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Filosofia: SOREN KIERKEGAARD, Appunti di Filosofia

Breve introduzione, notizie sulla vita, completa visione filosofica, confronto con Hegel e Schopenhauer

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 27/07/2023

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giulia-petulla-1 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Filosofia: SOREN KIERKEGAARD e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! SOREN KIERKEGAARD Paradosso: è un filosofo del 900 vissuto nell'800 precisamente nella prima metà del secolo. Con le categorie di simbolo, possibilità e angoscia ha anticipato alcuni dei temi più caratteristici dell'esistenzialismo, una delle principali correnti filosofiche del 900 Nella figura del Don Giovanni, personaggio sul quale K. rifletté a lungo, possiamo scorgere una feroce critica alla società dei consumi che egli non conobbe affatto È un filosofo anomalo, non facilmente definibile; trascorse la sua vita nella solitudine della scrittura ma non era incapace di gioire, travolto dalla tristezza. vita - 5 Maggio 1813 = nacque a Copenaghen in un ambiente familiare cupo, con un padre severo e segnato dalla morte della madre di diversi fratelli - Si laureò in teologia e poi in filosofia con la tesi “Sul concetto di ironia con costante riferimento a Socrate” 1841; Seguì i corsi di Schelling in Germania e ne rimase deluso - Rinunciò al matrimonio con Regina Olsen e alla professione di pastore luterano a cui la sua laurea in teologia lo abilitava perché si sentiva destinato da Dio a una missione più elevata: riflettere sulla vita umana e vivere con autenticità la fede cristiana in contrasto con i compromessi della comunità luterana - Alla morte del padre, ereditò un patrimonio che gli garantì una rendita sufficiente a sollevarlo dalla ricerca di un'occupazione così poté dedicarsi allo studio e alla stesura di libri; in pochi anni scrisse numerose opere, discorsi religiosi e un imponente Diario; pubblicò una rivista intitolata “Il momento” che attaccava violentemente l'ambiente religioso di Copenaghen; successivamente venne preso di mira da un periodico satirico “Il Corsaro” - Morì nel novembre 1855 a causa di un collasso che lo colse mentre passeggiava Visione Hegel: la filosofia era l'autocoscienza dello Spirito e aveva come oggetto la verità assoluta K.: la filosofia è un'attività del singolo uomo, è rivolta a ricercare una verità destinata a chiarire il senso della vita e delle proprie scelte; egli scrive “la verità è una verità solo quando è verità x me” di conseguenza, per K, Hegel cade nel ridicolo: pretende di osservare il mondo con gli occhi di Dio e di descrivere l'assoluto ma si dimentica del singolo cioè dell'individuo nella sua esistenza concreta In questo modo, Hegel, ha ridotto l'uomo a genere animale perché fra gli animali il genere è superiore al Singolo però l'uomo si distingue dagli animali proprio perché il Singolo è superiore al genere secondo K, è il singolo il soggetto dell'esistenza: l'uomo infatti esiste davanti a Dio solo in quanto Singolo; Dio lo ama in modo unico ed esclusivo e la fede non può che essere un'esperienza individuale, diversa da tutte le altre. K. considerava la categoria del Singolo la sintesi della sua filosofia. La vita del singolo non è determinata da nessuna ferrea logica, ma è costruita dalle sue scelte. La POSSIBILITA’ è il modo di essere dell'esistenza umana : l'uomo è posto di fronte a infinite alternative rispetto alle quali può decidere di Essere, ma anche di non- essere, annullarsi quindi la possibilità va intesa nel suo aspetto positivo (realizzazione di sé stessi) e negativo (minaccia del nulla) La possibilità è “la più pesante di tutte le categorie” perché con essa tutto si presenta come ugualmente possibile Il singolo non è quello che è, ma diviene quello che sceglie di essere “Esistere è scegliere”: nella scelta il singolo mette in gioco tutto sé stesso, la sua intera esistenza e la coscienza del fallimento si rivela nella disperazione e nell'angoscia. Per K. è assurdo affrontare tutti gli ambiti del sapere mediante un solo procedimento ovvero quello della dialettica hegeliana che elimina tutte le contraddizioni nella sintesi mentre nella vita concreta le contraddizioni esistono: l'uomo deve affrontarle continuamente. K. pubblica molti dei suoi scritti utilizzando degli pseudonimi e in alcuni casi questi personaggi fittizi scrivono libri per rispondere ad altri pseudonimi kierkegaardiani; In questo modo egli vuole sottolineare la necessità di avvicinarsi alle verità in modi diversi e secondo differenti punti di vista. così la sua riflessione si rivela ricca, multiforme imprevedibile, segno di una ricca fantasia per nulla prigioniera di tristi pensieri come vuole la tradizione. Per K. ha detto più cose sensate Socrate (che non ha scritto nulla) di Hegel (che ha riempito volumi di parole inutili) ed è quindi Socrate l'esempio da seguire Infatti, il filosofo non deve preoccuparsi dello studio del mondo naturale, ma degli aspetti astratti della vita umana: il suo compito consiste nel riflettere sull'uomo e sulla sua esistenza Da Schopenhauer riprese il concetto di ironia sul quale cominciò a riflettere fin dalla sua tesi di laurea “Sul concetto di ironia con costante riferimento a Socrate” e successivamente individuò l'ironia come tratto caratteristico della figura del questo modo di vivere è il seduttore indicato con il nome di Johannes, chiaro riferimento al Don Giovanni (di Mozart) che ama ciascuna donna per la propria particolare bellezza ma nessuna definitivamente; è disincantato e astuto, attratto dalla conquista, vive nell'attimo, nell'ebbrezza e nella poesia e la