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Futurismo, Marinetti, Crepuscolarismo, Ermetismo, Ungaretti, Montale, Quasimodo, Appunti di Italiano

All'interno del documento si trovano approfondimenti sulle seguenti correnti: Futurismo, Crepuscolarismo ed Ermetismo. Ci sono anche le vite e diverse opere degli autori. Filippo Tommaso MARINETTI: Zang-tumb-tumb, Il Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista. Giuseppe UNGARETTI: Porto Sepolto, Allegria di Naufragi, Soldati, I Fiumi, San Martino del Carso, Veglia, La Mattina. Eugenio MONTALE: Ossi di Seppia, Meriggiare Pallido e Assorto, Spesso il male di vivere ho incontrato, Cigola la carrucola del pozzo, Occasioni, Non recidere forbici quel volto. Salvatore QUASIMODO: Ed è subito sera, Alle fronde dei salici.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 24/09/2023

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diana-runei 🇮🇹

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Scarica Futurismo, Marinetti, Crepuscolarismo, Ermetismo, Ungaretti, Montale, Quasimodo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Futurismo Il futurismo è una delle avanguardie del 900. Sono l’unica vera corrente italiana. È considerabile un’avanguardia, perché rompe con i canali di comunicazione tradizionali, non si vogliono condividere i contenuti e le riflessioni con la mentalità comune. La realtà non è quella che sembra, ci sono più facce. Nel 1909, su Le Figaro viene pubblicato ilmanifesto del futurismo. Il principio del futurismo è quello di opporsi al passatismo, ovvero tutto ciò che è vecchio e morto. Tutto è velocità, energia, vivo. Il manifesto propone il paroliberismo, ovvero parole in libertà, un nuovo modo di fare letteratura, perché si dimenticano i connettori. I verbi vengono posti all’infinito, vengono eliminati gli avverbi, la punteggiatura, ecc. La parola singola deve funzionare per analogia senza aver bisogno di spiegazioni. Non c’è bisogno di capire, ma di provare emozioni. (⇒Apollinaire, dove la grafica ha importanza). Per esprimere il loro pensiero organizzano delle serate futuriste in un teatro, ma spesso finiva con violenza. In queste serate c’era anche una parte musicale. Loro hanno inventato l’intonarumori, che sono degli aggeggi che fanno rumore. Loro non sono musicisti, ma dei rumoristi. Filippo Tommaso Marinetti È il teorizzatore del movimento. Propone delle teorie di distruzione dell’arte. Zang-tumb-tumb Scritta da Marinetti durante la guerra dei Balcani avvenuta tra il 12 e 13. Lui vuole far sentire la confusione della battaglia. La sintassi tradizionale viene smantellata, non ci sono aggettivi o avverbi, i verbi sono all’infinito. É portata all’eccesso l’onomatopea e anche il fonosimbolismo. Il manifesto tecnico della letteratura futurista 11 maggio 1912 - Si scardina il senso della frase, per cogliere il suo significato puro. - É meglio utilizzare il verbo all’infinito perchè non mette l’azione nel riquadro del tempo. - Evitare avverbi e aggettivi per non avere connotazioni - Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, sono legati per analogia. - Abolire la punteggiatura - Distruggere la psicologia - Ossessione per la materia senza forma che prende quella dell'artista - Introduzione del rumore, del peso e dell’odore - Rottura dei canali comunicativi Alla base del futurismo si trova l’irrazionalismo. Storicamente hanno avuto un grande ruolo nella propaganda intervista. Dal 1910 c’è una violenta polemica antiborghese, ma sono nazionalisti (pro colonialismo ex: campagna libia - anticlericali. NON SONO PORTATORI DEL FASCISMO) Crepuscolarismo Il crepuscolarismo non è una vera e propria corrente, perché i poeti erano autonomi, ma rimangono comunque legati da tratti comuni. Fu coniata da un critico, Giuseppe Antonio Borgese, nel 1910. Voleva mettere in evidenza che