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Futurismo e avanguardie, Luigi Pirandello e Italo Svevo, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Riassunto completo su futurismo avanguardie, crepuscolari e vociani più Luigi Pirandello Italo Svevo

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 24/06/2022

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Scarica Futurismo e avanguardie, Luigi Pirandello e Italo Svevo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! FUTURISMO E AVANGUARDIE All’inizio del ‘900 la cultura europea ha un bisogno di rinnovamento formale, che porta alla nascita di nuove correnti letterarie, che si oppongono alla poesia retorica di Carducci e D’Annunzio. FUTURISMO È l’Avanguardia più importante che si sviluppa in Italia, interessa tutte le arti. Nasce il 20/02/1909 a Milano con la pubblicazione di “Le Figaro” da Tommaso Marinetti, considerata il Manifesto del Futurismo. Autori: Marinetti, Giovanni Papini, e Ardengo Soffici (Firenze), Paolo Buzzi, Enrico Cavacchioli e Luciano Folgore; Corrado Giovoni e Aldo Palazzeschi Il futurismo polemizza violentemente contro la tradizione e si contrappone all’arte del passato: infatti si celebrano nelle opere i simboli della modernità e del progresso, nei quali l’uomo moderno può affermarsi energicamente. Importanti sono la velocità, il dinamismo, le macchine e le grandi metropoli. Il loro vitalismo è però spesso aggressivo e violento, e politicamente appoggia il nazionalismo, appoggiando la guerra. I futuristi utilizzano forme nuove e provocatorie: manifesti pubblicati su riviste, cinema, spettacoli teatrali e le famose serate futuriste. Scopo: stupire e scuotere il pubblico. Letteratura: 1912 “Manifesto tecnico della letteratura futurista” 1913 “Distruzione della sintassi. Immaginazione senza fili. Parole in libertà”.  Parole in libertà: accostamento libero e intuitivo di termini (servono a mostrare il dinamismo della vita moderna);  Distruzione della sintassi: è sperimentale, si rinuncia alle regole della sintassi, togliendo la punteggiatura, eliminando aggettivi, avverbi e parti accessorie del linguaggio.  Immaginazione senza fili: si utilizzano tante analogie. Si vuole creare un’arte globale che possa toccare tutti i sensi: si dà attenzione alla componente grafica e visiva e a quella sonora (onomatopee). Le ambiguità: Il futurismo può sembrare una corrente rivoluzionaria in grado di portare a un cambiamento culturale e politico contro le convenzioni borghesi MA rivela anche le proprie componenti più intolleranti e violente che politicamente sfoceranno nell’interventismo e successivamente nell’approdo all’ideologia fascista. FILIPPO TOMMASO MARINETTI È il fondatore e animatore principale del futurismo e applica nelle sue opere i principi espressi nei numerosi manifesti da lui redatti: modernità, dinamismo e soprattutto l’ambigua bellezza della guerra: infatti nella sua vita appoggiò la guerra in Libia e successivamente l’intervento dell’Italia nella 1° guerra mondiale (aderisce al fascismo). CORRADO GOVONI “Poesie visive”. Tematiche: campagna e paesaggio naturale. ALDO PALAZZESCHI Inizialmente legato al gusto crepuscolare, si unisce poi al Futurismo, il quale abbandonerà nel 1914 perché in disaccordo sul conflitto. Durante il fascismo non parteciperà alla vita pubblica ma conduce una vita appartata. Opera: sperimentalismo ma profonda coerenza. Carica ironica e giocosa: esalta la risata e l’ingenuità infantile per deridere il perbenismo borghese e le sue ipocrite convinzioni. La poesia tende al gioco verbale, al non-senso e alla frantumazione delle strutture metriche tradizionali a favore del verso libero. Palazzeschi riflette