paura di affrontare la prosa della vita lo costringe a una continua fuga fino a che proprio la noia, che tanto teme, non giunge a rivelargli la miseria della sua esistenza; quindi il Don Giovanni non vive, non sceglie, ma è scelto dalle donne che insegue. La sua essenza è nella conquista, la vita non gli appartiene ma è dominato dalle circostanze, quindi, è come se il singolo non avesse più possibilità e quando si rende conto di ciò, l'uomo estetico entra in crisi, il cui sbocco è la disperazione, il momento finale della vita estetica. Ritenendosi autosufficiente, il seduttore rifiuta Dio e vive la vita come evasione, ma questo atteggiamento è contro la vita che, per essere autenticamente vissuta, richiede la fede. quindi: La disperazione nasce dal negare Dio, deriva dalla coscienza del fallimento del rapporto tra il singolo e sé stesso, è la morte dell'io, ma è anche una presa di coscienza che consente al singolo di passare dallo stadio estetico a quello etico. 2. Simboleggiato dal marito, narrativamente rappresentato dalla figura del giudice Wilhelm ovvero Guglielmo; la sua vita è caratterizzata dall'impegno nel lavoro e nella vita civile, è cosciente dei limiti della vita estetica e perciò apprezza la bellezza del legame matrimoniale e della fedeltà; non teme la continuità e la ripetizione come fa il Don Giovanni e per lui la felicità può scaturire solo dalla normalità rappresentata dal matrimonio ed è quindi alla portata di tutti. Egli vede nel proprio lavoro la sua vocazione e partecipa alla vita sociale nella convinzione che il buon funzionamento della società richiede il contributo di tutti. Il fondamento della vita etica dipende dal fatto che l'uomo sceglie la realizzazione di sé stesso in ambito individuale e sociale, cosa che richiede determinazione e coerenza e la ricerca di essa, quindi della perfezione, rivela l'impossibilità della vita etica, infatti, Guglielmo scopre che i suoi peccati affondano la loro radice nella natura umana: ogni uomo pecca e se non ci fosse il peccato e non ci sarebbe l'umanità. L’incapacità di vivere la vita etica determina l'angoscia ovvero la condizione naturale dell'uomo che vive in una dimensione a metà strada tra quella di Dio e quella dell'animale; non è angosciato chi sa tutto del futuro (Dio) o nulla (l'animale che vive nell'immediato); ma lo è l'uomo, cosciente dell'esistenza di un futuro di cui però non conosce i contenuti quindi l'angoscia è determinata da ciò che potrebbe accadere. L'uomo sa di essere libero, di poter scegliere, che tutto è possibile, ma che tra queste possibilità c'è anche la possibilità del nulla, del totale fallimento: “più profonda è l'angoscia, più grande è l'uomo”. L'angoscia è la vertigine della libertà, rivela il fallimento dell'uomo nel suo rapporto con il mondo ed egli di fronte a questo esito può reagire in 2 modi: - suicidio : fine di ogni possibilità - fede : realizzazione di tutte le possibilità Quest'ultima richiede il riconoscimento del proprio essere finito di fronte all'infinito, il pentimento dell'individuo che coinvolge sé stesso, la famiglia, il genere umano, finché egli si trova in Dio. Attraverso il pentimento si passa dallo stadio etico a quello religioso. 3. Tra questi 2 stadi c'è un salto ancora più abissale di quello esistente tra lo stadio estetico ed etico; ne è esempio il personaggio che lo simboleggia: Abramo Il racconto della sua straordinaria vicenda è contenuto nella Bibbia, precisamente nel libro della Genesi (quando Dio gli ordina di uccidere il figlio Isacco x provargli la sua fede e dopo i dubbi iniziali A. segue il volere di Dio che così alla prova della sua fede e lo ferma). La scelta religiosa è una scelta assoluta e senza condizioni: l'uomo religioso deve essere pronto ad abbandonare ogni riferimento etico, per questo la religione è scandalo, paradosso perché Dio è al di là di ogni parametro umano sia conoscitivo che etico. Segno del paradosso e della fede, è Cristo che agisce da Dio e muore da uomo, soffre come tutti eppure dobbiamo riconoscere in lui Dio. La fede è il dominio della solitudine poiché concerne il rapporto privato tra l'uomo e Dio, quindi, richiede un salto nel buio però, in questo modo, l'uomo si pone in relazione con l'Assoluto allontanandosi dal finito/limitato; di fronte a Dio noi siamo dei singoli, assoluti e unici; l'uomo cristiano è un “cavaliere della fede” dedito tutta la vita alla sequela di Cristo. Dubbio, angoscia, paradosso e scandalo sono le caratteristiche del cristianesimo e anche dell'esistenza stessa conclusione: il cristianesimo si presenta come la più acuta analisi dell'esistenza. Con questi presupposti era inevitabile un conflitto con la Chiesa danese luterana accusata da K. di ateismo cristiano, il quale appariva ai suoi occhi ridotto a una serie di pratiche più sociali che religiose nelle quali Dio è assente; la cristianità ha cercato in tutti i modi di cancellare il paradosso della fede riducendo il messaggio di Cristo a dottrina razionale adeguandolo ai tempi moderni. Per K, il cristiano contemporaneo non ha appreso nulla di più, su Cristo, di quanto ne potessero comprendere i primi discepoli. paradosso: dal punto di vista della fede, infatti, siamo contemporanei di Cristo, ci troviamo di fronte a una scelta radicale “con lui o contro di lui” come ai suoi tempi, anche perché, sostiene K, “Cristo vive finché ci sarà anche una sola persona sulla terra che lo considera un contemporaneo; scomparirà completamente quando questa condizione verrà meno”. Ecco perché il cristiano vero è inquieto mentre il cristiano moderno spinge ad adagiarsi, a vivere comodamente e, in ultima analisi, a non pensare a Dio.
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