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Filosofia teoretica, Sintesi del corso di Filosofia Teoretica

Riassunti saggi John Stuart Mill . "Sulla libertà" e "Sull'eguaglianza e l'emancipazione femminile"

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 19/01/2016

chiara_porcarelli
chiara_porcarelli 🇮🇹

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Scarica Filosofia teoretica e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia Teoretica solo su Docsity! Riassunto saggio "Sull'eguaglianza e l'emancipazione femminile", by John Stuart Mill and Harriet Taylor "Sull'asservimento delle donne" Capitolo 1 Il saggio tratta il principio che regola le relazioni sociali tra i sessi, ovvero la subordinazione legale di uno dei due sessi all'altro, che costituisce uno dei principali ostacoli al miglioramento degli esseri umani. Questo principio ha un fondamento esclusivamente astratto, in quanto non è mai stato provato un altro sistema (di eguaglianza o di subordinazione maschile), fino a raggiungere un livello di accettazione generale, dato dalla presunzione che questo metodo contribuisca, o abbia contribuito in passato, a raggiungere scopi meritevoli di lode. L'ineguaglianza fra sessi è nata semplicemente dal fatto che la donna, sin dagli albori della società umana, oltre ad avere un'inferiore potenza fisica rispetto all'uomo, si è trovata schiava rispetto a lui. E, dal momento che le leggi si muovono a partire dal riconoscimento delle relazioni già esistenti fra gli individui, la schiavitù da mera questione di forza tra padrone e schiavo venne regolarizzata. Inizialmente la schiavitù era sia maschile che femminile, ma quella maschile, fortunatamente, è stata abolita, mentre quella femminile semplicemente mutata in una forma più leggera di dipendenza, pur non perdendo il marchio della sua origine brutale. Ora viviamo in un'epoca nella quale la legge del più forte sembra completamente abbandonata come principio che regola le cose, così ci illudiamo che non venga più applicata. Il fatto che nel caso della schiavitù femminile non ci sia stato il passaggio dalla forza fisica al diritto, ci indica che questo ramo del sistema fondato sulla forza sarà l'ultimo a scomparire. Gli Stoici furono i primi a sostenere che gli uomini avessero degli obblighi nei confronti dei loro schiavi e, da quando il Cristianesimo divenne dominante, nessuno poté più sottrarsi a questa dottrina. Ma nonostante l'enorme potere che la Chiesa cattolica esercitava sugli uomini, non riuscì a costringerli a rinunciare agli usi della forza, fino a che essi non furono costretti da una forza superiore: solo con l'ascesa dei re e con il sorgere di una ricca borghesia e di una fanteria plebea più potente della cavalleria si poterono limitare guerre e la tirannia dei nobili sulla borghesia e sui contadini. Fino a quarant'anni prima dell'uscita di questo saggio, in Inghilterra era concesso tenere esseri umani in schiavitù come proprietà commerciabile, e fino a tre o quattro anni prima nell'America anglosassone, per amore del guadagno puro, si vendevano ed allevavano schiavi. Queste pratiche, come il giogo in generale, sono naturalmente umilianti per tutti, tranne per coloro che stanno sul trono. E' forse così diversa la condizione della donna? Il possesso di potere, ed il massimo desiderio di esercitarlo, è comune a tutto il sesso maschile, non limitato ad una classe, quindi il contadino può soggiogare le donne quanto un nobile. Tutti i sudditi in questo caso di schiavitù vivono nelle mani del loro padrone, ed hanno con lui un'intimità maggiore di quella che possono avere con le loro compagne di asservimento, perciò non hanno mezzi per tramare contro di lui, ma fortissimi motivi per ricercare i suoi favori ed evitare di recargli offesa. Nel caso delle donne, ogni individuo della classe sottomessa si trova in uno stato cronico di corruzione e, al tempo stesso, di intimidazione. Questo sistema è ingiusto, innaturale, ma nonostante ciò ha avuto la forza di durare ben oltre tutte le altre forme di autorità ingiusta, in quanto è visto come la condizione naturale. Un tempo, la divisione del mondo in una piccola parte di padroni ed una molto numerosa di schiavi era vista come l'unica condizione naturale della razza umana, così come la supremazia de bianchi sui neri in America del Sud, ed i teorici della monarchia che quest'ultima fosse l'unica forma naturale di governo in quanto sostenevano derivasse dalla società patriarcale. Perciò, "innaturale" significa spesso solo "inusuale", mentre tutto ciò che è consueto appare naturale. Gli uomini spesso obiettano il fatto che il potere dell'uomo sulla donna non sia comparabile con altri tipi di sottomissione in quanto le dirette interessate non se ne lamentano e ne sono in parte consenzienti: in realtà un gran numero di donne non lo accetta affatto! Crescono di giorno in giorno le richieste per iscritto di donne che desiderano ricevere un'istruzione alla apri degli uomini, poter partecipare al suffragio nelle elezioni parlamentari e poter esercitare le professioni dalle quali ora sono state escluse. E' legge politica di natura che chi è sotto un potere di antica origine non comincia mai a lamentarsi del potere in sé, ma del suo esercizio oppressivo, infatti continuamente