidatta che ebbe la fortuna di saper intrecciare relazioni significative del panorama della Germania romantica. Le forme che usa per scrivere sono dei generi non letterari perché non scrive libri ma diari e lettere tutti gli strumenti di comunicazione facili. Avvertì sulla propria pelle il razzismo della Germania Napoleonica in cui l’antisemitismo divenne violento . Era ebrea ma vuole non esserlo e tenta la assimilazione e vuole procurarsi un cognome tedesco per tutta la sua vita rinunciando alle sue origini. Il lavoro che fa Hannah è molto paziente e ne ricava un ritratto di una donna colta intelligente di grandi talenti ma spezzata dal dolore. è una figura atopica estranea a sé stessa e fuori posto a causa delle propria nascita sbagliata. Per raccontare questa anomalia sghemil di un grande poetica di Haeveli che è il sognatore sfortunato . vive i una società in cui le donne dovevano essere bellissime o ricchissime e che non mettessero in imbarazzo con la loro intelligenza i maschi. Rahel era l’opposto. Le donne inoltre dovevano rivestire i ruoli che la società li mettevano addosso. Hannah era contraria all’assimilazione secondo lei non si può essere dei neutri o uomini generici. Non si possono rompere i legami con la propria nascita perché se lo si fa si rompono i vincoli con noi stessi. Lei tratta l’assimilazione come un problema politico. Alla fine lei vendica l’amore verso uomini tedeschi per avere un nome normale che alla fine arriverà tramite il matrimonio. Ma c’è avviene la perdita delle origini e se ne renderà conto solo in punto di morte nel 1933 a causa di una malattia in cui si ricongiungerà alla sua origine. La nascita sbagliata diventa qualcosa che si può veramente dire. Tra promessa e perdono Vita attiva è un’opera scritta in piena guerra fredda nel 1950. È il capolavoro di antropologia filosofica di Arendt. È una critica della società di massa e della modernità e rappresenta una denuncia alla condizione dell’uomo. L’uomo è solo, ammassato e isolato costretto dalla società guidata da un principio di costi-benefici ad essere sempre efficiente. Da esso Hannah muove le critiche a Marx perché l’uomo ha valore per sé stesso. L’essenza dell’uomo quindi non è nel lavoro perché l’uomo stabilisce relazioni autentiche in senso politico tramite la parola e l’ascolto. L’essere umano è capace di fare a meno delle cose materiali per acquisire valore. L’uomo trascende la materialità e questo valore ce l’ha fin dalla nascita perché già da li l’uomo può agire e vivere politicamente in quanto siamo capaci di entrare in dialogo con gli altri. La nascita è tanto più potente perché con essa si appare fisicamente e ci si distingue dagli oggetti e dalle cose materiali prodotte. Il valore umano quindi si ha perché siamo nati e per questo siamo unici e diversi. La condizione umana quindi consiste nell’apparire e nello stabilire relazioni con gli altri che sono anche loro dei natali. Per farlo ci serviamo delle parole e dei discorsi che rivelano la nostra unicità. Hannah distingue tra prima e seconda nascita. La prima è quella biologica mentre la seconda è quella che avviene con la parola e il dialogo iniziando cose sempre nuove (nascita politica). La politica secondo Hannah distingue l’uomo dall’animale. In Vita attiva non si parlerà mai di natura umana perché è un ossimoro. Lei afferma che si appartiene alla natura perché nasciamo in essa però non si può parlare di natura umana perché noi cerchiamo di trascendere la natura cioè di portarci fuori da essa in quanto siamo consapevoli di non essere dei semplici animali. Il corpo non è un semplice organismo animale e non si può parlare di specie perché gli uomini sono diversi tra loro. In questo modo l’uomo crea le condizioni per uscire dalla natura servendosi del lavoro (con esso provvede alla propria sopravvivenza ma quando lo si fa non si è liberi), dell’opera (con il quale si produce ma non si è liberi) e dell’agire. Crea perciò uno spazio quello della politica in cui vivere basato sulla pluralità e in cui ciascuno è un chi unico e diverso. Per questo motivo non può esiste un Uomo con la maiuscola ma solo uomini con la minuscola. Si costituisce così il paradosso della pluralità. La pluralità è necessaria perché solo in questa condizione ciascuno può esprimere la propria unicità. Ci si pone la domanda antropologica chi è l’uomo? La risposta è che l’uomo è colui che nasce e nel suo essere natale è anche unico e diverso. Si agisce per essere ricordati dagli altri. Ciascuno sarà ricordato a fronte delle proprie azioni ed è appunto con esse che ci si pone fuori dalla natura. Aristotele alla domanda che cos’è l’uomo contenuta nella sua opera la politica da due definizioni 1. L’uomo è un animale politico perché è un organismo naturale ma è anche politico a differenza degli animali perché ha la necessità di vivere con gli altri suoi simili. L’animale è gregario invece l’uomo è comunitario e costruisce la polis 2. L’uomo è dotato di parola in quanto dotato di logos (parola). È animale perché ha un apparato fonatorio (lingua e corde vocali che li consente di fonare le parole) ma l’essere umano parla (suono semantico) e costruisce in questo modo una comunità mentre l’animale emette solamente suoni Hannah andrà oltre la tesi di Aristotele perché l’uomo a suo pare non può essere animale perché si scadrebbe nella nuda vita. Nonostante ciò però condividono l’importanza del concetto della società Cose da ricordare - Definizione di Hannah di essere umano - Assomiglianze tra Arendt e Aristotele Aporia e irreversibilità sono due termini che associa al perdono mentre alla promessa associa imprevedibilità. Le due si completano perché il perdonare distrugge i gesti del passato la promessa invece getta nell’oceano del futuro isole di sicurezza. Entrambe le facoltà dipendono dalla pluralità dalla presenza e dall’agire con gli altri (pluralità) perché nessuno può perdonare e promettere con sé stesso. L’azione umana ha due peculiarità l’imprevedibilità e irreversibilità. Sono necessari due dispositivi di controllo dell’azione la promessa e il perdono. Sono necessari perché quando si parla di perdono si usa il termine aporia cioè senza passaggio per uscire. Quando si parla di promessa si parla di isole di sicurezza rispetto al futuro perché non si riesce a controllare la conseguenza dell’agire. la promessa è un atto politico genuino ne parla in termini di rimedio rispetto all’imprevedibilità dell’agire ma è anche responsabile. Per Arendt per restare umani bisogna promettere e mantenere la parola data. La promessa è un atto morale molto forte e deve essere fatta ad alta voce come segno di buona volontà. Quindi deve essere fatta in pubblico per permettere anche l’atto linguistico. Importante è il concetto di impegno e reciprocità. La promessa con sé stessi è un atto privo di realtà. In politica la promessa è un atto necessario perché coi rivela come agenti morali. La facoltà del fare promesse appartiene solo all’uomo ed è un suo impulso. L’animale non promette mai. La promessa è un prendersi cura degli altri quindi ci libera dalla naturalità. Nice ha dedicato molti aforismi alla promessa quindi Hannah li riconosce il merito di aver intuito l’importanza della promessa e il suo valore. Secondo lui la promessa appartiene solo all’uomo perché l’animale non ha la facoltà di promettere. Ma lei prende le distanze da Nice perché secondo lei c’è Basso un avvocato e filosofo giuridico che si occupava di politica e che fu testimone degli effetti disastrosi del fascismo. Lui comincia ed adopera il termine nei suoi scritti totalitarismi. Precisamente compare il 2 gennaio del 1925. Il 3 gennaio Mussolini annuncia la dittatura fascista. Da li in avanti il termine totalitarismo inizia ad essere usato grazie anche a degli intellettuali. Si aveva paura però che il termine uscisse dai confini italiani. Nel 1928 entra nel dizionario della lingua inglese. Totalitarismo indica tutti i regimi a partito unico in cui c’è un vistoso culto della personalità di un capo carismatico. In questi regimi si ledono le libertà dei cittadini. Hannah inizia a far uso del termine totalitarismo in un modo tutto suo e noi lo adoperiamo come lei ce lo ha proposti. Il totalitarismo indica l’Hitlerismo e lo Stalinismo. Secondo Hannah il Mussolinismo