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La Sociologia: Strutture Sociali, Comte, Durkheim e Teorie Suicidio e Socializzazione, Sintesi del corso di Sociologia

Questo testo introduttivo alla sociologia esplora le teorie di Comte, Durkheim e la loro visione del mondo sociale moderno. il concetto di struttura sociale, la ruota dei tre stadi di Comte, il ruolo di Durkheim nella comprensione dei fatti sociali e il suo concetto di solidarietà organica. Inoltre, il testo introduce le teorie suicidio di Durkheim e la socializzazione.

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 18/01/2016

Carol.simoni1
Carol.simoni1 🇮🇹

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Scarica La Sociologia: Strutture Sociali, Comte, Durkheim e Teorie Suicidio e Socializzazione e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! Capitolo 1: Che cos’è la sociologia? La sociologia è una disciplina molto importante nella cultura moderna, in quanto studia le diverse forme di vita umana associata, cioè ha come oggetto il nostro comportamento di esseri sociali. Imparare a pensare sociologicamente significa coltivare la capacità di immaginazione. Il sociologo è colui che riesce a liberarsi dai condizionamenti della situazione personale, collocando le cose in un contesto più vasto. Il lavoro sociologico dipende da quelle che il sociologo americano Charles Wright Mills ha chiamato, immaginazione sociologica. L’immaginazione sociologica richiede soprattutto, la capacità di riflettere su se stessi fuori dalle abitudini familiari della vita quotidiana, al fine di guardarle con occhi diversi. Un concetto importante in sociologia è quello di struttura sociale. Esso si riferisce al fatto che le attività umane non sono casuali, ma strutturate socialmente, e che vi sono regolarità nei nostri comportamenti e nelle relazioni che intratteniamo. • La sociologia ci permette di guardare il mondo sociale da prospettive diverse; • La ricerca sociologica fornisce un aiuto pratico alla valutazione degli effetti delle politiche; • La sociologia può accrescere l’autocomprensione. Più sappiamo sul perché e sul come delle nostre azioni, più saremo in grado di influire sul nostro futuro. Le prime teorie Gli esseri umani hanno sempre nutrito curiosità per le cause del proprio comportamento, ma per migliaia di anni i tentativi di comprenderle si sono basati su modi di pensare tramandati di generazione in generazione, spesso formulati in termini di convinzioni religiose, miti, credenze, ecc.. Con l’affermazione del metodo scientifico si verificò un radicale cambiamento a livello mentale e concettuale. La nascita della sociologia avviene sullo sfondo dei cambiamenti indotti dalle due grandi rivoluzione: la rivoluzione francese e quella industriale. Queste due rivoluzioni ruppero gli stili di vita tradizionali e costrinsero a elaborare una nuova concezione del mondo sociale e naturale. Molti contribuirono agli sviluppi iniziali del pensiero sociologico, ma il posto d’onore è solitamente attribuito al pensatore francese Auguste Comte, perché fu lui a coniare la parola sociologia. Comte ambiva a creare una scienza della società che potesse spiegare le leggi del mondo sociale così come le scienze della natura spiegavano il funzionamento del mondo fisico. La visione di comtiana della sociologia era quella di una scienza positiva. Comte era convinto che la sociologia dovesse applicare allo studio della società gli stessi metodi scientifici rigorosi che la fisica o la chimica applicano allo studio del mondo fisico. Il positivismo sostiene che la scienza si applica solo a fenomeni osservabili, direttamente attingibili attraverso l’esperienza. La legge dei 3 stadi di Comte afferma che gli sforzi umani per comprendere il mondo sono passati attraverso gli stadi teologico, metafisico e positivo. • Nello stadio teologico, il pensiero viene guidato dalle idee religiose e dal concetto di società come espressione della volontà di Dio; • Nello stadio metafisico, la società viene spiegata facendo ricorso a principi astratti; • Lo stadio positivo, invece, è caratterizzato dall’applicazione del metodo scientifico al mondo sociale. Comte considerava la sociologia come l’ultimo