ci sono donne che si lamentano dei maltrattamenti dei loro mariti, ma sarebbero molte di più se, lamentandosi, non istigherebbero ancora di più gli uomini ad aumentare i maltrattamenti. Perciò, le donne non osano quasi mai avvalersi delle leggi poste a loro protezione, e qualora venissero indotte a farlo, si sforzeranno di rivelare il meno che possono e di chiedere la minor pena per il maltrattatore. I mariti non vogliono solo l'obbedienza delle mogli, ma anche i loro sentimenti: una schiava consenziente, una favorita. Le donne cedono in quanto l'educazione dice loro che hanno un carattere opposto agli uomini e la morale che devono vivere per gli altri, in una completa abnegazione di sé, e non avere altra vita se non negli affetti (verso gli uomini e verso i figli, gli unici autorizzati).  Attrazione naturale dei sessi;  Completa dipendenza della donna dal marito;  La buona reputazione e tutti gli altri obiettivi di ambizione sociale possono essere ricercati e ottenuti solo attraverso lui. La società moderna è caratterizzata dal fatto che, diversamente dal passato, gli esseri umani non nascono con un posto già assegnato nella vita, e sono perciò liberi di impiegare le proprie facoltà e di sfruttare le occasioni favorevoli che gli si presentano per raggiungere il destino che maggiormente desiderano. Attualmente, nei paesi più avanzati, le interdizioni nei confronti delle donne sono il solo caso, oltre il soglio regale, nel quale leggi ed istituzioni stabiliscono che per nascita alcune persone non potranno per tutta la vita competere per l'ottenimento di alcuni beni. Tutto ciò che si può provare in favore di questo fondamento è il fatto che la società sia sopravvissuta e si sia avanzata con questo sistema, ma non si può sapere se il tutto sarebbe avvenuto più rapidamente o più lentamente se le donne fossero state libere. Secondo storici e filosofi, studiare l'elevazione o l'abbassamento della posizione sociale delle donne è il metodo più affidabile per misurare la civiltà di un popolo o di un'epoca. Ciò che attualmente si chiama "natura femminile" è qualcosa di artificiale, in quanto risultato della repressione forzata in certe direzioni e di un'innaturale stimolazione in altre, infatti non si può definire "natura" ciò che appare, senza prendere in considerazione il contesto in cui determinati atteggiamenti si sono venuti a formare. Tra le differenze accertate fra i due sessi, vi è senz'altro la costituzione corporea, e le caratteristiche mentali non sono differenti da quelle di un uomo comune e, per di più, non si può affermare che l'uomo conosca la donna. Questo perché gli uomini vengono a stretto contatto solo con le donne della propria famiglia e, anche se fra i due coniugi vi è un sincero affetto, l'autorità da un lato e la subordinazione dall'altro impediscono una perfetta confidenza, e questa conoscenza delle donne rimarrà imperfetta finché le donne non si sentiranno libere di dire tutto ciò che hanno da dire. Questo avverrà gradualmente, in quanto da poco le donne hanno acquisito il potere di parlare al grande pubblico, e per ora, quando scrivono, quello che scrivono di loro stesse è pura adulazione nei confronti degli uomini, e nel caso di donne non sposate, esse scrivono per aumentare le loro possibilità di trovare un marito. Ma per fortuna le donne letterate stanno diventando desiderose di esprimere i loro reali sentimenti. Quello che Mill chiede è che vengano revocati i premi e doveri di protezione a favore degli uomini, e che non vengano escluse le donne da occupazioni per le quali sono, senza motivo, ritenute inadatte. Sembra che la maggior parte degli uomini ritenga che la vocazione naturale della donna sia l'essere moglie e madre, ma in realtà pensano che la donna debba essere radicata nell'istinto di autodifesa degli eguali, con un'eguale partecipazione di tutti. Comandare è una necessità eccezionale e temporanea, perciò è ora che i libri, la scuola, le istituzioni e la società preparino gli esseri umani al nuovo e non più al vecchio. La famiglia non deve più essere una scuola di dispotismo, ma una scuola di comprensione nell'uguaglianza, di vita comune nell'amore, senza che vi sia il potere da un lato e l'obbedienza dall'altro: la medesima regola morale che si adatta alla costituzione della società deve essere applicata alla famiglia. Sicuramente in Inghilterra vi sono molte famiglie che vivono già nell'uguaglianza, di fatto le leggi non verrebbero migliorate se non vi fossero numerose persone i cui sentimenti morali sono migliori delle leggi vigenti. Ma è altrettanto certo che vi siano moltissime persone che, non avendo mai fatto esperienza personale del male pensano che le pratiche in vigore non producano alcun male, anzi, probabilmente che facciano bene. La schiavitù giuridica delle donne fa sì che i mariti provino disistima e disprezzo verso la propria moglie, come non fanno con altre donne o altri esseri umani, e ci si dirà che è la religione che impone alle donne l'ubbidienza. In effetti questo dovere è imposto dalla Chiesa nelle formule rituali, ma non dobbiamo pensare che per questo non sia favorevole ad un miglioramento della società; San Paolo ha scritto "Mogli, obbedite ai vostri mariti" solo perché accettava le istituzioni sociali vigenti. Per quanto