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Filosofia- la ricerca della conoscenza, Sintesi del corso di Storia della filosofia antica

riassunto del manuale 1A e 1B "Filosofia, la ricerca della conoscenza"

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 24/04/2023

Anitacase
Anitacase 🇮🇹

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Scarica Filosofia- la ricerca della conoscenza e più Sintesi del corso in PDF di Storia della filosofia antica solo su Docsity! Filosofia: la ricerca della conoscenza UNITÁ 1 1. LE ORIGINI DELLA FILOSOFIA NELLA IONIA 1. I precursori della filosofia e i miti cosmologici Philosophia > termine usato a partire da Socrate e Platone V-IV sec a.C, amore per la sapienza amata per sé stessa e non come mezzo per arrivare ad altro; è la ricerca della conoscenza, è un sapere generale puramente speculativo  Prima del V sec indicava una dedizione alla shopia Sophoi = “sapienti”, pensatori più antichi, in riferimento ad una sapienza tecnico-pratica, giuridica o anche una capacità divinatoria Logos = pensiero razionale, pensiero e discorso mythos= racconto poetico dal mythos nasce il logos > pensiero mitico fonte di ispirazione per sapere filosofico primi pensatori greci ereditarono dalla cultura babilonese ed egizia modelli matematico- geometrici e sistemi di misurazione oltre che testi con resoconti sul mondo. Cosmogonia= racconto sulla nascita dell’universo  Esiodo (VII sec a.C) autore della Teogonia, poema cosmogonico che vede il Caos come elemento primordiale. Epimenide di Creta autore di una teogonia che vede come elementi originari l’Aria (elemento maschile) e la Notte (elemento femminile) 7 antichi sapienti, tra cui Solone, Talete, Epimenide e Ferecide Ferecide scrive una cosmogonia che mette a capo un atto di potere originario legato all’esercizio della sovranità I primi pensatori di Mileto (Talete, Anassimandro, Anassimene) supereranno il divino inteso come unico responsabile e garante dell’ordine del mondo, e crebbero un atteggiamento critico. Importanza del passaggio dall’oralità alla scrittura che favorì una riflessione sistematica e rigorosa favorendo il pensiero astratto e le argomentazioni e le loro divulgazioni tramite letture pubbliche che consentivano poi discussioni tra discepoli. 2. L’indagine sulla natura nella Ionia Filosofia presocratica: Vi-V sec a.C, denominazione moderna (introdotta fine 600, canonica inizi 900) per indicare i pensatori prima di Socrate, le cui opere sono andate tutte perdute. Conosciamo le loro dottrine indirettamente tramite fonti indirette che spesso non le tramandano obbiettivamente, come Platone e Arisrotele. Abbiamo anche testimonianze dalla dossografia dossografia: inaugurata probabilmente da Teofrasto, peripatetico allievo di Aristotele (IV-III sec a.C). testimonianza importante anche Dioegene Lerzio “Vite dei filosofi” (II-III sec d.C) e la testimonianza di Sesto empirico (II sec d.C) Da Aristotele sappiamo che i primi pensatori furono “scienziati della physis” cioè indagatori della natura, ricercatori di un’archè (principio primo), causa ultima, perché ultimo di ogni cosa, principio eterno e non soggetto a corruzione e morte, caratteristiche tradizionalmente attribuite al divino. Avevano una prospettiva critica che non si limita all’osservazione del mondo dei fenomeni ma ne cerca la spiegazione.  Talete di Mileto > seconda metà VII sec e prima metà VI sec a.C, in stretta relazione con la sapienza orientale, gli è attribuita la credenza dell’immortalità dell’anima e del cnoci te stesso prima di Socrate. Ilozismo = tutta la materia ha vita, tutte le cose sono piene di dèi. Archè = acqua, elemento essenziale per la nascita, la crescita e l’alimentazione di tutte le cose viventi. Non è un elemento divino ma un principio fisico alla base del divenire, è un fondamento materiale che non muta pur essendo all’origine di tutte le trasformazioni Filosofia: la ricerca della conoscenza La terra galleggia sull’acqua  Anassimandro di Mileto > 610-545 a.C. discepolo di Talete, scopritore degli equinozi, dei solstizi e costruttore dello gnome, autore della prima carta geografica. Ritiene l’umidità all’origine della vita; la nascita dell’uomo e di tutti gli animali esclude l’intervento divino. La Terra è un largo cilindro sospeso in aria e rimane immobile in virtù della sua stessa posizione, è al centro dell’universo Archè = apeiron, “illimitato”, elemento senza confine nello spazio e nel tempo, indefinito e indistinto che abbraccia tutto, non è vuoto ma pieno, è un’unità da cui si sono generati i contrari per separazione. Separazione dei contrari porta ad un conflitto tra le sostanze naturali che poi si ricompone in un equilibrio dinamico-> simmetria e ordine cosmico  Anassimene di Mileto > 580-525 a.C, discepolo di Anassimandro. Archè= aria, è il soffio vitale che anima l’universo e tramite condensazione e rarefazione assume forme diverse generando le cose. Elemento fisico e naturale ma temporalmente eterna e non spazialmente definita. Caldo e freddo sono i contrari fondamentali per la generazione. L’universo è concepito come un complesso organismo vivente il cui respiro è anima e vita 3. Senofane Senofane di Clofone >Vi sec a.C. scrive in esametri criticando omero e la teologia dei poeti, in particolare l’antropomorfismo degli dèi, che sfocia in un relativismo circa le credenze sugli dèi: Dio e uomo sono incompatibili, la divinità è unica e perfezione di conoscenza, imperturbabile, immobile, incommensurabile, solo agli dèi è concessa la conoscenza della natura, all’uomo è concessa solo la doxa, può ricercare la verità e approssimarsi ad essa ma mai raggiungerla. 4. Pitagora e il primo pitagorismo Pitagora > Samo 570 a.C, Metaponto 495 a.C. viaggiò nella Magna Grecia stabilendosi poi a Crotone. Due principali fonti sono Porfirio (III sec a.C) Giamblico (IV sec a.C). non si ha alcuno scritto di Pitagora, probabilmente non ha scritto nulla, autori contemporanei come Senofane, Eraclito ed Erodoto confermano la sua esistenza. Vede la scienza come strumento di ascesi e purificazione. dottrina dell’immortalità dell’anima >immortalità dell’anima e trasmigrazione in corpi umani o animali a seconda dei propri meriti con la possibilità di sviluppare memoria delle vite precedenti > dottrina della metempsicosi  Seguaci di Pitagora si dividevano in: - Acusmatici > ascoltatori degli akousmata (brevi sentenze pronunciate dal maestro, generalmente articolati in tre gruppi di domande: cos’è meglio? Che cos’è? Che cosa si deve o non si deve fare?); oppure coloro che abbracciavano una corrente più religiosa del pitagorismo - Matematici > coloro che potevano interloquire con il maestro e ai quali erano rivelate le verità più profonde della dottrina; oppure coloro che abbracciavano un pitagorismo più matematico I numeri sarebbero la vera natura delle cose -> interesse per la musica e il rapporto tra i suoi, cioè l’armonia. Archita di Taranto > V e IV sec a.C Filolao di Crotone > seconda metà V sec a.C. limite e illimitato esistono solo perché esiste un terzo principio, che è quello dell’armonia: la realtà è misurabile, quindi pensabile e conoscibile, perché ha una struttura armonica Filosofia: la ricerca della conoscenza “Sulla natura” con finalità descrittiva e intento fisico-cosmogonico, salva la ricchezza del mondo fenomenico > è necessario difendere la realtà del movimento e salvare la realtà del mondo che ci appare Recupera i 4 elementi del monismo ionico combinandoli in una visione pluralista: 4 radici o sostanze originarie alla base della vita, aria, terra, acqua e fuoco > combinandosi generano tutte le cose Introduce il concetto di causa motrice, causa responsabile del movimento degli elementi fisici, ovvero due principi esterni alle quattro radici: - amore (philia), che genera aggregazione degli elementi, forza centripeta che tenta di compattare i 4 elementi verso un centro unitario simboleggiato dalla forma perfetta dello Sfero - contesa (neikos) che li separa, forza centrifuga, genera il vortice della materia  equilibrio tra amore e contesa genera le cose del mondo  tre fasi: fase dello sfero, fase del vortice della materia e fase delle cose intermedie (durano 6000 anni) > cicli che si ripetono regolarmente Il caso è determinato dalla necessità: nulla nasce dal nulla e nulla muore, nascita e morte sono un processo eternamente rinnovato di aggregazione e disgregazione secondo un ordine necessario > conserva principi eleatici privi di cambiamento e salvaguarda la molteplicità del mondo Teoria dei pori e degli effluvi: recupera il valore dei sensi, dagli oggetti si distaccano dei flussi di particelle sensibili (effluvi) che colpiscono i singoli organi di senso che, attraverso i pori, si uniscono alle componenti affini all’interno del corpo in base al principio di attrazione del simile con il simile (il simile conosce il simile e la conoscenza segue un procedimento analogico). Alcuni organi di senso fanno prevalere una radice sull’altra 5. La nuova fisica di Anassagora Anassagora > nasce a Clazomene tra il 550/497 a.C , esercita ad Atene sotto Pericle, muore nel 428 a.C, accusato di empietà per le sue teorie sui corpi celesti, fu costretto in esilio a Lampsaco, dove morì. Nous (intelletto) come causa prima che ordina il cosmo > illimitato, eterno, non mescolato (seppur causa di mescolanza), non è un principio divino ma è un principio materiale interno alla materia ma insieme distinto da essa. Non pianifica la struttura del mondo in modo finalistico ma è un principio ordinatore, sono le forze meccaniche che determinano le fasi successive nella costituzione ed evoluzione di tutte le cose Vuole salvaguardare la ricchezza mutevole dei fenomeni senza rinunciare alla perfezione “Sulla natura” > nascita e morte sono frutto di un processo di aggregazione e disgregazione. Alla base di tutto ci sono i semi (spermata), uniti inizialmente in una massa indistinta dove sono presenti tutti i semi e tutte le qualità, all’interno di questa massa si genera un movimento centrifugo responsabile della configurazione del cosmo. Si formano due distinte regioni: una composta dall’etere, una materia rarefatta, e un’altra dominata dall’aria. Questa separazione originaria causata dal nous. La differenza delle cose è dovuta alla differenza porzione dei semi aggregati, i semi sono indefinitamente presenti in tutte le cose, sempre uguali a se stessi (Aristotele le definirà omeomerie). Sono infintamente divisibili e ciò garantisce che tutto si trasformi. La conoscenza tramite i sensi ci consente di cogliere solo una parte della natura, è fondamentale la raccolta degli indizi fisici grazie ai quali si costruiscono ipotesi su ciò che sfugge al nostro sguardo. L’Intelletto è depositario della forma più alta di sapere grazie al Filosofia: la ricerca della conoscenza processo di lettura e decifrazione dei segni esaltazione umana capacità di esperienza, memoria, sapere, techne, che gli assicura la supremazia sugli animali 6. Democrito e l’atomismo Democrito > nasce tra il 470/460 a.C ad Abdera, contemporaneo di Socrate. Nascita dell’atomismo viene attribuita al suo maestro Leucippo. Ritiene che in natura tutto è composto di atomi (essere) e vuoto (non essere), fuori a questi due principi non esiste nulla. Nascita e morte risultano dall’incontro e dalla successiva disgregazione degli atomi tra loro, resi possibili dal vuoto. Il vortice è causa della generazione, è un movimento disordinato ma necessitato, risponde ad una logica meccanica > cosmogonia atomistica Atomi= particelle fisiche non ulteriormente divisibili, stesse caratteristiche dell’essere di Melisso. Non sono tutti uguali, si distinguono per forma, posizione e ordine. Sono in continuo movimento, grazie al vuoto che lo consente, possono incontrarsi secondo il principio del simile con il simile. Anche l’anima umana è costituita da atomi Cosmogonia anche dell’origine degli animali, evoluzione della specie e storia della civiltà umana > progresso della civiltà umana avviene grazie alle tecniche, anche il linguaggio è una convenzione. La conoscenza intellettiva è l’unica autentica e superiore, l’Intelletto interpreta i segni della realtà sensibile, atomi e vuoto sono oggetto della conoscenza autentica e nascosti ai sensi, la conoscenza sensibile è oscura Teoria degli eidola (immagini) spiega i processi percettivi, cioè effluvi di atomi provenienti dai corpi e responsabili delle nostre percezioni Felicità assicurata dalla sophrosune, temperanza e moderazione > equilibrio interiore e saggezza. Cosmopolitismo: tutto il mondo è patria dell’uomo saggio UNITÀ 2 1. L’UOMO, I DISCORSI E LA CITTÀ: I SOFISTI 1- L’Atene del V secolo e la nascita della sofistica 490-478 a.C > vittoria di Atene nelle guerre persiane  Atene forza politica, massimo splendore sotto il governo di Pericle (495-429 a.C), vi era una democrazia