Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

FUENTE OVEJUNA ANALISI - FONTI E FATTI STORICI, Sintesi del corso di Letteratura Spagnola

ANALISI E RIASSUNTO IN ITALIANO - EDIZIONE CATEDRA

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 08/03/2021

benedetta-bi
benedetta-bi 🇮🇹

4.6

(33)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica FUENTE OVEJUNA ANALISI - FONTI E FATTI STORICI e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! FUENTE OVEJUNA – ultima commedia della XII (dozena) parte 1619 , compare nella lista di opere stesa in El Peregrino en su Patria. Dentro l’immensa produzione teatrale di Lope de Vega, Fuente Ovejuna gode di un prestigio speciale: si considera una delle sue opere maestre. Corrisponde perfettamente alle caratteristiche che delineò ne El Arte Nuevo e riunisce una serie di riflessioni su di essa. Fuente Ovejuna, rappresenta perfettamente ciò che Lope intendeva per commedia, come genere letterario e spettacolo. L’opera si suddivide in 3 atti molto marcati per i vari cambi di scena e risponde allo schema di planteamiento – nudo – desenlace. Rompe con le unità di tempo e spazio. Il 23 aprile 1476 la città di Fuente Obejuna, costituita da poco meno di un migliaio di agricoltori e allevatori, assalì violentemente la Casa dell’Encomienda e messo a morte con enorme crudeltà el Comendador mayor del ordine de Calatrava. Il fatto è stato raccolto in una lunga serie di cronache e testi storici, ma è l’opera di Lope che diede una risonanza mondiale all’evento. L’argomento è quindi immediato, facile da identificare (per Lope i libri storici furono una fonte fondamentale per la stesura delle sue opere). TEMI PRINCIPALI POTERE COLLETTIVO  Il personaggio più importante è di carattere collettivo (popolo), se il paese non si fosse unito contro il comendador non avrebbe potuto sconfiggerlo e ricevere il perdono dei Re Cattolici. ABUSO DI POTERE E TRADIMENTO  Il Comendador abusa del suo potere per approfittarsi delle donne di F.o. tradendo così la gente del suo paese e l’ideale del cavaliere medievale. DIFESA DELLA MONARCHIA In questa epoca il vecchio sistema feudale sta dando precedenza ad una forte monarchia. Lope difende la monarchia e definisce i Re Cattolici come poderosi e saggi. L’ONORE  La gente semplice incarna i valori fondamentali di una vita onesta. Laurencia preferisce conservare il suo onore piuttosto che diventare l’amante di un vile comendador, nonostante le promesse che le fa. Il comendador si prende gioco dell’idea che la gente del villaggio (semplice) possa avere dell’onore, per lui sono i nobili hanno diritto all’onore. AMORE  L’amore vero tra Frondoso e Laurencia contrasta con la lussuria che prova il comendador, visto che vuole abusare di lei. TRAGEDIA  alla fine il popolo uccide il comendador. FATTI STORICI Nel quindicesimo secolo c'erano città che dipendevano direttamente dal Re e altre dai signori: il primo gruppo godeva dI un po 'di pace e sicurezza giuridica, mentre i secondi erano spesso vittime di varie oppressioni e non godevano di garanzie di giustizia, sempre esposti alle vicissitudini e all'arbitrarietà dei loro padroni. Tutto questo ha generato tensioni che hanno scatenato rivolte popolari come quelle di Ocaña, Alcaraz o Fuente Obejuna. in questo secolo la monarchia era un'istituzione progressista e che non ha perso quel carattere fino a che l'assolutismo si consolidò e che, più tardi, al suo interno, diede vita alla corruzione. Di conseguenza, la maggior parte della gente preferiva essere di giurisdizione reale, poiché in questo modo garantivano la pace e la giustizia. Una grande parte delle città erano patrimonio di Ordini militari - Calatrava, Santiago e Alcántara -, che erano stati creati in Spagna nel secolo XII con lo scopo di fare la guerra contro i Mori. È interessante notare che si mescolava un aspetto religioso nella loro configurazione e funzionamento, e che i membri degli ordini fossero o chierici che si dedicavano alla vita contemplativa o monaci