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Follia e Letteratura in Cina: Lu Xun e la Narrativa del Novecento, Sintesi del corso di Lingua Cinese

Storia della letteratura cineseLetteratura cinese modernaLu Xun

Il concetto di follia nella letteratura cinese moderna attraverso il racconto di Lu Xun 'Diario di un pazzo'. come la figura del pazzo rappresenti una iconica metafora della modernità cinese, caratterizzata da disagio antitradizionale, iconoclastia e ribellione individuale. Vengono citati studiosi come Fang Xide e Amina Crisma per illuminare il contesto e la significatività di questo racconto. Il documento conclude con una riflessione sul ruolo della follia nella narrativa cinese e sulla sua interpretazione come dissenso e disadattamento sociale.

Cosa imparerai

  • Come Lu Xun influenza la narrativa cinese moderna attraverso il suo racconto 'Diario di un pazzo'?
  • Che figura iconica della modernità cinese Lu Xun descrive nel suo racconto 'Diario di un pazzo'?
  • Che studiosi citano Lu Xun in relazione al concetto di follia nella letteratura cinese moderna?
  • Come la follia è rappresentata nella narrativa cinese moderna oltre che in 'Diario di un pazzo' di Lu Xun?
  • Come la follia è interpretata nella letteratura cinese moderna?

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 26/09/2021

R95
R95 🇮🇹

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Scarica Follia e Letteratura in Cina: Lu Xun e la Narrativa del Novecento e più Sintesi del corso in PDF di Lingua Cinese solo su Docsity! Sinosfere Costellazioni: Follia Follia e linguaggio: un percorso letterario nella Cina del Novecento di Nicoletta Pesaro “Diario di un pazzo” di Lu Xun # il (1881-1936), il primo e più significativo racconto della letteratura del Novecento, delinea una delle figure più importanti e iconiche della modernità cinese, metafora del disagio antitradizionale, dell'iconoclastia, ma anche del ribellismo individuale che segnò il Movimento del Quattro Maggio, il cui centenario cadrà nel maggio del 2019. Contemporaneamente alla demistificazione culturale, è il linguaggio il campo in cui si sperimenta la dissacrazione della civiltà cinese, attaccandone le radici, ossia la longeva ma obsoleta lingua letteraria, il wenyan 3 è, e incentrando la nuova letteratura sul vernacolo (utilizzato da secoli per narrativa e teatro ma non per i generi aulici di poesia e saggistica), il baihua if, che pur contestandola introietta la lingua letteraria, in una spesso sottile e dialettica osmosi fra tradizione e rinnovamento. Il paradosso, come fa notare Fang Xide, è che lo strumento per contestare e smantellare la tradizione fu spesso attinto dalla tradizione stessa.! Ne è un esempio il tema della follia, adottato da numerosi scrittori del periodo in funzione polemica e ironica, come già accadeva nella tradizione della narrativa cinese, dal Sogno della camera rossa ai racconti “strani” di Pu Songling. Per gli intellettuali del passato, l’agire e il parlare folle sono una forma di “manifestazione della propria rabbia”, fafen tti, e dissenso sociale.? Un gesto di tale resistenza alla storia e alla tradizione che da secoli costituiva non solo la koiné linguistico-culturale dei letterati, ma la loro stessa coscienza e identità, non può che dispiegarsi nei termini della follia e della devianza. Come brillantemente spiega Amina Crisma nel suo saggio in questo numero di Sinosfere, Lu Xun diede impulso alla nuova 1 Fang Xide };{&, Zhongguo xiandai xiaoshuo yu wenxue chuantong 4 EMtrù 5 X*#fk5îà (La letteratura cinese moderna e la tradizione letteraria) (Beijing: Beijing daxue chubanshe ILai XK HINKtt, 1992), 96. 2 Fang Xide }; 4, Zhongguo xiandai xiaoshuo yu wenxue chuantong, 86-87. