Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Francesco Petrarca, vita opere poetica e approfondimenti, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Schema largamente articolato sulla vita le opere la poetica lo stile di Francesco Petrarca + confronto con Dante Alighieri

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 14/03/2022

Elisa.Boldrini
Elisa.Boldrini 🇮🇹

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Francesco Petrarca, vita opere poetica e approfondimenti e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! Francesco Petrarca Nato ad Arezzo nel 1304 (Dante aveva 39 anni ed era in esilio da 2) - muore nel 1374 ad Arquà Petrarca rappresenta una figura di intellettuale complessa in cui convivono tratti che ne fanno un poeta moderno, precursore dell’Umanesimo, e tratti di segno opposto che delineano una figura di poeta tipicamente medievale. È un uomo del Medioevo per la sua profonda religiosità, per l’obbedienza ai dogmi, per la formazione patristica che lo porta a mettersi in dialogo con Sant’Agostino. È uomo dell’Umanesimo per il suo amore per i classici, per l’intensa attività filologica, per la sua fede in una cultura disinteressata, per la ricerca di una vita appartata dedita allo spirito e non alle attività pratiche. Presentazione e fama di Petrarca - Francesco Petrarca è universalmente conosciuto come il padre della cultura europea moderna, sia in lingua latina sia in volgare. - É prolifico (scrive moltissimo sia in latino, a personaggi passati e presenti che in volgare). La sua opera il suo Canzoniere (De rerum novarum fragmenta) ha influenzato la lirica occidentale fino ai giorni nostri. - Pur essendo quasi contemporaneo a Dante, che vive la religiosità cristiana con un’ottica ancora decisamente medievale, Petrarca ha incarnato una religiosità più moderna, più vicina al nostro comune sentire, più intima e tormentata. - Petrarca inoltre incarna alla perfezione l’intellettuale contemporaneo, «un inquieto pellegrino del mondo», caratterizzato dall’incertezza e dal dubbio, perennemente insoddisfatto dei risultati artistici ottenuti, sempre alla ricerca di una verità sfuggente che si cela nell’intimo dell’anima, più portato a porsi ossessivamente domande che a dispensare risposte. - Nato «sotto il segno dell’esilio», Petrarca dichiarerà di sentirsi “straniero ovunque”. (Diverso da Dante) La sua vita fu sempre segnata dal conflitto interiore: – Aspirazione alle glorie e ai piaceri della vita mondana – Aspirazione all’elevazione spirituale, al distacco dal mondo, alla riflessione su di sé. Non si dedica alla politica, vive per la letteratura difatti è un umanista perché dedico tutta la sua vita questa. Il pensiero e la poetica Petrarca incarna un nuovo modello di intellettuale, alla cui base c’è la dignità delle lettere e la forte coscienza di sé e del proprio ruolo di letterato. È inquieto, incerto, sempre alla ricerca di verità che poi non arriverà, si fa un sacco di domande ma non ha molte risposte. Petrarca è il primo intellettuale che rompe con l’esperienza comunale e si apre a una dimensione «europea», in nome di un ideale di libertà che solo la letteratura e la cultura possono garantire. Sentendosi lui in conflitto con i suoi tempi, privilegia il dialogo ideale con gli autori classici e cristiani del passato e con i lettori del futuro. (Perché dice che la sua epoca é dominata da volgarità e ignoranza). Petrarca è il primo autore italiano ad aver lasciato molte notizie su di sé; questo perché voleva costruire un autoritratto ideale da consegnare ai posteri. Tutta la produzione di Petrarca è caratterizzata dall’attenzione all’interiorità, che si esprime nella ricerca del senso della propria esistenza e della conoscenza di sé. Il legame tra vita e letteratura è lo strumento con cui dà ordine e valore simbolico ai frammenti sparsi della propria vita interiore, nel tentativo di ricomporre i moti dell’anima e le sue intime lacerazioni. L’intellettuale cosmopolita, il cortigiano, il chierico Petrarca rappresenta un nuovo tipo d’intellettuale, quello cosmopolita. Questo si manifesta dalla sua ansia di viaggiare