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Appunti sulle forme di governo e la vita in comune secondo Platone, Appunti di Filosofia Politica

Politica grecaPlatoneStoria della filosofia antica

Una panoramica di come platone ha affrontato il problema della coesione sociale e la diversità di modi di vivere insieme nella sua opera 'la repubblica'. Il filosofo greco si pone la domanda su come gli esseri umani possano vivere insieme in modo armonioso, partendo dalla crisi della vita associata in grecia antica. Il concetto di polis, o comunità unificata, e la teoria dei cicli di governo, che include forme come aristocrazia, timocrazia, oligarchia e democrazia.

Cosa imparerai

  • Che forma di governo Platone esplora inizialmente nella sua opera 'La Repubblica'?
  • Come Platone descrive la crisi della vita associata in Grecia antica?
  • Come Platone descrive la teoria dei cicli di governo e le diverse forme politiche?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 25/11/2019

alessia-colangeli
alessia-colangeli 🇮🇹

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Scarica Appunti sulle forme di governo e la vita in comune secondo Platone e più Appunti in PDF di Filosofia Politica solo su Docsity! Lezione 7 – appunti Platone si pone il problema di come gli uomini vivono insieme in un modo che problematizza che Platone sia una sorta di nuovo inizio di tipo occidentale. In realtà lui utilizza questioni/criteri che emergono sia in altre culture sia da epoche precedenti la Grecia classica in cui lui vive (cioè tra IV e V secolo a.C.). La questione della funzione regolativa delle usanze (quest’ultime sono abitudini e costumi), che hanno una funzione regolativa anche quando non sono regole scritte, anche quando non diventano legge positiva (cioè posta/scritta/riconoscibile nei suoi contenuti). La funzione regolativa è una funzione cognitiva e affettiva (cioè riguarda le azioni e i comportamenti) e perde inefficacia nei momenti di crisi. Platone è generalmente posto nel punto di vista delle crisi ricorrenti nella vita associata, sulla soglia di un passaggio da un modo di vivere nella Grecia antica; che si faceva sulle stirpi e su reti di relazione che erano diffuse sul territorio e non concentrate in una Polis. Con Platone la vita insieme è quella della polis spazio in cui si vive insieme e in cui certi bisogni sono comuni. C’è anche l’Agorà, che è il luogo di mercato e discussione in cui vi sono scambi di questioni e merci e infine c’è anche l’Acropoli, la parte sacra. La Polis quindi è una comunità che si è unificata, di questo tipo di configurazione diversa ne troviamo ancora le tracce: vivere in città non è l’unico modo possibile, ma ci sono diversi modi di abitare il territorio; ad esempio in medio oriente vi sono gruppi di case autonome distanziate le une dalle altre. Platone nella sua opera più famosa delle questioni su come si vive insieme: “La Repubblica” (che è la traduzione italiana del termine latino che significa “la casa di tutti”) “politeia” è il termine con cui Platone chiama le questioni che affronta, cioè l’ordine che si dà la città, quello che può darsi da chi vive insieme Socrate tiene insieme il tipo di ordine e il tipo di umani che vivono insieme, che lo formulano. In quest’opera nell’ottavo libro dice che ci sono tante costituzioni/modi di vivere insieme quanti sono gli esseri umani. Platone usa i miti per dire e mettere in parole/in discorso coerente questi schemi entro cui orientarsi per stare insieme, agire e scambiare. Platone ci dice che queste forme del vivere associato non durano mai in eterno il mito dice: ogni tanto c’è un diluvio periodico che annienta una parte dell’umanità e ne lascia solo un gruppo, che ricomincia di nuovo da capo a pensare a come vivere insieme questo per dire che la distruzione contempla un nuovo inizio. La distruzione infatti per Platone è un momento che si ripete gli esseri umani ad un certo punto sono messi di nuovo di fronte al compito di pensare al modo in cui vivere insieme; questa fino a Machiavelli sarà la questione politica, mentre dopo di lui il problema sarà: come prendere il potere e riuscire a mantenerlo stabile? La questione politica è un ciclo. La politica sono le diverse forme con cui l’umanità trova modi per vivere insieme. Queste forme sono esposte di per sé al mutamento, che sono destinate a non durare nel tempo e vanno poi verso altre forme di governo questa è la teoria dei cicli di governo. La politica soprattutto nel pensiero greco ha una temporalità ciclica e la crisi, come fine degli schemi di orientamento precedenti, è insita nella politica stessa. Questo dice che vi sono regole non scritte che valgono per l’umanità, a cui noi facciamo riferimento. La teoria dei cicli di governo ci fa pensare all’avvicendarsi delle stagioni, che sono cicliche anch’esse. Noi avremo un momento propizio in cui le forme politiche funzionano come le stagioni e il