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Gallese - How stories make us feel, Appunti di Elementi di Informatica

appunti e riassunto della dispensa di Gallese: How stories make us feel

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 02/06/2020

claudia_virz
claudia_virz 🇮🇹

4.5

(51)

30 documenti

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Scarica Gallese - How stories make us feel e più Appunti in PDF di Elementi di Informatica solo su Docsity! How Stories Make Us Feel - Gallese Gallese fa parte del Gruppo di Parma, studiosi di neuroscienze, e nel suo articolo affronta il tema della Neuroscienza cognitiva, sviluppatasi grazie anche alla nascita di tecnologie che permettono di visualizzare immagini del cervello, come fMRI, ovvero una di tecnica che permette di mappare i cambiamenti del flusso sanguigno all'interno delle regioni cerebrali. Ciò ha permesso di capire quali regioni cerebrali sono coinvolte durante determinate attività cognitive. Tale neuroscienza cognitiva è un approccio metodologico, influenzato dal - cognitivismo classico - psicologia evoluzionista. Il cognitivismo classico è precursore di un solipsistic account della mente, nel senso che pone l'attenzione sulla singola mente dell'individuo per definire cosa è una mente ( intesa come pensiero, memoria, etc ) e come lavora. La psicologia evoluzionista è definita dalla metafora Swiss-Army knife/ coltellino svizzero, ( diversi accessori per diversi scopi specifici ) secondo cui la mente umana è un insieme di modelli cognitivi, ognuno dei quali è stato selezionato nel corso dell'evoluzione per i suoi specifici valori adattativi ( adaptive values ), in uno specifico dominio. Secondo tale approccio le funzioni mentali, anche quelle più complesse come la memoria o la percezione, possono essere descritte come adattamenti naturali sviluppati nel corso del processo evolutivo. Nel 2003 Bennett e Hacker, a proposito della Neuroscienza, hanno coniato un termine: mereological fallacy, ovvero una trappola logica, un errore che indica l'attribuzione di una caratteristica psicologica dell'individuo o dell'organismo vivente nel suo complesso a una sua specifica parte, come il cervello: ad esempio è giusto dire l'individuo pensa ma non il cervello pensa. Questo per dire che allo stesso modo, la capacità che ha un individuo di capire gli stati mentali degli altri e di condividere questi stati, è una competenza che appartiene all'individuo nel suo complesso e non è possibile ridurla a un'attivazione dei neuroni nel cervello come troppi neuroscienziati pensano. Non è solo il nostro cervello che percepisce qualcosa ma tutto il nostro corpo e attraverso tutti i sensi. Gallese, infatti, pensa che la mentalizzazione e l'intersoggettività sono proprietà personali e individuali. La mentalizzazione è un concetto sviluppatosi dalla Theory of Mind secondo cui possiamo ricostruire i pensieri e le intenzioni delle altre persone attraverso le nostre abilità metacognitive, considerando il comportamento degli altri frutto di stati mentali simili al nostro. L’intersoggettività è un concetto sviluppatosi dalla Feeling of Body, che è il risultato di un meccanismo funzionale dentro il nostro sistema cerebrale, L'Embodied Simulation , simulazione incarnata, che fa sì che possiamo avere accesso direttamente e meno mediato cognitivamente al mondo degli altri. Un nuovo approccio scientifico riguarda il cosiddetto Embodied cognition/ cognizione incarnata, secondo cui il pensiero è incarnato, e deriva non solo dalla natura dei nostri cervelli, ma anche dei nostri corpi e delle nostre esperienze ( a differenza della scuola di pensiero disincarnata secondo cui la ragione è incorporea, trascendente e universale ). Ciò vuol dire che per capire la ragione dobbiamo capire i dettagli del nostro sistema visivo, del nostro sistema motorio. La nostra conoscenza non è confinata alle nostre cortecce, ma influenzata dalle nostre esperienze nel mondo fisico - la cognizione si fonda sull'esperienza corporea, e gli input sensoriali e gli output motori sono parte integrante dei processi cognitivi ( Lakoff ). Il pensiero di Lakoff anticipa le scoperte di pochi anni dopo. Come la scoperta dei mirror neurons/ neuroni specchio, ovvero una classe di neuroni che si attiva involontariamente sia quando un individuo esegue un'azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione compiuta da un altro soggetto ( scoperta avvenuta sul cervello di una scimmia ( macaco ) nel 1990s - e nell'essere umano nei 2000s ). Grazie a questa scoperta oltre alla nozione di intersoggettività, viene fornita la nozione di intercorporeità. Si parla di intercorporeità perché oltre ad avere accesso alle emozioni altrui, abbiamo accesso anche alle azioni degli altri. Quando vediamo qualcuno che fa una azione o esprime uno stato emotivo possiamo comprenderli senza che vi sia il bisogno di ragionarci in maniera esplicita. Due decenni di ricerca hanno dimostrato l’esistenza nel cervello umano di un meccanismo che direttamente mappa la percezione dell’azione e la sua esecuzione: il meccanismo specchio. Attraverso questo meccanismo la stessa regione cerebrale che normalmente si attiva quando alziamo un braccio è attivata quando osserviamo il braccio di qualcun altro muovere il braccio ( the premotor and posterior parietal areas ). Watching someone grasping a cup of coffee, biting an apple, or kicking a football activates the same cortical regions of our brain that would be activated if we were doing the same thing. Ciò, ricorda Gallese, non ha niente a che fare con la capacità di leggere nella mente o di metterci nei panni di un'altra persona, perché l’embodied simulation è un meccanismo pre-razionale, non- introspettivo, tantochè l’esperienza che riviviamo non è solo mentale ma fisica. Tale meccanismo ha una certa rilevanza anche per quanto riguarda La nostra capacità di creare empatia è mediata dalla simulazione incarnata, poiché grazie al fatto che si attivano gli stessi neuroni possiamo capire ciò che gli altri sentono, poiché noi stessi lo sentiamo, e ne facciamo esperienza. L’empatia è quindi una tendenza naturale di fare delle esperienze interpersonali. Il Mirror Mechanism non è il solo a coinvolto nell'Embodied simulation, pertanto il processo di simulazione non è attivato solo quando vediamo un'azione, o quando vediamo qualcuno esprimere un'emozione, ma anche quando immaginiamo di fare o di percepire qualcosa. Il potere della nostra immaginazione è infinito, e proprio la neuroscienza ha dimostrato che l'immaginazione e la visione percettiva hanno delle caratteristiche in comune. Per esempio, lo stesso tempo che impieghiamo per scannerizzare una visual scene, è uguale al tempo che impieghiamo per immaginare quella stessa scena. Inoltre, quando immaginiamo una scena attiviamo le stesse regioni cerebrali che attiveremmo se quella stessa scena venisse vista percettivamente, attraverso i sensi. Ma non si tratta di un qualcosa che avviene a livello mentale con il visual imagery; la stessa cosa infatti avviene con il motor imagery: se immaginiamo di fare esercizio fisico vi è un aumento della nostra forza muscolare in una certa misura paragonabile a quella ottenuta facendo un reale esercizio fisico. Jean Decety con alcuni collaboratori ha dimostrato che il battito cardiaco e la frequenza respiratoria aumenta durante l'immaginazione di un esercizio fisico. Infine, così come quando immaginiamo una scena si attivo gli stessi regioni cerebrali che si
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