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 32 Sinosfere Costellazioni: Follia narrativa cinese con una memorabile figura (solo in parte modellata sull'omonimo racconto di Gogol), intrisa di una volontà nicciana3 di rottura e rigenerazione, ma anche epitome dell’interpretazione tradizionale della follia come dissenso e disadattamento sociale, espressa spesso in forma più poetica che narrativa, attraverso l’ellissi, il simbolico, la trasposizione lirica di un ragionamento critico radicale. Esistono diversi studi sull’intreccio tra malattia mentale, follia e letteratura cinese, in particolare si rimanda al saggio di Michelle Yeh sulla poesia e l’archetipo del poeta folle, e agli articoli di Birgit Linder che analizzano la fenomenologia della pazzia in alcune opere della letteratura cinese moderna.‘ Nel tentativo di dipanare almeno un filone della complessa relazione tra follia ed espressioni artistico-letterarie cinesi, questo contributo si concentra sulle sue manifestazioni nel linguaggio della narrativa e della poesia in alcuni autori del Novecento. La lingua cinese, tra i vari vocaboli di cui dispone per questa area semantica, distingue fra due termini, quasi-sinonimi: uno più letterario — kuang % — e l’altro più colloquiale — feng Ji. Come spesso accade nella lingua cinese un concetto astratto viene definito attraverso l'accostamento di termini opposti o complementari che ne delimitano i confini etimologici. Così l'unione dei due succitati caratteri forma la parola fengkuang J{3t “follia”, utilizzata per definire un complesso di fenomeni sia psichici sia sociali di anormalità, devianza, alterità. Il carattere feng 8 L'influsso del pensiero di Nietzsche su Lu Xun è noto, ne parlano diversi saggi, tra cui si consiglia Chiu Yee Cheung, “Tracing the ‘Gentle’ Nietzsche in Early Lu Xun”, in Findeisen and Gassmann (eds.), Autumn Floods: Essays in Honour of Marian Galik, (Bern: Peter Lang, 1997), 571-88. 4 Rispettivamente, Michelle Yeh, “The Poet as Mad Genius : between Stereotype and Archetype”, Journal of Modern Literature in Chinese 6:2 & 7:1, 2005, 118-144; Birgit Linder, “Trauma and Truth: Representations of Madness in Chinese Literature”, Journal of Medical Humanities, 32:4, 2011, 291-303; e “Metaphors unto Themselves: Mental Illness Poetics and Narratives in Contemporary Chinese Poetry”, in Howard Y. F. Choy (ed.), Discourses of Disease: Writing Illness, the Mind and the Body in Modern China (Leiden and Boston: Brill, 2016), 90-122. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 33 Sinosfere Costellazioni: Follia Il vero male che attanaglia il pazzo o i pazzi di Lu Xun,8 così come molti altri personaggi della narrativa del tempo, è la solitudine dell’individuo che osa “parlare”, contestare, rinnegare e quindi contravvenire alle convenzioni sociali e ai parametri di armoniosa convivenza, pratiche comuni che conferiscono identità stabile e collettivo riconoscimento. La contestazione o l'incapacità di aderire al corrente sistema di valori, concepiti e tramandati come “normali” e “positivi”, assume in molte figure della narrativa cinese moderna e contemporanea i contorni di una pazzia vera, simulata o attribuita, che conduce spesso a tragica morte. In “Medicina” (1919), uno dei due giovani vittime della Cina “feudale” e arretrata, il giovane Xia, muore giustiziato per aver articolato le sue idee di rivoltoso: “Che disgraziato, davvero un disgraziato quel ragazzo, chiuso in gattabuia voleva convincere il secondino a ribellarsi!” [...] “Devi sapere che quando Ah Yi Occhi Rossi è andato per interrogarlo quello si è messo a conversare e gli ha detto ‘Il regno della dinastia Qing appartiene a tutti noi!’ Ah Yi non si immaginava che fosse così povero da non potergli spillare neanche un centesimo. In più, quello lo ha provocato: lui non ci ha visto più dalla rabbia e gli ha mollato due ceffoni!” [...] “Era certamente un pazzo, sì un pazzo”.9 Alcuni critici colgono nel realismo dei sintomi paranoici descritti in “Diario di un pazzo” un chiaro riferimento agli studi in medicina di Lu Xun e a un dato autobiografico: un suo parente soffrì di mania di 8 Nella medesima raccolta contenente “Il diario”, figura un racconto che pone il dramma del letterato fallito agli esami, un tema tradizionale, trattato però da Lu Xun in termini moderni, come individuo soggetto a paranoia e depressione, in quanto socialmente escluso. Eileen J. Cheng in un recente volume sullo scrittore ricostruisce il legame di queste figure con la classica immagine del letterato frustrato. Cfr. Literary Remains: Death, Trauma, and Lu Xun's Refusal to Mourn (Honolulu: University of Hawaî'i press, 2013), 58-73. 