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Futurismo, manifesto ideologico del futurismo, Ungaretti, Montale : biografia e opere, Appunti di Italiano

Futurismo in letteratura, regole manifesto del futurismo, Giuseppe Ungaretti : Il Porto sepolto, I fiumi, San Martino del Carso, Mattina, Veglia, Sono una creatura, Fratelli, La madre, Il dolore, Non gridate più, Giorno per Giorno, Gridasti : soffoco. Eugenio Montale : Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale, I limoni, Non chiederci la parola..lato, Spesso il male di vivere ho incontrato, Meriggiare pallido assorto, la casa dei doganieri, La primavera hitleriana

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 19/11/2021

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alice-guglielmino 🇮🇹

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Scarica Futurismo, manifesto ideologico del futurismo, Ungaretti, Montale : biografia e opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! 04/12/20 Nello stesso periodo storico troviamo correnti letterarie molto diverse tra di loro. Nella seconda fase dell’ 800, infatti, c'erano alcuni autori che erano affascinati dalle novità tecniche e scientifiche e dal cambiamento e alcuni che, invece, avevano un’atteggiamento di ribellione nei confronti di questi cambiamenti. In contrasto a Verga abbiamo D'Annunzio e il suo decadentismo. Nel decadentismo italiano troviamo 4 importanti autori : D'annunzio, Pascoli (poesie), Svevo e Pirandello (prosa). Il decadentismo italiano differisce molto dal decadentismo francese. Pascoli è più vicino al simbolismo, Svevo e Pirandello lavorano molto sui temi della frantumazione dell’io e sui problemi legati all’identità, mentre D'Annunzio è quello che si avvicina di più al decadentismo, anche se in una. forma diversa da quello francese di Baudelaire, ecc... Il decadentismo parte dal presupposto che esista un’altra realtà che sta al di là della realtà che percepiamo, e che tutto non possa essere ridotto alla conoscenza scientifica delle cose. Per conoscere quest’altra realtà, infatti, è necessaria l’irrazionalità. In contrapposizione alla ragione quindi i decadentisti non mettono solo il sentimento, ma anche l’irrazionalità, questo poiché ci stiamo avvicinando alla cultura del 900 che incomincia simbolicamente con l’’interpretazione dei sogni” di Freud. Quest’opera e quindi Freud hanno sconvolto la cultura del tempo. Egli, infatti, per primo parla dell’inconscio, affermando che noi non ci conosciamo al 100% “La parte conscia è solo la punta dell’iceberg, l’inconscio è la parte nascosta dell’iceberg e di noi stessi che noi né vediamo né conosciamo”. I decadentisti pertanto affermano che esista un’anima irrazionale e che non ci si può limitare a quella razionale. I decadenti, infatti, esaltano "gli stati alterati della coscienza” che utilizzano per vedere ciò che risiede al di là della realtà. All’interno del decadentismo troviamo vari filoni; il simbolismo (in Italia Pascoli, in Francia Huysmans “À rebours” e in Inghilterra Oscar Wilde) e l’estetismo. L’estetismo (la parola deriva dalla parola greca aioenore in italiano bellezza) è la corrente che ricerca e esalta la bellezza. Questa ricerca è irrazionale. L’esteta è colui che cerca. la bellezza e pensa che la sua vita debba essere un’opera d’arte (ricercare la bellezza nella propria vita, la vita dev'essere un’opera d’arte). 09/12/20 Gabriele d'Annunzio nasce nel 1863 a Pescarain una famiglia alto-borghese e muore nel 1938. D'Annunzio riceve un’ottima educazione volta alle materie umanistiche e si distingue fin da ragazzo per le sue opere letterarie (la prima raccolta che pubblica “Primo vere” viene pubblicata nel 79, all’età di 16 anni). e per il suo carattere libertino (donnaiolo). Quando si diploma inizia a collaborare con giornali e riviste letterarie, scrivendo racconti. D'Annunzio ha sperimentato tutti i generi letterari (lui è all'avanguardia, è sempre attento alle novità e pronto a esperimentare. Scrive racconti, romanzi, poesie, si dedica al teatro, e negli anni 20 aveva. scritto le didascalie del cinema muto). Fgli ebbe tante storie d’amore di D'Annunzio che erano tutte clamorose, portate all’eccesso. Nel 83 all’età di 20 anni si sposa con una, contessa con cui avrà anche dei figli. Successivamente l’abbandona e incomincia altre relazioni. In un suo romanzo c’è un personaggio che è l’alter ego di D'Annunzio. D'Annunzio fa addirittura molti duelli per le donne. Questa vita così eccessiva, scandalosa era in parte uno stratagemma per vendere più opere (non poteva permettersi di scrivere senza pensare di dover guadagnare. D'annunzio è il primo autore che si trova di fronte a questa esigenza) e in parte una conseguenza del suo pensiero (l’arte doveva essere stravagante e dato che la vita dev'essere arte, anche questa, dev'essere stravagante). Nel 1895 all’età di 40 anni si appassiona del teatro e durante la messa in atto di un’opera incontra Fleonora Duse, l’attrice di teatro più famosa di quel tempo (gli attori iniziano a essere associati a dei divi nascita del mito dell’attore)di cui si innamora. La loro storia d’amore dura molto tempo. le poesie più famose di D'Annunzio hanno come musa Eleonora, Duse e le esperienze fatte con questa. Il periodo della vita di D'Annunzio che va fino all’inizio del 900 è chiamato dai critici fase dell’estetismo. Dopo il 900 nella seconda fase della sua vita D'Annunzio decide di dedicarsi alla politica (non rinuncia all’estetismo, ma lo riempie di ideali politici). Questa seconda, fase è chiamata dai critici “superomismo”. Il concetto di superuomo viene dalla filosofia di Nietzsche. D'Annunzio crede nei valori conservatori e si schiera nei partiti dell'estrema destra. Nel 1915, di fronte alla scelta che doveva prendere l’Italia sull’entrata o meno in guerra, lui si schiera dalla parte degli interventisti. Infatti, nonostante avesse circa 50 anni, parte comunque in guerra come volontario. D'Annunzio pensava alla guerra come una, sorta di impresa eroica. In particolare, nel 1918 compie il cosiddetto "volo di Vienna" dove sorvola Vienna con un aeroplano e getta migliaia di biglietti tricolori contenenti una provocatoria esortazione alla resa e a porre fine alle belligeranze. Dopo la fine della guerra, D'Annunzio compie l'impresa di Fiume. D'Annunzio vede nel fascismoi valori in cui credeva e, infatti, Mussolini sfrutta la popolarità di D'Annunzio per poter portare avanti i valori di fascismo. 