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FUTURISMO, SVEVO E PIRANDELLO, Appunti di Italiano

Spiegazione del futurismo con le opere principali, poi vita e opere di Svevo e vita e opere di Pirandello in modo molto analitico

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 29/11/2021

arianna-cavelli
arianna-cavelli 🇮🇹

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Scarica FUTURISMO, SVEVO E PIRANDELLO e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! FUTURISMO 1909/1845 Il futurismo si sviluppa in un epoca che va dal 1909 al 1945. Ci sono due momenti del futurismo legati a due luoghi precisi: *. Milano, dal 1909 al 1916 (poco dopo l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale) * Roma, dal 1916 al 1939 Nell’ambito di questo movimento d’avanguardia ci sono due fasi: * La prima fase è quella in cui si ha l’ideologia terra fondaia, fanatica e a volte anarchica che mette questo movimento in contrasto con le altre avanguardie * La seconda fase è quella che riguarda Roma ed è quella strettamente vincolata dal regime fascista. Il fascismo dal futurismo impara la capacità di comunicare. | futuristi che aderiscono in questo momento sono sicuramente fascisti però all’interno abbiamo anche una sorta di futurismo vicino alla rivoluzione Russa, poi vedremo anche che sarà portato in Russia da marinetti. Il futurismo russo nasce in concomitanza con quello italiano Il futurismo all’estero: In Russia viene portato nel 1914 da marinetti che è in visita a Mosca. Ci sono quindi agganci con il futurismo negli anni che precedono la rivoluzione del 1917 e in questo momento il futurismo convive con altre due avanguardie il costruttivismo e suprematismo. Marinetti riceve una bellissima accoglienza e riceve un attenzione importante da parte di tutti tranne dai futuristi russi che cercano di mettergli i bastoni tra le ruote al Marinetti. Le sue interpretazione e le sue performance individuali ottengono successo ma i futuristi russi non si vogliono unire ai futuristi italiani, e c'è questa sorta di dissenso, di percorso autonomo da parte dei Russi. Il futurismo italiano fu bellicista fra i sostenitori della prima guerra mondiale, del fascismo e della seconda guerra mondiale; e quello russo non fu bellicista ma fu accompagnato da questi istanti di pace e libertà per il singolo individuo e per il mondo. Una parte dei futuristi conseguirono nel bolscevismo mentre in altra parte consegui nel cubismo e nell’astrattismo. In Francia questa corrente scoppiò perché il manifesto del futurismo viene proprio pubblicato in Francia. Marinetti conosceva perfettamente il francese perché aveva studiato li e quindi pubblica in Francia questo suo manifesto. Diciamo che in Francia non c'è mai stato un movimento futurista però possiamo ricordare tra i simpatizzanti Guillaume Apolinaire, quest’ultimo scrisse il 29 giugno del 1913 un manifesto intitolato “l’antitradizione futurista” pubblicato su Lacerba una rivista italiana il 25 settembre quindi dopo che era già uscito in Francia e fu pubblicato dopo una revisione che aveva fatto il Marinetti. | calligrammi del 1918 di Guillaume Apolinaire rivelano questo influsso sulla sua poesia nel movimento futurista in particolare le parole in libertà. Un altro esponente della cultura francese che simpatizzante del futurismo fu Valentine de Saint- Point, il quale era nipote di un altra grande autrice francese la-martine fu colei la quale scrisse il manifesto della donna futurismo del 1912 con un sottotitolo “risposta a Marinetti”. In Francia venne pubblicato nel 1913 un curioso manifesto futurista della lussuria, ma anche in Italia vennero pubblicati vari manifesti da quello della cucina a quello del teatro. Una delle caratteristiche di questo movimento è la capacità di darsi visibilità (performance marinettiane), ma la capacità di attirare l’attenzione e per tutti i componenti del futurismo. Per far si che aderisse la popolazione al movimento futurista organizzano delle serate in cui sono provocatori e spingono il pubblico agli eccessi ovvero sia lo costringono alla reazione e quando la reazione diventa malevola ( lancio di pomodori) allora ecco che loro stessi chiamano la polizia e i giornalisti perché il tutto abbia la più grande risonanza possibile ed è un modo per farsi pubblicità. Testo: Gino Severini “ vita di un pittore” scritto da lui in cui racconta un episodio del movimento futurista, Ardengo Soffici che era un letterato che scriveva sulla voce scrisse degli articoli molto critici sui futuristi e quindi ci fu una reazione da parte di questi per cui il fondatore marinetti con dei grandi pittori futuristi Boccioni e Carrà raggiungono Ardengo Soffici a Firenze lo aggrediscono mentre siede nello storico caffè delle giubbe rosse in compagnia di Medardo Rosso, anche questo ha come scopo quello di avere pubblicità, anche perché oltre a questa aggressione diurna avviene anche una notturna alla stazione di Santa Maria Novella quando Soffici dopo aver radunato una compagnia di suoi fautori cerca di rispondere alla provocazione futurista è così la racconta Gino Severini. Filippo Tommaso Marinetti ha una biografia particolare sulla nascita e i diversi spostamenti con Ungaretti che in comune hanno l’origine, nascono entrambi ad Alessandra d’Egitto da genitori italiani. Lui però si trasferisce ben presto a Parigi cosa che farà anche Ungaretti e intraprenderà studi universitari di giurisprudenza a Genova e si laureerà e svolgerà la funzione di avvocato. Poiché ha questa domestichezza con il francese lui pubblica una parte della sua opera in Francese ed è per questo che noi troviamo “il manifesto del futurismo” pubblicato su un quotidiano Francese. La sua azione prima di essere il fautore del movimento futurista è stata comunque importante perché già nel 1905 fino al 1909 aveva fondato una rivista di poesie in cui si imponeva di fare spazio ai giovani che si affacciavano in quel momento alla ribalta dell'ambito letterario. Nel 1909 pubblica questo manifesto del movimento futurista e poi la sua vita diventa meno interessante. Lui abbiamo detto che in quel