è stata una semplice dittatura e non un totalitarismo. I totalitarismi non possono essere confusi con l’assolutismo, le dittature, tirannia e l’oligarchia. Queste ultime difettano di caratteristiche ben visibili nei totalitarismi. In modo particolare difetta la mobilitazione delle masse che porta alla massificazione e che è necessaria per il controllo sociale totale. Controllo totale della società significa monopolio dei mezzi di comunicazione perché i totalitarismi reprimono la libertà d’espressione dei singoli ricorrendo alla censura comunicativa ed espressiva. Un’altra peculiarità è il controllo totalitario (centralizzato) dell’economia essa viene pianificata in ogni fase ed è volto a realizzare gli interessi dello stato sacrificando quelli del singolo cittadino. La terza caratteristica è la repressione poliziesca quindi il ricorso alla violenza in ogni sua forma sia fisica e sia psicologica. Lo scopo è terrorizzare e paralizzare la persona. Il fascismo secondo Hannah era espressione di alcune élite che auspicavano a prendere il potere ma che non fagocitavano lo stato a differenza del nazismo. Hannah riteneva che nei totalitarismi ci fosse quindi un controllo totale dal punto di vista economico, comunicativo e fisico-psicologico degli uomini. Con il termine totalitarismo si deve intendere un sistema politico autoritario che tende a concentrare tutti i poteri io n un partito unico o nel suo capo o in una cerchia ristretta di dirigenti/collaboratori del capo o in tutte e tre le cose come avvenne nel nazismo. Ciò viene attuato tramite l’ideologia ufficiale. Cose da ricordare - Il termine totalitarismo non è arendtiano ma si è forgiato nella cultura antifascista - Totale, totalitario e totalitarismo - Macchine totalitarie secondo le caratteristiche di Hannah Nel 1551 viene editato le origini del totalitarismo che darà alle stampe solo in un momento successivo. È un’opera importante nella produzione letteraria di Hannah perché la fa uscire dal cono d’ombra in cui era stata cacciata. Rappresenta una sua rivincita anche sull’accademia in quanto era stata espulsa a causa del periodo storico. L’opera la porrà però anche al centro di polemiche. Nel 1958 si ha una seconda edizione. Nella prima edizione del 1551 si stava affrontando la guerra fredda e il mondo era diviso in due blocchi quello degli stati uniti d’America fondato sulla democrazia e quello l’unione sovietica (URS). L’URS è un blocco statale che sorge sulle ceneri dell’impero zarista. Questo blocco si basa su un partito unico cioè quello comunista. L’espressione guerra fredda è usata da Orwell. Lui era un lettore attento della società che usò questa espressione per indicare lo stallo nucleare. Era molto lucido nel riconoscere alcune peculiarità dell’URS parlando di stati mostruosi. Le origini del totalitarismo si articolava in 700 pagine divisa in tre parti. Nella prima parte si analizza l’antisemitismo che ,secondo Hannah, è apparso sul finire dell’800. Divide l’antigiudaismo dall’antisemitismo. L’antigiudaismo è l’odio verso gli ebrei mentre l’antisemitismo è il razzismo verso gli ebrei. L’antisemitismo si lega a un altro fenomeno economico l’imperialismo. L’antisemitismo prende quota perché gli ebrei perdono di influenza economica e politica. Gli ebrei avevano un’enorme ricchezza e c’erano delle famiglie di banchieri che gestivano grandi somme di masse europee. Si era creata lo stereotipo del banchiere ebreo. Gli ebrei però a fine ‘800 perdono gli spazi che si erano costruiti perdendo l’influenza politica ma restano enormemente ricchi. Ciò fu fatale perché i ricchi erano bersaglio delle masse insoddisfatte che facevano fatica a sfamarsi. I ricchi sono tollerati solo se gestiscono il potere altrimenti è visto come parassita della società. Nella seconda parte dell’opera si parla dell’imperialismo. La convinzione di Hannah è che i totalitarismi trovano un carburante nell’imperialismo. L’imperialismo è l’espansione degli stati europei verso le colonie per estendendo il loro potere politico ed economico. Le colonie rappresentano un bacino di ricchezza. Anche il mal contento delle masse valvola di sfogo delle società capitaliste porta ai totalitarismi. C’è una riflessione sulla borghesia che stava prendendo il sopravvento e che diede impulso alle macchine totalitarie. La borghesia necessita dell’imperialismo perché vuole raggiungere anche il potere politico. L’imperialismo si nutre di razzismo perché le colonie e le popolazione che ci vivono sono un’enorme risorsa di ricchezza e nuovi mercati da sfruttare. Il razzismo diventa ideologia. Si parla di competizione tra razze e l’idea che la razza europea sia superiore si denomina come etnocentrismo. Ciò ha avuto come conseguenza le teorie raziali che sono una ideologia. La terza parte delle origini analizza il fenomeno dei totalitarismi. Non ci da una sua definizione di totalitarismi ma ci costringe ad evincere che cosa siano fornendo indicatori che ci consentono di riconoscerli. Lo stato totalitario si basa sul dominio permanente dato dal controllo totale. I totalitarismi non hanno precedenti e sono solo due l’hitlerismo e lo stalinismo. Hannah muove critiche all’unione sovietica e ai comunisti perché nazismo e stalinismo sono facce della stessa medaglia che puntano a un controllo totale. Tra esse non ci sono differenze cambia solo l’etichetta. I due sistemi sono sovrapponibili ed equiparabili perché hanno gli stessi scopi, ideologia, metodi disumani e hanno i campi di sterminio. Nascono anche nello stesso modo con la massificazione. La massa diventa un ingranaggio fondamentale delle macchine totalitarie. Sono masse insoddisfatte provate dalle difficoltà economiche e storiche legate a difficoltà sociali e politiche. Puntano sulla massa per controllare i singoli individui. Si basano sul culto del leader carismatico e sulla volontà del capo questo è un elemento caratteristico delle macchine totalitarie perché il volere del capo è il volere della società. Caratteristiche dei regimi totalitari: 1. Controllo totale e dominio permanente dell’esistenza del singolo individuo= la vita privata è annullata e si soffocano le libertà personali. Lo si attua in vari moti anche con l’atomizzazione dei singoli uomini in quanto li isola con il terrore e non li permette la solidarietà e la spontaneità. Si servono dell’ideologia. Quando si pensa all’ideologia si pensa a un sistema di valori e idee che trascina ed è un motore di energie creative. In realtà ci si trova davanti a pseudo valori che condizionano i comportamenti dei singoli individui in uno stato. L’ideologia è una mentalità e negli stati totalitari c’è il rischio che sia fatta a tavolino con pseudo verità che condizionano i comportamenti. Se l’uomo è imbevuto di ideologia si mettono in moto i totalitarismi perché è essenziale pensare da sé per impedire ciò. Il totalitarismi si nutrono di circostanze storiche e sono messe in atto da un gruppo che cerca di ottenere vantaggi. L’ideologia è un sistema concettuale che secondo lei è la condizione stessa dei totalitarismi. Senza ideologia le macchine totalitarie non possono entrare in azione servono individui massificati e controllati tramite ideologia che si basa su pseudo valori. Il nemico viene costruito a tavolino. L’ individuo si crea dal concetto di appartenenza. Appartenenza significa stare da una parte è escludente perché chi appartiene sta dalla parte giusta chi non lo è fuori dalla cerchia. Hannah riflette sul termine razza affermando che esso appartiene agli animali e non può essere associato all’uomo. Secondo Hannah quando si usa il concetto razza si distingue le persone dalle non persone e ciò è sbagliato. Riflette anche sulle maschere affermando che i totalitarismi strappano le maschere dal volto. Le maschere sono giuridiche e le abbiamo fin dalla nascita e sono di protezione della persona e della personalità giuridica. Con i totalitarismi per esercitare il controllo totale della persona esse vengono smascherate e si perde la personalità. Quando in un regime totalitario si vuole creare un nemico una delle azioni più basse ha a che fare con il mettere a nudo. Ciò significa strappargli le maschere e spogliarlo antifascisti quando si appropria dei termini totalitarismo e totale. Il giudizio di Hannah sul fascismo non è solo