sul ruolo del poeta (ad esempio “E lasciatemi divertire”): alla svalutazione dell’arte contrappone, con autoironia, la consapevolezza dell’inutilità dell’artista, rappresentato come un clown, dotato soltanto dell’arma lieve ma potente della risata. LE AVANGUARDIE IN EUROPA Espressionismo: Germania; Futurismo: Italia e Russia; Dadaismo e Surrealismo: Francia. Majakovskij: le innovazioni stilistiche diventano strumento per propagandare e diffondere ideali rivoluzionari. Polemizza contro l’arte del passato. Nei suoi testi la volontà di scuotere le masse proletarie si unisce all’esaltazione del popolo come forza genuina e positiva. Immediatezza comunicativa. CREPUSCOLARI E VOCIANI La corrente crepuscolare si sviluppa nel primo quindicennio del XX secolo, con Guido Gozzano, Sergio Corazzini e Marino Moretti. In aperta polemica con il modello dannunziano, i crepuscolari rifiutano la poesia elevata e pomposa, ma anche le pose estetizzanti e superomistiche, rivendicando un atteggiamento di malinconico ripiegamento su sé stessi e di disillusa stanchezza di vivere, nutrita sia da vittimismo sia da autoironia. Essi trattano situazioni volutamente quotidiane e banali, evocando un’esistenza grigia, fatta di azioni ripetitive e monotone, vista come emblema della fragilità di una società ormai priva di ideali. Tematiche: il mondo borghese, criticato con la sua ipocrisia e il suo conformismo. Idealizzazione del passato, memorie dell’infanzia, rinuncia e solitudine; riflessione sulla perdita di importanza della poesia e dell’arte in generale, ridotta dalla società moderna a merce priva di valore. “Crepuscolare”: relativo al crepuscolo, alla sera. Usato per la prima volta in senso spregiativo da un critico che vede questo movimento come decadente rispetto alla grande stagione della lirica dannunziana e carducciana. Il termine venne in seguito fatto proprio dai poeti di questa corrente che vi colsero l’essenza stessa della loro poetica, incentrata sulla visione malinconica e dolente dell’esistenza. Novità formali: scrittura prosastica e di basso profilo, senza rinunciare a una consapevole rielaborazione letteraria. Versi lunghi (endecasillabi o doppi settenari), sia all’interno di strutture strofiche predefinite, sia nella forma innovativa del verso libero. L’inserimento di parti dialogiche, la frequenza di enjambement e la cadenza dei versi creano un ritmo lento e pausato, che evoca l’idea di una conversazione. Centri: si parla di un gruppo organico, anche se geograficamente eterogeneo: principalmente a Torino e Roma. GUIDO GOZZANO: È il rappresentante più significativo della corrente crepuscolare. Mostra uno spirito anti-dannunziano, ironizza sui miti dell’estetismo decadente. Tematiche: quotidiane e atmosfere malinconiche egli accompagna una marcata componente ironica e autoironica difficile rapporto tra vita e arte. C’è una riflessione sulla crisi del poeta nella società moderna. Ambienti e personaggi: borghesi e mediocri. Stile: nuovo, colloquiale, prosastico, che si riferisce anche ai modelli del passato. Mescolanza di quotidianità e letterarietà che si ritrova anche nella metrica. Strutture di tipo narrativo (anche sequenze dialogiche). LUIGI PIRANDELLO 1867: nasce ad Agrigento. Studia a Roma e successivamente in Germania (dove legge Schopenhauer e Nietzsche). Tornato a Roma, entra negli ambienti letterari, collabora con alcune riviste e pubblica le prime novelle e i primi romanzi. Nel 1901 esce il romanzo L’Esclusa e l’anno successivo Il turno. Ma è il 1903 l’anno della svolta, a causa di due eventi:  la miniera di zolfo dei genitori si allaga e la famiglia cade in rovina;  inizia a manifestarsi la malattia mentale della moglie