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"Food Porn, l'ossesione del cibo in tv e nei social media" Stagi, Sintesi del corso di Antropologia Culturale

riassunto completo capitolo x capitolo di "Food Porn, l'ossesione del cibo in tv e nei social media" Stagi

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 27/06/2020

nives-98
nives-98 🇮🇹

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Scarica "Food Porn, l'ossesione del cibo in tv e nei social media" Stagi e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! FOOD PORN: L’OSSESSIONE PER IL CIBO IN TV E NEI SOCIAL MEDIA INTRODUZIONE Negli ultimi anni la televisione presenta una ridondanza di trasmissioni di cucina e reality con specifici format life style e makeover che si occupano della gestione del corpo e del grasso in eccesso – diete. Aumenta la costruzione di desiderio e fantasie intorno al cibo ma anche di un discorso normativo sulla gestione del sé attraverso il controllo del corpo. Come se ne evince dl Minnesota study se sottoposti ad un regime di anoressia, anche soggetti normali sviluppano gli stessi comportamenti che si riscontrano nelle persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, in particolare del pensiero ossessivo intorno al cibo. Il food porn è il piacere voyeristico, un edonismo mentale che si nutre del piacere dell’attesa piuttosto che dell’esperienza del godimento. Per i fodies, segueci della fodie culture, lo stile alimentare è parte significativa della propria rappresentazione identitaria. I food blog hanno anche influenzato i modi di costruire i programmi televisivi di cucina, più affini al web per il coinvolgimento diretto del pubblico soprattutto nei format di lifestyle television basati sull’esemplificazione dei corretti stili di vita. Le trasmissioni du cucina hanno svolto un ruolo importante nel percorso di ricostruzione dell’identità nazionale nel dopoguerra attraverso la ricomposizione dell’idea di una cucina nazionale. I più recenti format hanno la funzione di educare al corretto consumo alimentare dato che nella modernità alimentare , caratterizzata da istanze contradditorie, per il consumatore è fondamentale poter beneficiare di un sapere esperto che funga da guida in una società gastroanomica. Per Mary Douglas la struttura prevedibile di ogni pasto crea una disciplina che elimina la potenziale confusione. Il pasto è il microcosmo di più ampie strutture sociali. Attraverso differenti dispositivi i discorsi mediatici intorno all’alimentazione riproducono alcuni confinamenti come l’ordine di genere: le rappresentazioni di genere sono quelle tradizionali per cui cucinare per il genere femminile è un’attitudine e non professione o godimento. L’idea della dieta come capacità di autocontrollo e autosorveglianza è anche alla base dei format di makeover televison per cui il corpo magri non rappresenta solo la buona salute ma anche una serie di virtù quali controllo sociale e buona cittadinanza. L’obesità ne emerge come una forma di devianza sociale da cui il soggetto obeso è tenuto a emanciparsi attraverso la forza di volontà e l’ausilio di un sapere esperto che assume la funzione di imprenditore morale. La parabola della sfida è paradigmatica di una società neoliberale che considera i soggetti artefici ma soprattutto responsabili del proprio destino. Metodologia: etnografia dei media supportata dagli archivi televisivi presenti su internet. CAP 1 I DISCORSI SUL CIBO FOOD PORN: ORIGINE ED EVOLUZIONE DI UN CONCETTO Food porn è l’espressione che indica la pratica di chi fotografa il cibo e ne condivide l’immagine sui social network. L’origine del concetto è attribuita ad alcuni a Roland Barthes che lo definisce “ciò che offre fantasie a coloro che non possono permettersi di cucinare certi pasti” mentre l’uso corrente sarebbe dovuto a Michael Jacobson che lo contrappone al concetto di sana alimentazione ed evoca l’idea di irraggiungibile che, come nella pornografia, stimola fantasie ed immaginari. Secondo altri il termine compare nel 1984 nel libro Female Desire. Women’s Sexuality today della Coward e parla dello spostamento