11/12/20 TERRA VERGINE DALFINO Novella scritta nel periodo leggermente successivo all’anno in cui Verga ha pubblicato Rosso Malpelo. Si fa suggestionare da Verga, dal suo modo di descrivere e dal fatto di mettere il popolo al centro della storia. Il titolo, infatti, “Terra Vergine” ricorda un po' i titoli delle opere di Verga, anche se in questo caso il titolo ha un valore simbolico e non oggettivo. D'Annunzio vede nel popolo qualcosa di sacro, misterioso che vale la pena di raccontare (mito del popolo ripreso da Verga). Inizio in médias res (come Verga)con la presentazione del personaggio, nominato con un nomignolo. Stile che in parte ricorda quello di Verga, in quanto cerca di imitare il linguaggio del parlato (mimesi linguistica). Il linguaggio è più elevato rispetto a quello presente nelle opere di Verga. In D'Annunzio l’alternanza tra il linguaggio colto e il parlato caratterizza tutte le sue opere (linguaggio tutto suo, ricercato. Fgli è sempre alla ricerca di un linguaggio elegante). Utilizza molte similitudini come Verga, anche se diversamente da Verga che utilizzava similitudini sempre negative, dispregiative, qui invece D'Annunzio vuole esaltare i personaggi. Utilizza paragoni che sono antisonanti, in quanto non hanno un senso dispregiativo (aquila= pescatore che si staglia rispetto agli altri, con un vigore sovrumano. Mitizzazione). “che pareva se lo volesse ingoiare”espressione popolare “scirocco..funi”lessico elevato Riferimenti al rosso, al sangue che dimostrano la forza primigenia, l’istinto violento del popolo (questi aspetti preannunciano un po' il superuomo). Ricercatezza, descrizione smaniosa, particolareggiata degli oggetti (descrive minuziosamente l’orologio che gli regala la fidanzata) che serve per far trasparire la raffinatezza dei personaggi. Tutto è un gioco simbolico. Questo romanzo, quindi, in parte è veritiero, ma gioca molto con i simbolismi (tutta la vita del personaggio è ricercata nei minimi particolari). Attraverso quest’opera capiamo anche la vita di D'Annunzio che voleva fare della sua vita, dell’arte. Inizio del romanzo con Andrea che aspetta la sua donna amata con cui la relazione è già terminata. Già dall’inizio c'è il germe della fine. La donna amata da Andrea è Elena Muti. Lui la incontrò durante una festa a Palazzo Barberini. La loro storia d’amore è molto passionale, tuttavia questa storia è fine a se stessa, entrambi i personaggi ricercano la passione e non il vero amore, quello concreto. Sono entrambi degli esteti. Elena Muti è ’emblema della femme fatale, (al loro primo incontro Andrea s'innamora della schiena= richiamo alla sensualità) tuttavia non assomiglia esteticamente alla femme fatale, ma piuttosto alla donna angelica coni capelli biondi (D'Annunzio inverte i topos). Il nome, invece, è un richiamo a Flena di Troia, tipica femme fatale. p.397?- 400 L’ ATTESA È l’inizio del piacere. Andrea aspetta per l’ultima volta la sua donna amata, che l’ha lasciato ed è ritornata a Roma, dopo che si è sposata con un lord inglese (matrimonio di convenienza, al fine di vivere una vita lussuosa). È San Silvestro, c’è un sole molto forte che fa dimenticare di essere in inverno. “L’anno moriva, assai dolcemente” c’è il languore tipico del decadentismo, c’è una sorta di ossimoro “moriva-dolcemente” Descrizione di Roma, città lussuosa. Lui abita a Palazzo Zuccheri che si sporge su queste bellissime piazze. Oltre alla cura particolare della descrizione, c’è anche l’idea della cura che Andrea, ha prestato per la preparazione della stanza per l’arrivo di Elena. Un altro tratto importante di quest’opera sono i riferimenti a dei quadri. D'Annunzio da per scontato che il lettore conosca i quadri a cui lui fa riferimento. Si ricorda a Flena sdraiata nuda sul pavimento che lui paragona a un quadro. “ una religiosa o amorosa offerta” Andrea spera che Elena si offra ancora una volta, a lui. L’amore viene visto quasi come un'offerta sacra(idea di cercare la sacralità, non quella legata a Dio). Legno di ginepro così che profumi la stanza. Descrizione degli oggetti rinvia a un’estrema raffinatezza. Il linguaggio di D’Annunzio è estremamente raffinato, arricchito di molti particolari e di riferimenti elitari (nomi di dipinti, ecc...)che solo alcuni possono capire (idea del poeta elitario che deve scrivere per un élite) Versi di Ovidio poiché è il cantore di amore per eccellenza. Tutto è perfetto per l’arrivo di Elena. Tutto è descritto attraverso gli occhi di Sperelli. “Ansia dell’aspettazione”uso di termini ricercati, inusuali. A un certo punto nella mente di Sperelli sorge un ricordo. Parla di Klena, che aveva la grazia della Danae dipinta da Corregio. Elena non arriva e Andrea decide di arrendersi e si allontana da Roma andando a vivere nella villa di un amico, in cui conosce un’altra donna. Questa donna Maria Ferres era già sposata con un ambasciatore del Guatemala. Come capiamo dal nome era una donna pura, fedele al marito. L'aspetto di Maria però è l’opposto di Flena (occhi scuri, capelli scuri = investimento topos) Andrea è attratto dall’estrema fedeltà di Maria e vuole sedurla a tuttii costi, come se fosse un gioco per lui. Maria Ferres alla fine, nonostante sia molto fedele al marito, si concede a Andrea. Nel