diretta. Politica di dominio con le altre città greche, scontro con Sparta nella guerra del Peloponneso (431-404 a.C) che si conclude con la sconfitta ateniese a Egospotami (405 a.C) e l’imposizione ad Atene del regime oligarchico dei Trenta Tiranni, cacciati poi dopo pochi mesi dai democratici. Nel V sec a.C ad Atene si sviluppa la sofistica, un gruppo di intellettuali (non una scuola) confluiti ad Atene da diverse zone della Grecia, legati dalla prassi comune dell’insegnamento a pagamento, dall’attenzione al mondo degli uomini, al linguaggio, alla morale e alla politica. La nascita della sofistica è collegata ai nuovi sviluppi sociali, alla nascita di un nuovo ceto dirigente. Critici della tradizione, sovvertitori della società Sofista= esperto nel sapere con il tempo accezione negativa Considerano la retorica l’arte più importante, ritenuta la chiave del successo. I metodi della retorica sono la performance, dibattiti pubblici con un avversario Socrate fu legato a loro, entrambi accomunati dall’attenzione per il linguaggio 2- L’umanesimo di Protagora Protagora > 490 a.C ad Abdera, si spostò ad Atene dove strinse amicizia con Pericle. Fu accusato di empietà per la sua opera “Sugli dèi”, dove ha un atteggiamento agnostico. Abbiamo poche testimonianze indirette, quelle di Platone e Aristotele sono anche Filosofia: la ricerca della conoscenza polemiche quindi poco obiettive. Scrisse anche “Verità”, non si sa se queste due opere fossero autonome o parti delle “Antilogie”. “Verità” > riflessione sulla verità potenzialmente anti-parmenidea, relativizzazione dei saperi e dei valori elevando l’uomo a misura di tutto le cose relativismo gnoseologico ed etico: la verità è ciò che appare a ciascuno, ciascuno è responsabile e arbitro dei propri giudizi, riconquista della dignità dell’uomo. Compito del sofista è orientare gli uomini nella costruzione di un confronto più efficacie con la realtà in cui non domini il principio di verità ma di utilità. La sapienza pratica è la capacità di costruire ragionamenti persuasivi in grado di rendere più forte anche il discorso più debole. Protagora si innalza a guida politica. È interessato al logos, la conoscenza dei sofisti si specifica in tre ambiti del linguaggio: - Correttezza dei nomi e la conoscenza grammaticale > correttezza dei nomi - Il rapporto con la poesia e la critica della tradizione epica > smascherare falsi miti - La retorica e le tecniche argomentative > coerenza nelle argomentazioni Orthorpeia= valutazione della correttezza delle parole Semantica= capacità delle parole di significare qualcosa Indagine sul logos corretto comporta una riflessione sui mezzi più idonei per una rappresentazione adeguata della realtà. Per Protagora giustizia e legge coincidono, ciò che la legge stabilisce è giusto e la legge trova fondatezza nell’utile e nel vantaggioso. La natura dell’uomo ha bisogno dell’aspetto normativo per migliorarsi e progredire > legge come potenziamento della natura 3- Persuasione e retorica in Gorgia Gorgia > Leontini 485/80 a.C-380/70 a.C. discepolo di Empedocle di Agrigento. “Discorso olimpico”, “Epitaffio”, “Encomio per gli Elei”, “Discorso pitico”. “Su ciò che non è” > obbiettivo è una provocatoria analisi del problema linguistico e del rapporto tra linguaggio, realtà e conoscenza attraverso il polemico rapporto con le dottrine eleatiche. Tramandato attraverso due versioni tarde: 1- Tesi ontologica: “niente è”, non è possibile né essere né non essere, usando la copula “è” attribuiamo essere anche al non essere generando conseguenze contraddittorie 2- Tesi gnoseologica: “se è, è inconoscibile”; anche se qualcosa fosse non sarebbe né pensabile né conoscibile. Non possiamo conoscere nulla come vero per l’assenza di un criterio che ci permetta di distinguere il vero dal falso > assurdità della tesi secondo cui ciò che è concepito dalla mente umana è necessariamente vero 3- “anche se è ed è conoscibile, tuttavia, non si può mostrare ad altri”> il logos può comunicare solo sé stesso, non cose o saperi, la comunicazione è impossibile. Realtà è oscura e il linguaggio non può essere un mezzo di trasmissione dei saperi, solo un’arma incantatoria. Nessun soggetto è identico a se stesso perché muta nel tempo “Encomio di Elena” > discorso, insieme “Apologia di Palade” destinati agli allievi della sua scuola, dove vi sono argomenti persuasivi. Si proclama l’innocenza di Elena 4- Giustizia, legge e natura Antifonte > 480 a.C. “Verità” riguarda natura ed essere, emerge continuità tra sofistica e naturalismo presocratico. Physis materiale sempre mutevole che forma elementi in base ad un casuale incontro dei suoi costituenti. Sia in questa opera che in “Concordia” Filosofia: la ricerca della conoscenza concluse con una condanna a morte che Socrate accetto. La verità è che dietro a questa accusa c'era un ambito, una motivazione diversa, ovvero l'insegnamento di Socrate era considerato pericoloso per la democrazia. Chi accusava Socrate non ne voleva la condanna a morte, ma l'intento era quello di allontanarlo. Nell'Apologia Platone afferma che nel primo discorso Socrate presenta la propria difesa ripercorrendo le cause che hanno condotto all'accusa e fu così giudicato colpevole. Il secondo discorso, successivo al giudizio di colpevolezza, contiene la controproposta di Socrate riguardo alla pena, egli propose di essere mantenuto a pubbliche spese nel Pritaneo provocando così irritazione nei membri dell'Assemblea. Socrate venne condannato a morte con un'ampia maggioranza. Il terzo discorso contiene le ultime parole che egli rivolse ai giudici. Nel “Critone” si mostra atteggiamento di Socrate davanti alla morte, gli argomenti che Critone usa per convincere Socrate a fuggire vengono da lui, confutati dinanzi alla sua responsabilità nei confronti della legge. Socrate è fedele alle leggi e la sua assoluta fedeltà infligge un colpo durissimo ad Atene. Nel “Fedone” sono narrati gli ultimi attimi di vita di Socrate. 4. Sapere di non sapere, confutazione e ironia L’oracolo di Delfi definì Socrate l'uomo più saggio, ma Socrate era consapevole di non essere sapiente ma ciò generò in lui una aporia. I mezzi di cui Socrate ci serve sono il dialogo e l'esame delle opinioni degli altri. Socrate non si è mai definito maestro di nessuno e mai lo è stato. Socrate smaschera la falsa Sapienza di suoi interlocutori. Gli unici a superare l'esame di Socrate non sono né politici né poeti, ma sono gli artigiani, coloro che hanno conoscenze autentiche, sono capaci di insegnarla. Socrate, vedete nella conoscenza tecnica un modello di sapere definito e insegnabile; è un principio di competenza che manca invece nella democrazia di Atene. I primi dialoghi di Platone sono sotto influenza socratica. Per questo vengono definiti dialoghi socratici. È ricorrente il ti esti , questa domanda fa sì che Aristotele ritenga che Socrate scoprì due teorie logiche: la teoria della definizione e quella del ragionamento induttivo, ossia il ragionamento che arriva ad una conclusione generale partendo dall'esame di casi particolari. Socrate inizia sempre di interrogare i propri interlocutori, smontando le loro certezze, fino a raggiungere una condizione di apolidia. Per questo si parla anche di dialoghi aporetici. Tipico di Socrate, e anche il suo procedimento ironico con cui celebra il suo interlocutore e insieme ne smaschera la falsa sapienza. Altro mezzo socratico è l’elenchos , ovvero l’esame, la confutazione. Il cuore del metodo socratico è la maieutica, Socrate si dichiara incapace di generare da sé la verità, ma può condurre gli interlocutori a generarla. Per la verità, finisce per identificarsi con l'esame critico delle opinioni e con le ricerche razionale, la verità è la stessa ricerca del vero. 5. La religione e l’eros Daimon > demone > Si tratta di una voce divina con una funzione negativa, ovvero trattiene Socrate dal fare qualcosa, non lo invita a compiere altre cose. Lo dissuade per esempio dall'attività politica. Nell'apologia Socrate afferma che la morte non va temuta, se essa non è nulla, sarà come un piacevolissimo riposo, altrimenti Socrate, nell'ade continuerà a dialogare e confutare, come ha fatto in questa vita. So che te si allontana dalla religione tradizionale ed ha solo un'adesione formale alla religione. L'educazione in Grecia era collegata ad un amore omosessuale? Tra gli uomini con le regole della pederastia. Essa prevedeva l'iniziazione del giovane nella quale la Filosofia: la ricerca della conoscenza componente erotica educativa si univano. Socrate riprese e trasformò la pratica dell'eros educativo. Nel Simposio, Platone fa pronunciare ad Alcibiade un elogio a Socrate che ha un duplice fine: è una descrizione del fascino di Socrate, ma rivela anche che Alcibiade abbia frainteso il pensiero del maestro. Alcibiade non è capace di scorgere quale sia l'autentica bellezza di Socrate, ossia la bellezza dell'anima che si identifica con la sapienza, per questo egli è pronto a concedere il suo corpo a Socrate, che però rifiuta. Socrate dimostra la propria moderazione e disprezza la bellezza esterna. Egli non permette ad Alcibiade di accedere a quella Sapienza che il giovane pretendeva di acquisire attraverso la semplice bellezza del proprio corpo. Socrate conferisce così all'educazione erotica un carattere intellettuale. 6. L’etica e i suoi paradossi La giustizia per i greci indicava la struttura stessa del legame tra gli uomini ed era alla base stessa della convivenza. La posizione di Socrate e di tutto è del tutto diversa per lui non bisogna mai commettere ingiustizia e non bisogna mai restituire il male subito. Ed è questo il paradosso dell'etica di Socrate. La critica di Socrate è opposta a quella della sofistica, egli infatti non vuole per nulla demolire l'idea di giustizia riducendola ad una semplice convenzione, piuttosto la rende assoluta e universale, eliminando ogni possibilità di arrecare il male agli altri. Nel Critone si vede chiaramente come, anche se Socrate è stato vittima di un'ingiustizia, egli non può agire in modo ingiusto, fuggendo al carcere, deve comunque rispettare le leggi, seppur ingiuste. Le leggi sono infatti un patto tra il cittadino e le leggi e il cittadino, se vuole agire rettamente, non può rompere il patto unilateralmente. La posizione morale di Socrate dipende da un rigoroso intellettualismo. Per Socrate, l'uomo agisce bene in base a ciò che conosce, se compiamo una certa azione e perché crediamo che sia buona e giusta per il principio di attraenza del bene. Per Socrate, nessuno sbaglia volontariamente l'errore nella morale deriva solo da ignoranza. Le virtù morali si riducono tutto ad una sola virtù, che è identica alla conoscenza. Platone prende poi le distanze da questa tesi; è possibile in ogni caso difendere la tesi socratica: si può sbagliare anche se la conoscenza del bene non è adeguata. Quindi il paradosso per cui la conoscenza del bene basta per perseguirlo e, per Socrate, il bene più grande è la ricerca stessa, la vita e la ricerca razionale si identificano perfettamente. 7. I “socratici minori” Antistene >445-365 a.C. tema socratico della ricerca della definizione ti esti, che deve limitarsi a stabilire le qualità proprie delle cose che vediamo. Nella morale mantiene l’identificazione socratica tra virtù e conoscenza Diogene “il cinico” > fine V sec e 323 a.C. disprezzo assoluto delle ricchezze e delle convenzioni origina il cinismo Aristippo di Cirene > V-IV sec a.C, gli si attribuisce la scuola cirenaica e la tesi che la ricerca della felicità coincide con la ricerca del piacere Scuola di Megara > Euclide, Eubulide, Diodoro Crono UNITÀ 3: PLATONE 1. La filosofia e le idee 1- Vita e opere Filosofia: la ricerca della conoscenza Diogene Laerzio dice che Platone nasce nel 428/427 a.C , la madre Perittione e il padre Aristone; muore nel 348/347 a.C. nasce nel cuore dell’aristocrazia ateniese e vive gli eventi cruciali della crisi della democrazia ateniese. Dopo la morte di Socrate lascia Atene e va a Siracusa dal tiranno Dionisio I il Vecchio nel 388 a.C, e tornò altre due volte sotto Dionisio II il Giovane nel 367 e nel 361 a.C. 387 a.C > fondazione dell’Accademia, una comunità di intellettuali dediti alla matematica e alla dialettica e interessati alla preparazione di uomini politici e legislatori, un ambiente caratterizzato da un libero scambio di idee Platone è l’unico filosofo antico di cui sono pervenute tutte le opere, per la massima parte sono dialoghi in cui Socrate ha un ruolo centrale, Platone non compare mai. Trasillo, nel I sec d.C, ordinò tutte le opere platoniche in 9 gruppi da 4 (9 tetralogie) = 36 opere in totale. Alcune di esse sono di dubbia autenticità: il Teage, Minosse e Ipparco. Sono pervenute anche 13 lettere inautentiche, solo sulla Settima lettera gli studiosi sono divisi. In antichità l’ordine delle opere era sistematico, sulla base degli argomenti; la critica moderna invece stabilisce una cronologia dei dialoghi basata sull’evoluzione del pensiero platonico ed individua tre periodi: a. Fase socratica > dialoghi aporetici > Apologia, Critone, Protagora, Lachete, Liside, Ippia Maggiore, Carmide b. Fase matura > dottrine platoniche > Fedone, Simposio, Fedro, Repubblica c. Ultima fase > revisione delle dottrine > Parmenide, Sofista  Alcuni dialoghi come il Gorgia e il Menone rispondono a criteri che li inseriscono sia nel primo che nel secondo gruppo, possono esser considerati dialoghi di passaggio di crisi del socratismo platonico  Alcuni ritengono che Socrate sia solo un personaggio fittizio ed immaginario che dà voce solo alla filosofia platonica  Fonti suggeriscono che Platone rivedeva e rielaborava opere già scritte e ciò impedisce una rigida cronologia Tutti i personaggi delineano il contenuto filosofico degli scritti di Platone come opere teatrali. Alcune interpretazioni estreme ritengono che Platone avesse una filosofia fin dall’inizio elaborata ed esposta solo parzialmente nelle opere, il contenuto del suo insegnamento non era scritto ma veniva riservato all’insegnamento orale dottrine non scritte Uno dei problemi aperti deriva dalla forma del dialogo, in alcuni passi Platone esprime sfiducia sulla capacità del discorso scritto, attraverso il dialogo Platone riproduceva il dialogo orale del maestro. Fu il primo vero scrittore dell’Occidente, così definiva la filosofia non solo come definizione di un sapere ma anche di una forma letteraria. I dialoghi aporetici avrebbero avuto l’intento di lasciare che i lettori traessero le conclusioni da sé, conclusioni che appaiono nello scritto solo implicitamente. 