del cibo come dono al cibo come piacere estetico. In generale nella società dei consumi la moderna soggettività non si esprime nell’atto materiale di acquisto o consumo ma nella ricerca e nell’attesa del piacere: un edonismo mentale. Il food designe diventa centrale e non ha a a che fare con il godimento se non con la dimensione estetica. Il food porn ha a che fare con la diffusione dei discorsi intorno al cibo, ciò che il semiologo Marrone chiama gastromania. Nel panorama televisivo il proliferare di trasmissioni di pasticceria è senza dubbio legato a diversi aspetti del food porn  spazi dove il cibo diventa esercizio estetico. La struttura dei format (boss delle torte, il re del cioccolato..) prevede la preparazione di torte commissionate per un avvenimento speciale dove gli ingredienti sono in secondo piano rispetto all’estetica. È l’eccesso estetico e calorico ad alimentare in questo caso il mental hedonism. LAGRANDE ABBUFFATA: GASTRONOMIA E MODERNITA’ ALIMENTARE Alla fine degli anni 90 Baumann aveva rilevato come i libri più venduti fossero i manuali di cucina e i libri di diete e lo legge come ricerca di conciliazione tra spinte contradditorie provenienti dal livello macro e culturale e la loro ricaduta sul soggetto. Il corpo snello assume infatti nella società consumistica, un valore simbolico che codifica l’ideale di un sé perfettamente gestito nonostante gli imperativi culturali contradditori. In “Oltre la destra e la sinistra” Anthony Giddens afferma che l’ampliarsi della scelta alimentare ha reso necessaria la dieta, ciò che una persona mangia è frutto di una costruzione- gusti e preferenze affermano la propria soggettività. Bauman afferma che se da un lato aumenta la possibilità di scegliere dall’altro si hanno sempre meno strumenti per sapere scegliere: è per questo che la libertà diventa così onerosa sulla responsabilità individuale. All’aumentata possibilità di scelta corrisponde un’amplificazione della percezione dei rischi alimentari che produce quello che Pollan definisce il “dilemma dell’onnivoro” : il bisogno di variare la dieta da un lato e l’imperativo di essere cauti perché ogni cibo sconosciuto è un potenziale pericolo. Incorporare gli alimenti significa farli diventare parte della nostra sostanza intima perciò l’alimentazione è il campo di desiderio, piacere ma anche di ansia e incertezza. Il concetto di gastroanomia di FIshler evidenzia come il consumatore moderno non solo non possieda un preciso apparato normativo riguardo ai consumi alimentari ma è anche soggetto a una serie di indicazioni igieniche, identitarie, edonistiche, estetiche tra loro spesso contrastanti. La modernità alimentare sembra composta da: sovrabbondanza di cibo, riduzione del controllo sociale e del mangiare insieme, moltiplicarsi dei discorsi sul cibo  confusione e ansia. Il proliferare di format televisivi sul cibo risponde al bisogno di orientamento nella complessità e contradditorietà dello scenario alimentare. LA FOODIE CULTURE La foodie culture è definibile come una sottocultura di persone che hanno una grande attenzione per la qualità del cibo, che considerano lo stile alimentare come parte della rappresentazione del sé, che seguono movimenti culinari, le trasmissioni dei grandi chef e i blog sul cibo. Pur non essendo professionisti dell’agro-alimentare i foodies hanno un serio interesse per il cibo e oltre GLI UOMINI MANGIANO, LE DONNE PREPARANO Susan Bordo nel saggio “il peso del corpo” sosteneva che la divisione di genere difficilmente potrà mutare perché si basa su alcuni fondamenti ideologici: nutrimento come ruolo delle donne nel privato, appagamento delle donne nel nutrire, appetito femminile limitato e nascosto. Nonostante l’affermazione della parità di genere le donne continuano a svolgere la maggior parte del lavoro di cura secondo il principio che il mantenimento della salute familiare sia un’attitudine naturale della donna che si riproduce tramite la socializzazione di genere. Si viene così anche a distinguere la sfera pubblica da quella privata femminile. De Vault: “feeding the family”: cucinare come cura è un