momento della passione, però, chiama Maria, Elena, e si accorge che per lui tutto è stato un gioco e non prova un vero sentimento per Maria. Maria allora lo abbandona. Hsaltazione della vita esteta alla fine porta a un nulla. Alla fine, infatti, si percepisce un “vuoto”. Nei romanzi di D'Annunzio c’è sempre qualcosa che alla fine impedisce all’esteta di raggiungere il proprio obiettivo. Con questo romanzo D'Annunzio ha incominciato a instradare l’idea del romanzo simbolico. Questo romanzo può essere visto come simbolico, perché i luoghi, gli oggetti hanno tutti un valore simbolico, ma anche psicologico, in quanto la focalizzazione è interna e vengono presentati i punti di vista del protagonista. Gli autori che verranno considerati gli autori psicologici per eccellenza saranno Pirandello e Svevo(psicanalisi). LE VERGINI DELLE ROCCK Le Vergini delle Rocce è l’unico romanzo che scrive nel ciclo del Giglio e fa parte della seconda fase di D'Annunzio, quella del superuomo. In questo romanzo espone i principi del superuomo. Il protagonista si chiama Claudio Cantelmo ed è un giovane rampollo di una famiglia nobile abruzzese (riferimento a quello che D'Annunzio avrebbe voluto essere) che stanco della propria vita gaudente, decide d’intraprendere una vita diversa. Cantelmo espone la sua idea politica. Espone la mediocrità dei borghesi e dice di sentirsi portatore di giusti valori e pertanto vuole creare una dinastia di superuomini, ma per farlo ha bisogno di una donna. La ricerca della donna avviene in Sicilia all’interno di una famiglia nobile in decadenza, infettata dal germe della follia(germe malato). Arriva in Sicilia descrive la villain decadenza (passione per qualcosa che è decadente, ma che ebbe un passato glorioso, sontuoso= grandiosità passata = tratto decadente). Qui incontra la famiglia composta da una madre malata di demenza senile, il padre normale, 3 figlie (vergini delle rocce) e 1 figlio di nome Antonello . Le tre figlie si chiamano Massimilla, Violante e Anatolia. Queste tre fanciulle suscitano l’attenzione di Claudio. Il padre lo invoglia a sposare una delle sue figlie. La scelta, avviene solo tra Violante e Anatolia poiché Massimilla è pura e casta e vuole farsi suora. Violante è la donna sensuale che presenta un pò un germe malato, Anatolia invece, è una donna sensuale, ma razionale e con buoni principi. Claudio è attratto da entrambe, ma desiderando di voler superare la passione, decide Anatolia per creare la sua discendenza, di superuomini. Anatolia però rifiuta perché dice che deve prendersi cura della vecchia madre e di Antonello che è malato di schizofrenia, malattia forte. La scelta allora ricade su Violante. Violante ogni giorno si prendeva ‘una fiala di veleno (visione simbolica di una donna bella, sensuale, ma destinata a succhiare le forze all’uomo). Il libro finisce con Anatolia che indica Violante come la donna ideale per la creazione di questa stirpe. Idea che gli uomini vengano proiettati verso la donna che ostacola il compimento del loro destino. FUOCO Nel fuoco i protagonisti si chiamano Stelio Fffrena, nome che rinvia al desiderio, voglia sfrenata dell’uomo di andare verso le stelle (idea del superuomo, volontà di creare analogie) e Foscarina Perdita, nome che rinvia all’idea della donna che distoglie dall’obiettivo. Stelio è un giovane poeta (dato autobiografico) che vorrebbe mettere in piedi un grande spettacolo teatrale che comprendeva tutte le arti (opera d’arte assoluta), ma viene distolto dal suo obiettivo da Foscarina e dal suo amore per lei. La vicenda si svolge a Venezia, la città più decadente italiana. Nelle poesie l’amore è più compiuto, non c’è l’idea del vuoto. LA POESIA Come per i romanzi anche per le poesie, D'Annunzio aveva in mente di scrivere di creare dei cicli. Figli voleva scrivere ? libri. Questi sette libri dovevano avere il nome delle Pleiadi . Le Pleiadi erano una costellazione e secondo un mito greco erano 7 fanciulle figlie di un re che erano state trasformate in stelle. I libri, infatti, portavano il nome di queste stelle/fanciulle. La raccolta complessiva lui la intitola “Le laudi del cielo della terra del mare degli eroi”. Il titolo è un riferimento all'opera di San Francesco “il Cantico delle creature”. Sia la parola “lauda” che cielo, terra e mare sono un rimando al Cantico delle creature. Lauda è un riferimento alle poesie medievali e le parole cielo, terra e mare è una lauda per il creato. In tutte le poesie di D’Annunzio vi è la ricerca, della sacralità che non sempre corrisponde a una sacralità religiosa, ma piuttosto a un’immersione nella natura. La parola “degli eroi”è un riferimento al superuomo. In tutte le poesie di D'Annunzio è presente il concetto del PANISMO, ossia del modo, della capacità dell’uomo di fondersi con la natura. D'Annunzio, il quale era un elitario, affermava che questo panismo (momento sublime)fosse riservato agli superuomini e alla donna da loro amata, in quanto tramite il suo amore egli le infonde tale capacità. D'Annunzio scrive solo 3 dei ? libri che si era programmato di scrivere. Questi tre libri si intitolano : “ Maia”, “Elettra” e “Alcyone”. In quest’ultimo sono contenute le poesie più importanti che parlano di un viaggio che egli aveva intrapreso con Fleonora Duse a Versilia nella tarda primavera e inizio estate. Kgli si immagina di descrivere questo viaggio intrapreso con la sua donna amata a cui egli si riferisce con un TU impersonale senza mai pronunciare il suo nome. Le 2 poesie più famose sono “ La sera fiesolana” (p.43 7) e “La pioggia nel pineto”. LA SERA FIESOLANA È una poesia molto avvolgente in cui D'Annunzio insiste molto sul suono, infatti, utilizza un lessico ricercato anche dal punto di vista sonoro e molte figure retoriche di suono. La scena si svolge durante una serata estiva. D'Annunzio e Eleonora (non viene citata)si godono