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G. Agosti, Bambaia e il classicismo lombardo, Torino 1990, pp. 2-102; 135-169, Sintesi del corso di Storia dell'Arte Moderna

Riassunto del libro di testo di Agosti.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 16/01/2020

a.faccini
a.faccini 🇮🇹

4.5

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Scarica G. Agosti, Bambaia e il classicismo lombardo, Torino 1990, pp. 2-102; 135-169 e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Bambaia e il classicismo lombardo Interpretazioni passate, del Bambaia Di chi parliamo? Di Agostino Busti, scultore lombardo vissuto tra 1483 e 1548. Nella prima edizione delle Vite di Vasari del 1550 fu citato due volte: definito “eccellente” nella Vita del Carpaccio ed un “valoroso artefice” in riferimento ai monumenti per Gaston de Foix e la famiglia Birago nella Vita di Baccio da Montelupo. Nella Vita di Garofalo ci parla ancora del Busti: dal tirocinio presso Bernardo Zenale alle sue opere nel convento milanese di Santa Marta, San Francesco e nella Certosa di Pavia. Vasari ci parlerà delle disperate condizioni in cui versava il monumento di Gaston de Foix già nel 1542. Lo cita solo Vasari? No, anche Lomazzo nel suo Trattato del 1584. Lo si pose sulla scia degli artisti che vanno dall’Amadeo, al Solari, al Della Porta fino ad Annibale Fontana. Anche le sue Rime sono interessanti in quanto si parlerà del peso di Solari e Busti nella scultura milanese. Imparentato con un armaiolo? Non si sa perché ma all’inizio si è ipotizzato un rapporto di parentela tra il grande armaiolo milanese Cerabaglia e lo stesso Busti → le decorazioni scultoree del B. sembravano anticipare le preziose armature delle botteghe milanesi? Perché si trovano opere sue a Chiaravalle? Le sue statue furono usate per arricchire qualche collezione o come ad es. nell’abbazia di Chiaravalle76, per decorare un muro di delimitazione tra coro e resto della navata dell’abbazia: in alto quattro profeti intervallati da piramidi rovesciate in marmo nero, la transenna con semicolonne e marmo africano. Presente anche una personificazione marmorea della Temperanza sopra la porta d’accesso al coro corredata da fogliami e uccelli. Che ci fanno due rilievi in bronzo a Chiaravalle? Erano murati anche due rilievi circolari in bronzo, giunti da Roma e rappresentanti un Cristo al Limbo e L’incredulità di San Tommaso1-2. Per Hirst erano pezzi pertinenti al primo progetto decorativo della Cappella Chigi in Santa Maria della Pace, i disegni erano di Raffaello, l’esecutore era Antonio di San Marino. Come venivano viste le opere di Bambaia? Le sue sculture che potevamo trovare qua e là erano considerate preziose e le loro piccole dimensioni le avvicinavano alle opere fiamminghe. Quali collezionisti avevano pezzi della tomba di Gaston di Foix? Jacopo Valeri che ha scritto un commentario su alcuni marmi milanesi della sua collezione tra cui un cippo intagliato a fiorami dal sepolcro di Gastone di Foix. Manfredo Settala il quale aveva nella sua collezione un pezzo di marmo destinato alla tomba di Gastone di Foix. Galeazzo Arconati nella villa di Castellazzo aveva numerose parti della tomba di Foix, prese dal precedente collezionista dal convento di Santa Marta. Come finirono all’Ambrosiana? Solo nel 1637 alcune parti della tomba di Foix lasceranno la collezione Arconati e approderanno all’Ambrosiana di Milano ove i pezzi furono murati nella sala della scultura. Altri monumenti interessanti? Busti fu elogiato anche per il monumento della famiglia Birago che però nel 1606 fu demolita. Il monumento venne montato poi in un’altra cappella nel 1667. Nel 1688 ci fu il crollo della volta dell’edificio e le sculture del Bambaia furono ridistribuite