questi autori avevano una predilezione per atmosfere malinconiche e sfumate, come se si stesse guardando un crepuscolo. Sono in contrasto con D’Annunzio e il Futurismo, perché prediligono toni sobri, ironici, provinciali e quasi banali. Il maggior esponente è Guido Gozzano. Scrisse “Buone cose, ma di pessimo gusto” che è un’opera dove parla di cose semplici e dimesse che fanno ritornare a essere umani Ermetismo Nasce in Italia negli anni 30 e viene associata a una corrente filosofica. L’aggettivo ermetico è usato per descrivere qualcosa di difficile. Il termine fu coniato da un critico, Francesco Flora, per parlare della poetica di Ungaretti (anche se lui non è ermetico). Egli usa questi termini in modo negativo, parlando di un certo tipo di poesia, perché incomprensibile. Il termine viene adottato con connotazione positiva da un gruppo di poeti che lo utilizzarono per descrivere la loro poetica. Questi giovani poeti operarono a Firenze tra gli anni 30 e 40 e si ritrovano al Caffè delle Giubbe Rosse. Loro recuperano la lezione simbolista e concentrano la loro attenzione sulla parola, che viene assunta nel suo valore assoluto e sganciata da ogni tipo di impegno politico e ideologico, utilizzando un linguaggio oscuro e difficile. Viene inventato questo Ermete Trismegisto, che è un personaggio leggendario dell’antica Grecia, aveva scritto dei testi magici. Viene considerato ermetico ciò che solo la gente ispirata può capire. Il loro obiettivo è quello di creare una poesia pura, slegata dal tempo e dalla storia, con un linguaggio essenziale, senza figure retoriche speciali, perché la parola perde il suo valore comunicativo per acquistarne uno evocativo, deve essere come un’illuminazione. Si richiama a una concezione orfica (religione degli antichi egizi), visto il suo carattere religioso e questa poesia che entra nell’anima. I maggiori esponenti sono Alfonso Gatto e Quasimodo. Sulla rivista “Campo di Marte” un critico letterario, Carlo Bo, che lavora con loro, scrivere un saggio intitolato “letteratura come vita” che è considerabile come manifesto dell’ermetismo: - la letteratura deve essere vissuta come una prova morale (collegamento tra etica e letteratura) - la poesia ermetica è la ricerca della verità, compie una ricerca del senso dell’esistenza - esaltazione della parola come mezzo per arrivare all’assoluto, che implica un rifiuto della storia (che non viene presa in esame perché con la poesia metafisica non serve il confronto ! Quasimodo è anche non ermetico, perché parla di storia in un modo più semplice. San Martino del Carso É una poesia che nasce dalla scarnificazione di una poesia il triplo più lunga. Anche questa è una poesia di guerra. Nella poesia c’è un gioco continuo tra le cose che assumono caratteristiche umane e l’uomo che ospita nel suo cuore dei luoghi. É uno scambio tra l’uomo e le cose. Veglia Il titolo ci spiega come il poeta sia rimasto sveglio accanto al compagno morto. É stata scritta l’antivigilia di Natale (23 dicembre 1915). Sono solo due strofe. La prima è un lungo flusso di coscienza che mette a nudo dei particolari macabri, scandito da un elenco di participi passati in sintonia con alcuni termini. L’unico termine che esce da questa logica è congestione, usa quindi la metonimia (per intendere l’astratto per il concreto). Anche nel dolore più profondo, il poeta in guerra ha bisogno di calore umano (istinto umano), non della morte di cui è circondato. La mattina È formata da due ternari (3 sillabe), entrambi apostrofati. Il primo dei due è sdrucciolo (accento sulla terzultima sillaba). Il titolo è inerente ma non troppo scontato. All’inizio il titolo era cielo-mare. Questa poesia indica che quest’ansia di scarnificare di Ungaretti, alla fine crea due versi che sono lontani dal contesto e quindi diventano parole incisive, proprio perché sono