sbagliato ma è anche contraddittorio. Ciò ci fa capire che anche i grandi possono sbagliare. Come storica è stata quindi pessima. Le sue opere in particolare la banalità del male e origini hanno dei limiti. Nonostante ciò sono due opere necessarie per comprendere il ‘900. Quando scrive le due opere era convita che bisognava interrogarsi su quanto era accaduto e si da questo compito. Hannah nelle origini tenta uno sforzo di comprensione di ciò che era accaduto in Germania. Waimar è la città tedesca da dove partì la rinascita germanica si insediò nel 1919 un’assemblea generale che fa nascere la costituzione democratica. Ciò si interrompe con Hitler. È intrigata dal comprendere perché tutti i tedeschi si alleano con Hitler a causa dell’ideologia. Nelle origini riflette sul tedesco medio sul buon padre di famiglia tedesco magari credente che si era trasformato all’improvviso in un carnefice. Fa delle ipotesi per comprendere quanto accade. La carneficina è possibile perché nella società di massa con l’ideologia gli uomini poi restano isolati. L’isolamento è una condizione necessaria per il controllo massivo grazie all’ideologia e la propaganda per il capo carismatico. In questa condizione di isolamento è possibile affermare l’ideologia che può produrre una verità fittizia e costituire una mentalità burocratica. Con le origini del totalitarismo in piena guerra fredda Hannah è attaccata da più fronti.  Dalla sinistra ortodossa marxista (comunisti) perché l’accusano di equiparare lo stalinismo al nazismo e di essere stata strumentalizzata dagli americani. I marxisti la accusarono di aver scritto strumentalmente le origini del totalitarismo e quindi di aver consegnato un’arma intellettuale filosofica alla propaganda degli stati uniti per alzare i toni della guerra fredda  Dalla destra antifascisti italiani perché non la compresero in quanto gli antifascisti per lo più comunisti (partigiani) l’accusarono di aver equiparato il comunismo/lo stalinismo al nazismo. Ciò per loro era inconcepibile perché i partigiani avevano lottato per la libertà  Destra liberale perché non compresero il nesso tra borghesia (imperialismo) e totalitarismo Hannah non è una storica e non conosce il metodo storico. Attua un lavoro non preciso e poco documentato. Gli storici furono aggressivi con Hannah perché l’accusarono di aver disegnato una storia filosofica a tavolino in quanto aveva giustapposto i fatti l’uno all’altro. Hannah aveva costituito una narrazione filosofica incapace di narrare i fatti nella loro realtà senza entrare a parlare di fatti concreti. Le accuse le ebbe anche dal fronte filosofico perché la ritenevano di essere stata troppo strica o di essere stata troppo sociologica. Sia i filosofi che gli storici ebbero nei suoi confronti un atteggiamento di sufficienza. Nello stile, scrittura e metodo le origini del totalitarismo sono molto innovatorie e anticipatorie. Queste polemiche ci saranno anche nelle origini del totalitarismo, nei suoi cinque articoli e sulla rivoluzione. Hannah ha uno stile tutto suo di fare filosofia. le sue indagini filosofiche guardano le scienze sociali, la storia e la sociologia intrecciandosi tra loro. Ne viene che Arendt ci consegna un metodo filosofico nuovo. A molti parve una filosofia sporcata contaminata questo era inevitabile perché Hannah non amava la filosofia astratta ma riteneva che bisognasse partire dalla realtà osservando i fatti umani. La sua è una filosofia chirurgica cioè interviene sulla realtà analizzandola e comprendendola. Sperimenta questo stile nelle origini del totalitarismo. Tenta anche di leggere la storia con strumenti diversi. Ciò che attrae di Hannah è la sua sperimentazione di fare filosofia in quanto si porta fuori dagli schemi della filosofia classica. Hannah era politicamente poco incasellabile. Tutte le sue opere sono fuori linea rispetto agli schemi filosofici. Hannah scrive e lavora così perché è apolide per decenni è stata spostata senza luogo. Quindi ciò si avverte nelle sue opere in senso positivo. Lei non amava l’appartenenza quindi era sempre spostata senza un’identità documentata. Hannah era una eccentrica e contraddittoria questa ambivalenza si nota nella sua produzione letterale. Era ebrea ma pensava in tedesco e prima di sentirsi ebrea si sente tedesca. Non è credente e nemmeno praticante ma studia i filosofi cristiani. È grata agli stati uniti ma si sentirà sempre estranea alla cultura americana. Ciò ci fa notare la sua ambivalenza. Di cui fu sempre consapevole. Hannah ci costringe a sollecitarci e a prendere posizione nei suoi confronti. Ci insegna anche che i fatti storici possono essere interpretatati. Ideologia e terrore Ideologia terrore è un articolo che è stato aggiunto nel 1953 in una rivista scientifica e poi si inserirà nella seconda edizione di origini del totalitarismo e diventerà l’ultimo capitolo. Ideologia e terrore si chiude riprendendo la citazione di Agostino “affinché ci fosse un inizio fu creato l’uomo”. agostino era uno dei suoi filosofi più amati e il suo primo dono dato alle stampe fu il concetto d’amore in Agostino che è la sua tesi di laurea. Riteneva Agostino il generatore della filosofia del natality perché lei non si riterrà mai l’artefice e lo scrive anche in vita della mente. La citazione di Agostino scandisce la differenza tra principio e inizio. Solo gli uomini iniziano mentre Dio principia cioè crea. La banalità del male La banalità del male è una lunga riflessione filosofica sulla vicenda Eichmann. È un testo editato nel 1964 negli Stati Uniti. Il 1960 è un anno importante perché gli uomini del Mossad rapiscono e sequestrano in Argentina Eichmann. Eichmann era un nazista e un ex colonello delle SS. È un personaggio ambiguo il cui nome salta fuori nella documentazione storica delle conferenza di Vanzé. Vanzé è il nome di una località sulle sponde del lago di Vanzé. Questo posto è tristemente noto perché in una villa situata vicino al lago si tenne la conferenza di Vanzé che vide riuniti i quindici più alti funzionari del partito nazista per discutere sulla soluzione finale. Questa espressione comparirà nei verbali di questa conferenza. Soluzione finale è un nome in codice che durante questo tavolo di lavoro i nazisti cominciano ad adoperare per identificare lo sterminio di massa di tutti gli ebrei in tutta Europa. La conferenza viene organizzata il 20 gennaio 1942. Eichmann sarà il segretario di questi lavori e terrà un verbale di suo pugno. Nel 1942 i tedeschi stanno vincendo la guerra e hanno già nazificato tutta l’Europa orientale. Hanno l’obiettivo di ripulire i territori dalla presenza ebraica. I quindici funzionari stabiliscono i metodi di uccisione di questa operazione mostruosa. Lo scopo della conferenza è quindi coordinare gli sforzi per raggiungere la soluzione finale. Il verbale scritto da Eichmann consiste in quindici pagine fittamente dattiloscritte. Eichmann a quel tempo era una piccola pedina, il suo ruolo è marginale e viene invitato solo in quanto segretario. Era un burocrate nazista che era riuscito a farsi notare dagli alti gerarchi del partito nazista. Eichmann nell’occasione della conferenza di Vanzè dopo che si fa notare gli saranno affidati compiti molto particolari rispetto alla soluzione finale. In modo particolare ha il compito di logistico del nazismo cioè doveva occuparsi della parte del trasporto degli ebrei sui treni diretti ai campi di concentramento. Fu anche un contabile in quanto doveva controllare le somme. Aveva quindi il compito logistico e di contabile. Doveva avere la responsabilità che il progetto fosse effettivamente efficiente. Eichmann rispondeva alle caratteristiche che gli alti funzionari nazisti cercavano perché era un burocrate, zelante, ossequioso e obbediva ai comandi. Si fece notare in quella occasione perché si era accreditato come esperto di questioni ebraiche facendosi vanto di aver studiato la cultura ebraica. In realtà aveva letto pochissimi libri. Sotto falso nome nel 1937 aveva fatto un viaggio in Palestina e si era insediato nei quiboz. Era un personaggio molto ambiguo che alla fine della guerra riesce a fuggire dalla Germania e con un passaporto falso e nel 1948 riesce a imbarcarsi per il sud America. La farà franca per molti anni perché la sua cattura e il suo sequestro