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Garcilaso de la Vega, vita e analisi dettagliata Egloghe., Appunti di Letteratura Spagnola

Il documento parla di Garcilaso de la Vega, poeta spagnolo del XVI secolo che ha introdotto la poesia italiana in Spagna. Si parla della sua vita, delle sue opere e della sua importanza nella letteratura spagnola. Si approfondiscono gli aspetti formali e di contenuto della poesia italiana che Garcilaso ha introdotto in Spagna. Il documento potrebbe essere utile per uno studente di letteratura spagnola o italiana.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 05/07/2022

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chiara-siravo 🇮🇹

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6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Garcilaso de la Vega, vita e analisi dettagliata Egloghe. e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! GARCILASO DE LA VEGA Garcilaso de la Vega, è il rappresentante della modernità della poesia, fa cambiare la poesia spagnola medievali, è il primo che inserisce le progressioni della poesia italiana, adatta la poesia italiana anche in spagnolo, è il primo che scrive come scrivono gli italiani nel XIII secolo. Garcilaso de la Vega scrive a partire dal XVI secolo. Non racconta la vita degli autori, ma nel suo caso ci deve raccontare qualcosa perché non capiremo la produzione letteraria. Lui nacque a Toledo nel 1501 ed era un’importante città, madrid non esisteva, era una grande città della Castiglia, era il secondo genito di una illustre famiglia, quasi nobile, era secondo genito e fino a poco tempo fa era tutto ereditato dal primogenito, il secondo non aveva nulla perché per non sperdere il patrimonio , tutto andava al primo figlio. Sebbene figlio di una famiglia molto agiata, ha dovuto darsi da fare perché non aveva comunque nulla e infatti nel 1520 inizia a lavorare per Carlo V che era uno straniero per gli spagnoli perché era dei paesi bassi e non parlava manco spagnolo e perciò gli vengono affidati delle figure per spagnolizzarlo. Con Carlo V inizia l’impero spagnolo, è impero aperto perché lo vede come questione personale, quindi la spagna, paesi bassi, italia, germania, e sono SUOI, non degli spagnoli. Poi suo figlio Filippo II è spagnolissimo, l’impero è degli spagnoli. Comincia a fare nel 1520 il portaborse di Carlo V, e diventano molto amici, non era manco consigliere era tipo un portaborse. È tanta l’amicizia che dopo inizia una guerra, chiamata Gverra de los comuneros, è la guerra che molte città della Castiglia si ribellano a un re che non è spagnolo, non volevano essere governati da uno straniero. Sono le città della Castiglia contro quelli che pensavano fosse un influsso troppo forte degli stranieri. È una guerra molto forte, l’impero contro la Castiglia. In questa guerra, il fratello maggiore di Garcilaso si mette dalla parte dei castigliani (ribelli) e invece Garcilaso si mette con l’impero, con il re. Grazie a dio vince l’imperatore. Dimostra quindi di essere molto fedele. Nel 1525 si sposa, fanno 3 figli ma sua moglie non viene mai toccata nella poesia di Garcilaso, nel 1526 gli cambia la vita perché il nostro imperatore si sposa con una portoghese e si sposano a Granada e tra il seguito di questa principessa c’è un’altra dama del seguito, che era Isabel Freyre. E Garcilaso è folgorato da questa. Isabel Freyre sarà un amore platonico di Garcilaso, lui a granada è rimasto folgorato e lei non se n’è manco accorta di lui. Poi lei si sposa, avrà due figli e morirà dopo il secondo parto. Lei diventerà la musa della sua poesia. È l’amore petrarchesco. Nel 1529 decide di rovinarsi la vita, decide per la prima volta di rovinarsi la vita. Ci sono due grandi famiglie castigliane che si stavano per sposare con loro e l’imperatore diceva che non potevano sposarsi tra loro perché sarebbero diventati troppo grandi. Garcilaso non solo va alle nozze ma fa anche il testimone dello sposo. Quando l’imperatore lo viene a scoprire, lo caccia e lo vede come un tradimento. Lo caccia in una isola nel Danubio, quindi nel freddo. Accade che nel 1532, data fondamentale, Pedro alvarez de toledo, il duca di alvar, viene nominato viceré di Napoli. Era una delle più belle cariche, per ringraziarsi con questa famiglia, il re lo fa vicere di napoli. Pedro era amico con Garcilaso e allora chiede al re se può portarlo a Napoli, e l’imperatore accetta. Napoli era la città più bella d’europa, quindi Garcilaso passa dal danubio a Napoli. Arriva a napoli con una carica militare. Il 97% della poesia di Garcilaso è stata scritta a Napoli, si potrebbe dire che è un