la frescura notturna. La poesia si compone di 3 strofe intervallate da una terzina, che funge come una sorta di refrain, ritornello che serve per dare musicalità alla poesia (come nelle canzoni). La poesia presenta una lunga serie di enjambements. I primi due versi contengono due allitterazioni in-r e -f che ben rappresentano il senso di freschezza della serata. Questa frescura si avverte anche nell’animo e rappresenta una fusione tra l’uomo (il poeta e la sua donna) e la natura. “Fresche le mie parole” è una sinestesia Lui parla di amore con la donna amata. La bellezza deriva dal mantenere il segreto e dal desiderare di rivelarlo. “silenziose” perché non rivelano il segreto. Ogni sera l’anima ama ancora di più questi paesaggi. (49-51) il tema della morte a fine poesia è ripreso dal Cantico delle Creature di San Francesco. Tuttavia mentre quest’ultimo parlava della morte corporale e la lodava, definendola “sora nostra morte corporale”poiché permetteva di avvicinarsi a Dio, D’Annunzio, invece, parla della morte della Sera che sta facendo spazio alla notte e alle stelle. LA PIOGGIA NEL PINETO Questa poesia sembra una canzone per via: «riprese di parole (riprende addirittura un intero pezzo alla fine) “numerose assonanze “molto sonora «versi brevissimi (ternari, senari, ecc...) D'Annunzio decide di seguire uno schema metrico che si adatta alla sonorità che vuole creare. -lo scopo di questa poesia era quello di riprodurre attraverso le parole la sinfonia che la pioggia creava cadendo sulle foglie delle diverse piante. Questa poesia è contenuta nell’“Alcyone” dopo “la sera fiesolana”. Mentre la sera fiesolana ha come ambientazione temporale l’inizio dell’estate, questa poesia è ambientata più o meno a metà estate (mese di luglio). I due innamorati; D'annunzio e Eleonora Duse sono immersi in un pineto che si godono la pioggia estiva che cade leggera sulle piante. Ad un certo punto, però iniziano a sentire che sta avvenendo una trasformazione, ossia che stanno diventando parte/ un tutt’uno con la natura. Questa è la poesia dove è meglio espressa l’idea del PANISMO. -D’Annunzio essendo decadente utilizza molte figure di stile tipiche del decadentismo, quali la sinestesia. -Egli con le parole crea una sinfonia sinestetica -si rivolge alla donna amata invitando lei e il lettore a fare attenzione, ad ascoltare. -si stanno immergendo nella natura e pertanto le parole umane scompaiono e lasciano spazio per parole nuove. Non si sentono più parole umane, ma bensì parole nuove. -“parole nuove”>D’Annunzio tenta attraverso l’immersione nel creato di trovare delle parole nuove. I poeti di fine 800 trovandosi di fronte a una società moderna in costante mutamento, s’interrogano sul modo con il quale possono adattarsi al nuovo e scrivere poesie nuove. Questo quesito se lo porranno anche nel corso del 900. D'Annunzio come i futuristi e Ungaretti si pone la stessa domanda. La ricerca di una poesia nuova, da parte di D'Annunzio si articola in 3 parti : -tramite la creazione di neologismi raffinati «tramite l’uso di latinismi “ascoltando la natura D'Annunzio, come farà anche Pascoli dopo di lui, attua un processo di riscoperta delle parole. Come detto in precedenza D’Annunzio ricorre a molte ripetizioni in questo caso del predicato “piove”, che sta a indicare il fatto che la pioggia cada su tutte le diverse piante. Le piante nominate da D'Annunzio non sono state scelte casualmente, ma rispondono allla volontà dell’autore di creare una sinfonia sinestetica. Le piante scelte, infatti, dal punto di vista del suono sono molto sonore e inoltre sono tutte piante profumate che danno l’idea di un’immersione nei profumi di questo bosco. “mirti divini”>il mirto era una pianta sacra alla dea Venere, la dea dell’amore. La presenza di queste piante sottolineano ancora di più la sacralità del luogo e del loro amore. “coccole aulenti” >sono le bacche profumate. D'Annunzio utilizza un linguaggio molto raffinato. “ginepri...aulenti”riproduzione degli stessi suoni. D'Annunzio si diverte a giocare con la sonorità delle parole. “volti silvani”>accenno al panismo. I volti sono diventati silvani perché i due si stanno immergendo nella natura. La pioggia dà freschezza ai pensieri >sinestesia Piove sul nostro amore “favola bella” e lo rende fresco, nuovo L’amore è una favola bella, ma illusoria. L'illusione dell’amore concerne entrambi “t’illuse”, “m’illude”. Il loro è un sentimento condiviso. Questa parte è ripresa alla fine della poesia, tuttavia, D'Annunzio inverte l’ordine dei due verbi “m’illuse” e “t’illude”. Questa inversione serve per dare l’idea di ‘un'illusione reciproca. Quando si ama qualcuno si pensa che quell’amore durerà per sempre e ci si illude reciprocamente di ciò. Ermione è il senhal di Eleonora Duse. Nella mitologia greca Ermione era la figlia di Menelao e Flena (nome che egli aveva utilizzato nel “piacere”) Immersi nello spirito silvestro si stanno godendo il concerto. “verdura”>indica il verde della foresta Cerca di imitare il suono della. pioggia che cade sulle fronde più rade e meno rade. Il crepito della pioggia è il sottofondo del canto delle cicale non spaventate dal temporale(canto cicale= strumento che emerge di più rispetto degli altri come in ‘un’orchestra.). Ogni pianta diventa uno strumento “Rimmersi noi siam nello spirto silvestre”>inizio panismo Anche noi viviamo della vita degli alberi. “volto ebro”>si è fuso con la natura Il panismo viene anticipato dai capelli profumati come ginestre, ecc... “auliscono” Il canto diminuisce mentre aumenta il suono della pioggia. A un certo punto arriva ‘un suono lontano che si accende e spegne. Questo suono è il canto della rane. “che monda”>pulisce La cicala si è spenta, ma la rana canta nell'ombra più fonda Piove su le tue ciglia nere Trasformazione. sìiche par tu pianga Ermione sembra che pianga, ma di ma, di piacere; non bianca piacere. ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta.la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra. l'erbe, i denti negli alvèoli con come mandorle acerbe. Ermione diventa verde come se uscisse da una corteccia idea del panismo= metamorfosi >riferimento alla trasformazione di Dafne in lauro. I due si stanno trasformando. I cuori sono come pesche intatte, i denti come delle mandorle acerbe, tra le palpebre gli occhi sono come delle “polle”, ossia delle pozze d’acqua limpide nei boschi “H andiamo di fratta in fratta”>si muovono “verde vigor rude”>allitterazione in -r “e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c'intricai ginocchi”>le piante si avvolgono ai ginocchi e quasi non si capisce dove finiscono le piante e dove iniziano i ginocchi. Questo è un richiamo alla trasformazione di Dafne. Per D’Annunzio è importante l’immersione nella natura poiché il superuomo è colui che controlla la natura, diventando parte di essa.. Il superuomo deve approdare al sacro e per farlo devono immergersi nella natura. 05/02/21 STABAT NUDAS AESTAS Siamo in estate inoltrata e assistiamo all’esplosione dell’estate. Questa poesia è contenuta nell’Alcyone ed è successiva alle altre due. Diversamente dalle altre due poesie qui D'Annunzio non ricerca delle parole per la loro sonorità, ma piuttosto per la loro ricercatezza. Figli, infatti, in questa poesia utilizza un linguaggio ancora più raffinato ed elevato. Il titolo scritto in latino è un verso che D'Annunzio ha ripreso da un’opera di Ovidio, in cui egli personificava l’’Aestas” l’estate che era una dea. La tradizione del titolo è “apparve la nuda estate” D’Annunzio personifica l'estate (panismo al contrario). La storia raccontata è quella di un inseguimento di una donna e dell’immersione nella natura tramite questo inseguimento. L’Estate è personificata in una donna molto sensuale che si rivela sulla spiaggia. L'estate è la stagione del piacere, quella più sensuale. “Primamente”> termine elevato, probabilmente un francesismo. Indica. l’inizio dell’inseguimento. Il poeta scorge un piede stretto e affusolato (parte del corpo sensuale) che si muove al di sopra. di alcuni aghi di pini dove il sole bruciava e faceva vibrare l’aria. “estuava”>neologismo che deriva dal latino “aestus” che significava “calore”. I suoni in questa poesia vengono evocati dal momento, dal paesaggio e non dalle parole stesse come invece accadeva, nelle altre due poesie. Le cicale si tacquero. Più rochi si fecero i ruscelli. La resina scendendo giù dalle cortecce delle conifere produce un rumore. Serie di immagini sintestetiche. Il poeta sente la presenza di qualcosa e capisce che si tratta di un serpente perché ne ha il sentore. Ila strofa: si capisce che il piede intravisto precedentemente era quello di una donna “la raggiunsi”. L’Estate è una donna che egli inizialmente solo percepisce, ma poi attraverso la corsa, l’inseguimento e l'immersione in essa, egli la raggiunge nel bosco degli ulivi e la vede meglio. Tra i rami intravede la sua schiena falcata e i suoi capelli che si argentano e diventano più sensuali per via delle foglie argentante dell’ulivo “palladio”. “palladio”>l’ulivo è detto palladio perché sacro alla dea Atena. D'Annunzio nomina parti del corpo che rimandano alla sensualità, ossia il piede affusolato, la schiena falcata e i capelli. Descrizione di serie di vegetazioni che conducono al mare. “più lungi nella stoppia” cambio di vegetazione. “allodola”>uccello molto decantato dalla mitologia greca e latina. Il canto degli uccelli è visto come un richiamo all’estate. Ai tempi c’erano delle riviste letterarie in cui si pubblicavano poesie o romanzi e se pubblicavi su queste riviste voleva dire che avevi ottenuto del successo nell’ambito letterario. Tra il 1895 scrive il trattato che viene pubblicato nel 1897 nella rivista “marzotto”. Il fanciullino che è dentro di noi è capace di provare le sensazioni della vita; paura, dolore e felicità. Quando siamo piccoli il fanciullino vive in armonia con noi, e la nostra voce è una sola. I fanciullini e i bambini rotolano e giocano insieme e il loro cuore batte insieme al nostro. La mancanza di virgole sottolinea. l’ idea di unità (lui e il fanciullino) e dà concitazione. Quando noi cresciamo, sorgono in noi nuovi desideri, i fanciullini, invece, restano piccoli e mantengono la “maraviglia” , la capacità di stupirsi di fronte le piccole cose della vita. Il fanciullino grazie alla maraviglia vive in serenità. (Idea della serenità della fanciullezza che deriva dall’innocenza, l’ingenuità). La maraviglia è antica, sorta di saggezza antica che fa vedere il mondo in maniera serena e innocente. L’uomo adulto preso dalle sue contingenze non se ne accorge delle piccole cose. Quando cresciamo la nostra voce cambia, la voce del fanciullino, invece, rimane tintinnante dolce, ma noi non riusciamo più a sentirla nell’età adolescenziale e adulta. Quando siamo anziani, invece, la vocina del fanciullo riaffiora in noi e pertanto ricominciamo a provare le sensazioni della vita. Quando siamo presi da nuovi desideri diventiamo litigiosi e tendiamo a difendere ciò che ci ha reso così. Il fanciullino si sente più vicino ai vecchi. I giovani a volte si vergognano del fanciullo e sdegnano la conversazione con loro. L'uomo riposato, ossia l’uomo anziano ama parlare con il fanciullo. “non l’età grave ...anima” non è l’ultima età che impedisce di ascoltare il fanciullino, ma è l’età di mezzo. Quando sei vecchio manca. il chiasso della vita che ti disorienta. Se gli occhi dell’anziano vedono di meno, gli occhi interni del fanciullino ritornano a vedere. Se dobbiamo immaginarci Omero, dobbiamo immaginarcelo vecchio e ceco e accompagnato per mano da un fanciullino. Riferimento alla poesia greca” da un fanciullino... Odisseo”. cap.III (non c’è sul libro) Si