nuovamente. C’era qualcosa del Bambaia nella Pinacoteca Ambrosiana? Si, due paraste riunite in un unico quadro93 aggettanti da una delle pareti della sala. Presso la corte sabauda? Nel 1631 un inventario cita un gabinetto posto nella galleria tra Palazzo Madama e Palazzo Reale ove erano presenti “bassirilievi di marmo della tomba di Gastone di Foix” Però va detto che l’interesse vero e proprio era più per l’eroe francese che per l’artista. Anche Carlo Torre nell’opera Il ritratto di Milano ci parla di quanto le opere di Bambaia fossero state collezionate a Milano. Da cosa capiamo che l’interesse verso Bambaia aumenterà nell’800? Dal semplice fatto che sempre più patrizi della realtà lombarda corrono per dotarsi di opere del Bambaia. Es. marchese Cusani che aveva un medaglione con la Sacra Famiglia e due statuette di Virtù ma anche molti stranieri progressivamente da metà 800 cominceranno a pensarla diversamente. Robinson, del Kensigton Museum aveva acquistato ad un’asta, un disegno di Bambaia rappresentante uno studio per la tomba di Gaston di Foix. Charles Perkins nella sua opera Gli scultori italiani non lo capiva più di tanto e infatti lo declassò. Perché è interessante la mostra di Brera del 1872? Al Palazzo di Brera nel 1872 in occasione dell’inaugurazione del monumento a Leonardo Da Vinci, fu allestita un’esposizione d’arte antica. Al Bambaia fu affidato un ruolo centrale. Si tentò in quell’occasione di ricostruire attraverso dei calchi fatti un po’ da tutte le parti, il monumento di Gaston. Manco a dirlo venne fuori un mix di originali e calchi. Tra i monumenti originali esposti c’era una statua di guerriero del conte Passalacqua Le raccolte d’arte comunali lasciarono Palazzo di Brera per andare nel castello sforzesco e nella sala degli Scarlioni dove verrà dato grande spazio al Bambaia. Fu allestito, nell’occasione, un cospicuo corpo grafico dello scultore. Da un estremo all’altro? La tendenza nelle attribuzioni delle opere d’arte del periodo classicheggiante, specie se si parlava di scultura lombarda, negli ultimi due decenni dell’800 fu opposta: tutto del Bambaia (o quasi…) Da apprezzare Diego Sant’Ambrogio che ha cercato di rimettere insieme i pezzi delle collezioni del Bambaia ricostruendo così il monumento Birago. Le sue ricerche però avevano un che di dilettantesco. Insomma non tutti la pensavano allo stesso modo? Età aurea dell’arte italiana è un testo di Eugene Muntz del 1895 la cui copertina presentava la statua di Gaston de Foix. Nel testo però si avanzavano perplessità sull’artista, non si era molto sicuri di quanto fosse abile. Un capitolo della Storia dell’Arte di André Michel degli inizi del 900 riguardante la scultura non elogiava Bambaia del tutto. Molti storici dell’arte degli anni 30 declassarono parecchio B. ad es. Adolfo Venturi che celebrerà Leonardo per la scultura milanese (c’entra poco) piuttosto che parlare dei rapporti di L. con gli scultori del luogo. Il gusto per l’antico a Milano tra regime sforzesco e dominazione francese Cesare Cesariano chi? Era un pittore architetto che scrisse un commento sull’architettura di Vitruvio nel 1521. Lui ci ha lasciato detto che a Milano la passione dilagante per il collezionismo aveva preso campo al tempo di Francesco Sforza (1401-1466). Un fondamento di verità c’era in questa affermazione (fu definito sovrano usurpatore). In quel tempo si cercavano epigrafi antiche. Da quando c’è la passione per l’antico a Milano? Già dai tempi di Filippo Maria Visconti. Ce lo dice la biografia di Pier Candido Decembrio (FMV prende dei bei ragazzini per strada e li veste da déi) oppure ricordiamo l’episodio in cui invia in dono al banno imperiale d’Ungheria una corona lavorata all’antico. Sarà anche Francesco Sforza a contemplare