avverranno nel 1960. Come abbiamo detto viene sequestrato dagli uomini del Mossad. I mossad sono una agenzia di intelligence/servizi segreti dello stato di Israele. I mossad erano specializzati in missioni estere avevano il compito di garantire la sicurezza nazionale di Israele colpendo i nemici o coloro che potevano attaccare e destabilizzare la sicurezza della città. Eichmann viene scovato in Argentina e con un volo notturno sarà trasferito in Israele per essere processato. che non amava. Questa mancanza la rese poco oggettiva. Hannah fa un ritratto ambiguo di Eichmann lo tratteggia come debole, educato e non stupido da ciò si tira addosso l’accusa di aver compreso i nazisti e quindi di essere una donna ebrea ma che si sente tedesca e che giustifica o comunque comprende i nazisti. Hannah è una dotta affetta da odio nei confronti di sé stessa. La sua mancanza di oggettività secondo le accuse la porta a confondere i colpevoli con le vittime e a lavorare da storica quando in realtà non lo è. Hannah è determinata e resterà ferma sulle sue posizioni fino alla fine. Il processo di Eichmann secondo Hannah era sbagliato perché non era un processo verso un essere umano ma si stava consumando un processo nei confronti della storia e della Germania. Si stava sbagliando l’interlocutore in quanto i veri interlocutori dovevano essere i capi delle comunità ebraiche. Gideon doveva valutare e giudicare le sole azioni di Eichmann. Hannah è molto ironica nella sua scrittura e quando parla di Eichmann usa anche qui toni ironici come aveva fatto lui stesso nel suo processo. Questa ironia non fu colta e venne accusata di essere amica dei nazisti. Questo tono fu molto disturbante. Hannah in realtà si voleva far gioco di Eichmann. Colpì molto il fatto che Hannah non sminuisse e non ridicolizzasse quest’uomo ma sembra quasi che lei lo riscattasse come quando afferma che Eichmann non è un mostro ma un semplice funzionario che obbedisce ai comandi. Eichmann non era convinto della soluzione finale almeno fino alla conferenza di Vanzè ma l’onore di essere stato accolto a questa conferenza e di aver parlato con Heydrich lo aveva fatto sentire desideroso di portare avanti il compito che gli era stato assegnato. L’operazione di Hannah è molto interessante da un punto di vista filosofico perché le teorie precedenti avevano spiegato il male a partire da Dio ma Hannah essendo atea non lo può spiegare in questo modo e cerca di attuare una lettura psicologica del male e il ritratto che lei rende di Eichmann fa parte del suo piano filosofico di comprensione di quanto accaduto dando una lettura psicologica del male. Eichmann ha commesso orrori perché la sua psicologia era di un uomo zelante, obediente e di un omuncolo che non sapeva prendere posizione e ne mai l’avrebbe fatto. Eichmann in aula nel tentativo di scolparsi afferma io ho semplicemente obbedito quelle erano le leggi della Germania. Si descrive quindi non come un vero colpevole ma come un semplice esecutore. Arendt fu molto colpita da questa difesa di Eichmann e quindi comincerà a tessere la sua tela filosofica intorno a ciò e partendo proprio da questa frase farà il ritratto psicologico di Eichmann. Eichmann secondo lei è un cittadino tedesco come gli altri ossequioso e rispettoso della legge. Hannah si rende conto che spiegare il male è complicato perché la storia non è fatta soltanto di bianco e nero e lei si infila in queste zone di chiaro-scuro cercando di capire come la psicologia dell’uomo può essere manomessa. Chiunque di noi in determinate circostanze può subire l’autorità ed essere costretto ad obbedire agli ordini della legge. Hannah dice che infondo Eichmann era un uomo incapace di immaginazione e a causa di ciò fu poi capace di fare un male terribile e causare gravi conseguenze. L’immaginazione è essenziale per metterci nei panni altrui e non essere semplici macchine obbedienti e quindi per evitare di essere disumani. Fino ad allora le teorie avevano detto che il male e il bene erano separati e ben riconoscibili ma Hannah è molto destabilizzante e afferma che non sempre si può riconoscere il male e chi lo fa ma anzi c’è qualcosa di più perché chi fa il male non ha a che fare con il demonio ma ha a che fare con la banalità e la normalità e colui che infligge il male non è necessariamente stupido. Eichmann non è né demonio né cretino è un uomo zelante desideroso di compiacere i superiori e a cui difetta l’immaginazione. Per Hannah il processo di Gerusalemme è falso perché a suo dire alla sbarra non c’è un uomo di nome Eichmann ma c’è la Germania intera. L’accusa che muove queste sedute processuali è di aver messo in piedi una macchina mediatica e di aver usato Eichmann come capro espiatorio. Da qui si creano pregiudizi ed equivoci attorno ad Eichmann. Eichmann nel processo era considerato come ispiratore di Himmler ma così non era. Eichmann non era ai vertici del terzo reich ma era una rotella nel sistema. Hannah si convinse di ciò per lei lui era l’ultimo anello di una catena. Nelle sedute processuali le cose non andarono in questo modo. Hannah aveva la sensazione che Eichmann non rispondesse lì per delle proprie colpe ma perché doveva rendere conto delle colpe della Germania intera. Hannah tenta una lettura filosofica nuova perché attua una lettura psicologica del male e ne viene una tesi inquietante perché per lei il male non è bianco o nero ma ci sono sfumature di grigio che permettono a ciascuno di noi nella propria quotidianità è capace di arrivare a fare il male. Dal suo punto di vista Eichmann era un uomo normale e banale. Hannah non dirà mai che il male è banale ma dice la banalità del male. Ciò significa che il male attecchisce nella banalità di uomini normali e ordinari come era Eichmann. Hannah descrive Eichmann come un uomo a cui mancava la memoria e lo dipinge come un uomo a cui mancava l’immaginazione ed empatia. Ciò rese Eichmann totalmente inconsapevole. L’inconsapevolezza non significa scagionarlo dalle sue colpe e Hannah fu sempre e da subito d’accordo per la sua condanna a morte. Ne viene fuori il ritratto di un uomo che manca della consapevolezza delle sue azioni e un essere ordinario. L’ordinarietà non lo rendeva meno temibile ma lo rendeva tanto più temibile di altri uomini. Hannah si sorprende che nell’aula processuale nessuno tranne lei si rendesse conto che il problema stava nella normalità e nella banalità dell’uomo. Hannah dirà che Eichmann non è ne stupido ne cinico e neanche un mostro. Eichmann era banale ma era stato capace di macchiarsi di crimini atroci a fronde della sua ordinarietà e normalità. Per tutta la banalità del male Hannah sottolinea che Eichmann non è ne un demonio ne un cretino. Hannah chiama Eichmann anche con il termine pagliaccio per la sua semi comicità. Le colpe di Eichmann saranno imperdonabili e non lo giustificherà mai. Hannah non l’avrebbe discolpato perché Eichmann aveva commesso crimini contro l’umanità anche se è vero che questi crimini li aveva commessi dietro una scrivania facendo timbri e non macchiandosi mai le mai. I crimini erano stati commessi contro gli ebrei ma erano crimini contro l’umanità perché secondo Arendt si voleva annientare un popolo intero azzerandone la nascita. La shoah per Hannah non è un crimine che riguarda solo gli ebrei ma tutti. Hannah da subito nei cinque articoli denuncia la spettacolarizzazione del processo che era stato orchestrato ad arte e a tavolino facendolo sfociare in un comizio messo in atto da Ben Gurion con la complicità di Gideon. Le ragioni erano 1. Bisognava accreditare Israele che era appena nata e quindi doveva dare una prova di forza nel panorama pubblico mondiale 2. Era necessario accreditare l’ideologia sionista per giustificarne la fondazione. I sionisti erano un movimento che aveva voluto fortemente la nascita di Israele e quindi doveva creare un clima di sospetto e di diffidenza. Doveva dividere gli israeliani dal resto del mondo e creare un senso di appartenenza forte per la nascita di Israele. Israele era nata per volontà delle potenze vincitrici nel conflitto bellico e quindi a discapito dei diritti delle popolazioni palestinesi. Hannah fu sempre molto critica su questo punto in quanto non era nata una conferezazione di stati arabo-israeliani ma era nata Israele e i palestinesi