che la costringerà a vivere in una casa di cura fino alla morte. Dissesto economico, follia e prigione familiare diventano allora temi centrali delle sue opere. Le difficoltà economiche lo portano a intensificare l’attività di scrittore e nascono i suoi romanzi più famosi: Il Fu Mattia Pascal (1904) I vecchi e i giovani (1909) Suo marito (1911) Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1915) In questo periodo ha inizio anche l’attività teatrale, con opere sia in siciliano che in italiano, spesso derivate dalle novelle. I romanzi di Pirandello ottengono grande diffusione in Italia, ma sarà il suo teatro a portarlo al successo internazionale. Nel 1921, dopo il fiasco della prima rappresentazione a Roma, viene riproposto a Milano “Sei personaggi in cerca d’autore” che questa volta ottiene un successo strepitoso: è l’inizio di un’ascesa che lo porterà al Premio Nobel del 1934. Nel frattempo aveva riunito le sue novelle nella raccolta Novelle per un anno e aveva dato alle stampe nel 1926 il suo ultimo romanzo: Uno, nessuno e centomila. Muore nel 1936 a Roma. Vitangelo ha molti elementi in comune con Mattia Pascal: come lui è un inetto in conflitto con il padre e come lui si ribella alle forme. Ma la sua ribellione è più attiva e consapevole: solo accettando di non essere nessuno può reimmettersi nel flusso della vita, in una sorta di comunione mistica con la natura: rinunciando alla civiltà e alla propria autocoscienza riesce a trovare una soluzione utopica ma positiva. Struttura: destrutturazione delle forme narrative tradizionali. È raccontato a vicenda conclusa, da un io narrante che coincide con il protagonista. Gli eventi sono ridotti al minimo, e a dominare è l’ossessiva riflessione del protagonista che si interroga e si auto analizza. ITALO SVEVO 1861: nasce a Trieste (di confine nell’impero austro-ungarico, in cui confluiscono etnie e tendenze culturali molteplici). 1880: lavoro di bancario (per 19 anni) ma inizia a scrivere da autodidatta. 1892: “Una vita”: storia del fallimento esistenziale di un grigio impiegato di banca, i cui tentativi di affermazione sociale si risolvono nel suicidio. Si incentra sulla complessa psicologia del protagonista (personaggio inetto). 1896: si sposa con Livia Veneziani e raggiunge un benessere economico, concentrandosi sulla scrittura. 1898: “Senilità”: insuccesso tale da convincerlo a rinunciare alla scrittura. Svevo propone un’analisi delle contraddizioni interiori; punto di vista soggettivo del protagonista. Dal 1898 al 1923 silenzio letterario: viaggia in Inghilterra, conosce Joyce e Freud (psicanalisi), e prende spunto. tra il 1919 e il 1922 compone “La coscienza di Zeno”, pubblicato nel 1923. All’inizio anche questo sembra destinato a un insuccesso ma, grazie al giudizio positivo di Joyce e al saggio in cui Montale gli rende omaggio, Svevo, all’età di 60 anni acquisisce notorietà. 1928: muore. PENSIERO Svevo è un intellettuale nuovo, pienamente inserito in quel mondo borghese il quale critica. La sua origine triestina: posizione di marginalità rispetto ai grandi centri culturali italiani, ma al tempo stesso riesce a recepire con notevole anticipo le novità provenienti dalla dimensione mitteleuropea di Trieste. Ha una cultura ampia e varia. Prende spunto da diversi intellettuali: l’individuo e l’inconscio la polemica contro la società borghese  Schopenhauer: l’idea che la volontà del singolo non sia libera, ma rappresenti l’emanazione di una volontà superiore e irrazionale.  Nietzsche: spunti polemici verso la società borghese (ma contrasta la teoria del superuomo).  Freud: scoperta dell’inconscio; la nevrosi non è una condizione del tutto negativa, in quanto consente un’osservazione privilegiata della realtà.  