universali. Abbiamo un individuo che si fonde con il tutto. É un modo per comunicare con l’infinito. La poesia serve per spiegare l’illuminazione, la poetica del baleno. Pensiero Sentimento del Tempo Ungaretti fa un passo indietro, perché sente l’esigenza di un recupero del ritmo e del tempo. Ricomincia a scrivere in modo tradizionale. Pensiero Il dolore Ungaretti fa ritornare il personaggio della storia. É caratterizzata dal dolore del poeta e completamente diversa (tradizionale). Si sente il senso della catastrofe collettiva. Il dolore universale è riscattato attraverso la poesia che lo porta a Dio. Eugenio Montale Nasce a Genova nel 1896 da una famiglia medio-borghese e muore a Milano nel 1981. Ha da subito una propensione per il canto, anche se la abbandona presto, ma gli rimane l’orecchio. Montale partecipa alla prima guerra mondiale, ma l’esperienza non lo segna tanto quanto Ungaretti. In compenso, il 22 lo troviamo nelle zone delMonte Rosso (Liguria) dove incontra la sua prima donna, Anna degli Uberti (chiamata Annetta Arletta). Qui, Montale lavora per Pietro Gobetti e scrive sulla rivista Il baretti. Qui scrive un saggio Stile e tradizione, che è quasi unmanifesto del suo modo di vedere le cose. Come Gobetti,Montale rifiuta le avanguardie dell’epoca. Montale non è retrogrado, infatti ha scoperto Svevo. Nel 1925, Montale firma ilmanifesto degli intellettuali antifascisti e sempre in quest’anno esce Ossi di Seppia. Montale conduce una vita appartata durante il fascismo, visto che la sua poesia non riflette ciò dal punto di vista di impegno intellettuale. Montale poi si trasferisce a Firenze e dove conosce Irma Brandeis (Clizia), il suo vero amore. Era americana, ebrea (scappa quando ci sono le leggi razziali) e specialista di Dante. Nel 1939, pubblica, presso Einaudi, la seconda raccolta: Le occasioni. Dal 39 inizia a convivere con la sua futura moglie, Drusilla Tanzi (Mosca). Dal 48 fa il redattore del Corriere della Sera a Milano. Nel 56, pubblica la sua terza raccolta: La bufera (e altro). Durante la guerra Montale aveva nascosto degli ebrei (Saba, Levi). Dopo la guerra è abbastanza convinto nel partito comunista. L’ultima raccolta, del 71, si intitola Satura. Nel 75 prende il premio nobel per la letteratura. Opere: Le sue raccolte hanno caratteristiche diverse - Stile e tradizione: saggio manifesto per esprimere il suo pensiero - Ossi di Seppia (1925): Il titolo definitivo viene pensato nel 24. Inizialmente era Rottami (per ciò che viene espulso dal mare), Frantumi, etc. Il rottame a riva era l’osso di seppia, come l’uomo che viene espulso dalla vita. L’osso di seppia è il correlativo oggettivo dell’esilio del poeta dalla vita. Il poeta non è in armonia con l’universo, si sente estraneo (⇒ Camus) al mondo. Gli ossi rappresentano anche la lotta delle cose e dell’uomo con la natura che li riduce in scarti. È la poesia del residuo. Contesto di pubblicazione: l’assassinio di Matteotti in pieno fascismo, lui firma il manifesto degli antifascisti. Questo suo libro risente del clima storico difficile. Il male di vivere viene espresso in immagini di prigionia dell’uomo nella vita. Montale cerca di trovare una soluzione nel riconoscersi simili, uniti, davanti a questo. É unmale esistenziale, l’uomo è condannato a non conoscere e non può essere felice. - Temi: - Rifiuto del sublime: preferisce il quotidiano, per rappresentare la frustrazione esistenziale, devo associarla a qualcosa di semplice. - Detrito: l’uomo tenta di fondersi con il mare, ma viene buttato fuori dall’acqua come un detrito. La fusione dell’uomo con il mondo naturale non si realizza, Montale pensa alla condanna dell’uomo. Montale si sente un frammento tagliato fuori dal contesto. - La Liguria scarna ed essenziale: il mare rappresenta una pienezza impossibile da raggiungere. Al personaggio rimane una terra