9Lu Xun fil, “Yao” # (Medicina) [1919], Lu Xun quanji &;R4&% (Opera omnia) (Beijing: Renmin wenxue chubanshe ARX=# Hi #t, vol I, 1981), 446. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 36 Sinosfere Costellazioni: Follia persecuzione e il giovane scrittore fu testimone di alcune scene dolorose.!° Dal punto di visto artistico e ideologico, la linea di pensiero deviante del pazzo permette comunque allo scrittore di infrangere i limiti spazio- temporali alludendo a un rapporto complesso tra storia e realtà, individuo e società"! e sintetizza lo spirito innovativo e ribelle del Quattro Maggio. Anche Leo Lee enfatizza l’idea di una pazzia in forma di rivelazione e parola: infatti, quella del pazzo non è che una versione della voce interiore di Lu Xun.:° In un altro suo celebre racconto, Wei Lianshu, un intellettuale emarginato, fallisce nel tentativo di interpretare le istanze di riforma e modernità, asservendosi infine alle “cannibali” pratiche tradizionali. In questa lettera al narratore del racconto, l’uomo esprime la propria disillusione con un eloquio contorto e contraddittorio, quasi patologico: Forse desideri avere mie notizie, te le dò subito: sono diventato un perdente. Ora capisco che quando un tempo credevo di essere un perdente, non lo ero affatto, mentre ora sì che sono un vero perdente. Un tempo, quando c'era ancora qualcuno che sperava io potessi vivere qualche giorno in più e quando io stesso speravo di vivere qualche giorno in più, non ce la facevo più a vivere. Ora, che non ce n'è più nessun bisogno, invece, voglio continuare a vivere...13 1° Yan Jiayan }"&#, “Lun Wusi zuojia de wenhua beijing yu zhishi jiegou” ib H.IU{F& XMAS ANAS) (Sfondo culturale ed epistemologia degli scrittori del Quattro Maggio), in Zhongguo xiandai, dangdai wenxue yanjiu EMAS ARITEMÀ, 2, 2002, 11; e Yang Yi 7 X, Zhongguo xiandai xiaoshuo shi 4 EH{thii E (Storia della narrativa cinese moderna), (Beijing: Renmin wenxue chubanshe AR HRK, vol 1, 1987), 157. 1 Yang Yi, Zhongguo xiandai, 158. 1 Leo Ou-fan Lee, Lu Xun and his Legacy (Berkeley: University of California Press, 1985), 7. 1 Lu Xun fi, “Guduzhe” H+ (11 solitario) [1928], Lu Xun xiaoshuo quanbian ibi 4%, (Hangzhou: Zhejiang chubanshe }fiLH Kt, 2005), 231. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 37 Sinosfere Costellazioni: Follia Se leggiamo nella figura di Wei Lianshu (come fa Qian Liqun)!4 un’eco del drammatico isolamento e del conflitto interiore dello stesso Lu Xun, viene confermata la teoria di Lee, sulla plurivocità e sui tormenti interiori dell'autore, la prova che lo scrittore moderno come il letterato tradizionale percepisce il proprio status in termini di conflitto ed (auto)esclusione dalla società, fino ai confini della pazzia. E infatti il tema ebbe fortuna negli anni Venti del Novecento (anche per una forma di “emulazione” del maestro): esiste un vero e proprio filone narrativo dedicato alla figura del folle.:5 Da “Il pazzo” (Fengren, 1924) di Rou Shi X77 e “Annotazioni di un pazzo” (Fengren biji {A l, 1922) di Bing Xin Vkè, a “La pazza” (Fengfu JA, 1926) di Xu Qinwen ie. Persino Zhou Zuoren Jfk A imitò il fratello in “Il vero diario di un pazzo” (Zhen de fengren riji XJA Fid, 1922). L’attenzione vira spesso su figure di “jingshenbing” XX}, variante che indica la persona psichicamente disturbata (oggi il termine è comunemente utilizzato per apostrofare chi abbia comportamenti ingiustificati e palesemente irragionevoli), benché, si noti, la parola sia composta da “spirito”, “psiche” e “malattia”: la ricerca letteraria — che attingeva in quel periodo anche dalle teorie freudiane diffuse attraverso una precoce traduzione — dimostrò un notevole interesse per la psiche e le sue deviazioni rappresentate come metafora dell’intellettuale apolide ed errante, come nella prima narrativa romantica di Guo Moruo 5[ik#7 e Yu Dafu #ikR. Insomma la follia nel testo letterario del primo Novecento si configura come espressione di una crisi identitaria — dall’inattingibilità dei desideri più intimi e personali al (non) riconoscimento sociale, una risposta allo scarto tra ideale e reale — fondata sul linguaggio. In mezzo a queste conclamate figure di anormalità, la letteratura del Quattro Maggio presenta anche una galleria articolata di frustrati, alienati, inetti, maniaci (biantai 2&&). Anche sul piano narratologico le scelte degli autori riflettono una visione più individualistica e soggettiva 4 Qian Liqun #kH:## (2007), Yu Lu Xun xiangyu 5 TR Hi& (Incontro con Lu Xun), (Beijing: Sanlian jiangtan =}, 2007), 135. 15 Cfr. Fang Xide Zhongguo xiandai xiaoshuo yu wenxue chuantong, 87-96. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 38 Sinosfere Costellazioni: Follia dostoevskijana follia, “their minds are in a state of unceased agitation”,'9 un’incompatibilità con il mondo e con la storia che si manifesta attraverso il linguaggio, contorto e vaneggiante — l'ultimo convulso anelito di individualismo in una società che precipita verso la catastrofe della guerra e imporrà ben presto, come unica forma di salvezza nazionale, l'adesione all’ideologia di massa e alla lingua maoista (il Mao wenti), costringendo al silenzio ogni “arroganza individuale”. Folle e ribelle è la sessualità trasgressiva di Guo Su'e,2° la controversa eroina che Lu Ling colloca al centro di una realtà sconvolta da impulsi brutali, dai lasciti della morale tradizionale ma anche dai sussulti di una società proto-operaia. Accostata da alcuni critici ai personaggi devianti di Lawrence, è in realtà carica di quel potenziale femminino (auto)distruttivo che la coeva letteratura europea conosce, per esempio, in D'Annunzio, incarnando una fame di libertà spirituale di cui la ricerca di libertà sessuale è spesso indice. In un altro tormentato romanzo di Lu Ling, Figli di ricchi?! saga dai toni epici sul declino di una ricca famiglia a Nanchino, il maggiore dei tre fratelli sprofonda gradualmente nella pazzia. Il più giovane, Jiang Chunzu, a sua volta, sperimenta nelle desolate campagne devastate dalla guerra gli abissi mentali e fisici di una sorta di azzeramento della civiltà. Scossi da nevrosi, divorati da un senso di impotenza e alienazione, la vera prigione dei personaggi di Lu Ling è, prima ancora che il drammatico contesto economico e storico, la loro stessa soggettività distorta espressa dalla sintassi ipertrofica ed esasperatamente europeizzata dell’autore. L'esplorazione dell'inconscio e le teorie occidentali moderne sulla pazzia,2 fornirono allo scrittore gli strumenti per dare voce a una forma di bio o psico-resistenza alla società dominante; l'adesione al marxismo, 19 Kirk A. Denton, The Problematic ofthe Selfin Modern Chinese Literature (Stanford: Stanford UP, 1998), 19. 20 Ji'e de Guo Su'e MARIS: !HÈ (Fame, 1943). 2 Caizhu di erniimen MERA] (Figli di ricchi, 1944-48). 22“As the idea of madness and the irrational offered Western moderns a source of spiritual regeneration to combat the debilitating oppression of bourgeois, industrialized civilization, for Lu Ling the unconscious seems also to be the anarchic fountainhead for rebellious assaults against tradition, authority, and social convention”, Kirk A. Denton, The Problematic of the Self, 21, nota 29. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 41 Sinosfere Costellazioni: Follia venata di soggettivismo, di Lu Ling, non lo salvò dallo stigma ideologico che lo spinse nel baratro delle sue stesse contraddizioni. Non stupisce perciò che la pazzia come soggetto narrativo sia pressoché bandita nella cosiddetta “letteratura dei 17 anni” (dal 1949 al 1966, anno d'inizio della Rivoluzione Culturale che ridusse comunque al minimo la produzione artistico-letteraria); tuttavia questo genere di rappresentazione del linguaggio dissenziente si ripresenta con rinnovata forza metaforica nella letteratura contemporanea; qui, in particolare, il pazzo è portavoce del malessere che gli scrittori dell'avanguardia narrativa tradussero ancora una volta in sperimentazione linguistica: l'anomalia sintattica, la de- umanizzazione della funzione narrante, l’astrattisymo che cancella il significato nelle loro opere, l’incoerenza espressiva dei dialoghi di personaggi ridotti spesso a puri segni. Corre in realtà un sottile filo rosso tre queste sperimentazioni — sorte in un periodo non a caso ribattezzato “febbre” culturale (wenhua re XK) — e l’ultima fase della letteratura moderna: Lu Ling aveva identificato nella follia sia tematicamente sia linguisticamente il segno distintivo della nuova epoca, [w]hile his novels were altogether unknown to the general reader, the language revolution he quietly launched did inspire a new generation of writers in the 1980s, modernists such as Ge Fei, Bei Cun, and Yu Hua. Responding to a new kind of self-indulgent hunger that spread across post-Maoist China, these young writers scandalize orthodox Chinese readers with a literature that threatens to devour all certainties and to encourage feasting on possibility: They took up where Lu Ling left off 23 Il soggettivismo teorizzato da Hu Feng agli inizi del periodo maoista fu rielaborato da un altro grande critico marxista al termine del maoismo, trent'anni dopo: Liu Zaifu X|H}& riprese e sviluppò l'indagine sulla soggettività (dello scrittore), legittimando nel corso del decennio “perduto”24 degli anni Ottanta una nuova consapevolezza e addirittura esaltazione dell'io. 23 David Der-Wei Wang, “Three Hungry Women”, Boundary, 2, 1998, 60. 24 La definizione è di Gregory Lee, China's Lost Decade (Brookline: Zephyr Press 2012). Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 42 Sinosfere Costellazioni: Follia La prima frontiera della ritrovata e inconciliabile necessità di affermare la propria soggettività fu la poesia. Definendosi con l’espressione Menglong shi | lì è (Poesia oscura) un gruppo di poeti instaurò clandestinamente, prima, e quindi, dopo la morte di Mao, pubblicamente, un nuovo rapporto tra linguaggio e io autoriale. Nel decennio che seguì la fine dei disordini della Rivoluzione Culturale e l'alterazione drammatica che essa aveva causato nella vita e nell'opera di molti scrittori e artisti, lo iato tra io e realtà si manifestò ancora una volta in un fafen — una “valvola della pazzia” per usare un’espressione pirandelliana. Uno dei pionieri dei poeti oscuri fu Shizhi f}f (pseudonimo di Guo Lusheng 5}, n. 1948) definito “a (mentally ill) poet in a changing society”. 25 Un'ulteriore conferma deriva dall'opera (e vita) di altri due poeti: Gu Cheng Mit (1956-1993), che si tolse la vita dopo aver ucciso la moglie in una sperduta isoletta del Pacifico e Haizi }#-f- (pseudonimo di Zha Haisheng ft}f/E, 1964-1989), ex studente prodigio, affetto negli ultimi anni della sua esistenza da schizofrenia, che alla vigilia del massacro di Tian’anmen si stese sui binari di Shanhaiguan stringendo tra le mani la Bibbia e un romanzo di Thoreau. Entrambi assurti al culto dei poeti maledetti, per la tragica e prematura scomparsa, la loro ricerca di parole di verità non sfugge alla contraddizione molto (ma non solo) cinese tra io e mondo, xiaowo /)\& e dawo KR (letteralmente “piccolo e grande io”). In Haizi la frammentazione dell'io è totale, il poeta smarrisce il senso della realtà non cogliendo più la distinzione tra oscurità e luce, come il pazzo di Lu Xun, nel cui diario leggiamo: “Buio pesto, chissà se è giorno o notte. Il cane dei Zhao ha ripreso ad abbaiare. La ferocia del leone, la codardia del coniglio, l’astuzia della volpe...”