modo per fare il genere nel quale una donna si comporta secondo una femminilità riconoscibile. Cindy Dorfman: excursus storico sulla cucina borghese americana svolto attraverso un’analisi sulla produzione mediatica della cucina come luogo femminile. Nonostante il passaggio da spazio anonimo a luogo di espressione della personalità la cucina è ancora considerata come luogo della donna. Sherrie Ines: libri di cucina, pubblicità e riviste contribuiscono a riprodurre l’idea che cucinare per la famiglia sia per le donne naturalmente gratificante. Se la donna rappresenta la passività e il nutrimento e viene collocata nella sfera privata, l’uomo nello spazio pubblico è attivo e assertivo. I modelli femminili nelle pubblicità sono di due tipi: l’angelo del focolare e le bambole viventi mentre i modelli maschili ricoprono 3 ruoli: capo famiglia breadwinner, chef creativo e Adamo post-moderno che cede alla tentazione della gola ammaliato da una Eva tentatrice. Le donne risultano dipendenti dalla visione dell’uomo. Si abbina così la dicotomia donna santa-cibo nutrimento e donna ammaliatrice- cibo godimento. Nelle pubblicità il cibo è a volte sovrapposto a parti del corpo femminile o maneggiato dalle donne per alludere ad appetiti differenti e altre volte è la stessa donna a venire oggettivata- utilizzo di repertori stereotipati e sessisti. TRA NUTRIMENTO E PIACERE Se è vero che la foodie culture è in contrasto con alcuni tratti dei modelli di genere la loro profonda incorporazione può trascendere i confini della subcultura. Nelle interviste le donne sono emerse come preoccupate di dover negoziare tra cura e piacere mentre gli uomini sono risultati liberi di posizionarsi nella foodie culture. Il fatto che coloro che vi appartengono abbiano un alto capitale culturale e che la posizione sociale faccia la differenza nella capacità di allontanarsi dai ruoli tradizionali fa risultare ancora più interessante la persistenza, seppur con sfumature, di caratterizzazioni di genere. - Asse nutrimento-piacere: in tv le donne sono legate al ruolo di cura e gli uomini cucinano per piacere o per occasioni speciali - Linguaggio: le donne fanno riferimento ai familiari, li uomini usano espressioni colorate e metafore che fanno riferimento al godimento - Tono di voce: alto e deciso per gli uomini che sono carismatici e pacato e gentile per le donne - Ambientazione: riproduzione dell’ambiente domestico per le donne e studi scintillanti con pubblico per gli uomini - Asse privato-pubblico: le donne sono ancorate alla riproduzione casalinga, gli uomini la valicano per ricercare gusti più esotici o orrorifici. - Aspetto della sfida: donne preparano mentre gli uomini guardano e giudicano e possono eccedere nel consumo che rappresenta la virilità. Le donne sono considerate cuoche e non chef perché per loro cucinare è un compito e non una competenza acquisita. Queste distinzioni sono enfatizzate da posture, divise e scenografie. GLI CHEF Gli chef devono incarnare la competenza e l’autorevolezza, la durezza e spavalderia che corrispondono al modello di mascolinità egemonica (Gordon Ramsey e Anthony Bourdain). Nei format italiani le rappresentazioni di maschilità sembrerebbero riconducibili alla modellizzazione proposta da alcune recenti analisi sociologiche. Personaggi come Simone Rugiati e Alessandro borghese simboleggiano l’uomo metrosexual. Altri protagonisti come chef Rubio, Cannavacciuolo e Cracco impersonano la figura di giudici e sono riconducibili al modello di maschio alfa. Nella prospettiva della messa in scena della mascolinità appare interessante la trasmissione I re della griglia dove il barbecue, il fuoco e la carne sono simbolo di mascolinità così come i 3 giudici che giudicano il gruppo di sfidanti (quasi sempre uomini) nei prati del Ticino che richiamano un’ambientazione americana  contaminazione culturale in cui i modelli vengono naturalizzati attraverso la localizzazione. LE CUOCHE Le rappresentazioni femminili nel frame culinario si caratterizzano per una netta prevalenza della contestualizzazione domestico/quotidiano (eccezioni: Laura Ravaioli e Viviana