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Geocartografia - guida alla lettura delle carte geotopografiche, Sintesi del corso di Geografia

Geocartografia- guida alla lettura delle carte geotopografiche

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 09/11/2022

eloisee25
eloisee25 🇮🇹

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Scarica Geocartografia - guida alla lettura delle carte geotopografiche e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! 1 La Terra e la sua rappresentazione Tre caratteristiche delle carte geografiche Carta geografica = rappresentazione grafica ridotta, simbolica e approssimata della superficie terrestre su una superficie piana: • Ridotta : secondo un rapporto detto scala • Simbolica : tutti gli elementi fisici, sia naturali che di origine antropica, sono descritti da segni imitativi o convenzionali —> nelle carte dei secoli scorsi prevale una rappresentazione di tipo imitativo, con una riproduzione della forme reali; oggi le carte ricorrono a simbologie codificate • Approssimata : la superficie sferica della Terra non sarà mai riducibile con esattezza su un piano Scopo dei numerosi modelli matematici creati per realizzare proiezioni cartografiche è fornire di una stessa porzione di superficie diverse versioni rappresentative da scegliere in base alle esigenze. Forma e dimensioni della Terra La Terra è approssimativamente un sfera, la cui prova definitiva è giunta grazie alle circumnavigazioni. Già nell’antichità Eratostene di Cirene, bibliotecario in Alessandria, nel III sec. a.C. stabilì la misura della circonferenza a 39000 km*. Durante la rivoluzione francese, il metro lineare venne definito come la 40 milionesima parte della circonferenza terrestre (non ci si poneva il problema della forma reale della Terra, supposta perfettamente sferica). Misurazioni compiute successivamente hanno rivelato che non è una sfera perfetta, ma è schiacciata ai poli e rigonfia all’equatore (elissoide di rotazione), a causa dell’effetto centrifugo indotto sulla sua massa dalla velocità di rotazione, che tende a compensare la forza di attrazione gravitazionale sui punti più distanti dall’asse. Il diametro polare è di 12714 km, quello equatoriale di 12757 km. Se immaginiamo di tagliare la Terra con un piano passante per l’asse di rotazione otteniamo un’ellisse, con un indice di eccentricità (rapporto tra la differenza tra i due diametri e il diametro equatoriale) pari a 1/300 ca. Nella costruzione di carte di precisione, il rigonfiamento equatoriale deve essere tenuto in considerazione! In realtà la Terra presenta varie irregolarità dipendenti dalla diversa natura dei materiali costitutivi, la cui massa fa variare localmente l’intensità e la direzione della forza di attrazione gravitazionale. I geodeti attribuiscono al nostro pianeta una forma particolare, detta geoide, un solido la cui superficie teorica al livello del mare è identificata dall’insieme dei punti in cui il filo a piombo è perfettamente perpendicolare a essa. Il geoide è un po’ rigonfio in corrispondenza dei continenti e depresso in corrispondenza degli oceani. * A Siene, in Egitto, a mezzogiorno del solstizio d’estate i raggi solari sono verticali, mentre ad Alessandria (situata sullo stesso meridiano ca.) hanno un’inclinazione di 7°. La differenza di angolatura 𝜶 corrisponde a circa 1/50 dell’angolo giro. Poiché i raggi solari arrivano sulla Terra praticamente paralleli, per il teorema del fascio di rette parallele (i raggi del Sole) tagliato da una trasversale (il raggio tra Alessandria e il centro della Terra), essa è uguale all’angolo al centro del globo che sottende l’arco di meridiano tra le due località. Bastò quindi a Eratostene moltiplicare per 50 la distanza tra Alessandria e Siene per ottenere con buona approssimazione la misura della circonferenza terrestre. Vale quindi la proporzione: 𝜶 : 360° = AS : C, dove 𝜶 è l’angolo al centro che sottende AS (distanza tra Alessandria e Siene) e 360° è l’angolo giro che sottende C (circonferenza terrestre). Le coordinate geografiche Il sistema di coordinate consente di individuare in maniera precisa e biunivoca ogni punto della superficie terrestre, la sua corrispondente rappresentazione sulla carta e viceversa. Concetto di biunivocità fra i due insiemi di punti (terreno e sulla carta) = a ogni punto sul terreno deve corrispondere uno e un solo punto sulla carta e viceversa. Il