riguarda il possesso di beni, Mill è un convinto sostenitore della comunione dei beni, quando questa scaturisca da una piena unità di sentimenti tra i proprietari, altrimenti per lui dovrebbe valere la regola secondo la quale tutto ciò che sarebbe di uno dei coniugi se non fossero sposati, dovrebbe rimanere sotto il controllo del proprietario durante il matrimonio. C'è da dire che in molti Stati della Confederazione americana la legge sta iniziando ad assicurare eguali diritti da questo punto di vista. Quando il sostentamento di una famiglia dipende da un guadagno e non da proprietà, la soluzione più giusta sarebbe che il marito percepisca il reddito e la moglie sovrintenda alle spese domestiche, perciò la donna è quella che fa più sforzi fisici e mentali nella coppia. Se lavorasse, non sarebbe comunque esente dai compiti domestici, perciò Mill non ritiene desiderabile il fatto che la donna contribuisca al reddito familiare. Capitolo 3 Possibilità per le donne di esercitare le funzioni e le occupazioni che sono monopolio del sesso forte. La loro interdizione è volta a mantenere la loro subordinazione nella vita domestica, in quanto il sesso maschile non può ancora tollerare di vivere con qualcuno che gli è eguale. Se non fosse per questo, quasi tutti ammetterebbero che è un'ingiustizia escludere metà della razza umana dal maggior numero delle professioni lucrative e da quasi tutte le funzioni sociali elevate. Cercando di dare una ragione a questo fatto nel corso degli ultimi due secoli, quella che veniva fornita non era l'inadeguatezza delle donne, ma l'interesse della società, ovvero degli uomini. Al giorno d'oggi si finge di escludere la donna per il suo bene, in quanto incapace di fare determinate cose. Ma per rendere plausibile questa motivazione, sarebbe necessario affermare che nessuna donna sia idonea e che le donne più eminenti abbiano facoltà mentali inferiori a quelle del più mediocre uomo che eserciti una data funzione. Se il compimento della funzione venisse invece deciso tramite una competizione, l'unico risultato sarebbe che si troverebbero meno donne che uomini in tali impieghi, se fosse vero che sono in qualche modo inferiori. Nessun uomo negherà che le donne nelle varie epoche sono state in grado di fare tutto ciò che fanno gli uomini. Il massimo che si può dire è che ci sono molte cose che non sono state in grado di fare altrettanto bene come gli uomini, ma tra quelle che dipendono solo dalle facoltà mentali ce ne sono pochissime ove non abbiano eccelso. L'ingiustizia di escludere le donne da diverse occupazioni, non è fatta solo a loro, ma anche a chi si trova nella posizione di poter beneficiare dei loro servizi, che vengono costretti a scegliere tra un ventaglio più ristretto di possibilità. Una cosa che preme molto a Mill è il suffragio per le donne, infatti avere voce nella scelta di quelli da cui si sarà governati è ritenuto da lui un mezzo di autodifesa dovuto a chiunque, e alle donne dovrebbero averlo in quanto la legge glielo fornisce già per quello è che è per loro il caso più importante: la scelta dell'uomo con cui vivere fino alla morte. Per di più, non vi sono giustificazioni per non ammettere al suffragio le donne con le stesse condizioni e limiti rispetto agli uomini. Per quanto riguarda lo svolgimento di cariche pubbliche, possiamo dire a suo sostenimento che ogni donna che si sia affermata in una libera professione abbia dimostrato di essere idonea a esercitarla. Dunque, nell'esercizio di uffici pubblici, ammetterle non dovrebbe essere un problema se il sistema politico è atto ad escludere gli uomini inadeguati: egualmente le donne inadeguate verranno escluse. Le donne non hanno alcuna inferiorità mentale, infatti è certo che una donna possa essere una regina Elisabetta o una Giovanna D'Arco, dunque è curioso che le leggi attuali vietino alle donne cose che hanno dimostrato di saper fare. Tuttavia le regine sono diventate tali solo per aver ereditato il trono, altrimenti non avrebbero avuto il minimo incarico politico. La loro vocazione per il governo è affermata, e si sono distinte per caratteristiche come il vigore, la fermezza e l'intelligenza, convenzionalmente considerate estranee alle donne, e se pensiamo anche a tutte le valide reggenti e governatrici provinciali, il numero delle donne che hanno governato brillantemente cresce. La storia francese annovera due casi nei quali due re hanno affidato volontariamente la direzione degli affari a delle donne: Carlo VIII alla madre e San Luigi alla sorella, tuttavia non è vero quando si dice che sotto i re governano le donne: sono solo casi eccezionali. Così come quando si dice che sotto le regine governano gli uomini, si intende in realtà, o meglio se ne deduce, che le donne abbiano una superiore capacità di scegliere i governanti, e perciò che siano migliori sia come sovrano che come primo ministro. E' dunque ragionevole pensare che persone adatte per le più importanti funzioni della politica non siano in grado di competere per quelle inferiori? La differenza sta nel fatto che alle principesse non è mai stato insegnato che fosse inopportuno occuparsi di politica: è stato semplicemente detto loro di provare liberamente un interesse nei confronti dei grandi mutamenti che le avvenivano intorno, ai