Varese). Nel panorama internazionale spicca Nigella Lawson che incarna il nuovo angela del focolare e dichiara di avere scelto lei stessa questo ruolo ma è considerata anche rappresentante del food porn. Gioca sulla promozione di un cibo super calorico affermando il diritto al piacere attraverso il corpo formoso, l’assaggiare continuo e gli ammiccamenti  gioco di seduzione. Le viene criticato il fatto che sia una donna in carriera più che angelo del focolare. Richiamando il format del reality le trasmissioni sono girate nella sua casa dove manca la vita quotidiana familiare (figli inesistenti e inviti a raffinati party). È dunque una donna manifestamente borghese come lo è anche il suo modo di trasgredire. Csaba della Zorza è un’altra figura borghese interessante che si focalizza sulla scelta di cibi sani per le sue ricette e consigli di mise in place e buone maniere. Nell’ambito della tv italiana generalista le figure femminili presenti sono caratterizzate dall’essere poco esperte e per nulla autorevoli in cucina. Wilma de Angelis in primis incapace in cucina ma conduttrice di Sale e Pepe in quanto ben rappresenta una figura familiare riconoscibile come una “zia”. Antonella Clerici incarna un modello di femminilità tradizionale: forme prosperose, modi seducenti e goffi producono un’immagine di femminilità rassicurante. Viene affiancata da Anna Moroni che da la possibilità alle casalinghe di rivedersi in lei. Benedetta Parodi vestita e truccata come una donna in carriera vuole dimostrare che chiunque può riuscire a cucinare anche se con tempi e capacità ridotte. Rappresenta la donna che nonostante gli impegni deve essere una perfetta padrona di casa mettendo in scena la doppia presenza femminile. Assaggia ma non mangerebbe mai una porzione intera  donne che devono cucinare per gli altri ma non per se stesse. LA DIETA COME DISPOSITIVO DI AUTODISCIPLINA FEMMINILE IL comportamento femminile viene solitamente concepito come risposta all’azione maschile e da questa dipendente. L’enfasi dei media sul corpo magro esercita una pressione forte che crea frustrazione e senso di inadeguatezza rispetto alle forme corporee. Ciò succede in particolare alle donne, socializzate fin da piccole a derivare il proprio valore dal giudizio maschile sul proprio aspetto estetico. La violenza simbolica (Bourdieu) si rende efficace attraverso l’autocontrollo che la donna esercita attraverso l’occhio maschile. Nel panorama televisivo sono molti i programmi dedicati alla cura del corpo femminile per fare recuperare sicurezza e consapevolezza che utilizzano giudizi di uomini e parametri di valutazione maschile. Il terreno culturale alimenta in forma diffusa il terreno della dismorfofobia , un angoscioso senso di inadeguatezza estetica e disapprovazione configurabile come una situazione preclinica  emersione dei disturbi alimentari. C’è un legame tra la costruzione della femminilità e le pratiche dietetiche delle donne  pressioni sociali affinchè limitino le loro razioni di cibo per uniformarsi ai canoni estetici correnti che portano ad una relazione patologica con il cibo. Secondo questa visione l’enfasi posta sulla taglia serve per distogliere le donne dalle cose importanti e dall’assunzione del potere. L’anoressia viene poi vista come disturbo etnico che esprime le contraddizioni culturali di un gruppo sociale che utilizza, per esprimere il disagio, una grammatica specifica connessa alle contraddizioni che lo hanno generato (il corpo e il cibo). Ci sono molte trasmissioni che parlano di disturbi alimentari e le protagoniste sono quasi sempre donne. Le storie con maggiore successo sono quelle sull’anoressia  processo di vittimizzazione romantica- identità femminile fragile e bisognosa di aiuto. Il corpo esprime le sofferenze che il soggetto anoressico è in grado di sostenere e personifica la principessa bella e sottile che dopo alcune prove riceverà aiuto dal principe che sarebbe il parere esperto che la condurrà alla guarigione. L’ideologia neoliberale ponendo le responsabilità della salute a livello individuale elimina il ruolo del contesto sociale ma il nuovo