manifesto parla della necessità della guerra per ripulirsi dal vecchiume, per andare avanti, esalta il movimento ed esalta le macchine, il treno e la comodità dell’aereo. Lui fu coerente un po’ come D'Annunzio, fu coerente con le sue idee nel senso che non si limitò a propagandare la guerra si arruolò anche e quindi sceglie il suo percorso all’interno delle file dell’esercito. Il movimento futurista fece tutta una serie di manifesti di Marinetti. il futurismo è qualcosa di particolare ed è l’ultima delle avanguardie che vengono prodotte in Italia ed è l’ultimo momento in cui la cultura italiana è famosa anche in Europa. Per quanto riguarda il Marinetti nel 1909 pubblica “ il manifesto del futurismo” sul quotidiano francese “le figarò” e nel 1912 tra i fautori dell’impresa lirica. Successivamente nel 1912 pubblica “il manifesto tecnico della letteratura futurista”, da questo manifesto vengono fuori dell’idee ovvero la mancanza di logica, una poesia sgrammaticata nel senso che le parti del discorso ovvero soggetto, oggetto, verbo, punteggiatura, l’io dovrebbero sparire. La scrittura è una scrittura molto incisiva quella del Marinetti che arriva direttamente allo scopo senza perdersi in deviazioni. Lui è stato un grande organizzatore come vediamo dal passo che abbiamo letto che aveva una notevole capacità di comprendere l’importanza della pubblicità all’interno di questi movimenti. La sua innovazione è proprio quella di utilizzare gli elementi oiu adatti per farsi pubblicità per esempio la propaganda di manifesti. A colpo di scandali il movimento diventa molto popolare. Marinetti parte per la guerra e diventa ufficiale e rimane coerente. Nel dopoguerra segue quella che è l’iter dei reduci viene affascinati dal partito fascista e ritiene che questo partito e rivoluzionario e aderisce nel 1929, e lui che aveva sempre dissacrato l'accademia finisce per diventare una sorta di regime accademico. Ad un certo punto com’era accaduto con il D'Annunzio i dittatori non ammettono poi personaggi che possono togliere loro la scena come mussolini con il D'Annunzio, e pertanto gli ultimi anni li trascorre appartato sul lago di Como e morì a Bellagio nel 1944. Questa sua antidemocraticita poi ovvio che fanno sfociare in una direzione le sue scelte politiche. Il suo nome è Aron Hector Smith, Italo Svevo è uno pseudonimo che lui prende. L’ambiente familiare e quello di una famiglia ebrea di commercianti agiati. 1873-> La sua formazione lo vede studiare in Germania la lingua tedesca, viene istradato all'attività familiare ciò nonostante simpatizza sempre la letteratura tedesca soprattutto ma anche quella italiana. 1878-> rientra a Trieste e frequenta per 2 anni l’istituto superiore per il commercio e nel frattempo si dedica all’attività di giornalismo collaborando con “l’indipendente” un giornale irredentista. 1880-> subisce una scossa decisamente notevole perché il padre fallisce quindi il suo status di giovane appartenente ad una buona famiglia che non ha necessità finanziarie si modifica bruscamente e lui deve trovare un attività. Ce una declassazione sociale, l’attività che lui riesce a trovare è quella di impiegarsi nella banca Reunion di Vienna per 19 anni, lui scrisse tre romanzi e nel primo “una vita” il protagonista Alfonso Nitti è proprio un impiegato di banca. Questo èun lavoro che lui deve fare a causa delle sua situazione finanziaria e trova un momento di evasione nella lettura dei classici italiani e francesi. 1886-> diventa amico del pittore Umberto Veruda, si cita questo particolare perché Veruda diventerà nel secondo romanzo “senilità” il personaggio del pittore Stefano Valli. In questo anno progetta il romanzo “una vita”. 1895-> un altro dolore lo colpisce ovvero la morte della madre, nello stesso tempo però in occasione nel funerale della madre riallaccia una relazione con una cugina Livia Veneziani 1896-> si sposerà con sua cugina Livia Veneziani e il suo status sociale cambierà perché i veneziani sono ricchi commercianti che hanno un importante fabbrica di vernici e da quel punto diventa un importante manager dell'azienda di famiglia. 1897-> c’è il suo rientro nell’alta borghesia da cui proveniva. Negli anni prima della guerra essendo impegnato all’estero a causa del lavoro si dedica allo studio dell'inglese e si cita questo particolare perché è fondamentale per lui la conoscenza dell’inglese data da James Joyce e quest’ultimo avrà un influsso notevole sulla scrittura di Svevo ma anche soprattutto per la conoscenza di Svevo in tutto il mondo. Anche la letteratura durante un lavoro manageriale diventa pesante e quindi lui abbandona questo aspetto per dedicarsi proprio a questa vita di affari. 1908/1910-> un altro evento importante ovvero conosce indirettamente la psicanalisi (Freud) ed è dovuta al fatto che un suo cognato si sottopone a queste sedute curativi e per Svevo che è molto scettico la psicanalisi diventa uno strumento molto utile, e vedremo che nel suo ultimo libro “la coscienza di Zeno” questo elemento diventa fondamentale nella struttura narrativa 1914/1918-> la guerra e in corso e porta Svevo a congedare la sua attività. La fabbrica di vernici è ritenuta fondamentale per i comandi militari per attività bellica e viene requisita dallo stato e quindi si trova in una forzata inattività. In questi anni riprende a scrivere. 