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Friedrich Hegel e l'idealismo, Appunti di Filosofia

L'idealismo tedesco e la filosofia hegeliana, con particolare attenzione all'infinito come unica realtà, all'identità di razionale e reale e alla giustificazione della realtà. Viene inoltre introdotta la dialettica come legge ontologica e logica di sviluppo della realtà. Il testo si presenta come un riassunto di concetti chiave della filosofia hegeliana.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 05/02/2022

chiaracav03
chiaracav03 🇮🇹

4.7

(6)

55 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Friedrich Hegel e l'idealismo e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! IDEALISMO Il criticismo kantiano è caratterizzato da:  l’esaltazione della soggettività, ripresa da Cartesio,  il conoscere come “attività” e non come “passività”,  l’io penso kantiano sintetizzava e organizzava la realtà fenomenica attraverso le forme a priori,  esclusione della cosa in sé, che non può essere conoscibile. L’idealismo tedesco è una corrente filosofica, che tenta di superare le contraddizioni del criticismo di Kant. I tre protagonisti sono Fichte, Schelling ed Hegel. Con Hegel, l’idealismo raggiunge il suo massimo splendore. L’idealismo si sviluppa a partire dal Romanticismo. Anch’esso, appunto, nasce in Germania. Idealismo: corrente filosofica. Romanticismo: corrente letteraria, artistica e poetica che si diffonde in tutta Europa. Anche se sono due movimenti differenti, non possono essere considerati separatamente, in quanto entrambi rappresentano:  il superamento della ragione illuministica,  l’esaltazione del sentimento, dell’arte e della tradizione. Questa nuova mentalità romantica risponde alle esigenze spirituali dell’epoca, perché l’universalismo e il cosmopolitismo illuministico erano sfociati nelle conquiste napoleoniche, e al loro posto era nato un sentimento nazionalistico. FRIEDRICH HEGEL Hegel critica Kant. Per Kant l’oggetto non è conoscibile in se per se. Per gli idealisti pensare e conoscere sono la stessa cosa. L’io diventa infinito, costituisce e crea la realtà, l’io è assoluto, facendo così cadere la distinzione tra fenomeno e noumeno. Hegel ispira la sua filosofia a quella di Eraclito. Come per Eraclito, tra il logos, ovvero 1. la ragione che governa la realtà, 2. la ragione umana che coglie la realtà, 3. il discorso umano esprime la realtà, e la realtà c’è perfetta corrispondenza, così per Hegel c’è perfetta corrispondenza tra realtà e ragione umana. CARATTERI PRINCIPALI DELLA FILOSOFIA HEGELIANA 1. L’INFINITO COME UNICA REALTÀ Nessun aspetto della realtà è veramente comprensibile al di fuori della sua connessione con la totalità: il finito esiste soltanto come un momento dell’infinito, il finito si risolve nell’infinito. L’unicità della realtà è indicata da diversi termini:  ASSOLUTO (ab – solutus = sciolto), esiste solo questa realtà e al di fuori di questa non esiste nulla;  INFINITO, IDEA o RAGIONE, è una struttura razionale, equivalente al logos di Eraclito:  SOGGETTO, perché è una realtà processuale, non statica, la cui legge è in divenire;  SPIRITO, il soggetto non ha nulla al di fuori, quindi superiamo il punto di vista materialistico e si tratta di una realtà spirituale;  DIO, è immanente, non ha nulla al di fuori. 2. L’identità di razionale e reale: CIÒ CHE È RAZIONALE È REALE, CIO CHE È REALE È RAZIONALE. Ciò che è razionale è reale: è una polemica rivolta a Kant. Per Hegel la razionalità non è astrazione, ma è la sostanza stessa di ciò che esiste, perché la ragione governa il mondo. Ciò che è reale è razionale: la realtà è il dispiegarsi di una struttura razionale che si manifesta in modo inconsapevole nella natura e consapevole nell’uomo. Nonostante l’idealismo sia la filosofia del Romanticismo (che esaltava la natura), secondo Hegel, lo spirito nella natura perde consapevolezza: la pianta non è consapevole della fotosintesi, accade e basta. 3. LA FILOSOFIA COME GIUSTIFICAZIONE DELLA REALTÀ La filosofia non deve tentare né di modificare la realtà, né di criticarla, ma di comprenderne la razionalità. Hegel, quindi, introduce il GIUSTIFICAZIONISMO (la filosofia come giustificazione della realtà): anche le azioni negative sono giuste, perché sono razionali. Mentre perseguiamo i nostri fini, stiamo perseguendo i fini dello spirito. Lo spirito non ha nulla al di fuori, obbedisce solo alle sue leggi, quindi è libero. Noi possiamo comprendere un’epoca solo quando è finita: la filosofia non deve e non può avere un ruolo riformatore. Infatti, Hegel paragona la filosofia a una nottola, un uccello notturno che inizia la sua attività quando la giornata è conclusa. Così la filosofia indaga una realtà già esistente, è la consapevolezza di ciò che è accaduto. Per Hegel la storia va sempre verso una maggiore razionalità e libertà. DIALETTICA (Aufhebung) La verità consiste nella visione completa e globale delle