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Galileo Galilei: Il Nascituro della Comunità Scientifica Internazionale, Schemi e mappe concettuali di Storia

Come Roma divenne il cuore intellettuale dell'Europa cattolica e il teatro di importanti eventi nella vita di Galileo Galilei. Galileo, come scrittore e scienziato, inaugurò un metodo scientifico di studio e diede fondamenta solide alla teoria copernicana, dando vita a una controversia con la Chiesa. anche del ruolo di Galileo nella letteratura e nella comunicazione scientifica, che lo unì a studiosi di tutta Europa e diede vita a una comunità scientifica internazionale. Inoltre, il documento descrive come Galileo divenne un maestro dell'ironia e aprì la strada alla scienza moderna.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2011/2012

Caricato il 06/09/2022

Greta2424
Greta2424 🇮🇹

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Scarica Galileo Galilei: Il Nascituro della Comunità Scientifica Internazionale e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! GALILEO GALILEI (liberamente tratto da autori vari e Luperini) I luoghi della biografia galileiana - periodo pisano (1581-92): prima studente universitario, poi professore di matematica allo Studio - periodo padovano (1592-1610): professore di matematica e di astronomia presso lo Studio di Padova, stipendiato dalla Repubblica di Venezia, dove frequentemente soggiorna per svolgere incarichi tecnici e artigianali. A quest’epoca Padova è la capitale internazionale degli studi filosofici, centro di rielaborazione critica del pensiero di Aristotele; Venezia è uno dei caposaldi della vita mercantile e intellettuale europea del tardo Rinascimento, dove, in un clima di speciale libertà tutelato dal governo della Repubblica, giungono uomini, libri e strumenti tecnici (ad es. il cannocchiale) dalle migliori università straniere. - periodo fiorentino-romano (1610-33): matematico e filosofo alla corte del granduca di Toscana, che, con atto di generosa liberalità, sia lo sostiene in occasione dei ripetuti soggiorni a Roma, dove G. si reca nel tentativo di conquistare pontefici e cardinali alla dottrina copernicana. Roma è l’autorevole punto di riferimento intellettuale dell’Europa cattolica, e qui si svolgono le battute decisive della biografia galileiana: a più riprese G. riesce a guadagnarsi i favori delle Accademie (Umoristi e Lincei), degli eruditi, dei cardinali e dello stesso pontefice Urbano VIII (al quale è perciò dedicato “Il saggiatore”) ; quindi gli scienziati e i teologi avversari (domenicani e gesuiti)hanno il definitivo sopravvento e riescono ad ottenere la condanna di G. e della dottrina copernicana (1633) - periodo di Arcetri (1633-42): seppure costretto al domicilio coatto nella villa di Arcetri e spogliato di ogni incarico ufficiale, G. continua a studiare e nel 1638 pubblica a Leida i “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze”. Continua le sue indagini e i suoi studi -nonostante la grave malattia agli occhi e i lutti familiari- fino alla morte nel 1642. Galileo e la trattatistica scientifica del Seicento La trattatistica scientifica del Seicento è dominata dalla personalità di Galileo Galilei, sia come scienziato e filosofo, sia come scrittore. Sul piano scientifico e filosofico può essere accostato soprattutto a Bruno, che per primo aveva ripreso in Italia le teorie copernicane, aveva teorizzato il carattere infinito dell'universo e intravisto la fine dell’antropocentrismo e la relatività di ogni acquisizione nel campo della conoscenza. Ma mentre Bruno era restato su un piano filosofico e metafisico, Galileo inaugura un metodo scientifico di studio e può perciò dare fondamenti più solidi e duraturi alla stessa teoria copernicana. Ne nasce una controversia con la Chiesa che segna uno spartiacque storico. Sul piano letterario, Galileo riprende dalla tradizione umanistica l'uso del dialogo e dell'epistola, ma rinnova anche profondamente il genere della trattatistica, rendendolo adatto a una comunicazione più vasta e varia e a un pubblico più ampio. Il dialogo gli permette di rendere l'argomentazione più mossa, problematica, drammatica; l'epistola gli serve per comunicare in forma scientifica con tutti i dotti dell'epoca, da Keplero a Sarpi, dai libertini francesi (teorici del “libero