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Gaio Giulio Cesare e la fine della Repubblica, Slide di Storia Romana

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Tipologia: Slide

2021/2022

In vendita dal 13/12/2022

LucaFer
LucaFer 🇮🇹

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Scarica Gaio Giulio Cesare e la fine della Repubblica e più Slide in PDF di Storia Romana solo su Docsity! STORIA 2 1. GAIO GIULIO CESARE Gaio Giulio Cesare (101 – 44 a.C.), considerato uno dei più influenti personaggi della storia, uno tra i migliori politici e militari della Roma antica che ebbe un ruolo predominante nel passaggio tra la Repubblica e l’Impero. Nonostante le origini aristocratiche della famiglia, la gens Iulia, egli nacque in un contesto familiare non particolarmente ricco. Visse i primi anni sotto le minacce esterne di Mitridate VI re del Ponto che muoveva la prima guerra contro Roma, negli anni delle guerre sociali e nelle lotte tra optimates e populares. Soprattutto queste lotte, accesero in lui, l’intenzione di avvicinarsi alla politica e di schierarsi tra la fazione dei popolari probabilmente condizionato dalle idee dello zio, Gaio Mario acerrimo nemico di Silla. Dopo la morte di Mario (86 a.C.) e la successiva presa di potere di Silla (82 a.C.), Cesare rischiando delle persecuzioni, decise di iniziare la carriera militare alla corte del re di Bitinia Nicomede IV alleato di Roma partecipando a diverse operazioni militari. Ritornò a Roma solamente nel 78 a.C. alla morte di Silla e nel 72 a.C. ottenne la carica di tribuno della plebe, dedicandosi così alla difesa delle classi popolari. Gli anni dal 69 a.C. al 62 a.C. furono intensi per la carriera di Cesare, ottenendo incarichi politici (questura, edilità, pretura e pontefice massimo). Nel 63 a.C. partecipò forse alla congiura di Catilina, venne accusato ma fu poi scagionato. Nel 60 a.C. decise insieme a Pompeo e Crasso di formare il primo triumvirato, nel 59 a.C., venne eletto console in Gallia Cisalpina in modo da portare a compimento gli accordi previsti in precedenza e facendo approvare leggi che favorivano le classi popolari, in questo modo, Cesare, si assicurava l’appoggio della popolazione romana come base per i suoi futuri successi. 5 Il territorio degli Elvezi e la loro migrazione nel 58 a.C. 6 1.2 LA SPEDIZIONE IN BRITANNIA Dopo gli “Accordi di Lucca” del 56 a.C. in cui Cesare riottenne il consolato per altri 5 anni, egli riprese le operazioni militari ma questa volta l’obiettivo era lo sbarco e la conquista della Britannia. Secondo Cesare, il motivo di questa spedizione era quella di fermare i rinforzi militari che arrivavano in Gallia. In ogni caso, i Romani attraversarono il Canale della Manica e sbarcarono lungo le coste del Kent (Sud-Est Inghilterra). Nel 55 a.C. e nel 54 a.C. Cesare e i legionari sbarcarono per ben 2 volte sull’isola, scontrandosi con le popolazioni locali e sconfiggendole, senza però occupare il loro territorio: di ritorno in Gallia, infatti, non lasciò né soldati né accampamenti. La spedizione era dunque servita ai Romani per avere una prima conoscenza della Britannia e porre le basi per la sua successiva conquista (43 d.C.). I popoli incontrati dalle 2 spedizioni di Cesare 7 1.3 PRIME RIVOLTE IN GALLIA E LA RIBELLIONE DI VERCINGETORIGE Il 53 a.C. fu l’anno delle prime rivolte scoppiate in diverse zone della Gallia represse dai Romani sia con la violenza sia tramite alleanze strategiche con tribù filoromane. A questo proposito, si ricorda lo sterminio degli Eburoni. Il 52 a.C. fu invece l’anno della grande rivolta gallica guidata da Vercingetorige, l’ultimo atto della campagna in Gallia. Questi, capo degli Arverni, ebbe il merito di riunire intorno a sé tutti i Galli per contrastare la presenza romana. Il condottiero gallico riuscì a tenere testa alle