si erano ritrovati israeliani in casa Hannah voleva restare obiettiva rispetto ai fatti di Israele e a quanto stava accadendo in tribunale ma aveva le sue idee su come il processo doveva svolgersi. Questo lo scrive sia nella banalità e sia nei suoi carteggi. I carteggi erano scambi epistolari che tenne con il marito Blucher che era rimasto negli Stati Uniti e con i suoi amici. I carteggi sono stati anche editati. In essi lei usa dei toni forti nel descrivere Ben Gurion e Gideon (PM). Nei primi capitoli della banalità del male c’è un passaggio che Hannah dedica a Gideon. Il passaggio descrive il PM in modo dileggiandolo perché secondo lei Gideon parlava un pessimo tedesco e parlava come uno scolaretto senza né punti né virgole. Gideon teneva le sue arringhe tutto d’un fiato in modo quasi meccanico. In fondo resta un uomo dalla mentalità gretta e aggiunge da ghetto. Hannah trovava tante cose del processo molto irritanti e stava accadendo un fatto molto grave. Ciò che non riusciva a tollerare era la spettacolarizzazione del doloro dei sopravvissuti ai campi di sterminio che furono chiamati a sfilare con in un casting durante il processo. Sono persone con un vissuto molto doloroso che crollano in aula. Hannah non riuscì a metabolizzare queste scene di dolore e di disperazione delle vittime dei nazisti che furono invitate da Ben Gurion e da Gideon a raccontare quanto li era accaduto nei campi di sterminio e che nella gran parte delle situazioni non avevano mai avuto a che fare con Eichmann. Ad Arendt parve una scelta strumentale quella di invitare queste persone a rendere la testimonianza e le sembrò una esibizione gratuita del dolore di queste persone. Soprattutto non condivise la scelta di farle parlare senza limite raccontando tutte le esperienze drammatiche vissute nei campi di concentramento e di sterminio. Lei rimase scandalizzata perché le sembrò che queste persone fossero state date in pasto al pubblico televisivo tanto più che quelle testimonianze non avevano una connessione diretta con Eichmann. Il registra occulto era Ben Gurion e Gideon era come un burattino. Secondo Hannah Ben Gurion voleva dimostrare che quello che era accaduto nei campi di sterminio fosse la conseguenza di un antigiudaismo (odio verso gli ebrei) secolare. Ben Gurion aveva questo interesse perché voleva incutere terrore nei sopravvissuti in quanto mirava a far sentire gli ebrei al sicuro solo in Israele. Quel processo spettacolarizzato diventa per lui una occasione per incutere paura in chi era sopravvissuto convincendoli che il mondo al di fuori di Israele odiava gli ebrei e che quindi gli ebrei sarebbero stati garantiti nei diritti solo in una nazione loro cioè Israele. Hannah accusa Ben Gurion di avere un interesse economico verso la Germania che già aveva messo le mani alle tasche e aveva pagato già molto. Per tutte queste motivazioni Arendt ritenne inutile l‘operazione di portare a processo Eichmann in quanto era diventato molto ideologico e si era creata una falsa coscienza. Come abbiamo detto prima Hannah scrive varie lettere adoperando dei toni molto forti rivolti a molte persone presenti in processa ma tra queste risparmia i giudici della corte per i quali ebbe parole genuine e sincere di ammirazione e gratitudine perché la sua impressione era che loro cercassero veramente di risalire alle effettive colpe di Eichmann malgrado il circolo mediatico che stava attorno al processo. Li definì il meglio dell’espressione della cultura ebraico-tedesca. In una lettera al marito Hannah si lamentava dell’impossibilità di imbattersi in persone oneste e pulite a causa della mentalità ghetta. Fa anche annotazioni che lasciano il lettore sconcertato. Tra le cose che la infastidivano di Israele e del processo erano: filosofi le muoveranno un’ulteriore critica che è molto puntuale perché lei contesta agli ebrei e a Eichmann di avere obbedito. Quando in filosofia si parla di obbedienza il passaggio obbligato è da Kant. Hannah affermava che nessuno ha il diritto di obbedire questa frase è filosoficamente equivocata perché lei andò ad attaccare Kant e la sua ragion pratica. Secondo Hannah lo sterminio degli ebrei fu possibile per l’obbedienza ceca da parte di uomini come Eichmann e anche dagli stessi ebrei. I sonder commandos in tedesco significa unità speciale e nel terzo reich indicava degli speciali gruppi di deportati all’interno dei campi. La maggior parte erano ebrei ma c’erano anche nazionalità diverse. I sonder commandos erano dei gruppi speciali che furono obbligati a collaborare con le autorità nazional socialiste e quindi con i nazisti che controllavano i capi di concentramento e di sterminio. Erano formati da ebrei selezionati per lavorare nelle camere a gas. Nel lessico nazista i sonder commandos si guadagnarono il soprannome di portatori di segreto perché il loro compito fondamentale era rimuovere i corpi delle persone gassificate e di farli cremare per far sparire i corpi nei formi crematori. Hannah nella banalità definì questi compiti speciali come materiali connessi allo sterminio. Disse anche che i portatori di segreto erano dei delinquenti e dei brutti ceffi perché ingannavano le vittime affinché queste si dirigessero in maniera mansueta verso le camere a gas. Queste stesse persone prima di cremare i corpi li sfregiavano per controllare le bocche ed estrarre i denti d’oro ed erano le stesse persone che esaminavano gli orefizi delle vittime per cercare gioielli ed oggetti di valore. Hannah sostenne che le SS selezionavano nel peggiore dei modi queste persone cercandole tra i criminali, i delinquenti e gli assassini. Gli storici affermano che Arendt fu molto gratuita perché lanciò queste accuse senza aver prove concrete. Hannah nelle affermazioni che fa nella banalità del male è molte volte imprudente. Secondo Lipstadt Hannah scriveva in modo molto forte per fare in modo che le sue parole fossero udire in questo tentativo commette lo stesso errore di Eichmann in quanto smette di pensare. Lipstadt è una donna ambiziosa che per avere luce attacca Arendt. Hannah fu sostenuta da molti intellettuali tra cui Spendr. Lui era un poeta e un saggista inglese molto noto negli anni ’60. Fu sostenuta anche da Lowell poeta americano. Questi sono nomi dei suoi amici che la sostengono nel dibattito pubblico. Soprattutto a sostenerla è Mary Mcarni. Lei era una voce del femminismo americano ed era una scrittrice americana, giornalista e critica letteraria. Era molto nota e celebrata e farà sempre scudo ad Hannah nei dibattiti pubblici scrivendo articoli a sua difesa arrivando a dire che Arendt è vittima di sommosse popolari della Russia di fine 800. A sostenere Hannah erano anche il marito, i suoi studenti e i suoi amici poeti. La banalità del male è un testo molto complesso perché può essere letto su più piani. Lo si può leggere come testo storico in cui si avvertono i limiti più forti, come testo politico o filosofico. La banalità del male è un testo che manca di rigore ma le analisi politiche e filosofiche sono lucide ed originali. I meriti che sono riconosciuti a questo testo sono quelli giornalistici. Hannah come filosofa ha la capacità di farsi comprendere da tutti e sperimenta un modo nuovo di fare filosofia. nella banalità passa dal linguaggio giornalistico e lo fa in modo deliberato perché vuole discutere dell’orrore, della shoah, del male e della disobbedienza vuole quindi affrontare tutti i temi forti filosofici però con un linguaggio che potesse arrivare a tutti. Questo è una delle bellezze del testo. Hannah voleva che di questo processo si parlasse in più ambienti e in ogni continente. il processo doveva essere trasformato in chiave filosofica e con un linguaggio diverso più attuale. Sul piano giornalistico Hannah ha più meriti come quello di aver fatto da cassa di risonanza al processo di Eichmann e quindi di aver fatto si che della shoah si parlasse. Sul piano politico e filosofico ebbe anche il merito di mettere in discussione e di essere critica verso il nazionalismo di Israele. Hannah ha lo sguardo lungo e riesce a capire che l’Israele così come era nata sarebbe degenerata in un nefasto nazionalismo facendo nascere i conflitti tra gli ebrei e gli arabo palestinesi. la banalità del male ci costringe a riflettere all’idea di nazione rispetto