cose. Un singolo aspetto non ci fornisce la realtà nella sua interezza e quindi non conduce alla verità. “Astrazione”  pensiero che non permette di cogliere tutti gli elementi di un avvenimento perché lo isola dal tutto. L’astrazione è tipica dell’intelletto che, tramite un procedimento analitico, separa e divide: distingue i momenti della realtà per fissarli nella mente, ma non corrisponde ad un reale movimento del pensiero. Dopo l’analisi è necessaria la sintesi, ovvero riunire le differenti parti per restituire la complessità del reale in tutta la sua completezza (approccio scientifico). La filosofia è scienza perché elabora un concetto della realtà in modo completo, attraverso la comprensione di tutte le sue parti. “Il vero è il Tutto”: ogni cosa ha significato razionale poiché è relazionata con altri momenti dell’unico processo di sviluppo dello spirito. Le idee di ogni individuo sono aspetti parziali di una realtà superiore che li comprende, li conserva e li supera. L’Assoluto non è una dimensione statica, ma corrisponde con il suo stesso sviluppo, è l’idea in divenire. L’Assoluto è un “soggetto” che compie un percorso di progressiva manifestazione per giungere alla piena consapevolezza di sé nell’uomo e nelle istituzioni. Lo sviluppo dell’idea segue una legge, detta dialettica. La dialettica è allo stesso tempo:  regola interna della realtà  legge del pensiero perché realtà = ragione, quindi piano ontologico = piano logico. La dialettica è la legge ontologica (dell’essere), legge di sviluppo della realtà, sia legge logica, ovvero di comprensione della realtà. La realtà è radicalmente comprensibile, ma non dal punto di vista dell’intelletto finito, ma dalla ragione. soggetto, ogni coscienza ritiene che la verità vada ricercata in se stessa e cerca il riconoscimento delle altre autocoscienze, creando lo scontro. Questa figura rappresenta il percorso che l’idea di libertà deve compiere per affermarsi nel mondo. Il padrone è colui che vince nella lotta tra le autocoscienze, ottenendo l’indipendenza. Il servo è colui che perde la propria indipendenza e libertà, perché si sottomette all’altro per paura della morte. Questo è il momento della tesi: il padrone si distingue come soggetto e afferma la propria autorità sul servo. Però, il padrone, pur essendo proprietario, vive e dipende dal lavoro del servo. Invece, il servo attraverso il lavoro impara a dominare gli istinti e trasforma le cose imprimendo ad esse una sua forma che rimane nel tempo. Così il servo diviene consapevole della sua indipendenza. Questo è il momento dell’antitesi: colui che era oggetto, grazie alla propria attività diventa soggetto libero e autonomo. Il padrone diviene servo del suo servo. Grazie all’affermazione di autonomia e indipendenza del servo si realizza il diritto alla libertà di entrambi i soggetti. Questo è il momento della sintesi: la libertà sembrava una prerogativa del padrone (tesi), che poi è stata acquisita dal servo (antitesi) risulta alla fine un valore universale. Però, quella del servo è una libertà soltanto interiore.  Stoicismo e scetticismo sono due scuole filosofiche ellenistiche (periodo successivo alla morte di Alessandro Magno). Ci sono altre figure, oltre alla dialettica servo-padrone, che corrispondono a diverse forme del processo verso il sapere assoluto: - Lo stoicismo afferma la libertà del soggetto rispetto alle cose esterne. Gli Stoici avevano come ideale il raggiungimento dell’apatia, perché rappresentava mancanza di turbamento. L’autocoscienza pensa di essere superiore e si isola dal mondo. Lo stoicismo è, infatti, quella corrente che disprezza le passioni, gli affetti e le ricchezze, supportando l’indipendenza dai condizionamenti della realtà. È un atteggiamento illusorio perché il saggio stoico non nega gli altri e la realtà, ma rimane vincolato ad essi  ottiene solo una libertà interiore. - Lo scetticismo nega il mondo esterno e distrugge ogni oggettività. Per gli Scettici si deve dubitare di tutto e non c’è nulla di vero. Per Hegel si arriva all’autocontraddizione: da una parte, viene affermato che la verità non esiste; dall’altra si riconosce una certezza, ovvero che la verità non esiste. Hegel conclude dichiarando che entrambe le correnti cadono nella scissione: - Lo stoicismo si separa dal mondo e dagli altri rinchiudendosi nella propria interiorità; - Lo scetticismo si separa dal mondo e dagli altri giudicando vera solo la propria posizione e negando qualsiasi altra. Per Hegel è distruttivo di ogni certezza, fonte di turbamento e disordine psicologico e mentale.  