quali potevano essere chiamate a prendere parte. Le donne delle famiglie regnanti sono le sole cui viene consentito lo stesso ambito di interessi e libertà di sviluppo degli uomini. La natura delle donne, finora, è stata largamente distorta e nascosta per via dello stato innaturale dove sono state sempre tenute, ma se consideriamo le capacità mentali di una donna di talento, una caratteristica che si nota subito è di certo una particolare percezione intuitiva, che le permette una rapida e corretta comprensione dei fatti. Gli uomini molto istruiti, a differenza, tendono a non vedere nei fatti ciò che vi è realmente, ma ciò che hanno imparato ad aspettarsi. L'intelletto della donna è abituato a trattare le cose in maniera individuale piuttosto che per classi, e mostra interesse per i sentimenti effettivi delle persone, perciò è meno soggetta a commettere l'errore di restare attaccata alle proprie regole in un caso che presenta peculiarità e dove le determinate regole non sono applicabili o richiedono uno speciale adattamento, come succede all'uomo. Un'altra superiorità della donna intelligente si ha nella rapidità d'apprendimento, ma qualcuno la riterrà inadatta all'azione per la suscettibilità nervosa, la troppo forte esposizione alle influenze del momento, l'incapacità di perseverare e l'ineguale utilizzo delle proprie facoltà. Dopotutto, sono sentimenti normali che scaturiscono da persone cresciute come piante in serra, protette dalle sane variazioni dell'aria e della temperatura e inesperte di tutte le occupazioni che danno stimolo e sviluppo al sistema muscolare e circolatorio, mentre il loro sistema nervoso è tenuto innaturalmente in continua attività. Ma le donne abituate a lavorare per mantenersi in vita non presentano alcuna di queste caratteristiche malate, come quelle che nei primi anni di vita hanno goduto della stessa educazione fisica e libertà dei loro fratelli non mostrano questa eccessiva suscettibilità che le può rendere inadatte agli scopi pratici. Il temperamento nervoso è inoltre ereditario ed è probabile che venga ereditato più facilmente dalle femmine. Tuttavia gli uomini di temperamento nervoso non vengono ritenuti inadatti ai doveri e agli scopi da loro perseguiti, mentre le donne sì. Ma il temperamento nervoso permette al carattere un eccitamento continuo, che si mantiene attraverso sforzi protratti: è questo lo spirito che ha consentito a molte donne delicate di mantenere costanza sul rogo e durante le numerose torture mentali e fisiche che hanno dovuto subire. E' evidente dunque che persone dotate di questo temperamento sono particolarmente adatte al settore esecutivo del governo, mentre sembrerebbero meno adatte alle cariche di statista di governo o giudice, se queste persone dovessero essere in un continuo stato di eccitazione. In realtà è un fattore che tramite allenamento ed un forte autocontrollo si può tenere a bada. Dopotutto i Francesi e gli Italiani sono senza dubbio per natura più eccitabili dal punto di vista nervoso rispetto agli Inglesi, ma ciò non li ha resi meno grandi nelle scienze, nella guerra, negli affari pubblici ed in qualsiasi altro campo. Si dice che anche i Greci fossero una delle razze più eccitabili dell'umanità. In conclusione Mill pensa che le donne siano mediamente in grado di fare le stesse cose degli uomini, con varietà nel tipo particolare di eccellenza, e non dubita che potrebbero fare anche meglio se la loro educazione fosse volta a correggere le debolezze del loro carattere, anziché ad aggravarle. Le donne per natura possiedono una grande mobilità, ovvero la capacità di passare da un argomento ad un altro senza che la mente resti "intrappolata" fra i due, ma sicuramente deriva anche dalla loro educazione e dal loro addestramento. Quasi tutte le occupazioni delle donne consistono, infatti, nel trattare piccoli ma numerosissimi dettagli senza soffermarsi nemmeno un minuto con la mente su uno di essi, perché deve passare subito ad un alto, e se una cosa richiede una riflessione più lunga, deve trovare il tempo nei momenti più strani per poterci pensare. L'uomo, di contrario, si distrae facilmente, se non sta inseguendo quello che ha designato come il compito della sua vita, il suo compito non è costituito da tutte le cose in generale, come quello della donna. C'è chi sostiene che la superiorità maschile sia provata da un fatto anatomico: hanno un cervello più grande. Gli anatomisti in realtà sostengono che la dimensione del cervello dipende molto meno dalla misura del corpo, perciò non c'entra col fatto che la donna abbia una struttura corporea generalmente inferiore a quella dell'uomo. Tant'è che la precisa relazione tra cervello e capacità mentali non è ancora ben conosciuta. Se davvero il cervello dell'uomo fosse più grande, si potrebbe dedurre che le sue operazioni mentali siano più lente, in quanto corpi più grandi richiedono più tempo per mettersi pienamente in azione, ma che possa sopportare un lavoro maggiore e che non accusi fatica nel procedere a lungo nella cosa in cui è impegnato. Pare dunque che la donna sia più portata a compiere ciò che deve essere svolto rapidamente, ma che il suo cervello si esaurisca anche più in fretta, e sia però rapido, di conseguenza, a riprendersi. Comunque, le idee sulla natura