paradigma della salute assume una particolare valenza rispetto al corpo femminile poiché come tutte le operazioni di potere affonda le sue radici nelle norme di genere. CAP 4 LA MAKEOVER TELEVISION: LA DIETA DEL SE’ RITUALI DI TRASFORMAZIONE Il makeover television è un programma in cui alcuni volontari del pubblico beneficiano dei consigli e del trattamento di esperti e in cui, attraverso una struttura cronologica avviene una narrazione sul cambiamento e sulla trasformazione del sé. I momenti del rituale make over sono: la pre- trasformazione finalizzata a descrivere un fallimento, la trasformazione e la post-trasformazione dove tutto è narrato per enfatizzare la ripresa del controllo della propria vita. Questa è la fase in cui diventa più potente il dispositivo di simbiosi tra spettatore e partecipante: il fatto che si condivida simultaneamente l’esperienza dello svelamento aumenta l’immedesimazione. Nel passaggio tra la prima e la seconda fase avviene la messa in scena dell’inferiorizzazione del partecipante in uno scenario spesso di medicalizzazione che è funzionale a costruire la figura del paziente spogliato o in accappatoio VS esperto in camicie (=competenza). Medicalizzazione e atteggiamento paternalistico inferiorizzazione e infantilizzazione del partecipante e poteri abitudini e i rituali sulla condivisione rappresentano il fondamento della dimensione simbolica familiare. Il discorso sui disordini alimentari dei ragazzi si inserisce nella narrazione della crisi della famiglia come causa/esito della disgregazione sociale  problematizzazione dell’adolescenza liquida conseguenza della società dell’incertezza. La narrazione dell’evaporazione del padre produce la circolazione di discorsi sulla mancanza di una morale funzionale al confinamento e alla limitazione. Ciò che interessa maggiormente è la costruzione e circolazione nel discorso di una genitorialità in panne che ha bisogno di essere curata. SOS CIBO In “tesoro salviamo i bambini” il ricercatore chef Marco Bianchi entra nelle case di bambini obesi per aiutare le famiglie a risolvere il problema. Le regole sono semplici tanto da apparire banali ma l’enfasi con le quali sono esposte conferisce una certa solennità. Il richiamo più rilevante alle responsabilità genitoriali avviene quando è mostrata con la tecnica del morphing la proiezione di come sarà il bambino da adulto se non cambierà stile di vita. Le strategie messe in campo dai genitori per salvare la faccia e riparare le loro identità danneggiate vanno da dispositivi linguistici e paralinguistici a manifestazioni emotive come il pianto. La versione italiana, più edulcorata prevede la comunicazione della diagnosi e delle regole in un ambiente totalmente bianca che ricorda una clinica, parallelamente alla diagnosi-previsione medica ne viene fatta una psicologica. La struttura prevede poi la visione di scene di vita quotidiana che mostrano la difficoltà ad adattarsi ai nuovi regimi dei bambini e mostrano l’opera di educatore alimentare nell’aiutare i membri della famiglia. Viene mostrata la relazione tra gusto e classe sociale ricordando l’opera moralizzatrice del conduttore che come mediatore culturale parla in questo caso di un padre poco capace di esercitare il suo ruolo. In generale sono però le madri a essere prese di mira in queste trasmissioni  enfasi sulla responsabilità materna per il lavoro di cura e alimentazione e portatrice di valori morali. IL PESO DI CRESCERE Teenagers in crisi di peso si focalizza spesso sulle colpe materne secondo la prospettiva del mother blame. La costruzione della figura di cattiva madre riguarda la costruzione di un discorso intorno alle madri considerate responsabili di tutti quei comportamenti dei figli definibili come socialmente devianti. In particolare sono soggette al mother blame le madri sole che rappresenterebbero la causa della devianza dei figli. La preoccupazione maggiore diventa lo sviluppo psicosociale dei bambini che crescono all’interno delle famiglie spezzate dal divorzio. L’approccio critico al mother blame intende mostrare come negli ultimi decenni la definizione