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Futurismo, Svevo e Pirandello, Appunti di Italiano

Futurismo (componimenti: bombardamento e lasciatemi divertire) Svevo: vita, romanzo Una Vita, Senilità e la coscienza di Zeno (il vizio del fumo e il rapporto con il padre) Pirandello: vita, la poetica, le novelle, romanzo Il fu Mattia Pascal e Uno nessuno centomila e il teatro pirandelliano (così è, se vi pare)

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 30/06/2024

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Scarica Futurismo, Svevo e Pirandello e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! AVANGUARDIE Le avanguardie nascono nel primo 900 (definita stagione delle avanguardie) e sono dei movimenti letterari ed artistici rivoluzionari perché due sono i loro obiettivi: 1. distruzione (mettere in discussione la letteratura precedente, distruggere il passato) 2. rivoluzione, creare qualcosa di nuovo Perché si chiamano così? È un termine preso in prestito dal linguaggio militare e indica un gruppo di soldati che va in avanscoperta, rischiando più pericoli rispetto ai soldati che arrivano dopo. Appunto questi letterari sono avanti, propongono cose nuove, sono gruppi di scrittori che propongono cose che sembrano strane. Le avanguardie più importanti dal punto di vista letterario sono: il futurismo, il dadaismo e il surrealismo. Cosa si propongono? Dato che propongono cose innovative, che hai più possono sembrare strane e difficili da capire, si organizzano in gruppo per svolgere un’azione più efficace e sentono la necessità di formulare dei programmi cioè dei manifesti in cui dicono i punti salienti della propria poetica (per chiarire visto che le ragioni delle loro scelte possono sembrare incomprensibili alla maggior parte delle persone). Le avanguardie ricercavano il successo anche con scandali e provocazioni. IL FUTURISMO (automobile, progresso, velocità, modernità) Il futurismo nasce nel 1909 quando Filippo Tommaso Marinetti pubblica su una rivista parigina, il Figaro, il manifesto del futurismo. Il futurismo nonostante venga ufficialmente fondato a Parigi nasce in realtà in Italia, precisamente a Milano (città più moderna dell’Italia) per poi diffondersi in Europa, soprattutto a Parigi. Il maggiore esponente del futurismo francese è Apollinaire. Le tematiche principali del futurismo sono: la distruzione del passato (inteso come valori e cultura), l’esaltazione della modernità, la velocità, il progresso tecnologico, l’esaltazione della violenza, della forza, aggressività (sostenitori della prima guerra mondiale e del fascismo). Brano pagina 392/393 I futuristi scrivono anche un manifesto che riguarda più la forma, come vengono dette le cose, chiamato manifesto programmatico nel quale propongono una rivoluzione ideologica e formale. Secondo loro la comunicazione tradizionale rendeva le opere facilmente apprezzabili da un ampio pubblico ed era ciò che loro non volevano. Sostenevano che l’opera d’arte era trasformata in merce per essere venduta, l’opera deve quindi essere di difficile comprensione e in modo provocatorio dicono che debba risultare illeggibile. Le principali innovazioni della forma e linguaggio che propongono sono: 1. La distruzione della sintassi, (i collegamenti tra le parole) propongono parole in libertà cioè i sostantivi vengono disposti a caso senza un senso logico, mettono in discussione il discorso logico. Aboliscono anche la punteggiatura per rendere meglio il fluire ininterrotto delle sensazioni (Ungaretti). 2. Utilizzo dei verbi all’infinito che suggeriscono l’idea della continuità, una durata senza inizio e fine per dare l’idea della vita che fluisce rapida e anche un modo per non dire con precisione le cose. 3. Abolizione aggettivi, perché l’aggettivo qualifica, determina e dice le cose con precisione propongono invece il sostantivo seguito dal suo doppio, cioè due immagini accostate con un collegamento non diretto, senza congiunzione (analogia, pascoli). 4. Abolire l’Io della letteratura (cioè la persona) perché l’uomo ha la logica, razionalità e vogliono sostituirlo con la materia, l’oggetto. 