chiede se il fanciullino capace di cogliere la musicalità sia in tutti e risponde che lui non crede che non ci sia in tutti e che pertanto tutti possono essere poeti (non più visione elitaria). “mai segni della sua presenza ...’descrive meglio il fanciullino e insiste sul fatto che il fanciullino conosce la realtà che va oltre le cose grazie ai sentimenti, all’irrazionalità. “ egli rende tollerabile la felicità e la sventura...ricordo” Pascoli ci dice che il fanciullino è quello che ci fa ridere al funerale e ci rende sopportabile quel momento, ci fa vedere i momenti tragici con un pò di sollievo e ci fa piangere nei momenti di gioia (antitesi). Questo fanciullino riappare ogni tanto e riappare quando è coinvolta la nostra irrazionalità, come la morte di una persona cara. Il fanciullino a volte “ci salva” dall’angoscia. “egli fa umano l’amore...donna”= concezione dell’amore di Pascoli. Pascoli vede nell’amore qualcosa di violento, di negativo che non capisce “tra bramire di belve”, l’amore significa anche “possesso”. Egli dice che se riuscissimo anche nell’amore far prevalere il fanciullino, il rapporto violento diventerebbe una carezza data da una sorella e l’amore diventerebbe umano. “Egli ci fa perdere il tempo...riluce” Il fanciullino è quello che ci fa perdere tempo, poiché ci fa cogliere il senso della vita, cogliere la bellezza in tutte le cose. Ci fa avere delle epifanie, ossia vedere qualcosa di ordinario come speciale. “E ciarla ...vede” Pascoli riprende molto questo concetto; il fanciullo è l’Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede. Il poeta si esprime con le parole come Adamo che ha dato il nome atutte le cose. Il fanciullino è Adamo poiché capace di ridare significato alle parole, le ridà vita. Pascoli fa da spartiacque per una poesia che cambierà sempre di più. (12-02-21) Precetti della poetica pascoliana: «riscoprire la bellezza e la forza della singola parola «uso del simbolismo, analogia “egli scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose” «importanza dell’epifania; riscoprire la verità all’improvviso Nel descrivere il fanciullino troviamo i precetti della poetica pascoliana. Il bambino non usa bene il linguaggio, il fanciullino invece sì, riesce a dare più valori a una parola (valore polisemico). Il fanciullino riesce a cogliere il senso connotativo della parola, inoltre, riesce a mettere insieme più sfere semantiche “egli adatta, ... parola”. Pascoli cita il professore e il banchiere, affermando che forse il fanciullino tace in loro perché sono troppo seri e il contadino e l'operaio che è troppo impegnato a lavorare. Pascola cita diversi lavori, per sottolineare il fatto che tutti hanno il fanciullino, che dimenticano a causa del lavoro. “Siano gli operai...sogno comune” quando ci troviamo di fronte a un evento che viviamo più con i sentimenti che con la ragione, risentiamo il nostro fanciullino. Idea un pò egualitaria= concerto capace di appianare le differenze sociali. D’Annunzio con il superuomo ha una visione elitaria. Pascoli, invece, afferma che il godere della poesia provoca sensazioni belle in tutti e fa rivivere in tutti il fanciullino. Cap.IV Il poeta è colui che non ha mai perso contatto con il fanciullino. Il modo di ragionare del fanciullino sembra semplice, ma è profondo. Figli tramite l'analogia, e non la ragione “scalino per scalino”, ci permette di scoprire l’epifania, la verità che appare improvvisamente. Cap.V “Tu sei il fanciullo eterno che vede tutto con meraviglia ...”= concetto dell’epifania; cosa ordinaria che ad un certo punto fa scaturire in noi qualcosa di speciale. “si che l’uomo...fanciullo” concetto simile a quello di Leopardi; gli antichi erano più vicini al fanciullini, sapevano dialogare meglio con lui perché sapevano meno. (idea un pò critica del progresso). “Certo...”Il fanciullino negli uomini antichi si confondeva con l’uomo adulto. L'uomo preistorico si stupita di fronte a tutto come si meraviglia sempre il fanciullino. Dobbiamo riscoprire la poesia. Il poeta dunque è colui che fa parlare il fanciullino in sé e la poesia ha più effetto sul lettore, se il lettore lascia che sia il fanciullino a leggerla. MYRICAK La prima raccolta poetica di Leopardi del 1908 s’intitola Myricae. La parola latina “myricae” in italiano significa “tamerice”. Pascoli vuole riscoprire le parole ed è affascinato dai nomi che stanno assegnando alle piante (unico aspetto positivista di Pascoli), quindi nelle sue poesie lui spesso ci parlerà di piante e anche di animali che non sono mai state decantate prima (es. gelsomino). Tuttavia Pascoli non scelse questo fiore come il titolo delle sua opera per questo motivo, ma perché Virgilio nelle Bucoliche ,nei primi due versi della quarta bucolica, in cui aveva affermato che sarebbe nato un puer che avrebbe riportato l'età d’oro, c’era scritto “ Sycelides Musae paulo maiora canamus. Non omnes iuvant arbusto humilesque myricae”. Con questa frase Virgilio voleva annunciare l'innalzamento del tono di questa bucolica, rispetto alle altre. Fgli, infatti, con le parole “umili tamerici” dice di star abbandonando la poesia umile, semplice per dedicarsi a una poesia più elevata. Pascoli riprende la parola “tamerice”, per inviare un messaggio “antitetico”rispetto a Virgilio, infatti, egli dice di amare la poesia semplice, umile a cui egli si dedicherà. La scelta della parola “Myricae”quindi è una dichiarazione poetica. 