cavalieri. Questi cavalieri obbedivano al rigore dei tre voti di povertà e castità e obbedienza, anche se spesso non li tenevano in considerazione. A poco a poco gli Ordini Militari stavano radunando un patrimonio ricchissimo e con esso un potere enorme, dovuto principalmente al fatto che, essendo l'unico organizzato e stabile esercito di quel tempo, con una grande fanteria e cavalieri disposti in qualsiasi momento a entrare in combattimento, la monarchia li temeva e cercava di ottenere il loro favore. Il re ricompensava i servizi resi nella Reconquista con esenzioni e donazioni di nuove terre, in cui gli Ordini stabiliscono le proprie tasse e pedaggi. Dal 1445 occupava Calatrava il vertice di questo ordine militare, don Pedro Giròn, un uomo ambizioso che fin da giovane amava intrighi e scalate di corte. Don Pedro Giron era persona di straordinaria influenza, il re decide di approfittare di ciò e gli concede, grazie alla collaborazione del fratello don Juan Pacheco marchese di Villena, Morón, Bélmez e Fuente Obejuna, luoghi che erano dipesi fino ad allora a Córdoba, quindi, direttamente dal re. L’astuzia di Girón coinvolse l'Ordine Calatrava nei suoi affari privati: riunì un consiglio con i suoi luogotenenti e li convinse ad approvare lo scambio delle città che il re gli aveva concesso a titolo personale per quelli di Osuna, luogo di residenza del Comandante dei Maggiori di Calatrava, e Cazalla, punto di valore strategico molto importante, che apparteneva all'Ordine; Di conseguenza, Fuente Obejuna cominciò a dipendere da Calatrava, mentre Don Pedro donò al fratello Cazalla e Osuna. Il baratto era chiaramente serio per l'Ordine e enormemente vantaggioso per Giron. Fu così che Fuente Obejuna arrivò a dipendere, quindi, dall'ordine militare. Nel 1464 don Pedro Giron cede tutto a suo figlio don Rodrigo Tellez il Maestre protagonista del dramma. Lo stesso re che aveva ceduto Fuente Obejuna a Giron, sotto le pressioni di Cordoba, che non aveva accettato la perdita di quel luogo, annullò nel 1465 la donazione e la restituì ai suoi presa della città reale, mettendosi contro i Re Cattolici. In effetti, Lope non poteva raccontare questo evento accordandosi alla verità storica senza che la figura di Don Rodrigo ne uscisse danneggiata dunque lo descrisse nel suo dramma come un giovane senza esperienza politica che fu male consigliato dal Commendador. Lope fa molto frequentemente riferimento alla gioventù, inesperienza ed ingenuità del Gran maestro esaltando la sua grandezza morale quando si pente dei suoi errori e chiede perdono ai Re. Lope modifica le figure degli instigatori, sostituendo il Conte e il Marchese per il Comendador, in modo che questo era il “cattivo” dell’opera LA TECNICA DELLA RIBELLIONE E IL DIRITTO AL TIRANNICIDIO Nell'atto III che si apre con la scena in cui tutto il paese si riunisce per cercare soluzione alla sua situazione, Lope crea un personaggio collettivo, cioè la comunità di Fuenteovejuna, senza nessuna individualità che emerga che non sia quella dei personaggi aristocratici. Il Commendatore appare come un tiranno che non rispetta il codice etico al quale è obbligato: cioè, prestare aiuto, proteggere ed onorare i suoi vassalli, cercare il bene comune. Umanamente il Commendatore possiede molti difetti come la lussuria e la superbia: considera le donne della cittadina come il suo patrimonio personale. Infine, il Commendatore abusa della sua autorità, si trasforma in un tiranno e non ascolta le proteste di suoi vassalli. Influisce negativamente anche sul Mestre per far sì che compia i suoi scopi bellici contro la Corona. Gli uomini che si circonda sono tiranni come a lui. Flores viene definito come ruffiano. Poichè era tutto il paese che soffriva gli eccessi del Commendatore, tutto il paese come comunità si ribellò. E’ la collettività quella che interessa e non i suoi individui, non si scorge in particolare nessun personaggio, nessuno emerge: tutti sono elementi di una comunità. Cioè, Lope crea il paese come personaggio, come