2- Spettacoli di verità: la filosofia e il sapere della città Nella Settima lettera espone sinteticamente le ragioni che lo condussero alla filosofia. Da giovane pensavo di dedicarsi alla politica, ma con l'avvento dei 30 tiranni Atene subì un cambiamento e le aspettative di Platone furono deluse. Una volta rovesciati, i 30 tiranni, ancora una volta si sentì attratto dalla politica. La democrazia era restaurata. Però l'accusa di empietà a Socrate e la sua condanna causò una definitiva sfiducia nella politica. Fu così che vi fu un richiamo alla filosofia. Per Platone, Socrate e al contempo un maestro è un problema e sia l'uomo più giusto, ma anche colui che ha fallito e non ha saputo correggere la città e alla fine ne è rimasto vittima. Il limite di Socrate è Filosofia: la ricerca della conoscenza L'anima coincide con ciò che noi siamo realmente, è un principio a sé stante, indipendente dal corpo, a cui vanno riportati i processi fondamentali che costituiscono la nostra natura: - Vita: anima è ciò che determina la presenza di vita nel corpo e la morte coincide con la separazione dell'anima dal corpo. - Conoscenza: anima è il soggetto della conoscenza. - Morale: anima è il soggetto morale. Il corpo è solo uno strumento dell'anima, l'anima preesista il corpo lo rende vivo ed è destinato a sopravvivergli. Per cui la vera conoscenza si identifica con il ricordo di ciò che l'anima ha appreso prima di entrare in un corpo. Grazie all'anima e la sua capacità di muovere se stessa, Platone distingue i tre corpi animati e i corpi inanimati, l'anima è il principio interno che spiega perché alcuni corpi sono capaci di muoversi senza l'intervento di una causa esterna, quindi l'anima, che è principio di movimento, si muove spontaneamente e si muove sempre. Si può parlare dunque di un dualismo, ovvero della svalutazione del corpo a favore dell'anima. Fedone, Gorgia > corpo soma è una tomba sema  vicinanza al culto di Orfeo. Corpo come ostacolo e impedimento all’anima Simposio > L'amore per i corpi belli, visto come una tappa per elevarsi alla contemplazione della forma del bello. Timeo > Corpo è visto come ausilio per l'anima. Queste diverse accezioni del corpo hanno molteplici spiegazioni, tra cui l'evoluzione nel pensiero di Platone. Secondo altri, invece, ciò dipende dal contesto dei dialoghi. La reincarnazione e trasmigrazione delle anime è fondamentale nella dottrina della conoscenza, ovvero la teoria della reminiscenza (parallelo con dottrine orifiche e pitagoriche) -> miti nel Gorgia, Fedro, Fedone, Repubblica a- Mito del carro alato nel Fedro > caduta dell’anima nel corpo b- Mito conclusivo del Fedone > anima sottoposta a giudizio: dopo la morte c'è la separazione dell'anima dal corpo ed essa viene sottoposta al giudizio nell'Aldilà in base alla sua condotta di vita precedente. L'anima è portata nel luogo dove sconterà la sua pena, oppure potrà godere della beatitudine. c- Repubblica > mito di Er > Le anime possono reincarnarsi in diverse forme animali, ciò che conta è la capacità di discernere i beni corrispondenti ai modelli di vita, senza farsi ingannare dalle apparenze. d- Sempre nel mito di Er si narra che prima di lasciare l'ade, le anime sono presso la pianura dell'oblio e bevono l'acqua del fiume, così dimenticano quello che hanno visto nell'aldilà. 2. L’anima e le sue parti Nei primi dialoghi c'è la concezione attribuibile a Socrate, per cui l'anima è sostanzialmente identificata con la ragione, mentre gli aspetti non razionali sono quelli influenzati dal corpo. Questa è una psicologia monistica, ovvero l'anima è concepita in modo unitario. Repubblica, Fedro, Timeo > anima umana concepita come composta da più forme o parti, pur essendo incorporea o immortale ha conflitti morali dovuti alle parti distinte dell'anima che danno motivazioni di tipo diverso al nostro agire. Concezione platonica implica la tripartizione dell’anima: a. Parte razionale > auriga Filosofia: la ricerca della conoscenza b. Parte non razionale/animosa > cavallo bianco c. Parte non razionale inferiore/concupiscibile o deisderativa > cavallo nero La parte armoniosa è più affine alla parte razionale e la sua alleanza con la parte concupiscibile deriva da una cattiva educazione. Nel Timeo ogni parte dell'anima è associata ad una specifica parte del corpo: la testa per la parte razionale, il cuore per quella animosa e il ventre per quella concupiscibile. Emozioni e desideri sono aspetti costitutivi, insopprimibili dell'uomo, sono interni all'anima. La situazione migliore per Platone è quella in cui la ragione domina su tutte le altre parti e ciò presuppone un percorso educativo e politico. 3. Giustizia e felicità: l’anima e la felicità Repubblica > è possibile far convergere giustizia e felicità. Nel primo libro si mostra che, per il problema della giustizia, le armi del razionalismo socratico sono inefficaci. Per il dialogo si apre con la discesa di Socrate al Pireo ed è una discesa simbolica che richiama la discesa del filosofo alla Caverna o addirittura all'oltretomba. Si ha un dialogo tra Trasimaco e Callicle che difendono un immoralismo ritenendo che la morale sia una convenzione, e qui la confutazione socratica è inefficace. Socrate prosegue la conversazione dimostrando che la giustizia e il bene del tipo più alto e deve essere scelto per se stesso e per le conseguenze benefiche che arreca. Glaucone, pur condividendo la posizione di Socrate, presenta la tesi per cui per natura commettere ingiustizia un bene, mentre la giustizia è un male. L'uomo è per natura incline a sopraffare i suoi simili e solo la paura porta gli uomini a fare una sorta di contratto. Il passaggio dall'analisi della giustizia nel singolo e l'analisi della giustizia e della città si ha quando Socrate rovescia la tesi di difesa da Glaucone: la spinta degli uomini ad associarsi è data dal bisogno, la nascita della città si fonda sulla necessità degli uomini di collaborare per sopravvivere. Il primo tipo di comunità, quella più semplice, è quella in cui sono soddisfatti sono i bisogni più elementari e ciascuno svolge una certa funzione, già qui sono all'opera due principi fondamentali della politica, secondo Platone: - Gli individui da soli non sono autosufficienti. - Ciascuno deve svolgere una funzione precisa in base alla propria natura. In questa situazione elementare però è difficile capire cosa sia la giustizia, perché è ancora primitiva. Solo nella città opulenta vengono introdotte cultura, educazione e anche guerra e ciò richiede la presenza di un gruppo specializzato di guerrieri. Che sono contraddistinti dalla forza d'animo. L'idea platonica è quella di purificare le pratiche educative e vigenti e la purificazione, guarda alla città ideale chiamata kallipolis in cui governano i filosofi. Il suo giudizio sulla gonfia città di lusso è negativo, mentre la città primitiva è sana, la città opulenta presenta tensioni interne e può essere fortemente ingiusta. Platone parte da una diagnosi molto critica della cultura della città, per proporre poi una trasformazione in senso filosofico, fondata sulla conoscenza di ciò che è vero. L'educazione dei guardiani deve comprendere anima e corpo ed è fondata sulla ginnastica e sulla musica. Musica e poesia, hanno, infatti, un ruolo fondamentale. I libri secondo e terzo e anche il libro decimo, sono caratterizzati da una critica e da una condanna della poesia: Omero ed Esiodo vengono rimproverati da Socrate per aver imposto agli uomini racconti falsi e profondamente diseducativi, mostrando gli dei in balia delle passioni. La poesia è condannata perché la divinità viene vista come causa del male, mentre essa è in realtà a causa dei beni. Il concetto chiave nel libro decimo è Filosofia: la ricerca della conoscenza quello di imitazione, di forma in sé, ovvero ciò che è vero e reale e dall'altro l’imitazione di questa forma sul piano sensibile che ne riproduce i caratteri in modo imperfetto. L'arte imitativa come la pittura, imita a sua volta, è imitazione di un'apparenza, la copia di una copia. Platone non propone di sopprimere la poesia, ma di riformarla in senso filosofico e in modo tale che essa sia governata dalla conoscenza della verità e svolgono una funzione pedagogica. Nella città di Platone la menzogna non è esclusa, ma va usata in servizio della verità, è soltanto da coloro che conoscono la verità-> “nobile menzogna” Nella Repubblica, vi è anche il mito dell'origine comune dei cittadini, per cui tutti i cittadini sono nati dalla terra e pertanto sono affini e appartenenti alla città. Giardini non sono tutti uguali, ma il Dio li ha plasmati in tre stirpi, mescolando diversi metalli nell'anima di ciascuno: l'oro, l'argento e il bronzo, ai quali corrispondono le diverse Nature, vi sono quindi tre classi corrispondenti alle tre stirpi: a- Bronzo > contadini e artigiani, Sono gli unici a cui è consentito il possesso di beni personali. > sophrosyne temperanza e moderazione, capacità di moderare i propri desideri b- Argento > guardiani (epikouroi), Non devono avere ricchezze personali e i loro beni saranno comuni, dovranno vivere insieme. > andrèia coraggio; sophrosyne c- Oro > governanti (arkontes), che sono un gruppo ristretto di guardiani > sophia buon giudizio, sophrosyne Aretè = virtù = Indica l'eccellenza nello svolgimento della funzione che c'è propria, di conseguenza essere virtuosi significa svolgere in modo eccellente il compito a cui la nostra natura ci ha destinato. Dikaiosynei giustizia > Virtù proprie della città nei suoi insieme, che consiste nel fatto che ciascuna parte svolga il proprio compito. Anche la moderazione e propria della città in quanto stabilisce la Concordia tra le sue parti. Nei dialoghi socratici la virtù identificata con la conoscenza e ciò è la dottrina attribuita al Socrate storico da cui Platone si distanzia individuando una pluralità irriducibile di virtù. In base all'analogia tra la città e l'individuo, l'anima è divisa in tre parti alle quali corrispondono alle virtù cardinali distinte nella città. La giustizia è operante tanto nella città quanto nel singolo e si identifica con il fatto che ogni parte svolge il suo compito, l'anima giusta è quella che riproduce la struttura della città ideale, di conseguenza, nell'anima giusta i desideri sono sottomessi al comando della ragione, che per natura è la parte destinata a governare. L'ingiustizia è data dal conflitto tra le parti, le forme degenerate della città si originano dalla corruzione. Nella città ideale è ancora stabile l'analogia tra la città e l'individuo. Il governo del tiranno è quello più ingiusto ed è opposto alla città ideale, opposta a quella del filosofo governante e la figura del tiranno. Nel tiranno vi è unione di giustizia e felicità, ma in realtà la sua felicità è solo apparente, in quanto egli è sommamente infelice. Il termine natura non ha un senso descrittivo, ma ha un senso regolativo; infatti, la natura coincide con la norma a cui noi dobbiamo adeguarci per conseguire l'autentica felicità. La vera realtà non è quella intorno a noi, ma quella della norma ideale a cui dobbiamo conformarci poiché coincide con ciò che siamo autenticamente. 