di ciò che costituisce una cattiva madre si sia ampliata ad opera dei saperi esperti e sia poi circolata come discorso nei media e in politica fino a influenzare gli approcci dei servizi e delle politiche sociali. Durante la pre-trasformazione si sente la voce del protagonista che racconta di una passione che non riesce a seguire a causa del suo peso mentre nella post trasformazione i ragazzi raccontano di poter finalmente fare ciò che hanno sempre desiderato dando per scontato che con un corpo non adeguato non avrebbero potuto farlo. Nella fase di diagnosi si cerca la causa dell’obesità. Il momento di cedimento è parte della struttura narrativa di tale tipo di format  momento dell’azione moralizzatrice del conduttore. Ritorna spesso la logica del riscatto morale che passa attraverso il corpo e l’idea del controllo del corpo come controllo sociale. Frequentemente i ragazzi sono sudamericani e molti dei problemi sono ricondotti alla loro appartenenza culturale. CAPPUCCETTO ROSSO ERA UN’ADOLESCENTE La storia da cui è stata tratta la moderna favola di Cappuccetto Rosso è ambientata in Francia e parla di una ragazza adolescente che appena uscita da un rito di passaggio che l’ha trasportata fuori dall’infanzia la pone di fronte alla sfida di diventare adulta. Nella storia originale cappuccetto rosso opera una scelta consapevole scegliendo la via degli aghi una volta uscita dalla casa della socializzazione femminile. La ragazza possiede tutte le informazioni per sapere a cosa va incontro. Dopo essere entrata nel letto con il lupo, cappuccetto rosso si serve dello spezzatino del lupo fatto con la carne della nonna: con tale gesto diventa adulta recidendo il legame con la famiglia ma incorporando però la tradizione. Nella versione originale la ragazza si salva da sola o meglio, grazie all’aiuto della solidarietà delle sue amiche tipico dell’epoca pre-moderna. Nella versione di Perrault invece il cappuccetto rosso serve ad indicare la devianza di chi, cogliendo il sentiero sbagliato, contravviene alla norma che la società, tramite la madre, aveva imposto. Nella variante dei fratelli Grimm la protagonista è una bambina che in quanto tale non avrebbe nessuna possibilità di scegliere  metafora dello stato moderno in cui i sentieri appaiono ben tracciati. I fratelli Grimm lasciano che la bambina sbagli perché in ogni caso o stato ordinatore saprà riportare l’ordine messo in pericolo dalla piccola deviante. Le diverse versioni della storia delineano alcune epoche sociali: la prima può corrispondere ad un’epoca pre-moderna in cui è forte il legame sociale e il soggetto è sostenuto e accompagnato nei riti di passaggio dalla comunità. Nella versione di Perrault e dei fratelli Grimm si delinea un’epoca fatta di “fabbriche dell’ordine”, socializzazione forte, una società che sa riportare l’ordine se questo p messo in crisi da soggetti devianti. Cappuccetto rosso presenta una struttura comune a molte fiabe: il protagonista che parte per un’impresa che comporterà rischi e da cui torna cambiato. Nella crescita identitaria adolescenziale appare necessario passare per alcune tappe ben simboleggiate nella fiaba: il distacco dalla casa materna, l’attraversamento del bosco, la scelta  elementi su cui si basano i riti di passaggio. Secondo Dennis jeffrey, sociologo dell’educazione, le nostre società non permettono di trovare lo spazio necessario per ritualizzare il difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta e ciò genera angoscia poiché il rinnovamento di uno statuto implica una modificazione profonda nelle aspettative degli altri e una sorta di ritualizzazione della morte e rinascita sociale. Per entrambi i generi, nonostante le differenze nel lito liminare, la nuova identità sociale e sessuale è spesso marcata da modificazioni corporali. I riti delle società tradizionali avevano più funzioni: trasmissione delle regole, rielaborazione individuale e sociale della nuova identità, messa a prova delle capacità, riconoscimento dei nuovi ruoli sessuali. Nelle società contemporanee queste funzioni non sono né riconosciute né legittimate. Gli adolescenti