sistema più usato nelle carte di media e piccola scala è delle coordinate angolari —> premessa sulla geometria della sfera: immaginiamo la Terra come una fera perfetta e di tagliarla con un piano passante per il suo centro; ciò determina una linea circolare chiamata circolo massimo —> se tagliamo la sfera con piani non passanti per il centro otteniamo intersezioni circolari di raggio inferiore, dette circoli minori. Proprietà geometriche dei circoli massimi: - Sono i più grandi circoli che si possono tracciare sulla superficie di una sfera - Sono infiniti, poiché infiniti sono i piani passanti per il centro - Due circoli massimi distinti si intersecano sempre suddividendosi in due semicerchi - Ogni punto della superficie sferica è attraversato da infiniti circoli massimi - Un circolo massimo passante per due punti della superficie sferica individua la distanza più breve fra i due punti, computata sulla superficie della sfera Poli = intersezione dell'asse di rotazione con la superficie della sfera. Ogni circolo massimo passante per i poli determina, a partire da essi, due semicerchi detti meridiani. Tutti meridiani partono da un polo e arrivano al polo opposto seguendo la direzione nord-sud. Procedendo dal polo verso l'equatore due meridiani tendono a distanziarsi. Ogni punto della superficie sferica diverso dai poli è attraversato da uno e un solo meridiano. Paralleli = circoli minori perpendicolari ai meridiani ottenuti intersecando la superficie sferica con piani perpendicolari all'asse di rotazione. Sono quindi tutti paralleli fra loro; sono infiniti: a ogni punto della superficie sferica corrisponderà uno e un sono parallelo che lo attraversa. Il piano che passa per il centro della sfera, detto piano equatoriale, determina l'equatore, equidistante dai poli e unico circolo massimo fra tutti paralleli. Un reticolo di meridiani e di paralleli ci suggerisce l'idea di definire un punto della superficie designando il meridiano in parallelo che si intersecano in esso. Grazie alla biunivocità del sistema, due coordinate identificano uno e un solo punto, mentre ogni punto viene individuato da una e una sola coppia di coordinate. Possiamo distinguere i meridiani e paralleli numerandoli, per esempio con una cifra che ne indica la loro distanza angolare da un meridiano di riferimento e dall'equatore. Latitudine = il valore angolare dell'arco di meridiano compreso fra il punto e l'equatore. Tale angolo designa un insieme di punti che giacciono sullo stesso parallelo e che hanno quindi la stessa latitudine. È espresso in gradi sessagesimali, primi e secondi ed è misurato, a partire dall'equatore, verso nord o verso sud (latitudine settentrionale o meridionale). I punti dell'equatore hanno latitudine zero. La massima latitudine (90°) corrisponde ai poli. Longitudine = il valore angolare dell'arco di parallelo compreso fra quel punto e un meridiano di riferimento. Individua un insieme di punti che giacciono sullo austriaco Peutinger, da cui Tabula Peutingeriana —> striscia che indica strade, città, luoghi di sosta con le distanze in miglia da un luogo all’altro, ma con una ridottissima rappresentazione nel senso della latitudine e quasi ignorando i mari per poter includere tutte le terre dell’impero. Nell’ambito di quest’ultimo, le produzioni cartografiche più evolute vennero realizzate da studiosi di area ellenistica, come Martino di Tiro e Claudio Tolomeo; realizzarono atlanti con le prime carte con un reticolato geografico. La cartografia medievale Nell’alto Medioevo si assiste in Europa a un’involuzione delle modalità di rappresentazione, ma anche del contenuto delle carte nelle quali l’ecumene sembra ridursi e si popola, alla periferia, di personaggi fantastici e mostruosi. Le rappresentazioni più note, elaborate di solito da monaci, sono i mappamondi a T, in cui su un disco è rappresentato in modo schematico tutto il mondo, cn Gerusalemme al centro, l’Asia in alto, L’Europa e l’Africa in basso circondate dall’oceano e separate dalle acque del Mar Mediterraneo, del Tanais e del Mar Rosso e del Nilo. Sembra addirittura perduta la nozione di sfericità della Terra. In talune carte poi, in alto, viene raffigurato il paradiso terrestre. Nel mondo arabo non mancano invece progressi, almeno nel calcolo delle dimensioni del mondo conosciuto. Il più noto dei geografi arabi è Idrisi, che operò alla corte di Ruggero II a Palermo, autore di una descrizione