della donna cambiano da paese a paese: per un orientale la donna è per natura voluttuosa, per un francese volubile e per un inglese fredda, molto più costante dell'uomo e più sottomessa all'opinione generale, quando gli Inglesi si trovano in condizioni particolarmente sfavorevoli per poter giudicare. Infatti non vi è altro luogo oltre l'Inghilterra nel quale la natura umana mostri così poco i suoi lineamenti originali, essendo gli Inglesi un prodotto della civiltà e della disciplina. Gli Inglesi non solo agiscono, ma sentono in base alle regole, che hanno in gran parte sostituito la natura, è quindi ignorante della natura umana, come del resto un francese ha pregiudizi. Non si può sapere quanto delle differenze mentali esistenti tra uomini e donne sia naturale e quanto artificiale, visto che non possiamo isolare un essere umano dalle circostanze della sua condizione, in modo da accertare sperimentalmente come sarebbe stato per natura. Possiamo altresì considerare la sua condizione e le circostanze della sua vita, per capire se le seconde abbiano influenzato la prima. Prendiamo in esame l'unico caso di apparente inferiorità delle donne rispetto agli uomini: le grandi scoperte scientifiche, filosofiche ed artistiche. In primo luogo, sono sì carattere. Ma quando uno dei due è mentalmente inferiore all'altro non si possono che avere effetti negativi. L'unico vero ideale di matrimonio è quello tra due persone di facoltà elevate, con le medesime opinioni ed i medesimi scopi, che vivano in una condizione di piena uguaglianza e, di conseguenza, di felicità. La libertà è fondamentale, in quanto se ad una mente attiva ed energica viene negata, questa cercherà il potere, di controllare gli altri. Da qui deriva il desiderio della donna di rendersi belle tramite i vestiti e l'ostentazione: per colpire gli altri e controllarli. Questo desiderio di potere sugli altri potrà cessare di costituire un veicolo di depravazione per l'umanità solo quando ciascuno potrà farne individualmente a meno, perché vorrà dire che il rispetto della libertà individuale avverrà da parte di tutti. Non c'è nulla, a parte la malattia, l'indigenza e la colpa tanto fatale al godimento della vita quanto la mancanza di una degna espressione delle proprie facoltà. Le donne beneficiano di questo fino a quando hanno una famiglia da accudire: e se non avessero l'opportunità di diventare madri? Se i loro figli morissero o crescessero e non le lasciassero accudire i propri figli a loro volta? Le sole risorse che rimarrebbero loro sarebbero la religiosità e la carità che, come abbiamo già detto, non possono saper gestire bene per mancanza di educazione. Se vi è qualcosa di vitale per la felicità degli esseri umani, è che essi provino piacere nelle loro occupazioni abituali. E siccome finora questo non è stato concesso alle donne, è necessario che gli uomini lascino da parte paure, pregiudizi e gelosie, e quindi non contribuiscano ad aumentare i mali che la natura già affligge all'umanità. Riassunto saggio "Sulla libertà" by John Stuart Mill Introduzione Mill inizia col limitare l'argomento del suo saggio alla libertà civile o sociale, e scrive che questo saggio guarderà a quale tipo di potere la società possa legittimamente esercitarsi sugli individui. Dice che questo problema diventerà sempre più importante in quanto gli esseri umani sono entrati in una fase di sviluppo più civilizzata, la qual presenta "nuove condizioni" sotto le quali devono essere indirizzate le questioni di libertà individuale. Fa poi una visione d'insieme sullo sviluppo del concetto di libertà. Nell'antica Grecia, Roma ed Inghilterra, la libertà consisteva nella "protezione contro la tirannia dei governanti", i quali erano concepiti necessariamente come antagonisti. Il capo non governava secondo il volere del suo popolo, e mentre il suo potere era visto come necessario, era anche considerato pericoloso. I patrioti cercarono di limitare il potere del leader in due modi: 1. Hanno guadagnato immunità chiamate "libertà politiche" o "diritti", che il leader doveva rispettare, e che prevedevano il diritto di ribellione qualora fossero infrante; 2. Crearono vincoli costituzionali, tramite i quali il consenso della comunità veniva reso necessario per alcuni degli atti fondamentali dell'esercizio del potere. Mill scrive che alla fine gli uomini sono arrivati ad un punto dove volevano che i loro leaders fossero loro servi, e che riflettessero i loro interessi e desideri. Si pensava che non fosse necessario limitare questo nuovo potere del governatore, perché era tenuto a rispondere della gente, e non c'era la paura che il popolo si auto-tiranneggiasse. Comunque, quando si sviluppò una vera repubblica democratica (gli Stati Uniti) si comprese che le persone non si governano da sole. Piuttosto, le persone dotate di potenza la esercitano su quelli che non la possiedono. In particolare, una maggioranza potrebbe volontariamente cercare di opprimere una minoranza. A tal proposito, sostiene che questo concetto di tirannia della maggioranza è stato accettato dai più grandi pensatori, ma mette in discussione il fatto che la società tiranneggi anche senza l'uso di mezzi politici. Piuttosto, il potere dell'opinione pubblica può essere più soffocante per l'individualità e può