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Gambi-geografia fisica e umana, Sintesi del corso di Geografia

Riassunto utile per la comprensione del pensiero di Gambi e della geografia umana

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 07/05/2020

Sciampagna
Sciampagna 🇮🇹

4.5

(32)

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Scarica Gambi-geografia fisica e umana e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! GAMBI: Geografia fisica e geografia umana di fronte ai concetti di valore STORIA DELLA CULTURA—> 2 fasi, distinte per il loro modo di vedere e capire la natura (tutto ciò che sta fuori dall’uomo): 1- verso il 1850= posivitismo; la natura é conoscibile attraverso lo studio degli ordini che la governano. Possiamo stabilire tra i fenomeni (morfologici, biologici..) che conosciamo anche delle leggi. Le scienze naturali aderiscono anche con orientamenti relativistici e alla sua dottrina dell’organismo, secondo cui la natura è sì oggettivamente conoscibile e conosciuta ma le sue entità assumono un valore via via diverso a seconda degli organismi ove agiscono (es medesimo atomo può comportarsi in modo diverso quando esso fa parte ad es. di una corrente idrica o del corpo umano) 2-verso il 1900= neoidealismo, si manifesta in reazione al posivitismo. Nega valore di realtà storica alla cognizione obbiettiva -da parte degli uomini - di ciò che fu creato fuori di essi. La conoscenza umana ha infatti valore empirico, ovvero ricostruisse il mondo naturale in funzione dell’uomo. Tuttavia a questa crisi, la geografia è rimasta sorda, specialmente in Italia (in Francia invece la corrente a cui ha dato anima Vidal de la Blache, si è fatta largamente eco di idee e di problemi neo-idealistici), dove la geografia era da poco nata in grembo al positivismo. in seno alle discipline naturali la geografia sentì il fermento creato dalla crisi delle posizioni positivistiche che avevano tenuto il campo fra il 1850 e il 1900. Da questa crisi scaturì negli ambienti culturali americano, ingleße e tedesco una più larga visione del mondo degli organismi, e la geografia è stata interpretata come «scienza del paesaggio» (verso il 1916 e anni seguenti). Il paesaggio secondo questa geografia è inteso come qualcosa di molto simile ad un organismo: una scienza vive veramente, è operosa, florida quando vive assiduamente nel mondo della cultura che gli sta intorno e nella sfera delle scienze della natura, la geografia fece questo istituendosi come scienza del paesaggio. Ma la geografia studia anche l’uomo e le sue relazioni con il mondo esterno, cosa che la geografia italiana fa per lo più con schemi derivati dal positivismo, ignorando che quando si tratta di problemi umani, si usa oggi una lingua nuova e si lavora su un diverso piano mentale. Piano che negli ultimi cinquanta anni ha sostenuto in Italia lo storicismo crociano, per una geografia umana. più moderna, cioè in linea con la cultura del nostro tempo. Es. carte del popolamento umano—> nascondono l’idea e il valore delle relazioni degli uomini fra loro poiché postulano una stabile ubicazione di una certa quantità di persone, ignorando che quella popolazione forma una o più comunità, che non sono mai veramente isolate, a sè. Qualunque comunità vive in una maglia di relazioni uscenti di cui lei fa parte. Perciò per un geografo umanista queste carte non bastano poiché il numero é utile solo se é chiama la cultura di quegli uomini (es sulle medesime praterie nord-americane che sono popolate oggi da 40 milioni di uomini, con agricoltura molto progredita e grandi nuclei di industrie, tre secoli fa non vivevano più di alcune centinaia di migliaia di indiani, cacciando il bisonte). Di fronte alla dinamicità di fenomeni come questi, cosa vale il riferimento ad astratti, muti, e - se vogliamo - stupidi dati di superfice?. Altro fenomeno che la geografia naturalistica non spiega in maniera approfondita é il sovrappopolamento, che viene analizzato dai geo naturalisti secondo l’idea di optimum di popolazione, una specie di equilibrio calcolabile fra il maggior numero di uomini che una regione può sostenere quando lo sfruttamento delle sue risorse sia eseguito nel modo più razionale e integrale. Una volta conseguito l’equilibrio, qualunque visibile aumento di popolazione fa scendere la quantità di risorse da destinare a ogni uomo, deprimendo le condizioni di vita. L’errore