arida e secca che è allegoria dell’esilio e solitudine dell’uomo. - Prigionia dell’uomo di una negatività senza scampo: che costringe gli uomini e gli lascia pochi spiragli. L’uomo è come un prigioniero circondato da una muraglia invalicabile. L’uomo percepisce gli oggetti che hanno un valore allegorico e prendono maggiore importanza dell’uomo stesso. Per questo la poesia di Montale è oggettuale. - Linguaggio: scarno, difficile, aspro, conciso, con tante allitterazioni e onomatopee dure. - Ed. definitiva (1942): 1. formata da due poesie introduttive - (con i temi principali della raccolta) In Limine (sul confine). - I limoni per trattare la sua poetica - Ossi brevi: poesie centrali - Sezioni finali: tra cui il Poemetto mediterraneo dove il poeta affida all’acqua il proprio messaggio. - Le occasioni (1939): pubblicato presso Einaudi (casa editrice ebrea) - La Bufera (e altro) (1956): - Satura (1971): Pensiero (Ossi di Seppia) Viene scritta dal 1916, quando Ungaretti pubblica Porto Sepolto. Si tratta di autori opposti. Ungaretti cercava di spezzare la sintassi, scarnificando le frasi, con lo scopo di unire i due momenti, Montale, invece rifiuta tutte le avanguardie, recuperando la tradizione precedente. Montale sostiene che non ci sia nessuna possibilità di riscoprire una forza autonoma nella parola perché la parola non può prendere un ruolo così importante. Tra l’uomo e l’assoluto c’è il mondo, il fenomenico. L’illuminazione di Ungaretti, non esiste in Montale. Per Montale la parola non aspira all’assoluto, ma si deve confrontare con il reale. Infatti, Montale rifiuta le analogie, i simboli. La parola non allude a niente, ma indica in maniera precisa qualcosa di concreto. Montale è un poeta delle cose (modello: Pascoli, Gozzano). Montale lo racconta nei Limoni, che è una poesia dove lui parla di questo profumo di limoni, in contrasto con la tradizione classica, perché parla di cose di basso livelli. Non è un testo naturalistico. Montale, quindi, sceglie le piccole cose, elementi di una realtà povera, che provengono dalla sua cultura. Le cose hanno il loro nome e vanno chiamate così, perché le cose hanno in sé il loro segreto, ma la Natura non si apre, le cose non possono essere decifrate. Il poeta può solo prendere atto di questa situazione. Questo è il lato decadente di Montale, che è considerato: Il poeta del male di vivere. Il poeta deve esprimere la sua perplessità esistenziale. É una situazione senza via d’uscita. La natura che racconta rispecchia questa condizione di aridità (⇒ Lorca). Le cose possono essere chiamate emblemi (non sono simboli), che rispecchiano dei concetti. Il principio poetico di Montale è il correlativo oggettivo (⇒ T.S. Eliot), ovvero l'espressione fisica di un astratto. Ogni cosa è il correlativo oggettivo di uno stato d’animo. La sua poesia è oscura, perché tenta di attribuire agli oggetti il loro correlativo oggettivo, che non è un'analogia, ma si tenta di decifrare il senso dell’esistenza, cosa che non sarà mai possibile. L’associazione assomiglia all’allegoria di Dante (selva oscura identifica il peccato dell’uomo). Dante era diverso perché aveva la sicurezza che fossero corrette, visto che aveva un Dio che ordinava tutto. Montale non era credente, quindi le associazioni che propone non hanno nessuna garanzia di correttezza. Nella sua poesia: Spesso il male di vivere ho incontrato dice che l’unica cosa che ci accomuna è la “divina indifferenza”. Si parla di incertezza assoluta. Il Dio (che magari esiste anche) è così distante dal mondo che non ha rapporti con gli uomini. La poesia non è una confessione e neanche un modo di conoscere, per Montale la poesia è molto più chiacchierata, non può insegnare nulla. Montale è l’autore che rifiuta il poeta vate. Il poeta non serve. Non chiederci la parola: poesia dove dice che il poeta non ha messaggi