5. Danno molta importanza al rumore e al movimento degli oggetti (dinamismo),le parole vengono disposte in una forma grafica particolare perché secondo i futuristi la parola non ha valore solo per l’immagine mentale che suggerisce ma deve produrre anche impressioni acustiche o visive (calligramma, es a pag 408). Pag 395 bombardamento, la guerra è presentata come qualcosa di positivo, pag 399 e lasciatemi divertire BOMBARDAMENTO (pag 395) Bombardamento è un’opera di Filippo Tommaso Marinetti tratta da Zang Tumb Tumb, descrive il bombardamento ad opera dei bulgari della città turca di Adrianopoli nel 1912 con lo scopo di riprendere alcuni territori che i turchi secoli prima li avevano sottratto (prima guerra balcanica). Il componimento offre una rappresentazione, in parte verbale e in parte visiva (con l’uso di parole in neretto e maiuscole e con la particolare disposizione delle parole sulla pagina), del bombardamento. Gli effetti del bombardamento sono resi attraverso le onomatopee evidenziate nel testo, con lo scopo di ricreare il suono dei rumori assordanti e dei boati (il protagonista è l’oggetto, il bombardamento in sé). Il brano celebra il rito igienico della guerra, del quale vuole esprimere sulla pagina scritta tutta la forza dinamica. La violenza e la ferocia della guerra sono recepite da Marinetti come musica, come spettacolo bellissimo e purificatore. Lo stile sostiene il messaggio: le parole in libertà servono a commentare come didascalie l’avvenimento guerresco. L’autore vuole rappresentare le sensazioni suggerite dal bombardamento nella maniera più oggettiva e fedele possibile. Non descrive, perciò, ma raccoglie con ossessiva attenzione le impressioni, le immagini, i suoni e i colori di una giornata di guerra. Le forme sulla pagina imitano lo sconquasso provocato dai bombardamenti. Sono ripetuti ed evidenziati i sostantivi chiave, che esprimono le virtù e i valori che si vogliono celebrare. Sul piano linguistico, spiccano tre fenomeni: - la mancanza di punteggiatura (ma ci sono degli spazi bianchi per indicare la pausa tra una parola e l’altra). - l’uso dell’onomatopea, che danno l'idea del rumore delle armi (tam-tuuumb, taratata, trak-trak) e altre che rappresentano la natura che viene sovrastata dalla guerra (cip-cip-cip). - infine l’uso di una serie di verbi all’infinito (sventrare, balzare, scandere ecc.), sequenze di vocaboli che si richiamano per analogia (azzannarlo, sminuzzarlo, sparpagliarlo). Malgrado tutto Marinetti non riesce però a ricorrere in maniera esclusiva alle parole in libertà. Nel testo incontriamo infatti frasi di sapore tradizionale (non sento più i miei piedi gelati), incentrate su quell’io che, in teoria, la sua poetica rifiuta. L’autore vorrebbe eliminare gli avverbi, e invece si lascia sfuggire un "comunica telefonicamente" e gli avverbi di luogo (su giù là là intorno in alto), che accentuano il senso del movimento spaziale. Lo sforzo è quello di rendere il dinamismo della materia e la simultaneità delle sensazioni, trasferendole sul piano acustico e visivo, in cui i vari elementi tendono a mescolarsi e a compenetrarsi. 1. E’ un romanzo della scalata sociale in cui un giovane provinciale ambizioso vuole migliorare la sua posizione sociale, anche se Alfonso si limita a sognare il successo senza mai muovere un dito per conquistarlo, anzi fugge davanti alle occasioni che gli si presentano. 2. E’ un romanzo di formazione, che segue il processo attraverso cui il giovane Alfonso si forma alla vita. C’è una trasformazione del personaggio perché alla fine del romanzo prende coscienza della sua condizione e limiti ma poi si suicida (come nei promessi sposi). 3. E’ un romanzo naturalista e verista (influsso di Zola): l'inettitudine proviene dalla sua posizione sociale, quindi può rimandare all’indagine sociale portata avanti da Verga ma nel suo caso tutto si riferiva alla condizione sociale. Invece in questo caso l’interesse sociale costituisce solo la cornice del romanzo perché al centro della narrazione si colloca l’analisi della coscienza del protagonista. L’impostazione narrativa: Il narratore del romanzo è in 3° persona, onnisciente che interviene solo quando c’è un’incertezza, non si capisce cosa pensi il personaggio. Nel romanzo predomina la focalizzazione interna al protagonista: tutto passa attraverso il filtro della sua soggettività, il lettore vede le cose come Alfonso e quindi sa solo ciò che gli dice (passaggio dal romanzo realistico e naturalistico a quello psicologico). In “Una vita” la coscienza diviene un labirinto di tortuosità inestricabili in cui si intrecciano sogni, momenti di lucidità, autoinganni, ambivalenze, contraddizioni eccetera… Di frequente però si introduce nel narrato la “voce del narratore” che interviene nei punti chiave a giudicare un'azione, a correggere un'affermazione, a smentire un’interpretazione, a smascherare autoinganni e alibi costruiti dall’eroe. Personaggi del romanzo sono: - L’inetto: l’inettitudine è una debolezza, un’insicurezza psicologica che rende l’eroe incapace alla vita. Svevo non si limita solo a ritrarre una condizione psicologica ma sa anche individuare le radici sociali di quella debolezza e impotenza. Alfonso è un piccolo borghese, declassato da una condizione originariamente più elevata ed è un intellettuale ancora legato a un tipo di cultura esclusivamente umanistica; il combinarsi di questi due fattori sociali lo rende diverso nella società borghese in cui unici valori riconosciuti sono profitto, produttività, l’energia