e conoscere nuovi luoghi e persone. Il poeta incarna anche l’intellettuale cortigiano, vive di corte in corte, per aumentare il prestigio dei castelli dei signori in cui soggiorna. Il poeta grazie al mantenimento mensile da parte della chiesa può dedicarsi liberamente agli studi senza il dovere di lavorare per vivere, questa nuova figura è chiamata chierico. Letteratura É il suo centro di gravità lo porta a ricercare la perfezione. L’amore per la letteratura è vissuto da Petrarca come consacrazione totalizzante e insieme ricerca della perfezione formale, dell’erudizione, e soprattutto della saggezza. La letteratura gli appare come unica fonte di serenità in mezzo alle tempeste della vita e della storia. Erudizione: ricerca della finta quotidianità, ma con lo scopo di raggiungere la saggezza (per capire come meglio vivere con me in mezzo agli altri) Classici La conciliazione tra cultura classica e fede cristiana è uno dei tratti più originali del pensiero e della poetica petrarcheschi. I classici sono per Petrarca un modello etico (fonte di valori civili e di saggezza morale), letterario (oggetto di emulazione mai di passiva imitazione) e politico (da cui deriva l’idea di una riunificazione dell’Italia attorno a Roma). Perché Petrarca è un classico? - Uno dei padri della letteratura e della cultura europea, non solo italiana - Rifonda la poesia moderna (diventerà un modello della lirica quasi fino a noi) - Tipo di religione (= petrarchismo), molto più intima e tormentata (per niente sicuro come Dante) - Il canzoniere ha rappresentato per secoli un paradigma assoluto sia per i contenuti (autobiografici e introspettivi incentrati sul tema dell’amore sofferto) sia per lo stile (l’unilinguismo petrarchesco è un linguaggio selezionato nel lessico armonioso e raffinato nella forma). La filologia Il poeta segue il pensiero filosofico di Sant’Agostino ed è convinto che la filosofia miri a comprendere l’uomo, a esplorare la sua interiorità per insegnargli a sopportare le miserie della sua esistenza. In Petrarca è venuta a mancare la convinzione di poter dominare la realtà con vigorosi schemi concettuali, tipici di Dante. Nel secretum appare a Petrarca come un amico e un maestro con cui può fiduciosamente conversare, si rivede in lui poiché entrambi hanno vissuto una giovinezza di traviamento e perdizione inseguendo i piaceri terreni. Il Secretum - Scritto di getto nel 1345 e ripreso e rielaborato fino al 1353 in latino. - “De secreto conflictu curarum mearum liber” (libro sull’intimo conflitto delle mie passioni) - Spregiudicata indagine della propria interiorità mettendo a nudo gli errori e le debolezze della propria indole (non doveva essere pubblicato) - Dialogo di 3 giorni (tra il 1342 e il 1343) tra l’autore e Sant’Agostino 1 libro: mancanza, in Petrarca di una ferma volontà che gli permetta di perseguire e raggiungere i suoi obiettivi 2 libro: esame di coscienza, prendendo in considerazione i sette peccati capitali (accidia). È una progressiva autocoscienza che Petrarca acquista di sé. 3 libro: discussione sull’amore e la gloria poetica. Conclusione: ferma rivendicazione della libertà e della responsabilità individuali. Nessuno è infelice se non chi vuole esserlo, perché tutto il male di cui gli uomini soffrono proviene dalla loro coscienza peccaminosa. Fonti: L’impianto dell’opera è desunto dal modello dei dialoghi di Cicerone, nei contenuti ricava spunto da “I soliloqui” di Sant’Agostino. Ruolo e funzione di Sant’Agostino: fittizia e immaginaria conversazione con lui. Per 2 motivi, 1.venerazione di Petrarca quel questo padre della Chiesa, 2.Atteggiamento nei confronti degli autori della classicità. - sant’Agostino con i suoi insegnamenti può liberare Petrarca da quell’amore per Laura che gli impedisce di raggiungere le più alte mete che egli dice di desiderare e di prendere atto dell’infallibilità di ogni bene mondano (es. “Al cospetto di Laura”) - Il cambiamento interiore è il frutto di una lunga meditazione, prima volere e poi potere —> su questo si alimenta la cultura umanistica. Le opere umanistiche Le raccolte epistolari, l’Africa, il