.26 Nella poesia “Primavera, dieci Haizi” 27 25 Birgit Linder, “Metaphors unto Themselves: Mental Illness Poetics and Narratives in Contemporary Chinese Poetry”, 95. 26 Lu Xun ft, “Kuangren riji" YA Hit (Diario di un pazzo) [1918], Lu Xun quanji iR44 (Opera omnia) (Beijing: Renmin wenxue chubanshe ARX#tHih*t, vol. I, 1981), 427. 27 Haizi }#k-Y, “Chuntian, shige Haizi" #R4/NÉ#- (Primavera, dieci Haizi), in Haizi zuopin jingxuan if mt (Opere scelte) (Wuhan: Changjiang wenyi chubanshe, 2009), 30. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 43 Sinosfere Costellazioni: Follia omofono, su uno dallo stesso tono, sulla componente di un carattere, a volte sono tutti suoni indefiniti, solo dopo molto tempo si riesce a trovare la parola possibile, i mutamenti arbitrari di questi caratteri sono pericolosi, presentano anche intonazioni ed effetti ingiustificati.32 Come commenta Claudia Pozzana, la poetica di Gu Cheng esplose in follia per il legame sin troppo stretto che egli intravedeva tra poesia e Natura, la sua ricerca verso un’innaturale naturalità della lingua.33 Lo stesso possiamo forse dire per Haizi, che canta nelle sue opere un attaccamento quasi morboso alla Terra. Van Crevel osserva come non sia una coincidenza che i tre poeti, Shizhi, Gu Cheng e Haizi, tutti afflitti da disturbi psichici, siano spesso associati nelle antologie e negli studi sulla poesia d’avanguardia.3 Nella novella I miei due mondi yin e yang, (Wo de yinyang liangjie & IBAFAPA 1997), Wang Er, personaggio alter ego dello scrittore Wang Xiaobo +} (1952-1997), viene considerato psicotico per eccesso di elemento yin l] (femminile). L’impotenza sessuale, che gli attira lo stigma della comunità, è un pretesto per fingersi demente, o, come scrive ironicamente l’autore, xiao shenjing ‘DX “mezzo matto”. L'uomo, un ingegnere che vive “auto-internandosi” nello scantinato dell'ospedale, fa decantare attraverso atteggiamenti e discorsi (giudicati dalla comunità) devianti le gerarchie perverse annidate nelle definizioni dei rapporti sociali e di genere. Questo è il posto dove abito. L'ingegnere Wang scritto sulla porta sono io. E sono io anche il mezzo matto. Mi chiamano mezzo matto perché sono un po’ tonto, un 25035. Tra cent'anni forse la gente non capirà cosa significa 82 Gu Cheng, “Risposte a un questionario”, in Claudia Pozzana e Alessandro Russo (a cura di), Nuovi poeti cinesi (Torino: Einaudi, 1996), 217. 88 Claudia Pozzana, “Suggerimenti lacaniani per tradurre poesia cinese contemporanea”. 84 Maghiel van Crevel, Chinese Poetry in Times of Mind, Mayhem and Money (Leiden and Boston: Brill, 2008), 101. 35 L'espressione popolare pare derivi da un antico aneddoto, in cui alcune persone vengono punite per la loro dabbenaggine. Per scoprire chi ha ucciso un suo stratega il re di Qi, fingendo che l'uomo fosse un traditore, promette un premio di 1000 liang di oro all'autore dell'omicidio. Attirate dal denaro quattro persone si fanno avanti, pronte Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 46 Sinosfere Costellazioni: Follia “250”. Il significato dell'espressione è che essendo rimasto solo 250 giorni nel ventre di mia madre, mi comporto in modo un po’ strano. In realtà nella pancia di mia madre ci sono stato per ben trecento giorni, ma siccome mi comporto in modo strano sostengono che ci sono stato solo 250 giorni. Questa inversione del rapporto causa-effetto deriva dal nostro senso dell'umorismo. In realtà io mi comporto in modo strano perché soffro di impotenza. Siccome soffro di impotenza, ho divorziato dalla mia prima moglie. Ho più di quarant'anni e sono ancora single, inoltre vivo in solitudine e parlo poco. Non posso fare a meno di vivere in solitudine e parlare poco, perché dovunque vada c'è sempre qualcuno che mormora alle mie spalle, e dice che sono impotente. Perciò mi sento in imbarazzo a stare con le persone. Sebbene soffra di impotenza da oltre dieci anni e non mi vergogni più della cosa, non mi va che la