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La dimensione metodologico-conoscitiva nel sapere didattico, Dispense di Didattica generale e speciale

Una riflessione sulla produzione delle conoscenze nel sapere didattico, distinguendo tre tipi di conoscenze e analizzando il circuito azione-riflessione e il circuito teorico-pratico. Vengono inoltre descritte le metodologie di ricerca, con particolare attenzione al metodo quantitativo e alle sue tipologie, e la soggettività dell'osservatore.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 17/10/2023

veronica-donati-5
veronica-donati-5 🇮🇹

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Scarica La dimensione metodologico-conoscitiva nel sapere didattico e più Dispense in PDF di Didattica generale e speciale solo su Docsity! CAPITOLO 5 LA DIMENSIONE METODOLOGICO- CONOSCITIVA In che modo si producono le conoscenze che caratterizzano il sapere didattico? 3 tipi di conoscenze: 1. Acquisibili per esperienza personale diretta o indiretta 2. Acquisibili attraverso indagini sul campo 3. Ricavate dall’analisi e dalla comparazione sistematica delle conoscenze già note (ricerca documentaria) Il circuito azione-riflessione e le buone pratiche Il circuito teorico- pratico, riflessività- azione è da sempre stata al centro della riflessione educativa da Dewey in poi. Basta pensare all’insegnante che ogni giorno si trova in situazioni di problem solving che richiedono scelte istantanee, in questi casi non piò fare riferimento alla conoscenza teorica, ma il repertorio delle esperienze analoghe vissute o immaginate. → Gran parte dell’arricchimento di sapere didattico ha ottenuto in questa modalità: l’agire riflessivo, che caratterizza il professionista distinguendolo dal novizio, si fonda sul repertorio di casi ed esperienze che l’esperto ha vissuto nel corso della propria carriera e che gli consente di risolvere quelle situazioni problematiche in cui si trova. Gli interventi possono essere resi riconoscibili e confrontabili all’esterno con esperienze similari, per questo si possono stabilire ragionevoli sistemi di convenzione riconosciuti utili da una comunità, anche se non sottoposti a sperimentazione. (BUONA PRATICA) Conoscenze acquisite sul campo: la metodologia Una ricerca è una strategia esplicitata, cioè una sequenza ordinata di mosse, di decisioni assunte sulla base di criteri e regole resi riconoscibili all’esterno, rendendo esplicite le “ipotesi plausibili in alternativa”. Soggettività dell’osservatore EQUAZIONE PERSONALE Nel senso comune si ritiene che vedere significhi conoscere la realtà nei suoi tratti oggettivi, invece l’individuo è sempre guidato da schemi personali nell’osservazione della realtà e che questa differisce da soggetto a soggetto in funzione delle preconoscenze, sensibilità personali. Il ricercatore ha maggiore consapevolezza della dimensione soggettiva dell’osservazione e cerca modi ragionevoli per gestirla, il suo scopo è di tenerla sotto controllo, esplicitando ipotesi e regole a cui si atterà: Popper (filosofo) riporta la differenza tra ideologia e scienza, infatti una teoria può considerarsi scientifica se è formulata in modo tale che altri possano dimostrare le sue eventuali falsità. Metodi I dati di cui il ricercatore deve avvalersi per formulare le sue elaborazioni possono essere acquisiti in due modalità: 1. METODO QUANTITATIVO: sotto forma di dati numerici, quando l’oggetto di studio è traducibile in elementi o unità conteggiabili. I dati raccolti possono basarsi su calcoli nel cui esito è indipendente dal valutatore una volta che la procedura sia stata decisa. Alcune tipologie: o Modello sperimentale o Quasi sperimentale o Pre sperimentale o Correlazionale o Ex post facto o Survey Le prime 3 hanno in comune il fatto che il ricercatore interviene attivamente in una determinata situazione. Ci sono delle variabili che possono essere tenute sotto controllo manipolandone solo una (VARIABILE INDIPENDENTE) e lasciando immutate le altre, in questo modo si possono registrare gli effetti in uscita, cioè sulla variabile DIPENDENTE. Per essere certi che gli effetti siano dipesi proprio dalla manipolazione della variabile indipendente si impiega la comparazione di un GRUPPO SPERIMENTALE con uno o più gruppi DI CONTROLLO quanto più possibile identici al primo: si interviene soltanto sul gruppo sperimentale modificando la variabile indipendente. Il metodo sperimentale si caratterizza in quanto l’appartenenza dei gruppi è assegnata in modo casuale, cioè selezionando gli elementi da un unico universo con l’avvertenza che ogni elemento che verrà incluso nel campione abbia la stessa probabilità di essere scelto di qualunque altro. Se si registra una differenza dei risultati nel test finale dei due gruppi a favore del gruppo sperimentale è necessario chiedersi se sia “statisticamente significativa”, cioè che sia con scarsa probabilità imputabile a fattori puramente casuali. → è necessario ricorrere alla statistica: ad esempio se gettiamo in aria molte volte una moneta perfettamente bilanciata, man mano che aumenta il numero dei lanci ci avvicineremo sempre di più a un 50% di testa e a un 50% di croce, se questo non accadesse vorrebbe dire che il fenomeno non è perfettamente