l’antico come già detto in quanto invierà a Pandolfo Malatesta un sarcofago antico in porfido. Le sue gesta saranno narrate in affreschi storici. Altro es. Sul sagrato del Duomo nel 1453 si inscenerà la storia di Coriolano. Per lui saranno decantati poemi epici come la Sforziade. Il palazzo del Banco Mediceo 1455- 1459 aveva un programma decorativo che richiamava motivi antichi. Oggi abbiamo un frammento del Foppa rappresentante un Cicerone bambino studente. Interessanti le decorazioni astrologiche dell’atrio. Accostate le fatiche di Ercole con le imprese della famiglia Sforza. Se si osservano le teste dei cesari della Crocifissione di Bergamo possiamo capire quanto “romano e antico” fosse in quegli anni Vincenzo Foppa (e un pochino lo sarà negli anni a venire). C’era una qualche alleanza tra Milano e Firenze? Si può supporre di sì. Galeazzo Maria Sforza, figlio 15enne del signore di Milano, andando a Firenze per incontrare Pio II nel 1459 vedendo Palazzo Medici, rimase folgorato. Nel 1462 lo Sforza tentò di acquistare tre Madonne di Desiderio da Settignano. Il trattato di Architettura del Filarete ci parla di numerosi artisti toscani quindi parliamoci chiaro: se non c’era un’alleanza molti scambi culturali c’erano. Jacopino da Tradate perché è importante? Responsabile del cantiere del Duomo di Milano, realizzò nel 1424 una statua di Papa Martino V* e fu paragonato a Prassitele. Fu una specie di Ghiberti per i Lombardi. Va ricordato perché la storiografia non ne ha ritagliato un giusto spazio per lui. Se le capitali del rinascimento anticheggiante sono Firenze Padova Roma Venezia e Mantova e non Milano un po’ è dovuto alla perdita di un patrimonio storico artistico molto rilevante, un po’ grazie ad una frammentaria storiografia. Colleoni perché è importante? A Milano troviamo profili d’imperatori, portali rinascimentali. Troviamo teste di Cesari sui leggii delle Annunciazioni, negli atri delle Sacre conversazioni. Bartolomeo Colleoni è in linea con questo rinnovato gusto per l’antico. A Venezia abbiamo il suo monumento equestre realizzato da Verrocchio ma ancor più interessante è la Cappella Colleoni (1472-76) a Bergamo. Questo amor d’antico ce lo avevano solo i milanesi? No anche i francesi non furono da meno. Re Luigi XII dopo aver sconfitto i veneziani nel 1509 nei suoi carri carichi d’armi aveva tutta una serie di suppellettili romane. Vigevano perché? Li fu costruito per volontà di Ludovico il Moro e Bramante, un forum all’antica e a pochi metri la Sforzesca una sorta di fattoria modello dove si accumularono quintali di riso. Altro luogo certamente interessante fu il castello di Cusago, luogo di caccia e sollazzi. Milano voleva essere una specie di seconda Roma. Il collezionismo sforzesco si orientava verso vasi d’argento ma non solo. Un ruolo notevole fu ricoperto da Gian Cristoforo Romano, giunto a Milano nel 1491 che avrà sicuramente raccontato al signore di Milano dei marmi e bronzi presenti a Roma. Fu il Romano a dire a Isabella d’Aragona che il Mantegna possedeva un ritratto antico che assomigliava a lei e che il pittore si trovò costretto a cedere (per insistenza d’Isabella d’Este)? Tuttavia chi portava antichità e pietre preziose a Milano? L’orafo Caradosso; abbiamo una corrispondenza epistolare con Sforza dove si attestano questi scambi commerciali. Non solo gli Sforza erano interessati alle antichità ma anche i principali signori milanesi tra cui Gian Giacomo Trivulzio. Giovanni Sforza aveva allestito una raccolta di gemme e bronzi antichi e voleva lasciarla al cugino Massimiliano, signore di Milano. Isabella d’Este riuscì ad averne un po’ per sé di quella collezione. Come la spieghiamo questa febbre d’antico? Si può spiegare un po’ per la penuria di reperti antichi nel