gente dica questo di me. Non voglio che mi vedano come una specie di eunuco, anche se in effetti ci assomiglio molto a un eunuco.36 Ispirandosi all'approccio di Foucault verso sessualità e follia, Wang Xiaobo disvela e distrugge con lo stratagemma del finto pazzo l'ipocrisia e la repressione esistenti in questi due ambiti. Il suo personaggio ci fa ricordare Ciampa, il tragico protagonista di una celebre commedia di Pirandello, per il quale è la sete di verità che spinge gli uomini alla follia: [Potessi] cacciarmi fino agli orecchi il berretto a sonagli della pazzia, e scendere in piazza a sputare in faccia alla gente la verità [...] Sono i bocconi amari, le ingiustizie, le infamie, le prepotenze che ci tocca d'ingozzare, che c'infràcidano lo stomaco! il non poter sfogare, signora, il non poter aprire la valvola della pazzia!37 A metà tra malattia reale e disagio culturale, incubo modernista e simbolica rappresentazione dei tesi rapporti tra società e individuo, il celebre racconto di Lu Xun fu il precursore di una proliferazione di folli a spartirsi il ricco premio con 250 liang a testa: il re, irato per la loro avidità, le fa giustiziare apostrofandole per la loro stupidità “i quattro 250”. 36 Wang Xiaobo # hi}, “Wo de yinyang liangjie” RARA FCI miei due mondi yin e yang), in Huanggin shidai (Guangzhou: Huacheng chubanshe, 1997), 322-323. 37 Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli (Milano: Treves, 1920), 161. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 47 Sinosfere Costellazioni: Follia che abitano i romanzi e la poesia cinese per tutto il secolo scorso, con una lunga interruzione nell'era maoista, il cui grande paradosso consiste appunto nell’aver espulso la follia dal testo letterario, solo per far posto a pazzia, paranoia e alienazione come parte integrante dell’esperienza quotidiana, specie nelle fasi più parossistiche della Rivoluzione Culturale e nel suo linguaggio delirante. Nel racconto 1986,88 Yu Hua ne riprende i contorni, con la figura del professore, autore, su se stesso e sugli altri, di torture di antica memoria: la mutilazione fisica praticata per le strade è estrema sintesi della mutilazione dell’io e della sua voce negli anni bui della rivoluzione. Un'altra interprete della follia nel linguaggio e nel quotidiano è la scrittrice Can Xue 5g (n. 1958), membro dell'avanguardia, che con le vuote conversazioni tra le sue fragili figure kafkiane, denudate di ogni significato, insinua l’avvenuta frattura tra io e realtà, ma testimonia anche, di sbieco, in forma metaforica, la violenza e l'orrore della storia cinese recente. Nel racconto qui pubblicato “Shanshang de xiaowu” ili È. fj/| EE (La capanna sulla montagna, 1985), il narratore in prima persona descrive le proprie azioni e i dialoghi con i componenti della famiglia in un’astratta quotidianità che ci appare irragionevole e assurda, fatta di “relazioni familiari degradate, una sensorialità abnorme e spesso grottesca, non priva di ripercussioni psicanalitiche”, un “senso di mancanza di spazio e privatezza che mortifica il singolo nel collettivismo”.39 Lo scandalo, ancora una volta, nasce nel linguaggio all’interno del contesto familiare, in un crescente senso di disagio, la cui funzione ci è spiegata nella illuminante definizione del perturbante (Unheimlich) freudiano: “La parola tedesca unheimlich è chiaramente l’antitesi di heimlich, di heimisch”. È l’antitesi cioè di tutto ciò che appartiene alla casa, alla dimora (Heim), alla patria (Heimat). Dunque sarebbe ovvio “dedurre che se qualcosa suscita spavento è proprio perché non è noto e familiare”. In realtà invece, Freud anticipa subito fin dall'inizio del saggio, che “il 38 Yu Hua, “1986”, in Torture, (Torino: Einaudi, 1997), 55-99. 89 Nicoletta Pesaro, “L'Italo Calvino di Can Xue: l'appropriazione di un modello intellettuale”, Sulla via del Catai, X:17, 2018, 130. Nicoletta Pesaro, Follia e Linguaggio 48
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