poeta napoletano che scrive in spagnolo. Tutto quello che ha scritto lo ha scritto grazie a Napoli e all’italia, attraverso il contatto diretto con i poeti e gli intellettuali italiani. Lui è riuscito ad imparare dagli italiani, per il fatto che ha scritto a napoli e ha imparato dagli italiani, si può dire che è un napoletano che scrive in spagnolo. La sua poesia fa riferimento alle cose di napoli etc. Sta a napoli, poi alcune volte si sposta a Barcellona e nel 1536 lo ammazzano. Viene ucciso dai francesi. Nel XVI secolo gli spagnoli erano contro i francesi. Loro invadevano l’Italia e venivano molto spesso cacciati e in una di questa occasione lui è morto. Decise di salire sulla torre per uccidere gli ultimi francesi ma loro gli tirano una pietra e muore, garcilaso quindi partecipava militarmente. È una morte stupida. Per la letteratura spagnola, garcilaso era il cortigiano perfetto perché mette una grossa formazione intellettuale e anche uomo di armi, domina la piuma e la spada. Come mestiere faceva comunque il militare. Prima di Napoli aveva scritto qualcosa in spagnolo con la metrica ottonaria, quindi con la metrica spagnola, quando comincia a imparare la metrica italiana, si italianizza è in quel momento che comincia ad essere importante, lui imita veramente gli italiani. Lui inserisce la poesia italiana nella letteratura spagnola. Parliamo di un aspetto formale e di contenuto. Nell’aspetto formale, ovvero la metrica e il linguaggio. Qui gli italiani erano insuperabili, avevamo inventato l’endecasillabo, ovvero un verso molto lungo, raccontavano storie con questo verso. Poi decisero di combinare l’endecasillabo con il settenario. Quindi versi lunghi con quelli più corti. Al di là della musicalità della lingua, siamo stati in grado di fare poesie che suonavano molto bene. Gli spagnoli stavano sull’ottonario, era una metrica pesante. Queste innovazioni metriche italiane erano all’avanguardia. Poi aggiungevano la rima e quindi si creava un capolavoro. Inimmaginabile per gli altri paesi europei. Gli spagnoli, che sono stati i primi ad imitarci, non ci riuscivano. Per il contenuto, avevamo inventato una cosa meravigliosa, ovvero la sincerità. Il poeta non doveva dimostrare quanto era bravo facendo versi, ma doveva dimostrare di provare certi sentimenti, quindi sentendo quello che dico. Il poeta finge ma fingendo doveva trasmettere all’altro quel sentimento e lo doveva fare sinceramente. La rivoluzione degli italiani riguarda quindi la metrica sconvolgente accompagnata dalla rima e dalla parte del contenuto è la soggettività, la sincerità e i sentimenti. Gli spagnoli sul versante formale se l’erano cavata, già c’era qualcuno che riusciva a fare i sonetti. E nella fine del XV secolo c’è qualche sonetto che dal punto di vista formale se la cavavano ma dal punto di vista del contenuto non erano bravi. La forma era relativamente facile ma il contenuto era molto difficile perché non si riusciva a esprimersi così soggettivamente e sinceramente. Il primo che fa poesia in spagnolo come la fanno gli italiani sia sul versante formale che del contenuto è Garcilaso e ci riesce perché glielo insegnano sul campo, gli danno le letture, il contatto personale permette a garcilaso di fare quel salto che gli altri non erano riusciti a fare. L’inserimento della lirica italiana nella lirica spagnola è fondamentale. Si lascia l’ottonario e si usano gli endecasillabi e i settenari, poi dovevano mettere al centro della poesia i sentimenti e dovevano essere descritti sinceramente, dovevano colpire il lettore, la sua sensibilità. Con naturalezza dovevi trasmettere questi sentimenti. L’innovazione di garcilaso è una storia travagliata. Vediamo le edizioni della poesia di garcilaso. Prima di tutto lui non ha scritto tanto e quello che scrisse non lo pubblicò. Non c’è nessun testo autografato da garcilaso. Lui aveva un amico di Barcelona che si chiamava Juan Boscan, lui era molto amico di garcilaso ed erano entrambi poeti. Garcilaso quando scriveva qualcosa glielo spediva e Boscan conservava tutti i componimenti che gli aveva spedito, magari garcilaso scrisse anche di più ma oggi ci è rimasto quello che aveva conservato boscan. Boscan alla vedova dice di pubblicare le sue poesie e di editarle e alla fine di inserire quelle di Garcilaso. Nel 1543 compare la prima edizione di Gariclaso, chiamata Boscan y alguna …de Garcilaso. Quindi entrambi i loro componimenti. Garcilaso era morto già da un bel po', questa prima edizione ebbe un discreto successo, è stata stampata altre 18 volte, e nel 1569 compare solo Garcilaso. Si stampa solo la poesia di Gariclaso. Gli editori vogliono