canzoniere, i trionfi Il canzoniere - Raccolta delle poesie in volgare a cui Petrarca la cui composizione durò trent’anni e attraverso almeno nove redazioni (dal 1336 al 1374) - 366 componimenti: numero corrispondente ai giorni di un anno bisestile e simboleggia quindi la durata della vita umana — 317 sonetti 29 canzoni 7 ballate e 4 madrigali. - “Rerum vulgarium fragmenta” (frammenti di cose in volgare), la frammentarietà è una condizione costitutiva della psicologia petrarchescamente che si rispecchia nell’insieme della sua opera (nel libro si riflettono le frammentarie e contraddittorie avventure della sua interiorità) - È un’opera polisemica può essere letta come : 1. il romanzo di un’anima, una testimonianza di autoanalisi 2. La cronistoria dell’amore del poeta per Laura, dal primo incontro alla sua morte 3. Meta letterario, la parola poetica si giustifica come unico mezzo concesso all’uomo per fissare nello scorrere inarrestabile del tempo gli istanti in cui la vita rivela i suoi contenuti più autentici - La successione dei testi non segue criteri cronologici stilistici o metri ma contenutistici perché il suo scopo era quello di mettere in primo piano il significato interiore e morale della vicenda di chi raccontava. - Bipartito: 1. Passione amorosa e considerazione dettate dagli altri interessi terreni del poeta: politica, amicizia, natura. 2. Si sforza di coltivare altri e più nobili sentimenti, al pentimento, indirizzando il suo amore a ciò che non gli può essere sottratto: Dio, giustizia, bene, verità, poesia. (Dopo la morte di Laura, Che dopo la sua ascensione al cielo il suo fantasma acquista tratti angelici e stilnovisti). - la Madonna nel canzoniere viene invocata come consolatrice come intermediaria tra Dio e l’uomo: il sentimento amoroso alla fine dell’opera appare come un’aspirazione è un dono desiderato per trovare in esso pace e riposo. - Attraverso la lingua e lo stile Petrarca mira a far risaltare l’eccezionalità dell’ordinario (al contrario di Dante che con lo sforzo stilistico cerca di normalizzare lo straordinario) - Imperativo di Petrarca: restituzione di uno sguardo sempre soggettivo e personale sul reale - Petrarca é assieme protagonista e autore le esperienze biografiche sono sottoposte a un processo di sublimazione così che la storia personale possa diventare la storia di ciascun uomo, scrive da un lato per comprendere il senso della propria vicenda dall’altro per invitare i contemporanei alla ricerca interiore e per offrire ai posteri un modello di vita spirituale. Poesia petrarchescamente : soprattutto amorosa. Il poeta si ispira ai modelli volgari (trovatori, stilnovisti, Dante), latini (Orazio, Ovidio), alla Bibbia, ai padri della Chiesa (Agostino). Trasformando in poesia la propria insaziabile curiosità letteraria. Petrarca paragona il lavoro dello scrittore a quello delle api bisogna scrivere come le api fanno il miele non mantenendo i fiori ma convertendoli in cere prima che da molti e diversi elementi nasca una cosa nuova diversa e migliore. Il suo più alto ideale è quello di conciliare gli studi letterari a quelli religiosi. TESTI L’epistola alla posterità (p.536): La Lettera alla posterità (in latino, Posteritati), è l’ultima lettera contenuta nella raccolta epistolare delle Senili. Si tratta di un’epistola autobiografica di Francesco Petrarca, composta con tutta probabilità nel 1367 e modificata e arricchita intorno al 1370-1371. A causa della morte del poeta nel luglio del 1374, la Posteritati rimane allo stadio di abbozzo, e si ferma nella sua narrazione agli eventi del 1351. - Autoritratto intellettuale e morale, descrive il proprio percorso esistenziale come una faticosa conversione dalle passioni terrene della giovinezza alla ricerca della verità in età matura. - Fornisce il ritratto ideale di una personalità da imitare: uomo solitario e studioso, corteggiato dei potenti ma saldo nella sua libertà e indipendenza - Dialogo fittizio con un anonimo lettore del futuro - Cuore dell’umanismo petrarchista scopo (rimpianto per la grandezza degli antichi e dei loro valori) - Lo studio della classicità è il modo per dialogare con i grandi personaggi del passato - La letteratura e la scrittura sono per Petrarca ragioni il metodo di vita per lui è meglio rinunciare alla vita stessa piuttosto che ad esse. - Modello principale: “tristezza” del poeta latino Ovidio - Petrarca si presenta così con una punta di studiata modestia, ponendo l’accento sul suo essere uomo comune e mortale, usando anche espressioni già presenti nel Secretum come “unus de grege” e “mortalis homuncio” . Essere diviso in tre parti: 1. Autopresentazione fisica e morale dell’autore mette in luce le sue qualità e difetti gusti e passioni. 2. Ricapitola la propria biografia dalla nascita al 1342 ad Avignone 3. I viaggi e accendo il soggiorno presso i signori di Padova (i Carrara) Temi che si colgono: • Amore: Petrarca non parla mai di Laura però riflette sul suo amore giovanile.l’amore poi si trasforma in una forma di schiavitù bassa e odiosa contraria alla natura umana e ai disegni di Dio. • Poesia: si presenta come uno scrittore che ha cercato di perseguire la gloria e il successo, per lui la letteratura serve al diletto e per allargare il cerchio delle proprie esperienze. • Politica: nomina molti signori principi e sovrani con cui ha intrecciato rapporti.ciò serve per sottolineare come i letterati siano meritevoli della stima e dell’amicizia dei grandi della terra e per segnalare il pericolo che la letteratura e l’arte erano in rapporto con il potere rischiando di essere manipolate (cosa che ha sempre evitato di fare). • Inquietudine: la conclusione è malinconica cita la propria pena esistenziale che gli impedisce di trovare la pace desiderata e fanno di lui un uomo perennemente in fuga da tutto. L’ Ascesa al monte ventoso (p.528) - nelle familiari (350 lettere 24 libri composti tra il 1350 e 1366) - Indirizzata a Dionigi da borgo Sansepolcro (monaco Agostino e teologo) gli aveva regalato le confessioni di Sant’Agostino - Petrarca ricorda l’ascesa di due giorni al monte (nella Provenza) nel 1336 (venerdì Santo) col fratello. - Fa un esame intimo della propria morale e tratteggia una propria autobiografia ideale - Le due fonti privilegiate: San Paolo Sant’Agostino e Seneca, Petrarca si pone su una linea di continuità con i due con l’episodio della lettura delle confessioni in cima (anche Agostino confida di aver cambiato vita avendo letto un passo della “lettera ai romani” di San Paolo) è impietosamente definita come "terra", un misero corpo mortale che pure provocò tante sofferenze al poeta: le liriche comprese tra questi due termini raccontano in realtà il processo di questo amore vano e infelice, chiarendo che la condanna espressa da Petrarca è tutt'altro che definitiva e che il rimpianto non è del tutto cessato in lui, pur tormentato da ansie religiose. In questi dubbi irrisolti sta la modernità dell'autore rispetto alla tradizione precedente, specie nella sua incapacità di decidere tra l'abbracciare una vita votata ai princìpi religiosi o il perseguire "quanto piace al mondo", tra cui l'amore terreno e la gloria letteraria. Movesti il vecchierei canuto ed bianco (p. 465): Composto intorno al 1337 in occasione di un viaggio a Roma, il sonetto propone un bizzarro paragone tra il poeta, che cerca nel volto delle altre donne le fattezze di quello di Laura, e un anziano pellegrino che va a S. Pietro a vedere il velo della Veronica, per scorgere nella reliquia i lineamenti del volto di Cristo. La similitudine, lungi dall'assegnare un qualche valore religioso al sentimento per Laura, presenta un accostamento tra tema sacro e profano che è segno della modernità di Petrarca rispetto alla tradizione della lirica precedente. 