un coro attivo, composto di voci e mai mero spettatore passivo. Il consolidamento del personaggio collettivo si produce nella scena che apre l'atto III, dove tutto il paese si riunisce per cercare soluzione agli abusi del Commendatore. Questa scena era assolutamente necessaria da una doppia prospettiva: - poeticamente; - politicamente. Poeticamente perché era necessario che il gruppo rimanesse definitivamente configurato come tale. Politicamente, affinché assumesse coscientemente il diritto di tirannicidio. Tutta Fuenteovejuna soffre la situazione ed tutta Fuenteovejuna partecipa alla sua soluzione. Nella riunione sono rappresentati tutti i membri della cittadina: gli anziani, rappresentati per il sindaco Esteban, i giovani (Barrildo), i più modesti agricoltori, Mengo, e le donne, simbolizzate nella figuradi Laurencia. Vengono studiate varie soluzioni da parte del popolo: Juan Rojo propone di appellarsi ai re, Barrildo pensa sia inadeguato in quanto il re è occupato con la guerra. Il consigliere suggerisce di abbandonare la città, ma Juan Rojo mette in evidenza le difficoltà che ne deriverebbero. Alla fine il consigliere propone il tirannicidio. Immediatamente dopo entra in scena Laurencia per denunciare gli ultimi disordini di cui è stata vittima. Così il popolo si ribella contro il Commendador e lo condanna a morte. La violenza che pone fine alla vita del Commendador si giustifica come semplice diritto naturale. Sono gli atti immorali del tiranno che lo portano alla morte, avendo utilizzato il proprio potere solo per i suoi benefici e dimenticando il bene comune. La ribellione del popolo è considerata una manifestazione della volontà del cielo, infatti, la Vox Populi si converte in una veicolo della Vox Dei. 12) Rades si riferisce alle coscienza che il popolo di Fuente Ovejuna possiede della sovranità: il potere viene dal popolo che poi lo deposita nelle autorità. 13) I fatti sviluppati nella città Reale furono ispirati dal Conte Uruenha e dal Marchese di Villena. 12) Lope modifica il significato: non esiste la sovranità popolare ma il potere appartiene al re. 13) Qui Lope differisce: Ciò che induce il Maestro a prendere la Città Reale, è il commendatore. È una nuova tecnica utilizzata da Lope de Vega per poter unire le due azioni del dramma, e coinvolgere a Fernan Gomez nei delitti sociali di Fuente Ovejuna e in quelli politici della città reale. Basterà la morte del commendatore per castigare tutte le azioni, lasciando il Maestro libero da varie responsabilità e l’opera come omaggio alla sua figura. L'UNITÀ DI AZIONE E LA PROPAGANDA DELLA MONARCHIA ASSOLUTA Non dobbiamo dimenticare che Lope con questo dramma serve la causa monarchica nella quale crede, come i suoi spettatori, e che sta portando in scena una storia successa un secolo e mezzo prima. Per Lope non c'è sistema politico meglio di quello monarchico: con questo è garantita la giustizia, l'ordine e l'armonia sociale, e fuori dalla monarchia è tutto instabilità e caos. Quello che succede nello scenario non è riferito all'attualità, ma è una visione del passato nazionale. Per un spettatore del 17esimo sec quello che vede nella scena non è modello di azione, bensì visione del passato della sua nazione: sta osservando i progressi realizzati dall'arrivo di una monarchia forte stabilita per i Re magi Cattolici. In effetti, Isabel e Ferdinando in molti casi misero fine agli eccessi di una nobiltà ingiusta. In conclusione, la Corona è l'unico mantenitore dell'ordine, un'istituzione di creazione divina; pertanto, il re è autentico vice-Dio nella terra. Nel suo dramma Lope espone il carattere teocentrico del potere e la sua origine divina. Evidentemente, quello che succede in F.O. serve Lope come propaganda della monarchia. Gli agricoltori si ribellano, ammazzano il tiranno e ristabiliscono l'ordine ricorrendo ai Re. In conclusione, il dramma di Lope è allora una difesa del sistema politico vigente. Nell'Arte Nuova di fare commedie, Lope affermò la sua preferenza per l'unità