al nazionalismo. Hannah costruisce la sua tesi anti nazionalistica partendo da Israele facendoci vedere che per come era nata avrebbe provocato problemi alla convivenza sul suo territorio. Arendt mette in discussione il principio ebraico della sacralità della terra perché questo ciò può portare all’attuazione di crimini e quindi alla lesione di diritti umani. Hannah per questa sua insistenza anti nazionalistica finirà nelle polemiche. Hannah fu compresa soprattutto dai giovani americani e da quelli di Israele che erano molto sensibili ai temi di Hannah arrivando a concordare con la sua analisi. Hannah poté contare sull’appoggio della sinistra ebraica. Oggi Hannah è rivalutata come storica e negli ambienti post-sionisti. Ciò perché abbiamo una maggiore sensibilità per comprendere le sue tesi in quanto in quegli anni c’era un forte anti nazionalismo invece oggi gli scenari sono più globali e gli antinazionalisti si sono stemperati. Ciò sta accadendo anche in Israele in cui si stanno mettendo oggi in discussione i miti su cui era stata fondata il primo tra questi è quello della terra sacra. Una sua idea che sta guadagnando credito è la sua soluzione alla vecchia Israele. Hannah aveva infatti proposto uno stato binazionale in cui arabi palestinesi ed ebrei potessero convivere superando un’idea di nazione fondata su base etnica in cui bisognava abbattere lo stato teocratico. Quando Israele fu edificata l’arabo era la lingua ufficiale. Sul fronte filosofico le si rimprovera di essersi spostata dalle tesi kantiane che aveva sostenuto nelle origini. Nella banalità affermerà che il male non è radicale mentre nelle origini aveva sostenuto che il male era radicale e demoniaco. Nelle origini aveva sostenuto anche che l’antisemitismo era comparso e che il male era dentro l’uomo ciò lo fece a partire dalle tesi kantiane con cui aveva spiegato l’olocausto. Nella banalità del male invece farà un retrofronte e dirà di essersi sbagliata. Affermerà che il male non è radicato e profondo ma sosterrà che solo il bene è profondo. Questa affermazione le sarà contestata nei circoli filosofici e le attirerà molte critiche. Il male assoluto è espressione di una presenza demoniaca nell’uomo. Quando Hannah usa il termine banalità sta commettendo qualcosa di grave perché rompe un tabu perché lega l’olocausto alla parola banalità. Questa scelta linguistica non le sarà mai perdonata. Questo accostamento non le sarà perdonato da Jonas. Nessuno aveva mai osato accostare la shoah alla banalità. La questione del male in filosofia è molto complessa e antica perché esistono almeno due nozioni di male. Il male è sempre stato interpretato come assenza di bene. Hannah ci dice che solo il bene è profondo quindi sposta il piano della teoresi sul male. Quando accosta male a banalità non dice che il male è banale ma vuole sostenere che l’uomo banale (ordinario) è capace di commettere il male. Questa tesi filosoficamente è nuova e scandalosa. Il male ha sempre tormentato i filosofi perché l’uomo sperimenta il male ogni giorno e il filosofo si è per questo sentito in dovere di sperimentarlo. Non sempre però la filosofia è riuscita a risolvere il problema del male e il come mai l’uomo può scegliere di fare il male e quindi non solo subirlo. Per il filosofo è sempre stato chiaro che l’essere umano è esposto al male e non riesce a resistere ad esso. Per questo motivo nella storia della filosofia si è descritta una fenomenologia del male. Secondo Hannah la filosofia è stata fallimentare in quanto non è riuscita a spiegare il male e a trovare soluzioni per cessarlo e controllarlo. Arendt per prima si sente in dovere di esplorare delle nuove piste investigative procedendo in sentieri di ricerca nuovi e diversi. per capire le tesi della banalità del male bisogna ripercorrere l’antico. I greci hanno cercato di spiegare il male in una dimensione religiosa cioè la causa del male secondo loro era da rintracciare negli dei perché erano loro che tentavano l’uomo mettendolo alla prova. Il male era un banco di prova dell’umano. Questa dimensione del male ha retto per molti secoli e tanti filosofi si sono mossi a partire da questo pensiero. Il male era un castigo e una banco di prova da parte degli dei per far ricordare all’uomo la sua vulnerabilità. L’uomo per i greci non era libero. Questa concezione del male come inganno divino durò fino al cristianesimo. Il cristianesimo fece in modo che gli esseri umani si scoprissero liberi perché in lui brilla la scintilla di Dio. Il filosofo cristiano comincia a riflettere sul male e cerca di spiegarlo ma in prospettiva della libertà. Il fatto che l’uomo scelga la libertà è segno che l’uomo è libero? Agostino tra il IV e il V secolo d.C. si interrogherà molto su che cos’è il male. Agostino si pone due domande che cos’è il male? Da dove viene il male?. Comincia a distinguere tre categorie di male. 1. Male ontologico è il male creaturale che è nell’uomo. Perciò esiste il male perché Dio crea cose finite che hanno un grado di perfezione inferiore al sommo bene che è Dio 2. Male morale che viene dal peccato originale 3. Male fisico è il dolore fisico. Esso esiste perché l’uomo è una creatura perfetta nella sua finitudine ed è materiale e fisica. Significa che non è una creatura solo spirituale in quanto l’essere umano è fatto da spirito e materia. Dalla componente materiale che è soggetto a mutamento si genera il male fisico. Agostino non nega la presenza del male e afferma che esso assume forme diverse. Agostino nega l’essenza del male il male secondo lui è il non essere. Il male è assenza di bene. Il male di per se non esiste ma esiste solo il bene che è Dio. Il male non può essere sostanziale perché non ci può essere nessuna divinità che lo impersonifichi. Il male esiste solo se rapportato al bene in quanto è una diminuzione di bene. Il male è una corruzione del bene stesso. Accade perché l’uomo è una natura finita e quindi può corrompersi tuttavia il male non è creato da Dio. Questa concezione agostiniana del bene sarà la concezione che inciderà nella banalità del male. Agostino è uno studioso di Platone. Per Platone il male è accidentale perché il male non ha una sua realtà l’unica realtà suprema è il bene. Il male è accidentale perché non ha una verità intrinseca solo il bene ha valore ed è verità. Il bene ha il valore perché ha la forza di rivelare le cose. Il male è il non essere. Il male è negazione assoluta del bene. questa concezione sarà ripresa da altri filosofi come per esempio quelli cristiani in particolare in Agostino. Il cristianesimo porta una verità nuova i greci credevano nel destino e i cristiani no e fanno sì che si scopra la verità quella vera. Il messaggio cristiano forte è che l’uomo è totalmente libero. Il male è il segno della libertà dell’essere umano. Agostino nella fase più matura introietterà le idee Platoniche. Come abbiamo detto prima il male per Agostino è privazione di essere. Questo significa che il male per Agostino non è una presenza. Esiste il male perché in critiche forti che le piovono addosso sia con la banalità del male e sia con ebraismo e modernità. In ebraismo e modernità va a incastonare l’immagine del borghese ed essa diventa la chiave di lettura per comprende la banalità perché l’uomo borghese sfugge al controllo persino di sé stesso e riesce a compiere azioni inarrabili cioè il male. In questo lavoro non cita Eichmann ma nomina Himmler. Per Hannah Himmler era il classico borghese che non era un pervertito, non era vizioso, non era un avventuriero e non era eccentrico ma era a suo parare l’esempio di un borghese rispettabile che vive per la sua famiglia, non tradiva la moglie e amava i suoi figli e voleva il loro meglio era quindi un lavoratore onesto che nella sua normalità aveva messo in piedi la più grande organizzazione terroristica dell’umanità. Il male provato dai campi del terrorismo era stato provocato da uomini normali e banali che volevano semplicemente compiere il proprio dovere a suon di timbri. Hannah costruisce una sua tesi che pone al centro anche la questione dell’obbedienza. Il male è obbedienza acritica e cieca. Nella banalità si pone il problema dell’obbedienza ma lo fa con provocazione perché tutti sia tedeschi e sia ebrei avevano fatto nascere il male banale a causa