geografica del mondo nota come Libro di re Ruggero. Per il basso Medioevo sono invece abbastanza numerose le carte che rappresentano più o meno vaste regioni (a differenza dell’alto Medioevo) marittime e costiere, realizzate per le esigenze della navigazione notevolmente affermatasi specie in Italia e Spagna —> sono carte eseguite ricorrendo a misure di distanza e direzione più precise grazie alla diffusione della bussola —> loro particolarità è la presenza di rose di venti dalle quali si dipartivano linee rette lungo 16 direzioni, forse usate per il disegno delle coste, in sostituzione della rete di coordinate geografiche che aveva caratterizzato le carte di Martino di Tiro o di Tolomeo (usate successivamente). Nel ‘300 e ‘400 si produrranno nuove carte regionali e mappamondi grazie a nuove conoscenze geografiche seguite ai viaggi di europei e arabi (es. quelli dei Polo in Oriente) —> i contorni delle terre sono più precisi e si afferma un maggior rigore geometrico per la presenza di alcuni meridiani e paralleli derivata dalle carte di Tolomeo. I progressi della cartografia, cui darà un contributo importante Leon Battista Alberti, saranno agevolati dalla stampa che permetterà una grande diffusione dell’opera tolemaica. Le grandi scoperte geografiche e la cartografia del Cinquecento Nel ‘500 ci sono grandi scoperte geografiche; con una più precisa rappresentazione delle coste dell’Africa Australe compaiono anche le terre del Nuovo Mondo —> nella carta di M. Waldseemüller figura per la prima volta il nome America, dopo l’esplorazione di Amerigo Vespucci. Questo secolo vede anche il consolidamento di alcuni stati nazionali o regionali abbastanza vasti dove si rende necessaria una migliore conoscenza del territorio —> si perfeziona il rilievo topografico introducendo nuovi strumenti come la tavoletta pretoriana* e l’applicazione di procedimenti geometrici rigorosi come la triangolazione. Il forte interesse per la conoscenza del territorio non è solo per motivi militari, ma anche per meglio organizzare lo sfruttamento agricolo. Tra i cartografi olandesi è bene citare Abramo Oertels (Ortelio) e Gerhard Kremer, noto come Mercatore. Quest’ultimo è autore della carta nautica in proiezione cilindrica modificata che consente di rappresentare con un segmento di retta la rotta di una nave che mantiene costante la direzione indicata dalla bussola (cioè la lossodromica). Ortelio è anche autore della prima raccolta di carte riunite in un volume; quella del Mercatore riportava nel frontespizio l’immagine mitica di Atlante ed ebbe tanto successo che le raccolte di carte successive vennero così chiamate. *Prende il nome da uno dei suoi inventori, J. Praetorius; è costituita da un tavolino da disegno montato su un treppiede ed è munita di bussola e diottria, un goniometro a cannocchiale. Permette di tracciare direttamente su un foglio gli angoli di posizione dei luoghi traguardati, così da ottenere un’immediata planimetria del territorio. I secoli XVII e XVIII e la nascita della cartografia moderna Nel ‘600 continua la pubblicazione di grandi atlanti, ma le carte presentano ancora molti difetti. Una cartografia veramente moderna si ha solo nel corso del XVIII sec. grazie al contributo di geografi e matematici francesi. All’Accademia delle Scienze di Parigi si deve l’organizzazione di spedizioni in Lapponia ed Ecuador per l’esatta misurazione dell’arco di meridiano (e conseguente determinazione della forma ellissoidale della Terra); progressi notevoli anche nella strumentazione. Per la rappresentazione del rilievo venne introdotto il metodo del tratteggio con lumeggiamento laterale e poi quello delle curve di livello. La cartografia del XIX secolo Su esempio francese, tra fine ‘700 e inizio ‘800 quasi tutti gli stati nazionali europei provvedono a dotarsi di una propria carta a grande o media scala. L’Italia, divisa in vari stati con diverse esigenze, solo dopo l’unificazione del 1861 e la nascita di un Istituto Topografico Militare con sede a Firenze (1872), in seguito Istituto Geografico Militare, avvia la rilevazione sistematica del territorio nazionale uniformando i precedenti criteri. La cartografia oggi: telerilevamento, cartografia elettronica e GIS Nel ‘900 la fotografia agevola il rilievo delle regioni di difficile accesso, come l’alta montagna, attraverso la fotogrammetria. Più rilevante è l’applicazione della fotografia da mezzi aerei: con l’aerofotografia fu possibile rappresentare le zone fotografate in tutti i loro particolari visibili, compreso il rilievo. Alla triangolazione si è affiancata poi la trilaterazione eseguita con il radar, che permette la misurazione diretta dei lati di una rete di rilevamento dell’ordine di centinaia di km. Con i satelliti artificiali e i progressi delle telecomunicazioni, si è reso possibile un rilevamento dallo spazio (telerilevamento), eseguendo una sorta di triangolazione tra satellite e stazioni a terra —> ha a sua volta permesso lo sviluppo della cartografia elettronica. Con i GIS (Geographical Information System = Sistemi Informativi Geografici), un sistema di carte e archivi di dati georeferenziati e continuamente aggiornati, i tecnici possono disporre di tutte le informazioni necessarie a un corretto intervento sul territorio. La carta poi, con le nuove tecnologie, si proietta anche nel futuro, proponendo una realtà virtuale. 3 Le proiezioni cartografiche Una rappresentazione approssimata Una superficie sferica non è sviluppabile su un piano; il reticolato geografico è utile per comprendere le modalità con cui avviene il passaggio da una rappresentazione sferica a una piana. Su un piano non sarà più possibile conservare un reticolato con maglie trapezoidali e angoli retti —> proposte: 1) modificare i trapezi in rettangoli, rendendo i meridiani paralleli tra loro, ma questi non convergeranno più ai poli provocando lì evidenti deformazioni; 2) continuare a disegnare le maglie a forma di trapezio, ma dato che gli angoli non saranno più retti, su tutta la carta non saranno più rispondenti alla realtà i rapporti angolari fra i singoli punti del terreno. Ciò che si potrà mantenere inalterato e ciò che dovrà essere deformato dipenderà dal tipo di proiezione scelta. Proiezione geografica = trasporto e riproduzione del reticolato sferico su una superficie piana per mezzo di metodi geometrici (proiezioni vere) o di formule matematiche (proiezioni convenzionali) —> possono avere o meno le seguenti proprietà: - Equivalenza : le aree delle maglie delle coordinate geografiche risultano proporzionali alle corrispondenti aree misurate sulla superficie terrestre (area=superficie) —> ma le forme delle figure risultano deformate - Conformità o isogonia : gli angoli formati dalle intersezioni fra meridiani e paralleli rimangono inalterati sulla carta (90°) —> ma impossibilità di rispettare la proporzionalità fra le distanze - Equidistanza : tutte le distanze misurate sulla carta a partire dal suo centro sono proporzionali alle corrispondenti distanze misurate sul terreno Poiché una proiezione non potrà possedere contemporaneamente più di una di tali proprietà, essa dovrà essere scelta in base all’uso: le proiezioni equivalenti sono indicate per le carte a uso didattico; le proiezioni isogone sono indicate per le carte nautiche. Le proiezioni hanno tre grandi classi: prospettiche azimutali, per sviluppo e convenzionali. Proiezioni prospettiche Le proiezioni prospettiche si ottengono proiettando secondo le regole della geometria proiettiva i punti della superficie del globo su un piano tangente a esso, a partire da un centro di proiezione scelto in un punto prefissato. Si immagina che tale punto sia una sorgente luminosa che, attraverso un globo trasparente, proietta sul piano tangente le ombre dei punti della sua superficie, dei reticolati e dei contorni delle terre tracciate su di esso. Il piano di proiezione potrà essere tangente a uno dei poli (proiezione polare), all’equatore (proiezione equatoriale), o in un punto di latitudine intermedia (proiezione obliqua). Il centro di proiezione da cui partono le visuali potrà essere al centro del globo (proiezione centrografica), sul punto della superficie del globo diametralmente opposto a quello di tangenza (proiezione stereografica) o all’infinito (proiezione ortografica). Le proiezioni centrografiche rappresentano con buona approssimazione la superficie vicino al punto di tangenza. Caratteristica importante è la rappresentazione con un segmento di retta di tutti i circoli massimi. Poiché la via più breve tra due punti della superficie terrestre (ortodromica) è un arco di circolo massimo, sono usate nelle carte nautiche e aeronautiche. Poiché però quasi tutte le rotte ortodromiche (escluse quelle lungo equatore o meridiani) subiscono variazioni dell’azimut*, seguirle non è agevole: per questo si