1919-> inizia il suo capolavoro “la coscienza di Zeno”. Dopo i festeggiamenti a Parigi grazie a Joyce che l’aveva fatto conoscere muore in un incidente stradale nel suo ritorno nel 1928. Formazione di Svevo La sua formazione è quella della cultura tedesca quindi la lettura di Schopenhauer gli da modo di accostarsi a questa idea pessimistica della vita, ma legge anche Nice e Darwin. Da Darwin attinge il comportamento dei personaggi che viene ritenuto una conseguenza delle leggi naturali immodificabili non della volontà dell’uomo. Legge anche Karls Marks e per quanto si ponga anche lui qualche domanda sulla classe borghese che è fuoriuscita da questa seconda industrializzazione tuttavia facendone parte non arriva mai ad assumere dei toni di ribellione o di rivoluzione. La psicanalisi come abbiamo già detto è un elemento molto importante e ,ette a fuoco questi aspetti torbidi e irrisolti della psiche Umana, gli interessa per conoscere il carattere dei suoi personaggi. Accanto alla letteratura tedesca che per lui è fondamentale un altra fonte di ispirazione e di letture sono i romanzieri francesi dell'Ottocento innovativi del naturalismo. Non mancano nella sua formazione i romanzieri naturalistici come zola da cui derivano una serie di personaggi inetti, ma anche dontojeski per la psiche dell’uomo. Si avvicina ai romanzieri inglesi proprio nel momento in cui la scuola di Trieste alla fine del primo decennio del novecento entra in contatto con james joyce e questi romanzieri sono: l’autore dei viaggi di gulliver Swift, Laurence Sterne autore di Vita e opinioni di Tristtam Shandy, gentiluomo, e charles Dickens che racconta la società dell’epoca e con la sua fiera delle vanità racconta uno spaccato della vita inglese dall’inizi dell'Ottocento. I suoi tre romanzi: “Una vita”, “senilità” e “lia coscienza di Zeno”; ha scritto anche racconti è un opera teatrale. I tre romanzi di Svevo vanno incontro ad un insuccesso clamoroso, anche l’ultimo prima che Joyce lo fece conoscere era un insuccesso. La mancata comprensione dei romanzi di Svevo così come della poesia di Saba deriva dal fatto che loro hanno una formazione come quella austroungarica ed è una formazione estremamente all'avanguardia che nulla ha a che fare con il provincialismo italiano. La caratteristica comune nei tre romanzi e che Italo Svevo prende e pubblica di tasca propria tutti e tre. Una vita-> primo romanzo iniziato nel 1888 e pubblicato nel 1892 a proprie spese. La storia racconta di questo protagonista che si chiama Alfonso Nitti figlio di un medico morto e si deve guadagnare il pane e dal paese si trasferisce a Trieste. Il fatto che abbia perso il padre ha fatto di lui un declassato sociale, si impegna in questa banca e anche lui come il suo autore non sopporta questa situazione lavorativa e si nutre di letteratura. Diciamo che lui all’interno di questa società triestina attiva in cui c’è questa concezione positivista è l’inetto cioè l’uomo che vive di sogni facendosi passare davanti a se la vita stessa. Ce un antagonista che è Macario ed è l’opposto del Nitti intraprendente, elegante, affascinante e sa sempre cosa dire/comportarsi; ma siccome gli estremi si attraggono Macario il rivale fa di Nitti l'oggetto delle sue attenzioni perché non lo può mettere in ombra ma sottolineare le sue capacità. Un altro antagonista è rappresentato dal maller, che è il proprietario della banca e per Nitti diventa il sostituto della figura paterna fino a che i rapporti sono buoni. L’oggetto del desiderio all’interno di questo romanzo è Annetta Maller figlia del banchiere che è accomunata al Nitti per la passione della letteratura. Nitti con la complicità della badante della ragazza che mira a fare un matrimonio con il banchiere riesce a sedurre annetta pur non amandola e l’aiutante di Nitti è proprio questa Francesca la governante che trasferisce l’attenzione di Nitti dalla sua persona alla persona di Annetta per portare avanti le sue trame di conquista nei confronti del Maller. Ad un certo punto questa situazione non regge più e il Nitti con una scusa vuole tornare al suo paese, la scusa e mia madre sta morendo ma in realtà e così. Annetta nel frattempo decide di fidanzarsi con Macario l'antagonista e rientrando a Trieste litiga a maller e con il fratello di Lei e dopo tutto si arriva alla morte del nitti. Di questo breve romanzo i modelli individuati sono stendard con il rosso e il nero che è un romanzo dei primi ottocento e racconta rosso e il nero come la chiesa e la società laica. Un altro modello e Balzac nelle illusioni perdute e padre di due figlie e spenderà il suo patrimonio per far sì che le figlie brillino in società e rimarrà solo. Il terzo romanzo bellami sfritta le donne per farsi largo nella società ed è un personaggio rilevante nel mondo del giornalismo. Il modello di formazione è il romanzo l'educazione sentimentale di Flaubert e poi il naturalismo di zola per ricostruire l’alta borghesia. Il narratore e esterno ed è una persona fuori dall'andamento della vicenda che scrive in terza persona però il romanziere interviene per i momenti significativi per correggere una affermazione, per esprimere un giudizio, per mettere in rilievo i momenti in cui personaggio e narratore hanno punti di vista diversi. La focalizzazione è quello interno del nitti ed è la coscienza del nitti che ci fa vedere gli avvenimenti che gli capitano e da qui scaturisce un’analisi dettagliata dei comportamenti e delle emozioni del personaggio e naturalmente poiché il personaggio e un inetto ne vengono rappresentate le contraddizioni. Ce quindi una coscienza che è sottomessa all’inconscio infatti è importante Freud. Il discorso utilizzato va dal diretto all’indiretto libero, il tempo scorre linearmente quindi c’è una cronologia degli avvenimenti. Senilità-> gli schemi narrativi anche in questo romanzo sono più o meno come quelli del precedente. Viene pubblicato nel 1898 sempre a spese dell’autore e come il precedente è un’insuccesso questa volta il narratore e esterno, la focalizzazione è interna però con interventi del narratore. Anche qui c’è un protagonista Emilio Brentani, che ha un rivale cioè un antagonista Stefano Balli uno scultore che sotto il profilo professionale non ha successo ma è bravo fra le donne. È dotato di una personalità forte e che come il maller per il nitti assume gli occhi di Emilio il ruolo del padre che non ha avuto. Il Brentani è un declassato, la sua famiglia prima possedeva un patrimonio poi lo perderà. A differenza del nitti ha una sorella che si chiama Amalia minore di lui ma più responsabilità e matura. Il Brentani ad una certa vuole imitare il balli e intraprende una relazione con una ragazza conosciuta casualmente che si chiama Angiolina e da delle convinzioni alla ragazza per poi lasciarla come faceva il balli, però inizia a sognarla e lei evidenzia i principi che gli aveva