1 parte (1-11) : descrizione fisica e psicologica di un vecchio incamminato verso Roma 2 parte (12-14) : similitudine conclusiva in cui si paragona all’anziano uomo e stabilisce una sorprendente coincidenza tra la propria vicenda amorosa e il pellegrinaggio. - si paragona a lui col dire che lui a Roma farà qualcosa di simile cercando le forme del volto di Laura in quello di altre donne. - Il paragone per contrasto: quello è anziano mentre il poeta è ancora giovane, quello va a Roma "seguendo 'l desio" mentre Petrarca è costretto a partire, quello sa che probabilmente non tornerà più mentre l'autore tornerà, e così via. - ispirazione a Leopardi nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, dove un "Vecchierel bianco, infermo" rappresenta la triste condizione dell'uomo che affronta una vita fatta di dolore e sofferenza Solo et pensoso i più deserti campi (p. 470) È uno dei sonetti più celebri del "Canzoniere", composto prima del 1337 e in cui Petrarca descrive se stesso intento a camminare in luoghi remoti e selvaggi, nel tentativo (vano) di evitare i suoi pensieri amorosi e, soprattutto, per non mostrare agli altri il suo aspetto afflitto rivelatore delle sue pene sentimentali. La lirica è interessante, oltre che per l'accuratezza stilistica e retorica, anche per l'oggettivazione del sentimento interiore attraverso il paesaggio esterno, poiché la desolazione dei luoghi solitari percorsi dall'autore rispecchia pienamente la sua intima afflizione (questo è uno degli elementi di maggior novità della poesia petrarchesca, nonché di distanza dalla precedente tradizione della lirica cortese). - L'autore presenta se stesso come afflitto dalle pene amorose e vergognoso della propria condizione che non vuole svelare agli altri, ragione che lo spinge a sfuggire la compagnia degli altri uomini e a passeggiare in luoghi remoti e solitari, nel tentativo (non riuscito) di non pensare continuamente a Laura (tema già visto in “voi che ascoltate in rime sparse il suono”, dove vede il suo amore non corrisposto come un vaneggiare) - Si isola perché non vuole che dal suo aspetto esteriore leggenti capiscono i suoi sentimenti e ne facciano materia di beffa - La solitudine gli appare come rimedio ai propri tormenti interiori provocati dalla lontananza dell’amata (Per guarire dalla passione bisogna stare con gli altri) - L'oggettivazione dell'interiorità con il dato esteriore del paesaggio desolato è una delle novità più interessanti della lirica petrarchesca e segna la massima distanza dalla tradizione precedente, in cui il locus amoenus fungeva soltanto da sfondo all'avventura amorosa e non di rado il dato spaziale era del tutto assente o appena accennato (tipica in questo senso l'essenzialità della Vita nuova, dove la città di Firenze non viene mai nominata). - Consapevolezza del carattere vano e peccaminoso del suo amore per Laura Erano i capei d’oro a l’aura sparsi (p.479) In questo sonetto composto tra 1339 e 1347 l'autore rievoca a distanza di anni il primo incontro con Laura, avvenuto nella chiesa di S. Chiara ad Avignone, quando si innamorò di lei colpito dalla sua folgorante bellezza che ora, a causa dell'età, comincia a sfiorire sul volto della donna; nonostante questo, però, il poeta continua ad amarla come il primo giorno e a soffrire le pene di questo amore infelice in quanto non corrisposto. La novità del componimento è nel contrasto tra la Laura del passato, la cui descrizione ricalca a livello esteriore i canoni dello Stilnovo, e la Laura del presente, invecchiata come tutte le donne terrene e perciò assai lontana dall'idealizzazione religiosa della donna-angelo. -profilo di Laura messo a luce estremamente stilizzato Prima: descritta coi tratti distintivi della donna-angelo dello Stilnovo (come in tanto gentile e tanto onesta pare di Dante) Dopo: solo che gli occhi sono "scarsi" della luminosità di un tempo, intendendo che la donna è invecchiata e reca sul volto i segni del tempo. - donna umana priva di qualunque significato religioso e per cui il poeta prova un amore passionale, centrato soprattutto sulla sua bellezza fisica (si ricollega al brano del secretum, in cui S. Agostino accusava Francesco di amare l'aspetto esteriore di Laura e lui ribatteva dicendo che anche adesso che lei è invecchiata i suoi sentimenti restano immutati). Chiare, fresche et dolci acque (p. 482) È la canzone più celebre della raccolta e una delle liriche più note della poesia italiana delle Origini e della nostra letteratura in assoluto (scritta intorno al 1340) : il testo propone una rievocazione di un incontro tra Petrarca e Laura sulle