4. La città ideale Per realizzare la città giusta bisogna sconvolgere la città ordinaria attraverso tre ondate, ovvero tre condizioni difficili da realizzare e scioccanti per la mentalità comune. Filosofia: la ricerca della conoscenza basata sul concetto di ciò che è migliore. Anche questa dottrina risulta deludente, infatti, l'intelletto di Anassagora faceva ricorso e spiegazioni materiali. Le vere cause sono superiori a quelle materiali e introducono un punto di vista teleologico: si considera ciò il fine per cui qualcosa avviene o è fatto e non ciò che lo rende materialmente possibile. Socrate ha dovuto intraprendere una seconda navigazione che lo ha condotto fino alle idee. Il significato in greco indica la navigazione a remi quando il vento è calato, questa è la navigazione è più lenta, ma è più sicura. La situazione è anche spiegata dal paragone dell'eclissi, in cui prevedere il sole c'è bisogno di una mediazione. Le idee sono scoperte quando si rinuncia a vedere direttamente le cause e si adotta un altro metodo di ricerca rifugiandosi nei ragionamenti. Se togliessimo fin da principio in modo perfetto e adeguato le idee, potremmo partire da questa conoscenza per arrivare alle cose sensibili, ma ciò non è possibile. La nostra anima può vedere direttamente le idee solo quando non si trova in un corpo, vale a dire prima e dopo la sua discesa nel mondo, sensibile, in un corpo, invece, sono necessari i ragionamenti, quindi bisogna giungerci per via indiretta. Le idee sono “verità delle cose che sono”, il termine verità non ha un senso solo logico, ma è un tipo preciso di realtà superiore. Se chiamiamo una cosa bella, la ragione che deve esistere una forma o un'idea in se stessa, necessariamente invariabilmente bella, il Bello in sé, e le cose che chiamiamo belle lo sono in virtù di quella forma. Metekein (=partecipazione) > E la partecipazione del bello che rende le cose belle e l'idea che dà il nome a ciò che ne partecipa. La partecipazione può indicare la presenza (parousia) delle idee nelle cose oppure la comunanza (koinonia) delle idee con le cose. Platone fa ricorso anche al concetto di imitazione in base a cui le cose visibili sono immagini e imitazioni delle idee e quindi sono realtà inferiori rispetto al loro modello. 2. Conoscere e ricordare Dottrina platonica della reminiscenza o anamnesi: alla base del nostro apprendimento, ci sono delle conoscenze che già possediamo perché le abbiamo apprese prima della nascita, anche se poi le abbiamo dimenticate. Conoscere significa quindi ricordare e la conoscenza delle idee è oggetto di questa anamnesi. Menone > Riminiscienza appare come la naturale conseguenza della maieutica di Socrate, l'insegnamento consiste nel condurre l'anima di chi apprende aa trarre da sé la conoscenza ricercata. Fedone > La nostra esperienza non ci presenta mai gli oggetti perfettamente uguali e la nostra anima che deve avere già in sé il criterio alla base del quale giudica l'uguaglianza di oggetti solo imperfettamente uguali. Questo criterio è l'Uguale in sé, ossia l'idea dell'uguale. Fedro > Mito della biga alata, in cui l'anima può ricordare le idee che ha visto nell'iperuranio quando seguiva il corteo degli dei. La dottrina della riminiscenza risponde a un problema di teoria della conoscenza, Platone è il primo filosofo ad aver formulato le esigenze di una conoscenza priori, ovvero i dati ricevuti passivamente dall'esperienza non possono spiegarci tutta la conoscenza, ma devono esistere condizioni già presenti in noi. 3. Gradi di conoscenza, gradi di realtà Platone ebbe due maestri: Cratilo e Socrate. Da Cratilo imparò che il mondo è sensibile, non può essere oggetto di scienza in quanto non è mai stabile ed è un perpetuo fluire. Da Socrate imparò la ricerca delle definizioni universali. Unendo questi due Filosofia: la ricerca della conoscenza insegnamenti, arrivo alla conclusione che le definizioni non si riferiscono alla realtà sensibili, ma delle realtà superiori, ovvero le Forme. Platone distingue la scienza (episteme) che deve riferirsi ad un oggetto reale, stabile e immutabile, dall'opinione (doxa), che ha invece un oggetto instabile e fluttuante. Il mondo sensibile è reale, la sua condizione è intermedia tra la vera realtà delle idee e la totale irrealtà, proprio come l'opinione è intermedia tra la vera scienza e l'ignoranza. Repubblica > due forme inferiori di conoscenza del mondo visibile, quindi due forme di opinione: - Apparenze sensibili o ombre > immaginazione (Livello più oscuro di conoscenza) - Oggetti sensibili > credenza Due forme di conoscenza intellegibile o noetica, del mondo ideale: - Dianoia o pensiero discorsivo > oggetti matematici > dal punto di vista pedagogico studiare le scienze matematiche consente di rivolgere l'anima ad oggetti stabili, superiori a quelli sensibili. Diversamente dagli oggetti sensibili, gli oggetti della matematica non si alterano e non variano a seconda delle circostanze. Inoltre, le matematiche rivelano la struttura armonica e regolare della realtà e permettono quindi di avvicinarsi alle idee. Hanno dunque una funzione centrale nell'ascesa dell'anima verso la conoscenza. Però le scienze matematica hanno due limiti principali. 1. Si servono di immagini e in questo sono simili alla doxa, in quanto li rendono ancora collegati alla sensazione, non è totalmente astratto rivolte alle idee. 2. Per le matematiche, danno per scontati gli oggetti di cui si occupano partendo da ipotesi, ovvero da presupposti dati per buoni. - Noèsis > pensiero puro noetico > dialettica > la scienza dialettica è la scienza delle idee e non è più ricerca nel dialogo. La dialettica è superiore alle matematiche, in quanto non si serve in nessun modo di immagini visibili ed è pensiero puramente astratto e intellettuale. Le ipotesi sono viste come punti di partenza della ricerca filosofica verso principi superiori. La dialettica è scienza dei principi della realtà e giunge l'idea più alta e importante di tutti, ovvero l'Idea del Bene e del Buono, essa è detto principio non ipotetico, ovvero il principio che governa tutte le cose che sono. Il bene è il vertice del mondo delle idee è ciò che dà orientamento a tutto. L'idea del bene è il massimo oggetto della conoscenza, ciò a cui tende tutta l'educazione a cui si sottopone il filosofo. Nella Repubblica è Socrate che afferma di non possedere una conoscenza vera e propria del bene in sé. L'idea del bene è paragonata al sole. 4. Dalle Idee al cosmo: il Timeo del mondo fisico non si può avere una conoscenza vera e propria; quindi, bisogna trattare la natura e la conoscenza degli oggetti inferiori, come in realtà che dipendono da cause superiori e ne manifestano, seppur parzialmente, la natura. Il mondo fisico è imperfetto se paragonato alle idee, ma contiene comunque il massimo ordine, la massima regolarità e la massima bontà possibili. Timeo > monologo in cui parla Timeo di Locri, filosofo difensore di tesi tipiche del pitagorismo. Il dialogo vuole mostrare che l'ordine naturale è garantito da una struttura matematica in cui si manifesta l'ordine del mondo ideale, quindi la natura razionale, pur essendo soggetto al divenire. Per Timeo l'universo è l'opera del Dio buono e intelligente, ovvero dio artigiano o demiurgo. La produzione dell'universo è un processo di tipo tecnico artigianale e richiede un modello. Le proprietà fondamentali del cosmo e la vita e deve esistere perciò un modello di cosmo vivente in sé. L'universo è prodotto Filosofia: la ricerca della conoscenza dal demiurgo, è composto di un corpo e di un'anima, l'anima del mondo, caratterizzata da una struttura matematica che permette di mediare tra il mondo sensibile e il mondo delle idee. Anche il tempo è prodotto dal demiurgo come un'immagine dell'eternità delle idee. La causa del disordine sta in un principio posto alle idee che viene chiamato chora, ovvero luogo o regione. Il demiurgo è una causa razionale e la chora da lui plasmata è caratterizzata dalla necessità priva di ragione, è la necessità che limita la bontà del demiurgo introducendo disordine e illimitatezza. Il nostro mondo nasce quindi dall'unione di ragione e necessità e il risultato è una bontà relativa. Gli elementi del mondo materiale hanno una struttura geometrica composta da poliedri regolari. In questo modo tutte riconducibili alla presenza di principi razionali. Il dialogo si conclude con un esame del corpo umano e delle sue funzioni e dimostra come il cosmo ha una struttura ordinata secondo fini, cioè teleologica e armoniosa. 4. Idee, generi, principi 1. Le aporie delle Idee e il Parmenide Parmenide > conversazione tra Socrate, Parmenide e il suo discepolo Zenone. Il dialogo si divide in due parti. Nella prima, la dottrina delle idee difesa da Socrate viene attaccata da Parmenide attraverso l'argomento del velo, secondo cui non è possibile affermare che un'unica idea sia presente in più cose nel medesimo tempo, l’idea infatti verrebbe sa moltiplicarsi. Un altro argomento, chiamato da Aristotele “argomento del terzo uomo”, analizza le difficoltà logiche causate dalla partecipazione, le cosiddette aporie della partecipazione, che mostrano come le idee finiscano per moltiplicarsi all'infinito. Nella seconda parte si riprende il metodo tipico della dialettica di Zenone. Segue una lunga trattazione del rapporto tra l'uno e i molti e si considera che l'unità è caratteristica fondamentale di ciascuna idea in opposizione alle molte cose sensibili che partecipano di essa, tuttavia, la partecipazione sembra minacciare l'unità delle idee. Non si devono negare le apparenze e lo scopo del filosofo e salvare i fenomeni, dimostrando che anche in ciò che appare molteplice e disordinato si trovano unità e ordine. Essere non essere, dunque vanno interpretati in modo tale che essi non si escludono reciprocamente ed è un'idea che verrà sviluppata nel Sofista. 2. Generi e forme: il Sofista Sofista > protagonista del dialogo è lo straniero di elea in questo dialogo verso Parmenide vi è un parricidio metaforico. Si dà la definizione del sofista. Ed è proprio la figura del sofista che pone il problema che Parmenide non riesce a risolvere, ossia quello di un'apparenza che è falsa, ma, ciò nonostante, è reale. Il parricidio consiste nel costringere Parmenide ad ammettere che ciò che non è, è, e ciò che è, non è. Si parte dal tentare di definire il sofista mediante il metodo della divisione, che consiste nel trovare la definizione di qualcosa individuando il concetto più generale, per poi dividere progressivamente il concetto generale in due, fino ad arrivare alla definizione. La diairesis coincide con il metodo della dialettica in cui vengono distinti due aspetti: la riduzione all'unità del molteplice, ovvero l'individuazione di un concetto generale sotto cui è compreso ciò che vogliamo definire, e la divisione dell'unità seguendo le articolazioni del reale. Delle idee è una sorta di mappa della realtà passando dai molti all'una e dall'una ai molti. Il mondo delle idee appare un insieme strutturato di forme in relazione l'una con l'altra. Un passo decisivo del dialogo è quando Platone conduce ad Filosofia: la ricerca della conoscenza Nasce nel 384 a.C a Stagira, nel 367 a.C entra nell’Accademia e vi rimane fino alla morte di Platone. 343 a.C chiamato alla corte di Macedonia come precettore di Alessandro Magno. 