di azione, cioè, il fatto che un'opera teatrale abbia una sola azione, senza digressioni. Si è messo in dubbio l'unità di azione di F.O. perché il dramma consta di due nuclei argomentativi: uno sviluppato nella cittadina di F.O. e l'altro sviluppato in Città Reale ed Almagro, ma si tratta di un'azione bifronte, si sviluppa in una maniera doppia, come davanti ad un specchio. Ed in effetti, in F.O. troviamo quella doppia azione che presenta due aspetti di una stessa questione: il motivo principale succede in F.O. ed è di tipo intrahistórico, mentre il secondario ha come scenario la Città Reale e è di carattere storico. La prima azione rappresenta l'aspetto sociale, la seconda l'aspetto politico, i quali si uniranno solamente alla fine del secondo atto, momento in cui i lavoratori comprendono che la loro salvezza è la conseguenza della vittoria da parte dei re cattolici nella guerra civile. Cioè, schiavizzare il paese di F.O. è l'aspetto sociale di una tirannia, mentre opporsi al re in Città Reale è l'aspetto politico della stessa. Sono la faccia della stessa medaglia: il tiranno va contro il sistema. I Re restituiranno l'armonia, al tempo stesso che il paese, ammazzando il commendatore, ristabilisce da parte sua la pace nella cittadina. Re e paese uniti restituiscono l'ordine. In conclusione, la doppio azione del dramma conferma il suo carattere propagandistico, cioè, il fatto che l’autorità dei re è sinonimica di pace, giustizia, ordine, concordia, senza rischi di ingiuste situazioni feudali. STRUTTURA DELLA COMMEDIA La storia che Lope ci presenta non solo si svolge su un livello socio – politico, ma anche metafisico, intrecciandosi l’uno con l’altro. Il messaggio socio-politico si evince da quello metafisico. Le prime due scene maggiori corrispondono alla prima e seconda azione e sono caratterizzate una dalla parola cortesia e l’altra dalla parola amore. Nell’opera possiamo quindi trovare una dipendenza tra vari temi: armonia/disarmonia, orden/caos, aldea/corte. Segue poi una scenda d’amore tra Laurencia e Frondoso, in cui organizzano le loro nozze, nel frattempo Esteban e il consigliere commentano le azioni del comendador insieme ai fatti di Ciudad Real, in modo che si collocano i fatti di Fuente Ovejuna nel contesto politico nazionale in modo da far dipendere le soluzioni delle due azioni, storica ed intraistorica, dall’intervento dei Re. Più tardi si celebrano le nozze di Laurencia e Frondoso, ma verranno interrotte dall’arrivo del Comendador che farà imprigionare Frondoso e rapire Laurencia. Il Comendador lo condanna per l’episodio dell’atto 1 ed afferma che questo grave delitto deve essere punito con un castigo esemplare. Il sindaco si appella ai re e verrà picchiato dal comendador. Tutto il popolo è oltreggiato per ciò che è accaduto al sindaco, le azioni del Comendador hanno superato la tolleranza del popolo. Dopo questo fatto, quindi, l’offesa non è più solo versa il singolo individuo, ma verso tutto il popolo di Fuente Ovejuna. SECONDO ATTO – SECONDA AZIONE si includono due seguenze 1) Vv. 1105-1136 Include la forma cronistica o epica si costruisce sul racconto di Cimbranos che -descrive come Ciudad Real sia minacciata dalle truppe reali. Per questo motivo il Comendador decide di recarsi lì e vincere contro Don Rodrigo Manrique ed il Conte di Cabra. In seguito si consacra l’opposizione ai Re parallela alla consacrazione tra i vassalli di Fuente Ovejuna. 