casuale e che il lancio è stato truccato. La statistica, quindi, offre dei parametri matematici di ferimento relativi ai fenomeni casuali: essa può indicare quante probabilità ci sono che quella differenza tra il gruppo sperimentale il gruppo di controllo riscontrata sia dovuta al caso, generalmente se accetta la soglia del 5 o dell’1 % come staticamente significativa (che ci sono dunque 95 o più probabilità su 100 che quella differenza non sia dovuta a fattori casuali) il che viene assunto come un buon indizio di una probabile efficacia della variabile indipendente. MA nelle situazioni concrete e difficile poter utilizzare i gruppi sperimentali di controllo ottenuti casualmente: può accadere che si possa disporre di un gruppo di controllo che non è scelto rispettando i criteri della casualità (es. Un’insegnante che vuole sperimentare l’efficacia di un metodo didattico può semplicemente avere la possibilità di confrontare i risultati ottenuti nelle classi in cui lo applicato con altre classi per lo stesso livello in cui è stato applicato il metodo tradizionale), in questi casi si parla di METODO QUASI SPERIMENTALE; in altri casi non è possibile neanche avvalersi di un gruppo di controllo e può solo confrontare dati dello stesso gruppo in fase iniziale e in fase avanzata, in questi casi si parla di METODO PRESPERIMENTALE (bisognerà allora disporre di criteri di riferimento esterni come standard nazionali o dati di confronto attinti dai precedenti anni). Ci sono altre metodologie quantitative equiparabili all’approccio sperimentale poiché ricercano correlazioni tra la variabile indipendente e quella dipendente, nelle quali lo sperimentatore non interviene manipolando direttamente la variabile indipendente. Si immagini il caso in cui si tratti di studiare se esiste una relazione tra il fatto di aver frequentato la scuola dell’infanzia e il profitto conseguita l’elementare, in questo caso si parla di indagini EX POST FACTO. Infine c’è la variabile più semplice (SURVEY), cioè una raccolta informativa di dati con carattere censitario se si raccolgono tutti i dati dell’universo oggetto di studio, campionario se ci si basa su un campione rappresentativo. il secondo riguarda la validità concettuale: il ricercatore deve nominare fenomeni in modo che altri ricercatori possano usare lo stesso linguaggio senza ambiguità, ciò è particolarmente difficile nella ricerca sociale data la complessità dei fenomeni di cui si occupa; il terzo riguarda la validità delle conclusioni in rapporto alla coerenza interna (validità interna) e alla trasferibilità (validità esterna), le conclusioni enunciate nei rapporti di ricerca devono infatti corrispondere a quelle che si possono effettivamente estrarre dalla ricerca stessa. AFFIDABILITA’: una ricerca deve essere affidabile, tanto più lo sarà quanto più i suoi prodotti sono indipendenti da colui che l’ha condotta. Anche l’affidabilità riguarda tre aspetti diversi di un’attività di ricerca: la definizione del quadro concettuale, la raccolta del trattamento dell’informazione, le enunciazioni delle conclusioni. La definizione del quadro concettuale comporta un problema di validità, tuttavia ci si può trovare di fronte a una ricerca valida ma non affidabile (es. una ricerca nella quale i concetti vengono accuratamente definiti, ma i sinonimi utilizzati nel testo non sono sempre usati in modo coerente). Per essere affidabili la raccolta del trattamento delle informazioni e le enunciazioni delle conclusioni devono essere sufficientemente indipendenti dagli autori della ricerca in modo da poter essere riprodotti. Conoscenze di secondo livello: protocolli di analisi e criteri di validazione Oltre agli studi primari basati sull’impiego di strategie di ricerca quantitativo qualitative esistono conoscenze di un livello di generalità superiore rispetto a quello di una singola ricerca, conseguibili attraverso la comparazione, l’analisi, la valutazione critica e la sintesi degli studi primari. Per conoscenza basata su evidenza intendiamo un tipo di conoscenza che è il risultato di un procedimento di indagini empirica o di argomentazioni logica chiaramente esplicitato e dunque ripercorribile nel suo intero tragitto dai presupposti teorici attraverso le metodologie seguite fino alla conclusione e che ha trovato consistenti conferme all’interno della comunità scientifica. È possibile applicare questo riferimento anche alla ricerca educativa? Secondo un numero crescente di autori la risposta è affermativa. Hargreaves sottolinea criticamente come, nonostante ampie energie siano impiegate nella ricerca educativa, i sui risultati siano inutilizzabili, la ricerca assomiglia più a una professione di fede che ha un percorso scientifico, orientata su argomenti di scarsa rilevanza per gli insegnanti. i quali si rendono conto che la preparazione pedagogica teorica acquisita all’università non è molto spendibile sul piano applicativo e che l’esperienza sarà debbono fare da sé. Su questa base ha preso slancio l’Evidence- Based Education, dove centrale è l’idea di capitalizzare i risultati della ricerca attraverso confronti sistematici della letteratura allo scopo di pervenire a una sintesi della migliore evidenza disponibile su un