prodotto dello sviluppo scientifico, ma allo stesso tempo come la scienza più importante e complessa. Gli scritti di un altro pensatore francese, Emile Durkheim, hanno avuto un’influenza più durevole sulla sociologia moderna di quelli comtiani. Per Durkheim la sociologia era una scienza nuova; come Comte, pensava che si dovesse studiare la vita sociale con la stessa oggettività con cui gli scienziati studiano la natura. Il primo principio della sociologia di Durkheim è “studia i fatti sociali come cose”, con ciò egli riteneva che la vita sociale può essere analizzata con lo stesso rigore riservato agli oggetti o agli eventi naturali. Per Durkheim il principale oggetto intellettuale della sociologia è lo studio dei fatti sociali come elementi della vita sociale che determinano le azioni individuali. Questi fatti sociali sono esterni agli individui e hanno una vita propria a prescindere dalle percezioni individuali. Durkheim ammetteva che i fatti sociali sono difficili da studiare, ma importante per lui era studiarli scartando del tutto pregiudizi e ideologie. Come tutti i fondatori della sociologia, Durkheim era preoccupato dai cambiamenti che stavano trasformando la società. Uno dei suoi interessi primari era la solidarietà sociale e morale,ovvero l’elemento che tiene insieme la società impedendole di sprofondare nel caos. Nel suo primo lavoro importante, La divisione del lavoro sociale (1893), Durkheim elabora un’analisi del mutamento sociale secondo cui con l’avvento dell’era industriale si afferma anche un nuovo tipo di solidarietà. Secondo Durkheim, le società tradizionali, con una scarsa divisione del lavoro, sono caratterizzate dalla solidarietà meccanica, poiché i membri di queste società sono legati gli uni dagli altri da esperienze comuni e credenze condivise, che sono fatte valere da sanzioni repressive per garantire la coesione sociale. Nelle società moderne, caratterizzate dall’industrializzazione e l’urbanizzazione, portano a un nuovo ordine caratterizzato dalla solidarietà organica, poiché i membri di queste società si dedicano in prevalenza a occupazioni diverse tra loro, essi sono legati da un’interdipendenza reciproca, che viene fatta valere da sanzioni restitutive, cioè mirate a ristabilire l’equilibrio. Durkheim collegava queste condizioni di disagio all’anomia, ovvero la carenza di valori e di norme provocata dalla vita sociale moderna. Uno degli studi più famosi di Durkheim riguarda il suicidio, il quale sembra essere un atto puramente soggettivo, ossia l’esito di un’estrema infelicità personale. Durkheim invece, pensava che il suicidio era un fatto sociale che poteva essere spiegato solo da altri fatti sociali. Durkheim affermò l’esistenza di due fatti sociali, esterni all’individuo, che influenzano i tassi di suicidio: l’integrazione sociale e la regolazione sociale. Queste 2 forze determinano 4 tipi di suicidio: • Il suicidio egoistico, il quale è determinato da una carenza di integrazione sociale. Ha luogo quando un individuo è isolato, i suoi legami con i gruppi sociali sono allentati o interrotti; • Il suicidio anomico, il quale è determinato da una carenza di regolazione sociale. Gli individui sono privi di norme a causa di rapido cambiamento o instabilità sociale; • Il suicidio altruistico, il quale è determinato da un eccesso di integrazione sociale. I legami sociali sono troppo forti e l’individuo attribuisce alla società più valore che a se stesso (kamikaze); • Il suicidio fatalistico, il quale è determinato da un eccesso di regolazione sociale. L’oppressione cui è sottoposto l’individuo produce in lui un senso di impotenza che può indurlo all’auto-soppressione. Le idee di Karl Marx contrastano con quelle di Comte e Durkheim. Gli scritti di Marx riflettono in particolare, il suo interesse per il movimento operaio europeo e per le idee socialiste. Marx si concentrò soprattutto sui cambiamenti dell’età moderna, che a suo giudizio erano collegati soprattutto allo sviluppo del capitalismo. Il capitalismo è un modo di produzione radicalmente diverso dai suoi precedenti storici. Nel modo di produzione capitalistico Marx individuava due elementi costitutivi: • Il capitale, ovvero i mezzi di