suolo lombardo, un po’ per le storie che si raccontavano di Roma ed ecco spiegato perché esistesse tanta curiosità di tanti lombardi a visitare Roma. La corrispondenza tra Della Porta e Ammannati? Lo scultore Guglielmo della Porta in una lettera a Bartolomeo Ammannati ricorda quanto Roma abbia da sempre esercitato grande fascino su tutti gli artisti e qui abbiamo un elenco di scultori: Michelangelo, Gian Cristoforo Romano, Agostino Busti e di pittori: Boltraffio, Marco d’Oggiono, Bernardo Zenale, Bramantino, Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari, Andrea Solario. Perché è interessante l’Antiquarie prospectiche romane? Si descrivono le principali collezioni romane. Si pensava al Bramante come autore ma non è lui. Il manoscritto è datato tra 1496-98 grazie alla descrizione del tempo del proprietario dell’Apollo del Belvedere: Paolo Campofregoso. Quali gli autori? Bramantino, Zenale? Si parla dei ruderi romani, dei Dioscuri del Quirinale, Apollo del Belvedere, Tre Grazie. Si parla della Basilica di Massenzio, Palatino, Colosseo, Arco di Costantino, Pantheon, la tomba di Sisto IV del Pollaiolo. Interessante che ogni monumento sia così compiutamente descritto con tanto di leggende. Tutto è espressione di uno spiccato plurilinguismo infatti accanto a espressioni colloquiali c’è un velato lirismo di base. Infine senza stare troppo a fare supposizioni sull’autore, il frontespizio* del manuale ha un carattere bramantesco zenaliano. Quando gli artisti lombardi scesero a Roma? Molti di loro tra 1508 e 1514. Samuele da Tradate ma anche alcuni scalpellini che lavoravano nel Duomo di Milano scesero a Roma per perfezionarsi. Nella Roma di Alessandro VI i Lombardi eccellevano negli smalti e oreficerie. Se andiamo a Palazzo Venezia a Roma possiamo ammirare affreschi con Teste di Cesari e Architetture* realizzati da anonimi lombardi. Cosa accadde quando decadde il regime sforzesco? Bramante ad esempio scese a Roma o Cristoforo Solari. Anche Battista Palumba andò a Roma a fare rappresentazioni mitologiche. Nel 1508 viene ricordato il pagamento a Bramantino nelle stanze papali. Anche il Sodoma lasciò il suo segno nella Stanza della Segnatura a Roma nei Palazzi Vaticani*. Anche il Maestro delle Storie di Sant’Agnese di San Teodoro a Pavia, forse era sceso con il Bramantino39. Di un altro anonimo lombardo è la Flagellazione di Cristo40 a Roma a San Paolo Fuori le Mura. Opera vicina al Bramantino. Forse questa è da considerare vicina ad una Flagellazione del Moderno41. Chi ci darà testimonianza dei soggiorni romani di artisti lombardi? Vasari, nella vita di Sansovino ci dirà che S. conobbe a Roma Bramantino, Signorelli, Pinturicchio e Cesariano. Nel 1508 c’era a Roma Cesare da Sesto e i suoi interessi si avvicinavano alle soluzioni raffaellesche es. Studio per composizione all’antica42 poi sappiamo che migrerà a sud. Leonardo e company? Nel 1514 arriveranno a Roma molti artisti legati però a Leonardo da Vinci. Sappiamo che Leo lascia Milano per Roma nel 1513 insieme forse al Bambaia. Altro scultore contemporaneo al B era Cristoforo Lombardi presente a Roma ma anche Antonio Elia. Questi aveva lavorato a Venezia agli inizi del 500 poi a Ferrara, a Roma realizzava copie antiche per Ippolito d’Este. D’interesse è la Tomba Armellini43 in Santa Maria in Transtevere del 1522-24. La Lombardia insomma docet? In generale possiamo dire che la scultura ornamentale e classicista era a Roma un monopolio dei Lombardi. Gli scultori di Milano godevano di buona fama es Boninsegna suggerì a Michelangelo nel 1518 di far venire scultori milanesi per la facciata di San Lorenzo a Firenze. era in linea con un classicismo sensibile e trepido distante dall’impermeabile gotica scultura lombarda. Va ricordato Benedetto