della troppa obbedienza. Il male che si è verificato nel 900 è anche un male che non si poteva spiegare con le solite categorie perché quello dei campi di concentramento non si era mai visto prima e Kant era insufficiente per spiegalo. L’obbedienza secondo Hannah non è né un dovere e né un diritto. Eichmann Eichmann era nato in Renania a Solingen nel 1906 e quando fu catturato aveva 55 anni ed era coetaneo di Hannah Arendt. Aveva degli studi alle spalle ma si era fermato agli studi superiori perché aveva una intelligenza poco brillante. Dopo le scuole superiori aveva intrapreso un percorso professionalizzante frequentando delle scuole di avviamento professionale. Lavorò come operaio in una piccola compagnia mineraria grazie al padre. Il lavoro si rivelò troppo usurante e abbandonò il lavoro e da qui si dedicò a lavorare in una grossa società austriaca elettro tranviaria. Questa fu la sua esperienza lavorativa più forte. Cambiò nuovamente lavoro e lavorò in una compagnia petrolifera la lavacumoil. Questa tappa fu per lui particolarmente significativa e il suo destino si segnò dall’incontro con l’avvocato filonazista Caltel Bruner con cui strinse amicizia. Eichmann comincia tramite questa amicizia a frequentare i circoli nazisti. Da subito fu evidente che Eichmann non era molto convinto. In principio non conosceva nulla del nazional socialismo e non sapeva le questioni politiche. Ciò è avvenuto in Austria. Sempre in questo Paese il partito nazista cade in disgrazia e deve lasciare il Paese e si reca perciò in Germania. Qui conosce un ufficiale tedesco il quale li apre la via della carriera militare. La intraprende in modo molto ingenuo e fu arruolato nelle squadre speciali naziste (SS) senza sapere che cosa fossero. Eichmann pensava fossero delle squadre di vigilanza. Da subito viene messo dietro a una scrivania perché non spiccava per nessuna dote. Lo chiamavano uomo elettrico per via del suo precedente lavoro nell’azienda elettrica tranviaria. Eichmann era un narcisista e trovò umiliante ritrovarsi dietro a una scrivania e per molti mesi lavorò di mala voglia perché si trovava in un ufficio di raccolta informazioni. Viene poi trasferito a lavorare sempre dietro a una scrivania ma all’ufficio ebraico dove divenne capo dell’ufficio P4. Il P4 era una sottosezione di un ufficio sulla sicurezza nazionale della Germania che si occupava di questioni ebraiche. Quando si ritirò capo iniziò a prendere il suo ruolo molto sul serio e si sentì in dovere di prepararsi per svolgere quelle mansioni e quindi incominciò a studiare la questione ebraica. Imparò anche yiddish. Nel 1937 assume una falsa identità e riesce a intrufolarsi nei kibuls ebraici. Gli ebrei in quegli anni si stavano trasferendo in Palestina ed erano nati i Kibuls. Quest’ultimi sono delle comuni socialiste in cui vivevano gli ebrei e si basava sulla condivisione dei beni. L’obiettivo di Eichmann era di spiare come vivevano gli ebrei in questi posti. Nel giro di pochi anni inizia ad essere considerato dagli altri funzionari del terzo reich come un esperto di questioni ebraiche. Durante il viaggio in Palestina partorì l’idea di “aiutare” gli ebrei per poter mettere sotto i piedi degli ebrei la terra promessa a cui tanto avevano aspirato. Per farlo organizzò una emigrazione forzata. In quegli anni che sono i primi degli anni ’40 si inizia già a parlare di soluzione finale. Nel gennaio del ’42 si tenne la conferenza di Wannsee vide al tavolo riuniti i più alti quindici funzionari del terzo reich per istituire l’olocausto. In questa occasione era presente anche Eichmann in qualità di segretario. Politicamente la sua educazione fu molto debole e ingenuo ma con gli anni appartenendo al partito diventa fortemente ideologico e comincerà a definirsi lealista verso la Germania e con lo stato nazista. Al contempo si definiva anche realista. Stava a suo parere soddisfando anche il popolo ebraico che desiderava una propria terra. In molte sedute processuali Eichmann si definì il salvatore del popolo ebraico. Hannah si lasciò convincere dal fatto che Eichmann era solo una rotella che ha scatenato l’olocausto. Eichmann requisiva i treni e cominciava a pianificare in modo metodico il trasferimento delle popolazioni ebraiche. Per constatare le sue qualità per poter svolgere questo lavoro la prima volta li fu detto di trasferite 7000 ebrei nella Francia occupata verso un campo militare/campo di concentramento dismesso. In questo incarico brillò e diede prova delle sue capacità. Dopo la guerra Eichmann riesce a sfuggire agli avversari. Eichmann fu catturato e lasciò la Germania e per rifugiarsi in Italia precisamente in Umbria dove visse sei mesi sotto falsa identità e da qui poi si imbarca a Genova verso l’Argentina e assume una ennesima identità con il nome di Riccardo Clement. Questo è il nome con cui visse molti anni in Argentina facendo vari lavori umili poi fu assunto dalla Mercedes e qui costruì la sua casa. Qui fu scovato dagli uomini del Mossad sembrava un uomo tranquillo che si dilettava come allevatore di conigli. Visse tranquillamente per molti anni industurbato senza mai pentirsi di ciò che aveva commesso. In molte occasioni il suo fanatismo li costò molto caro. Lui e la cerchia di esuli nazisti si ritrovarono molte volte e ciò era tutto documentato e stato a lungo segretato. Scrissero anche un libro in cui era documentato il vero Eichmann che era un uomo imbevuto di ideologia. Eichmann si era definito una piccola rotella di una enorme macchina quella totalitaria. Bettina Stangneth era una filosofa della morale che ha avuto modo di ascoltare le registrazioni di questo gruppo e di ricostruire la figura di Eichmann e ne viene fuori un abile manipolatore, un nazista convinto, un uomo imbevuto di ideologia . carrierista, ambizioso e senza scrupoli. Il ritratto fatto da questa filosofa è molto diverso da quello fatto da Arendt nella banalità del male. Stangneth per realizzare questo ritratto si servì di molti documenti e si documentò tanto. Secondo la Stangnet la Arendt cadde in errore perché quest’ultima si fece abbindolare dalle abilità recitative di Eichmann. Analisi pellicola Von Trotta L’11 aprile 1961 è una data fatidica perché inizia il processo Eichmann. Hannah si reca fisicamente a Gerusalemme per seguire il processo con l’incarico di scrivere degli articoli per conto del New Yorker che sanno pubblicati negli anni seguenti e la loro pubblicazione fu difficoltosa. Arendt era molto conosciuta in filosofia e aveva scritto le sue opere più grandi. la condanna di Eichmann a morte ci fu il 31 marzo 1962. Hannah in quest’anno pubblicherà la banalità del male che sono i cinque articoli pubblicati nell’arco di un mese. Il titolo nella versione originale è diverso da quello della lingua italiana pubblicato da Feltrinelli che inverte il titolo e il sottotitolo. È un testo molto complesso. Hannah con quei cinque articoli ha l’obiettivo di comprendere ciò che era accaduto ma comprendere non vuol dire perdonare. La registra racconterà il periodo della controversia. La pellicola è una biografia e film che ci suggerisce che il film è biografico e le vicende storiche si intrecciano con una narrazione interna esistenziale di Hannah portandoci nella sua quotidianità e creando un ritratto di Arendt. La Von Trotta è una regista tedesca che ha lavorato molto in teatro. La registra ha studiato molti personaggi femminili disturbanti come le eroine politiche. Nella sue pellicola che si intitola Hannah Arendt fa una scelta cronologica perché lavoro sull’arco di tempo della controversia (1961-1964) facendoci vedere la genesi dei cinque articoli. Questa La cura è un tema filosofico molto antico risale alla filosofia greca antica. Heidegger si è dedicato allo studio della cura e ne sono debitori anche i suoi allievi come per esempio Arendt e Jonas. Secondo Arendt la politica è prendersi cura del mondo ma per farlo bisogna agire e lo si fa in senso autentico solo quando si tessano relazioni linguistiche e corporee con gli altri nella dimensione della pluralità (action). Il concetto di Hannah presenta delle somiglianze con quello di Heidegger. Lui parlava di net zein questa è una espressione tedesca che si può tradurre in italiano con essere-con cioè incontrare gli atri. Questa dimensione non si riferisce