detto lui ovvero che non era una cosa seria e quindi ha delle altre relazione. Ad una terza figlia che è Alberta ma lo respingerà, a tal punto gli resta solo una figlia che è quella mezzana un po’ bruttina che si chiama Augusta e lei accetterà. Augusta e l'opposto di Zeno perché lui e nevrotico e si pone un sacco di problemi per esempio in viaggio di nozze ha il terrore di essere accusato di furto perché ha paura di essere accusato di aver rubato dei giornali se arriva in edicola con altri giornali, la moglie invece è un monolite borghese sicura delle direttive che le sono state impartite sin dall'infanzia. Il matrimonio con augusta procede benissimo, lui trova la vita matrimoniale piacevole e lui è il re indiscusso della casa però intraprende una relazione con Carla una giovane povera, anche qui stessa situazione che in senilità il Brentani intraprende. È un rapporto difficile perché poi Zeno si fa venire i sensi di colpa nei confronti della moglie Augusta e alla fine è proprio Carla che decide nel senso che lo lascia per un altro uomo più giovane. L’altra tappa è la creazione di una società commerciale con Guido Speir, che il fortunato marito di Ada. Guido Speir e il suo antagonista è può essere confrontato al balli in senilità e al Macario in una vita. Visto che Zeno cosini è un mentitore lui c’è lo presente come se fosse un suo amico Guido ma in realtà alla fine svela questa sua antipatia ed è Ada che gli sbatti in faccia questa verità. Guido Speir non è capace di gestire un azienda come non lo è Zeno, così falliscono e per evitare rotture Guido Speir si suicida e il giorno del funerale Zeno Cosini sbaglia funerale e poi Ada quando lo vede gli grida in faccia che lui odiava Guido tante che non sei nemmeno venuto al funerale ma in realtà aveva sbagliato. La vicenda continua con Zeno anziano e si sottopone alla visita psicanalitica ed ecco che qui viene spiegata la parte iniziale della vicenda. A questo punto scoppia la guerra, e il giorno in cui scoppia la guerra è fuori e sta comprando un mazzo di fiori per la moglie e si trova dalla parte sbagliata della barricata nel senso che si trova dalla parte del nemico. La guerra e come se l’avesse fatto guarire perché l’Olivi è lontano e quindi non ha più nessuno che lo controlla e lui inizia a fare affari e vorrebbe che l’Olivi lo vedesse. Lui si limita a speculare compra de le cose più assurde convinto che il mercato nero lo aiuterà a smaltirle, poi in realtà perderà tutto. La guerra per lui e piacevole e a quel punto lui visto che è un uomo di successo sotto il punto di vista commerciale si considera guarito. La storia la narra il protagonista stesso ovvero Zeno, quello che emerge e che le azioni di Zeno sono prodotte dall’inconscio. Zeno e soggetto di critica, guarda il mondo con ironia, vuole la normalità è la saluta come Augusta, è inetto ed è colui il quale reagisce al mondo trasformandosi in continuazione e arriva a dire io sono sano perché non mi cristallizzo in una forma e dice di Augusta che è quella malata perché è borghese e rimane solo in quella forma, la salute degli altri per lui e la vera malattia. Zeno è poliedrico, è negativo, è la falsa coscienza borghese e però ha una sua positività perché ci permette di mettere a fuoco queste problematiche presenti in questo strato sociale. Già in questo romanzo vediamo bene che Svevo ha fatto un suo percorso di maturazione talmente ampio che questo romanzo e del pieno 900°. Per concludere Svevo ha scritto anche opere teatrali e anche dei racconti per esempio “l'assassinio di via del Poggio” oppure “rigenerazione” che è una piece teatrale in cui c’è un personaggio che vuole ringiovanire dopo una miracolosa operazione e quindi cerca di recuperare tutto quello che ha perduto. “L’autoritratto del protagonista”: Questa è la pagina di apertura del romanzo in cui viene presentato, questa è una lettera che lui scrive in risposta ad un’altra lettere che gli ha inviato la madre. In questa lettera emergono tutte le caratteristiche della mediocrità del NOSTRO, come dice il testo è autoritratto quindi da una parte abbiamo dove lui rievoca il passato il paesello soprattutto la figura del creingi che è una sorta di gestore di un negozio dove si può trovare tutto di più, personaggio che lui quando viveva nel paese non apprezzava ma che adesso data la lontananza si trova Ada apprezzare. In questa lettera troviamo gli autoinganni, troviamo lui come un figlio devoto alla madre in realtà si coglie da subito alla riga 9 gli eccessi. Però l'atteggiamento che a lui nei confronti della madre, è simile all’atteggiamento del Brentani che ha nei confronti della sorella. Un atteggiamento di indifferenza Alfonso è uno che guarda solo se stesso è un personaggio che cerca di farsi strada nella vita non riuscendoci perché è un sognatore quindi preferisce sognare al posto di vivere. In un primo momento c’è un enfasi nei confronti della madre, mentre nella seconda parte esamina la sua vita a Trieste e qui c’è tutta una lamentazione perché lui vorrebbe tornare al paese perché li si sta bene c’è un’aria pura migliore. Mentre a Trieste c’è una Kappa di inquinamento smog afferma che un tempo quando era studente amava quella città perché andava con il padre e disponeva di una quantità maggiore di lui di denaro e quindi li consentiva di visitare un tipo di città. Racconta nel tipo di stanza in cui vive, racconta dei suoi compagni di lavoro e che per fare carriera dovrà lavorare tanto e definisce i suoi compagni ignoranti però che sanno vestirsi in certo modo perché utilizzano parte del loro stipendio per fare quello e lui nel luogo del lavoro non è ben visto perché non è appassionato verso la moda. All’inizio l’autore ci vuole far credere che c’è un vere affetto tra i due ma poi andando avanti a leggere si nota che c’è un atteggiamento utilitaristico. “La colpa di Emilio” Questo brano è tratto dall’ultimo capitolo e Emilio cerca la morte di Amalia, lui si porta appresso una serie di rimorsi di sensi di colpa sia per come ha trattato la sorella impedendogli di vedere il Balli cosa che ha scatenato poi la dipendenza