positivi, ma sa solo quello che non vuole. Salvatore Quasimodo L’unico poeta appartenente all’ermetismo. Nacque a Modica nel 1901, trascorrendo l’infanzia in Sicilia. Si diploma come geometra, si trasferisce a Roma, studia Ingegneria, ma lascia gli studi perché non aveva abbastanza soldi. (ma prosegue lo studi di materie umanistiche da autodidatta). Nel 1929 vieni invitato da Elio Vittorini (cognato) a Firenze. Conosce Montale e nel 30 pubblica Acque e Terre sulla rivista Solaria. Va a Imperia, dove lavora per lo Stato. Nel 32 pubblica Oboe sommerso. Dagli anni 40, c’è un cambiamento radicale: si trasferisce a Milano e insegna Lettere al Conservatorio. Nello stesso anno pubblica una traduzione dei Lirici Greci. Nel 42, esce una versione globale della sua poesia: Ed è subito sera (titolo della poesia più famosa). Dopo la guerra, Quasimodo rinnega un po’ l’ermetismo, perché il dolore causato dalla guerra deve essere cantato e condiviso da tutti. Cambia completamente stile. Nel 1959 prende il premio Nobel per la Letteratura. Muore a Napoli nel 1968. Stile 1. Piena sperimentazione dell’ermetismo, con un allentamento dalla lingua parlata. La parola non comunica, perché ha un valore assoluto, è astratta. La parola diventa assoluta attraverso l’analogia, la sintassi nominale, l’indeterminatezza (dai Futuristi). 2. Acqua e terre: molto ermetica. La parola ha un timbromagico ed evocativo. Il tema è la nostalgia della terra siciliana che viene mitizzata, sprigiona innocenza attraverso una comunione con le cose. 3. Oboe sommerso (dai calcinacci, dalla distruzione): raccolta dove il tema dominante è l’insoddisfazione per il presente. Si tratta la solitudine dell’uomo nel dolore della vita. Gli ermetici si sentono fuori dal mondo 4. Ed è subito sera, viene pubblicato dopo la guerra, la parola diventa comunicativa, la poesia diventa lo strumento di testimonianza politica e di polemica sociale. Diventa molto più discorsiva e narrativa. Ed è subito sera L’ermetismo non prevede una folgorazione (come Ungaretti), ma una riflessione sulla condizione umana. Il poeta non comunica, vuole far sentire.Si parla di solitudine e della precarietà della vita. Di ferita, di sera. Ciò apre una serie di problematiche. La vita rappresentata dall’energia del sole, è il primo strumento di morte. Vivere per morire. SOlitudine di chiunque, credono di stare inseme, ma in quell’attimo vengono trafitti. La terra è la metafora della morte. Alle fronde dei salici Poesia scritta dopo la guerra e fa parte del secondo periodo. É una poesia etica, più chiara e lunga che deve esprimere il vero senso(1947) → nuovo impegno civile Poesia semplice, c’è l’endeacsillabo, sembra un piccolo racconto. Parla del dolore e della tragedia a causa dell’occupazione tedesca di Milano e l’uomo è al centro di questo dolore. Per farlo il peota riprene i versi del salmo 137 (canto degli Esuli) che ricorda il rifiuto degli ebrei a cantare i loro inni - esempio di vittime. É il 25 luglio 43, il giorno della resistenza e dell’occupazione nazista di milano. Siamo a fine luglio, nella poesia si parla di ghiaccio⇒ è un ghiaccio interiore, spirituale. Scritto in prima persona plurale, tutti vengono inclusi nel dolore. Il poeta cerca di definire il ruolo della poesia di fronte al dolore provocato dalla guerra. Proprio come gli ebrei, davanti alla distruzione del proprio popolo, il poeta si chiude nella protesta del silezio. C’è una serie di immagine crude e realistiche (morti nelle piazze), la natura partrecipa al dolore, i bambini sono come vittime sacrificiali (Bibbia) e l’urlo di una madre che vede il figlio morto. Le atrocità della guerra rappresentano il sacrificio per definizione (il ragazzo è come un cristo- analogia), rappresentano il dolore per antonomasia. Sono degli archetipi.
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