rive del fiume Sorga, nei pressi di Valchiusa, dove la donna era solita fare il bagno e dove il poeta la ammirava estasiato, nella cornice di un "locus amoenus" di derivazione classica e stilnovista. Petrarca sente prossima la propria morte (o probabilmente stava tornando in Italia) e si augura come estrema consolazione di poter essere sepolto in quel luogo, sperando che Laura giunga sulla sua tomba e pianga per lui invocando il perdono di Dio per i suoi peccati. Nonostante la presenza di numerosi motivi della tradizione poetica cortese, la canzone propone in realtà una situazione decisamente classica (incluso il particolare della donna che si bagna nel fiume, più simile a una ninfa boschereccia, che non a una "donna- angelo") e incline all'espressione di un amore sensuale, molto lontano dalla spiritualizzazione dello Stilnovo e dei poeti precedenti. Conforme a questa novità è anche la descrizione di Laura come donna crudele che non ricambia il poeta, qualificando l'amore di Petrarca come infelice e senza speranza. - la modernità di Petrarca sta nel: integrazione del paesaggio reale, scorrere del tempo e rimembranza. - La canzone si fonda tutta sulla contrapposizione tra il passato e la memoria del precedente incontro con Laura e il presente. 3 nuclei e tempi: 1. Passato, sopravvivere solo nella memoria, appartiene il ricordo di Laura nel paesaggio dove Petrarca compiace la sua bellezza 2. Presente, accenni al dolore, all’abbandono da parte dell’amata e alla sua lontananza 3. Futuro, le speranze che alla sua morte lei venga piangendo e lo ricordi - Forse è un episodio che deriva dalla realtà (questo direbbe che Laura è esistita). Italia mia, benché’l parlar sia indarno (p. 491) Composta probabilmente nell’inverno 1344-45 a Parma, durante la guerra tra Estensi e i Gonzaga di Mantova, la canzone è un manifesto politico, un accorato lamento sulla frammentazione politica dell'Italia del Trecento, divisa in piccoli stati regionali perennemente in guerra tra loro, e sulla mancanza di pace che insanguinava l’Italia a causa dei continui scontri tra i signori (specie quelli del nord Italia) per le loro contese territoriali. Il testo è uno dei pochi componimenti petrarcheschi di argomento politico (e da un lato si collega alla grande tradizione lirica del Duecento, soprattutto Guittone d'Arezzo e Dante), dall'altro affronta alcune problematiche emerse ai tempi dell'autore tra cui, per esempio, l'uso di mercenari stranieri da parte dei signori italiani, fatto che Petrarca deplora e che un secolo e mezzo dopo verrà aspramente criticato anche da scrittori del Rinascimento come Machiavelli. Certo l'autore mostra di aver abbandonato qualunque speranza di una utopistica restaurazione imperiale, quale ancora Dante coltivava all'inizio del secolo, e di comprendere lucidamente il processo storico in atto verso un'Italia dominata dalle signorie e dagli stati regionali, benché egli si renda conto in modo sconsolato che la situazione è irrimediabile e che quello che può fare è invocare a gran voce il soccorso divino affinché riporti la pace tra gli uomini. - L’utilità dell’intellettuale: ha il compito di esprimersi per questioni politiche, ribadisce spesso che lui parla per dire la verità - Contrappone il sangue gentile latino alla tedesca rabbia - La canzone vuol essere un'invocazione a Dio affinché tocchi il cuore dei signori d'Italia e li induca a cessare dalle loro ambizioni, e anche un'apostrofe agli stessi signori affinché la smettano di farsi la guerra e pensino alla salvezza dell'anima, nell'imminenza della morte quale passo inevitabile. - Da una bellissima descrizione dell’Italia perché ne ho un grande amore - Si collega all’antichità ad esempio con Caio Mario vv. 45 - Non cita nessuno perché deve essere un messaggio universale (Dante avrebbe fatto nomi) - Petrarca non è pacifista in generale ma ritiene che vi sia una superiorità del sangue italiano quindi è un pacifismo interno a sé - È l’unica canzone di stampo politico per creare sentimento patriottico: 1. Superiorità civiltà latina 2. Dovere di essere degni della storia del territorio italiano 3. (Ultima