dissentire più di quanto la legge non faccia. Pertanto, dice che deve esserci anche una protezione per le persone contro la prevalente opinione pubblica, e la tendenza della società di imporre i suoi valori sugli altri. La questione, poi, per come la vede Mill, è dove e come limitare la pubblica opinione che agisce sull'indipendenza individuale. Tra le nazioni c'è stato davvero poco consenso riguardo la risposta a questo problema, e le persone tendono ad essere soddisfatte delle loro abitudini ad essere d'accordo col dissenso. Le persone tendono a credere che avere sentimenti forti verso un argomento faccia sì che avere le ragioni per quella credenza non sia necessario, non comprendendo che senza ragione le loro credenze sono più preferenze, spesso riflettenti interessi personali. Per di più, quando occasionalmente gli individui mettono in discussione l'imposizione della pubblica opinione su standard sociali, solitamente mettono in discussione in realtà quali cose la società dovrebbe apprezzare o disprezzare, non il problema più generale, ovvero se le preferenze della società dovrebbero essere imposte agli altri. L'autore nota inoltre che in Inghilterra non esiste un principio riconosciuto secondo il quale si possa giudicare un intervento legislativo nella condotta privata. Dopo aver esposto le principali questioni, Mill parla di quello che lui chiama "l'oggetto del suo saggio". Scrive che discuterà dell'unica volta in cui individui o società in generale possono interferire con la libertà individuale per la propria protezione. Afferma che il ragionamento che può fare una certa legge od opinione pubblica per il bene individuale o benessere non basta a giustificare quella legge od opinione pubblica come una forza coercitiva; la coercizione compiuta da molti verso l'individuo è accettabile solo quando un individuo inganna gli altri. Va bene discutere con una persona a causa delle sue azioni, ma non costringerlo. "Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano" L'autore nota che il diritto di libertà non si applica ai bambini o alle società arretrate. La dottrina della libertà vale solo per esseri umani nella pienezza delle loro facoltà; altrimenti è necessario che le restanti persone vengano protette. Afferma, ancora, che non sta giustificando il reclamo della libertà come un diritto astratto, ma piuttosto vuole porre le sue basi nell'utilità, negli interessi permanenti della specie umana. Se una persona danneggia un'altra attivamente o no, secondo la società è giusto condannarla legalmente o attraverso la disapprovazione generale. Gli individui possono anche essere forzati a fare del bene agli altri, come salvare la vita a qualcuno, perché fare altrimenti sarebbe fare loro del male. Di contro, la società ha solo un interesse indiretto per quello che una persona fa a se stesso o ad altre persone consenzienti. Mill divide le sfere dell'umana libertà in tre categorie, richiedendo che ogni società libera le rispetti tutte e tre. 1. Come prima, individua il dominio sulla coscienza, e la libertà del pensiero individuale e dell'opinione. 2. La seconda, richiede la libertà di gusti e occupazioni, di modellare il piano della nostra vita secondo il nostro carattere, di agire come vogliamo secondo i nostri gusti e le nostri aspirazioni, senza essere ostacolati dai nostri simili. 3. La terza categoria prevede la libertà di associazione tra individui per qualunque scopo, purché non implichi danni altrui, purché si tratti tra persone adulte e non costrette con la forza o con l'inganno. Queste libertà riflettono l'idea che la vera libertà significhi perseguire il proprio bene a proprio modo, purché non ostacoli gli altri a fare lo stesso. Queste idee contraddicono direttamente con la crescente inclinazione della società ad estendere indebitamente i propri poteri sulla società, e, almeno che la convinzione morale non faccia marcia indietro a proposito di questa tendenza, l'esigenza di conformità continuerà a crescere. di solito sostituisce soltanto una verità parziale per un'altra, la verità più nuova si addice di più ai bisogni del tempo. Opinioni eretiche o dissenzienti spesso riflettono le verità parziali che non sono riconosciute dall'opinione popolare, e servono a portare attenzione su un frammento di saggezza. Questo fatto in politica può essere visto dove opinioni che differiscono mantengono le due parti ragionevoli. In ogni domanda aperta, la parte che è almeno popolare al tempo è la parte che dovrebbe essere più incoraggiata. Questa parte riflette interessi che sono attualmente trascurati. C'è chi può dire che i principi cristiani sono la completa verità, e quindi se qualcuno li disapprova è nell'errore. Mill a ciò risponde che in diversi modi la moralità cristiana è incompleta e di parte, e che alcune delle più importanti idee etiche derivano da fonti greche e romane. Cristo stesso voleva che il suo messaggio fosse incompleto, e che fosse un errore rifiutare l'aggiunta di supplementi secolari alla morale cristiana. L'imperfezione umana implica che una diversità di opinione sia richiesta per capire la verità. Dopo queste quattro argomentazioni per la libertà, indirizza brevemente il fatto che la libera espressione dovrebbe essere permessa, ma solo se porta ad una giusta