nella realizzazione pratica. L’impotenza sociale diviene impotenza psicologica e il giovane non riesce più a coincidere con un’immagine virile, piena, forte e sicura quale quella imposta dalla società borghese ottocentesca che ha il culto dell’individuo energico e dominatore. - Maller: antagonista, proprietario della banca, Alfonso lo sente come una figura paterna a cui appoggiarsi perché gli trasmette quella sicurezza che gli manca. E’ un'immagine virile e forte. - Macario: il rivale che possiede tutte quelle doti che Alfonso fanno difetto: brillante, disinvolto in società, sicuro di sé, adatto alla vita. Macario alla fine della vicenda sottrarrà all’eroe la donna (Annetta), oggetto dei suoi desideri di scalata sociale. Nel 1895 morì la madre, a cui lo scrittore era molto legato. Al suo capezzale, quasi in un simbolico scambio di consegne, incontrò una cugina, molto più giovane di lui, Livia Veneziani (figlia di un ricco industriale), e se ne innamorò, fidanzandosi con lei nel corso dello stesso anno. Le nozze furono poi celebrate nel 1896, e l'anno successivo nacque la figlia Letizia. Il matrimonio segnò una svolta fondamentale nella vita di Svevo, sarà per lui un trampolino di slancio ed entrerà a far parte dell’alta borghesia mondo dove le uniche cose che contano sono affari e guadagni. Mutava anche radicalmente la condizione sociale dello scrittore. Nel 1898 pubblica il suo secondo romanzo “Senilità”, che come il primo non avrà successo. SENILITA’ È Il secondo romanzo di Svevo che esce nel 1898 sempre a spese dell’autore. Il nuovo romanzo incorre in un insuccesso peggiore di quello precedente. Senilità (sinonimo di vecchiezza) fa parte della fase della giovinezza. Il primo titolo pensato da Svevo era il “carnevale di Emilio”. Esso si riferiva al fatto che gran parte della vicenda si svolge nel periodo del carnevale, ma poi assumeva un valore allusivo: la relazione di Emilio con Angiolina, in cui il protagonista gode un breve momento di felicità e gioventù per poi ritornare alla sua vita squallida e vuota di sempre, è simile al carnevale, in cui per breve tempo ci si diverte ma presto si ritorna alla solita esistenza, alla noia, al dolore e alle preoccupazioni. Trama: Emilio Brentani, insoddisfatto della propria esistenza vuota mediocre,inizia a cercare il godimento nell’avventura, che egli crede facile e breve, con una ragazza del popolo, Angiolina, conosciuta casualmente. Emilio si propone semplicemente di divertirsi senza impegnarsi, imitando il dongiovannismo dell’amico Balli. In realtà si innamora perdutamente della ragazza, idealizzandola e trasformandola nella sua fantasia in una creatura angelica. La scoperta però della vera natura di Angiolina, che ha numerosi amanti e si rivela cinica e mentitrice, scatena la sua gelosia che assume veri e propri caratteri ossessivi. Emilio non riesce a staccarsi dalla ragazza, un tentativo di separazione lo porta in uno stato di prostrazione profonda privandolo di quell’energia vitale che aveva trovato nel rapporto e che egli definisce gioventù. Di conseguenza riallaccia la relazione ma il possesso fisico lo delude e lo lascia insoddisfatto perché ha avuto non la figura ideale che ama, ma la donna reale, di carne, che disprezza. La relazione con Angiolina fa emergere quindi: a) l'immaturità di Brentani il quale, siccome ha paura di una relazione con una donna in carne ed ossa e ha paura del sesso, ne ha costruito un'immagine ideale che è l'equivalente della madre b) la sua inettitudine perché non riesce né a lasciarla, né a vivere quel rapporto per quello che è. È sempre più disgustato da Angiolina che, oltre a mentire, si rivela rozza e volgare. L’amico Balli si interessa anch’egli ad Angiolina, prendendola come modella per una sua statua e la ragazza si innamora di lui. La gelosia di Emilio si concentra allora tutta sull’amico. Nel frattempo la sorella Amalia vive un’avventura parallela e analoga alla sua: la ragazza che non ha mai conosciuto la vita e il godimento si innamora di Stefano balli, Emilio accortosene allontana l’amico da casa sua ma in tal modo distrugge la vita della sorella la quale cade in una terribile depressione e inizia a usare l’etere, si ammala di polmonite e muore. Emilio decide di abbandonare definitivamente Angiolina e dedicarsi tutto alla sorella ma l’addio non avviene con la dolcezza: dopo un ennesimo tradimento di Angiolina si lascia trasportare dall’ira e le insulta violentemente. Dopo la morte della sorella, Emilio si rinchiude in se stesso, nella sua «senilità», cioè guarda alla sua vita come un anziano che guarda con rimpianto la sua gioventù passata (la gioventù è invece simboleggiata dal personaggio di Angiolina). Come Pascoli non riesce ad andare avanti e ad avere una relazione perchè rimane legato al passato, le sorelle le vede come