legioni, attuando la tattica della guerriglia e privando l’esercito romano degli approvvigionamenti del territorio. Cesare, fu così costretto a riprendere la guerra. D’altra parte Vercingetorige otteneva una vittoria nella battaglia di Gergovia (52 a.C.), dove sembrava fossero riaccese le speranze dei Galli; fu un successo inutile, visto che mentre i Romani cercavano di sopprimere le rivolte, Vergingetorige decise di ritirarsi nella città di Alesia per cercare uno scontro decisivo. Dopo giorni di assedio e di combattimenti, le legioni romane riuscivano a prendere la città e a sconfiggere definitivamente i Galli. Vercingetorige si arrese e venne portato a Roma dove assisterà al trionfo di Cesare (46 a.C.) finendo per essere condannato a morte. 10 La situazione nel 56 a.C. e nel 55 a.C. (zoomare per i dettagli) 11 La situazione nel 54 a.C. e nel 53 a.C. (zoomare per i dettagli) 12 La situazione nel 54 a.C. e nel 53 a.C. (zoomare per i dettagli) 15 Pompeo sentendosi prossimo alla sconfitta, dovette rifugiarsi in Egitto alla corte del faraone Tolomeo XIV. Il sovrano, per cercare di rendersi favorevole il futuro vincitore, Cesare, fece uccidere Pompeo a tradimento. Cesare una volta arrivato in Egitto (48 a.C.) nell’intento di punire il faraone e vendicare la morte di Pompeo, detronizzò il sovrano e consegnò il trono alla sorella di questi, la famosa Cleopatra; dalla quale ebbe una relazione e un figlio Tolomeo XV Cesarione. La scelta di riconoscere al trono Cleopatra, suscitò la reazione della popolazione di Alessandria d’Egitto, che guidati da Tolomeo XIV, assediarono lui e i suoi pochi soldati in quartiere della città; solo a stento, dopo che giunsero i rinforzi, Cesare poté liberarsi e riprendere la guerra contro gli ultimi pompeiani. Il regno d’Egitto restò a Cleopatra, sostenuta da un presidio militare romano. Ritratti di Cesare e Cleopatra 16 Nel 47 a.C. Cesare dovette risolvere un’altra questione, questa volta in Asia Minore e in particolare nel Ponto dove il figlio di Mitridate VI, Farnace II, approfittando della guerra civile, organizzò una sommossa per liberare il regno dalla presenza romana. Dopo aver fatto ritirare un’armata romana, egli cercava una tregua con Cesare. Ma quest’ultimo, lo sfidò nella battaglia di Zela (Turchia) dove sconfisse facilmente le truppe pontiche. Farnace II, venne poi assassinato da un suo collaboratore. Ritornato a Roma nel 47 a.C. con un’abile mossa politica riprese l’arruolamento di nuovi legionari pronti per la campagna d’Africa dove lo attendevano le rimanenti forze pompeiane. La campagna breve, ma intensa, finì con la battaglia di Tapso nel luglio del 46 a.C. (Tunisia). Molti avversari politici di Cesare rimasero uccisi, altri fuggirono in Spagna in cui organizzarono la lotta anticesariana. Ritornato a Roma tra agosto e settembre gli vennero celebrati 4 trionfi (Gallia, Egitto, Ponto e Africa). La tregua stabilita dopo Tapso si rivelava precaria e sul finire del 46 a.C., Cesare dovette richiamare l’esercito e partire per la Spagna con lo scopo di eliminare definitivamente i suoi avversari. Venne nominato dittatore e console a vita, mentre nell’aprile del 45 a.C. fu combattuta la battaglia di Munda (Spagna), finita con la vittoria di Cesare e con la successiva uccisione di chiunque fosse considerato un suo nemico. Con questa vittoria, Giulio Cesare non aveva più un oppositore, si diresse quindi a Roma dove portò avanti la sua personale dittatura nell’ultimo periodo della sua vita. “Veni, vidi, vici”, ovvero “Sono venuto, ho visto, ho vinto”. 