355 a.C > rientra ad Atene e fonda il Liceo o Peripato, presso il tempio di Apollo Licio 323 a.C > morte di Alessandro Magno, Aristotele accusato di empietà lascia Atene 322 a.C > muore a Calcide Scritti: - Scritti acroamatici o esoterici >destinati ad esser letti all’interno della scuola > si dice restarono nascosti nella città di Scepsi e riscoperti nel I sec a.C da Andronico di Rodi che ne apporta l’edizione e li ordina - Scritti essoterici > destinati ad una circolazione più ampia ed esterna alla scuola > scomparsi Classificazione sistematica degli scritti aristotelici (fatta da J. Bekker) : a. Scritti di logica b. Scritti di fisica c. Metafisica > “metafisica” termine mai presente in Aristotele, deriva o dal fatto che tratta argomenti superiori alla fisica o dal fatto che sono libri collocati successivamente a quelli di fisica d. Scritti di etica e politica > etica nicomachea ed etica eudemia non si sa se siano dedicate ad Eudemia e Nicomaco o se questi furono gli editori e. Poetica e retorica Possiamo ricostruire parzialmente il contenuto degli scritti essoterici a partire dalle citazioni di altri autori antichi. Jaeger ritiene che questi scritti appartengano al periodo giovanile in cui Aristotele era all'Accademia e dunque c’era una totale adesione al platonismo da cui poi si sarebbe distaccato. Attualmente questa interpretazione non è più accettata. Gli interpreti di Aristotele hanno colto nel suo progetto l’intento di individuare forme diverse di sapere e ragionamento, propone cioè forme diverse di analisi razionale tra loro collegate > sapere come unità flessibile capace di includere in sé molteplicità 2- La critica di Platone e la divisione del sapere In Aristotele coesistono il rispetto e la critica di Platone, egli disapprova alcune tesi centrali del suo maestro, ma fa propri altri aspetti del suo pensiero. A. Aristotele come Platone, ritiene che la conoscenza scientifica non possa basarsi sugli individui, bensì su nature o essenze universali, che non cambiano e non si trasformano. Tuttavia, per distogliere queste essenze, sono aspetti stabili, universali presenti nel mondo fisico. B. Come Platone, Aristotele ritiene che la natura sia organizzata secondo fini e che non sia caotica. Mentre Platone spiega tutto richiamandosi all'azione di un Dio Provvidente esterno al mondo, il Demiurgo, Aristotele spiega la finalità della natura attraverso i principi immanenti ad essa. Se per Platone la fisica è un discorso verosimile, per Aristotele essa è scienza pieno titolo. C. In Platone in Aristotele, è centrale la nozione di forma, per entrambi costituisce la risposta alla domanda “che cos'è?” un oggetto ed essa si identifica con l'essenza o sostanze di una cosa. La forma è l'oggetto della definizione scientifica. Mentre per Platone le forme sono forme di concetti morali, di enti matematici, per Aristotele le forme sono forme di organismi naturali. L’ eidos aristotelico verte su cosa sono le sostanze viventi, mentre le idee platoniche sono separate dal cambiamento, le Filosofia: la ricerca della conoscenza forme di Aristotele sono principi interne al cambiamento naturale. Eidos è il principio essenziale che esiste nei corpi. Aristotele prosegue il progetto Filosofico di Platone con altri mezzi, rinunciando alla dottrina delle idee e ritrovandone nella natura sensibile. I requisiti di sostanzialità e piena conoscibilità. Per Platone la conoscenza ha un carattere unitario, mentre per Aristotele ci sono più tipi di conoscenza, non assimilabili tra loro. Aristotele è attento alla molteplicità del conoscere e ai differenti modi di indagine da adottare in funzione dell'argomento discusso. Negli scritti giovanili si trova una visione unitaria del sapere, affina quella platonica che viene però poi modificato attraverso una rigorosa divisione del sapere. - Scienze teoretiche : Il loro fine, la conoscenza della verità, riguardano oggetti indipendenti da noi. Non sono finalizzati ad agire nel mondo, e ne fanno parte la fisica e la matematica e la scienza teologica. La scienza teoretica è rivolta solo alla conoscenza della verità ed è divisa in tre scienze particolari, ovvero la fisica, che riguarda realtà a sé stante in movimento, la matematica e la scienza teologica, chiamata anche filosofia prima, scienza universale che spiega agli aspetti centrali del cosmo, perché, conoscendo Dio, conosciamo la causa prima del movimento dell'universo. - Scienze produttive o poietiche : Il loro fine è la produzione di qualcosa e ne sono esempi le tecniche come architettura e medicina, ma anche musica, teatro e danza. - Scienze pratiche: Il loro fine è l'azione morale e sono dunque l'etica e la politica Quindi scienze poietiche e scienze pratiche hanno come fine un'azione. Platone considera la dialettica come la scienza più alta e le altre conoscenze hanno tutte un fine preparatorio. La coscienza teoretica o speculativa fornisce il modello a cui deve conformarsi tutta la condotta pratica e politica. Per Aristotele, invece, la filosofia prima è una scienza teoretica ed è dunque separata dalla tecnica in virtù del suo oggetto. Aristotele quindi sostituisce una visione del conoscere attenta alla sua molteplicità. 2. La logica 1. Lo strumento della conoscenza La logica è la disciplina che studia le leggi universali del ragionamento. La logica non è una scienza autonoma con un oggetto proprio, ma studia le leggi e qui ogni scienza deve conformarsi indipendentemente dal suo oggetto. È dunque uno strumento della scienza-> Organon Negli scritti di logica, Aristotele chiarisce quale forma debbano avere gli argomenti o sia i ragionamenti per essere validi. La distinzione tra verità e validità consiste nel fatto che la validità di un argomento non dipende dal suo contenuto. La logica per Aristotele, dunque, un carattere formale. Categorie > Per Aristotele è possibile classificare i termini del nostro linguaggio, sono i 10 gruppi che indicano: sostanza, quantità, qualità, relazione, essere in luogo, essere in tempo, essere in una posizione, avere agire e patire. Sono 10 grandi classi che raggruppano i predicati che attribuiamo alle cose di cui parliamo. La sostanza non è un predicato, ma è un soggetto. Le categorie indicano anche i significati dei termini, ossia ciò che corrisponde ad essi nelle realtà sono quindi vere e proprie realtà esistenti e sono gli aspetti fondamentali e generalissimi secondo cui organizzata la realtà è che si ritrova nel linguaggio. La predicazione, dunque, è un rapporto che riguarda sia il Filosofia: la ricerca della conoscenza linguaggio sia la realtà. Per Aristotele, dunque, la struttura della realtà e la struttura del pensiero e del linguaggio corrispondono. La sostanza > ousìa > La sostanza è la categoria fondamentale da cui dipendono tutte le altre. La sostanza non è in un soggetto, ma è ciò che sta alla base di tutto il resto. È ciò a cui le altre cose devono fare riferimento. Le sostanze esistono nel mondo in modo autonomo, mentre i predicati alle proprietà esistono solo in quanto appartengono alle sostanze. La sostanza è una cosa determinata a cui deve appartenere tutto ciò che non è sostanza, per questo sul piano del linguaggio, la sostanza è il soggetto di ogni predicato. La relazione di un predicato rispetto al suo soggetto sostanziale è chiamata inerzia, e i predicati delle categorie diverse dalla sostanza sono chiamati predicati accidentali. Le sostanze a cui le qualità ineriscono non possono essere l'una contraria dell'altra, le sostanze sono soggetto permanente a cui appartengono di volta in volta, i contrari. Le qualità, mettono il più e il meno è lo stesso, non vale per le sostanze. L'individuo è chiamato sostanza prima e sono i soggetti fondamentali a cui tutto il resto appartiene. Aristotele distingue le sostanze prime (gli individui) dalle sostanze seconde o universali. Sul piano del linguaggio, le sostanze prime sono sempre soggetti, mentre le sostanze seconde sono predicate delle sostanze prime. Sostanze seconde: specie e generi > Sono simili, predicati, universali e sono essi stessi sostanze, anche se in modo secondario rispetto all'individuo. Nelle definizioni si deve indicare, oltre al genere, la differenza specifica, ovvero il predicato che permette di determinare la specie in questione all'interno del genere. Aristotele riprende il vocabolario di Platone, ma vi assegna un senso diverso, i generi e le specie sono predicati a cui corrispondono classi o gruppi in base ai quali ordiniamo gli individui sensibili che sono sostanze prime. La sostanza prima dunque non è un'idea, ma l'individuo sensibile. 2. Linguaggio e proposizioni “Dell’interpretazione” > Viene esposta la dottrina del significato semantica. Le parole scritte le parole vocali sono il risultato di una convenzione, è infatti in base ad un accordo che i termini diversi corrispondono alle stesse cose. Il simbolo è il termine che indica questa relazione di corrispondenza convenzionale. Le parole corrispondono a concetti mentali che Aristotele chiama “affezioni dell'anima” e sono uguali per tutti. L'espressione scritta, orale e convenzionale, mentre il contenuto mentale a cui il termine corrisponde naturale, cioè è uguale per tutti. Al concetto, dunque, corrispondono a sostanza reale. Il nome e il verbo sono i due elementi basilari del linguaggio; gli enunciati dichiarativi, che possono essere veri o falsi, devono contenere entrambi gli elementi. Gli enunciati possono differire secondo la qualità ed essere affermativi o negativi, oppure possono differire secondo la quantità ed essere dunque universali, particolari o singolari > quadrato degli opposti Ci sono dunque due relazioni principali, la prima è la contrarietà e si ha tra enunciati contrari, ovvero enunciati che non possono essere entrambi veri, ciò sussiste tra una proposizione universale affermativa e la corrispondente universale negativa. La seconda è la contraddittorietà che ha luogo tra proposizioni che sono enunciati contraddittori, ovvero universale affermativa e particolare o negativa oppure universale negativa e particolare affermativa. In questo caso è necessariamente una proposizione della coppia vera e l'altra è falsa. Filosofia: la ricerca della conoscenza Il passaggio dalla potenza all'atto presuppone l'esistenza di qualcosa già in atto da cui trae origine il processo. Il movimento è sempre diretto verso un fine e non c'è posto per movimenti caotici, ma tutto è ordinato in modo finalistico. Il movimento si verifica sempre durante un tempo ed implica una durata, il tempo, infatti, è una misura o un numero del movimento, è un aspetto del movimento e si tratta sempre di un processo ordinato con un anteriore e un posteriore. Se non ci fosse il movimento non ci sarebbe neanche il tempo. Le cause (aìtiai) del movimento non sono ciò che produce qualcosa, bensì ciò che spiega qualcosa fornendo risposta alla domanda “perché?” (dià ti). a. Causa materiale, cioè ciò di cui la cosa è fatta che persiste nella cosa come un soggetto. b. Causa formale, ovvero la sua essenza. c. Causa motrice, ovvero ciò che costituisce l'origine del movimento. d. Causa finale, cioè lo scopo verso cui è rivolto il processo. C'è un'analogia tra il modo in cui funziona la causalità naturale e il modo in cui funziona la causalità tecnica artistica, in entrambi i processi sono diretti ad uno scopo. Nel caso delle realtà naturali, la forma assorbe più funzioni causali ed è causa formale quanto causa finale. La forma associata anche alla causa motrice, poiché la generazione presuppone due genitori che hanno la stessa forma specifica dell'organismo in questione. Nella natura tutto ha uno scopo  concezione finalistica o teologica Aristotele sa che la regolarità della natura non è assoluta e vi possono essere delle eccezioni, però la finalità della natura è interna e coincide con la struttura del mondo. La “Fisica” si conclude con la prova dell'esistenza di un principio, primo immateriale ed è un principio primo a immobile di tutto il movimento, la cui funzione è assicurare l'origine del movimento del Cosmo. L'origine del moto si colloca in un principio immobile se esso si muovesse passando dalla potenza all'atto avrebbe a sua volta bisogno di un principio superiore; quindi, è un termine ultimo nella catena del movimento che è necessariamente immobile. 2. Il cosmo e gli organismi Il mondo distopico è limitato e sferico, con al centro a terra il centro della terra coincide dunque con il Centro del cosmo. Nel mondo sublunare tutto ciò che esiste deriva dai quattro elementi, ovvero acqua, aria, terra e fuoco. Il movimento degli elementi è improntato ad una visione finalistica, ciascun elemento, infatti, ha un luogo naturale verso cui si muove di moto rettilineo. Diverse le situazioni per gli astri dalla luna in su, che sono composti di etere, elemento sommamente perfetto e brillante, incapace di alterarsi e corrompersi, ma in grado di muoversi. Tutti gli astri si muovono di moto circolare intorno alla Terra. Per spiegarne il moto, Aristotele suppone l'esistenza di sfere trasparenti, dette concentriche, la sfera più esterna e quella delle stelle fisse, che segna il limite esterno del cosmo. Oltre il Cielo delle stelle fisse c'è il primo motore immobile, Dio che muove tutto. Non c'è un luogo del primo motore immobile perché esso è privo di materia. L'universo di Aristotele è sferico e limitato, è perfettamente pieno e continuo e si oppone, infatti, agli atomisti, sottolineando che il vuoto non può esistere, giacché la sua esistenza comprometterebbe quella del movimento. L'universo aristotelico è eterno, non si è generato e non si corrompe. Alterazione e correzione riguardano solo gli individui, non le specie eterne che gli organismi perpetuano attraverso il ciclo della riproduzione, gli Filosofia: la ricerca della conoscenza uomini singoli, infatti, muoiono, ma la specie umana si perpetua attraverso di essi. Aristotele ha anche definito inventore della biologia che ha il compito di investigare gli organismi organizzati secondo fini nel mondo della vita. 3. L’anima: natura e conoscenza L'anima è il principio che spiega la proprietà fondamentali degli organismi, ossia la vita. Morto il corpo, scomparirà anche l'anima. L'anima sta al corpo come la forma sta alla materia. Le sostanze naturali possiedono sempre