pensiero") a Campanella. Galileo stabilisce insomma una formidabile rete di comunicazione che lo unisce non solo ai suoi allievi ma agli studiosi di tutta Europa: con Galileo nasce una comunità scientifica internazionale. E’ proprio Galileo, inoltre, a dar vita, con il Sidereus nuncius [Nunzio delle stelle], a un sottogenere del trattato destinato ad avere grandissima diffusione in epoca moderna: il rendiconto scientifico che comunica al mondo i risultati di ricerche sperimentali. Come scrittore, Galileo introduce un'importante innovazione: usa il volgare fiorentino1, d'altronde del tutto naturale per lui, toscano di nascita e di famiglia. Grazie alla sua autorità, la trattatistica scientifica sarà redatta di qui in avanti in volgare. Quest'ultimo diventa con lui e con la sua scuola una lingua non solo letteraria ma scientifica, e dunque ormai sottratta alla subordinazione al latino, che era stato per secoli la lingua dei dotti, della filosofia e della scienza (lo stesso Galileo, del resto, lo aveva usato inizialmente). Egli impone l'uso di rinunciare, per i termini scientifici, ai latinismi e di trovare invece degli equivalenti nel linguaggio comune. Ovviamente ciò comporta un cambiamento del pubblico: Galileo e i suoi 1 La lingua scientifica di Galileo e della sua scuola, sobria e razionale, esprime pure la reazione di Firenze al gusto barocco che domina invece a Roma. In una certa misura la contrapposizione a Roma e alla Controriforma (che preferisce il latino come lingua dei dotti e incoraggia l'uso di un barocco moderato nella scrittura) è dunque anche linguistica. 1 allievi non si rivolgono solo agli specialisti ma a tutte le persone colte, svolgendo così un compito non solo rigorosamente scientifico ma anche di alta divulgazione. Sidereus nuncius: una rivoluzione nell'immaginario dell'uomo barocco Nel periodo padovano Galileo dovette impiegare molte delle sue energie per rispondere alle esigenze della Repubblica di Venezia che gli richiedeva sempre nuove invenzioni di tipo tecnico e pratico. Ciò da un lato lo disturbava, impedendogli di concentrarsi su opere di largo respiro scientifico-filosofico (e questo motivo lo indurrà alla lunga a lasciare Padova per Firenze), ma dall'altro assecondava quel rapporto della matematica con le macchine e con gli strumenti che indubbiamente è alla base delle innovazioni rivoluzionarie da lui introdotte. Proprio a contatto con l'ambiente dei tecnici e degli artigiani, e in particolare con i vetrai di Murano, nel 1609 Galileo, prendendo spunto da esemplari di cannocchiale provenienti dall'Olanda, fece costruire il primo telescopio. Nell'inverno del 1609 egli passò la maggior parte delle notti a puntare il cannocchiale verso il cielo. Scoprì così che la superficie della Luna non era diversa da quella della Terra, il numero delle stelle era infinito, e Giove aveva dei satelliti che gli ruotavano intorno creando un sistema che, in piccolo, era identico a quello solare e che quindi contribuiva ad abbattere il "paradigma" aristotelico-tolemaico. Mentre di notte lavorava, di giorno Galilei trascriveva le proprie scoperte lavorando al Sidereus nuncius , (dedicata a Cosimo il de' Medici) Il Nunzio delle stelle", o, anche, "Annunzio sidereo”, "Rendiconto sulle stelle”: si trattava di un rendiconto scientifico che comunicava ai dotti di tutto il mondo (di qui l'uso del latino semplice, sobrio, asciutto), limitandosi a una rigorosa esposizione scientifica, le nuove scoperte. L'opera di Galilei ebbe una fortuna immensa, rivoluzionando l'immaginario dell'uomo secentesco e segnando una svolta epocale. L'uomo cessava di essere il centro del mondo. L'universo non era finito e delimitato dalle Stelle Fisse, ma infinito e popolato da infiniti mondi, come già Giordano Bruno aveva sostenuto. La rigida gerarchia dello spazio che dall'antichità si era prolungata sino a tutto a Medioevo veniva sconvolta, e, soprattutto, le nuove acquisizioni erano alla portata di tutti: bastava sottoporle a verifica concreta e controllarne l'esattezza attraverso l'uso del telescopio. Il Saggiatore e Il Dialogo sopra i due massimi sistemi Dopo l'interdetto del 1616, Galileo rinunciò per qualche anno a professare apertamente il proprio copernicanesimo. Ma quando, nel 1623, divenne papa Urbano VIII, che egli considerava suo potenziale alleato, ritornò sulla scena pubblica con Il Saggiatore. Il libro è la prima importante opera in volgare di Galileo, che resta cosi fedele alla scelta inaugurata con le «lettere copernicane». 