discussione. Questo standard sarebbe molto difficile da mettere in pratica. Infine, non è compito della legge restringere la discussione che si svolge maleducatamente, ma è la pubblica opinione che deve guardare ai casi individuali, e far sì che entrambe le parti rimangano allo stesso standard. Capitolo III Avendo già esaminato se le persone dovrebbero essere autorizzate ad avere ed esprimere pensieri impopolari, Mill ora pensa se le persone dovrebbero essere autorizzate ad agire secondo le proprie opinioni senza ricevere una punizione legale o uno stigma (declassazione) sociale. Le azioni non dovrebbero essere libere come le opinioni, e sostiene nuovamente che entrambe devono essere limitate qualora causassero danno agli altri o fossero un fastidio per le altre persone. Comunque, molte delle regole che si applicano verso il rispetto delle opinioni diverse si possono applicare anche nel rispetto delle azioni. Dal momento che gli umani sono fallibili, diversi esperimenti di vita hanno valore. L'espressione dell'individualità è essenziale per il progresso individuale e sociale. L'individualità è essenziale per la coltivazione di sé. Un problema fondamentale che qui vede Mill nella società, è che la spontaneità individuale non è rispettata per il bene che porta in sé e non è vista come essenziale per il benessere. Piuttosto, la maggioranza pensa che i suoi metodi dovrebbero funzionare abbastanza per tutti. Mentre le persone dovrebbero essere ben educate nell'infanzia ad accumulare conoscenza dell'esperienza umana, dovrebbero anche possedere la libertà da adulti di interpretare quella data esperienza come ritengono sia meglio per loro stesse. Mill pone molta enfasi morale nel processo di fare delle scelte, e non accettando semplicemente i costumi senza porsi domande: solo le persone che compiono delle scelte usano tutte quelle che sono le loro facoltà. Connette poi i desideri e gli impulsi che si riflettono nell'individualità con lo sviluppo del carattere: una persona che non possiede propri desideri ed impulsi, non ha più carattere di una macchina a vapore. Nei primi stadi della società, è possibile che vi sia stata troppa individualità. Comunque, il pericolo che affrontiamo ora è piuttosto quello di soffocare desideri ed impulsi. Le persone, sviluppando la propria individualità, acquistano valore per loro stesse e più probabilmente anche di fronte agli altri. Ma come le persone che esercitano la loro libertà come individui possono mostrarsi valorose? L'individualità acquista valore in quanto le persone potrebbero imparare qualcosa dagli anticonformisti. I dissenzienti possono scoprire nuovi beni e mantenere vivi quelli esistenti. Mentre il genio è raro, è anche vero che il genio può respirare soltanto in un'atmosfera di libertà. Le persone non originali tendono a non vedere il valore dell'originalità e a evitare il genio per lasciar spazio alla mediocrità. In realtà tutte le persone dovrebbero dar valore a quello che l'originalità porta al mondo. Inoltre, Mill sostiene che l'età moderna (secolo XIX), in contrasto col Medioevo, tenda a indebolire l'individuo e ad incoraggiare la mediocrità, e questo ha secondo lui a che vedere con la democratizzazione della cultura e del governo. E' necessario uno sforzo consapevole per contrastare questa tendenza. Non c'è uno schema che presenti come sia meglio vivere la vita. Se una persona è sufficientemente sviluppata, è sua la scelta di come vivere al meglio la propria vita, appunto perché è la sua. Le persone richiedono atmosfere diverse per sviluppare e raggiungere i loro potenziali, e una società salutare deve rendere possibile alle persone perseguire più di uno schema di vita. La libertà e l'individualità sono essenziali per il progresso sociale e individuale. Vedere le diversità tra le persone è la chiave per imparare qualcosa sulle debolezze degli altri. La differenza ci permette anche di vedere il potenziale nel combinare i tratti positivi di diverse persone. La conformità forzata, al contrario, non permette di imparare nulla dagli altri. E' il dispotismo della consuetudine che impedisce il miglioramento dell'Inghilterra, e la relativa diversità dell'Europa negli stili di vita e nei mezzi che la rende più progressista della Cina conformista. Comunque, Mill ha paura che l'Europa si stia volgendo verso l'ideale cinese di "rendere tutte le persone uguali", e che perciò dovrà fronteggiare la paralisi sociale. Capitolo IV In questo capitolo, Mill cerca di delineare quando l'autorità della società possa legittimamente limitare l'individualità e la sovranità dell'individuo su se stesso. Risponde che quella società e quell'individuo dovrebbero ognuno ricevere il controllo su quella parte della vita umana alla quale è particolarmente interessato. Rifiutando l'idea del contratto sociale, scrive che finché le persone ricevono protezione dalla società, devono a questa una certa condotta. Gli individui non devono ferire gli interessi degli altri, che dovrebbero essere considerati diritti. Gli individui devono giustamente condividere il peso di difendere la società ed i suoi membri da lesioni. Infine, gli individui potrebbero essere censurati dall'opinione, ma non dalla legge, per aver danneggiato gli altri, pur non violando i loro diritti. Pertanto, la società