Darwin (teoria evoluzionistica): il comportamento dei singoli sia il prodotto di leggi naturali non modificabili, prima fra tutte la “lotta per la vita”. La realtà dei rapporti umani è dominata da una spietata selezione naturale. Svevo ne respinge però l’ottimismo positivistico.  Marx: vita come lotta vista in chiave economica, si parla di conflitti di classe. Condanna la società industriale che conduce gli individui all’alienazione Al centro dei romanzi di Svevo c’è l’”inetto”: antieroe debole e incapace di agire. Ne “La Coscienza di Zeno” matura una consapevolezza del proprio stato e, attraverso la nevrosi, si fa portavoce di un’acuta critica della “perfetta sanità” del mondo borghese, di cui smaschera false certezze e ipocrisia. Egli identifica l’inetto con l’intellettuale moderno. Anche il rapporto tra salute e malattia si rovescia. POETICA Stretto rapporto tra arte e vita. Letteratura come strumento per salvaguardare l’esistenza dall’oblio e per tentare di chiarirne il senso attraverso un’analisi accurata e quasi scientifica. Soltanto la trasposizione nella pagina attraverso il ricordo permette di sottrarre parzialmente l’esistenza allo scorrere del tempo e di “arrivare al fondo” del proprio essere. La scrittura è l’unico strumento capace di rendere il soggetto pienamente consapevole della propria esistenza. Modelli: realisti francesi, Zola, romanzieri russi, Swift e Sterne, Joyce. Strutture: profondo rinnovamento. “Tempo misto della memoria”: continua alternanza di passato e presente. Punto di vista soggettivo dell’io narrante che altera i fatti e falsifica le loro motivazioni. Stile: scarsa cura formale (secondaria rispetto al contenuto). LA COSCIENZA DI ZENO Tra il 1919 e 1922: scritto; 1923: pubblicato. 8 capitoli. Memoriale che il ricco commerciante triestino Zeno Cosini inizia a scrivere su consiglio del proprio psicanalista (dottor S.), interrotto quando il protagonista dichiara di essere guarito dalla sua nevrosi. Si apre con una Prefazione del dottor S. che dichiara di pubblicare gli scritti del suo paziente per vendicarsi del rifiuto di proseguire la cura e si chiude con un capitolo chiamato “Psico-analisi”, scritti da Zeno dopo la sua presunta guarigione. I 6 capitoli centrali non hanno un ordine cronologico ma tematico. Non è la storia della vita del protagonista ma la ricostruzione, operata da Zeno stesso, delle diverse tappe e delle modalità di manifestazione della propria nevrosi. Protagonista: antieroe nevrotico e “inetto”, che però ha successo sia in ambito familiare che professionale e riesce a trasformare la sua condizione in un’opportunità per osservare la realtà borghese con distaccata e critica ironia. Tematiche: contrapposizione tra “salute” e “malattia”, reinterpretata alla luce delle teorie psicanalitiche di Freud. Autoanalisi da parte di Zeno del suo inconscio. I risultati sono in apparenza fallimentari perché maschera le proprie pulsioni attraverso tanti autoinganni: mescola verità e menzogne. La modernità del romanzo sta nel fatto che non si ricerchi un senso univoco della realtà e di sé stessi. Trama: Sentendosi affetto da un disagio esistenziale, Zeno intraprende una terapia con il dottor S., che individuerà le radici del suo disturbo in un irrisolto complesso edipico (rapporto odio-amore verso suo padre). Questa interpretazione viene però alla fine respinta e irrisa da Zeno, che giunge alla consapevolezza paradossale che la vita stessa è malattia e coloro che appaiono “sani” sono in realtà profondamente “malati” in quanto chiusi nel loro ottuso conformismo e in una gabbia di certezze convenzionali e infondate. Al contrario, la presunta