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Francia e Inghilterra nel Settecento, Appunti di Storia Moderna

Riassunto Capitolo 19 Carlo Capra Storia Moderna

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 30/01/2020

Giorgia9098
Giorgia9098 🇮🇹

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Scarica Francia e Inghilterra nel Settecento e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Francia e Inghilterra nel Settecento: un duello secolare La Francia dalla Reggenza al ministero Fleury Alla morte di Luigi XIV si rese necessaria l’istituzione di una Reggenza, giacché il successore, il pronipote Luigi XV, aveva appena cinque anni. Il Parlamento di Parigi proclamò reggente unico un nipote del defunto monarca, Filippo d’Orleans, che in compenso restituì ai Parlamenti la facoltà di avanzare rimostranze prima di registrare gli editti del re. Anche la grande monarchia adesso pretendeva la sua parte nel governo del Paese. In un primo momento il reggente accolse queste rivendicazioni, facendo largo posto ai nobili; ma dopo alcuni anni li sciolse e tornò al sistema dei ministri segretari di Stato. Rispetto al clima tetro e bigotto che aveva caratterizzato gli ultimi anni del regno di Luigi XIV, il periodo della Reggenza fu contrassegnato da una relativa libertà di opinione e di critica, come dimostrano le Lettere persiane di Montesquieu. Il problema più assillante per Filippo d’Orleans e per il suo governo era quello finanziario. In questa situazione, il reggente diede mano libera a John Law, un avventuriero scozzese che gli presentò una serie di progetti di risanamento finanziario. Alla base del sistema di Law, era l’idea che l’aumento della massa dei mezzi di pagamento, ottenuto con l’emissione di carta moneta, avrebbe stimolato la circolazione del denaro e il commercio e l’industria. Tra il 1716 e il 1719 egli creò una banca, che ottenne il diritto esclusivo di emettere banconote, e una Compagnia di commercio, che assorbì tutte le compagnie privilegiate esistenti e assunse nel 1719 il nome di Compagnia delle Indie: le sue azioni andarono a ruba. Nel 1719 Law ottenne l’appalto delle imposte indirette e nel gennaio del 1720 fu nominato controllore generale delle finanze. Però l’imponente edificio da lui eretto poggiava sulla fiducia, e queste venne meno quando ci si accorse che la Compagnia delle Indie non distribuiva gli utili sperati. I possessori delle azioni iniziarono a venderle e ben presto alla febbre speculativa subentrò il panico. Law fu costretto a sospendere i pagamenti e alla fine del 1720 fuggì all’estero. Molti furono rovinati, mentre chi ci guadagnò fu il Tesoro che si sgravò con la cartamoneta e di gran parte dei propri debiti. Alla morte di Filippo d’Orleans il suo posto fu preso per alcuni anni da un altro principe del sangue, il duca di Borbone; ma nel 1726 Luigi XV, ormai maggiorenne, accordò la fiducia a un ecclesiastico che era stato suo precettore, André Hercule Fleury. Il suo governo fermo e prudente assicurò alla Francia un lungo periodo di pace, interrotto solo dalla breve e vittoriosa campagna contro l’Austria nella guerra di Successione polacca che fruttò l’annessione della Lorena. Tuttavia, già negli anni di Fleury, e in particolare tra il 1730 e il 1732, quando la bolla Unigenitus contro i giansenisti fu proclamata legge dallo Stato francese, si delineò a proposito dei problemi religiosi quel contrasto tra Corona e Parlamenti, che avrebbe finito per avvelenare tutta la seconda parte del regno di Luigi XV. La Gran Bretagna nell’età di Walpole Alla morte della regina Anna salì sul trono l’elettore di Hannover Giorgio I. vani riuscirono i tentativi operati dai giacobiti per ricondurre al potere i discendenti della dinastia Stuart in esilio. Gli appoggi di cui costoro godevano specialmente in Scozia furono erosi dopo l’unione parlamentare e amministrativa tra la Scozia e l’Inghilterra, attuata nel 1707. Giorgio I e il figlio e successore di lui Giorgio II, di lingua e cultura tedesca, si interessavano più alle faccende del loro Paese di origine che non alla politica inglese, le cui redini lasciavano volentieri in mano a uomini capaci di manovrare il Parlamento. In questo modo prese forma il governo di gabinetto: una prassi costituzionale che assegnava a un primo ministro e ai suoi principali collaboratori il compito di governare in nome e in luogo del re. Per assicurarsi una maggioranza in Parlamento, il governo in carica faceva il possibile per influenzare le elezioni dei deputati alla Camera dei Comuni. L’estendersi del ricorso alla corruzione fu favorito anche dall’attenuarsi sotto gli Hannover, delle differenze ideologiche fra i due partiti, whig e tory, in lotta per il potere; la pubblica amministrazione fu depurata in modo progressivo dalle influenze politiche e resa onesta ed efficiente; e la presenza di un’opinione pubblica vigile e ben informata, grazie alla diffusione della stampa periodica e alla mancanza di una censura preventiva, costrinse di solito i governi a non perdere di vista i più vasti interessi nazionali. 