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Fine del 3° Capitolo, primi tre paragrafi del 5° Capitolo e tutto il 6° Capitolo, Dispense di Sociologia Dei Processi Culturali

Il libro è 'La nozione di cultura nelle scienze sociali'

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 25/05/2024

gianpietro-lavarra
gianpietro-lavarra 🇮🇹

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Scarica Fine del 3° Capitolo, primi tre paragrafi del 5° Capitolo e tutto il 6° Capitolo e più Dispense in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SUBCULTURA E SOCIALIZZAZIONE  scuola di Chicago → dimensione culturale dei rapporti sociali   sì, parte dall’ipotesi che la comunità formi un microcosmo rappresentativo della società intera alla quale appartiene, che permette di comprendere la totalità della sua cultura   concetto di subcultura → ciascun gruppo sociale ha le caratteristiche di una subcultura particolare   controcultura → forma di manipolazione della cultura globale di riferimento alla quale pretendono di opporsi → invece di indebolire il sistema culturale contribuiscono a rinnovarlo e a sviluppare la sua dinamica individuale  controcultura = subcultura   socializzazione = processo di integrazione di un individuo a una società data o a un gruppo particolare per mezzo dell’interiorizzazione dei modi di pensare, di sentire e di agire   socializzazione primaria → infanzia   socializzazione secondaria → tutta la vita adulta  SCUOLA DI PALO ALTO → anni ‘50 USA   antropologia della comunicazione   Cinque assiomi   1. è impossibile non comunicare.   2. in ogni comunicazione si ha una metacomunicazione (non verbale) che regolamenta i rapporti tra chi comunica.  3. le variazioni dei flussi comunicativi dipendono dalla punteggiatura.  4. le comunicazioni possono essere di 2 tipi: analogiche (immagini, segni) e digitali (parole).   5. le comunicazioni possono essere di tipo simmetrico (in cui i soggetti che comunicano sono sullo stesso piano) e di tipo complementare (in cui i soggetti che comunicano non sono sullo stesso piano).   modello dell’orchestra → comunicazione verbale + non verbale = sistema di interazioni reciproche e durature tra gli individui di un gruppo → individui riuniti per agire insieme in una situazione di interazione durevole   contesto delle interazioni → ogni contesto impone le sue regole e le sue convinzioni, presuppone specifiche aspettative sugli individui → eterogeneità di una cultura = i significati dipendono dai contesti continuamente mutevoli delle interazioni. Cap. 5 Gerarchie sociali e culturali Per analizzare un sistema culturale è necessario analizzare la situazione socio-storica che lo produce così com’è: storicamente viene prima il contatto (1) e in secondo luogo il meccanismo della distinzione (2) che produce le differenze culturali (che spinge a valorizzare ed accentuare un insieme di differenze culturali piuttosto che un altro). Le culture non esistono indipendentemente dai rapporti sociali: vi è una gerarchia di fatto tra le culture che risulta della gerarchia sociale (non tutte le culture sono socialmente riconosciute dallo stesso volere anche se meritano tutte la stessa attenzione del ricercatore). CULTURA DOMINANTE: In uno spazio sociale dato, esiste sempre una gerarchia culturale. Marx e Weber (nella realtà esistono i gruppi sociali e i rapporti di forza sono quelli materiali) sostenevano che la cultura dominante era sempre quella della classe dominante: nella realtà ci sono gruppi sociali che sono in rapporto di dominazione e subordinazione tra loro. CULTURA DOMINATA: I rapporti di dominazione culturale non si possono analizzare allo stesso modo dei rapporti di dominazione sociale: una cultura dominata non è necessariamente allontanata o totalmente dipendente. La dominazione culturale non è mai totalmente né definitivamente assicurata. CULTURA POPOLARE: Gli autori che ricorrono a questo concetto non danno la stessa definizione, ma ricordano invece in due tesi Unilaterali diametralmente opposte:  Tesi minimalista: non riconosce alle culture popolari alcuna dinamicità propria, creatività, ma derivano dalla cultura dominante, ossia l’unica cultura riconosciuta come legittima e come cultura centrale, di riferimento. Le POSIZIONE INTERMEDIA: le culture popolari non sono né completamente dipendenti né completamente autonome da quelle dinamiche. Esse non sono né pura imitazione né pura creatività: sono un misto di originalità e prestiti. Esprimono