traccia prima l’ortodromica su carta centrografica e poi se ne trasferiscono alcuni punti sulla carta di Mercatore —> congiungendo questi punti si otterrà una spezzata in cui ogni tratto presenterà le caratteristiche di una lossodromica = rotta in cui meridiani dei paralleli, si traccia un reticolato cartesiano in cui in ordinata figurano le distanze dall'equatore e in ascissa quelle dal meridiano di tangenza del cilindro che è al centro di ogni fuso. La scelta della proiezione La scelta dell’una o dell’altra proiezione dipende innanzi tutto dal contenuto della carta e dal tipo di riflessioni e confronti che ne possono derivare. Altro fattore da considerare è la posizione sulla superficie del territorio da rappresentare. In qualche caso, oltre che il tipo di proiezione, può essere rilevante la scelta del centro della proiezione stessa: le carte europee sono in genere eurocentriche. 4 Tipi di carte Classificazione in base alla scala La scala è il rapporto tra la distanza grafica e quella reale. Essendo il rapporto di due lunghezze, la scala è espressa da un numero “puro”, che non deve essere preceduto da unità di misura. Quella sulle carte può essere espressa in due modi: scala numerica e grafica. La scala numerica è rappresentata con una frazione che indica il rapporto di riduzione. Il numeratore è l’unità, il denominatore è un numero che indica di quanto deve essere moltiplicata la distanza grafica per ottenere la distanza reale. La scala grafica è rappresentata con segmenti rettilinei, divisi in parti uguali, sui quali è indicato, a ogni suddivisione, il valore della corrispondente distanza reale. Quanto più il denominatore del rapporto di scala è grande, tanto più la scala diventa piccola, come ridotta diventa la rappresentazione dei particolari a cominciare dalle distanze. La superficie territoriale varia in funzione del quadrato della variazione del rapporto di scala —> a parità di dimensioni del foglio, piccola scala significa grande superficie terrestre rappresentata, ma scarsa quantità di particolari, mentre a grande scala, a fronte di una minore superficie territoriale, la descrizione del terreno sarà più dettagliata. Nel caso di carte a piccola scala, a seconda della proiezione usata, i rapporti di scala possono variare sensibilmente se consideriamo zone lontane dal centro delle proiezioni prospettiche o dai paralleli di tangenza delle proiezioni di sviluppo cilindriche e coniche, vere o modificate. In questi casi la scala indicata vale solo nelle aree in cui l’equidistanza si conserva in maniera accettabile. La scelta di una carta dovrebbe tenere conto di: dimensioni del territorio, finalità di studio o consultazione, accuratezza nella descrizione dei particolari e propria capacità di utilizzarne tutte le informazioni in maniera corretta. Possiamo distinguere le rappresentazione cartografiche in : - Mappamondi o planisferi (scala da 1:1000 000 000 a 1:5 000 000): rappresentano l’intera superficie terrestre. Utili per fini didattici, danno buona idea dell’ordine di grandezza delle distanze fra i continenti e della loro posizione, riportando l’insieme del reticolo delle coordinate e solo alcuni dei maggiori elementi fisici; spesso sono riportate le maggiori città; con il termine di mappamondi, che sono sempre rappresentazioni su un piano, sono spesso impropriamente indicati i globi, di scala analoga, che rappresentano una superficie sferica. Questi ultimi forniscono una rappresentazione priva di errori di approssimazione - Carte generali (scala da 1.5 000 000 a 1:1 000 000 ca.): rappresentano un continente o parti di esso, un intero stato di grandi dimensioni o un gruppo di stati; sono visibili i maggiori particolari fisici. Sono usate, oltre che per finalità didattiche, anche per scopi turistici - Carte corografiche (scala da 1. 