Briosco ma perché? È uno dei primi scultori milanesi ad emanciparsi da una strada anonima per tentare una strada personale. Si occupò dell’allestimento della cappella di Ambrogio Grifi49 Questa commissione fu parallela a quella per il Duomo di Milano in cui stava realizzando una Sant’Agnese142 Un nome legato alla Certosa di Pavia? È lui che realizzò la Madonna col Bambino46 nel monumento a Gian Galeazzo. Anche il portale53 fu realizzato da lui, ed è lì che troviamo alcune scene storiche delle vicende della chiesa. Vediamo una scultura molto dolce, gli scenari sembrano atmosferici. Da cosa capiamo il valore di Briosco? Dal fatto che sia stata commissionata la realizzazione di un’arca per accogliere santi Marcellino e Pietro in San Tommaso a Cremona e i caratteri dell’opera dovevano richiamare quella della Certosa di Pavia. Ma quando entra in gioco Agostino Busti? Adesso. Il giovane scultore nato nel 1483. Intanto il Briosco stava realizzando la Tomba di Ludovico II54 a San Giovanni. Fu assunto nella Fabbrica del Duomo nel 1512, come scalpellino salariato. Tuttavia quel lavoro non gli piace più di tanto. Leonardo in quegli anni è lontano da Milano e quando torna vuole conoscerlo di persona. Lui è un po’ zuccone ma è un gran lavoratore → il soprannome Bambaia è un gioco scherzoso. Una vera parentela con Cerabaglia? Quando il Lomazzo parlerà del Bambaia nel 1584 è probabile che abbia storpiato il tutto chiamandolo Cerabaglio, Zarabaglia. Giovan Battista Cerabaglia fu un grande armaiolo ma non solo, anche scultore e incisore →fu grande l’errore d’imparentare Bambaia con lui!! Un viaggio importante per Bambaia? Quello con Leo alla volta di Roma nel 1513 (insieme a Melzi, Salai, Lorenzo). Leo gli suggerì di andare a dare un’occhiata al catafalco marmoreo che stava realizzando Benedetto da Rovezzano. A Roma girerà a scoprire le antichità. Riproduceva: sarcofagi antichi, Giudizio Universale, l’arco di Costantino55,56 Battaglie di Nudi del Pollaiolo58,59 ma anche capitelli60,61 poi torna in Lombardia e progetta un sacco d’altari. Delle opere di Michelangelo e Raffaello neanche l’ombra, ma negli appunti di Cesare da Sesto, saranno presenti eccome! Chi incontrò a Roma Bambaia? Solari, Cristoforo Lombardi. Poi tornò a Milano. Agosto 1514 era a Milano con Lombardi. Nel 1515 con il Novarino sono in gara per un inquadramento di marmo della chiesa di Santa Maria del Giardino e per realizzare il monumento dedicato a Lancino Curzio64. Tomba di Lancino Curzio? Siamo nel chiostro della chiesa agostiniana di San Marco, B. e Lombardi elevano nel 1515 questa tomba. Ha molti motivi all’antica. In alto una figura femminile nuda avvolta da un manto posta su un basamento di nuvole, galleggia sopra un’ara decorata a ghirlande e provvista di zampe rivestite di foglie d’acanto. Accanto presenti due figure femminili, alate e in toga reggenti una tromba e un ramo di palma. In basso affiancate da due Pegasi e bracieri innestati su gambi di vegetali, presenti in un riquadro le Tre Grazie. Sotto in prospettiva errata giace il poeta con toga. Due vasi complessi fiancheggiano il tutto con putti alati sottostanti aventi fiaccole rovesciate ad indicare la fine della vita. In fondo un carme dedicatorio. Un altro pezzo della tomba è un fregio classicheggiante. In alto presentata una personificazione della Fama. Considerazioni da fare? Seppur molto ingenuo nel complesso, il monumento può essere visto come una sorta di anticipazione a quello di Gastone di Foix. Probabile che sia stato influenzato anche dalle placchette di Moderno, orafo lombardo con quel classicismo velato da apparati ornamentali (avrà visto la Flagellazione41) certo è che questo lavoro è considerato apice classicistico. Il monumento a Gaston de Foix Il