un'organizzazione finalistica e non sono semplici aggregate casuali. Quindi l'anima è l'attualità o perfezione, l'entelecheia prima di un corpo che è capace di vivere. L'anima è la perfezione a cui è diretto tutto lo sviluppo dell'organismo e il principio di organizzazione interna che rende un organismo capace di svolgere le sue funzioni fondamentali in virtù delle quali può vivere. Ci sono tre tipi di funzioni dell'anima ordinate secondo gradi crescenti: a. Il nutrimento a cui sono associati crescita e riproduzione, ovvero funzioni comuni a tutti gli organismi viventi > Anima vegetativa o nutritiva. b. La percezione e la locomozione, funzioni comuni a tutti gli animali > Anima percettiva. c. Il pensiero funziona proprio dell'uomo > Anima intellettuale. L’anima più complessa ingloba in sé le funzioni di quella più semplice e l'anima è sempre un principio unitario. “Sull’anima” > Enuncia due aspetti, ovvero quello fisico corporeo, per cui percepire implica che il corpo sia modificato, e quello formale, immateriale, per cui percepire riguarda l'anima di chi percepisce. Percepire è un processo in base a cui l'anima percettiva esercita la sua funzione, riceve in sé la forma dell'oggetto percepito, senza tuttavia accogliere la materia corrispondente. La percezione, dunque, è un processo psicofisico. Per Aristotele l'opzione del pensare presuppone sempre immagini desunte dalla percezione senza immagine, infatti, non ci sarebbe il pensiero e l'anima accoglie in sé una forma. Oltre a ricevere le forme sensibili, l'anima può anche conservarle in sé e associarle combinarle mediante la facoltà dell'immaginazione (phantasia). L'immaginazione permette di conservare in sé e manipolare le percezioni e la stessa memoria è associata all'immaginazione. Il compito dell'anima intellettuale è quello di estrarre dalle immagini percepite, una forma di tipo diverso, più generale rispetto alla forma sensibile. Si tratta della forma intellegibile che costituisce l'oggetto del nostro pensiero. Pensare qualcosa significa astrarre la forma intellegibile a partire da qualcosa di percepito. Occorre ammettere l'esistenza di un intelletto che già conosce in atto, e questa distinzione aristotelica definisce l'intelletto passivo come l'intelletto che passa dall'ignoranza alla conoscenza, e l'intelletto agente, ovvero l'intelletto che è già in atto, garantendo così la possibilità del passaggio nell'intelletto passivo. L'intelletto attivo è l'aspetto immortale, eterno dell'anima di ciascuno, ma è anche possibile che l'intelletto attivo possa essere il motore divino. Non è ben chiaro cosa cosa si identifichi con l'intelletto attivo. 4. La metafisica 1. Metafisica e scienza delle cause Filosofia: la ricerca della conoscenza Metafisica = Indagine sui principi che sono alla base della realtà e sul modo in cui essa è costituita. Sinonimo anche di ontologia, ovvero indagine sull'essere. Aristotele non chiama la mai metafisica, ma chiama invece Sapienza o filosofia prima, scienza dell'essere in quanto essere. Il principio generale è che la conoscenza è un desiderio comune a tutti gli uomini, che dipende dalla loro stessa natura. Il pensiero è proprio ciò che distingue l'uomo da ogni altra specie animale. Aristotele delinea i livelli in cui si articola il conoscere i livelli più bassi sono quelli legati alla percezione e sono comuni sia agli uomini che agli animali, ovvero: percezione, memoria ed esperienza. Noi siamo in grado di percepire, di conservare e anche di manipolare le nostre percezioni, riportandole alla memoria, associandole tra di loro. L'uso della ragione diventa necessario quando abbiamo a che fare con forme di conoscenza propria esclusivamente dell'uomo che riguardano le cause, di ciò che osserviamo, ovvero le tecniche, le scienze teoretiche la sapienza. Noi conosciamo perché accade qualcosa e troviamo una risposta universale applicabile a tutti i casi simili. Questa capacità esplicativa e propria solo degli uomini e definisce la conoscenza razionale. Conoscere significa dunque spiegare e saper spiegare. Le scienze più alte sono le scienze teoretiche e mirano solo a conoscere la verità e sono fini a sé stesse. La sapienza o filosofia prima è universale, cerca le cause di ciò che accade, l'oggetto della filosofia prima è diverso dagli altri perché è il più universale e il primo per importanza, essa è la forma di conoscenza più libera proprio perché svincolata da qualsiasi scopo. Aristotele individua quattro cause alla base della realtà e vuole chiarire quali sono e come funzionano le cause che danno conto di tutta la realtà. Per Aristotele, nessuno prima di lui è stato capace di cogliere la causa finale o coloro che hanno intravisto una parte della verità hanno espresso queste intuizioni in modo imperfetto o fuorviante. Aristotele critica la teoria delle idee e l'obiezione principale è quella di aver concepito le cause come realtà separate da ciò che esse erano destinate a spiegare, creando così un inutile doppione del nostro mondo. Per spiegare l'essenza di un oggetto non devo porre un altro oggetto separato da esso in questo modo non si spiega nulla e si crea un incomprensibile mondo parallelo a quello di cui ho esperienza. La forma è invece un principio di organizzazione interna che dà conto della natura delle cose, permette di spiegarne i cambiamenti a cui esse sono soggette. 2. L’essere e la sostanza L'oggetto universalismo di cui la filosofia investiga le cause è l'essere di tutte le cose. Più precisamente la filosofia e la scienza dell'essere in quanto essere ( on hèi on ). Ente = òv = Si riferisce ogni cosa che compone la nostra esperienza, l'ente e qualsiasi oggetto che esiste e che possiamo conoscere. La filosofia è situata ad un livello più alto di generalità e considera gli aspetti più universali che fanno di quell'oggetto una realtà esistente e conoscibile ed essa, dunque, prende in esame ciascun ente in quanto semplicemente è. La filosofia considera ogni oggetto che esiste e che possiamo conoscere in quanto mette in luce la sua struttura più generale in base a cui esso è in realtà esistente, conoscibile. L'ente può essere conosciuto in quattro significati fondamentali: - Categorie. - Accidente. - Potenza e atto. - Vero e falso. Filosofia: la ricerca della conoscenza L'anima possiede una funzione desiderativa che partecipa della ragione e la virtù, quindi non riguarda solo la conoscenza, ma anche le emozioni, in quanto esse sono regolate in modo razionale. Virtù etiche: virtù della parte desiderata dell'anima, la virtù etica è uno Stato o condizione durevole (hexis), che coincide con la via di mezzo tra due eccessi. La principale virtù etica e la giustizia che può avere due eccezioni: - Nel suo significato generale, la giustizia coincide con la virtù ed è identificata con ciò che è conforme alla legge. L'uomo virtuoso rispetta dunque le leggi - È associata ad una precisa virtù del carattere, si divide a sua volta in due tipologie:  Giustizia distributiva > Riguarda tutto ciò che può essere diviso tra i cittadini ed implica una distribuzione dei beni in relazione al valore di ciascuno.  Giustizia correttiva > Ristabilisce l'uguaglianza tra persone. Quando una ha fatto torto all'altra. La giustizia si realizza nel rapporto tra più individui all'interno della comunità politica. La conoscenza del bene è insufficiente rispetto all'acquisizione della virtù ed è possibile, infatti, conoscere il bene senza però saperla mettere in pratica. Per questo si sottolinea l'importanza dell'abitudine dell'esercizio, ossia imitando l'esempio proposto dalla Comunità agli esseri umani possono formare il loro carattere. L'intento di Aristotele è garantire la giusta educazione dei cittadini e, a questo scopo, l'abitudine acquistata imitando i modelli proposti dalla Comunità di appartenenza, è un mezzo efficace. Virtù dianoetiche: La virtù aristotelica può essere posseduta solo dai cittadini maschi, adulti e liberi, unici soggetti morali a tutti gli effetti. Le virtù dianoetiche sono le virtù proprie della parte razionale: - Sapienza > Quando la ragione si applica alla conoscenza di realtà necessarie. Coincide con una conoscenza teoretica, essa infatti è la compiuta realizzazione della nostra natura razionale, mediante la contemplazione intellettuale. - Prudenza ( phronesis ) o saggezza > Le ragioni si applica alla conoscenza di realtà contingenti dipendenti da noi. La virtù conoscitive applicata a comportamenti pratici e decide cosa fare nelle singole situazioni della vita. Philia = amicizia > Aristotele analizza le varie forme di amicizia, mostrando che solo una persona virtuosa può intrattenere relazioni positive fruttuose con gli altri. Di conseguenza, quando due individui riconoscono reciprocamente che l'altro è un buon carattere e trascorrono tempo insieme, impegnati in un'attività conforme a virtù, essi danno vita al tipo migliore di amicizia, ovvero l'amicizia perfetta. L'amore di sé è perfettamente legittimo e, anzi, è pienamente giustificato, purché si esprima in modo conforme a virtù. L'amore di sé invece condannato quando si risolve nella semplice volontà di acquisire beni esteriori ed è una forma negativa di amore di sé, perché porta al conflitto con gli altri e minaccia la stabilità della comunità politica. Distingue 3 tipi di vita: - dedicata al piacere > Aristotele concede che gli svaghi che procurano piacere fisico siano desiderabili e possono essere considerati come fini delle nostre azioni. Una vita felice deve infatti includere il piacere, anche se il piacere non può essere il fine ultimo a cui tendiamo, ha un ruolo subordinato e secondario ad attività più importanti. Il piacere è un'attività completa in se stessa, ma è un'attività che comunque deve essere accompagnata da altre attività che le porta a compimento. - dedicata alla politica - dedicata alla conoscenza > Questa è la vita più felice di tutti, dedicata alla contemplazione che è l'attività di qualcuno che ha già acquisito La Sapienza teoretica; è Filosofia: la ricerca della conoscenza precisamente la vita dello scienziato e del filosofo che sono simili a Dio nell'esercizio della conoscenza. Lo scopo della morale e la piena espressione delle capacità umane per sviluppare le quali è necessario assicurare condizioni sufficienti di benessere materiale. Quindi rivendica la superiorità di una vita completamente dedicata alla pura conoscenza 2. La politica L'uomo è un animale politico e dunque per natura si associa ai suoi simili. La natura coincide con i comportamenti e le istituzioni che regolano la vita associata Famiglia = dimensione domestica (oikos) > È la prima forma di aggregazione fondata sull'istinto naturale a procreare e a proseguire la specie. È composto dal capofamiglia che esercita potestà sugli altri componenti, ovvero donna, figlie schiavi ed è una comunità destinata alla sussistenza e alla sopravvivenza in cui sono soddisfatti i bisogni quotidiani. Donne schiavi sono estromessi dalla forma di associazione più completa, ovvero la polis. Alla polis appartengono in senso vero e proprio solo i cittadini maschi adulti provvisti di razionalità politica e che possono esercitare un comando. Per Aristotele la polis esiste per natura. Aristotele distingue tre coppie di costituzioni in ciascuna coppia c'è una Costituzione buona e quella degenerata, il criterio per distinguerle è il fatto che i governanti agiscano a beneficio della comunità o nel proprio interesse: - Governo di uno: la monarchia che degenera in tirannide - Governo di pochi: aristocrazia che degenera in oligarchia - Governo di molti: politeia che degenera in democrazia La Costituzione migliore e il governo di molti nella sua forma sana, ovvero la politeia. La migliore forma di governo, invece, è quella controllata da una numerosa classe media che configura come il giusto mezzo tra gli estremi delle oligarchia governata dai ricchi e della democrazia governata dai poveri. Aristotele teorizza una forma di governo perfetta, ma è del tutto diversa da quella teorizzata da Platone. La migliore forma di governo è quella in cui ogni cittadino possegga la virtù morale sia in grado di realizzarla nella pratica ogni cittadino raggiungerà dunque una vita di virtù e completa felicità. Per raggiungere ciò serve un sistema Comune di educazione per tutti i cittadini, poiché essi condividono lo stesso scopo. 