produzione (denaro, macchine, fabbriche) utilizzati per produrre le merci; • Il lavoro salariato, cioè l’insieme dei lavoratori, che non possedendo mezzi di produzione, devono cercare occupazione presso i detentori del capitale, vendendo la propria forza lavoro in cambio di un salario. Marx riteneva che la società capitalista fosse caratterizzata dalla presenza di due classi sociali: la borghesia (i capitalisti proprietari dei mezzi di produzione) e il proletariato (la classe operaia). Secondo Marx, dal punto di vista sociale il capitalismo è un sistema intrinsecamente classista. Il rapporto fra le classi è fondato sullo sfruttamento: la borghesia costituisce la classe dominante, il proletariato la classe subordinata. Marx era convinto che questo conflitto di classe fosse destinato a inasprirsi nel corso del tempo. La visione che Marx aveva del processo storico poggia su quella che egli chiamava concezione materialistica della storia; i conflitti tra le classi, costituiscono la forza motrice dello sviluppo storico. Marx analizzò anche lo sviluppo delle società nel corso della storia; secondo lui, le società cambiano a causa delle contraddizioni interne nei rispettivi modi di produzione. Marx considerava inevitabile una rivoluzione dei lavoratori che avrebbe rovesciato il sistema capitalistico, instaurando una nuova società senza classi. Anche una buona parte delle opere di Max Weber si occupano dello sviluppo del capitalismo e dei modi in cui la società moderna si differenzia dalle forme precedenti di organizzazione sociale. Weber individuò alcune caratteristiche fondamentali delle società industriali e identificò alcune problematiche che sono tuttora centrali per la sociologia. Weber cercò di comprendere natura e cause del mutamento sociale. Secondo la concezione weberiana, l’influenza di idee e valori sul mutamento sociale è pari a quella delle condizioni economiche. Era convinto che la sociologia dovesse concentrarsi sull’azione sociale e non sulle strutture. Secondo Weber, gli individui hanno la capacità di agire liberamente e di plasmare il proprio futuro. Alcuni degli scritti più importanti di Weber sono dedicati all’analisi dei caratteri che contraddistinguono la società e la cultura occidentale delle altre grandi civiltà. Comparando i sistemi religiosi cinese e indiano con quelli occidentali, Weber arrivò alla conclusione che alcuni aspetti dell’etica protestante, avevano contribuito in maniera decisiva a formare quel complesso di orientamenti normativi, da lui chiamato spirito del capitalismo, che è all’origine della società occidentale moderna. Un elemento importante nella prospettiva sociologica weberiana è il concetto di tipo ideale. L’aggettivo ideale non indica un obiettivo perfetto o desiderabile, ma piuttosto la forma pura di un certo fenomeno. Weber era convinto che la società • L’identità individuale, che si riferisce al processo di sviluppo personale attraverso il quale elaboriamo il senso della nostra unicità. Il concetto di identità individuale si rifà prevalentemente all’opera degli interazionisti simbolici. È la costante interazione del soggetto col mondo esterno che contribuisce a creare e a plasmare il suo senso d’identità individuale, il cui nucleo centrale è costituito dalla libertà di scelta personale. Tipi di società • Le società di cacciatori-raccoglitori Questi gruppi si procuravano il sostentamento con la caccia, la pesca e la raccolta di piante commestibili spontanee. Società di questo tipo continuano ad esistere tutt’oggi in alcune parti del mondo, ma la maggior parte di esse è stata distrutta o assorbita dalla diffusione della cultura occidentale. In questi gruppi esiste un basso grado di disuguaglianza, hanno scarso interesse per la ricchezza materiale, al di là di quanto è necessario per soddisfare i bisogni essenziali, privilegiando piuttosto i valori religiosi e le attività rituali. Un’altra caratteristica di queste società sono le differenze di rango limitate all’età e al sesso; i maschi sono i cacciatori, mentre le donne raccolgono le piante selvatiche, preparano il cibo e allevano i bambini. • Le società pastorali e agricole Le società pastorali sono quelle che si affidano principalmente