determinato argomento o problema educativo. Vantaggi: cercare di stabilire che cosa si sa già su un certo argomento e renderlo accessibile può avere un valore per diversi soggetti: il ricercatore che può così individuare aree lacunose, temi o argomenti rispetto ai quali la ricerca non si è interrogata o si è risposta in modo poco chiaro, incompleto o ambiguo; il professionista, nel nostro caso l’insegnante, che può basarsi su un corpus di conoscenze ragionevolmente affidabili a cui ispirare la propria pratica; il decisore che così può fondare le politiche educative sulla base della migliore evidenza disponibile in letteratura. Dall’altro produrre una sintesi dei risultati più affidabili cui la ricerca è pervenuta consente almeno in linea di principio di acquisire conoscenze caratterizzate da un livello di generalità e trasferibilità maggiore rispetto alle singole ricerche. Un singolo studio, infatti, può essere illuminante per certi aspetti, ma se non viene comparato con altri studi non si saprà mai che grado di trasferibilità posseggono i risultati cui esso è pervenuto, perché è troppo legato a uno specifico contesto. L’aumento delle evidenze potenzialmente disponibili, insieme alla crescita esponenziale di conoscenze e informazioni oggi accessibili, rende quasi impossibile considerare tutti i risultati della letteratura esistente → problema del sovraccarico informazionale causato almeno in parte dallo sviluppo delle tecnologie e delle informazioni. Svantaggi: anche qua esisterà un eludibile elemento di soggettività che informa la valutazione stessa, è necessario cercare di esplicitare e giustificare i parametri adottati; un altro problema riguarda la comparabilità delle ricerche: come si fa a confrontare e sintetizzare di ricerche che si basano su metodologie e contesti differenti? → • METANALISI: metodo utilizzato per sintetizzare i risultati provenienti da studi basati su metodi sperimentali o quasisperimentali, si tratta di una tecnica statistica che consente di pervenire a una sintesi quantitativa di risultati di singole ricerche svolte su un medesimo argomento e tra loro comparabili. Come è possibile sintetizzare i risultati qualora non si abbia a che fare con studi basati su metodi sperimentali, ma con ricerche qualitative oppure con ricerche quantitative e qualitative? → • META—ETNOGRAFIA: metodo attraverso cui si cerca di sintetizzare i risultati di studi qualitativi, specie di carattere etnografico. L’intento è quello di andare oltre la singola ricerca, ma non aggregando esempio individuando coerenze e variazioni tra singoli studi, bensì costruendo interpretazione rilevando analogie tra spiegazioni. • SINTESI DELLA MIGLIORE EVIDENZA (BEST-EVIDENCE SYNTHESIS): ciò che conta è per venire alla sintesi della migliore evidenza, muovendo da criteri di selezione delle ricerche ben giustificati chiaramente definiti a priori e applicati in modo coerente dai revisori. In questo caso i risultati delle ricerche vengono aggregate attraverso delle sintesi narrative. Una dei principali strumenti che sta emergendo a livello internazionale come adeguato allo scopo di effettuare confronti ampi e sistematici delle ricerche esistenti è quello della SISTEMATIC REVIEW (SR), che consiste in una sorta di meta-ricerca volta a individuare, valutare criticamente e sintetizzare i risultati di ricerche primarie rilevanti su un determinato argomento attraverso protocolli di analisi esplicite rigorosi. L’SR si caratterizzano per i seguenti aspetti: o Sistematicità: consiste nel considerare il maggior numero possibile di fonti informative o Esplicitezza e trasparenza: di tutte le scelte che riguardano la selezione delle strategie di ricerca della letteratura disponibile i metodi utilizzati per individuare le fonti informative e potenzialmente utili o Riproducibilità o replicabilità: la trasparenza dei protocolli adottati e la documentazione di tutto il processo dovrebbero permettere ad altri ricercatori di poter replicare la review o Intersoggettività: non viene mai condotto da un singolo ricercatore ma da una equipe che valuta congiuntamente le ricerche o Efficienza: offre una soluzione per avere accesso a un ampio volume di dati in modo rapido o Carattere pragmatico: in assenza di prove autorevoli o definite una professionista avrà bisogno della migliore evidenza disponibile per informare le sue decisioni, ma in alcune circostanze il massimo cui possiamo aspirare è ridurre quanto più possibile l’incertezza ed eventualmente individuare altre domande cui è urgente rispondere. Una SR si configura quindi come un processo complesso e può essere articolata in sei fasi: 1. Definizione preliminare del focus della review (formulato in termini di domanda) e dei protocolli di analisi e valutazione 2. Ricerca, prima selezione e mappatura delle ricerche individuate come potenzialmente pertinenti 3. Valutazione critica degli studi inclusi 4. Estrazione delle informazioni 5. Analisi, confronto e sintesi dei risultati 6. Comunicazione dei risultati Internet offre oggi numerose opportunità per accedere a conoscenze di primo e secondo livello attraverso banche dati specializzate, cataloghi EBE e resi informali di accademici.
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