2) Vv 1449 – 1471 più tardi si inscena la presa di Ciudad Real ad opera delle truppe reali, la sconfitta del Maestre e del Comendador, che sono costretti a fuggire. Finalmente i Re trovano una soluzione al problema politico dei Calatravi. TERZO ATTO – PRIMA AZIONE La prima sequenza drammatizza la riunione nella quale tutto il popolo di Fuente Ovejuna analizza la situazione e cerca una soluzione. Esteban espone come tutti gli abitanti si sentano disonorati ed afferma che l’unico signore è il Re e termina invitando il popolo a ribellarsi con l’aiuto di Dio. Juan Rojo (zio di Laurencia) propone di chiedere aiuto ai Re, il consigliere propone di di rinunciare alla città, però davanti alle circostanze attuali in cui si trovano (rischio di morte per Laurancia e Frondoso – I Re impegnati in guerra) decidono di ribellarsi contro il tiranno  uccidere loro o morire noi, non c’è un’altra soluzione. Il Ritorno di Laurencia agita gli animi, ma quest’ultima rimprovera gli uomini a causa della loro mancanza di coraggio e virilità, perché non riescono a ribellarsi. Tutti reagiscono mossi dalla vendetta. La 2° scena è caratterizzata dalla vera e propria ribellione. Gli uomini assaltano la casa dell? encomienda. Le grida evviva i Re a morte i Tiranni / Los Vivas a los Reyes y los mueras a los tirrannos” echeggiano per tutta la cittadina di F.O. Il Comendador si offre di parlare ai ribelli e di sistemare la situazione, ma ormai è troppo tardi. I Ribelli uccidono il Comendador ed i suoi seguaci. Il popolo festeggia la libertà, inneggiando ai Re cattolici e condannando i tiranni ormai morti. In previsione del fatto che la corona avrebbe voluto investigare sui fatti, il popolo si mette d’accordo sul non fare alcun nome se non quello di Fuenteovejuna. VV. 2161-2289 più avanti prendono luogo diverse scena di tortura in cui il giudice, mandato dai Re, vuole chiarire e trovare i responsabili della rivolta. Viene torturato tutto il popolo, rappresentato da un vecchio (Esteban), un bambino ed una donna (Pascuala), però nessuno fa un nome diverso da quello di Fuenteovejuna. Finalmente si tortura l’unico che potrebbe cedere Mengo e nel momento in cui sta per confessare risponde con FUENTE OVEJUNICA (gracioso) . Alla fine il popolo celebra l’onesta del gracioso e il giudice ormai arreso, abbandona il caso. 3° ATTO – SECONDA AZIONE Qui coincidono i riferimenti alla soluzione dei problemi di Ciudad Real e Fuente Ovejuna; le truppe reali hanno messo fine al problema politico, mentre il paese ha riolto il problema sociale. Don Rodrigo Manrique comunica ai Re la liberazione di Ciudad Real e in seguito Flores, che è riuscito a scappare da Fuente Ovejuna, racocnta la violenta morte del Comendador. VV. 2125-2160 L’azione si sviluppa ad Almagro ed è caratterizzata dalla notificazione di del Maestre de Calatrava riguardo alla ribellione di Fuente Ovejuna e la morte del Comendador. Il Maestre reagisce minacciando il popolo, ma quando si accorge che questo sta dalla parte dei Re, aspetta la decisione del Re. VV 2290-2345 3° scena il Maestre fa visita al re per sollecitare il suo perdono, attribuendo i suoi errori ai cattivi consigli del Comendador e al suo interesse. Per dimostrargli la sua fiducia si offre di combattere a Granada. Vv 2358-2452 La seconda azione coincide con la prima. Comincia con l’arrivo del giudice che espone ai re l’inutilità delle loro gestioni e continua con l’apparizione del popolo davanti al monarca per esporre i delitti del comendador (tirannia/violenza) e il sindaco chiede di diventare vassalli diretti della corona e dichiara l’innocenza del popolo, ma il re, nonostante giudichi con severità i fatti e perdona poi Fuente Ovejuna davanti all’impossibiltià di scoprire il colpevole, lascia intere che in futuro ci sarà un altro Comendador che si farà cario dell’encomienda. FUENTE OVEJUNA è un’opera conservatrice di propaganda della Monarchia assoluta. Lope de Vega ha tracciato magnificamente un argomente nel quale si inseriscono un evento storico col tipico triangolo amoroso, ed una seconda azione di carattere politico in cui è il Re che soffrre gli eccessi dei Calatravos. Quelli che restituiscono l’ordine sono il popolo da un lato e dall’altro la corona: dunque l’unione del paese con la monarchia è garanzia di stabilità. Il comendador che si trasforma in tiranno rompe l’ordine sociale ed anche politico aspirando alla presa di Ciudad Real contro I Re. Dunque il Comendador è un elemento destabilizzante che deve essere eliminato, in questo modo tornerà l’armonia.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved