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Filosofia di Kierkegaard semplificata, Appunti di Filosofia

Appunti schematizzati filosofia V anno

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 11/04/2019

lavinia-canello
lavinia-canello 🇮🇹

4.3

(4)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Filosofia di Kierkegaard semplificata e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Kierkegaard Polemica contro l’idealismo romantico --> difesa della singolarità dell’uomo contro l’universalità dello Spirito, rivalutazione dell’esistenza concreta, libertà come possibilità e non come necessità Possibilità: L'esistenza umana è costituita da una serie di possibili scelte, queste scelte possono avere sia un carattere positivo che un carattere negativo in quanto possono implicare una scelta sbagliata: qualunque possibilità implica la minaccia del nulla. Allora l’uomo quando se ne rende conto diventa il discepolo dell’angoscia poiché sente su di sé il peso di ogni possibile scelta sbagliata. l'esistenza è quindi un’indecisione permanente, l’impossibilità di riconoscersi e attuarsi in una possibilità unica --> condizione di indecisione Allora Kierkegaard cerca costantemente di chiarire e analizzare le possibilità fondamentali che si offrono all’uomo, quelle che ne cambiano fondamentalmente l’esistenza. Per fare questo il filosofo ha un atteggiamento contemplativo che implica l’assenza di scelta. L'unica ancora di salvezza del filosofo è il cristianesimo che insegna l’unica vera ‘dottrina dell’esistenza’ e che offre una via per sottrarre l’uomo all’angoscia e alla disperazione attraverso la fede. Critica all’hegelismo: Per Kierkegaard le possibilità esistenziali non possono essere conciliate e riunite in un unico processo dialettico in cui l’opposizione tra le alternative è solo apparente. Alla Ragione hegeliana, che assorbe ogni individualità, viene opposto il singolo esistente come tale e superiore alla sua specie --> l’uomo come singolo è superiore al proprio genere. L'idealismo hegeliano abolisce l’individuo nel momento in cui sostiene che è il pensiero a pensare sé stesso attraverso l’individuo. Ma un essere finito non può pensare l’assoluto perché se lo facesse diventerebbe esso stesso assoluto perdendo le sue caratteristiche individuali. Allora manca il soggetto concreto del pensiero in Hegel. Ciò non è possibile anche perché le questioni umane sono composte da scelte che solo l’individuo può compiere. Se la Storia è la combinazione delle scelte del l’individuo e dei condizionamenti storici più ampi allora va intesa come il farsi incerto dell’individuo. Questa dinamica è dialettica perché è formata da una tensione tra contrari nella logica dell’aut-aut. Inoltre va contro le filosofie oggettive perché crede che la verità sia tale solo nel processo con cui l’uomo se ne appropria e non come oggetto del pensiero --> l’appropriazione della verità è la verità --> riflessione personale e individuale in cui il singolo uomo è coinvolto in modo appassionato Kierkegaard si è battuto tutta la vita contro il panteismo idealistico affermando infinita differenza qualitativa tra l’infinito e il finito. Gli stadi dell’esistenza: L'esistenza ha fondamentalmente tre stadi: la vita estetica, la vita morale (raccolta Aut-aut) e la vita religiosa (Timore a tremore). Questi due gradi non sono due gradi di un unico processo che li concilia ma sono separati da una sorta di abisso. Ogni stadio forma una vita a sé e si propone all’uomo come un’alternativa che esclude l’altra. Lo stadio estetico è la forma di vita di chi esiste nell’attimo, fuggevolissimo e irripetibile. L'esteta vive nutrendosi di immaginazione e di riflessione, è in un perenne stato di ebrezza intellettuale. Quindi questa vita non tollera la ripetizione della vita quotidiana. L'esteta però è disperato perché vuole una vita diversa da quella che conduce perché la sua inevitabilmente lo condurrà alla noia e alla disperazione perché non trova in nessuna cosa l’infinità di piacere che cerca. Lasciandosi andare completamente alla disperazione nasce allora la vita etica che implica stabilità e continuità. Lo stadio etico consiste nella riaffermazione di sé, del dovere e della fedeltà a noi stessi, ovvero il dominio della libertà (es: seduttore nello stadio estetico e marito nello stadio etico). È il momento in cui l’uomo sceglie di scegliere e si impegna in un compito (matrimonio e lavoro), assumendo la responsabilità della sua libertà. Una persona etica inoltre vive del proprio lavoro perché costituisce la sua vocazione, lo mette a contatto con altre persone e perché svolgendo il proprio lavoro adempie a tutto ciò a cui può desiderare nel mondo. Purtroppo attraverso la sua scelta l’uomo si identifica nella propria storia, riconoscendo di non poter fare a meno di nessun aspetto di essa, neanche i più negativi, per questo si pente. Scelta assoluta --> pentimento che spinge l’uomo a passare alla vita religiosa. Lo stadio religioso è separato dallo stadio etico da un abisso ancora più profondo perché l’affermazione del principio religioso sospende interamente l’azione del principio morale (esempio di Abramo che decide di uccidere il figlio per ordine di Dio). La fede è un rapporto privato tra l’uomo e Dio, un rapporto assoluto con l’assoluto, il dominio della solitudine. Da ciò deriva il carattere incerto e rischioso della vita religiosa. La fede è la certezza angosciosa di essere colui al quale Dio ha affidato un compito talmente eccezionale da esigere la sospensione dell’etica. Angoscia: L'angoscia è la condizione generata nell’uomo dal possibile che costituisce la sua esistenza, non si riferisce a nulla di preciso ma è il puro sentimento della possibilità. Connessa con essa è il peccato che non è percepito fino a quando l’uomo non è consapevole delle proprie scelte. L'angoscia è quindi assimilabile ad una libertà finita poiché il possibile coincide con l’avvenire e non può essere altrimenti, abbiamo libertà di scelta entro finite possibilità che si risolvono nell’avvenire. L'angoscia è insuperabile perché le possibilità sono indeterminate e incontrollabili oltre al fatto che sono di gran lunga superiori in numero le possibilità sfavorevoli che quelle favorevoli. Disperazione: La disperazione è frutto dal rapporto che l’uomo ha con sé stesso e dalle possibilità di questo rapporto. Sia che l’uomo voglia essere sé stesso che non lo voglia essere l’uomo non raggiungerà mai l’equilibrio per questo essa è il tentativo impossibile di negare la possibilità dell’io. !
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