modo di vivere insieme quindi evolve: è come un organismo vivente. La democrazia come le stagioni evolve nella sua forma “degenerativa” così come fanno le stagioni. Abbiamo la demagogia da cui nasce la monarchia. Vi sono delle forme che hanno la stessa dinamica delle stagioni ed in cui i modi del vivere insieme hanno una loro caratteristica efficace e poi ognuna ha il trapasso nella propria forma peggiorata: • Democrazia (governo di molti); • Aristocrazia (governo dei pochi ma dei migliori); • Monarchia (governo di uno). Poi vi sono le loro forme degenerate: • Democrazia Demagogia (lo è perché produce più confusione che schemi per vivere insieme); • Aristocrazia Oligarchia; • Monarchia Tirannide. L’idea antica e che la modernità ha rifiutato ma che oggi torna come una questione: il nostro modo di vivere insieme ha delle connessioni/rapporti in condivisione con il modo di articolazione, anche con ciò che non è umano. Questo tipo di approccio al tempo politico dell’umano che vive insieme dura ancora in epoca romana e il primo sistematizzatore del pensiero cristiano, Agostino, mette fine a questa idea. Quando pensiamo in termini di progresso ci stiamo facendo orientare dagli schemi di intellegibilità pratica che partono col cristianesimo. Con il progresso inoltre abbiamo una temporalità lineare, vi è un prima ed un dopo e non si torna indietro, non c’è ripetizione ma si può andare solo in avanti e si va dal momento in cui il tempo è iniziato (cioè in cui si crea il mondo); è un momento iniziale (ad esempio l’origine/la creazione) che diviene nel tempo e va verso il giudizio universale (cioè la fine del mondo creato e l’inizio del mondo celeste). Questo tipo di idea del tempo che cambia radicalmente la percezione di cosa ci facciamo noi in terra cambia nel tempo. Secolarizzazione schemi di intellegibilità pratica che erano nati nel pensiero religioso ridiventano efficaci perdendo il riferimento a Dio; quindi lo schema è lo stesso ma senza il riferimento ad un ente superiore. Il tipo di temporalità lineare che si perfeziona maturava c’è il tempo di pensare che stiamo andando verso una nuova civiltà e un nuovo modo di vivere insieme che non somiglia a niente di quello accaduto in precedenza; tutto ciò che accadrà da questo momento in poi andrà avanti, sarà una serie di gradi progressivi, una scala di avanzamento verso il meglio. Il primo sistematizzatore su scala planetaria viene dopo Agostino ed è Hegel (del 1800): che dice che l’uomo ha un inizio e procede solo in avanti con le forme per vivere insieme e questo percorso è un modo per assegnare delle posizioni lungo la scala del progresso a tutte le civiltà. Hegel quindi fa quest’operazione per cui Dio non c’è più, ma c’è questo spirito che muove la natura, poi la storia e ciò comincia dall’Oriente lui è un assimilatore di tutti gli elementi che lo hanno preceduto e procede il modo elio-dromico: cioè seguendo il corso del sole. Ciascuna città è unica ed è migliore o peggiore delle precedenti: c’è un andamento che nella storia distribuisce gerarchie. In Prussia si manifesta la migliore forma della vita associata (il miglior modo di vivere di essa). Atteggiamento etno-centrico se usiamo come schema di intellegibilità pratica il nome progresso, cioè il fatto che i modi di vivere insieme cambiano secondo un prima e un dopo, arrivando a pensare che tutti gli esseri umani partecipano di quei cambiamenti ci sono alcuni che sono ritardatari e altri che sono arrivati prima. Infatti si usa l’espressione “paesi in via di sviluppo” perché essi sono visti interamente come forme non del tutto sviluppate, mentre quelle già sviluppate sono quelle dell’Occidente (con questo approccio si sono giustificate delle guerre). La democrazia rappresentativa sono uno dei modi di vivere insieme. In Iraq la popolazione è costituita per tribù; esistono forme democratiche di tipo deliberativo e tutti quelli che non vivono in questo modo prestabilito vengono individuate come culture che non hanno ancora adottato le forme più adeguate. Gli antichi invece non hanno quest’idea del progresso, non significa che tutto rimane identico a se stesso, ma c’è l’idea che la politica non permane (cioè che sia impermanente) Socrate dice che le forme durano un periodo: questo cambiamento è legato ai rapporti tra generazioni, al fatto che azioni e comportamenti non sono mai completi/perfetti e che attraverso le mancanze creano il trapasso da un ordine/forma di vita all’altra, come una sorta di “saga familiare”. Lui inizia il ciclo con l’aristocrazia (gli aristocratici sono guerrieri col senso dell’onore; Socrate però non parte dalla situazione che funziona ma parte dalla forma degenerata/mutata) e dice che essa degenera in timocrazia (che è la prevalenza dell’aggressività: da spirito guerriero e codice d’onore si passa a mantenere i tratti peggiori dello spirito aristocratico).
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