guadagnare soldi e dal 69 qualche editore capì che gli ultimi pezzi; quindi, le parti di garcilaso potevano essere vendute da soli. Inizia a comparire quindi solo la poesia di Garcilaso. Nel 1574 un ordirario di retorica (catedratico) dell’università di salamanca, crea la prima edizione annotata di Garcilaso, quindi esce l’edizione critica. Dal punto di vista testuale voleva ripurirlo e dal 1574 in poi Garcilaso diventa un classico. Citano tutte le fonti etc. Nel 1580 è la seconda edizione critica è fatta da uno dei poeti barocchi più importanti che era Herrera, lui edita garcilaso come modello di poesia, per Herrera, Garcilaso era un modello di poesia in lingua spagnola . Fa un’edizione critica sul versante poetico. Quindi dal 74 in poi garcilaso è un classico. Era ancora per herrera nel barocco, un modello di poesia. Il capolavoro di Garcilaso è la egloga prima. L’egloga è un componimento poetico con una metrica stabilita, nel 15, 16 ,17 esimo secolo è un componimento bucolico; quindi, parla degli amori tra i pastori. Ci farà due spiegazioni, quella tradizionale e quella non tanto tradizionale. È un testo complesso e può avere diverse interpretazioni. Egloga primera era il capolavoro assoluto, sebbene è la prima egloga, cronologicamente è la seconda Uno racconta quando il sole sale e arriva al suo apice e uno da quando il sole dall’alto scende. Il primo è quello tradito dalla donna, quello che canta l’imbrunire è quello che ha la donna morta. Salicio è il sole che esce ed è stato tradito, quando lui smette di cantare gli manca ancora mezza giornata. A nemuroso, muore il giorno e lui racconta la morte dell’amata, non è a caso questa disposizione. È vero che ci stanno raccontando una giornata ma quella giornata per loro è tutta la vita perché tutta la loro vita cambierà in una giornata. Una vita comincia dall’albeggiare fino al mezzogiorno e poi non si sa e l’altra giornata che comincia dal mezzogiorno e poi cade, quella giornata per loro è tutta la loro vita. Ci stanno raccontando due pezzi di vita che insieme fanno una vita intera. Se quella giornata è una vita è come se quella giornata che stiamo vedendo dovessimo scegliere tra la prima o la seconda. Non è soltanto una cosa accaduta a loro ma è la loro vita messa al tappeto. Ognuno dei pastori quando finisce la narrazione finisce in medias res perché dobbiamo scegliere. Ci parlano del tempo e anche dello spazio, quindi la natura perfetta e idealizzata perché i pastori sono nel contesto prezioso e bellissimo e quello che raccontano è sincero perché non influenzati dalla società. Il primo dei pastori è Salicio. Dai versi 52 a 55. Il pastore si rivolge a quella che lo ha ferito, a Galatea come se fosse presente ma lei ovviamente non c’è. In realtà non si parla di monologhi ma di dialoghi ma mancano gli interlocutori. In realtà si rivolge a quella che l’ha tradito e che non c’è, è un monologo a trabocchetto perché in realtà è un dialogo. Il poeta si ferma e inizia il canto di salicio che va dal verso 57 al verso 224, sono 168 versi. La prima strofa comincia con due rimproveri, il primo è che galatea è fredda e non ha sentimenti, significa che è crudele e dobbiamo sapere che nell’amore cortese la donna non doveva fare mai nessun segno di approvazione ma non poteva essere così fredda da trasmettere al povera amante che non era del tutto indifferente. La crudeltà era un peccato nell’amore cortese. Salicio quindi dice che è crudele e non ha sentimenti. Perché galatea l’ha lasciato? Vv.61, come fredda lui lo ha lasciato. Il pastore sente vergogna. Vergogna che qualcuno degli altri pastori lo veda nello stato in cui è adesso, lui è distrutto e finisce la strofa con un ritornello. La seconda strofa va da 71 a 84. è una strofa in cui salicio mette in contrasto la tranquillità della natura con il rispetto alla sua irrequietezza. Come è possibile che non è lo stesso di ieri e invece la natura sì? Per lui è cambiato tutto mentre invece il contesto è sempre lo stesso. Nel fondo salicio sta accusando alla natura di essere poco solidale. Per lui le cose già non sono come prima, come mai che la natura che è solidale di solito se ne frega? Lui non è lo stesso di prima perché ha capito il tradimento di galatea, l’accusa. La terza strofa (85 a 98) è molto piena e la dividiamo in 3. 1- 85 a 90, c’è un nuovo rimprovero a galatea, adesso il rimprovero è perché non ha rispettato l’amore e la fedeltà con rispetto a salicio. Non rispetta i suoi sentimenti e non ci tiene alla sua fedeltà. 2- 2- 91 a 95, chiede vendetta a dio perché galatea ha giurato fedeltà e lei aveva giurato fedeltà e dio ne era testimone e anche perché salicio dice che con questo tradimento, galatea lo ha ucciso e quindi dio dovrebbe vendicarsene perché è anche un’assassina. Egloga è pagana, imita il paganesimo delle opere classiche, quindi quando invoca dio, non è il dio cristiano. 3- Da 96 a 97 dove fa una domanda retorica, che serve per misurare la crudeltà di galatea, se hai amici e li tratta così, cosa farà con i nemici? La risposta è la sua crudeltà, galatea è crudele e le piace far soffrire le persone e questa crudeltà va contro l’amore cortese. Il vv. 98 è il ritornello. Se a lui che l’ha amata lo paga così, cosa farà con i nemici? Quarta strofa va da 99 a 112. È una strofa importante divisa in due parti 1- Da 99 a 105, qui ritorna quello detto nella seconda strofa e dice che quando si amavano c’era perfetta armonia tra lui, lei e la natura. La natura è parte della sua storia d’amore, lui ha amato tantissimo galatea perché lo aiuta a mostrarsi nella sua pienezza. Lui adesso ha sentito la mancanza dell’armonia. Adesso lo ricorda con grande amarezza, non ha più armonia con la natura però prima quando galatea lo amava si. 2- 105 a 112 -> dichiara l’inganno di galatea. Quanto era differente quello che nascondeva nel suo petto. Comincia quello che fu e quello che è. Quello che è, cambia quello che fu. Galatea lo ha mai amato? No, lo ha tradito, o non l’ha amato abbastanza. Ma lui pensava che l’amasse invece adesso da che prima non lo amava. Il presente cambia il passato. Quando lui pensava che lei lo amava, ora sa che era falso. Si cambia la percezione della memoria. Se fino alla percezione del tradimento lui pensava che lei l’amasse e se prima aveva piacevoli ricordi del passato, adesso la sua memoria cambia radicalmente perché i ricordi gradevoli rimangono un inganno. Galatea non solo gli ha rovinato il presente ma anche il passato e la percezione che lui ha del passato. Tutto questo accade per qualcosa fondamentale che è la memoria. Fino a poco prima lui attraverso la memoria ritornava a un passato felice e ora lo stesso meccanismo mentale gli rovina la vita, quanto è stato scemo, quello che pensava quindi non era così. In questo ingannarsi, la natura lo aveva avvisato e una cornacchia lo aveva avvisato. Lui intende adesso che quando l’uccello faceva quei versi, cercava di avvisarlo ma lui che ne poteva sapere? Quello che ci interessa è che la natura in realtà ha cercato di avvisarlo ed era solidale mentre era lui che non ha ascoltato. La 5 strofa va da 113 a 126 , è una strofa che continua l’ultima parte della strofa precedente. Ci dice anche altri due avvisi che gli fa la natura ma che lui non ha interpretato. Quando lui andava con le pecore per farle bere, il fiume si allontanava come per avvisarlo. La natura cercava di avvisarlo. Prodigi. Quello che conta è che la natura non è vero che non è stata solidale e lui adesso con la memoria capisce che la natura ha cercato di avvisarlo e di metterlo in guardia ma era lui che non ha saputo interpretarle perché in amore. La sesta strofa va da 127 a 140 e ci racconta il tradimento. Arriviamo alla settima strofa che è un giochetto che fa salicio, generalizza la sua sofferenza a tutti gli amanti. Se un amore come quello che c’era tra salicio e galatea, se quel tipo di amore adesso si viene a sapere che è andato rovinato, cosa penseranno gli altri amanti del loro amore? Salicio e galatea rappresentavano l’amore perfetto ma galatea ha rovinato anche gli altri amori perché nessuno si fiderà più della sua amata. Galatea ha inserito il verme del dubbio, tutto è possibile. Galatea ha rovinato la fiducia. L’ottava strofa continua con questo concetto, ora la generalizzazione la fa a tutto l’universo. Questa strofa delle cose che non potevano capitare e che sembravano impossibili ma ora non è così. I fiumi che andranno dal mare alla montagna, i lupi e le pecore che festeggiano insieme perché erano impossibili come l’amore che poteva finire tra salicio e galatea. Quello che conta è che l’universo è andato in tilt perché la forza che regge l’universo è l’amore, senza amore se ne va tutto in tilt. Il più grande dell’impossibilita è che galatea sta tra uno diverso di lei. I simili si attraggono ma ora pensa che lui è stato tradito con uno che era l’opposto di lei. Inserisce tra l’impossibilie uno che è completamente diverso da lui e da lei. L’universo va in tilt. Nella 9 strofa, a salicio gli sale l’orgoglio. Prima si vanta delle sue possessioni da 169 a 171, lui dice che ha un sacco di pecore, della sua capacità canora perché i pastori piace cantare, meglio cantano meglio è e appartiene alla tradizione bucolica, loro cantando acchiappano e trasmettono l’amore all’amata. Questa capacità canora l’ha utilizzata per dire a galatea quanto l’amava. Poi si vanta dell’aspetto fisico. Non è che lui si può cambiare per quello che ora ha galatea, lui non ha nulla da invidiare a quello, tranne la fortuna, il caso. Lui rispetto a quello non si sente inferiore ma rispetto a lui, non ha la fortuna. L’altro uomo invece ha avuto la fortuna di farsi amare da galatea. In tutte le cose che ci ha elencato richiedono uno sforzo personale, è ricco perché si è dato da fare, canta bene perché ha educato la sua voce, quindi tutto richiede un lavoro personale, la fortuna no. Ce l’hai o no. Il motivo per cui galatea lo ha ingannato è il caso e lui non poteva fare niente. Si arriva così alla decima strofa che è collegata con l’anteriore. Dice che se questo è così, se l’altro è come me tranne per la fortuna, perché galatea gli ha fatto questo male? La risposta la trova, ce l’aveva già dato, ovvero perché galatea è crudele. La troviamo del verso 186. Se galatea ha la condizione crudele e non amava salicio, potrà mai amare l’altro pastore? No, semplicemente da l’ingannare lui è passata a ingannare l’altro. Galatea invece di amare, odia. Quindi tradisce. Lei è incapace di provare sentimenti. Il nuovo pastore verrà ingannato anche lui. Questa incapacità fa sì che galatea scelga l’opposto perché è più difficile amarlo e quindi lo odierà prima. La strofa finisce con un riferimento alla strofa anteriore. Ovvero li è bello e ha tutto, ma senza galatea lui che cos’è? Nulla. Senza di lei tutto quello che ha non serve a nulla. Arriviamo alla undicesima da 197 a 210, questa la dobbiamo collegare con la seconda strofa. Salicio accusava la natura perché non se ne fregava nulla, adesso la cosa cambia radicalmente. Percepisce che natura è solidale con la sua sofferenza. C’è sincronia tra salicio e la natura. È solidale. Questo è molto importante perché è un topos letterario e ci sono dietro. 1.come fa salicio a far ammorbidire le pietre e non galatea? Perché lei è più dura delle pietre. 2. se salicio è riuscito ad ammorbidire la natura, salicio invece in realtà si riferisce a galatea o alla natura? All’inizio nei versi di transizione ci dice che si riferisce a galatea ma il suo interlocutore è la natura, lui riesce ad ammorbidire la natura, il suo parlare è arrivato a colpire la natura. Dodicesima e ultima strofa da 211 a 224 e poi finisce il canto di Salicio ed è FONDAMENTALE per capire quello che ha detto prima. Lui dice che se ne andrà e che lascerà il luogo dove lui e galatea si sono amati perché così dice lui che galatea con il suo nuovo amore troverà un posto meraviglioso. Lui si sacrifica per lei e lui se ne va. Poi la descrizione del posto non è come ha fatto adesso, ma ritorna alla natura che non era solidale. Ci ha appena detto che è riuscito a commuovere la natura, ora la definisce invece come quando la natura non gli era solidale. Quindi lascia il posto e l’amata. Questo lui cerca di venderci questo fatto come una mostra di amore. Ma non è così. Perché se ne va? Perché non rimane lì? Se ne deve andare perché se rimanesse lì non potrebbe mai superare il tradimento. Ogni cosa gli ricorderebbe il tradimento di galatea e lei. Tutto gli ricorderebbe galatea e se è così, che cos’è l’amore? Il ricordo. È quello che lo frega. Non è un ricordo in astratto ma è collegato allo spazio. È pur vero che abbiamo la capacità di ricordare le cose ma spesso ci ricordiamo cose che non vogliamo ricordare e quello che lo fa scattare è lo spazio, il suono, gli odori. La memoria è un’arma, ci fa ricordare le cose belle ma ci fa ricordare anche le cose sgradevoli perché non la dominiamo. Se lui rimane la, tutto gli ricorda galatea e non riuscirebbe a superare questa cosa. Gli ricorda non solo che l’amava ma anche che lo ha tradito. Questo avviene tutto grazie alla memoria che non riusciamo a controllare, così come le persone che amiamo, non lo controlliamo. Salicio anche cerca la vendetta, come? Perché quello che è accaduto a salicio, accadrà anche a quell’altra. Lei anche ricorderà quello che ha fatto con salicio. Lasciandole lo spazio dove si sono amati, non è escluso che anche galatea si frega da sola con le sue armi sempre a proposito della memoria che non controlliamo. Lui se ne va e si vuole vendicare. C’è una specie di manage a trois tra salicio, la natura e la memoria e tutto questo a proposito dell’amore, come se fosse la stessa cosa. attraverso la natura ho un ricordo, il ricordo è l’amore. Il primo pastore ci racconta che potremmo non soffrire se ci togliessero la memoria; invece, abbiamo questo meccanismo che è parte dell’anima. Ci serve anche per ricordare quello che ci fa male. La domanda è chi soffre di più. Noi siamo soltanto tempo. Nella vita di salicio, il suo passato è strano perché nel presente è visto come sofferenza ma mentre lo viveva era positivo, solo ora che ha capito il tradimento lo vede in modo negativo. Il passato di salicio è doppiamente sofferente a questo punto. Neanche il suo presente è felice, perché soffre. E il futuro? Nel futuro lui non si fiderà più, è vero che tornerà ad amare ma non amerà più così come amava con galatea perché lei le ha rovinato anche la possibilità di amare, non sarà mai così felice come quando stava con galatea, avrà sempre il dubbio. Galatea le ha rovinato anche il futuro. Gli ha una speranza. La speranza è per adesso fondata sulla morte che è raggiungere elisa. E lo lascia così, en passant. C’è una luce in fondo al tunnel, c’è una speranza. La strofa settima e ottava, da 324 a 351 sviluppano lo stesso argomento con 2 metafore. La prima strofa si dice che l’usignolo che ha fatto il nido viene il contadino e senza motivo gli rovina il nido e quando l’usignolo torna al nido, non trova nulla ma l’usignolo continua a cantare. E lui sarebbe come il poeta che canta anche senza il suo nido, ovvero senza elisa. La seconda strofa dice lo stesso, lui canta perché qualcuno gli ha distrutto il nido, ovvero il cuore dove stava elisa. La morte è quello che lo fa soffrire e che lo farà smettere di soffrire, come ambivalente. L’ambivalenza della morte. Nella 9 strofa, 353 a 365, è una strofa feticista. Trova una ciocca di capelli di elisa nella sua tasca, a partire dalla ciocca di capelli si ricostruisce tutta elisa. In questa ricostruzione lui smette di soffrire perché la sta facendo rinascere e smette di soffrire. Alla decima strofa da 366 a 379, torna sulla terra; quindi, dopo la strofa in cui la ricostruisce torna alla realtà. Lui ritorna sulla terra per la memoria, lui mentre la ricrea ricorda che elisa è morta. La memoria gli ricorda la notte tenebrosa in cui elisa è morta. Elisa è morta partorendo. Motivo fondamentale. Sulla memoria di nuovo lui stava godendo e poi la memoria che non controlliamo gli ricorda che quello che fa è nullo, perché lo frega, elisa non c’è più. Ci aiuta e ci frega, la memoria non la controlliamo. Il partorire, isabel freie morì partorendo, senza arrivare a una biografia assoluta è evidente che questo personaggio è morta partorendo e c’è evidente riferimento biografico. 11 strofa da 380 a 393 ed è un’invocazione alla dea lucina, per noi è la dea Diana, dea dei boschi, dea dei pastori e aiutava anche le donne a partorire nella mitologia pagana. La domanda sorge spontanea, elisa era un pastore, lei ha chiamato in aiuto la dea diana e invece la dea non l’ha aiutata. La dea non l’ha aiutata anzi, a lui le è sembrato che la dea ridesse della sofferenza. Cioè la dea diana che doveva essere una dea, non solo non è stata solidale e doveva aiutare le donne e i pastori, non lo fa, nemoroso non solo non l’ha aiutata ma rideva del dolore di elisa. La dea era crudele. l’altra crudele era galatea. Un dio non può essere crudele, nell’essere dio non si può essere crudele. quando la Dea diana rideva, si umanizzava perché diventava crudele, smetteva di essere dea. Sotto quella percezione soggettiva di nemoroso si nasconde il desiderio di desacralizzare la dea diana perché crudele. in accordo con l’amore cortese quello che ha fatto il primo pastore con galatea, la donna crudele non era perfetta. Nella strofa successiva c’è invece la sacralizzazione di elisa, scende diana alla terra umana e sale elisa al posto suo. Dal 394 , parla di divina elisa, elisa nella sua sofferenza è diventata una dea al posto della dea diana. Uno degli attributi dei dei è l’immortalità. Il nostro pastore divinizza elisa e la rende immortale. E se è immortale significa che non muore mai nel posto in cui lei adesso si trova non morirà mai. Quello che prima ha chiamato morte in realtà era una metamorfosi, per essere immortale deve stare altrove. Quindi elisa non è morta ma è cambiato di posto. Questo è importante. Nemoroso le chiede di portarla con lei in quel posto. Perché lui già si trova in un posto perfetto ma l’altro posto sarà ancora meglio, è un posto superiore, è il posto degli dei, è il posto della perfezione massima e qui nemoroso guadagna qualcosa, inoltre guadagna che ritroverà a elisa come ci aveva detto. Stiamo già alla 12 strofa, ma queste cose che ci ha detto non sono nulla rispetto all’amore immortale che raggiungerebbe con la morte di nemoroso, la raggiungerà nel luogo perfetto e la raggiungerà per sempre e vivrà un amore eterno. Per raggiungere quel posto nemoroso deve lasciar passare il tempo per poter morire e raggiungere l’amore per sempre. Prima di tutto, la natura ha un ruolo diverso. Garcilaso prende il topos della natura come luogo perfetto e lo collega allo stato d’animo che fa diventare diversa la natura, siamo noi che diamo valore alla natura. Il locus amoenus quindi può cambiare in questo caso, c’è un collegamento tra sensibilità dei pastori e del luogo e la natura. Tutto gira intorno alla memoria, l’amore, la sofferenza, la sensibilità è memoria. È qualcosa che controlliamo soltanto in parte, posso ricordare qualcosa ma molte cose le ricordo anche se non voglio. Garcilaso sta facendo un discorso anche molto intellettuale, quello che rimane è un ricordo, l’amore sparisce sempre e quello che ne rimane è il ricordo e in base a com’è l’amore sarà il ricordo. Nel caso di salicio è negativo, nel caso di nemoroso è positivo. L’unica cosa che rimane dell’amore non importa come sia, l’unica cosa che rimane è il ricordo che non controlliamo. Posso pensare a un amore passato ma non lo controllo. L’ultima strofa, il pastore si è zittito e torna la parola al poeta, da 408 a 421, è la conclusione bucolica. Si ritorna alla realtà. In realtà tutto questo dei pastori lo sentivano solo le montagne, ancora una volta abbiamo ascoltato qualcosa che non avremmo dovuto ascoltare. Ci viene raccontato che adesso il sole se ne va, stanno al tramonto. E ci dicono che tutto questo è come svegliarsi da un sogno e il poeta non sa se lo ha sentito, se l’ha sognato. Tutto quello che ci ha raccontato rimane tra il sogno e la realtà ma gli sembra di sentire i pastori che se ne vanno con le pecore. Il passato di nemoroso lo ricorda positivamente e oggettivamente è positivo. Lo ricolleghiamo a presente. Il presente qui non è facile, è vero che soffre ma alla fin fine lui soffre ma non troppo perché ha trovato una consolazione, deve solo aspettare. Il presente non si sa, dipende. Aveva cominciato molto negativamente ma man a mano tutto sommato deve solo aspettare perché morirà e raggiungerà elisa. Il futuro anche è positivo perché sarà divino, raggiungerà elisa e avrà la massima felicità. Passato felice, presente non si sa, futuro felice. Quindi di che si lamenta? Sembra che ci stia prendendo in giro, sembra che chi soffre di più è salicio. Ma non è così. Garcilaso cerca di dirci anche un’altra cosa. A pelle chi dei due pastori ha avuto un’esperienza più reale? Salicio. Al di là delle corna, la storia di salicio è più reale, meno idealizzata di quella di nemoroso che è idealizzata. La cosa che cambia è che salicio lo sa e forse nemoroso non lo sa, magari è una questione di tempo. Alla fin fine ci stanno raccontando due soggettività. Questo per quanto riguarda la percezione del presente e del passato. La percezione del passato e del presente è soggettiva, potrebbe essere che anche nemoroso è stato tradito ma ancora non lo sa, è una percezione soggettiva. È nel futuro che c’è la differenza. Il futuro di nemoroso è idealizzato, se lo sta inventando tutto, è una ricreazione, sembra che si stia ingannando, si sta illudendo. Se lo facciamo tutti noi con il futuro, lui sta esagerando, sta ricostruendo per calmarsi. Sta facendo una creazione idealizzata dove intervengono i dei, si inganna per non soffrire. Il nostro salicio invece non si inganna, è completamente negativo. Uno è pessimista e l’altro è troppo ottimista. Che cerca di dirci garcilaso? Dobbiamo scegliere se essere salicio o menoroso. Se optiamo per un amore reale la cosa può non finire bene, se optiamo per l’amore ideale finisce sempre bene. Se vuoi amare realmente, ci sono guai, infelicità e problemi. Se tu decidi di amare idealmente perché anche se ti muore la donna amata, tu poi la raggiungi. Salicio potrà amare altre donne e alle altre donne che amarà le amerà in forma ancora più reale, ma comunque amerà. Nemoroso non amerà di nuovo perché nel semplice fatto di amare un’altra donna si rovina perchè significa che non la raggiunge elisa, che non è divina; quindi, elisa ha rovinato di più nemoroso. Salicio potrà amare di nuovo. L’esperienza di salicio gli serve per amare di nuovo in forma reale. L’esperienza di nemoroso lo porta ad amare di nuovo. Nessuna donna potrà raggiungere elisa che è divina. È tutto un gioco. Chi vogliamo essere noi? Garcilaso ci offre due modelli d’amore, l’amore reale e quello ideale petrarchista che è vero che ti solleva ma ti rovina. alla fine, chi evita di amare nel futuro è nemoroso, non salicio. Ora questo è collegato con l’esperienza reale di garcilaso. Garcilaso non è che racconta la sua vita, lui versa nell’opera la sua esperienza. Quasi tutti i libri dicono che lui ha amato solo isabel freye, ma non è vero. Aveva una cotta petrarchesca, quando garcilaso arrivò a napoli si innamorò di un’altra donna realmente. Lo dice in una lettera a boscan. Garcilaso ha provato le due cose. La donna napoletana più o meno ha usato garcilaso. Lui rimane male ma non come isabel freye, ma lo troviamo nella sua poesia. È un riassunto di quello che lui pensava dell’amore. L’amore di salicio è l’amore per la dama napoletana e quella di nemoroso che invece è l’amore per Isabel Freye. Garcilaso scrive altre due egloghe. Ci parla della seconda e della terza. L’egloga seconda in realtà cronologicamente è la prima. E questo è stata composta a Napoli ed è la più complessa, la più lunga, 1887 versi. Con la rima lavorata con la prima egloga. Viene criticata perché si pensa che garcilaso voleva fare la quadratura del circolo. Ci sono due argomenti. Le egloghe devono avere un argomento e già qua viene criticato. Il primo argomento è l’infelicità dell’amore provato dal pastore Albanio (ricorda il suo protettore). Il secondo argomento è un argomento epico, e qui comincia l’errore, è una lode epica al casato d’Alva. Loro facevano molto bene la guerra. I grandi signori della famiglia alva sono diventati così grazie alla guerra. Quindi è un poema epico a tutti gli effetti. Vediamo che qui cominciano i guai. Nel componimento bucolico come si può parlare della guerra? Non si può perché i pastori amano. Lui vorrebbe collegare due argomenti ma non ci riesce, è lungo perché ha voluto inserire anche un poema epico ma è difficile perché non si sa come si può passare dal mondo bucolico a quello epico, è una forzatura. Ci racconta di albanio che è innamorato di Camila, è innamorato perché sono cresicuti insieme, ci raccontano i giochi infantili ma arriva l’adolescenza e albanio guarda diversamente camila, mentre invece lei è consegnata alla dea diana, quindi era come essere una monaca, dovevi essere vergine, non poteva sposarsi. Il nostro albanio diventa triste, le chiede che le succede, le voleva bene perché erano come fratelli. Albanio le dice che è innamorato e le dice di andare alla fonte per vedere di chi è innamorato, si guarda nell’acqua e capisce che è innamorata di lui. Rimane colpita e scappa, se ne va. albanio soffriva. Si vuole quindi ammazzare per il canone dell’amore cortese. Trova un dirupo e il vento lo riporta su, quindi non si può neanche ammazzare. Gli dèi avevano scelto un’altra vita per lui. Poi compaiono altri due pastori, salicio e nemoroso che non sono quelli della prima egloga, gli chiedono che ha fatto e gli dicono che conoscono come sanare la sua malattia. Gli parlano di un saggio, che si chiama Severo. E un pastore dice che ha passato lo stesso che ha passato lui, è andato dal saggio ed è riuscito a sanarlo. Lo portano dal mago severo che ha origini italiane e abita nel fiume vicino la riva del fiume Tormes. È un fiume che passa nel casato degli Alva. Quando arrivano i nostri pastori dice che deve raccontare qualcosa. Dice che il fiume personificato lo ha portato dentro il fiume e lì c’era uno scrigno di cristallo nel quale dentro c’erano scolpite le grandi faccende del casato d’alva. Il fiume non solo lo ha portato a portare lo scrigno ma gliel’ha anche spiegato perché severo non avrebbe capito. Quindi severo racconta la narrazione che il fiume ha fatto sulla grandiosità del casato d’alva. Questa narrazione è epica e ci racconta come il casato d’alva ha avuto successo grazie alla guerra. All’improvviso ci troviamo in un contesto tutto epico che non c’entra nulla. Finisce la narrazione di severo, che sono più di 500 versi e il mago severo dopo la narrazione da una pozione attraverso la quale il nostro albanio si dimentica. Gli fa dimenticare chi è camila, gli fa dimenticare quello che provava. L’amore e la memoria come se fosse la stessa cosa. Perdere la memoria per evitare la sofferenza dell’amore. È collegato con la prima egloga. Comunque, non è così compatta come la prima La terza egloga è un gioiellino, è forse la più bella tra le tre. Ha solo 376 versi. È molto bella, ci dice che ci troviamo nel fiume Tajo che passa per toledo e sfocia per lisbona. Nelle rive ci sono quattro ninfe che stanno tessendo degli arazzi, erano fatti in tela. C’erano queste 4 ninfe che stavano lì e ognuna stava tessendo. Sono viste da due pastrori che sono quelli che ci raccontano. Ogni ninfa tesse un arazzo. La prima ninfa racconta, tesse la storia di Orfeo e Euridice. Orfeo è un musicista e la sua Euridice muore, Orfeo
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