delle madri o mogli anche per Emilio la sorella è come una madre e quando ha una relazione con Angiolina non riesce a lasciarsi andare, rapporto morboso (il fanciullino pascoliano: Emilio si chiude nel nido domestico). I personaggi del romanzo sono: - Emilio Brentani: trentacinquenne, è un impiegato presso una società di assicurazioni triestina (non amo il suo lavoro e la sua passione è la letteratura) e gode di una certa reputazione in ambito cittadino per un romanzo pubblicato anni prima, dopo il quale però non ha più scritto nulla. Vive la vita in maniera prudente, evitando i pericoli ma anche i piaceri appoggiandosi alla sorella Amalia con cui vive e che lo accudisce come una madre. - Amalia: vive con Emilio e lo accudisce come un figlio. - Angiolina: ragazza del popolo, piena di energie, vitale, vuole godersi la vita ma si rivelerà una ragazza bugiarda, volgare e con molti amanti. - Stefano Balli: scultore, amico di Emilio, uomo della personalità forte che compensa l’insuccesso artistico con un eccezionale fortuna con le donne e che rappresenta per il debole Emilio una sorta di figura paterna (superuomo, perfetto borghese come richiede la società). Il nuovo romanzo non offre più un articolato quadro sociale ma si concentra quasi esclusivamente sui quattro personaggi centrali. In Senilità la descrizione degli ambienti fisici e sociali ha poco rilievo: è la dimensione psicologica che l’autore si preoccupa in primo luogo di indagare. La parte più importante della narrazione è l’analisi del protagonista. Emilio Brentani è un piccolo borghese la cui squallida condizione è effetto di un processo di declassazione (un tempo la famiglia Brentani era stata ricca); al tempo stesso è un intellettuale. Dal punto di vista psicologico è un debole, un inetto, che ha paura di affrontare la realtà e per questo si è costruito un sistema protettivo, conducendo un’esistenza cauta che gli garantisce calma e sicurezza, ma implica la rinuncia al godimento. E’ una sorta di limbo di sospensione vitale che il titolo del romanzo definisce senilità alludendo ad una condizione di vecchiaia spirituale. Stile: Svevo rispecchia volutamente la lingua del personaggio,perche’ e’ convinto che la lingua sia lo specchio della sua psicologia. Usa uno stile tortuoso perché rappresenta i tortuosi meccanismi della psiche (prevale il discorso indiretto libero). Riproduce il linguaggio borghese triestino, le imperfezioni stilistiche sono volute (regressione come in Verga) la lingua riflette il personaggio, il suo stile non può essere “brutto”, ma è sofisticato e aderente alla tipologia del romanzo psicologico. Quindi non possiamo dire che il suo stile sia brutto ma sofisticato ed aderente alla tipologia di romanzo psicologico. Prevale il DISCORSO INDIRETTO LIBERO. La voce del narratore interviene a smentire e a correggere la prospettiva del protagonista, a smascherare gli autoinganni. Nel romanzo si presentano così 2 prospettive, quella di Emilio che mente a se stesso e quello del narratore che è dotato di una lucidità superiore. Questo sistema protettivo si oggettiva nella chiusura dentro il nido domestico, che si sintetizza nella figura materna della sorella Amalia. La seconda fase va dal 1899 alla fine della prima guerra mondiale ed è il periodo successivo al matrimonio con la figlia del ricco industriale. Decide di lasciare l’attività letteraria. SECONDA FASE: 1899-1918 (fine 1° guerra mondiale) La seconda fase va dal 1899 fino alla prima guerra mondiale. E’ il periodo successivo al matrimonio con la figlia di un ricco industriale e decide di lasciare l’attività letteraria. I Veneziani erano facoltosi industriali, proprietari di una fabbrica di vernici antiruggine per navi, che era ben inserita nel mercato internazionale. Così Svevo, per uscire dalle ristrettezze in cui viveva, abbandonò l'impiego alla banca ed entrò nella ditta dei suoceri. Fu un salto di classe sociale: da una modesta e grigia condizione da piccolo borghese, Svevo si trovò proiettato nel mondo dell'alta borghesia; ma soprattutto da intellettuale si trasformò in dirigente d'industria, occupato a sorvegliare gli operai e le lavorazioni, a trattare un giro d'affari di grandi proporzioni. Zeno è diverso perché non è in grado di integrarsi davvero nella società borghese, anche se lui ci prova in tutti i modi perché il suo desiderio è quello di essere normale come tutti gli altri. Zeno è malato, la sua malattia è la nevrosi. Egli proietta nella sua malattia la propria inettitudine ed attribuisce la colpa dei propri malanni al fumo: la sua esistenza è pertanto costellata da tentativi di liberarsi dal vizio, nella convinzione che solo così possa avviarsi alla “salute”, non solo fisica ma morale e sociale diventando un borghese, ma questi tentativi finiscono nel nulla. Privato dalla figura paterna, Zeno