1 Tra il 1721 e il 1742 il ruolo di primo ministro fu ricoperto da Robert Walpole, un gentiluomo maestro nell’arte del management e della mediazione e dotato di una grande conoscenza degli affari. Walpole mantenne buone relazioni con la Francia e si adoperò all’interno per la riduzione del debito pubblico. La stabilità politica e sociale dell’Inghilterra nel XVIII secolo era imperniata sull’indiscussa egemonia dei grandi proprietari terrieri. Queste famiglie controllavano la politica nazionale mediante i due rami del Parlamento e la vita locale attraverso l’ufficio dei giudici di pace. La ferocia delle leggi penali a difesa della proprietà era temperata nella pratica da una buona dose di paternalismo da una parte e di abitudine alla deferenza dall’altra. Intorno a questa nobiltà terriera, contrassegnata da uno stile di vita aristocratico e dal possesso di spaziose residenze in campagna ruotavano, e in buona parte ne provenivano, gli esponenti dei ceti professionali, gli ufficiali dell’esercito e della marina e la parte più benestante del clero anglicano. Nel XVIII secolo la Chiesa d’Inghilterra si può definire un’appendice della gentry. Nella gentry aspiravano a integrarsi anche i mercanti più ricchi, i finanzieri e i banchieri attivi a Londra e nei grandi porti. Questi uomini costituivano il vertice di un’altra piramide sociale, a dominante urbana, che ai livelli intermedi conteneva un gran numero di piccoli commercianti, bottegai, e la cui base era costituita dai salariati, dai vagabondi e dai poveri. Lo sviluppo economico e al tempo stesso il ristagno della popolazione e dai prezzi che determinarono un certo miglioramento nel tenore di vita delle masse popolari. Le sommosse e le agitazioni popolari non mettono mai in discussione l’ordine politico e sociale. Nel suo complesso, la società britannica fino al tardo Settecento, alla vigilia della Rivoluzione industriale, ci appare come un peculiare miscuglio di libertà e di dipendenza, di mobilità sociale individuale e di solidità delle gerarchie di gruppo. Però al confronto con la maggior parte dell’Europa continentale erano gli aspetti positivi a risaltare: le garanzie legali contro gli arresti e i castighi arbitrari, la robustezza delle istituzioni parlamentari, la snellezza e la relativa efficienza della burocrazia statale, la libertà di esprimere le proprie opinioni e di praticare la propria fede. In misura crescente, grazie alle entusiastiche descrizioni di illuministi come Montesquieu e Voltaire, il modello politico e costituzionale inglese attirò l’attenzione dei ceti colti europei, contrapponendosi ai regimi assolutistici del continente e al modello francese. I conflitti dei decenni centrali del Settecento Il lungo periodo di pace di cui aveva goduto la Francia dopo la morte di Luigi XIV fu interrotto dalla guerra di Successione polacca. Nel 1733 morì il re di Polonia Augusto II e la Dieta polacca elesse come suo successore il nobile Stanislao Leszcynski, la cui figlia aveva sposato il re di Francia Luigi XV. Però l’Austria e la Russia imposero con la minaccia delle armi l’elezione del principe di Sassonia Federico Augusto, che come re di Polonia prese il nome di Augusto III. Per vendicare l’oltraggio subito il governo francese attirò in una coalizione antiaustriaca il re di Sardegna Carlo Emanuele III, cui venne promesso l’intero Stato di Milano, e la monarchia spagnola sempre desiderosa di espandersi in Italia. L’attacco di questa coalizione colse impreparata la monarchia austriaca. Milano fu occupata nel 1733 dai franco-piemontesi e i Regni di Napoli e di Sicilia furono conquistati nel 1734 da un esercito spagnolo al comando di Carlo di Borbone. Negli anni successivi, mentre le operazioni militari stagnavano, l’Inghilterra esercitò un’opera di mediazione che portò alla pace di Vienna nel 1738. L’Austria recuperava il Milanese, però doveva cedere alla Savoia due province e a Carlo di Borbone Napoli e la Sicilia. L’estinzione in Toscana della dinastia dei Medici favorì un altro scambio di territori: il duca di Lorena Francesco Stefano divenne Granduca di Toscana, e la Lorena fu assegnata a Stanislao Leszcynski, con il patto che alla sua morte sarebbe stata annessa alla Francia. Forte delle concessioni fatte dalla Spagna nella pace di Utrecht, i mercanti inglesi avevano preso a spadroneggiare lungo le coste dell’America Latina, praticando su larga scala il contrabbando. Quando le autorità coloniali intensificarono la vigilanza, ispezionando le navi britanniche e sequestrando la merce illegale, Walpole fu costretto dalla pressione dell’opinione pubblica a muovere guerra alla Spagna. Le ostilità si trascinarono senza grandi risultati fino agli anni Quaranta, allorché esse confluirono nel più vasto conflitto europeo noto come guerra di Successione austriaca. A scatenarla fu l’aggressione lanciata dal nuovo re di Prussia Federico II contro la Slesia, la parte più settentrionale del Regno di Boemia soggetto agli Asburgo. 2
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