del positivismo é giudicare eventi dell’umanità senza pensare che questo é animato anche da uno spirito. Alla luce di ciò Demangeon dava al sovrapopolamento un valore diverso da comunità a comunità, secondo le strutture culturali di ciascuna, legato al genere di vita. Il fenomeno é perciò molto soggettivo: ad esempio, nel Cilento si vive di una policoltura antiquata ma le densità non sono maggiori a 100 ab, mentre a Milano la densità é 5 volte maggiore ma il suo sviluppo industriale per,ette alla popolazione di vivere. Altro esempio di soggettività é la storia demografica della regioni: in Sicilia la popolazione aumenta del 38% tra 1820 e 1870, nel risorgimento anche in Abruzzo e Calabria, ma la popolazione non mostra segni di aumento demografico prima perché, in quel tempo, le regioni meridionali, unendosi politicamente con altre più civili regioni d’Italia, entrano in un nuovo mondo e le loro popolazioni valutano quanto sia misero il loro genere di vita e sperano perciò di migliorarlo. Il motivo della saturazione é perciò sia economico che morale. Anche le forme di insediamento diviso per classi e ripartito sulla carta é qualcosa di naturale per la geografia positivistica, ma non per un giovane formato in ambiente storico. Tuttavia l’istituzione di particolari classi di centri abitati, deve tenere conto del concetto di centro per un geografo, che parla di centro di ponte, di conoide, di terrazzo, ma, pure un centro è una entità complessa che si deve dividere nei suoi basilari componenti. Quindi per la città avremo un storia tipografica, economica, sociale, religiosa, del popolamento, componenti che il geografo ha già studiato ma senza esprimere niente di concreto riguardo alle componenti della vita della città, senza specificare le "vocazioni" e le conseguenti soluzioni che indicano le loro definizioni di "Poggio" o "sbocco di valle". Si pensi allo studio funzionale della città: dando precise funzioni (militari, industriali..) alla città si rinchiude in classi (=astratte categorie economiche e sociali) la realtà viva di quella città. Sono vari gli spiriti che la animano, di culture diverse tra loro. Non si può perciò classificare quando si parla della vita e dell’opera dell’uomo. Se la classificazione deve dare un’idea del tipo di insediamento é più utile una definizione poi sociale o economica che puramente corografica. Stessa disfunzione emerge analizzando gli insediamenti rurali: es. Insediamento "a corte" indica il modo di insediarsi in complesso edifici che ospitano diverse famiglie e chiudono uno o due o più vasti cortili, può parere simile ed uniforme, o quasi. Ma in realtà la storia di quei modi di abitare è completamente diversa da caso a caso: se guardiamo bene le origini delle forme di abitare «a corte», nella pianura lombarda é nato in un ambiente di rinascita agricola medioevale, ispirato dagli ordini monacali, mentre nella pianura friulana nasce in ambiente feudale per salvaguardare gli insediamenti rurali dalle scorribande degli slavi. In Sicilia sud-orientale di contro, gli insediamenti a corte sono un portato della crisi finanziaria.. Cosa vale più la mera somiglianza formale di modi di abitare, desunta molte volte unicamente da considerazioni quantitative o topografiche, di fronte alla disparità di eventi storici e alla varietà di strutture sociali che le scarne indicazioni ora date implicano ed evocano? L’uomo é unità in quanto popola la terra e l’uomo della geografia umana ha una doppia problematica, data da due temi diversi: di caratteri ecologico da un lato e storici dall’altro. Storico ed ecologo procedono per conto proprio sulle stesse problematiche (forme di alimentazione in funzione delle strutture rurali, tecniche di sfruttamento del suolo..), ma i loro risultati dovranno essere condivisi in maniera vicendevole. Perciò la geografia dell’uomo ha una problematica ecologica (svolta secondo le mentalità delle scienze naturali) e una problematica storica (mentalità delle scienze umane sulle vicende con cui l’uomo si espande. Alla base di questa distinzione sta il diverso genio con cui si affronta lo studio del medesimo oggetto, e a volte dei medesimi problemi, per ciò che riguarda la realtà della vita umana sopra la Terra (eco) e in relazione con la Terra (storica), quest’ultima in continuo mutamento. Esempio della staticità dell’ecologia e il
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