2 Il Saggiatore nasce come libro di polemica contro un astronomo gesuita, Orazio Grassi. Costui, nel 1618, aveva studiato tre comete arrivando a conclusioni volte a convalidare le teorie dell'astronomo danese Tycho Brahe (1546-1601) secondo cui: 1) le comete sono dei corpi celesti; 2) i pianeti ruotano intorno al Sole, ma la Luna e il Sole ruotano intorno alla Terra (è questa una teoria di compromesso fra le tesi tolemaica e quel la copernicana. Avendo un allievo di Galilei, Mario Guiducci, sostenuto che invece le comete erano semplici effetti ottici senza reale consistenza, Grassi gli rispose, con lo pseudonimo di Lotario Sarsi, in un trattato in latino, Libra astronomica ac philosophica [Bilancia astronomica e filosofica], in cui attaccava anche Galilei. A questo punto Galilei, entrò direttamente in campo scrivendo Il Saggiatore, che già nel titolo intende confutare il trattato di Grassi: se questi aveva usato la bilancia (Libra) , Galileo vuole fare ricorso al “saggiatore”, una bilancetta per valutare il peso dell’oro e degli altri metalli preziosi. Ed infatti egli commenta ad uno ad uno vari passi di Lotario Sarsi (o Grassi che dir si voglia) , facendoli seguire dalle proprie osservazioni in volgare. Sul piano stilistico, il testo è giocato con grande perizia sul contrasto tra il grigio e anonimo latino scolastico e la vivacità del volgare, fra il procedimento plumbeo del gesuita e il gusto vivo dell'ironia e della battuta elegante dello scienziato umanista, che non esita a raccontare 2 Il successo del Sidereus Nuncius e le altre scoperte(macchie solari, fasi di Venere) se inserirono G. nel grande dibattito degli astronomi europei, collocandolo dalla parte di Keplero(che nel 1611 intervenne in suo favore), lo esposero però alle critiche dei pensatori tradizionalisti e alla diffidenza della Chiesa che aveva da poco condannato Giordano Bruno. Da ciò derivò il tentativo di G. di rassicurare la Chiesa e addirittura di ricercarne l’alleanza. G. non voleva rinunciare alle proprie idee, ma voleva convincere la Chiesa che le proprie posizioni _ e più in generale quelle copernicane- non mettevano in pericolo né la fede cattolica né l’autorità religiosa. G. conduce questa battaglia culturale con le cosiddette lettere copernicane, scritte fra il 1613 ed il 1615. Si tratta di quattro lettere: quella a don Benedetto Castelli, due a monsignor Pietro Dini ed infine una lunga epistola alla granduchessa di Toscana Cristina di Lorena. 2 Galileo non dà l'indicazione dell'argomento principale affrontato in ciascuna giornata; il colloquio si muove in modo apparentemente casuale con continue e numerose digressioni. In questo modo i Massimi sistemi incorporano, nella forma della conversazione a più voci, tutti i temi della precedente attività scientifica galileiana. La lingua e lo stile del Dialogo Le scelte linguistiche di Galileo obbediscono all'intento fondamentale del Dialogo: raggiungere un vasto pubblico formato non solo da studiosi di professione ma anche da "intendenti” che si dilettano di studi scientifici. La lingua impiegata dunque non è il latino, normalmente usato per esporre le nuove teorie nei trattati scientifici e compreso dagli specialisti di tutta Europa, ma il volgare, più adatto a divulgarle e a difenderle. L’aperta rottura con la tradizione aristotelica si può verificare anche sul piano terminologico. E’ importante cioè definire con molta chiarezza e evidenza il nuovo significato che i termini vengono ad assumere nel contesto della nuova scienza, dando loro precisione e univocità. Per tale motivo uno dei modelli linguistici e stilistici della prosa del Dialogo è costituito dal Principe di Machiavelli. Dal Principe Galileo eredita infatti lo stile dilemmatico e disgiuntivo, l'esclusione delle doppie verità, il rigore di scelte contrapposte e reciprocamente escludentesi. La scelta di inserire la dimostrazione del copernicanesimo in una cornice teatrale risponde a due specifici obiettivi: 1) alimentare l'impressione del lettore che tutto il libro sia una neutrale discussione di due avverse teorie cosmologiche; 2) intrattenere i lettori con una piacevole