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Frammenti Parmenide - Storia della filosofia antica, Appunti di Storia della filosofia antica

Riassunto dettagliato di Parmenide e dei suoi frammenti, con integrazione degli appunti presi durante le lezioni della prof. Laspia.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 24/04/2023

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4.1

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Scarica Frammenti Parmenide - Storia della filosofia antica e più Appunti in PDF di Storia della filosofia antica solo su Docsity! Eleatismo : Parmenide Forse Parmenide fondò una scuola in senso istituzionale, un’associazione di carattere medico- religioso collegata al culto di Apollo. Parmenide fu attivo nel V secolo a.c. ad Elea, colonia greca situata nella Magna Grecia. Lui scrisse un poema in esametri che verrà intitolato poi “Sulla natura”, del quale ci restano dei frammenti. Questo poema è diviso in due parti, la prima dedicata all’Alétheia(verità) e la seconda dedicata alla Doxa(opinione). Il protagonista è lo stesso Parmenide, il quale racconta in prima persona un viaggio da lui compiuto sotto la guida della divinità. Essa lo conduce a valicare la porta che separa il dominio delle tenebre da quello della luce , dove può apprendere l’insegnamento di una dea(proemio, frammento 1). Con questo rivestimento mitico Parmenide riprende il modello dei poeti epici, i quali raccontavano eventi che dicevano di aver appreso dalla divinità. I poeti epici però cantavano eventi del passato, invece in Parmenide il discorso della dea contiene un messaggio su ciò che può essere pensato e detto rispetto a ciò che non può essere né pensato, né detto. La prima parte del poema è incentrata sulla verità(l’uno che è) che si cela dietro l’apparenza, precisamente sull’unità che si cela dietro al molteplice. La dea mostra a Parmenide la via che dovrà percorrere e la via che è impossibile percorrere(frammento 2). La via da percorrere è quella del logos (ragione, discorso), che è il mezzo mediante il quale si arriva alla verità, cioè pensare e dire che l’essere è, invece la via impossibile da percorrere sarebbe quella di pensare e dire che l’essere non è. Parmenide probabilmente con il termine “è” ed “essere” intendeva una molteplicità di significati, infatti dire che qualcosa è può significare che esiste, che è presente, che è qualcosa e che è vero. La verità è ciò che non può essere diversamente da come è, dunque è fuori dal tempo, e per questo Parmenide considera vero l’istante di tempo piuttosto che la realtà, che è sottoposta al divenire. Il logos, quindi il discorso, è un enunciato che viene espresso in un istante di tempo, ed è un’unità(in quanto rimanda all’uno che è). L’avvio è dato appunto dalla disgiunzione “è o non è”, ma Parmenide non precisa immediatamente quale sia il soggetto grammaticale di “è” e di “non è”. Questo perché prima di tutto vuole precisare il carattere necessario di questa disgiunzione a prescindere dal soggetto a quale si riferisce. Qualsiasi sia l’oggetto di ricerca di esso si può dire e pensare che è perché disgiunto dal non essere. Ad esempio se dico o penso “Socrate è un uomo”, a prescindere dalle variabili “Socrate” e “Uomo”(apparenza), “è”(logos) determina l’unità perché rimanda all’essere in un istante. Parmenide dunque ci sta dicendo che c’è un legame necessario tra essere, pensiero e linguaggio, in quanto solo ciò che è può essere pensato e detto, e viceversa, solo ciò che può essere pensato e detto automaticamente è(frammento 3). Qui si fa riferimento ad una rete di significazioni, cioè l’unità(logos) è data dal legame tra einai(essere), noein(comprendere) e leghein(dire). Invece il non essere non è, non può essere pensato o compreso e non può essere detto. La gente comune imbocca una terza via, quella della doxa, in quanto mescola nel linguaggio “è” e “non è”, infatti, ad esempio la gente comune parla di nascere e perire delle cose(apparenza), ma nascita e morte sono concetti che comportano una mescolanza arbitraria tra essere e non essere(frammento 6). Nascere significa essere, ma significa anche non essere prima di essere e morire significa non essere, ma significa anche essere prima di non essere. Dunque diversamente da Eraclito, Parmenide nutre sfiducia verso i sensi, questo perché essi mostrano la molteplicità e non l’unità, a cui si può giungere solo attraverso il logos. Secondo Parmenide un altro problema che non permette di cogliere la verità è il linguaggio perchè è usato in modo scorretto e per questo non permette di cogliere l’unità nella molteplicità. Il linguaggio però, è usato scorrettamente non perché gli uomini lo fanno corrispondere con ciò che testimoniano gli organi di senso, a questi infatti appaiono oggetti che nascono e muoiono. Il problema secondo Parmenide è invece il contenuto logico delle parole usate dagli uomini, in quanto alcune parole hanno un significato che mescola contraddittoriamente essere e non essere. Parmenide affronta l’essere come un entità logica, che deve necessariemente seguire il principio di identità e di non contraddizione, altrimenti ci sarebbe una compresenza in un istante di tempo di essere e non essere. Parmenide individua le proprietà di ciò di cui si può pensare e dire che è, per mezzo di una forma di deduzione detta ragionamento per assurdo, il quale assume come premesse il contrario di ciò che si vuole dimostrare e ne deduce conseguenze contraddittorie o errate, di conseguenza si dimostra che saranno vere le premesse contrarie a quelle errate.
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