all’allevamento del bestiame, mentre le società agricole sono quelle prevalentemente dedite alle coltivazioni stanziali. A seconda dell’ambiente in cui vivono, i membri delle società pastorali allevano bovini, pecore, capre, cammelli o cavalli. Migrano di solito da una zona all’altra seguendo i cambiamenti stagionali. Poiché dispongono di animali da trasporto, rispetto ai cacciatori-raccoglitori si spostano per distanze molto più ampie. Dato il loro nomadismo, le società pastorali generalmente praticano un modesto accumulo di proprietà materiali, ma nel complesso hanno una maggiore complessità rispetto alle società di cacciatori-raccoglitori. • Le società tradizionali Le società tradizionali erano caratterizzate dallo sviluppo urbano, presentavano disuguaglianza di ricchezza e potere molto pronunciate, erano governate da re o imperatori. Poiché furono accompagnate dall’uso della scrittura e dal fiorire delle scienze e arti, sono spesso chiamate civiltà. Le prime civiltà si svilupparono tra l’Africa settentrionale e il Medio Oriente. Dal punto di vista politico le civiltà tradizionali erano spesso imperi e accrebbero le proprie dimensioni attraverso la conquista e l’incorporazione di altri popoli. Le società industrializzate L’industrializzazione, ossia l’avvento della produzione meccanizzata e alimentata da risorse energetiche inanimate, come il vapore e l’elettricità ha distrutto le forme di società che hanno dominato la storia fino a due secoli fa. Le società industrializzate hanno un sistema politico molto più sviluppato e complesso delle forme di governo adottate nella società tradizionali, dove le autorità avevano scarsa influenza su costumi e abitudini della maggior parte degli individui. Con l’industrializzazione i trasporti e le comunicazioni diventano più rapidi, rendendo possibile una comunità nazionale più integrata. Furono i primi stati nazionali della storia. Negli stati nazionali i governi dispongono di vasti poteri su molti aspetti della vita dei cittadini, poiché emanano leggi vincolanti per tutti coloro che vivono all’interno dei confini nazionali. Lo sviluppo globale Dal 17° secolo fino agli inizi del 20° i paesi occidentali crearono colonie in molte delle aree precedentemente occupate da società tradizionali, ricorrendo, se necessario, alla loro superiore potenza militare. Il fenomeno del colonialismo rimodellò la mappa sociale e culturale del globo. • Primo, secondo e terzo mondo È frequente sentir parlare dei paesi in via di sviluppo come facenti parte del Terzo mondo. Le società del Primo mondo erano e sono quelle industrializzate dell’Europa e dell’America settentrionale, l’Australia e la Nuova Zelanda, il Giappone. Queste società hanno economie di mercato e sistemi politici multipartitici. Le società del Secondo mondo erano quelle comuniste dell’Unione sovietica e dell’Europa orientale, che avevano economie centralmente pianificate e concedevano un ruolo molto limitato alla proprietà privata e all’impresa economica competitiva, inoltre erano paesi a partito unico. • Paesi in via di sviluppo Molti dei paesi in via di sviluppo si trovano in regioni che hanno subito il dominio coloniale: Asia, Africa, Sudamerica. I loro sistemi politici sono modellati su quelli nati nelle società occidentali, cioè sono stati nazionali. Mentre la maggior parte della popolazione vive ancora in aree rurali, molte di queste società stanno sperimentando un rapido processo di urbanizzazione. Le società in via di sviluppo non sono semplicemente “arretrate” rispetto a quelle industrializzate, ma sono state in gran parte create dal contatto con l’industialismo occidentale, che ha spazzato via i preesistenti sistemi tradizionali. • Paesi di nuova industrializzazione Alcuni dei paesi del Terzo mondo hanno intrapreso un processo di industrializzazione che ha portato a una crescita economica sensazionale nell’ultimo trentennio (Messico, Hong Kong, Singapore). I tassi di crescita economica dei paesi di nuova industrializzazione sono spesso sensibilmente superiori a quelli delle economie occidentali. I livelli di povertà e i tassi di mortalità infantile si sono ridotti, mentre la speranza di vita è cresciuta. Il mutamento sociale 1. Fattori