cavaliere morì a 23 anni nel 1512. Duca di Nemours nipote di Luigi XII, nominato Governatore dello Stato di Milano. Di carattere introverso ma aveva relazioni con grandi personalità. Nella guerra dei Francesi contro la Lega Santa morì Gaston anche se vinsero i francesi. Gaston si era persino impadronito della spada di Giulio II. Tra i prigionieri c’era persino Giovanni de’ Medici. Finita la battaglia partì il corteo funebre da Ravenna verso Milano. Com’era la bara? Trasportata a cavallo in un drappo nero e oro. Giunta a San Petronio fu messa in un catafalco e per tre giorni ci furono messe. Poi giunse a Reggio Emilia. Sappiamo che la sua bara fu sospesa a sinistra dell’altare maggiore. Il fatto che fece precipitare tutto? Era un francese Gaston quindi sì che bello! evviva! rendiamogli omaggio! Fintanto che c’erano i francesi… poi il 5 luglio se ne vanno da Milano, tornano gli Sforza e il bel catafalco sospeso a Milano viene strappato il drappo d’oro, privato delle insegne e la spada viene data nuovamente al pontefice poi addirittura gli svizzeri che regnavano in un certo senso a Milano volevano fare del suo corpo una specie di tiro a segno… Prima fu seppellito nel coro del Duomo poi nel convento di Santa Marta nel 1516. I francesi quando erano tornati a Milano? Nel 1515 e il nuovo governatore era il cugino di Gaston. Il ritratto di Gaston de Foix Si si fece ritrarre durante il saccheggio di Brescia nel 1512. L’effigie non mancava nella raccolta di Paolo Giovio del secondo decennio del 500. Non siamo sicuri si tratti del dipinto del Giovio ma abbiamo un’opera di una collezione privata di Como71. Vediamo di profilo un condottiero… forse proprio Gaston. superiore 12 personaggi femminili, le virtù. Nel piano superiore la tomba vera e propria con articolazioni ornamentali (qui 3 scene militari) Ai lati la presentazione di un capo barbaro prigioniero e una adlocutio al centro una scena di battaglia tra romani e galli. In alto il letto funebre, intorno 8 figure di santi. Siamo sicuri che quel disegno sia veramente la tomba di Gaston? Alcuni punti di contatto ci sono ma non sono molti. Partendo dal basso le figure di apostoli potrebbero essere proprio quelle 11 conservate al castello Sforzesco74,75,76 e 1 alla pinacoteca ambrosiana. Le statue rappresentanti una Fortezza e Virtù 77,78 sono forse quelle del V&A Museum e una statua di guerriero potrebbe essere ricondotta a quella del museo di Jacquemart André81 e infine forse il monumento di Gaston presente nel Museo d’arte antica del Castello Sforzesco82 può essere l’effettivo coronamento. Corrisponde allora o no? Tendenzialmente sì ma alcuni particolari furono cambiati in corso d’opera. Ci doveva essere una struttura architettonica nello sfondo ben precisa. L’ambiente architettonico presenta tre arcate. I sette rilievi delle imprese di Gaston dove erano messi? Forse sull’attico della tomba. Dovevano essere stati pensati per essere visti dall’alto e forse tra un episodio e l’altro si collocavano i pilastrini oggi conservati al Museo Civico di Torino, Pinacoteca Ambrosiana, Castello Sforzesco89-94. Le scene di battaglia pura potevano essere quelle del Museo Civico di Torino e quelle del Prado95-97. Da cosa si può trovare una relazione tra i pilastrini e le scene di battaglia? Dalla medesima altezza. Sembra simile al monumento per Gian Galeazzo Visconti46 della Certosa di Pavia → monumento da prendere ad esempio. La tomba di Gaston fu un esempio a sua volta? La tomba del re Luigi XII100 a Saint Denis del 1516-31 prese qualche elemento d’ispirazione da un pdv compositivo da quella di Gaston ma nel complesso riflettono il classicismo di Andrea Sansovino. Carattere di stile del monumento a Gaston de Foix Mentre Agostino Busti lavorava alla tomba di