lo sforzo resistendo ad una situazione di dominio (=cultura di contestazione): per comprenderle bisogna adattare una prospettiva metodologica all’insegna della dialettica tra rapporti di forze materiali e simboliche. Il concetto di cultura popolare è tanto diffuso quanto scientificamente confuso, e ve ne sono almeno quattro accezioni: (1) cultura inferiore; (2) cultura deliberatamente creata per guadagnare il favore della gente; (3) cultura apprezzata da molte persone; (4) cultura fatta, prodotta dal popolo. CULTURA DI MASSA (CULTURA BASSA/ALTA) Concetto che conosce grande successo negli anni ‘60. Sociologi come Edgar Marin pongono l’accento sul modo di produzione di questa cultura, che segue gli schemi della produzione industriale di massa. Molti autori analizzano il tema del consumo della cultura prodotta dai mass media: la cultura popolare va intesa come la cultura prodotta dall’industria di massa e venduta per profitto al pubblico di massa di consumatori. Le sue caratteristiche sarebbero passività, omologazione culturale, sottomissione alle logiche del profitto, superficialità. Il discorso sulle logiche negative della cultura di massa si salda con quello sui (presunti) effetti negativi dei media di massa, che sarebbero responsabili di: unidirezionalità dei messaggi, asservimento alle logiche del profitto, mercificazione e svilimento della vera cultura. CULTURA BASSA / DI MASSA VS CULTURA ALTA / DI ÉLITE Con l’avvenimento della produzione di massa, la cultura popolare o bassa (ben distinta dalla cultura alta o di élite) si tramuterebbe in una cultura di massa svilita e povera di significati. Tuttavia, gli studi sociologici più recenti (specie dal versante cultura e comunicazione) hanno ribaltato l’approccio della Scuola di Francoforte e dei detrattori dei mass media evidenziando come: 1. Tali critiche fossero mosse da un atteggiamento elitario; 2. Le definizioni di alto basso sono relative di contesti e con carattere valutativo; 3. Le audience hanno sempre un potere attivo di interpretazione; Di fatto, il concetto di cultura di massa presenta vari limiti: ▫ “cultura per le masse” e “delle masse” non sono la stessa cosa: il fatto di ricevere uno stesso messaggio non fa di una massa di individui un insieme omogeneo: una certa uniformazione del messaggio mediatico non ci può far parlare di uniformazione della sua ricezione. ▫ Le pratiche di ricezione e rielaborazione delle audience non sono mai totalmente passive bensì la cultura di massa, anche quando diffusa su scala planetaria, non ha mai come esito una cultura mondiale. ▫ “Massa” è inteso sia come insieme della popolazione che come componente popolare. ▫ I principali aspetti della cultura di massa possono essere concepiti come caratteristiche delle industrie, non della società: infatti lungi dall’impoverire dall’invenzione culturale e uniformare il pensiero e le pratiche, la globalizzazione favorisce l’espressione di forme inedite dell’imaginazione collettiva. La globalizzazione stimola la produzione di identità collettive originali moltiplicando le occasioni di scambio e di incontro. Come afferma Jean- Loup Amselle, la paura di una omogenizzazione culturale porta con sé l’illusione che prima esistessero culture pure, isolate e chiuse le une alle altre: il vero pericolo della globalizzazione non è dunque l’uniformizzazione ma piuttosto quello del ripiego e chiusura identitaria. Cap. 6 Cultura e Identità Il concetto di IDENTITÀ è complesso per varie ragioni:  Le sue origini affondano nei secoli;  È presente nel linguaggio comune ma al contempo è un concetto scientifico trasversale a diverse discipline;  La questione identitaria è esplosa nell’epoca moderna e contemporanea (anni ‘50, Stati Uniti per descrivere i problemi di integrazione degli immigrati) sino a divenire caratterizzante delle nostre società, con un significato però oggi in parte diverso rispetto al passato. C’è uno stretto legame tra la concezione di cultura e identità culturale:  Concezione oggettivista dell’identità culturale: definire e descrivere l’identità partendo da un certo numero di criteri determinanti, considerati “oggettivi” come la lingua, cultura, religione, territorio...  