000 000 a 1:200 000): rappresentano parti estese di uno stato o di una regione con maggiore ricchezza di particolari. Si possono notare un maggiore numero di centri abitati e quasi tutta la rete stradale. Si prestano come supporto per spostamenti in ambito regionale - Carte topografiche (scala da 1.200 000 a 1:100 000): ricche di particolari, indicate per scopi escursionistici e militari. L’approssimazione con cui è rappresentato un punto sul terreno è inferiore a 100 m - Mappe catastali (scala da 1:10 000 a 1:1000): rappresentano una parte molto limitata di territorio (dell’ordine del chilometro quadrato); descrive con grande precisione i confini ponderati. Usate specie per fini fiscali e nel censimento delle unità immobiliari - Piante (talora in scala maggiore di 1:1000): descrivono la distribuzione degli edifici nei centri abitati e loro particolari interni Classificazione delle carte in base al contenuto e alla funzione Indipendentemente dalla scala, le carte possono essere classificate in base a funzione, finalità di e studio e caratteristiche particolari. La cartografia tematica si occupa di carte con finalità specifiche, studiando i criteri con cui si ottiene la migliore rappresentazione di un fenomeno. I tipi più importanti e diffusi di carte: • Fisiche : evidenziano le caratteristiche fisiche del territorio • Idrografiche, marine e nautiche : rappresentano le superfici marine, indicando la profondità dei fondali, le caratteristiche idrologiche, l’andamento costiero e le strutture per la navigazione • Geologiche : rilevano la natura geologica del terreno (tipi di rocce ed età della loro formazione) • Geomorfologiche : studiano la conformazione attuale della superficie terrestre e i fenomeni dinamici responsabili del suo modellamento • Climatiche : individuano regioni più o meno ampie aventi le stesse caratteristiche climatiche • Meteorologiche : evidenziano la localizzazione e lo sviluppo nel tempo dei più generali elementi e fenomeni meteorologici • Antropiche : trattano fenomeni legati alla presenza dell’uomo e alle sue attività • Storiche (generali o tematiche): rappresentano un territorio nelle condizioni in cui si trovava nel passato • Stradali e ferroviarie : rappresentano le vie di comunicazione terrestri • Dell’utilizzazione del suolo : indicano le trasformazioni indotte in un territorio da agricoltura, allevamento e sfruttamento forestale • Industriali e minerarie : evidenziano i siti di produzione industriale e di estrazione mineraria indicando la natura delle produzioni o dei minerali estratti Carte geologiche e geomorfologiche Una carta geologica è di solito rappresentata da una base geografica o topografica tradizionale su cui viene riportata la distribuzione delle formazioni rocciose, sia che affiorino in superficie, sia che si trovino coperte dal suolo e dalla vegetazione. Suo scopo è di precisare la natura e l’età delle rocce e la loro disposizione e giacitura, per mezzo di una simbologia. Se la scala usata è sufficientemente grande, la carta evidenzia le risorse minerarie eventualmente presenti. La Carta Geologica d’Italia usa come base cartografica la Carta d’Italia dell’IGM in scala 1:100 000, compilata dal Servizio Geologico d’Italia — > attualmente vi è una carta più aggiornata in scala 1:50 000. I fogli della carta geologica sono variopinti e ogni colore rappresenta un particolare tipo di formazione rocciosa. Sotto la colorazione è distinguibile la base topografica con tutta la sua simbologia. Nonostante la ricca gamma di colori, le formazioni rocciose sono raggruppate per tipi omogenei, poiché sarebbe impossibile tenere conto di ogni minima differenza fisica, chimica o mineralogica in vari punti. Una specifica legenda ai margini della carta riepiloga, all’interno di rettangoli in successione verticale, tutti i colori usati con a lato l’età delle rocce. Nel caso siano presenti più colonne di rettangoli, in alto a sx troviamo le rocce più recenti, in basso a dx quelle più antiche, con l’indicazione dell’era e del periodo geologico di formazione. A lato del rettangolo è riportata la descrizione della roccia. Gli strati rocciosi più antichi sono generalmente in basso e su di essi si dono sovrapposti quelli più recenti, a eccezione dei casi in cui cataclismi hanno causato un rovesciamento del pacco roccioso. Dato che i colori sono molti, spesso si usano sfumature molto simili, quindi ogni campitura di colore, sia nella legenda che nella rappresentazione cartografica, è contrassegnata da un indice alfa-numerico stampato in caratteri rossi. Sui margini del foglio, la legenda riporta anche la simbologia convenzionale delle carte geologiche e altre importanti indicazioni sull’inclinazione e l’orientamento degli strati rocciosi, nonché la presenza di altri fenomeni di origine geologica. • In rosso: - Barrette, corredate o meno, da piccole frecce, indicano direzione, immersione e inclinazione degli strati; si riferiscono a formazioni di rocce sedimentarie che, in seguito a fenomeni che hanno dato origine