dell’etere di Amalia sia per come si è comportato verso l'amante e quindi si crea degli alibi che lo mostrano a se stesso come persona che non ha nessuna colpa di fronte gli avvenimenti che l’hanno visto protagonista. “Zeno e il Dottor. S” La prefazione del Dottor. S svela in Zeno un paziente ribelle alla cura psicanalitica intrapresa, e addirittura ostile al medico analista, oltre che incline alla menzogna. Il successivo preambolo, che segna con tono ironico l’inizio del racconto, indica subito che Zeno non ha preso sul serio la cura: compra un manuale di psicanalisi con la scusa di voler “aiutare” il dottore nel suo lavoro; si addormenta nello sforzo di rievocare il proprio passato; disquisisce sull’inconsapevolezza del bimbo appena nato, che non sa di dover conservare i propri pensieri e le proprie pulsioni per analizzarle da grande. Con i due preludi, quindi, e con la diffidenza tra medico e paziente che vi traspare, si accende la curiosità del lettore e, con essa, prende le mosse l’intera macchina narrativa. “L’ultima sigaretta” Il brano parla dei tanti tentativi che Zeno ha fatto, fin da giovane, per smettere di fumare. Tutti andati a vuoto. Per dare più forza ai buoni propositi, il protagonista aveva preso l’abitudine di collegarli a date significativa, segnate via via in qualche quaderno, o libro, o addirittura, quand’era studente, sulla parete della stanza dove abitava (diventa il cimitero dei suoi buoni propositi). Adesso Zeno ha quasi 60 anni e fuma ancora. Ora anzi fuma tranquillo e non si sforza più di guarire dal vizio. Soprattutto, si scopre capace di ipnotizzare la ragione dei fallimenti giovanili, analizzando in modo spregiudicato la propria debolezza e ritenendo di aver usato il vizio del fumo come un alibi dietro cui nascondersi. “È un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente”, dice di sè, intendendo che forse continuare a fumare gli è servito a non doversi confrontare con il fatto di non essere, poi, tanto grande! “Quale salute” La pagina finale del romanzo ribadisce il convincimento di Zeno: “ qualunque sforzo di darci la salute è vano”. Ma non si tratta soltanto di dover convivere con la “malattia”, perché la vita stessa è “malattia”. Il problema è che l’essere umano, a differenza di tutti gli altri esseri viventi, sfugge ormai alla legge di selezione naturale. Il suo adattamento all'ambiente non avviene attraverso la modificazione del corpo, ma tramite ordigni distruttivi che egli sa creare, e che lo rendono sempre più debole e malato. Nella lotta per la sopravvivenza e la supremazia, vince chi possiede più ordigni e chi li usa contro i propri simili. L'uomo “malato” diventa sempre più violento, pronto, perfino, nel proprio delirio di onnipotenza, a distruggere l'umanità intera, grazie a un ordigno capace di restituire la terra allo stato di nebulosa, alla sua condizione originaria di salute. Pirandello 28 giugno 1867 nasce ad Agrigento in Sicilia. Il contesto familiare è quello borghese, la famiglia e agiata. Frequenta gli studi regolarmente, frequenta l’università prima a Palermo, poi a Roma ma si trova ad avere problemi con un docente e si trasferisce a von dove completa il suo corso di studi laureandosi filologia romanza con una tesi sui dialetti dell’agrigentino. Durante gli studi comincia a scrivere 1892-> si trasferisce a Roma continuando a scrivere. Frequenta gli ambienti culturali e anche il Capuana 1894-> sposa una conterranea Maria Antonietta Portulanu il cui padre è socio d’affari con il padre di Pirandello, dopo essersi sposati vanno a vivere a Roma. 1894-1903-> insegna all’università ma vivendo di rendita il tenore di vita è agiato. 1903-> le miniere di zolfo si allagano e quindi il patrimonio familiare e le doti della moglie vengono sommerse dall’alluvione. La moglie che aveva già un carattere fragile e che era affetta da una gelosia morbosa nei confronti del marito, vede peggiorare la situazione del suo sistema nervoso tanto che poi ci sarà un evento successivo collegato agli anni della guerra per il primo genito Stefano che finirà prigioniero degli austriaci che farà crollare il verismo ma non dobbiamo aspettarci lo stesso contesto del verga, perché lui fa una riscoperta dell’aspetto mitico, folcloristico, antiche tradizioni della realtà siciliana. Queste novelle sono vicine ai form di scrittura decadenti, i personaggi sono una deformazione della realtà e le vicende sono del tutto casuali; la seconda tipologia di novelle e quelle costituita dalle novelle continentali perché i siciliani quando parlano dell’Italia peninsulare la chiamano il continente e questo voleva intendere Pirandello l’ambiente è quello romano, piccolo-borghese questi personaggi reagiscono in tre modi: fuggono alla realtà rifugiandosi nel sogno, oppure se ne vanno in una campagna simile al paradiso terrestre come nella novella fuga oppure si estrae amo direttamente dalla vita come in pallottoline. All’interno di queste novelle continentali in particolari romane vediamo che questo meccanismo sociale non viene messo in discussione e chiaramente è proprio questo meccanismo che distrugge i personaggi che diventano delle marionette, il loro agire è determinato non dal raziocinio ma da una casualità degli eventi. Negli anni 30° abbiamo un’altra produzione di novelle raccolte in due volumi: il primo “Berecche e la guerra” e l’altro “una giornata” e qui alla sostituzione della maschera ce l’inconscio e poi ce un confronto tra la civiltà moderna e la natura contaminata per esempio nella novella “erba del nostro orto” oppure una regressione all’infanzia come nella novella “il chiodo” oppure atmosfere surreali e inquietanti come in “una giornata” o “c’è qualcuno che ride” o “di sera un geranio” oppure con “il soffio”. Il teatro per Pirandello Il teatro Pirandelliano si può dividere in 5 tipologie: la prima tipologia è quella costituita dai testi in lingua Siciliana, poi ci sono i testi grotteschi, poi i teschi metrateatrali cioè il teatro parla di se stesso, poi i testi celebrali grazie ad un filosofo e infine il teatro nel mito. Inizia a scrivere negli anni 90° del