stanza) senso ultimo del vivere ridimensionare le contese e l’importanza della vita Pace non trovo et non ho da far guerra (p. 496) - D’altra parte la descrizione non è affatto realistica perché il poeta insiste soprattutto sui riflessi psicologici che gli eventi hanno, effetti mostrati da azioni verbali. - Infatti ogni elementi primaverile è sempre accompagnato da un verbo. - Si oppongono le due terzine con una svolta dolorosa e piena di desolazione, visione interna. Il cuore del poeta è insensibile al risveglio della nuova stagione e alla vitalità che esso suscita. Laura è ormai morta ed il poeta non ha alcuna possibilità di gioire, anzi qualsiasi bellezza naturale, natura o dolcezza femminile, per lui sono un deserto che, nel suo cuore, non suscita alcuna emozione. I’vo piangendo i miei passati tempi (p. 519) È l'ultimo sonetto del "Canzoniere" e la penultima poesia prima della canzone finale dedicata alla Vergine, in cui l'autore fa una sorta di bilancio della sua vita ed esprime il rammarico di averne sprecato una larga parte nel ricercare beni vani, pur avendo le "ali" per alzarsi in volo e dare di sé prove ben più lusinghiere (il riferimento è ovviamente all'amore per Laura ormai morta di peste, ma anche a tutte le lusinghe del mondo terreno che l'hanno allontanato dalla ricerca della virtù). Petrarca invoca Dio chiedendo la sua grazia e il suo soccorso nell'imminenza della morte che sente ormai prossima, ricollegandosi in parte al motivo del rimpianto già espresso nel sonetto proemiale e anticipando il tema religioso che sarà al centro del successivo componimento. Sonetti verso il cielo - sentimento di pentimento - Non risolve il dissidio tra vita terrena e spirituale - Tensione mondo cristiano il desiderio mondano fonte di contrasto da Paolo - Lui chiede al signore e alla vergine di redimere i suoi peccati —> ammette l’amore terreno ma non lo condanna (Laura non è un angelo) Canzoniere come percorso religioso Il poeta alla fine non può più rivolgersi all’amata non è lei a cui si rivolge per salvarsi (come Dante fa con Beatrice perché lei rappresenta la teologia quindi si fa beatificare) Benché la visione della vita di Petrarca sia di tipo laico e anticipatrice di molti aspetti umanistici, è innegabile che nel poeta il tema religioso sia molto presente e si manifesti soprattutto nel dissidio interiore e nella lotta con se stesso per combattere il sentimento per Laura, da lui sentito come immorale e tale da distoglierlo dalla ricerca della virtù; tale lotta non viene portata a termine e il poeta non giunge a una reale "redenzione" dalla sua passione per la donna amata, rendendosi conto che essa è sbagliata ma non riuscendo a rinunciarvi in modo definitivo (in questo senso l'opera non è conclusa, proprio come non lo era per le stesse ragioni il Secretum). Non è dunque casuale che il primo incontro con Laura e l'innamoramento avvengano il giorno della morte di Cristo, data simbolica della redenzione dal peccato nella liturgia cristiana in cui tra l'altro Petrarca non pensava di doversi riparare dai rischi dell'amore. 362: immagina la sua anima in paradiso, Laura ora lo ama. È un dialogo fittizio lei é legata a Dio ma anche Petrarca ancorato a Laura e chiede a Dio di poter contemplare il suo volto ma anche quello di Laura la risposta di non si sa chi è che bisogna aspettare che si compia il suo destino (Dante a un certo punto si fa abbandonare da Beatrice perché lei è la teologia ma la fede è qualcosa di più, a differenza Petrarca chiede ancora di contemplarla). Suppone di avere ancora 20/30 di vita, quando lo scrive ne ha circa 50. 363: non cita più Laura ma usa delle metafore (es. Lauri). Ora la morte oscura il suo sole (ora spento). Capisce che è un bene che Laura sia morta: riflette sul bene maggiore (no amore terreno ma la fede, l’utile spirituale). Nel finale si riavvicina al signore. 