Gaston, Bernardino Luini si occupava delle pareti della chiesa di Santa Marta. Le linee di ricerca dei due artisti erano diverse: Luini voleva realizzare qualcosa di chiaro ampio ben lontano da un classicismo nevrotico alla Bambaia77. La lezione di Leonardo come fu assimilata? Da quell’esperienza ci passarono entrambi però Bambaia capì che i moti dell’animo non erano il suo interesse voleva rendere solo la vibratilità dei contorni (la lezione di Leonardo venne appresa: osservò i greci e i latini e quel loro modo di rendere i panneggi). Virtù, Apostoli e Profeti hanno queste carattestiche76-78. Se si osserva la Fortezza del Bambaia si può notare che nella posa77 c’è una ripresa della Leda di Leonardo. Un legame con il Briosco della Certosa di Pavia per cosa? Se si osserva l’opera di Briosco del portale della Certosa53 si vedranno somiglianze stilistiche con i rilievi della vita di Gaston. Leonardo diceva che la rappresentazione di una scena di Battaglia doveva trascolorare sudore e dolore → BAMBAIA NON POTEVA FARLO La sua linea che carattere aveva? Descrittiva: torrenti, alberi, città. Grandi masse grandi costumi grandi parate NO ALLA VIOLENZA. I rilievi di storia sono circondati da un motivo vegetale. Ancor più nei pilastri B. fece vedere cosa era in grado di fare89-94. L’ornato classicheggiante non aveva pari! Altri lavori del B. tra 1515 e 1525? Era al tempo molto affermato, fece molti lavori. Le opere potevano essere di piccolo formato. Oggetti sacri, profani piccoli e grandi. Fece qualcosa per la famiglia Orsini? Sì, nel 1515 morì Francesco Orsini, di famiglia romana, trasferitosi a Milano. Nella chiesa di Santa Maria della Scala a lui e a Caterina Birago venne eretto un monumento commissionato a B. nel 1516. Noi abbiamo solo l‘epigrafe dedicatoria115 e due pilastrini111,112 con gli stemmi Orsini e Birago (vi è scritto fatto da Agostino Busti). Quali erano le parti di questo monumento? Oltre ai pilastrini delle due famiglie già citati, abbiamo anche il San Francesco e Santa Caterina della collezione Contini Bonacossi113,114. Lei vestita da dama romana, il santo con tunica e stigmate. Probabile che facesse parte del monumento una Fama110. Solo questo monumento aveva fatto? Anche la monaca Brigida Birago, sorella di Caterina, fu la dedicataria di un monumento di Bambaia in S. Francesco Grande opera dal destino infausto. Fu Diego Sant’Ambrogio a ricostuire un po’ le vicende e Vasari lo vide intero. Com’era composto il monumento Birago? Aveva un basamento istoriato, sopra alcune statue, oggi abbiamo solo un’iscrizione del Monumento Birago116. In cima dovevano esserci le statue di San Giovanni Battista, Madonna col Bambino (stesso schema della Carità79) e un San Gerolamo117. Il monumento fatto a piramide doveva avere sotto queste statue un sarcofago e sotto le storie della Passione di Cristo con elementi decorativi intervallati119. Le formelle della Passione? Sono palcoscenici classicheggianti. Guardare la Flagellazione120 sembra di rivedere un’impostazione scenica dello Zenale121 e le architetture del Bramantino108. Mercurio Bua chi? Un capitano di ventura che si procurò per il suo sepolcro dei marmi di B. presi a Pavia tra il 1527 e 1528 come spoglie di guerra. Tutta quella serie di marmi erano attestati nel chiostro di S.M. Maggiore a Treviso nel 1531. Quelle statue furono scambiate dalla critica per frammenti di un altro sepolcro. Nei tre rilievi sono presentati l’ Agonia di un professore123 La veglia funebre125 e una Scena d’oltretomba124. Uno stile vicino a chi? Le lestre bronzee del Riccio del Compianto per la morte di un membro della famiglia della Torre126. Erano state raccontate la vita e la morte di due medici veronesi.
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