3. Retorica e poetica Retoriche poetica sono conoscenze poietiche, cioè produttive volte realizzare prodotti autonomi, svincolati dall'azione che gli ha fatti nascere. “Retorica” è probabilmente uno scritto giovanile composto presso l'Accademia. La retorica viene definita come tecnica volta a produrre argomenti persuasivi. La retorica mira alla persuasione e il suo effetto è prodotto mediante tre fattori: - Le qualità morali dell'oratore - Le qualità morali del pubblico che l'oratore deve saper suscitare e controllare. - La forza argomentativa. Le tecniche argomentative retoriche, mirano non a rigore, ma la capacità di convincere l'uditorio. Tre generi di retorica: - Deliberativo > politica - Giudiziario Filosofia: la ricerca della conoscenza - Epidittico > encomi “Poetica” è un'opera in cui esamina i generi letterari dell’epica e della tragedia. L'opera drammatica deve avere un'azione unica e devono essere unici il tempo e il luogo in cui l'azione si svolge. Aristotele si riferisce al tema dell'unità dell'opera poetica, ma è poco plausibile che egli comunque volesse fornire una specie di manuale. La poesia è caratterizzata dall'imitazione (mìmesis) della natura e qui è evidente l'affinità tra Aristotele e Platone, tuttavia, non condivide la condanna della poesia formulata nella Repubblica, ritiene infatti che l'imitazione è un aspetto essenziale degli esseri umani che le esercitano fin da bambini e ricevono piacere da essa. La produzione poetica svolge una funzione positiva tanto per la conoscenza quanto per la morale. Per quanto riguarda la conoscenza, la poesia è intermedia tra la storia che narra di fatti particolari e la filosofia che conosce l'universale, la poesia ha infatti per oggetti, fatti singoli, ma li considera da una prospettiva universale. La poesia permette di comprendere meglio la natura dell'uomo. Per quanto riguarda la morale, la tragedia suscita nello spettatore emozioni particolarmente forti quali pietà e terrore, purificando la sua anima dalle componenti irrazionali > katarsis che serve alla formazione morale dell’uomo UNITÁ 5 – ETÀ ELLENNISTICA 1. L’ELLENISMO: storia, cultura, filosofia 323-322 a.C > morte di Alessandro Magno e di Aristotele. Ellenismo > 323-31 a.C > data della battaglia di Azio + 27 a.C Ottaviano imperatore sotto il nome di Augusto “Ellenismo” nome dato da J. G. Droysen, termine per indicare la diffusione della lingua e cultura greca in Oriente in seguito alle conquiste di Alessandro Magno In questo periodo la potenza politica di Atene appare limitata, pur conservando il prestigio culturale. Con la morte di Alessandro Magno, i suoi luogotenenti (diadochi) fondarono dinastie che regnarono in Grecia, Asia ed Egitto. I regni ellenistici incoraggiarono allo sviluppo della scienza  Alessandria, sotto la dinastia dei Tolomei, divenne un centro culturale, vantava la biblioteca più grande del mondo antico e un museo. La cultura greca non si identificava più con Atene. Accademia e Liceo, scuole de IV sec. erano centri scientifici e filosofici, la scienza si spostò ad Alessandria e ad Atene rimase la filosofia. 2. La filosofia in età ellenistica Si formano nuove scuole filosofiche: - 306 a.C > Giardino di Epicuro - Stoà, fondata da Zenone di Clizio Il Liceo perse di importanza, l’Accademia rimase un importante centro intellettuale ma trasformò la sua fisionomia: politica e matematica non furono più coltivate. L’Accademia ellenistica assunse più argomentazioni di tipo scettico rivolte principalmente contro gli stoici. Stoici ed epicurei condividono aspetti simili tra loro ma diversi dalle filosofie del IV sec a.C: - Contestano gli assunti generali del pensiero di Platone ed Aristotele, il concetto di forma o essenza non ha alcun ruolo nella loro riflessione - Sensazione ha un ruolo fondamentale: è la via d’accesso privilegiata alla realtà - Riconoscono l’esistenza di una divinità però è qualcosa di corporeo - Si confrontano con le posizioni scettiche sulla possibilità della conoscenza Filosofia: la ricerca della conoscenza fu anche autore di opere molto lunghe, come l'opera “Sulla natura” che comprendeva 37 libri di cui ci è pervenuto pochissimo. atomismo è un messaggio di liberazione dalla sofferenza attraverso la filosofia. Epicuro criticava aspramente i logici e riteneva che le loro dottrine fossero sterile esercizio verbale. Nella filosofia di Epicuro non c'è una vera e propria logica, ma c'è una dottrina della conoscenza che gli espose in un'opera a detta “Canone” ed è denominata quindi canonica. Qui egli cercava di individuare ciò che giustifica la verità della conoscenza, ovvero un canone, un criterio di verità. Ammetteva tre criteri: - le sensazioni, o percezioni > Tutte le sensazioni sono vere, sono false, non le percezioni, ma le opinioni che abbiamo sul loro conto. La percezione è causata dai simulacri (èidola), che sono sottilissime immagini che continuamente si staccano dagli oggetti. I simulacri sono costituiti da atomi e hanno la stessa conformazione atomica degli oggetti da cui si distaccano. La sensazione registra l'urto dei simulacri con gli organi di senso. In questo tragitto i simulacri si possono modificare, ma ciò non rende la sensazione falsa. La sensazione garanzia di un contatto immediato e sempre vero con la realtà. - le prolessi (prolepsis) > che è un concetto generale che permette di classificare i dati che si ricevono dalla percezione, anticipandone il contenuto. Per la prolessi è il semplice risultato di percezioni depositate nella memoria. - le passioni > Sono il principale criteri da seguire: si tratta di piacere e dolore. Lucrezio scrisse nel I secolo a.C “Sulla natura delle cose” forse basandosi proprio sul trattato perduto di Epicuro. La fonte più importante di questo tomismo e Democrito di cui Epicuro conobbe bene la filosofia. L’atomismo di Epicuro è diverso da quello di Democrito, nella “Lettera a Erodoto” sono esposti principi in base a cui è costituito il mondo ed è evidente la somiglianza con le posizioni degli eleati che avevano profondamente influenzato Democrito: niente nasce da ciò che non è e niente si distrugge in ciò che non è. Si ha un mondo immutabile simile a quello teorizzato da Parmenide. Non esiste un solo ente, ma una pluralità di corpi la cui esistenza è testimoniata dalla sensazione, in particolare dal tatto, senza alcuna possibilità di errore. Il vuoto esiste, senza di esso non sarebbe possibile il movimento. Democrito riteneva il vuoto una forma di non essere che comunque esiste. Il vuoto per Epicuro è una natura non tangibile che con la sua esistenza permette ai corpi di muoversi. Alla base di tutto ci devono essere dei corpi indivisibili, ovvero gli atomi. I processi che chiamiamo generazione e corruzione sono l'aggregarsi e il disgregarsi di atomi. Atomi e vuoto sono eterni. Le qualità che percepiamo appartengono solo agli aggregati atomici, mentre gli atomi hanno proprietà di tipo quantitativo e sono la forma, la grandezza e il peso. L'atomo per definizione è indivisibile e, pur essendo indivisibili, gli atomi hanno delle parti, i cosiddetti minimi, che sono unità di misura degli atomi. I minimi fanno sì che un atomo abbia una forma e un peso e ciò garantisce anche che l'atomo possa muoversi. Gli atomi si muovono per caduta nel vuoto movimento atomico. L'altro movimento deriva dall'urto e dal rimbalzo degli atomi. Il problema è stabilire come possono portarsi gli atomi. Gli atomi cadono tutti alla stessa velocità, quindi c'è un terzo tipo di movimento che porta gli atomi a deviare la loro traiettoria, che è la declinazione (clinamen): La declinazione non è determinata da qualcosa che la precede, ma al carattere di spontaneità e indeterminazione. Ciò consente anche di rendere possibile la libertà delle decisioni, essendo la mente umana fatta di atomi. Tutto, infatti, è fatto di atomi. Anche l'anima è fatta di atomi ed è destinata a disgregarsi insieme al corpo. In Epicuro, quindi, c'è un fortissimo materialismo, infatti anche la libertà dell'uomo dipende da cause fisiche e materiali. Tutto è composto da infiniti atomi che si muovono in un universo infinito e formano infiniti cosmi. La generazione dei mondi, le loro trasformazioni avvengono per ragioni fisiche legate al movimento degli atomi, alla loro aggregazione. Si ha un Filosofia: la ricerca della conoscenza mondo infinito nel quale l'uomo non ha nessun posto privilegiato e nel quale gli dei non intervengono con un disegno finalistico. Gli dèi esistono e ne abbiamo una conoscenza attraverso i simulacri che ci raggiungono, però gli dei non intervengono nelle vicende del mondo, sono aggregati atomici particolarissimi che in virtù della loro Costituzione non si disgregano, ne muoiono. Essi si trovano negli spazi tra un cosmo e un altro, ovvero gli intermundia, e sono sereni e imperturbabili, sono dunque dei modelli di saggezza. “Lettera a Meneceo “ > La felicità coincide con la liberazione dal dolore e dal turbamento. Si è felici nella misura in cui si segue il criterio dato dalle passioni basilari: fuggire il dolore e seguire il piacere. Esistono piaceri di vari tipi, i piaceri che causano turbamenti sono falsi piaceri che provocano soltanto dolori. Vanno soddisfatti solo quei desideri naturali necessari, ovvero quelli che liberano dai dolori del corpo. Il piacere è un tranquillo sentimento della propria esistenza, la piena consapevolezza di essere liberi dalla sofferenza. La felicità è assenza di dolore nel corpo (aponia) e assenza di turbamento nell'anima (atarassia). Il piacere è una condizione stabile, si parla infatti di piacere catastematico. Sono i principi della fisica epicurea che liberano l'uomo dalle paure più forti che tormentano la vita, ovvero gli dei e la morte. Gli dei sono imperturbabili e non si occupano delle vicende umane. La morte non è da temere perché la fisica dimostra che essa non è nulla se non la dissoluzione del nostro composto atomico. Non si deve temere il dolore, perché se dura a lungo non è forte e il piacere, infine, è facile da raggiungere, perché se è autentico, esso si identifica con la sottrazione del dolore. Non c'è l'impegno politico, è famoso il motto “vivi nascosto”. 2. Lo stoicismo: sistema e virtù 300 a.C Zenone di Clizio fonda la Stoà, che vuol dire “portico”, la scuola si trovava in un portico dipinto nell’Agorà di Atene, la scuola durò fino al I sec a.C. Successori di Zenone: - Cleante (331-232 a.C) - Crisippo di Soli (280-208 a.C) E andato quasi tutto perduto dei primi stoici e possiamo ricostruirne le posizioni attraverso citazioni. Gli stoici si riallacciano ad Eraclito e ne mutano alcuni concetti fondamentali: logos che si identifica con la divinità che regola ogni cosa dall'interno, il concetto di fuoco che identificano con il principio divino. Epicureismo e stoicismo sono filosofie speculari, uguali e contrarie che condividono alcuni presupposti generali, ma li sviluppano in modo diverso. La filosofia stoica è materialistica o corporalistica, ovvero tutto ciò che esiste è un corpo. L'universo è una totalità organizzata e coesa per opera di un principio divino che si trova all'interno di ogni cosa e regola tutto in modo finalistico. La loro etica è fondata sul rigore e la virtù è la condizione necessaria e sufficiente della felicità. Gli stoici predicano l'importanza dell'impegno politico che impone a ciascuno il compimento dei propri doveri. Ritengono la filosofia divisa in logica, fisica ed etica. La filosofia è una scienza perfetta che ci permette di acquisire la virtù, cioè la migliore condizione di cui è capace l'uomo. Alla base di tutto c'è il logos, la ragione divina, e il fine della filosofia è vivere in accordo al logos. Anche gli stoici si confrontano con il problema del criterio della verità, anch'essi riconoscono l'importanza basilare della sensazione, proprio come gli epicurei la pongono a fondamento di tutto. Phantasiai= rappresentazioni = Impressioni che subiamo perché il mondo agisce sui nostri organi di senso, tutto ciò che si conosce proviene dall'esterno. Filosofia: la ricerca della conoscenza Noi possiamo accordare o rifiutare l'assenso alle rappresentazioni che riceviamo, non siamo noi i responsabili delle impressioni che subiamo, ma siamo responsabili se diamo il nostro assenso a una rappresentazione non attendibile, facendola diventare una nostra credenza. Phantasia kataleptikè = rappresentazione comprensiva o catalettica = Riproduce tutti i caratteri dell'oggetto da cui proviene e si distingue per la sua evidenza. La sua evidenza è garanzia di verità e il saggio dovrà idealmente i propri assenso solo alle rappresentazioni comprensive per poterci formare opinioni vere sul mondo. Con il logos è una relazione, un nesso di conoscenze  logica, la dialettica che Crisippo definisce come la scienza di ciò che è vero, di ciò che è falso e di ciò che non è nè vero né falso. Logico è una scienza a tutti gli effetti e non è un semplice strumento della conoscenza come riteneva Aristotele. L'unità di base della logica e la proposizione che si analizza secondo il soggetto (nome o pronome) e un predicato (un verbo o un gruppo verbale) > leggi della logica studiano le relazioni tra proposizioni e si parla di logica proposizionale. Permettono la negazione alla proposizione di riferimento. Il significato è ciò che propriamente può essere vero o falso? Non si tratta delle cose