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Galileo critico delle arti; riassunto, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Riassunto per capitoli del saggio di Panofsky

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 04/09/2023

susanna-bettinardi
susanna-bettinardi 🇮🇹

4.5

(34)

20 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Galileo critico delle arti; riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Erwin Panofsky: GALILEO CRITICO DELLE ARTI 1. . La passione dei greci per la disputa produsse fin dal quinto secolo a.C. un particolare genere di letteratura, la disputatio. Non si tratta di una lotta fra un bene assoluto o un male assoluto ma è una competizione per il primato tra due o più valori relativi, quindi è una gara che può concludersi anche con un compromesso o una riconciliazione tra le parti. I contendenti possono essere valori astratti come virtù e piacere ma anche persone reali come cuoco o pasticcere, letterati, personificazioni. In epoca ellenistica, con la dottrina neoplatonica, i due contendenti diventarono pittura e scultura. Fin dall'antichità le opere letterarie vedono dispute tra le componenti delle arti visive, nel medioevo il genere del contrasto letterario vede aumentare le categorie dei contendenti. Dal momento che pittura scultura erano stata retrocesse alla condizione di artes mechanicae la loro reciproca rivalità non offriva più alcun interesse, addirittura era esclusa in via di principio la possibilità di una sfida tra le arti liberali. Fu soltanto intorno al 1400 che Cennino Cennini avanzò l'opinione che la pittura reclamava o legittimo riconoscimento come arte liberale: per Cennino il pittore è allo stesso livello del poeta, in quanto può produrre esistenza immaginarie così come quelle reali. Il privilegio ottenuto dalla pittura fu gradualmente esteso a quella che più tardi saranno chiamate le belle arti, tanto che per illustrare il significato delle idee di Platone si ritornò finalmente a utilizzare l'immagine di un corpo perfettamente bello piuttosto che facendo ricorso l'archetipo impresso nella mente di un filosofo. Dopo che pittura e scultura erano state promosse al rango di arte e se cominciarono a battersi l'una contro l'altra per il primato: fu Alberti il primo teorico che suggerì che la scultura e la pittura, anche se differenti nei significati e negli scopi, erano di pari grado e dovevano vivere in pace; però in seguito la contesa fra le due arti sorelle rimase il soggetto preferito delle dispute letterarie in molti paesi e per alcuni secoli. Fu con il Paragone di Leonardo da Vinci che venne raggiunto il punto di massima tensione perché in quest'opera la pittura reclama la propria superiorità non solo rispetto alla scultura ma anche nei confronti della musica e della poesia. Addirittura la metà del sedicesimo secolo il dibattito sui rispettivi meriti di pittura e scultura da origine ha un'inchiesta sulla pubblica opinione: nel 1546 l'umanista fiorentino Benedetto varchi raccolse le dichiarazioni di un gran numero di artisti importanti (Michelangelo, Benvenuto Cellini, Pontormo) dove ovviamente ognuno difendeva la propria arte. 2. . Galileo era figlio di un famoso musicista e teorico della musica, ricevette un'ottima educazione artistica e letteraria: sapeva memoria la maggior parte dei classici latini e non solo gli stesso fu poeta ma dedicò molti mesi a elaborare un confronto tra l’Orlando furioso dell’Ariosto e la Gerusalemme liberata del Tasso. In realtà all'inizio egli fu più incline a studiare pittura e non matematica. Ludovico Cigoli, più vecchio di Galileo di 5 anni, fu suo amico durante tutta la vita. Addirittura nella sua assunzione della vergine nella cupola della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, il pittore pagò un tributo allo scienziato rappresentando la luna sotto i piedi della vergine esattamente come Galileo l'aveva vista al telescopio, quindi con tutti quelli i crateri e isolette che la rendevano in sostanza simile alla nostra terra. Nel 1612 Galileo scrisse al cigoli una lettera dedicata esclusivamente al confronto tra scultura e pittura dove ovviamente sostiene la superiorità della pittura. In realtà questa lettera è stata messa in discussione riguardo la sua autenticità per la mancanza dello scintillio