rappresentazione, una gradevole conversazione in cui le argomentazioni scientifiche siano efficacemente accompagnate da situazioni teatrali e comiche. Il genere del trattato scientifico, incentrato sul tradizionale modo enunciativo di tipo monologico, era infatti meno adatto a comunicare le nuove scoperte a un pubblico di lettori il più ampio possibile. Il dialogo, invece, incarnando nelle voci dei diversi personaggi le diverse opinioni, poteva permettere la ricostruzione, per successive approssimazioni e digressioni, di tutte le fasi del conflitto fra due modi di pensare antagonisti. La teatralizzazione delle due concezioni del mondo serve perciò a rendere il lettore partecipe di questo conflitto: mentre Salviati si dichiara subito copernicano, Sagredo assume ufficialmente il ruolo di arbitro, ma si rivela in realtà il sostenitore più efficace e divulgativo delle nuove idee. Ha infatti uno spiccato senso di concretezza: i suoi numerosi esempi tratti dalla realtà sensibile di tutti i giorni sostengono vivacemente l'evidenza sperimentale delle teorie copernicane. La stessa situazione scenica, con la sua gestualità concreta, riporta i lettori alla solida realtà delle cose, fornendo Il Dialogo di una robusta cornice narrativa di tipo realistico. La visione del mondo di Simplicio, viceversa, è progressivamente demolita con l'arma della comicità. Il vanitoso nemico di ogni cambiamento è raffigurato in modo tale che il carattere negativo della sua personalità discrediti di riflesso l'intero aristotelismo. Il suo stesso nome, oltre che rinviare al celebre commentatore di Aristotele, poteva far pensare a un uomo sempliciotto sciocco. Il suo linguaggio viene sottoposto a parodia deformante da parte degli altri due protagonisti. La lingua faticosa, imprecisa, metaforeggiante di Simplicio viene sconfitta dall'eleganza ironica, dalla precisione e dalla concretezza della lingua di Salviati e di Sagredo. L'ideologia del Dialogo Galileo è ancora convinto, nel momento della stesura del Dialogo, di poter conquistare le più alte gerarchie ecclesiastiche al copernicanesimo, dimostrando loro l'evidenza della teoria eliocentrica. Il suo progetto tuttavia non mirava a trovare un compromesso fra copernicanesimo e dogma ecclesiastico, bensì a propugnare la completa autonomia delle scienze naturali dall'ambito della teologia. Infatti: - il discorso scientifico non ha bisogno di appoggiarsi su alcuna autorità ad esso estranea. Per mezzo dei personaggi copernicani Salviati e Sagredo, Galileo nel Dialogo fa continuamente appello alla superiorità coraggiosa del dubbio, alla passione della ricerca spregiudicata e sincera, alla superiorità delle cose sulle parole; - in tutto il libro la ragione della scienza è guardata con una fiducia immensa, mentre la mancanza di coerenza e precisione della vecchia metafisica, chiusa in formule ripetitive e confuse, è smascherata con l'arma dell'ironia; - per Galileo è di primaria importanza divulgare presso tutti gli uomini la funzione liberatrice della ragione per renderli via via più coscienti: per questo il libro è concepito come un'opera 5 pedagogica, capace non solo di persuadere ma anche di educare il lettore al ragionamento critico, distruggendo i pregiudizi e le abitudini mentali tradizionali. Dal punto di vista ideologico, cioè, il Dialogo non mise in gioco solo le teorie astronomiche accettate da secoli, ma lo stesso fondamento dell'autorità su cui si reggeva la tradizionale concezione del mondo. Per questo motivo la fiducia nell'efficacia persuasiva e educativa della ragione, dominante in ogni pagina del Dialogo, si trovò a subire la dura e intransigente reazione della Chiesa. IL GALILEO RITROVATO DI GIOVANNI PAOLO II Nel 1979 il papa Giovanni Paolo II invitò a «una composizione onesta» dei contrasti fra la Chiesa e Galileo. Nel 1992 con un atto solenne la Chiesa ha riesaminato il processo riconoscendo i «torti» fatti alle scienziato. La parziale ritrattazione della condanna tuttavia va vista nel quadro di un generale capovolgimento interpretativo che negli ultimi anni coinvolge il processo del 1633. Galileo, secondo l'interpretazione postmoderna, avrebbe avuto il torto di voler racchiudere in modo "totalitario" l'insieme dei processi naturali in rigide leggi. 6
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