va in cerca di una figura sostitutiva e la trova in Giovanni Malfenti, uomo d’affari che incarna l’immagine tipica del borghese, abile e sicuro nell’attività pratica. - Guido Speier: è il cognato di Zeno e suo socio in affari. E’ l’antitesi o opposto di zeno infatti è una persona sicura, brillante e rispecchia il perfetto borghese. Sembra voler bene a Zeno infatti davanti a lui fa l’amico ma in realtà lo odia. Si riesce a capire questo atteggiamento alla fine quando Guido si suicidera’ perche’ non riuscira’ a risolvere i problemi finanziari dell’azienda, Zeno una volta arrivato al funerale dice che per sbaglio ha seguito un altro corteo funebre (non si sa di preciso se ha sbagliato veramente oppure no). - Augusta Malfenti: è la moglie di Zeno, e’ cresciuta in una tipica famiglia borghese infatti suo padre si occupa di affari e di conseguenza ha delle certezze per il futuro della famiglia. Dopo la morte del padre Zeno si appoggia al padre di lei e decide di sposare Ada la figlia più bella ma lei lo rifiuta. Decide di provare a sposare Alberta l’altra figlia ma anche lei lo rifiuta, allora decide di accontentarsi della piu’ brutta cioe’ Augusta. Il matrimonio va benissimo perché lei si comporta come una mamma nei suoi confronti e gli dà le certezze che a zeno mancavano. IL VIZIO DEL FUMO (pag 474) Inizia a fumare rubando un sigaro acceso dimenticato dal padre: tentativo da parte di Zeno di far proprio qualcosa che appartiene al padre. Zeno si sente in colpa perche’ non riesce a smettere di fumare. Pur di non ammettere la sua inettitudine Zeno da la colpa alla sua malattia, per questo per tutta la vita cerchera’ di smettere di fumare: perche’ e’ convinto che se riuscira’ a liberarsi dal vizio del fumo allora sara’ sano, ed essere sano significa diventare un borghese per bene ma non ci riuscirà. Ha un disperato bisogno di normalita’ e di integrarsi al contesto borghese e cerchera’ di farlo attraverso il matrimonio, un figlio e attraverso la societa’(cercherà di integrarsi con essa). IL RAPPORTO CON SUO PADRE (pag 483) Quando Zeno aveva 15 anni viveva da solo con suo padre perché sua madre era morta. A 30 anni perde suo padre e questo lo fa sentire un fallito siccome non era riuscito a mantenere quelle promesse che gli aveva fatto: smettere di fumare e laurearsi. Zeno voleva migliorarsi solo per piacere al padre ma quando muore questi propositi non hanno più senso. Il padre era un ricco commerciante che non nutre nessuna stima per il figlio tanto che lascia all’amministratore Olivi l’organizzazione del patrimonio. Per questo zeno si sentirà ferito e nutre impulsi ostili e aggressivi, nel suo inconscio desidera fortemente che il padre muoia. Il rapporto con il padre dunque è estremamente problematico e contraddittorio e segna la sua inettitudine. Poiche’ il padre ha quelle doti che a Zeno mancano, Zeno lo vede come un rivale e prova impulsi aggressivi verso di lui ma poi questo odio verso il padre li suscita dei sensi di colpa, ma in alcune parti del racconto si presenta come un figlio amorevole nei confronti del padre quindi il lettore fa fatica a capire quale sia la verità'. In Zeno convivono 2 personalita’: - L’io: rappresenta la parte inetta di Zeno. - Super-io: e’ l’immagine del padre che cerca continuamente di soffocare l’io L’io sfida il super-io per affermare la propria liberta’ per questo Zeno e’ in conflitto con suo padre. Dal confronto con il padre emerge subito l’inettitudine di Zeno, il ragazzo fa continuamente buoni propositi ma senza portarne a termine uno e così il padre non lo stima ma lo considera immaturo e irresponsabile. Gli inetti di Svevo si confrontano sempre con una figura più forte che rappresenta il contrario rispetto alla loro inettitudine e alla loro debolezza. Zeno e’ un inetto proprio perché la sua immagine non coincide minimamente con quella di suo padre che rappresenta l’apparente solidità e sicurezza del mondo borghese. Il grande desiderio di Zeno e’ quello di essere normale e sano. Cio’ significa sapersi integrare nel contesto borghese. Il padre di Zeno rappresenta il rigido mondo borghese con le sue certezze e non vuole che Zeno gli tolga queste certezze. Queste non vengono mai sottoposte al dubbio critico perché questo mondo è fatto di solide e concrete certezze. Zeno e’ un inetto vincente perche’ dimostra di avere delle qualita’ che non possiede chi e’ completamente parte di questo rigido mondo borghese. Ha delle qualita’, cioe’ di sapersi distrarre e riesce a guardare con distacco ironico i sani e i normali e questo grazie alla sua malattia (la situazione è ribaltata). Il rapporto con la psicanalisi: Dice di essere guarito perche’ e’ entrato nel mondo borghese e durante la prima guerra mondiale divenne ricchissimo perché vende armi. E’ una presunta guarigione siccome molto probabilmente lui