nevrosi di Zeno –dalla quale egli si dichiara “guarito” – si trasforma da condanna in strumento conoscitivo e critico, venendo a coincidere con una superiore consapevolezza della complessità del reale e con la capacità di adattarsi alle sue molteplici contraddizioni. Tecniche: innovative. Opera priva di una possibile interpretazione univoca. Narrazione in prima persona. Zeno è un narratore inattendibile e sta al lettore distinguere la realtà dalla menzogna. Narra la storia della sua poesia a posteriori, basandosi sui propri ricordi e mescolando piani temporali diversi: “tempo misto”. È dunque un’opera aperta. PREFAZIONE: Memoriale che Zeno invia allo psicoanalista, il quale pubblica per vendetta il diario. PREAMBOLO: Zeno è anziano e dice di servirsi della scrittura come terapia e qui sorgono i dubbi su come arrivare alla salute. L’inetto non pensa ci sia una soluzione ma ci prova. IL FUMO: fallimento del proposito di fumare l’ultima sigaretta. Zeno lo giustifica con la rivalità nevrotica con il padre. LA MORTE DI MIO PADRE: viene affrontato il complesso di Edipo. Lui descrive la sua morte come uno schiaffo. Zeno è ancora in conflitto con il padre, ormai malato, che necessita di tanto riposo. Zeno obbliga suo padre a riposarsi anche per controllarlo meglio. Suo padre, prima di morire lascia cadere la sua mano sulla guancia di Zeno, che lo interpreta come uno schiaffo d’odio. Nasce in lui un senso di colpa che giustifica con l’odio del padre. LA STORIA DEL MIO MATRIMONIO: Zeno decide di sposarsi (matrimonio combinato). Conosce 3 sorelle: Ada (bella), Alberta (dotta e intelligente) e Augusta (brutta e stupida). Sposa Augusta e trova nel padre di questa un secondo padre. Ha un bisogno disperato di sentirsi normale e pensa che questo matrimonio gli possa cambiare la vita in meglio: rappresenta una 2° famiglia, oltre che un appoggio economico. Risoluzione dei suoi problemi. In verità egli non sposa Augusta ma la sua famiglia. Zeno non vive ma sopravvive. LA MOGLIE E L’AMANTE: siccome Zeno è curioso, la noia del suo matrimonio lo porta ad osservare un’altra donna, Carla (povera e poco intelligente), e la tratta come da padre (quasi la sottomette) più che da amante. Dopo che Carla ha delle piccole pretese egli la lascia perché non vuole problemi, però ogni volta la rivede (e la lascia, come la sigaretta). Alla fine Carla decide per lui. Per Zeno, l’aver cercato un’altra donna non danneggia il suo rapporto con sua moglie, anzi crea fervore nella coppia (Augusta non lo sa). Carla lo spinge a ritrovare la passione per sua moglie-> “moglie ideale”. STORIA DI UN’ASSOCIAZIONE COMMERCIALE: Antagonista: Guido, marito di Ada. Zeno lo chiama per aiutarlo nell’azienda. Ci sono degli elementi che lo porteranno al fallimento e lui pensa sia colpa di Guido. Inoltre Zeno lo vede come antagonista anche perché ha sposato Ada, la più bella, ed ha le caratteristiche contrarie a quelle dell’inetto, giustificando questo con “è più fortunato di me”. In un passaggio Guido si suicida e Zeno reagisce sbagliando funerale. PSICO-ANALISI: il tempo torna ad essere quello del preambolo: Zeno è anziano. Scrive che è deluso della psicoanalisi perché inutile. È convinto di essere guarito da solo, anzi, di non essere mai stato malato. Per lui è la società ad essere malata. Coscienza di Zeno: psicoanalisi non serve / società malata. Salvezza: essere consapevoli della crisi dell’uomo moderno e accettare la propria condizione con ironia. Bisogna distruggere la società: la salvezza si raggiunge solo se si spera che arrivi una catastrofe climatica che riduca la Terra in una nebulosa priva di parassiti e malattie.
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