novecento e dal 1915 inizia a trasformare questo in una attività vera e propria che non si arresta mai se non in un punto di morte. Il teatro in cui Pirandello si inserisce e Borghese se non si parla di famiglia si parla di denaro, sono drammi seri sulla realtà dei fatti, riproducono scene della realtà quotidiana ci sono personaggi di cui riproduce la vita di tutti i giorni e sono delineati da tutte le caratteristiche. Ce al fondo uno studio psicologico di questi personaggi anche se il loro agire e determinato dalle cause. Pirandello prende il ménage a trois e l’infedeltà e fa esplodere questo argomento, quindi il teatro borghese con lui si dissolve e ne nasce un altro. Possiamo prendere come esempio “il piacere dell’onesta” o “il giuoco delle parti” o “così è se vi pare” che abbiamo una cittadina scossa dall’arrivo di una persona con il marito ma dormono separati e ciascuno racconta la propria verità sul perché. Dal 1910 Pirandello ebbe il primo contatto con il mondo teatrale, con la rappresentazione di due atti unici. Inoltre tra il 1916 e il 1918 scrisse e fece rappresentare una serie di drammi che modificarono profondamente io lingua ciò della scena del tempo: Cosi è (se vi pare), il berretto a sonagli, il piacere dell'onestà, il giorno delle parti. Erano anche gli anni della guerra e Pirandello aveva visto con favore l'intervento, considerandolo come una sorta di compimento del processo risorgimentale, ma la guerra incise dolorosamente nella sua vita; il foglio Stefano, partito come volontario fu fatto prigioniero dagli austriaci e il padre si adoperò do ogni mezzo, ma invano per la sua liberazione. In seguito anche la malattia mentale della moglie si aggravò, tanto che lo scrittore fu costretto a farla ricoverare in una casa di cura dove la donna resto fin alla morte. Dal 1920 il teatro di ora dello cominciò a conoscere il successo del pubblico. 'Sei personaggi in cerca d'autore' rivoluzionò radicalmente il linguaggio grammatico. Pirandello lasciò nel 1922 la cattedra universitaria e si dedicò interamente al teatro, vivendo direttamente la vita della scena e seguendo allestimenti dei suoi testi. Dal 1925 assunse la direzione del teatro d'arte a Roma. Si legò sentimentalmente, ma in modo platonico, ad una giovane attrice della compagnia, Marta Abba, per la quale scrisse vari drammi. I RAPPORTI CON IL FASCISMO L'esperienza del teatro d'arte fu resa possibile anche dal finanziamento dello stato,. Pirandello nel 1924 si era iscritto al partito fascista. La sua adesione al fascismo ebbe però caratteri ambigui e difficilmente definibili. Da un lato il suo conservatorismo politico lo spingeva a vedere nel fascismo una garanzia di ordine; dall'altra parte il suo spirito antiborghese lo induceva a scoprirvi l'affermazione di una genuina energia vitale. Ben presto però dovette rendersi conto del carattere di vuota esteriorità del regime. Accenti o il suo distacco, che celava un sottile disprezzo--> SCELTA OPPORTUNISTICA Negli ultimi anni lo scrittore segui particolarmente la pubblicazione organica delle sue opere, in numerosi volumi: le novelle per un anno, che raccoglievano la sua produzione novellistica. Nel 1934 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura. LA VISIONE DEL MONDO | testi narrativi e drammatici di Pirandello insistono continuamente su alcuni nodi concettuali. Alla base della visione del mondo pirandelliano vi è una concezione vitalistica che è affina a quella di varie filosofie contemporanee: la realtà tutta e vita. La realtà quindi è un flusso vitale in evoluzione, la realtà ci induce ad uscire per cristallizzarci in una forma detta maschera. Noi tendiamo a cristallizzarci in forme individuale, a fissarci in una realtà che noi stessi ci diamo, in una personalità che vogliamo. In realtà questa personalità è un'illusione e scaturisce solo dal sentimento soggettivo che noi abbiamo del mondo, che proietta intorno a noi con un cerchio di luce e ci separa fittiziamente dal resto della vita. Anche gli altri con cui viviamo, vedendoci ciascuno secondo la sua prospettiva particolare ci danno determinate forme; noi infatti crediamo di essere uno per noi stessi mentre per gli altri siamo tanti individui diversi a seconda della visione di chi ci guarda. Esempio: un individuo può crearsi di se stesso l'immagine gratificante di buon padre di famiglia odio onesto lavoratore, mentre gli altri magari lo fissano senza rimedio nel ruolo dell'ambizio so senza scrupoli o dell'adultero. Ciascuna di queste forme è una costruzione fittizia ossia una maschera, che noi stessi ci imponiamo e che ci impone il contesto sociale, sotto questa maschera vi è un flusso indistinto è incoerente di Stati di perenne trasformazione. Pirandello fu influenzato dalle teorie dello psicologo Alfred Binet ed era convinto che nell'uomo coesistessero più persone, che possono emergere inaspettatamente; condusse e quindi una critica serata del concetto di identità personale. QUINDI: IL VITALISMO: secondo Pirandello la realtà è un flusso vitale in continua evoluzione e noi siamo immersi in questo flusso vitale. Siamo indotti dalla società ad uscire da questo flusso vitale per cristallizzarci in una forma: la maschera. La forma è la maschera che noi indossiamo in società, ovvero il ruolo che ricopiamo nel contesto sociale. Ognuno di noi assume un ruolo che a seconda delle fasi della nostra vita può cambiare. Questo è legato al tema della trappola, perché spesso non si può cambiare il ruolo che hai all'interno della società. Concezione vitalistica : la realtà è in continuo cambiamento. Se le cose si staccano da questo fluire si irrigidiscono in una forma che è cristallizzato ossia che non si modifica. Anche l'uomo è immerso in questo continuo fluire ma ad un certo punto si stacca e prende delle sembianze ciò rappresenta la personalità. Noi assumiamo questa personalità e vogliamo proiettare verso gli altri questa immagine ma non è detto che gli altri ci vedevano come noi pensiamo di essere visti. Le persone ci vedevo dal loro punto di vista, ognuno in modo diverso. (Dramma dell'incomunicabilità Umana ossia non