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FRANKESTEIN EDUCATORE, Dispense di Pedagogia Sperimentale

Un'analisi critica dell'idea dell'educazione come fabbricazione, attraverso il confronto tra il personaggio di Frankenstein e il suo mostro. Vengono esplorati temi come l'accettazione dell'alterità del bambino, la resistenza dell'educando, la trasmissione del sapere, l'autonomia dell'allievo e la necessità di una rivoluzione copernicana in pedagogia. Vengono forniti anche sette punti chiave di indicazioni pedagogiche. Il documento può essere utile come appunti o sintesi del corso per studenti universitari di pedagogia o scienze dell'educazione.

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 22/06/2022

susanna-le-pera
susanna-le-pera 🇮🇹

4.8

(4)

4 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica FRANKESTEIN EDUCATORE e più Dispense in PDF di Pedagogia Sperimentale solo su Docsity! “FRANKESTEIN EDUCATORE” PHILIPPE MIRIEU “PRESENTAZIONE”  Contestare l’idea dell’EDUCAZIONE come FABBRICAZIONE  Nel nome del padre  Il mostro non nasce mostro e il male, la violenza, l’odio, si generano in lui proprio per il rifiuto del padre di accettarlo e di amarlo per come lui è. Nel caso di Frankenstein per come lui gli ha dato la vita, per come lo ha costruito.  Padre deluso e spaventato dal figlio  Contrapposizione tra la fede nella scienza di Frankenstein, fiducioso nella possibilità del controllo sull’educazione dell’uomo grazie al progresso scientifico, e la convinzione di Jean Jacques nell’impossibilità di un progresso scientifico che non accentui la disuguaglianza e la violenza tra gli uomini  Fare l’uomo, farlo a nostra immagine e somiglianza, e poi avere paura dello specchio  Chi educa vuole qualcosa dall’educando-> già perché uomini non si nasce, si diventa  Victor Frankenstein fa un uomo, lo costruisce e gli da vita, ed è talmente spaventato dal suo atto, da cadere in uno stato di profondo abbattimento e da abbandonare a se stessa la creatura senza nome  Nel nome del figlio  Quanta sofferenza nell’abbandono, nella mancanza d’amore, nella imposizione di un modello che è difficile da raggiungere  Il figlio cerca negli occhi del padre la conferma della sua identità di uomo  Es. PINOCCHIO faceva solo fatica a trovare la sua strada, essendo un burattino aveva l’inclinazione ad essere manipolato. Mentre Geppetto è un padre che pesa nella ricerca di una strada propria del figlio con i suoi sacrifici e delusione. La salvezza di Pinocchio risiede nella possibilità, nel finale della storia, di poter salvare il padre  Della forza e della debolezza dello spirito  “L’educazione deve centrarsi sulla relazione del soggetto con il mondo degli uomini che lo accoglie: la sua funzione è di permettergli di costruirsi da sé, in quanto soggetto nel mondo e persona in grado di comprendere il presente e inventare l’avvenire” 7 PUNTI CHIAVE DI INDICAZIONI PEDAGOGICHE 1. ACCETTAZIONE DELL’ALTERITA’ DEL BAMBINO: “non si tratta di fabbricare una creatura in grado di soddisfare il nostro gusto di potere o il nostro narcisismo, ma di accogliere il nuovo arrivato come un soggetto che nello stesso tempo appartiene a una storia e rappresenta una promessa di superamento radicale” 2. SUPERAMENTO DEL CONFLITTO CON LA RESISTENZA DELL’EDUCANDO 3. SUPERARE L’ILLUSIONE DELLA TRASMISSIONE: “se il maestro vuole che l’alunno i pari deve smettere di insegnare”. Meirieu mette in luce il problema del difficile rapporto come apprendimento-insegnamento, e afferma che va superata ogni idea di trasmissione meccanica del sapere. 4. “QUALUNQUE APPRENDIMENTO SUPPONE UNA DECISIONE PERSONALE IRRIDUCIBILE DEL’ALUNNO” 5. Rimane all’educatore la possibilità di agire cercando di influenzare la decisione di apprendere predisponendo le condizioni di contorno che meglio STIMOLINO L’ESPERIENZA DELL’ALLIEVO 6. Al centro di ogni proposta/progetto educativo va posta la questione DELL’AUTONOMIA DELL’ALLIEVO; come si può camminare sulle proprie gambe se ad ogni inciampo si viene soccorsi 7. RIFIUTO DELLA RIDUZIONE DELLA PEDAGOGIA ALLE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE. L’autore mette in luce la necessità per la pedagogia di disporre accanto alle riserve scientifiche uno statuto epistemologico che tenga conto della leggerezza dell’atto educativo.  una non conclusione dove però si ritrova uno spirito forte  la riduzione del racconto ad una fiaba contro la scienza che tenta di ricavare conoscenza dal bene e dal male Frankenstein “fa” un uomo, cioè lo fabbrica, ed è talmente spaventato dal suo atto, da cadere in uno stato di profondo abbattimento e da abbandonare a se stessa la creatura senza nome. L'educatore “che non sa quello che fa” arriva a dar vita a un essere che gli assomiglia abbastanza da essere considerato riuscito e che, proprio il nome di questa somiglianza e perché gli è stata data la libertà, sfugge ineluttabilmente al controllo del suo “fabbricatore”. 