28/02/21 X AGOSTO (495-496) Le poesie di Pascoli sono sempre molto corte e pertanto vengono dette “bozzetti paesaggistici”. Vengono definite in tal modo in quanto le descrizioni di Pascoli sono abbozzate, “impressioniste”, infatti, egli dà solo degli accenni del paesaggio in cui egli ci vuole fare cogliere i simboli. Questa poesia è di tipo narrativo. Il titolo della. poesia è già di per sé un simbolo; il 10 agosto, infatti, oltre a essere la data di morte del padre di Pascoli e anche la notte di San Lorenzo. Pascoli sfrutta questa coincidenza di date e afferma che le stelle cadenti che cadono in quel determinato giorno, non sono altro che le lacrime del cielo per la morte di suo padre (manifestazione naturale del dolore per la morte del padre). NOVEMBRE Gèmmea l'aria, il sole così chiaro che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore... Ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno, e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno. Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. È l'estate, fredda, dei morti. Sempre nella raccolta di Myricae. È formata da tre quartine ed è un abbozzo paesaggistico. Il paesaggio descritto non corrisponde a un paesaggio autunnale come anticipato dal titolo e ciò crea un effetto destabilizzante. Il titolo qui come poi in Ungaretti, diventa parte integrante della poesia stessa. “Gèmmea”= neologismo che significa brillante. Già dall’inizio possiamo vedere un uso particolare della sintassi, infatti, nel primo verso manca un verbo. L’aria è fresca, brillante, tersa come una gemma e il sole è chiaro. La giornata è così bella che verrebbe di cercare gli albicocchi in fiore e sembra di sentire nel cuore l’odorino amaro (sinestesia) del biancospino “prunalbo”. Flementi che anticipano la poesia del 900: «titolo considerato come parte integrante del testo -mancanza di verbo -uso particolare della punteggiatura (es. “...”alla fine della prima strofa) Ila STROFA “Ma” crea un distacco tra lo stato immaginativo e la realtà. Questa strofa può essere lette in chiave oggettiva, ossia come la semplice descrizione di un paesaggio naturale, o in chiave simbolica, trovando simboli nelle parole e nei vari elementi presentati. Chiave oggettiva: pruno è secco, le piante sono spoglie, i cieli si stagliano nel cielo, il cielo è vuoto perché gli uccelli sono migrati e il terreno sembra vuoto perché la terra è rigida. Chiave simbolica:- “stecchiti”= rinvio alla morte -“di nere..sereno”= -i rami degli alberi si stagliano, minacciando il cielo sereno, ossia la felicità. Questo indica l’idea del subentrare dell’infelicità, dell’ombra che minaccia l’interiorità del poeta -“e vuoto il cielo”= rinvio all’indifferenza di Dio, alla mancanza di partecipazione di quest’ultimo nelle vicende umane -“e cavo..terreno”= forse è un rinvio al vuoto delle bare che stanno sotto terra. IIIa STROFA I verso = mancanza di verbo Può anch'essa essere letta nelle due chiavi; oggettiva e simbolica Chiave oggettiva: c’è silenzio, il vento soffia e le foglie cadono dagli alberi Chiave simbolica: -analogia caduta fragile delle foglie e fragilità dell’esistenza dell’uomo -sinestesia= caduta-fragile -ipallage= fragile (foglia autunnale)legato a caduta «inversione sintattica, iperbato “di foglie un cader fragile” Nel penultimo verso, Pascoli ci rivela il motivo del tempo così soleggiato, affermando di star descrivendo una di quelle giornate di novembre, dette “estate di San Martino”, dove ci sono le tipiche condizioni meteorologiche estive. Pascoli, però, ci ricorda anche che novembre è il mese della, festa dei morti e che quindi questa è un “estate fredda, dei morti” “estate-fredda”=ossimoro messo in enjambent fortemente inarcato TRILOGIA Itre poemetti “il tuono”, “I lampo” e “Temporale” vengono considerati una trilogia per via del contenuto simile, ossia l'evento di un temporale, che per Pascoli rappresentava, il male presente nel mondo, per l’uso della stessa metrica e per la divisione del mio primo verso dagli altri 6 (tranne “il tuono”). Itre poemetti, però, differiscono nella lunghezza dei versi. I titoli di queste poesie come nel caso di “Novembre” sono importanti, in quanto, sono parti integranti della poesia. Questo tratto, insieme al fatto di dar valore agli spazi bianchi (in questo caso Pascoli lascia dello spazio tra il primo e gli altri sei versi)sono dei tratti innovativi tipici della poesia novecentesca. TEMPORALE La poesia si apre con una sensazione uditiva, ossia con il suono di un temporale in avvicinamento, rappresentato con l’uso della Un bubbolîo lontano... parla onomatopeica, “bubbolio” Dal II verso fino alla fine della poesia, invece, troviamo la Rosseggia l'orizzonte, descrizione dell’arrivo del temporale dal punto di vista visivo. come affocato, a mare: Questa poesia quindi può essere vista come una grande nero di pece, a monte, sinestesia. stracci di nubi chiare: Questa poesia viene definita “impressionista”in quanto le parole trail nero un casolare: usate da Pascoli sono come pennellate di colore che creano un un'ala di gabbiano. bozzetto paesaggistico simile ai quadri impressionisti. Il decadentismo tentava di creare una sorta di sinestesia tra le diverse tipologie di arte, ossia di unire tra di loro la pittura, la scultura, ecc... In questo caso Pascoli ha unito la scrittura con la pittura “stracci di nubi chiare” = analogia tra le due sfilacciate e degli stracci bianchi In mezzo al nero, che rappresenta il male del mondo, troviamo ‘un casolare (protezione)= idea che ci sarà sempre qualcosa che ci proteggerà “per creare distacco tra ciò che vede “il casolare” e ciò a cui egli fa riferimento “un’ala di gabbiano” Analogia tra il casolare e l’ala di un gabbiano: -entrambi sono bianchi «il casolare e l’ala del gabbiano sono fonte di protezione, dei rifugi che proteggono dal temporale, ossia dal male del mondo -gabbiano è simbolo di libertà e la casa e la famiglia anche rappresentano libertà -uso di analogie, sinestesie, spazi bianchi, uso particolare della punteggiatura, mancanza di verbi, titolo che fa parte del testo = elementi tipici della letteratura del 900. La parola a partire dalla fine del 800 all’inizio del 900 diventa polisemica. In questa poesia le parole sono polisemiche. IL TUONO K nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d'arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, etacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vani. Soave allora un canto s'udì di madre, e il moto di una culla. IL LAMPO K cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto ‘una, casa apparì sparì d’un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera, Il tuono è un’altra espressione di un temporale. Il tuono rappresenta la parte sonora di un temporale, il lampo, invece, quella visiva. Le tre poesie quindi compongono un quadro sinestetico. Questa poesia presenta una sintassi più costruita e classica, con tanti verbi, diversamente dalle altre «tentativo di ripercorrere l’arrivo del tuono e del lampo e di riprodurre i suoni tramite l’uso di allitterazione e onomatopee (v.2-3)allitterazione in -r, il suono del tuono rimbombante viene associato al fragore provocato da ‘un dirupo che frana (v.3-4)paratassi per polisindeto per accelerare il ritmo -suoni onomatopeici e allitterazioni in -t,-v.-u (v.4) sorta di climax : rimbombò-rimbalzò-rotolò (v.5-6)paratassi per asindeto ; silenzio, poi l’eco del suono e poi di nuovo silenzio (v.5-6) in mezzo al silenzio si sente un suono rassicurante, ossia il canto di una madre, che culla un bambino e il suono della culla che viene mossa. Le parole si fanno dolci (soave, culla, ecc..) Con questo quadro di vita quotidiano Pascoli vuole sottolineare l’idea della famiglia vista come fonte di protezione. «idea del lampo che squarcia il cielo per poi sparire -elementi presenti già nelle altre poesie: casa bianca, notte nera, -il mondo è dato dalla configurazione terra e cielo -“si mostrò qual era”= epifania, squarcio sula realtà, verità (v.8)la terra viene personificata, infatti, viene detta ansante, livida, in sussulto. La terra è scossa dai lampi. (v-2-3)sia la terra che il cielo stanno soffrendo, sono sconvolti dal lampo e questo rimanda all’idea della sofferenza del mondo che coinvolge tutto e tutti “tacito-tumulto”= ossimoro -similitudine = la casa appare e scompare nel buio come la luce quando l’occhio si apre e si chiude -“occhio che si apre e si chiude” può rappresentare la brevità dell’epifania. ospite caro? onde più rosse e liete tornaste alle sonanti camerate oggi: ed oggi, più alto, Ave, ripete, Ave Maria, la vostra voce in coro; e poi d'un tratto (perché mai?) piangete... Piangono, un poco, nel tramonto d'oro, senza perché. Quante fanciulle sono nell'orto, bianco qua e là di loro! Bianco e ciarliero. Ad or ad or, col suono di vele al vento, vengono. Rimane qualcuna, e legge in un suo libro buono. In disparte da loro agili e sane, una spiga di fiori, anzi di dita spruzzolate di sangue, dita umane, l'alito i&noto spande di sua vita. IN «Maria!» «Rachele!» Un poco più le mani sipremono. In quell'ora hanno veduto la fanciullezza, i cari anni lontani. Memorie (l'una sa dell'altra al muto premere) dolci, come è tristo e pio il lontanar d'un ultimo saluto! «Maria!» «Rachele!» Questa piange, «Addiol» dice tra sé, poi volta la parola grave a Maria, ma i neri occhi no: «Io,» mormora, «sì: sentii quel fiore. Sola ero con le cetonie verdi. Il vento portava odor di rose e di viole a ciocche. Nel cuore, il languido fermento d'un sogno che notturno arse e che s'era all'alba, nell'ifnara anima, spento. Maria, ricordo quella grave sera. L'aria soffiava luce di baleni silenziosi. M'inoltrai leggiera, cauta, su per i molli terrapieni erbosi. I piedi mi tenea la folta erba. Sorridi? E dirmi sentia: Vienil Vienil E fu molta la dolcezza! molta! tanta, che, vedi... (l'altra lo stupore alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta con un suo lungo brivido...) si muore!» Questo fiore dona oblio a chi gli si avvicina (oblio dolce e crudele = ossimoro). Questo fiore è il simbolo del amore peccaminoso, pericoloso a causa del quale Rachele è quasi morta. “una mano posa, guarda, lontano, vedono”Maria ritorna a parlare del convento. Descrizione semplice delle due donne capaci di rievocare il passato che le accomuna. Ricordi dolci. I pensieri si profumano dei ricordi del passato, delle giornate di maggio, delle rose e delle viole (sinestesia) Il profumo è sentore di innocenza e mistero (ossimoro= descrizione dell’adolescenza, caratterizzato dalla purezza e dal mistero del futuro) “K negli .tocche”i ricordi si configurano in un insieme di sensazioni; visive, olfattive e uditive. Sentono nelle orecchie le melodie suonate dalle suore. “Oh!...caro” Pascoli immaginai primi turbamenti, l’arrivo di ‘un ragazzino che scombussola Rachele, la fa cantare di nuovo felicemente e la fa piangere senza una vera ragione. “bianco e ciarliero” Il giardino è bianco perché rimanda alle vesti delle suore e ciarlero perché le allieve e le suore chiacchierano (sinestesia). “Ad ..buono”Il velo della suora al vento riproduce l’immagine delle vele al bianco. Alcune ragazze leggono i libri buoni (mondo puro e casto del monastero). “In ..vita” rappresentazione simbolica. I fiori visti come dita. sanguinanti. “Maria...lontani” si sono perse nei ricordi lontani “Memorie..saluto” hanno passato un pomeriggio insieme ricordando i bei ricordi comuni, ma adesso devono salutarsi. “poi volta....fiore” Rachele piange e confessa di aver conosciuto quel fiore. “Nel cuore, il languido fermento”Rachele ha un’animo predisposto a vivere un amore passionale. Rachele si ricorda di una notte di temporale “luce di baleni silenziosi” (sinestesia.). Il temporale sembra avvertire Rachele del male del mondo che rischia di minacciare il suo giardino paradisiaco. Durante quella notte lei sente la voce del fiore che la chiama a sé. L’amore è visto come qualcosa di dolce, ma che porta anche alla morte (idea decadente dell’amore= dolce e spaventoso). Digitale purpurea = amore passionale e esperienza di Rachele
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