riuscire a comunicare) La forma che assumiamo può anche essere chiamata maschera. Anche noi a seconda delle situazioni in cui ci troviamo mettiamo delle maschere diverse adeguandoci all diverse situazioni avendo sempre come scopo quello di farci percepire come ci piace di solito imposta dal contesto sociale. Dentro di noi convivono quindi personalità diverse--> tema del doppio (dubbio) all'interno di noi c'è sempre il desiderio di fuga. LA POETICA Pirandello crede che i generi debbano essere mischiati, prima era vietato. L'umorismo che risale al 1908 si tratta di un testo chiave per capire l'universo pirandelliano. Nell'opera d'arte la riflessione rimane nascosta, invisibile. La riflessione infatti nasce dal sentimento. Nell'opera umoristica, la riflessione non si nasconde, non è una forma del sentimento, ma si pone davanti ad esso come giudice, lo analizza e lo scompone. Da qui nasce il sentimento del contrario che è il trato caratterizzante l'umorismo pirandelliano. Esempio: se vedo una signora vecchia con i capelli tinti è tutta imbellettata avverto che è il contrario di come una vecchia signora dovrebbe essere. Questo avvertimento del contrario è il comico. Ma se interviene la riflessione e capisco che la signora fa così solo per trattenere l'amore del morirò più giovane passo dall'avvertimento del contrario (comico) al sentimento del contrario cioè l'atteggiamento umoristico. La riflessione nell'arte umoristica coglie così il carattere molteplice e contraddittorio della realtà. Permette di vederla da diverse prospettive contemporaneamente. Se coglie il ridicolo di una persona ne individua anche il fondo dolente di umana sofferenza e lo guarda con pietà oppure se si trova di fronte al serio e al tragico non può fare a meno di fare emergere anche il ridicolo. Tragico e comico vanno sempre insieme, il comico è come l'ombra che non po' mai essere separata dal corpo del tragico. In questa formula, il sentimento del contrario, risiede l'umorismo: è la chiave che lascia intravedere le pieghe più dolorose dei comportamenti umani. Lo scrittore umorista, dunque, non descrive i fatti oggettivi ma, per mezzo della riflessione, vi penetra analiticamente e ne coglie le storture nascoste, ne analizza i Meccanismi tortuosi, spesso paradossali. Con il ruolo fondamentale assegnato al momento riflessivo nella creazione artistica, Pirandello si pone in polemica con l’estetica crociana, che negli stessi anni indica come caratteristica essenziale dell’arte la pura intuizione della realtà, senza il bagaglio di alcuna riflessione concettuale. “LIBERO! LIBERO! LIBERO” p.591 Dalla su può capire che è una scrittura in cui c’è già una sorta di drammatizzazione in corso è quasi di dialogo teatrale di Mattia Pascal che rimurgina tra se quello che ha letto, il contesto è quello del monologo ed è all’interno di una carrozza che dormono e quindi non possono assistere a questo suo stato d’animo così confuso. A primo in patto è scosso e poi la domanda che si fa “chi sarà ad aver riconosciuto il cadavere?” E poi capisce che è stata la suocera perché c’era stato sempre dell’odio ovvero Marianna Ondi. Dopodiché, dopo questo suo stato di sconvolgimento viene colpito da una idea, chiedendosi il motivo perché se la deve prendere. Questo poteva essere una fortuna perché lui è morto e non ha più moglie e non ha più nulla neanche i debiti ed è LIBERO, può fare quello che vuole. Così gli altri che sono preoccupati che il treno stava partendo e poteva restare nella stazione dove era sceso per riposarsi lo sollecitano a salire ma lui risponde “ Ma lasciatemi che parta il treno, tanto io cambio treno” questo a testimonianza che lui fosse libero. FIORI SULLA PROPRIA TOMBA” p. 594 Questa è la fase finale del romanzo, capito 18 in cui Mattia Pascal porta dei fiori alla sua tomba. Questo è il cerchio che si chiude, perché all’inizio del romanzo lui aveva detto che una delle poche cose certe che sapeva era proprio di essere Mattia Pascal. Mattia Pascal per certi versi è un uomo che si ferma a metà. “Nell’albergo è morto un tale” Arrivano in un albergo una povera donna anziana che sta per partire per l'America con uno dei suoi figli; vorrebbe restare in Sicilia, ma non può, perché il figlio che la accudiva è morto. Ma si aggrappa a tutto ciò che è siciliano e vorrebbe restare in contatto con una famiglia che non riesce ad alloggiare allo stesso albergo,perché la stanza rimasta viene data ad un imprenditore di ritorno dagli Usa. La donna ha paura del viaggio in mare e tutti le consigliano di chiedere informazioni al signore; lei aspetta che l'uomo esca dalla camera per tutta una giornata, finché si scopre che il tizio è morto. Lei ne piange, mentre il resto della gente se ne frega. “Una sera, un geranio” E' il racconto di un'anima appena staccatasi dal suo corpo. L'uomo si sente leggero e libero, senza il peso del suo corpo calvo, grasso e imperfetto, si volta verso il letto e si vede lì, sotto le coperte. Guarda attorno gli ogetti della sua stanza e ripensa all'ultimo dialogo avuto fra quelle mura, con il dottore che, date le sue condizioni di salute, gli dava poche speranze di salvezza, se anche si fosse fatto operare. Da lì la decisione di non affrontare l'intevento e ora la morte. L'uomo guarda tutti gli oggetti, ormai estranei, che non lo rappresentano più e pensa a come anche il suo corpo gli fosse estraneo, non lo rappresentasse e di come invece fosse importante per gli altri che lo percepivano tramite quel "peso". L'anima esce dalla stanza e si mette ad osservare la fontana del giardino, i petali e le foglie galleggianti attorno alla bocchetta di scarico e si chiede per cosa lottino queste foglie, dato che la bocchetta avrà l'ultima parola di loro. Pensa allora che una volte avrebbe voluto farsi filo d'erba, foglia e ora gli importa solo essere qualcosa, "consistere" in una cosa e, avvistato un fiore di geranio, vi consiste. Da una finestra della casa qualcuno vede accendersi di rosso vivido un geranio, e non sa perché. LA CARRIOLA P.598 Spersonalizzazione del personaggio. Questo testo parla di un professore di di diritto