ambientali: l’influenza dell’ambiente fisico sullo sviluppo sociale è particolarmente evidente in condizioni ambientali estreme, in cui la popolazione deve organizzare la propria esistenza in funzione delle condizioni climatiche. Gli abitanti delle regioni polari svilupparono necessariamente abitudini e pratiche diverse da quelle dei popoli che vivono nelle aree subtropicali. Le prime civiltà del mondo sono nate quasi tutte in territori caratterizzati da grande fertilità, ad esempio nel delta dei fiumi. Ugualmente importante è la facilità dei trasporti via terra o lungo i corsi d’acqua: le società isolate da catene montuose, giungle o deserti spesso sono rimaste relativamente immutate per lunghi periodo di tempo. 2. Fattori politici: nelle società di caccia e raccolta tale influenza è minima, in quanto non esistono autorità politiche in grado di mobilitare la comunità. Nelle altre società invece, l’esistenza di istituzioni politiche autonome (capi, monarchi) ha un grande impatto sul percorso di sviluppo sociale. La potenza militare ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione di gran parte degli stati nazionali, e ne ha altrettanto influenzato la sopravvivenza o l’espansione. 3. Fattori culturali: la religione può essere una forza sia conservatrice sia innovatrice. Un’influenza culturale particolarmente importante per il carattere e il ritmo del cambiamento è la natura dei sistemi di comunicazione. Tra i fattori culturali dobbiamo anche collocare la leadership. I leader hanno svolto un ruolo fondamentale nella storia mondiale: basti pensare alle grandi figure religiose come Gesù e Maometto. Il mutamento nell’epoca moderna 1. Fattori economici: l’industria moderna differisce radicalmente dai sistemi di produzione preesistenti perché prevede una costante espansione della produzione e una progressiva accumulazione di ricchezza. Il capitalismo promuove la continua evoluzione delle tecnologie produttive, un processo nel quale è coinvolta la scienza. 2. Fattori politici: nelle società tradizionali il cambiamento politico era per lo più limitato alle élite. Il potere passava, da una famiglia aristocratica all’altra, mentre per la maggior parte della popolazione la vita continuava relativamente inalterata. La competizione tra nazioni è stata tra le principali molle del cambiamento negli ultimi due secoli. Enorme importanza ha anche avuto la guerra moderna. La forza militare delle nazioni occidentali ha permesso loro, di estendere la propria influenza in tutte le parti del mondo, contribuendo in maniera decisiva alla diffusione degli stili di vita occidentali. 3. Fattori culturali: tra i fattori culturali che hanno influenzato il mutamento sociale negli ultimi due secoli, lo sviluppo scientifico e la secolarizzazione hanno contribuito in modo decisivo al carattere critico e innovativo della mentalità moderna. Gli ideali moderni di autorealizzazione, libertà, uguaglianza e partecipazione democratica sono per lo più creazioni degli ultimi due secoli. Capitolo 3: Interazione quotidiana e vita sociale Lo studio delle forme di interazione sociale è di grande importanza per la sociologia e costituisce una delle aree più ricche di spunti per l’indagine sociologica per tre ragioni: • In primo luogo, le routine della vita quotidiana, che ci mettono più o meno costantemente a diretto contatto con gli altri, conferiscono forma e strutture alla nostra attività. La nostra esistenza è organizzata in base alla ripetizione di modelli di comportamento giorno dopo giorno, settimana dopo settimana e cosi via; • In secondo luogo, lo studio della vita quotidiana ci rivela che gli esseri umani sono in grado di agire creativamente per modificare la realtà. Gli individui percepiscono la realtà in maniera differente a seconda della loro estrazione, dei loro interessi e delle loro motivazioni. La realtà non è fissa o statica, ma viene creata attraverso le interazioni sociali. Questo concetto di costruzione sociale della realtà è di fondamentale importanza per la sociologia; • In terzo luogo, lo studio delle interazioni sociali quotidiane non è fine a se stesso, ma getta luce su sistemi e istituzioni sociali di più ampie dimensioni. Nelle