1.FRANKESTEIN O IL MITO DELL’EDUCAZIONE COME FABBRICAZIONE  L’educazione necessaria, ovvero del perché non si è mai vista un’ape democratica Nessuno può darsi la vita e nemmeno essere l’artefice della propria identità. Veniamo introdotti nella domus (abitazione) grazie agli adulti. È necessario che loro lo aiutino a consolidare progressivamente le capacità mentali che gli permetteranno di vivere nel mondo, di adattarsi alle difficoltà che incontrerà e di costruirsi da sé, a poco a poco, i propri saperi. Il piccolo d’uomo viene al mondo abbondantemente provvisto di potenziali mentali. Il bambino dovrà imparare tutto da colui che gli permetterà di vivere con i suoi simili, accederà ad una lingua materna, verrà inserito in una collettività ed imparerà a identificare e rispettare i riti, i costumi e i valori che gli vengono prima imposti e poi proposti da quelli che lo circondano. Educare significa anche sviluppare un'intelligenza storica in grado di sapere in quali radici culturali ci inseriamo. Il bambino per costruirsi come membro della collettività umana, per comprendere i comportamenti dei suoi simili e per La creatura costruisce la sua intelligenza in quella che oggi chiameremmo interazione con il mondo e acquisisce un certo numero di conoscenze essenziali attraverso il “metodo naturale”.  Frankenstein, ovvero l’educazione tra praxis e poiesis La poiesis è una fabbricazione/attività che termina una volta raggiunto il suo scopo. Indubbiamente Frankenstein riduce l'educazione a una poiesis: dato che per lui l'azione si conclude con la fabbricazione La praxis è un’azione fine a se stessa, dato che non ci sono oggetti da fabbricare e ci sarà un risultato finale, si parla di un atto mai veramente concluso, perché non comporta alcun fine esteriore a se stesso e stabilito a priori. 2. A METÀ DEL PERCORSO: PER UNA VERA RIVOLUZIONE COPERNICANA IN PEDAGOGIA “L'alunno deve essere posto al centro del sistema educativo”. Con Rousseau la pedagogia deve concentrarsi sul bambino che, scoprendo e costruendo in prima persona quello che è necessario al suo sviluppo, diventa la l'attore principale della propria educazione. La costruzione dell'essere si deve centrare sulla relazione del soggetto con il mondo. Lo scopo dell’impresa educativa è quello di accompagnare l'individuo nel mondo e di inserirlo nella comprensione di esso tramite quelli che lo hanno preceduto. Egli deve essere introdotto, ma non plasmato!  “Un bambino è nato fra noi”, ovvero perché la paternità non è un caso La nascita di un essere è portatrice della speranza di un inizio radicale e delle possibilità di un'invenzione che rinnova completamente i nostri orizzonti. La prima esigenza della rivoluzione copernicana risiede nell'accettare il bambino che arriva come un dono e rinunciare ad esercitare su di lui il nostro desiderio di domino.  “Un essere ci resiste”, ovvero della necessità di distinguere tra la fabbricazione di un oggetto e la formazione di una persona La seconda esigenza della rivoluzione copernicana in pedagogia consiste nel riconoscere il nuovo arrivato come una persona che non posso plasmare a mio piacimento.  “Ogni insegnamento è chimera”, ovvero come uscire dalla magica illusione della trasmissione “Sei il maestro vuole che l'alunna impari, deve astenersi dall'insegnare”, l'attività del maestro deve essere subordinata al lavoro e ai progressi dell'alunno. La terza esigenza della rivoluzione copernicana in pedagogia consiste nell'accettare il fatto che la trasmissione dei saperi e delle conoscenze non avviene mai in modo meccanico; essa suppone una ricostruzione, da parte del soggetto, di quei saperi e di quelle conoscenze che il soggetto stesso deve inserire nel suo progetto e di cui deve cogliere gli aspetti che contribuiscono al suo sviluppo.  “Solo il soggetto può decidere di imparare”, ovvero il riconoscimento dell’impotenza dell’educatore Bisogna accettare il fatto che l'apprendimento è il risultato di una decisione che solo l'altro può prendere e che, proprio perché si tratta di una decisione, essa è completamente imprevedibile. Apprendere, in fondo, significa “farsi opera di sé stessi”.  Da una “pedagogia delle cause” a una “pedagogia delle condizioni” L'educazione deve concepirsi come il movimento attraverso il quale degli uomini permettono ai loro figli di abitare il mondo e di decidervi della propria sorte. L'educazione deve, dunque, permettere ad ognuno di prendere il proprio posto e di avere il coraggio di cambiare posto. Il compito della pedagogia è quello di creare degli “spazi di sicurezza” nei quali un soggetto possa prendere il coraggio di “fare qualche cosa che non sa fare per imparare a farla”.  