solo al prendersi cura degli oggetti ma anche degli uomini. La filosofia della cura di Hannah la si può incontrare in vita activa mentre in Heidegger nell’opera essere e tempo. Heidegger intende la cura come responsabilità e qui si può trovare una traccia di Hannah. Per indicare la cura dal 1927 lui adopererà il termine sorge che significa interessamento/preoccupazione. Questa è una operazione linguistica non fine a se stessa. Heidegger sceglie sempre le parole attentamente. Il termine cura in tedesco può essere reso con molte parole diverse tra cui:  Kure che si usa in ambito medico  Flega=interessamento  Flais= essere diligenti  Sorg falt=lavoro accurato In essere e tempo tesse la filosofia della cura a partire dal celebre mito di cura che era stato descritto da Iginus che è un celebre scrittore romano del primo secolo d.C. Iginus raccolse in una manuale a uso scolastico 127 miti. Tra questi Heidegger trova quello sulla cura della Dea romana (Cura) che con le mani costruisce pensierosa una statuetta con il fango raccolto dal fiume. Questa statuetta era venuta molto bene e allora la Dea greca che si chiama Cura supplica Giove di donarle l’anima e così crea l’uomo. Giove vuole dare il suo nome alla statuetta ma Cura rivendica di darle lei un nome perché la creata lei. Si crea una disputa in cui interviene anche Terra che vuole darle il suo nome perché è fatta da materiali estratti dal suo ventre. I tre non arrivano a un accordo e quindi chiedono al Dio del tempo cioè Saturno di risolvere la disputa. Saturno allora interviene e stabilisce che a Giove la creatura sarebbe tornata una volta morta perché le aveva insufflato l’anima e alla Terra con la morte sarebbe tornato il corpo. Saturno aggiunge però che per tutto il tempo in cui questa creatura sarebbe rimasta in vita era di appartenenza di Cura perché lei l’aveva generata. Saturno assegna anche un nome alla creatura chiamandola Homo perché fatta di terra. Questo è un mito creazionista perché narra la creazione dell’uomo e di Cura una dea romana. Heidegger inserisce questo mito nel paragrafo 42 di essere e tempo. Il lettore di Heidegger si sorprende quanto inciampa in essere e tempo in questo mito e si sorprende di trovarsi davanti una fabula antica. Inizia a riflettere affermando che la cura distingue l’uomo dall’animale perché non ha l’istinto di quest’ultimo e quindi chiede e offre cura ai suoi simili. La cura logora l’uomo perché prevede il prendersi carico degli altri ed essere angosciati per loro. Avere cura significa anche proteggere. Quando Heidegger parla di cura adopera due espressioni:  Besorgen= prendersi cura  Fiusorg=avere cura Sono due espressioni solo apparentemente simili ma in realtà divaricano dei significati diversi perché il prendersi cura non equivale a una cura autentica e significa mettere a disposizione dell’altro delle cose materiali e procurargli degli oggetti è quindi un semplice accudimento. Comporta il rischio di non incontrare mai l’altro. Nell’accudimento si riduce l’altro a una cosa perché la si circonda di cose materiali per soddisfare i suoi bisogni e per poi metterlo da parte. La cura diventa così una semplice tecnica. Avere cura corrisponde alla dimensione autentica della cura. L’avere cura non è mai contraddistinta da un fare strumentale perché siamo rispettosi dell’altro, li dedichiamo tempo e gli progettiamo un tempo. Non è un tempo misurato e si insegna all’altro come prendersi cura di sé. C’è una terza dimensione che è quella della deiezione. Heidegger la chiama farfallen. È una cura negativa in cui tutto perde di senso. È una dimensione inautentica dell’agire umano in cui si agisce solo perché si fa così e si pensa in questo modo. Le azioni e il linguaggio perdono di significato. Si precipita nell’orizzonte della chiacchiera. Il deietto è una figura debole, impersonale e che non si assume mai la responsabilità dell’altro. Vita activa è un’opera che Arendt dedica ad Heidegger. In questo testo sembra quasi che Hannah dialoghi a distanza con lui. Tuttavia usa l’espressione cura in un modo diverso facendone un uso più politico e disinvolto. Anche per lei la cura ha a che fare con la responsabilità degli altri. In Vita activa Hannah individua le tre dimensioni dell’agire: lavorare, operare e agire. la deiezioni si trova anche in Hannah ma lei la traduce con the loss of word che significa perdita di mondo. tra i due ci sono anche delle differenze quella sostanziale è che per Hannah la cura è tutta insistita sull’aver cura del mondo tramite le nuove generazioni che sanno innovare il mondo quindi è di tipo politica con Heidegger invece alla fine ci si prende cura del mondo abbandonandolo quindi con la morte. Hannah è stata criticata molto in vita activa per la scansione lavorare, operare e agire. è stata attaccata soprattutto dalle femministe americane. Ciò perché quando Hannah parla del lavorare in una nota di Vita activa indica al lettore le attività che rientrano nel labor e tra queste inserisce: l’allevamento dei figli e l’accudimento dei malati e vecchi. Le femministe americane e la loro filosofia della cura verte sul labor ov love (lavorare per amore). Le femministe la criticano perché fa scivolare in questa dimensione animale l’allevamento dei figli e l’accudimento dei malati e vecchi. Questa frase di Hannah è attaccabile se la si estrapola dal contesto. In realtà il passaggio potrebbe essere interpretato in un modo diverso in chiave positiva in quanto Hannah dice la cura non ha a che fare con il bisogno d’accudimento e con quello corporeo ma è qualcosa di più. Per Hannah l’amore è una forza antipolitica perché la coppia si chiude e lascia fuori il mondo. Un compito di cura Hannah lo assegna agli insegnanti e agli educatori perché educare i giovani ad avere cura del mondo è un compito politico. Hannah afferma che bisogna avere cura, assumersi la responsabilità e amare il mondo ma per farlo bisogna uscire dalla diade di amare chi ci ama. L’amore per il mondo secondo Hannah è una forma di amore che ci obbliga in senso morale a superare i nostri piccoli egoismi e i bisogni. L’amore per il mondo è una passione in senso politico che ci costringe ad assumerci un impegno nei confronti degli altri e progettare con loro uscendo dal nostro piccolo mondo. bisogna prendere consapevolezza che il mondo non appartiene solo agli adulti perché esso è fatto da adulti e bambini. Tutti gli adulti hanno il compito di aiutare e di insegnare ai nuovi nati come rinnovare il mondo. il brano si chiama la crisi dell’istruzione per il periodo storico in cui è stato scritto perché gli americani rivendicavano l’istruzione e bisognava cambiare la scuola che verteva sulla separazione tra scuole dei bianchi e dei neri. Hannah dice che la scuola non è un semplice luogo di trasmissione dei saperi e di trasmissione professionale. Non può essere conservatrice per far rimanere inalterato il mondo. ma deve essere una palestra in cui insegnare ai giovani come innovare il mondo. la scuola è in crisi perché gli insegnanti sono fermi a dei vecchi modelli educativi e non sanno fornire saperi e strumenti investigativi autentici perché sono figure troppo autoritarie che prevaricano sui giovani. i maestri strappano di mano la capacità dei bambini di innovare il mondo. Hannah lavora su una triade: autorità, tradizione e libertà e fa vedere che la scuola e la tradizione sono importanti e l’insegnante se ne fa custode e insegna i suoi studenti ad avere cura del mondo ma non bisogna cadere nell’autoritarismo perché la scuola deve essere una palestra di libertà. Senza la libertà e questa triade non si potrebbe realizzare nessuna istruzione e formazione. L’insegnante deve essere autorevole perché tramanda l’amore per il sapere e deve insegnare la libertà ai suoi studenti e per farlo deve essere lui stesso libero. E deve saper custodire la libertà. Lei è ebrea e le sta a cuore il tema dell’integrazione e tocca un nervo scoperto della scuola degli Stati Uniti che è quello dell’immigrazione. Sono gli anni ’50 e la scuola si sta occupando dell’integrazione tra neri e bianchi e ci sono delle tensioni in ambito pedagogico perché si avverte il problema di istruire i neri e dargli una cultura. I neri non sapevano la lingua madre e
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