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Storia delle monarchie e istituzioni politiche in Spagna, Francia, Inghilterra e Scozia, Appunti di Storia Moderna

Le differenze istituzionali tra le monarchie di Castiglia e Aragona, la decentralizzazione del potere monarchico in Spagna, l'unificazione della Francia e la formazione del Regno Unito. Vengono inoltre trattati il ruolo del Parlamento inglese, la figura di Elisabetta I e la guerra civile inglese.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 06/02/2018

GGiulia1997
GGiulia1997 🇮🇹

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Scarica Storia delle monarchie e istituzioni politiche in Spagna, Francia, Inghilterra e Scozia e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Lezione 13 -11 La Penisola iberica è stata una realtà plurale: dal punto di vista dell’esistenza di diverse entità politiche oltre che linguistico. Le zone componenti della Corona d’Aragona parlavano catalano, mentre nella zona di Saragozza si parlava castigliano. Il paese basco era soggetto alla corona di Castiglia ma aveva delle autonomie locali (i fueros) che venivano rispettate. Le istituzioni di Castiglia e Aragona erano diverse: esisteva un Parlamento (le cortes)in Castiglia, ed uno nei territori catalani/aragonesi (le Cors) e questo viene mantenuto anche dopo il matrimonio tra Isabella e Ferdinando. La funzione dei parlamenti consisteva nell’approvazione di misure fiscali (funzione fiscale) oppure, più raramente, nel risolvere il problema di successione. Non c’era un parlamento permanente, la convocazione dei rappresentanti veniva fatta periodicamente. La definitiva affermazione di uno Stato centralizzato in Spagna si ha solo negli anni 30 dell’ 800 con il regime liberale, nei secoli precedenti invece la monarchia assoluta era un regime piuttosto decentrato perché riconosceva maggiori spazio alle realtà preesistenti (soprattutto tra il 500 e 600). Si realizza un accentramento non gradito da tutti: paese basco, catalogna. Dal 1516 c’è il sovrano asburgico di provenienza austriaca: il modello di governo asburgico rispetta le élite locali (=hanno voce in capitolo). Le élite locali vengono lasciate governare. Il processo di unificazione francese ha seguito un modello accentratore. All’inizio il re di Francia è il conte di Parigi: il più grosso dei feudatari francesi dell’imperatore. L’unificazione della Francia si fa “a macchia d’olio” : partendo da un punto assolutamente decentrato (Parigi è a nord) riesce ad ottenere (per eredità/ successioni/matrimoni o conquista militare) le altre contee francesi ed annetterle alla casa reale. Una volta che questi territori vengono conquistati, diventano domini del re non hanno più la loro autonomia: il re ha effettivo potere di comando e le assemblee rappresentative (clero/nobiltà/terzo stato) vengono convocate su decisione del re per ragioni dinastiche o di guerre per trovare risorse finanziarie. All’inizio del 600 i sovrani smetteranno di convocare gli Stati generali, prima venivano convocati raramente. Nel 1454 restava fuori dal regno di Francia la Provenza (viene annessa per eredità perché era morto il sovrano) mentre all’inizio del 500 la Bretagna. La Bretagna era un principato a sé, si estingue la casa ducale bretone e l’ultima duchessa viene sposata dal re di Francia: matrimonio di convenienza/successione e la Bretagna viene inglobata al regno di Francia. ISOLE BRITANNICHE: C’era pluralismo statale, il nucleo forte era il regno d’Inghilterra. Alla metà del 400, il Galles da poco era stato occupato militarmente ed annesso dall’Inghilterra. In Irlanda, esisteva una società strutturata in clan/tribù , non c’era un territorio/famiglia che ha soggiogato gli altri: era una società frammentata e questo comportava debolezza. La sproporzione fra la potenza irlandese e quella inglese era tale che l’esito era l’affermazione della dominazione inglese (metà 500). Si nomina un Viceré che rappresenti il monarca in Irlanda ma fino gran parte del 600, l’Irlanda è considerata una colonia: vengono fatte misure di civilizzazione per rafforzare l’identità inglese. Mentre in Francia le assemblee rappresentative nascono abbastanza tardi e hanno una vita “stentata”, in Inghilterra la situazione è diversa. Nel corso del 200 c’è una rivolta di baroni contro la monarchia: questa coalizione impone al sovrano di convocare un Parlamento che abbia rappresentanti dei baroni (lord), degli ecclesiastici e dei “comuni” (=rappresentanti delle città – mercanti e proprietari terrieri delle zone urbane non nobili). Il Parlamento era quindi costituito dai rappresentanti dell’élite del Paese. Il Parlamento viene convocato dal re, è un’istituzione nata da una rivolta e prende piede: ha una struttura binaria (=lord e comuni). Il re convoca il Parlamento per motivi fiscali: decidere quanto verrà pagato/tasse a scopo guerra. Il Parlamento inglese attraversa una fase di declino quando non ci sono più guerre esterne. Enrico 7 (Tudor) si guadagna la corona con la forza, vince in battaglia. Egli è molto restio ad affidarsi al Parlamento: nella fase iniziale del nuovo regime Tudor prosegue il letargo del Parlamento. L’Inghilterra diventa protestante sotto Elisabetta: la difesa della Chiesa protestante diventa un elemento di identità nazionale (inglesi – anglicani). Elisabetta riesce a stabilizzare la monarchia, si presenta come simbolo dell’identità nazionale inglese. Elisabetta sceglie di non sposarsi: si tratta di una scelta razionale, conclude il suo regno dopo 44 anni da trionfatrice. Elisabetta convoca i