e dell'accumulo che contraddistinguono la prosa di Galileo e anche perché il tema del paragone delle arti non è mai stato ripreso in nessun'altra lettera tra lui e il Cigoli. In realtà probabilmente la lettera non è una semplice lettera spontanea, ma è più una messa in scena premeditata. In quel momento infatti il cigoli si trovava a Roma ed era stato coinvolto in una di quelle discussioni sui rispettivi meriti di pittura e scultura, allora probabilmente lui aveva chiesto aiuto a Galileo (riferendogli anche gli argomentazioni dei suoi oppositori) perché lui gli rispondesse, mettendo fine alla discussione. A sostenerne l'autografia è la lettera stessa: anche se riprende affermazioni convenzionali, Galileo riesce a dare un contributo alla discussione tanto originale quanto quello di Leonardo. Parlando infatti della scultura, dice che la scultura non inganna come fa invece la pittura; il rilievo scultoreo si compone solo di chiaro e scuro invece nel rilievo pittorico ci sono anche i colori. Lui distingue tra il rilievo visibile della pittura, che ha quindi un valore ottico, e rilievo che tattile, quello scultoreo. Il per Galileo l'effetto plastico di una scultura dipende dalle condizioni di illuminazione in cui essa sia veduta mentre un dipinto mantiene il proprio lume; per sostenere la sua affermazione suggerisce un esperimento che può essere riprodotto in qualsiasi momento. A sostegno della pittura lui conclude che la migliore imitazione sarà quella che rappresenta il rilievo nel suo contrario che è, in realtà, il piano. Durante il ragionamento in difesa della pittura Galileo arriva addirittura a fare il paragone con la musica, dicendo che se vogliamo penetrare nella sostanza della melodia la dobbiamo ascoltare senza le parole e senza la rappresentazione drammatica, dobbiamo quindi ascoltare musica assoluta. Allo stesso modo la scultura imita la natura con la tridimensionalità, con il rilievo e con il supporto materiale. Ma è la pittura che riesce a imitare la natura mantenendone le caratteristiche invariate. 3. . Nel terzo capitolo si insiste sul purismo critico su cui si basa il pensiero di Galileo: così come preferisce la musica pura, senza parole alla canzone e non prende in considerazione il canto interrotto da singhiozzi o risate, allo stesso modo insiste sulla necessità di separare la quantità dalla qualità, la scienza dalla religione, dalla magia, dall'arte e dal misticismo. Dopo la scoperta dei 4 satelliti di Giove, gli altri eruditi non riuscirono ad annettere che gli alimenti del sistema planetario superassero il sacro numero di 7; altri invece Ehi acclamarono la scoperta di Galileo perché lo scienziato aveva rivelato la Suprema Sapienza del creatore, poiché il numero dei quattro nuovi satelliti rifletteva la quadruplice e senza di Dio. Galileo invece era del tutto libero da ogni fede e dalla numerologia è completamente immune dall'animismo; lui avrebbe accettato qualunque numero in quanto riteneva che non si dovesse chiedere la natura di piegarsi a quello che l'uomo pensa ma che l'intelletto umano deve adattarsi a ciò che la natura ha prodotto. Galileo si oppose a qualsiasi cosa che si configurasse come una confusione dei limiti all'interno del dominio dell'arte stessa: si ribellava contro l'allusione l'imprecisione e l'allegoria. 4. . Tutta l'arte del diciassettesimo secolo risultò da un movimento, prevalente dal 1590 al 1615 virgola che era sorto in opposizione al manierismo del passato recente: da un lato c'era Caravaggio e dall'altro c'erano i fratelli Carracci e Domenichino, due correnti molto diverse e forse antitetiche Ehi machi avevano in comune il desiderio di staccarsi dalla stagione precedente, il manierismo. Basti mettere a confronto l’Immacolata Concezione del Vasari nella chiesa dei santissimi apostoli a Firenze e la Madonna di Foligno di Raffaello, insieme alla Madonna di San Ludovico di Annibale Carracci. 5. . Galileo era un testimone oculare della ribellione contro il manierismo e non è difficile capire come si sia schierato dalla parte del classicismo. Il cigoli esercitava Firenze lo stesso ruolo dei carracci e di domenichino a Roma ed era addirittura amico di agucchi. La teoria secondo cui Annibale Carracci aveva salvato l'arte della
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