Verso la conquista dell’autonomia Sfera di autonomia rinvia alla specificità dell'istituzione nella quale ci troviamo e delle competenze particolari degli educatori che vi lavorano. Il livello di autonomia deve essere definito a partire dal livello già raggiunto dalla persona; questo deve rappresentare un livello superiore e tuttavia accessibile a uno stadio di sviluppo che manifesti un reale progresso. Infine, per diventare autonomo nel suo comportamento a scuola, un alunno deve poter disporre di elementi di sostegno, mezzi specifici e di un'organizzazione individuale e collettiva del lavoro. L'educatore deve organizzare un sistema di aiuti che permetta all'individuo di raggiungere gli obiettivi prefissati prima di portarlo a fare progressivamente a meno di questi aiuti e ad applicare per conto suo quello che ha acquisito.  Del soggetto in educazione, ovvero del perché la pedagogia è incessantemente punita nell'ambito delle scienze umane per osare affermare il carattere non scientifico dell'opera educativa La settima esigenza della rivoluzione copernicana in pedagogia consiste nell’accettare “l'insostenibile leggerezza della pedagogia”. Perché l'uomo vi riconosce Sua impotenza sull'altro dal momento che ogni incontro educativo è inevitabilmente singolare. 3. LA PEDAGOGIA CONTRO FRANKESTEIN, OVVERO I PARADOSSI DI UN’AZIONE SENZA OGGETTO: “FARE PERCHE’ L’ALTRO FACCIA”  “Fare tutto non facendo niente” (J.J Rousseau) Organizzare l'ambiente di vita affinché il bambino sia stimolato il più possibile tanto dal punto di vista sensoriale quanto da quello intellettuale. Si tratta di mettere a disposizione del bambino oggetti comprensibili e alla sua portata; di metterlo in condizione di poter sperimentare senza rischi l'uso di questi oggetti e di fare in questo modo delle scoperte tanto nell'ambito dell'azione sulle cose quanto in quello dell'interazione tra le persone. Considerare il bambino come un soggetto che apprende “liberamente”, cioè secondo i principi della propria natura, attivando la sua volontà, ma in una situazione costruita e controllata dall'educatore.  “Fare con”, ovvero della necessità di prendere l’altro in considerazione. Dal soggetto concreto alla pedagogia differenziata Il pedagogista “fa tutto senza fare niente”: fa tutto per l’educazione del bambino, ma senza agire direttamente su di lui. Se non lo facesse da solo non avrebbe alcuna influenza duratura su di lui. Si sviluppa il concetto di individualizzazione, una delle proposte di cui si dispone la pedagogia differenziata. Essa si appoggia, quando lo ritiene necessario e possibile, sul lavoro di gruppo, ma a condizione di garantire con certezza che ciascuno dei membri del gruppo abbia qualcosa da apportarvi secondo i principi del “gruppo di apprendimento”. Ogni allievo deve poter essere nel gruppo un “esperto” insostituibile in un campo di cui ha padronanza e per il quale ha ricevuto una preparazione preliminare. La pedagogia differenziata prende atto del fatto che i saperi sono costruiti da persone vive in un momento preciso della loro storia, persone che non si riducono a un segmento logico-razionale identico per tutte, persone che sarebbe sufficiente clonare per educare.  “Far fare qui per apprendere a fare altrove”, ovvero il problema fondamentale del “trasferimento delle conoscenze” Lo psicologo cerca di sapere se il trasferimento esiste; il pedagogista afferma che è necessario che esista e che bisogna farlo esistere affinché l'attività di insegnamento sia emancipatrice. Preoccuparsi del trasferimento durante l'apprendimento significa innanzitutto restituire saperi come risposte a domande che gli uomini si sono posti e che colui che imparerà può chiamare in causa per rispondere gli stesso alle domande che si pone o si porrà. La metacognizione consiste nel ritornare sul proprio processo di apprendimento e nel mettere in discussione in qualche modo dall'esterno, con l'aiuto dei propri pari o tramite supporti culturali necessari, la dinamica stessa del trasferimento di conoscenza. È un modo di lavorare su questo trasferimento senza essere più nel processo, ma di fronte al processo; un modo di separare il dentro dal fuori. Capisco il rapporto che sussiste tra le mie conoscenze le mie esperienze e faccio della padronanza del rapporto tra le mie conoscenze le mie esperienze una delle scommesse fondamentali della mia esistenza.  “Fare come se…”, ovvero l’educazione come sforzo instancabile per attribuire ad un soggetto i suoi atti L'educatore deve attribuire gli atti del bambino senza accusarlo, poiché non attribuire significa impedire la libertà di emergere e accusare significa supporre questa libertà già costituita quando invece bisogna farla ancora concretizzare.  “Far costruire la legge”, ovvero la necessità dei rituali La convinzione morale, per quanto radicata nel culto della cultura classica, non può in nessun caso sostituire la costruzione della legge e la determinazione etica.
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