parlamenti per esigenza di difendersi; ma nell’ultimo parlamento che convoca un deputato si alza e propone di parlare dei monopoli su concessione regia a scapito dei consumatori. Si tratta di un segnale: il Parlamento continua ad esserci, ad essere convocato e col passare del tempo i rappresentanti propongono di discutere prima di approvare (“il Parlamento non dice sempre sì, prima se ne discute”). Non c’è un erede alla morte di Elisabetta, finisce la dinastia Tudor. Il re di Scozia, è per diritto di sangue, l’erede legittimo: Giacomo (6 in Scozia, 1 in Inghilterra). Avviene l’unione della Corona tra Scozia e Inghilterra, non è un’unione politica: la Scozia aveva un suo parlamento controllato dai nobili e dai rappresentanti delle principali città del sud della Scozia (lowlands) che erano aderenti ad una Chiesa di Stato presbiteriana molto rigida. Giacomo è un uomo abile: capisce “quando deve fermarsi”, se la situazione si complica “è meglio fare un passo indietro” e non aggravare i conflitti. Nel corso del suo regno prende diverse iniziative sgradite all’opinione pubblica e Parlamento di politica interna/estera. Giacomo propone la pace ma gli ambienti marittimi/portuali inglesi si infuriano: lucravano dalle missioni corsare. Giacomo spende largamente per la cultura e prende l’iniziativa di vendere i titoli nobiliari: creazione di numerosi baronetti (=promozione alla nobiltà dietro compenso). Dopo Giacomo I, sale al trono il principe Carlo I: mecenate delle arti, secondo genito del re Giacomo. La politica di Carlo I si rivela un disastro: si trova in una situazione difficile perché il Parlamento pretende di essere molto importante (convocato più spesso e di poter prendere parola). L’Inghilterra è in maggioranza anglicana ma c’è un’ala protestante più intransigente (puritani) che prende campo, si tratta di una minoranza compatta e militante con componenti del mondo mercantile e dell’aristocrazia. La scozia è calvinista mentre l’Irlanda è cattolica (l’identità irlandese si costituisce attorno all’identità confessionale). Carlo I Stuart si trova ad avere 3 regni su cui governa: 1 su cui c’è un Parlamento che ha sviluppato le sue ambizioni con protestanti anche intransigente che critica; 1 (la Scozia) dove c’è forza identità calvinista ed infine l’Irlanda che è massicciamente cattolica tranne nelle zone in cui sono insediati i coloni inglesi protestanti espropriando i capi clan irlandesi. Carlo I non riesce a gestire la situazione e il Parlamento sfida il re inoltrando una petizione di diritti con il quale chiede di essere convocato periodicamente: Carlo decide di sciogliere il Parlamento e per 10 anni decide non convocarlo (“governo personale del re”). Quando in Scozia scoppia una rivolta e con il sangue viene firmato il Covenant, gli scozzesi chiamano in soccorso i “fratelli” che sono a combattere sul continente a fianco dei protestanti. Migliaia di soldati e capi militari tornano ed hanno grande esperienza militare: gli scozzesi vincono ed invadono l’Inghilterra. Il re è costretto a “venire a patti” e il suo governo personale finisce, è costretto a riconvocare il Parlamento. In Irlanda i cattolici si ribellano: nelle zone espropriate ai clan scoppia una rivolta sanguinosa dove vengono massacrati i coloni protestanti. L’Irlanda entra in una fase di caos che durerà per 15 anni e perderà una parte consistente della popolazione. Ricorso di Carlo I alla guerra civile(Civil War): accusato poi di essere colpevole della morte di migliaia e migliaia di inglesi. Nella zona di Londra e contee del sud c’è la maggior ricchezza e più popolazione. I Parlamentari erano prevalenti nelle zone più ricche del Paese, prevalgono nelle aree portuali coloro che sono a loro favore. Il Parlamento ha risorse (denaro) che il re non ha: riesce a mettere su un esercito migliore. Il Parlamento però ha faticato a vincere pur avendo una situazione di vantaggio perché: il re aveva dalla sua parte gran parte dell’aristocrazia e le zone rurali (più arretrate economicamente ma fornivano cavalleria e truppe forti). Il Parlamento mentre è forte sul piano del “diritto/costituzionale” lo è molto meno su quello “psicologico”: molti sono nobili e di malavoglia sono contro il re. Il re vince alcune battaglie, altre si concludono in maniera incerta, non è una situazione facile. Debolezza forze parlamentari porta a due conseguenze: si alleano con gli scozzesi (passo che molti fanno malvolentieri perché gli scozzesi calvinisti sono visti dagli anglicani come dei nemici e proponevano condizioni pesanti per mantenere l’esercito e per costituire la Chiesa di Stato anglicana); inoltre si comincia a pensare che l’esercito così com’è non andava bene. Si costituisce allora un nuovo esercito (New model army) da cui emerge Oliver Cromwell. Egli era un capo militare che si oppose al re. Quando scoppia la guerra civile d’Inghilterra finisce la censura: non c’è più controllo sull’espressione delle idee e tutti si mettono a scrivere. Tra il 1640-60 l’autorità monarchia sparisce, si manifesta una totale libertà religiosa, si forma un movimento politico (levellers) che si batte per il diritto di voto per tutti gli uomini (tranne nullatenenti e servitori), ci sono gruppi di minore importanza che danno vita ad esperimenti di comunismo agrario (diggers = zappatori). GUERRA CIVILE: L’esercito della New Model Army di Cromwell riesce a sbaragliare il re perché si trattava di un esercito militante, pagato abbastanza puntualmente e reclutava per meritocrazia. Il sovrano si arrende agli
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