cercano così di interpretare individualmente tale spazio dovendo gestire autonomamente la sfida di diventare adulti nella società dell’incertezza  sentimento di disagio e ansia. Non solo non si hanno gli strumenti per scegliere il sentiero da seguire ma non s è neanche sicuri che tale sentiero porti a qualcosa o che sarà ancora possibile ritrovare la casa – orizzonte privo di senso, crisi economica e sociale, precarietà  difficoltà di immaginare un futuro in cui essere adulti. Un’odierna cappuccetto rosso può decidere di non affrontare il bosco come succede per le adolescenti che sviluppano disturbi alimentari come l’anoressia, letta da alcuni come un modo di rimandare la crescita identitaria, prolungando la fase liminale dell’attesa. Si può anche rimanere intrappolati nel bosco attingendo alla sublimazione dell’esperienza del piacere che è il consumo compulsivo. +il corpo è il territorio in cui si iscrivono le sofferenze e si canalizzano i disagi generati dalle molte contraddizioni prodotte a livello culturale e sociale. Per gli adolescenti il corpo è uno dei principali sostegni identitari con cui operare la chirurgia del senso (Le Breton) per enfatizzare l’importanza di poter incidere sulla propria identità attraverso il corpo, in una fase in cui il cambiamento fisico rende più evidente il peso di dover gestire il proprio destino. Per alcuni l’impatto è più forte e la riflessività non è uguale per tutti: le perone reagiscono in maniera differente in base alla loro appartenenza a gruppi o reti sociali, del loro accesso alle risorse materiali, della fase del ciclo di vita e della collocazione che i rapporti assegnano a loro. Le donne e i giovani sono più vulnerabili e devono lavorare maggiormente sul senso e sul controllo (Le Breton). Si rimane affascinati da makeover show che coinvolgono adolescenti perché si tratta del racconto del ripristino del controllo della vita e della possibilità di autodeterminazione secondo archetipi fiabeschi, mediante un lavoro sui confini corporei agito attraverso i repertori d’ordine e della disciplina. CONCLUSIONI Il Minnesota study è il più importante studio pubblicato che abbia valutato gli effetti della restrizione dietetica calorica e la perdita ponderale nelle persone di peso normale. Nel 1944 tra i 100 volontari se vengono scelti 36 per valutare gli effetti fisiologici e psicologici che di una severa e prolungata restrizione dietetica. Tutti gli uomini sperimentarono drammatici cambiamenti fisici, psicologici e sociali. Alcuni comportamenti ossessivi attribuiti alle persone che ne soffrono sono quindi conseguenze delle restrizioni imposte dalla dieta e non caratteristiche cognitive presenti ex ante. Persone “normali” sottoposte a regimi stretti possono sviluppare atteggiamenti patologici con il cibo e con il corpo. Si registrarono: rituali alimentari, lettura di libri di cucina e collezione di ricette, aumento del consumo di thè, caffè, spezie e gomme da masticare e acqua, episodi bulimici e incremento dell’esercizio fisico per evitare la riduzione dell’apporto calorico della dieta. Alcuni di loro vennero intervistati nel 2003-2004 (età di 80) e dichiararono che nella fase centrale il cibo divenne un’ossessione mentre nella fase di riabilitazione alcuni divennero obesi e 3 divennero chef famosi. Primo Levi in “se questo è un uomo” descrive come la fame rappresenta una delle torture più dolorose. Le persone che soffrono di ED sono ossessionate dal pensiero del cibo. Il loro rapporto con il cibo è pornografico: si nutrono del piacere visuale ed estetico ma non se ne nutrono. Kim Morton, eserta in ED, divenuta famosa per i suoi video su youtube introduce l’ED Porn: tutte le trasmissioni che hanno a che fare con le diete, il dimagrimento e il makeover sul corpo che alimentano il disturbo, hanno la funzione di stimolo, rinforzo e mental hedonism. La teorizzazione dell’anoressia come metafora di un’epoca si è consolidata ma quello che è trattato meno a livello teorico è quanto gli ED siano siano penetrati nei diversi livelli sociali e culturali.
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