società moderne la maggior parte della popolazione vive nei centri urbani e interagisce continuamente con altri individui che non conosce a livello personale. Lo studio del comportamento quotidiano in situazioni di interazione diretta è detto solitamente microsociologia, nella quale l’analisi si sofferma al livello dell’individuo o dei piccoli gruppi. La macrosociologia studia i grandi sistemi sociali come quello politico o economico, e comprende anche l’analisi dei processi di cambiamento di lunga durata, primo tra tutti lo sviluppo della società moderna. La comunicazione non verbale L’interazione quotidiana dipende da un rapporto non banale tra quello che diciamo con le parole e quello che esprimiamo attraverso forme di comunicazione non verbale, vale a dire lo scambio di informazione e significati attraverso le espressioni facciali, i gesti, le posture e i movimenti del corpo. Un importante aspetto della comunicazione non verbale è l’espressione facciale delle emozioni. Paul Ekman e colleghi hanno sviluppato quello che chiamano “sistema di codificazione dell’attività facciale”, capace di descrivere i movimenti dei muscoli facciali che danno origine a particolari espressioni. Le ricerche condotte da Ekman confermarono la teoria di Darwin, il quale sosteneva che le modalità fondamentali di espressione delle emozioni sono le stesse per tutti gli esseri viventi. Un’altra ricerca con il sistema Facs, consentì a Ekman di individuare nei neonati una serie di movimenti muscolari del volto riscontrabili anche negli adulti. Tutti questi risultati sembrano confermare l’idea che negli esseri umani l’espressione facciale delle emozioni e la sua interpretazione sono fenomeni innati. Non è stata dimostrata però, l’esistenza di gesti o posture del corpo comuni a tutte le culture, o anche solo alla maggior parte di esse. Norme sociali e scambio verbale Gran parte delle nostre interazioni ha luogo attraverso lo scambio verbale occasionale nel corso di conversazioni informali. I sociologi hanno sempre riconosciuto il ruolo fondamentale del linguaggio nella vita sociale. Lo studio della conversazione è stato fortemente influenzato dal lavoro di Goffman; ma l’autore più importante che ha orientato questo tipo di ricerca è il sociologo americano Harold Garfinkel, fondatore dell’etnometodologia. L’etnometodologia è lo studio degli etnometodi, ossia le pratiche di uso comune, radicate in una certa cultura, di cui ci serviamo per conferire senso a ciò che gli altri fanno e in particolare a ciò che gli altri dicono. Le forme più insignificanti di conversazione quotidiana presumono una comprensione condivisa tra coloro che vi partecipano. Le parole usate nei discorsi quotidiani non hanno significati precisi e noi mettiamo a punto ciò che intendiamo dire o la nostra comprensione di ciò che viene detto, grazie alle supposizioni tacite che sorreggono lo scambio verbale. Certe espressioni linguistiche non sono una forma di discorso ma soltanto esclamazioni inarticolate, che Goffman chiama gridi di reazione. Per esempio “Oplà!” sembra essere semplicemente la risposta riflessa a un infortunio, di scarso interesse; ma non è affatto una risposta involontaria, come è dimostrato dal fatto che le persone di solito non ricorrono a un’esclamazione del genere quando sono sole, essa è di norma rivolta ad altre persone presenti. L’esclamazione segnala una capacità di controllo sui dettagli della vita sociale. Tutti fanno inoltre errori nel linguaggio nell’ambito di conversazioni, lezioni accademiche, discorsi e altre situazioni di scambio verbale. Freud, ha analizzato numerosi esempi di questi lapsus linguae. Secondo Freud, nessun errore commesso nel parlare è in realtà accidentale. I lapsus verbali rivelano per un breve attimo cose che desideriamo tenere nascoste, consapevolmente o meno, e mettono momentaneamente a nudo i nostri sentimenti autentici. Essi sono inconsciamente motivati, cioè provocati da ragioni o sentimenti repressi dal nostro io cosciente. Volto, corpo e parole nell’interazione sociale Volto, corpo e parole vengono dunque usati in combinazione per comunicare certi significati e nasconderne altri.
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