Concezione soggettivista del fenomeno identitario: l’identità culturale non può essere ridotta alla dimensione attributiva ed il fenomeno non si può considerare statico, immobile, invariabile. Frederik Barth (1969) arriva alla conclusione di identità come manifestazione relazionale, che permette di andare oltre oggettivismo/soggettivismo. A suo avviso, bisogna cercare di cogliere il fenomeno identitario nell’ambito delle relazioni tra i gruppi: l’identità si costruisce e ricostruisce all’interno degli scambi sociali (=concezione dinamica dell’identità che contrasta con quella che la considera un attributo originario e permanente) per cui l’identificazione va di pari passo con la differenziazione. Identità: risposta in continuo cambiamento a: CHI SONO IO? (autoidentificazione)/CHI È COSTUI O COSTEI? (etero identificazione) dialettica continua tra dipendenza e libertà. IO (natura, spontaneità, istinto, libertà): coscienza che ognuno di noi ha spontaneamente a sé. Identità e cultura sono due concetti legati in maniera ingarbugliata perché l’identità di un soggetto dipende inevitabilmente anche dal contesto culturale in cui questo vive. L’identità culturale è una declinazione specifica del sentimento di appartenenza del processo identitario, legata al senso di una comune origine (etnica, nazionale...): il sentimento di appartenenza è almeno in parte, o del tutto, cosciente (1), ha spesso la forma di una rivendicazione (2), tende a fondarsi su contrapposizioni simboliche (3). (Identità culturale anni ’50, Stati Uniti). La componente <<culturale>>, <<etnica>> dell’identità sociale: la distinzione NOI/LORO fondata su una differenza culturale, concerne sia l’individuo che il gruppo sociale.  Colonizzazione, conquiste, processi migratori, rapporti di forza tra i gruppi sociali tendono a nidificare i confini tra i gruppi culturali, creare (subordinare o riscattare) minoranze culturali facendo insorgere rivendicazioni culturali, provocando tensioni e guerre: i minoritari vogliono riappropriarsi non tanto di un’identità -un’identità specifica esclusiva è spesso concerne loro dal gruppo dominato- quanto dei mezzi per definire da soli, secondo i loro criteri, la loro identità. Si tratta per loro di trasformare l’etero-identità, che spesso è negativa, in identità positiva: l’identificazione sarà tanto più rivendicata quanto più la solidarietà di tutti sarà necessaria alla lotta per il riconoscimento.  Se ogni identificazione è una differenziazione, il confine noi/loro è una frontiera, un confine simbolico sempre suscettibile di cambiamento, frutto di una negoziazione continua tra gli altri sociali coinvolti a creare la separazione, la “frontiera” è la volontà di differenziazione e l’uso di alcuni tratti culturali come marcatori dell’identità specifica: gruppi culturalmente molto vicini possono considerarsi estranei oppure ostili per contrasti su un elemento isolato del complesso culturale. Bisogna dunque evitare la frequente confusione tra “culture” e “identità”: partecipare ad una cultura particolare non significa possederne l’identità. L’identità culturale (=etnicità) e l’organizzazione sociale della differenziazione sociale: non esiste dunque un’identità culturale in sé, definibile una volta per tutte.  Rivendicazione identitaria: (da parte di un singolo individuo o di un gruppo): è riscattata dalla coscienza di avere subito una discriminazione, un’ingiustizia legata al fatto di appartenere o di essere identificato con un certo gruppo. L’identità culturale insiste sui confini ni/loro e nel mondo contemporaneo, culturalmente eterogeneo, è divenuta una questione attuale, molto rilevante, politica.  Linguaggio: nei processi di costruzione identitaria, il linguaggio svolge un ruolo fondamentale visto che l’identificazione avviene attraverso l’attribuzione di un nome o naming. Le identità che non hanno un nome non esistono socialmente. I percorsi di rivendicazione dell’identità culturale da parte di categorie discriminate avvengono spesso attraverso l’evoluzione del nome della categoria (handicappato, disabile, diversamente abile...). Le scienze sociali convergono nel riconoscere l’identità come il percorso di consapevolezza della propria esistenza continuativa nel tempo, sviluppato dell’individuo: tale percezione di contenuti deriva dal collegamento tra eventi fisici e mentali, dovuti in primo luogo alla memoria.  Narrazione: la costituzione dell’identità è un dialogo interiore, una narrazione che selezione, organizza e crea connessioni fra episodi, sentimenti e sensazioni della vita vissuta dall’attore sociale. In questi modi il soggetto crea un senso al proprio vissuto sulla base di un progetto, un’idea di sé proiettata nel futuro.
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