17 Mappa riassuntiva della guerra civile (49-45 a.C.) con le principali battaglie 20 Così Svetonio descrive l'assassinio di Cesare: “[…] Mentre prendeva posto a sedere, i congiurati lo circondarono con il pretesto di rendergli onore e subito Cimbro Tillio, che si era assunto l’incarico di dare il segnale, gli si fece più vicino, come per chiedergli un favore. Cesare però si rifiutò di ascoltarlo e con un gesto gli fece capire di rimandare la cosa a un altro momento; allora Tillio gli afferrò la toga alle spalle e mentre Cesare gridava: «Ma questa è violenza bella e buona!». Uno dei due Casca lo ferì, colpendolo poco sotto la gola. Cesare, afferrato il braccio di Casca, lo colpì con lo stilo, poi tentò di buttarsi in avanti, ma fu fermato da un’altra ferita. Quando si accorse che lo aggredivano da tutte le parti con i pugnali nelle mani, si avvolse la toga attorno al capo e con la sinistra ne fece scivolare l’orlo fino alle ginocchia, per morire più decorosamente, con anche la parte inferiore del corpo coperta. Così fu trafitto da ventitré pugnalate, con un solo gemito, emesso sussurrando dopo il primo colpo; secondo alcuni avrebbe gridato a Marco Bruto, che si precipitava contro di lui: "Anche tu, figlio mio?". Rimase lì per un po’ di tempo, privo di vita, mentre tutti fuggivano, finché, caricato su una lettiga, con il braccio che pendeva fuori, fu portato a casa da tre schiavi. Secondo quanto riferì il medico Antistio, di tante ferite nessuna fu mortale ad eccezione di quella che aveva ricevuto per seconda in pieno petto. I congiurati avrebbero voluto gettare il corpo dell’ucciso nel Tevere, confiscare i suoi beni e annullare tutti i suoi atti, ma rinunciarono al proposito per paura del console Marco Antonio e del comandante della cavalleria Lepido [...] (Svetonio, Le vite dei dodici Cesari. Vita di Giulio Cesare, 82). 21 4. FINE DELLA REPUBBLICA La morte del dittatore, contrariamente alle dichiarate intenzioni dei congiurati, non portò alla restaurazione della Repubblica, ma ad nuovo periodo di scontri e di guerre civili. Il Senato riconobbe l’impunità ai congiurati, il 18 marzo si lesse il testamento di Cesare, che lasciava una parte del suo patrimonio ai soldati e alla plebe romana mentre il resto delle ricchezze era destinato a Gaio Giulio Cesare Ottaviano, figlio di una nipote di Cesare poi successivamente adottato e futuro imperatore Augusto. Nel frattempo si apriva così un nuovo periodo di transizione, fatto dall’emergere delle figure di Marco Antonio, Ottaviano e Marco Emilio Lepido. Fu dalla rivalità fra Marco Antonio e Ottaviano, con il successivo scontro militare con i loro personali eserciti nel 43 a.C., che nacque il Secondo Triumvirato, un accordo stretto tra i 3 maggiori rappresentanti delle istituzioni romane in quel momento. Un patto che a differenza del primo, venne reso pubblico e approvato tramite una legge dello Stato. Questo prevedeva una divisione territoriale del governo delle province e nuove liste di proscrizione con lo scopo di eliminare gli avversari politici. Gli anni 44-31 a.C. furono inoltre un periodo di guerre civili. Due furono le battaglie principali: l’una combattuta a Filippi nel 42 a.C. che vide la vittoria delle forze di Ottaviano ed Antonio contro gli ultimi assassini di Cesare (guidati da Bruto e Cassio); l’altra, combattuta dopo alterne vicende che videro la fine politica di Lepido, avvenuta nel 31 a.C. presso Azio, vide la vittoria finale di Ottaviano e il seguente suicidio di Antonio. Il vincitore era diventato così l’uomo più potente di Roma in grado di cambiare la storia. Dopo vari episodi, nel 29 a.C. Ottaviano rientrava a Roma, dove gli furono tributati gli onori di salvatore della patria. Assunse diversi titoli, “Princeps Senatus” (“il primo in Senato”), “Imperator” (“comandante”), nel 27 a.C. il Senato gli tributava il titolo di “Augustus” (“venerabile, protetto dagli dei”). Con questo atto si sanciva la fine della storia della Repubblica romana e iniziava una nuova fase, quella dell’Impero Romano. 22 I territori divisi dai triumviri e i loro ritratti
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