364: in totale 30 anni, 21 anni e arso d’amore e 10 da cui é morta —> ossessione tempo che passa (si rende conto di aver sprecato una parte della sua vita ad amare una creatura terrena). Parti extreme: la rende addio gli chiede di toglierlo dal corpo che equivale a una prigione non crede di meritare la dannazione ma riconosce il suo errore e non lo scusa. Vergine bella, che di sol vestita (file) È la canzone dedicata alla Vergine che chiude la raccolta, composta da 10 stanze + il congedo, in versi indica endecasillabi o settenari. Un'intonazione da cantico religioso che da un lato si ricollega alla tradizione della poesia del Duecento (incluso il "Paradiso" di Dante), dall'altro esprime il consueto dissidio interiore del poeta (diviso tra le lusinghe del mondo cui non sa rinunciare fino in fondo e l'aspirazione a una vita dedita alla virtù per cui chiede l'assistenza del cielo, ormai alla fine della sua vita terrena). Il testo presenta una costruzione retorica raffinata e tocca uno dei punti poeticamente più alti dell'opera, chiudendo idealmente il discorso aperto dal sonetto proemiale sull'amara consapevolezza della vanità della vita umana. Invocazione alla vergine 1 e 9 verso —> ma comunque inserisce Laura riga 92 (terra, misero corpo mortale che pure provocò tante sofferenze al poeta). Confronto Dante-Petrarca La figura Dante: scrittore profondamente fiorentino guarda a Firenze come baricentro assoluto dei propri affetti e ideali (i fiorentini sono i primi principali destinatari del messaggio della commedia). La poesia è l’esistenza di Dante sono compromesse con le vicende e le passioni della vita politica fiorentina e italiana aveva grandi convinzioni in tutti i campi. Petrarca: scrittore fiorentino atipico, Avignone e la sua residenza principale mentre Roma diventa presto la sua patria delezione in cui egli sogna il riscatto politico e culturale. Sì dalla propria autonomia e originalità a un mutato clima politico e avverte con forza le proprie angosce e ossessioni (l’ambiguità e la vanità dei desideri vengo, la debolezza della fede, la caducità dell’esistenza...) L’ideologia e la poetica Dante: tanto grande è l’ammirazione di Dante per i classici quanto amaro è il dolore per la loro esclusione dalla salvezza, modello principale Virgilio. La sua caratteristica è l’energia profetica con cui si presenta come scrittore chiamato da Dio per divulgare un messaggio destinato a tutta l’umanità. Il suo è un ciclo chiuso. Petrarca: da sempre mostra dedizione allo studio dei classici depositari di valori morali universali, li recupera e elabora nuove forme letterarie. Eredita dalla vita Nova e dalla commedia la volontà di proporre la propria esperienza umana e poetica come parabola esemplare (da un uomo disperato a causa delle illusioni mondane a un uomo saggio capace di dominare le passioni con la ragione) diventa così un dialogo intimo tra autore e lettore. In lui rimane sempre il dissidio. Temi e generi: Dante: proiezione universalistica dei propri interessi così spazia in tutti i campi del sapere.attua un ridimensionamento progressivo del genere lirico a vantaggio di altri generi come il prosimetro, trattato o il poema sacro. Petrarca: centralità assoluta ed esclusiva il tema amoroso, poesia incentrata sul cuore umano sulla natura dei desideri e sulla loro presunta inapplicabilità. Ha una predilezione per il genere lirico. Lo stile e la lingua Dante: incessante sperimentalismo. Nella commedia rompe la tradizione a favore di una contaminazione di registri ritmi e toni (é più organizzato e delineato). Per lui il fiorentino e la lingua materna aduso quotidiano mentre il latino è la lingua delle letture. A lui si deve lo sviluppo della prosa in volgare come strumento adatto sia alla narrazione (vita Nova) sia alla trattatistica filosofica (convivio) Petrarca: lingua poetica controllatissima, si pone al di fuori del tempo e della storia con una lingua stabile e uniforme nel lessico e nei metri. Per lui il volgare fiorentino è una lingua quasi solo letteraria astratta e lontana dall’uso. Il canzoniere mostra un gusto per il testo breve e concluso (non ha una cornice narrativa sono principalmente frammenti come Catullo), a lui si deve la fondazione di un modello di poesia lirica in volgare. Amore Dante: esperienza mistica Petrarca: desiderio sessuale
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved