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Genere sesso cultura, Appunti di Antropologia Culturale

Cosa evidenzia il caso degli Inuit? Cos’è il genere per l’analisi socialeSia una categoria che un tema di ricerca. Paola Tabet Chiara Saraceno

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 07/06/2016

domylmb90
domylmb90 🇮🇹

5

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Scarica Genere sesso cultura e più Appunti in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! M. Busoni ---------------------------------------------------------------------- -- GENERE SESSO CULTURA Per contrastare l'imperante determinismo e biologismo, le trovandolo mai: bisogna arrendersi ed ammettere che i fattori sono multipli. Inoltre ha tautologicamente definito 'non naturali' i dati di fatto (individui intersessuali, es. maschi XX) come anomalie, e la sterilità come una patologia. In realtà il dualismo in natura non esiste, esiste invece una gradualità. Infatti il sesso viene attribuito alla nascita con criteri abbastanza arbitrari e impressionistici, in cui ad es. viene data rilevanza preminente alla lunghezza del pene anche rispetto al dato cromosomico. Sambia della Nuova Guinea – costruiscono consapevolmente (e in modo traumatico) la maschilità, che altrimenti non considerano un dato naturale Orticoltori (donne) e cacciatori (uomini) con organizzazione sociale fondata sull'agnazione, residenza patrivirilocale, spazio 'generizzato'. C'è grande enfasi sulla maschilità intesa come forza, e viene costruita con una iniziazione in 6 fasi dagli 8 anni, quando i bambini vengono allontanati dalla casa per separarli dalle donne. Il culmine del diventare uomini è il diventare padri. La supremazia maschile sulle donne (inferiori e contaminanti, di cui si insegna a diffidare) è sempre ribadita. Pensano che le donne nascano già in grado di svilupparsi completamente, mentre gli uomini devono prima essere separati per sempre dalla madre e poi essere mascolinizzati ritualmente (una pratica ripetuta l'incorporazione ritualizzata del seme (per fellatio), senza la quale avrebbero il contenitore per il seme ma non potrebbero produrlo. Lo studio storico conferma quanto teorizzato sopra. L'attuale concezione dualistica risale solo all'Illuminismo (fine Settecento), prima il sesso era considerato uno solo, ma con una graduale distribuzione verticale che aveva come culmine di perfezione l'uomo (i genitali per uscire all'esterno avevano bisogno di abbastanza calore). E' solo allora che è stata negata l'importanza della sessualità, del desiderio, dell'orgasmo nelle donne (prima era anzi considerata più forte per insufficienza di controllo razionale). ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Margaret Mead (USA; 1901-1978) Qui discutiamo di genere e antropologia (che come tutte le altre attività umane è influenzata dall'ottica sociale di genere), e vediamo come il genere sia stato determinante per gli studi di Margaret Mead, per il tema di cui si è occupata, per ciò che ha scoperto, per come i suoi stessi presupposti di genere hanno influenzato il suo pensiero. Ovvero: si è occupata delle differenze di genere comparando diverse culture; ha rilevato prove che il temperamento non ha basi 'naturali' nel sesso biologico, ma non ne ha tratto conclusioni adeguate sui rapporti di dominio. Il genere in antropologia Categoria guardata con sospetto, a lungo ritenuta al di là del discorso scientifico. Il dibattito si è a lungo focalizzato su patriarcato e matriarcato originario, dando per scontato che i due sessi fossero categorie naturali. Fino agli anni Settanta non si teneva nel minimo conto l'influenza del parametro di appartenenza sesso/genere sia sugli osservatori che sugli osservati, anzi, non la si percepiva neppure. Questo accade appunto per il modo in cui sesso e genere si presentano, nascondendosi nella 'natura': E' questo che rende tanto innovativo il lavoro della Mead. In cosa è innovativa Mead al proposito? 1. La prima ad affrontare l'argomento nella ricerca sul campo 2. Poichè appartiene alla sua epoca, testimonia una certa concezione del rapporto genere/sesso: possiamo leggere la sua opera proprio attraverso il concetto di genere (non femminista e sostenitrice della differenza), evidenziando come anche la sua percezione di ciò che osserva viene deformata. 3. Modo in cui la tradizione disciplinare l'ha trattata (è stata duramente criticata e anche screditata personalmente in quanto donna dall'antropologia istituzionale; il suo lavoro è stato tacciato di essere poco rigoroso e romanzesco). La ricerca sul campo: tre popolazioni del Pacifico (Sesso e temperamento) Nelle tre popolazioni studiate, due di esse non presentano differenze di temperamento tra uomini e donne, pur presentando modalità opposte (in una tutti dolci e armoniosi, nell'altra tutti violenti e aggressivi), mentre nella terza le differenze ci sono, ma invertono quelle che ci aspetteremmo (e che erano considerate naturali: qui le donne sono attive, sicure, allegre e gli uomini passivi, isterici, musoni). A. Arapesh, parità apparente ma netta divisione del lavoro e differenza simbolica, temperamento uguale in donne e uomini. Orticoltori e allevatori, domina un atteggiamento comune di armonia e collaborazione. Apparente parità nell'occuparsi di sostentamento etc. ma separazione (donne contaminanti) e rigida divisione di compiti nel lavoro. B. Mundugumur, cannibali violenti con stratificazione accentuata temperamento uguale in donne e uomini. Razziatori e violenti, tutte le relazioni sociali aggressive, forte stratificazione, poliginia, discendenza 'a corde' (gruppi parentali padre-figlia-figli della figlia-loro figlie-....., idem per la madre; fonte di attriti). Entrambi i sessi di temperamento altrettanto violento e maldisposti verso i figli. C Ciambuli, differenza di temperamento, ma in modo inverso rispetto a noi Vivono separatamente, le donne in case comuni. Sono le donne a produrre, e a vestire in modo spartano, gli uomini hanno attività artistiche e rituali, si agghindano. Però detengono il dominio politico. Il più importante rituale di iniziazione era la caccia di teste (in seguito al colonialismo si andavano a comprare vecchi e bambini...). Conclusione: l'aggressività maschile e la passività femminile non hanno fondamento naturale. Non è il carattere (es. passività), che determina/giustifica la discriminazione. Da qui in poi sesso e genere restano concetti separati. Tanto più rilevante in quanto l'ottica di Mead non aveva messo inizialmente in discussione l'ottica della sua epoca, che condivideva. Ma i risultati erano in anticipo sui tempi, e furono generalmente discussi e rifiutati. E' evidente che ogni società stabilisce quali caratteri (temperamenti) sono consoni all'interno della variabilità umana (e non di genere), eventualmente attribuendoli poi ad un genere. Come è stata trattata dalla critica – pregiudizi di genere Fino a poco tempo fa è stata trattata in modo molto contraddittorio, fino alla stroncatura personale con beceri attacchi alla sua credibilità (inesperienza, debolezza, troppo romanzesca etc.). E' stata persino accusata di occuparsi di sesso (argomento pruriginoso e indegno dell'antropologia) per attrarre i lettori. A proposito di Adolescenza in Samoa, c'è stata addirittura un'annosa 'conroversia Samoa'. Il pregiudizio di genere peraltro ha impedito anche a lei di riconoscere e/o annotare il carattere violento della sessualità a Samoa (stupri). Dopo Mead Fino agli anni Sessanta le differenze rilevate nelle esperienze e pratiche sociali (part. parentela, matrimonio, lavoro, economia, politica, potere) vengono ricondotte a differenze naturali. Ci sono lavori che parlano di uomini e donne in quanto tali, ma sono descrittivi e non li mettono in relazione gli uni con le altre. Gran parte dell'antropologia novecentesca non studia la differenza sessuale, la applica; le donne vengono trattate in un capitolo a parte come un universo a se stamte ('aggiungi le donne e mescola'), non considerando il peso del genere in tutti gli ambiti. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Contro l'androcentrismo, il progetto critico femminista in antropologia. F 0 F 0Alla fine degli anni Sessanta appare chiaro che sino ad allora le donne erano state invisibili nella descrizione e teoria delle società, a causa della prospettiva androcentrica adottata da etnografi e antropologi. Un esempio è la cancellazione dell'influenza sociale e politica delle donne nella tribù Seneca (degli indiani Irochesi) da parte dell'avvocato Morgan (1851) [afferma che la donna è considerata e si considera inferiore, ma ciò palesemente in contraddizione con i suoi e altrui dati; il loro potere politico era preminente benché non governassero in prima persona], ciò è da ricondurre alla sua forma mentis (l'esperienza del suo contesto sociale determinato dal genere, la sua formazione giuridica), che gli aveva fatto delimitare il contesto in base ai rapporti di genere, e delineare una cornice interpretativa di tutta quella cultura coerente coi suoi presupposti (es. come un popolo di cacciatori bellicosi, mentre vivevano prevalentemente di coltivazione del mais). La critica femminista alle scienze sociali F 0 F 0Da allora si cerca prima di tutto di comprovare e criticare da un punto di vista epistemologico questo stato di fatto, dall'altro con studi mirati sulle donne di reintegrare e correggere. E' solo in questo periodo che emerge la categoria di genere. Dapprima sono arrivati gli women's studies, che si occupano delle donne come oggetto di studio (sempre però a partire da un critica allo stato di fatto e con un conseguente progetto di revisione della conoscenza complessiva), poi gli studi di genere, che analizzano la funzione dell'ideologia nello strutturare la gerarchia tra i sessi. Entrambi si situano nella sociologia della conoscenza. L'assenza di studi sui sessi era effetto proprio delle relazioni sociali di sesso (la loro forma intellettuale) [la questione non è puramente teorica, ma incide su vita e morte delle donne; si è calcolato che mancano all'appello circa 100 milioni di donne rispetto alle previsioni demografiche!] Il diventare oggetto nella teoria non è una conferma della marginalizzazione, ma la conseguenza dell'essere diventate soggetto nella storia – che è la condizione perché un gruppo dominato possa pensarsi come soggetto-oggetto ed elaborare sulla propria condizione. Gli studi femministi non possono poi prescindere dalla riflessività, poiché le studiose stesse usano le categorie che discutono. Studiare le donne non è particolarismo, anzi lo è meno del discorso scientifico corrente che, proclamandosi globale, si occupava in realtà solo degli uomini. Un dibattito sul diverso trattamento dei sessi in etnografia e antropologia e sull'atteggiamento delle antropologhe tra Ardener (bene intenzionato ma infine vittima del pregiudizio) e la Mathieu (che glielo dimostra) (1972-73) 1. Ardener (1972) La parte critica sui pregiudizi etnografici è condivisibile, ma arriva ad una conclusione ancora di pregiudizio. maschiocentrismo, viricentrismo, ottica maschile, ottica sessuale...); na visione del mondo al maschile, una ricostruzione dell'universo sociale in termini maschili. I livelli del pregiudizio (secondo H. Moore): 1. la distorsione proveniente dall'antropologo stesso 2. la distorsione proveniente in molte società studiate 3. nell'interpretazione dell'antropologo: ricondurre le asimmetrie eventualmente rilevate allo stesso significato che hanno nella propria cultura (qui, convergono i pregiudizi personale, scientifico, di tutta la cultura) L'ottica androcentrica è pervasiva, quindi bisogna sospettare anche di ciò che viene presentato come 'fatto', perchè le donne vengono studiate non solo meno ma con strumenti diversi. Con quali meccanismi vediamo in opera l'androcentrismo? Due meccanismi: invisibilizzazione (come attori sociali) e survisibilizzazione (come donne) A tre livelli: osservazione-descrizione. teorizzazione dei "fatti", linguaggio INVISIBILIZZAZIONE Dato che spesso gli informatori sul campo sono uomini, cercare di svelare comunque anche l'altra parte ed eventuali asimmetrie taciute/non coscienti Spesso non ci si occupa delle attività produttive femminile/le si tiene poco in considerazione nella parentela, troviamo anche denominazioni che svelano il punto di vista maschile (es, matrilateral cross-cousin marriage, iper- e ipo-gamia) SURVISIBILIZZAZIONE v. Ardener: considerare le donne più 'naturali', quindi ridotte alla loro particolarità biologica e ingorate come attori sociali. Conseguenza: il maschile come universale (maschile comprende femminile: uomo=essere umano, donna=essere connotato sessualmente), oltre che come riferimento rispetto al quale si pone il femminile come scarto. Esaminando testi antropologici alla luce delle dissimmetrie semantiche, due studiose hanno trovato che gli uomini sono agenti di processi (soggetti di enunciazione), le donne oggetti di processi gli uomini sono denominati con sostantivi di agente, le donne con termini relazionali (es. moglie di) insieme degli uomini come elementi numerabili, insieme delle donne di riferimenti qualitativi uso del maschile come universale (soggetto dell'enunciazione, es. 'i discendenti..', del termine donna oggetto specifico (es. 'avevano scambiato delle donne') Conclusione: i rapporti di genere in cui gli uomini dominano e le donne sono dominate venivano ricreati e riprodotti attraverso gli scritti antropologici; ciò avveniva contemporaneamente falsando i rapporti esistenti nelle società studiate e riaffermando quelli delle società degli scienziati. I rapporti di genere sono infatti performativi: fanno/mutano/confermano se stessi. Un esempio: la moneta di sale dei Baruya, studiata ignorando i rapporti di genere, porta a conclusioni errate Viene riesaminato da B. Bradby uno studio di M. Godelier relativamente alla popolazione Baruya (coltivatori di montagna della Nuova Guinea). Analizzando i saggi di scambio del loro prodotto (barre di sale) con i prodotti che acquistavano, G. 'dimostra' che la teoria marxista del valore-lavoro non dà conto di questo scambio che è fortemente ineguale (la barra richiede meno ore di lavoro dei beni acquistati); per spiegarlo bisogna rifarsi alle teorie marginaliste = della domanda e dell'offerta: il sale costa di più non perché contenga più lavoro ma perché è più raro; inoltre vale molto perché utilizzato per rituali maschili= è un prodotto di lusso. Bradby rianalizza, ma tenendo conto dei rapporti di genere Per produrre il sale lavorano sia uomini che donne; G. ha distinto le ore di lavoro maschili da quelle femminili, ma non ha visto l'influenza delle relazioni sociali nel determinare cosa conti quantitativamente come tempo di lavoro. Invece, dal punto di vista degli uomini, che sono i manager e gli interessati del processo di scambio, quello che conta è solo il LORO lavoro – infatti, se si tiene conto solo del lavoro maschile, il saggio di scambio risulta equo! perché il lavoro femminile è valutato ZERO da entrambi gli scambiatori. Conclusione: da studiare non è il valore-lavoro tout-court, ma il valore-lavoro femminile, in una società dominata dagli uomini – cosa di cui G non si accorge! perché per lui la divisione sessuale del lavoro è un a-priori da non analizzare. Il "sistema di sesso/genere" – Gayle Rubin La nozione di genere compare nei Settanta e si afferma un decennio dopo. La diffusione è legata ad una antologia del '75 introdotta da Reiter e contenente un saggio di Rubin – considerata precursore dei women's studies - che ha avuto molta influenza. E' un testo fondativo! Si confronta con il marxismo, lo strutturalismo di Lévi-Strauss, la psicanalisi (Freud e Lacan) – tre grandi paradigmi contemporanei – per costruire una teoria dell'oppressione delle donne. Usando i concetti di Freud e Lévi-Strauss (che ne erano però inconsapevoli) si ricavano gli strumenti per descrivere come l'apparato sociale produca le donne domesticate; il sistema (= insieme di dispositivi) sesso/genere è quello che trasforma la sessualità biologica in prodotto umano, per delineare una teoria dell'oppressione delle donne (e di certi aspetti della personalità di tutti, e delle minoranze sessuali in genere). R. Parte da Marx e Engels. il marxismo non ha una teoria dei sessi, però R. parte da due punti importanti di Marx e Engels: • Marx riconosce un 'elemento storico e morale' che ha molto peso nel determinare l'attribuzione di valore al la capacità di lavoro; in questo rientrano secondo R. le questioni del sesso, sessualità, oppressione, e lei parte da qui. • Engels rileva che una delle esigenze delle società è di riprodursi, e non è riconducibile al sistema economico. R. dice che questo bisogno viene soddisfatto in modo culturale: le società hanno tutte un sistema di sesso-genere (insieme di norme per modellare l'elemento biologico), e il sesso che conosciamo è un prodotto sociale. Usa 'sistema di sesso/genere' e non patriarcato per distinguere la capacità necessità umana (di creare un mondo sessuale) dal modo (oppressione) in cui è stato fatto, perché l'oppressione non è inevitabile bensì prodotta da relazioni sociali. • Per l'analisi di questi aspetti, non riconducibili al sistema economico, mette al centro il concetto dello 'scambio delle donne' (teoria dei sistemi di parentela di Lévi-Strauss, considerando però tali forme come ' forme osservabili ed empiriche del sistema s/g'). L'antropologia dimostra l'esistenza del sistema s/g,. Lo scambio delle donne è' un concetto utile perché evidenzia la natura sociale e non biologica dell'oppressione femminile; è' una pratica tuttora viva e vegeta, anzi più commerciale nelle società avanzate (le donne, contrariamente agli uomini, sono oggetto di traffici anche solo in quanto donne, non solo se hanno status sociale di schiavi etc.). I compiti sono suddivisi tra i sessi per mantenere il tabù che vieta di vederli come simili: identià esclusiva di genere che sopprime le somiglianze naturali. Ciò richiede repressione di tratti della personalità • la psicanalisi fa capire i meccanismi attraverso i quali il sistema si riproduce e si imprime nella personalità; la parentela,e quindi il sistema s/g, si riproduce. Teorizza l'esistente e lo legittima. Gli studi sul sistema s/g si sono molto diffusi. Benché si stiano facendo strada in ambito istituzionale (sono meno marchiati come femministi) permane l'dea che debbano occuparsene le donne, il che significa ritenere gli studi di genere un argomento parziale, senza cogliere (per pregiudizio androcentrico) la portata del concetto/ categoria di genere. --------------------------------------------------------------------------------------- Etnografia e genere. Vediamo qui in particolare che uso è stato fatto dell'etnografia negli studi sul genere. • si studiano nuove popolazioni • si fanno restudies - tornando sul campo di popolazioni già studiate da mostri sacri come le Trobriand (Malinowski) - rileggendo criticamente i classici • infine (solo recentemente) si tematizza direttamente il rapporto tra lavoro etnografico e genere. Quest'ultimo in risposta a - soprattutto esclusione dell'etnografia femminista dalle discussioni su lavoro etnografico e antropologia e conseguente spinta a ricostruire una memoria storico-etnografica femminile. - ma anche contestazioni (anche feroci) di antropologhe non occidentali verso il lavoro sul campo L'ottica di genere è anche uno strumento importante per l'etnografo (essere donne non basta!) cercare di sfidare l'androcentrismo dominante (ottica del sospetto). Dagli anni Settanta/Ottanta il sapere etnografico ormai cristallizzato è stato sempre più messo in discussione, introducendo tematiche prima eluse e comprendendo ricercatori con backgrounds diversi da quello classico (es. 'col trattino'). Viene messa in discussione anche l'osservazione partecipante, in quanto etnocentrica e non aderente al coinvolgimento reale dei soggetti , a favore dell'osservazione della partecipazione = esaminare riflessivamente se stessi nel contatto emotivo ed intellettuale con l'altro come soggetto. In questa ridiscussione si collocano gli studi femministi, che mostrano che non è possibile separare epistemologia da politica. Il genere è centrale nel lavoro etnografico; è - non solo una categoria di analisi ma anche - una dimensione della vita sociale e dei rapporti tra ricercatore e soggetti studiati (la -- scelta dei temi che un'etnografa può studiare ne dipende) - il tema stesso su cui si incentra il lavoro. Interessante anche come si dividono il lavoro le coppie di antropologi che lavorano insieme (lei gli aspetti meno prestigiosi) Restudy (nuova ricerca) di A. Weiner (1976) sulle Trobriand [elanesia]di Malinowski (1915-18) Si pone in modo alternativo rispetto ad una etnografia precedente. Centro dell'argomentazione è che M non abbia riconosciuto l'importanza delle donne. Si tratta di una popolazione circondata da un alone mistico (M., padre della ricerca sul campo; quasi congelate etnograficamente). Il circuito di scambio Kula avveniva ancora (come nel 1918). 1.Importanza misconosciuta delle donne. La cerimonia funebre.
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