avvocato che è in difficoltà a causa dei suoi lavori e dei suoi impegni e lui vede la sua vita come una prigione e lui l’unica cosa che può fare per sfuggire da questa prigione è togliersi la maschera che ha addosso e far fare la capriola al suo cane e questo gesto è un gesto liberatorio per la sua vita. “Mah! lo veramente non mi ci ritrovo” I sei personaggi (nel passo intervengono il padre, la madre, il figlio, la figliastra), apparsi sulla scena dove una compagnia sta preparando l'allestimento d’un testo teatrale, chiedono che venga fatto rivivere il loro dramma personale. Il Capocomico della compagnia, una volta convinto, tenta di iniziare una “prova” e assegna le parti agli attori. Ma i personaggi si ribellano, perché non si ritrovano nell’aspetto degli attori e perché si sentono tradito dalla loro recitazione. “sono guarito!”: la pazzia cosciente di Enrico IV Nella parte conclusiva del dramma, Enrico IV, rinsavito, si trova dinanzi alla messinscena farsesca dei visitatori venuti a trovarlo dopo tanto tempo. Provocato nei suoi affetti e desideroso di vendetta per la vita non vissuta a cui è stato condannato, uccide l’antico rivale Tito Belcredi, responsabile della sua caduta da cavallo. A questo punto, per evitare la condanna, la recita della follia diventa necessaria. “La patente” La patente è testo assai emblematico sia per la poetica di Pirandello sia per alcune costanti editoriali dello scrittore siciliano. Innanzitutto, la vicenda de La patente ripercorre le tematiche principali della scrittura pirandelliana, mettendo in scena il dramma tipicamente novecentesco di un ”io” scisso e privato della sua stessa identità, che, per esistere, è costretto ad assumere la “maschera” che gli altri proiettano su di lui (con temi che ritornano da Il fu Mattia Pascal e che si ritrovano sia nella ricca produzione teatrale sia nei successivi romanzi, come Uno, nessuno e centomila). | protagonisti de La patente sono il giudice D'Andrea e un modesto impiegato del monte dei pegni, tale Rosario Chiarchiaro, licenziato perché sospettato di essere uno iettatore. L'uomo ha poi sporto denuncia presso la magistratura contro due giovani, che al suo passaggio avrebbero fatto il classico gesto di superstizione popolare delle “corna” per allontanare il malaugurio. Il giudice D’Andrea si trova allora di fronte ad un caso paradossale, dato che, in quanto esponente della legge e della razionalità, non può certo credere all’esistenza della sfortuna né può tutelare in alcun modo gli interessi di Chiarchiaro che, a causa delle malelingue del paese, oltre ad aver perso il posto di lavoro, non riesce a far sposare le figlie ed è costretto a tenere segregata in casa l’intera famiglia. La situazione, fortemente intrisa dell'umorismo pirandelliano e dell’amaro pessimismo esistenziale dello scrittore, si complica ulteriormente quando Chiarchiaro è convocato in tribunale per dare la sua versione dei fatti: anziché difendersi o ritirare la denuncia, il protagonista pirandelliano, vestitosi per giunta da autentico menagramo, reclama con forza e convinzione di andare a processo, e anzi di poter ottenere un riconoscimento - una “patente”, appunto - del suo status di portasfortuna. L’analisi di Chiarchiaro è tanto acuta quanto spietata; se il mondo gli ha imposto, nella sua rozza ignoranza, una “maschera”, tanto vale accettare di propria volontà questa “parte” teatrale, fino a ricavarne il giusto tornaconto economico. Sconcertato e sconfitto, D'Andrea non può che acconsentire e fare di Chiarchiaro un tragicomico impiegato comunale, stipendiato perché non causi il malocchio al resto della cittadinanza. Sono quindi centrali, nella Patente, le tematiche pirandelliane della moltiplicazione della personalità umana e della contraddittoria libertà che ci deriva dall’assumere un travestimento sociale di fronte agli altri (per quanto questo ci possa sembra assurdo ed irrazionale). Proprio per questo motivo, Pirandello rielabora la novella in una fortunata commedia in atto unico (prima in dialetto siciliano e poi in lingua nazionale) del 1917, che bissa il successo del racconto breve; qui, per giunta, la “beffa” del protagonista ai danni della giustizia si basa su un ulteriore colpo di scena finale, in cui Chiarchiaro fa crollare a terra la gabbia di un povero cardellino, dimostrando esplicitamente il proprio “potere”, e di conseguenza l’urgente necessità della “patente” ufficiale di iettatore. Chiarchiaro verrà poi interpretato da Totò nel film ad episodi Questa è la vita (1954), basato su novelle pirandelliane e diretto da Luigi Zampa. “Il treno ha fischiato” Il protagonista, Belluca, un contabile mansueto, metodico e paziente viene sottoposto a pressioni sia nell'ambito familiare sia in quello lavorativo. Al lavoro, infatti, è vittima dei colleghi che cercano di provocare in lui reazioni violente, visto che è sempre controllato e imbelle. In famiglia, deve mantenere la moglie, la suocera e la sorella della suocera - tutte e tre cieche - più le due figlie vedove e sette nipoti. Belluca per mantenere la famiglia e poter soddisfare le esigenze delle donne è costretto a intraprendere un secondo lavoro, il copista di documenti, nelle ore notturne. Una sera, dopo aver sentito il fischio di un treno, che precedentemente non aveva mai notato, si ribella alle angherie del capoufficio producendosi in un imprecisato vaniloquio. Con queste reazioni, fuori dagli schemi della società e dal suo modo di essere, i suoi colleghi lo ritengono pazzo e lo fanno rinchiudere direttamente nell'ospizio. Solo un vicino di casa si rende effettivamente conto delle motivazioni che l'hanno spinto a tale gesto ed è l'unico a capire che il protagonista non è diventato pazzo, bensì il suo comportamento è stato una semplice reazione alla situazione diventata ormai insostenibile. Nella novella l'ordine cronologico è invertito. Non si va dalla normalità alla pazzia ma dalla pazzia dobbiamo risalire alle cause che l'hanno determinata che affondano nella probabile normalità. Il fischio del treno è un modo per
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