non voleva guarire. Struttura: inizia con una prefazione e poi ci sono 7 capitoli dove parla Zeno. Il 1 è il preambolo e nel 7 è presente la psicoanalisi (siamo nel presente cioe’ lui ha 50 anni), Svevo ci vuole dire che Zeno non e’ malato perchè è l’unico che si accorge della realtà e forse i borghesi sono i malati. Quindi Svevo nel suo terzo libro forse vuole criticare ed evadere dalla societa’, prova malessere e la societa’ borghese capitalista portera’ l’umanita’ alla catastrofe e alla distruzione, sembra aver previsto la 1 guerra mondiale. Per esprimere il suo dissenso usa il metodo antifrastico (Verga), ci dice che Zeno e’ malato ma forse e’ l’unico sano, capovolge il rapporto tra malattia e salute. LUIGI PIRANDELLO Pirandello nasce nel 1867 ad Agrigento da una famiglia di agiata condizione economica e muore nel 1936 a Roma. Trascorre tutta la sua vita tra la Sicilia e Roma: infatti compie gli studi liceali in Sicilia a Palermo, si iscrive alla facoltà di Lettere di Roma, ma poi in seguito ad un contrasto sorto con un professore si trasferì e prosegue i suoi studi all'Università di Bonn in Germania dove si laureerà. Lavorò poi come professore di lingua italiana all'Università di Roma continuando comunque sempre a dedicarsi alla letteratura. Tornando in Sicilia, dopo la laurea, Pirandello si sposa con una donna (Maria Antonietta Portulano) di famiglia benestante e con lei si trasferisce a Roma (era un matrimonio di interesse combinato dalle 2 famiglie). Inizialmente il matrimonio è sereno e i due hanno tre figli, ma il rapporto con la moglie precipita quando la famiglia di Pirandello, di agiata condizione borghese, subisce un dissesto finanziario (nel 1903 ci fu un allagamento della miniera di zolfo in cui il padre aveva investito tutto il suo patrimonio e la lode stessa della nuora). La moglie, il cui equilibrio psichico era già fragile, rimane molto scossa da questo fatto e si ammala di una grave forma di malattia mentale (nevrosi e pazzia, saranno motivi frequenti nella sua opera), e quindi la convivenza con la donna costituì per Pirandello un tormento continuo. Lui poi si sentirà in colpa per aver messo la moglie in un ospedale psichiatrico. Viste le difficoltà economiche, si trova costretto a intensificare la sua produzione letteraria, scrive per guadagnare, nel corso della sua vita scrive romanzi e novelle (mercificazione dell’arte di D’Annunzio). I romanzi più famosi sono: - L'esclusa (1901, un impatto più classico) - Il fu Mattia Pascal (1904, poetica dell'umorismo) - Uno, nessuno, centomila (1925, abbiamo la poetica di Pirandello) Di novelle ne scrive tantissime, che poi raccoglierà in un unico volume “novelle per un anno” (1922), ma poi il progetto resta incompiuto e ne scrive 225. Sono messe in ordine sparso perché voleva dare l'idea della vita caotica, l’impianto sembra veristico, ma in realtà siamo in una dimensione diversa, ci sono più modi di vedere la realtà. Inoltre lavorò per l’industria cinematografica, che allora stava muovendo i primi passi, scrivendo soggetti per film, quindi anche l'esistenza di Pirandello, come quella di Svevo e di altri scrittori del Novecento, fu segnata dall'esperienza della declassazione, per passaggio da una vita di agio borghese ad una condizione piccolo borghese con i suoi disagi economici e le sue strazioni. Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale Pirandello scrive molte opere per il teatro con le quali otterrà grande successo, queste opere verranno raccolte nelle “maschere nude” e sono 45 testi raccolti nel 1918. - 1916 “ Pensaci Giacomino!”, “Liolà” - 1917 “ così è (se vi pare)”, “ il berretto a sonagli”, “ il piacere dell'onestà” - 1918 “ il giuoco delle parti” - 1921 “sei personaggi in cerca d'autore Enrico IV” Nonostante il grande successo ottenuto con le sue opere teatrali, l’esperienza della prima guerra mondiale lo ha scosso ma non perché considera la guerra negativa, infatti pensa che sia importante perché può concludere il Risorgimento (come D’Annunzio e Ungaretti). In realtà è triste perché i suoi figli vengono chiamati a combattere e ciò si riflette sulla salute della moglie che peggiora, tanto che la ricovera in una Commette però un errore: decide di assumere una nuova identità, Adriano Meis. Per prima cosa cambia il suo aspetto fisico, tagliandosi la barba e facendosi crescere i capelli, però il protagonista non ha ancora capito che l'identità è già per sé una trappola, un ritorno alla forma. Inizia a viaggiare per l’Italia e per l’Europa, dopo un soggiorno a Milano si trasferisce a Roma, ma ben presto avverte un senso di vuoto e di solitudine, escluso dalla vita, dagli altri (perché ha assunto un'identità che non esiste) e inizia a conoscere una ragazza, Adriana, con la quale inizia una relazione ma non può sposarla. Un giorno viene derubato e non può riprendere il denaro che aveva vinto perché non può denunciare visto che in realtà lui non esiste e allo stesso tempo non può neanche lavorare (e come essere forestiere della vita). Il protagonista capisce che l'identità è una trappola, ma dall’altro serve per vivere. Decide che non ha senso e quindi ritorna alla sua vita, inscena il suo suicidio e decide di ritornare alla sua vecchia identità. Torna a casa e scopre che la moglie si è risposata con Pomino, il suo migliore amico, e che hanno avuto anche una figlia. Decide quindi di rimanere a Miraglio (un paese immaginario della Liguria) e rinunciare al suo ruolo di marito legittimo, poi entra nella biblioteca e inizia a scrivere la sua storia. Ora non gli resta che essere Il Fu Mattia Pascal e recarsi di tanto in tanto a visitare la propria tomba. Quale è il senso della vicenda e il messaggio? Prima interpretazione: è impossibile rinunciare all'identità che ci dà la società, ma questa ipotesi non tiene conto della risposta di Mattia che ha una posizione a metà strada. La situazione è talmente assurda e paradossale che in un primo momento può suscitare riso, ma se riflettiamo possiamo notare che Pascal prova una sofferenza autentica per la sua situazione, e allora scatta il sentimento del contrario e al comico si sostituisce l’umorismo. Il romanzo è raccontato dal protagonista in prima persona: il punto di vista è quindi soggettivo, inattendibile e inaffidabile. Novità del romanzo di Pirandello: vi è un intreccio, un sistema di personaggi, una sintassi, una divisione in capitoli ma rompe con i criteri di verosimiglianza e oggettività: - predomina il caso - personaggio muore tre volte - il protagonista è un inetto - la crisi d'identità - umorismo - denuncia della modernità, città, macchina fotografica - il contrasto tra essere e apparire - narrazione in prima persona - inizia dalla fine, la fine coincide con l'inizio - romanzo soliloquio: domande, domande retoriche e esclamazioni, parla al lettore per farlo riflettere La lingua: dato che Pirandello vuole descrivere la condizione umana per scoprirne le contraddizioni, le sofferenze, le responsabilità, il peso delle funzioni, la disarmonia, rifiuta la bella pagina e crea una lingua volutamente dimessa, trasandata, incolore, popolare, viva. Usa spesso frasi brevi, esclamazioni, domande, puntini di sospensione che spingono a riflettere e vogliono dare l’idea del modo di pensare delle persone. UNO, NESSUNO E CENTOMILA Ultimo romanzo scritto da Pirandello, iniziato nel 1909 e pubblicato nel 1925 (poetica dell’umorismo). Il protagonista è Vitangelo Moscarda che racconta la sua storia in una sorta di monologo. Vive una terribile crisi di identità in seguito ad un fatto apparentemente paradossale: un giorno la moglie Dida gli dice che il suo naso perde un po da una parte. Questo fatto causa nel protagonista una forte crisi di identità perché capisce che ognuno si percepisce come uno, ma gli altri ci percepiscono in centomila modi diversi. Quindi questo fatto gli fa capire che lui appare alla moglie diverso da come pensava di apparire, quindi alla fine queste centomila maschere che gli altri ci attribuiscono finiscono per non farci capire più chi siamo, e ci sentiamo nessuno per noi stessi. Il protagonista capisce che l'identità è una maschera, una costruzione fittizia, sotto la quale non c’e in realta nessuno. Moscarda non si limita a confessare di non sapere chi sia (come Pascal) ma afferma di non volere più essere nessuno. Decide allora di diventare pazzo (compiere gesti bizzarri e pazzie p 585 le pazzie del protagonista) per distruggere tutte le immagini che gli altri si sono costruiti di lui: fa un importante passo avanti dunque rispetto a Mattia Pascal, perché il protagonista del precedente romanzo si era limitato a crearsi un'identità nuova mentre Moscarda distrugge tutte le identità che gli vengono imposte dagli altri (quella di scioperato, quello di figlio di usuraio tanto da dissipare tutti i suoi beni…) e si lascia andare al fluire della vita senza nome, senza identità, senza preoccupazioni, senza desiderio di creare un’immagine di sé. Quindi sceglie dunque la pazzia per essere libero, ma alla fine si accorge che anche la pazzia è l'ennesima maschera che gli altri gli attribuiscono. In realtà la pazzia rappresenta anche la sua vittoria (una guarigione) perché grazie a questa riesce ad estraniarsi completamente dalla società : dona tutti i suoi averi per fondare un ospizio di mendicanti dove anche lui andrà a vivere insieme agli altri mendicanti e lascia la società, entra in contatto con la natura. Anche qui la struttura del romanzo è moderna: - racconto retrospettivo in 1 persona - il narratore è lo stesso personaggio - punto di vista del personaggio - ininterrotto monologo con riflessioni, divagazioni, digressioni che