ha la giurisdizione su qualunque aspetto del comportamento umano che colpisca dannosamente gli interessi altrui. Comunque, la società non si interessa a quegli aspetti della vita che non colpiscono nessuno, se non la persona che agisce, o che riguardi solamente persone consenzienti. Un comportamento del genere dovrebbe essere sia permesso legalmente che socialmente accettato. Il popolo dovrebbe incoraggiare gli altri a fare un uso completo delle loro facoltà. Non dovrebbero, comunque, tentare di non far fare a qualcuno quello che desidera. Mill giustifica questa posizione osservando che gli interessi di chiunque altro o il benessere di un conoscente è insignificante, se comparato all'interesse ed alla conoscenza dell'individuo stesso. Le persone però non dovrebbero essere autorizzate a segnalare tutto quello che ritengono compromettente nel comportamento degli altri. In più, non è consigliabile evitare una persona o mettere in allerta gli altri riguardo questa. Queste "penalità" sono accettabili perché sono naturali reazioni a qualche comportamento, non hanno lo scopo di punire una persona. Comunque, il popolo non ha il diritto di esprimere riprovazione morale, e non dovrebbero provare a rendere la persona a disagio. Non dovrebbe essere trattata con rabbia o risentimento, o vista come un nemico se sposa un'attività impopolare che affetta solo se stesso. Possibile critica: può una parte della condotta di un membro della società essere materia di indifferenza per gli altri membri? Nessun uomo è completamente isolato, e le azioni possono creare cattivi esempi, ferire quelli che dipendono dalla persona e diminuire le risorse della società. Inoltre, perché la società non può interferire nel comportamento di adulti incapaci di auto-governarsi? Mill risponde che è d'accordo sul fatto che qualche comportamento possa infierire sulle "simpatie" e gli interessi altrui, e ferire il benessere della società a lungo andare. Quando un'azione viola i doveri di una persona, questo non colpisce solo lui stesso, ma può anche incontrare giustamente la riprovazione morale della società per non aver rispettato quei doveri. Fornisce allora l'esempio di una persona che non è in grado di pagare i suoi debiti a causa del suo stravagante modo di vivere. Dice che un comportamento del genere è soggetto a pena, in quanto la persona non soddisfa un dovere ai suoi creditori. Comunque, la persona in questione non dovrebbe essere punita per la stravaganza stessa, che è una decisione personale che deve essere rispettata. Al contrario, se un'azione riguarda solo indirettamente la società senza violare un dovere prestabilito, la società può tollerare quest'inconvenienza, per amore del più grande bene, che è la libertà umana. La società ha tutta l'infanzia per coltivare i valori; se la persona non accetta questi valori e rimane immatura, è colpa della società. Non è necessaria alcuna altra influenza. In più, se un'azione è nociva, le persone ne vedranno gli effetti negativi, e questo dovrebbe essere sufficiente come esempio per mostrare perché non dovrebbero comportarsi in questa maniera. Ma l'argomentazione più forte contro l'interferenza, però, vi è quando la società interferisce in maniera sbagliata. Non c'è uguaglianza tra il sentimento di una persona per la sua opinione ed il sentimento di un altro che è offeso dal fatto che questa la sostenga. C'è una tendenza universale ad estendere i limiti della "polizia morale" ingiustamente. Scrive di come una maggioranza musulmana potrebbe insistere che il maiale non venga mangiato nel suo stato, o di come il clero sposato possa essere punito in Spagna. Dice che dobbiamo stare attenti ad accettare un principio dal quale potremmo risentire una terribile ingiustizia, applicandolo. Se le persone vogliono essere in grado di imporre una morale, devono saper accettare l'imposizione che gli altri possono fare a loro. Lamenta poi il fatto che una violazione ingiusta della libertà come bandire gli alcolici, o il riposo del sabato o la persecuzione dei mormoni per la loro poligamia. Le persone possono predicare contro le suddette attività, e cercare di cambiare la mentalità di coloro che le professano, ma non dovrebbero essere coercitivi. Applicazioni Nel capitolo finale del saggio "Sulla libertà, Mill cerca di chiarire la sua argomentazione generale. Scrive che il suo saggio può essere diviso in due principi di base. 1. Le persone non sono tenute a rispondere alla società per azioni che riguardano solo loro stessi. I soli mezzi che la società possiede per esprimere disapprovazione riguardo a queste azioni è attraverso consiglio, istruzione, persuasione ed evasione di altre persone se ritenuto necessario da loro per il loro bene. 2. L'individuo è responsabile per azioni che danneggiano gli altri, e la società può punire una persona socialmente o legalmente, come sia giudicato necessario per quelle azioni. Mill osserva che a volte quando un'azione causa un danno agli altri, come quando una persona ha successo in una competizione lavorativa, è una cosa socialmente positiva, e non c'è diritto di punire una persona per il danno recato agli altri. Similmente, il libero commercio è permesso per i suoi effetti benefici sulla società.
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