Coscienza infelice , tipica dell’ebraismo e cristianesimo medievale (ascetismo). Il turbamento precedente viene superato dall’autocoscienza cristiana che aspira all’immutabile, quindi a Dio. Da qui deriva la coscienza infelice, ovvero la condizione di infelicità che la coscienza ha perché avverte se stessa come limitata e inadeguata in rapporto all’infinito divino a cui ambisce. La rappresentazione di questa figura si ritrova nel misticismo medievale: si percepisce una lacerazione interiore a causa del distacco con Dio e per annullare questa divisione (tra finito e infinito), la coscienza nega se stessa attraverso la mortificazione di sé (le pratiche di mortificazione della carne del cristianesimo/ascetismo medievale portano ad un annullamento della propria individualità, con lo scopo di ritrovarsi in Dio). 3. RAGIONE L’autocoscienza si eleva a ragione e assume in sé ogni realtà, sa che non esiste una realtà al di fuori. Tutte le figure della ragione servono a capire che finché ci poniamo dal punto di vista dell’individualità siamo condannati a non raggiungere mai l’universalità (assoluto), che si incarna nelle istituzioni storiche e politiche di un popolo, in particolare nello Stato (è l’oggettivazione di Dio/spirito/eticità). 1. COSCIENZA – attenzione per l’oggetto  certezza sensibile  percezione  intelletto 2. AUTOCOSCIENZA – attenzione per il soggetto  rapporto servo-padrone  stoicismo e scetticismo  coscienza infelice 3. RAGIONE – riconoscimento dell’unità di soggetto e oggetto FILOSOFIA DELLO SPIRITO (Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio) L’Enciclopedia delle Scienze in compendio è il manuale che Hegel (professore universitario) utilizzava a lezione. È l’opera in cui Hegel mostra come questo principio dell’identità di razionale e reale sia in atto in tutte le determinazioni della realtà. 1. PRIMA SEZIONE La logica hegeliana: 4. coincide con l’ontologia (metafisica) = identità tra razionale e reale, 5. va oltre i principi di identità e non contraddizione (le identità opposte vengono riportate alla totalità). 2. SECONDA SEZIONE La filosofia della natura. Nella natura c’è razionalità (esiste la fotosintesi ma la pianta non è consapevole), ma la natura non ne è consapevole. La natura è il momento in cui lo spirito si aliena, diventa estraneo a se stesso, perde consapevolezza. Nonostante l’idealismo fosse una filosofia del Romanticismo, e il Romanticismo esalta la natura, Hegel è poco romantico in questo aspetto. 3. TERZA SEZIONE La filosofia dello spirito (altro testo che tratta la filosofia dello spirito è Lineamenti di filosofia del diritto). È divisa in tre sezioni:  SPIRITO SOGGETTIVO  Spirito individuale nell’insieme delle sue facoltà.  SPIRITO OGGETTIVO  Spirito che si concretizza nelle istituzioni storico-sociali di un popolo. 1. Il primo momento dello spirito oggettivo è costituito da quello che Hegel chiama DIRITTO ASTRATTO o FORMALE (diritto privato e parte del diritto penale), diviso in altri momenti: - La proprietà. L’uomo in un primo momento cerca la realizzazione della propria libertà in qualcosa di esterno, quindi nella proprietà. - Il contratto. Il fatto che esiste un contratto presuppone anche il fato che possa esistere l’illecito (mancato rispetto del contratto). - Il torto e la pena. Dopo che avviene l’illecito, quindi il torto, la pena ristabilisce la giustizia, quel contratto che era stato infranto. La pena non implica necessariamente un cambiamento morale. La pena riguarda l’esteriorità legale. Tra legalità e moralità non c’è corrispondenza. Affinché ci sia un cambiamento nel soggetto, la pena è insufficiente. 2. Il secondo momento dello spirito oggettivo è costituito dalla MORALITÀ, la sfera della volontà soggettiva così come si manifesta nell’azione. L’azione presuppone un’intenzione, che però si potrebbe anche non aver la capacità di realizzare. Per Kant l’azione morale giusta è quella che ha la forma dell’imperativo categorico: devi perché devi. Per Kant l’azione morale è universale e necessaria. L’imperativo categorico è dettato dalla ragione. Si misura dall’intenzione, non dagli effetti e ciò per Kant è giusto. Questa prospettiva per Hegel è insufficiente, perché pensa di non essere in grado di realizzare questo dovere. Hegel critica Kant perché lo accusa di separare la volontà soggettiva, l’azione, dal dover fare qualcosa. Per Hegel la nostra volontà potrebbe non essere oggettivamente in grado di realizzare azioni giuste moralmente. Per risolvere questo problema, si deve passare dalla soggettività alla sfera della socialità. 3. Il terzo momento dello spirito oggettivo è l’ETICITÀ. L’eticità è la moralità sociale, perché, secondo Hegel, il bene si realizza solo e realmente nelle istituzioni, in particolare nello Stato. L’eticità è divisa in ulteriori tre momenti: - La famiglia è un’unità naturale che si fonda sul matrimonio, il patrimonio e l’educazione dei figli. - L’unità immediata si rompe nella società civile, che è la sfera dei rapporti economico- sociali e giuridico-amministrativi della vita associata, che come tali sono sempre privati e individuali. L’unità immediata della famiglia si viene a rompere a causa degli interessi particolari. Nella società civile è presente una divisione del lavoro:
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