né dei nostri discorsi sulle cose, ma del significato dei nostri discorsi. Significati = dicibili = lektà, sono incorporei, entità astratte Modus ponendo ponens > primo dei principi indimostrabili Il mondo storico è diverso da quello epicureo: è una totalità limitata, perfettamente unificata e ordinata da un principio divino corporeo che è interno ad ogni cosa e regola tutto con il legame finalistico del logos. Il cosmo è un essere vivente, razionale, animato e intelligente. Tutto ciò che esiste e corpo e ciò che è corporeo, è capace di agire e patire. Solo gli incorporei, come i significati sono in una condizione inferiore a quella dei corpi. L'essenza è la materia, uno dei due principi corporei dell'universo e il demiurgo si trova in essa e la organizza dall'interno, esso è a sua volta un corpo, un fuoco o soffio (pneuma) che produce e vivifica. Per il demiurgo è il logos, cioè la ragione interna all'universo che lo regola con un ferreo nesso di causa effetto. Questa dottrina ha causato l'accusa di negare la libertà. I corpi che incontriamo nella nostra esperienza sono composti dai quattro elementi, l'elemento naturale del fuoco è però diverso dal fuoco divino, in quanto quest'ultimo crea il mondo e lo nutre, mentre il fuoco naturale lo consuma. Più il mondo non è eterno, ma ha una nascita e avrà un fine. Ci sono dei cicli cosmici, la cui durata è basata su calcoli anatomici. Alla fine di ogni ciclo, la materia del mondo si risolve nel principio del fuoco divino con la conflagrazione (ekpyrosis). Dopodiché il cosmo ricomincia la sua esistenza, ogni sequenza cosmica e la ripetizione di quella precedente. Per la dottrina stoica del logos pone importanti questioni morali. nell'Inno a Zeus di Cleante la concezione deterministica è forte in quanto Zeus governa tutto con una legge immutabile. Crisippo tentò di sfumare questa posizione stoica, affermando che il destino regola ogni cosa, ma l'azione dipende comunque dalla nostra natura. Il fine della morale e “vivere in conformità alla natura”= homologoumenos = in modo uguale al logos. Il fine della morale e rendersi simile alla legge che governa il tutto, quindi interiorizzarla. Per ottenere questo fine, la virtù è condizione necessaria e sufficiente. Tutto ciò che non è conforme a natura o è nocivo o è indifferente. La parte principale direttrice della nostra anima e quella razionale. Le passioni sono giudizi razionali sbagliati che devono essere corretti, le passioni vanno estirpate > apatheia Il saggio è l'uomo capace di conoscere tutte le cose in modo completo e stabile, interiorizza la legge dell'universo e estirpa da sé tutte le passioni. Pochissimi sono in grado di raggiungere la saggezza, Socrate, per esempio, l'aveva fatto. Filosofia: la ricerca della conoscenza Il mondo di Plotino è eterno, eternamente generato, è dipendente da principi superiori. L'Uno è la prima ipostasi, ossia il primo dei principi metafisici che compongono la realtà. Gli altri due principi sono Intelletto e Anima, insieme sono le tre ipostasi che corrispondono a 3 gradi diversi di unità e semplicità. Dall'Uno si genera l'Intelletto o Intelligenza (nous) o Essere, è “uno-molti” perché contiene in sé perfettamente unificata la molteplicità delle idee che sono i modelli di tutte le cose. Dall'Intelletto si genera l'Anima, ossia il principio di livello più basso e molteplice che Plotino chiama “uno e molti”. Al di sotto dell'anima ci sono i corpi che non sono principi di nulla e si limitano a dipendere da cause superiori. Distinzione tra i principi come se essi corrispondessero alle prime tre ipotesi sull'anno formulate nella seconda parte delle “Parmenide”-> Interpretazione in chiave metafisica e teologica L'Intelletto è il tipo più alto di essere pensiero, ossia la vita che indica il carattere attivo ed efficace del modo di intelligibile. La vita dell'Intelletto è situata nell'eternità, fuori dal tempo e dalla durata, mentre la vita dell'Anima è associata al tempo e alla transizione. L'Anima include molteplici livelli: - Anima-ipostasi > Principio universale che deriva dall'intelletto. - Anima individuale: Dà forma governa il mondo dei corpi.  Anima cosmica > Il cosmo è un individuo, perciò è il grado più elevato dell'anima individuale (dottrina ripresa dal Timeo)  Anima degli individui singoli Il mondo dei corpi si genera quando l'anima introduce le forme nella materia, la materia è l'ultimo livello nella derivazione della realtà, è una specie di grado zero ed è completamente informe, inerte e illimitata, indeterminata e indeterminabile. La materia si identifica con la completa privazione di essere ed è un principio opposto all'uno e all'essere concepita come male in sé. L'uomo ha una condizione duplice, il corpo lo Lega al mondo, sensibile materiale, l'anima lo collega al mondo intellegibile. Sono due livelli distinti nell'anima di ciascuno, il livello più basso è quello dell'anima discesa nel corpo che ragiona sui dati ricevuti, nella percezione. L'anima di ciascuno non è discesa nella sua interezza nel corpo, ma qualcosa di essa non abbandona mai l'intelletto e condivide il suo tipo perfetto di conoscenza che non è disceso nei corpi. Attraverso la filosofia e l'ascesa intellettuale, l'uomo può quando è ancora in vita, diventare Dio e riattivare la conoscenza intellettuale superiore di cui di solito non è consapevole. Sopra la conoscenza intellettuale c'è l'esperienza diretta dell'uno da parte dell'anima che può attingervi in un'estasi superiore al pensiero > “fuga di solo a Solo”  estasi mistica è l’esito dell’intellettualismo di Plotino 3- Il neoplatonismo dopo Plotino Il neoplatonismo dopo Plotino è un fenomeno religioso, oltre che filosofico. Si diffonde l'idea che si potesse ascendere ai principi solo seguendo pratiche rituali rivelati dagli stessi dei (teurgia)-> importanza degli “Oracoli caldaici” (II sec d.C) ispirati al pensiero di Platone, si presentano come una rivelazione platonica trasmessa dagli dei, basati in massima parte sul Timeo, fornisce gli uomini istruzioni per la purificazione dell'anima, il ricongiungimento al divino. Giamblico insegna in Siria all’inizio del IV sec, polemizza con Porfirio. Sostiene la necessità delle cerimonie sacre, incluso il sacrificio rituale, affinché gli uomini giungano alla purificazione. L'ascesi filosofica, non basta l'anima infatti è incapace di elevarsi a Filosofia: la ricerca della conoscenza Dio senza aderire alle pratiche rituali rivelate dagli dèi. L'anima è discesa completamente nel corpo e c'è un principio superiore all'Uno indicibile e ineffabile. V sec: Plutarco fonda ad Atene una scuola destinata a rinnovare la tradizione dell'Accademia platonica. Gli seguono come scolarchi Siriano (432-437), Proclo (437- 485) e Damascio (ultimo, 515-529) L'imperatore Giustiniano impose la chiusura nel 529 e allora i filosofi ateniesi, tra cui Damascio e Semplicio, emigrarono in Persia alla Corte del re Cosroe.  529 data simbolica della fine del pensiero classico “Teologia platonica” di Proclo > Descrive quattro modi, discorso sul divino. L'unica verità espressa nelle principali tradizioni filosofiche e teologiche elleniche e poi tramandata per simboli e miti negli scritti orfici, negli oracoli caldaici. “Elementi di teologia”, Proclo > Espone la teologia secondo una rigorosa struttura conforme a quella degli Elementi di Euclide. La progressione dei livelli è esposta secondo uno schema causale scandito in tre momenti della permanenza, della processione, della conversione. L'Uno è causa di tutti i gradi inferiori della realtà, inclusa la materia. La materia è l'ultima emanazione del bene e non ha esistenza reale, ma un'esistenza parassitaria collaterale che non può essere ricondotta ad un solo principio. 4- Il primo pensiero cristiano Paolo di Tarso > “Atti degli apostoli”, Discuteva ad Atene. I filosofi greci non riuscivano ad accettare la resurrezione della carne, dottrina tipica del cristianesimo. Filone di Alessandria (30 a.C- 45 d.C) > Integra la filosofia greca, in particolare quella di Platone, con l'esegesi della Bibbia. Tento di interpretare la Bibbia in senso allegorico, Mostrandone la compatibilità con le dottrine dei filosofi. Celso (160/180) “Discorso Vero” > La confutazione del cristianesimo dal punto di vista filosofico. Giustino > “Dialogo con Trifone” Sostiene la compatibilità tra il percorso filosofico e la fede cristiana. La filosofia ha una funzione solo preparatoria alla vera filosofia, ovvero la fede in Cristo nel vero Dio. Tertulliano > Riteneva dannoso per i cristiani dedicarsi alla speculazione dei Pagani Origene (185-254) > Formatosi ad Alessandria nel II secolo e allievo di Ammonio Sacca, presso cui studio Plotino. “Sui principi” È un trattato in cui si vede lo sforzo di formulare la rivelazione cristiana con gli strumenti della filosofia pagana platonica. Interpreta poi i numerosi passi della Bibbia, in modo da legittimare l'uso della Sapienza dei Pagani al servizio della rivelazione. Le sue dottrine saranno poi condannate come eretiche. In particolare l'idea che le anime preesistono all'incarnazione e della dottrina della restaurazione (apocatasi), secondo cui nel giudizio finale tutti saranno perdonati, inclusi i peccatori. IV-V sec dibattito generato da tre concili: Concilio di Nicea (325) e di Costantinopoli (381) dedicati alla dottrina della Trinità, quelli di Efeso (431) e Calcedonia (451) sulla questione cristologica. 2. Agostino di Ippona 1. Una vita esemplare Aurelio Agostino fu retore, filosofo, dottore alla Chiesa romana cattolica. Il cristianesimo passo da religione perseguitata, religione ufficiale dell'impero. Lo scacco Filosofia: la ricerca della conoscenza di Roma nel 410 segnò la fine di un'epoca, la tradizione religiosa ebraica e cristiana si assimilò con la filosofia greca. Le “Confessioni” sono un'autobiografia riguardante la propria vita privata, che viene utilizzata come esempio concreto del modo in cui un'anima individuale può redimersi uscendo dal peccato ed elevarsi a Dio. 354 > nasce nell’Africa Romana a Tagaste Studiò prima Tagaste poi e Cartagine e iniziò con lo studio dei classici latini, soprattutto Cicerone, e fu conquistato da un dialogo ora perduto, “Ortensio”, in cui Cicerone esortava la filosofia. In una prima fase si accostò in manichei che promettevano la comprensione razionale della verità rivelata. Il manicheismo era una setta religiosa di origine persiana, fondata da Mani, e fondeva il cristianesimo con dottrine religiose orientali, sostenendo l'idea che vi fosse una lotta perenne tra due principi, uno positivo, non negativo, il bene e il male, lo spirituale si opponeva a ciò che era materiale. 383 > a Roma, ottiene la nomina di insegnante di retorica a Milano ed inizia ad avvicinarsi allo scetticismo 384 > Attraversò una crisi decisiva, Ascolto i discorsi del vescovo Ambrogio ne fu conquistato. E fu così che si convertì al cristianesimo. Adria Platonismo, grazie all'influenza degli scritti di Plotino e Porfirio. Affronto le questioni principali sollevate dai manichei: il dualismo e l'origine del male. Arrivò a concepire Dio come una realtà spirituale, senza considerare il mondo materiale malvagio. Affrontò il problema del male facendo riferimento all'imperfezione delle creature, senza riportarne l'origine ad un principio negativo. Tre cristiani, si sosteneva l'idea che Platone avesse un portato in Grecia la sapienza di Mosè, conosciuto in Egitto dopo la morte di Socrate Teoria del “sacro furto” che rendeva possibile l'annessione della filosofia greca, la sapienza cristiana. Dopo la conversione, Agostino abbandonò l'insegnamento e si ritirò in Brianza e scrisse i dialoghi, esempio di una fusione tra cristianesimo e filosofia platonica: “Contro gli accademici” dedicato al problema dello scetticismo, “La vita felice”, “L’ordine”, “Solliloqui” > Fusione dell'estasi, mistica cristiana e dell'ascesa neoplatonica verso un Dio identificato con verità e Sapienza. 388 > si stabilì a Tagaste e condusse una vita di tipo monastico 391 > ordinato sacerdote contro la sua volontà 395 > vescovo ad Ippona “la dottrina cristiana” > opera sui principi dell’esegesi biblica Fu costantemente impegnato nelle polemiche teologiche a difesa dell'ortodossia cattolica contro eresia e scismi. In particolare, fu in polemica con i manichei e i donatisti, ossia gruppi di cristiani africani seguaci del vescovo Donato, che era intransigente nei confronti dei cristiani non moralmente integri e contestava la validità dei sacramenti da loro amministrati. Fu in polemica anche contro il monaco Pelagio , incline a sminuire il ruolo del peccato originale, difendeva la visione ottimistica delle capacità umane al fine di ottenere salvezza. “Confessioni “ > 397-403 “La Trinità” > 400-420 “La città di Dio” > 413-426 28 agosto 430 > muore
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