rompe la tradizionale concatenazione dei fatti. IL TEATRO PIRANDELLIANO Ancora più rivoluzionario di novelle e romanzi è l’apporto di Pirandello nell’ambito del teatro (in un primo momento non fu apprezzato dal pubblico, poi però, a partire dagli anno ‘20 ottenne un grande successo anche all’estero). Sconvolge i capisaldi del dramma borghese naturalistico del ‘900, che si basava sulla verosimiglianza (rappresentavano una cosa che doveva sembrare vera) invece il teatro di Pirandello mira a non farci immedesimare per distinguere apparenza e realtà. Stravolge il teatro che era fino agli inizi del 900 impostato sulla ricostruzione scenica, mette in discussione: - la verosimiglianza nel raffigurare la vita quotidiana borghese - la logica consequenzialità degli eventi (la vita e caos, assurdo) - la tendenza a proporre personaggi dalla psicologia unitaria e coerente (non personaggi con unica personalità) Pirandello rappresenta il mondo borghese ma lo mette in discussione, introduce intrecci e personaggi che rasentano l’assurdo, propone situazioni in cui comico e tragico si intrecciano (tragicommedie), sottolinea l'incomunicabilità, c'è un conflitto tra autore e opera, tra autore e attori e tra attori e personaggi. Dal 1918 inizia a raccogliere questi vari testi in una raccolta intitolata “Maschere Nude” composta da 45 testi, è un ossimoro che rimanda al compito dell’arte: cercare di togliere la maschera per vedere cosa c’e sotto. Le novità in sintesi: 1. Il teatro come prova della soggettività del reale: la visione della realtà non può essere considerata oggettiva ma è sfaccettata e soggettiva (ognuno la interpreta a modo suo), questo aspetto si vede soprattutto nell’opera "Così è, se vi pare”, per questo è difficile la comunicabilità tra gli individui. 2. Il teatro come ricerca della realtà (verità): dalle varie interpretazioni della realtà nasce, nel dramma, il ragionamento quasi filosofico tra i personaggi per far combaciare le varie visioni della realtà, cioè per rimuovere la maschera dietro cui ciascuno difende le proprie convinzioni e cela se stesso. In questo senso il teatro ha la funzione di mettere a nudo la verità, ma alla verità non si arriva e l’uomo continua a vivere dietro la sua maschera, nella sua solitudine, in una realtà che non è reale, cioè nell’assurdo. 3. Il teatro come metafora della vita: come i personaggi del dramma sono interpreti sul palcoscenico dagli attori, così l’individuo è solo forma perché nella realtà recita un ruolo, la vita assomiglia al teatro. 4. Il teatro del teatro: rompe l’illusione scenica, con il pubblico che viene coinvolto nella storia, è messo in discussione lo spazio teatrale stesso. Mette in scena un dramma nel suo farsi per l’impossibilità dell’autore di scriverlo (6 personaggi in cerca d’autore) vuole far vedere l’impossibilità di adattare la realtà dei personaggi, che hanno la loro storia da raccontare, alla realtà degli attori che cercano di rivivere e interpretare quella storia come la sentono (ne nasce un dramma di incomunicabilità). COSI’ E’, SE VI PARE (pag 596) Prima rappresentazione nel 1917. Il genere è un’opera teatrale tratta da una novella. Trama: In un paesino di provincia arrivano 3 persone: il signor Ponza, la signora Frola (sua suocera) e la moglie che però viene tenuta chiusa in casa, non esce. In giro si vedono il marito e la suocera e questo suscita interesse, curiosità, si nota che c’è una situazione strana. Il signor Ponza viene visto un po’ come un mostro, perché tiene la moglie in casa e non permette alla sua suocera, la mamma di sua moglie, di vedere sua figlia. Il paese cerca di capire la situazione. I tre forniscono delle informazioni contraddittorie: - il signor Ponza dice che la moglie si chiama Giulia ed è la sua 2° moglie ma sua suocera, la signora Frola, dice che è la madre di Lina cioè la sua prima moglie che è morta in un terremoto. Però la signora Frola pensa che sua figlia sia Giulia, la 2 moglie del signor Ponza. Quindi il signor Ponza e la moglie tengono questo comportamento strano per mantenere viva l'illusione di Frola che sua figlia sia ancora viva. - La signora Frola dice che il pazzo è il signor Ponza e lei è perfettamente sana. Lui è impazzito quando la sua unica moglie Lina ha avuto problemi psichici e per un certo periodo è stata tenuta in una casa di cura. Egli si era convinta che la moglie fosse morta, una volta guarita per fargliela riprendere inscenando un secondo matrimonio. Nel tentativo di risolvere l'enigma, l’unica cosa è quella di chiedere spiegazione alla moglie: - Arriva la moglie, velata e non si capisce chi è e le lo chiedono, lei come prima risposta dice di essere la figlia della signora Frola ma in un secondo momento dice che è anche la seconda moglie del signor Ponza.
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