al sollevamenti delle montagne, si sono inclinate o ripiegate dopo la loro deposizione in strati orizzontali - Linee continue o tratteggiate indicano la presenza di faglie, fratture di blocchi di roccia seguite o meno da un loro spostamento. La linea di faglia riportata sulla carta è l’intersezione del piano di faglia (superficie della frattura) con la superficie del terreno. La simbologia indica anche, nel caso di sollevamento di una delle due parti, quella che è rimasta ribassata. Analogalmente alla simbologia relativa agli strati, le frecce indicano la direzione di immersione del piano di faglia. Le carte possono riportare anche la linea di orlo di un eventuale sovrascorrimento, fenomeno con cui la roccia viene spinta fino a scorrere al di sopra di un’altra - Cave e miniere (attive o abbandonate) e il tipo di minerale estratto • In blu: - Una linea continua rappresenta un orlo di terrazzo, dove l’erosione ha asportato o ridepositato una parte di terreno; sono comuni in prossimità dei letti dei fiumi e separano con una scarpata due pianori orizzontali, a quote diverse. - Sedi di ritrovamento di fossili e reperti preistorici, sorgenti, frane, conoidi di deiezione (cumuli di detriti di forma conica generatisi alla base delle scarpate con materiali franati lungo il pendio), grotte, ecc. necessaria una terza dimensione (es. nel disegno delle strutture interne di una miniera) risulta efficace lo stereogramma o blocco-diagramma, immagine piana che fornisce l’illusione della profondità. Efficaci sono anche le pittografie panoramiche con vedute “a volo d’uccello” di territori più o meno vasti. Le carte mentali La nuova geografia umanistica coltiva relazioni con le scienze umane e in particolare con la psicologia, avendo interesse per le modalità attraverso le quali lo spazio geografico è percepito e vissuto dai singoli individui e dai gruppi sociali. Questi studi hanno portato alla realizzazione di nuove rappresentazioni cartografiche, le mappe o meglio carte mentali, con cui si designano due diverse realtà e due diversi tipi di prodotti grafici. Con l’espressione “carta mentale” si intende la rappresentazione/percezione che ognuno ha del mondo che lo circonda e che gli permette di orientarsi anche se non dispone di una carta. Per carta mentale si intende però anche il disegno che ciascuno di noi è in grado si produrre cercando di tracciare su un foglio la carta che ha in mente. Si hanno anche altri tipi di carte mentali, prodotte da studiosi in seguito a ricerche sulle convinzioni, i comportamenti spaziali e le relative preferenze di un campione di individui, cioè sulla percezione dello spazio che li circonda (es. usate per proporre mete turistiche). 5 L’Italia nelle carte topografiche Fogli e tavolette Già dalla seconda metà del XVIII sec. anche quasi tutti gli stati italiani avevano affidato a un’istituzione statale la realizzazione del rilievo topografico del proprio territorio; il Regno d’Italia ereditò quindi i risultati dei lavori dei governi preunitari. Nel 1864 gli uffici topografici esistenti vennero fusi nell’Ufficio Tecnico del Capo di S.M. dall’esercito italiano, in seguito trasformato e riordinato nell’Istituto Topografico Militare, divenuto Istituto Geografico Militare con Regio Decreto del 27 ottobre 1872, con sede a Firenze (capitale dello Stato all’epoca del riordino dell’Ufficio). Compito dell’Istituito era “eseguire lavori topografici e geodetici per i bisogni dello Stato”. Con legge del 5 febbraio 1875 si stabilì che la Carta d’Italia avesse scala 1:100 000, su base di rilievi di campagna alla scala 1:25 000 o 1:50 000. I lavori poterono dirsi completati nel 1900. Con il perfezionamento delle tecniche del rilievo: per il calcolo delle altitudini, la base era il caposaldo dell’Osservatorio dell’Istituto Idrografico della Marina di Genova, indicante il livello medio di marea registrato dal locale mareografo. Da alcune basi geodetiche, cioè allineamenti tra due punti noti A e B, posti in zone pianeggianti e distanti tra 3 e 10 km, fu possibile coprire con una rete di triangoli tutto il territorio nazionale. Per la successiva levata topografica si usava la tavoletta pretoriana, un ripiano sostenuto da un treppiede attrezzato con bussola topografica (per misurare gli angoli) e tacheometro (per misurare le distanze). 325 fogli della carta al 100 000 vennero pubblicati tra la fine dell’800 e il 1920. Le ultime carte pubblicate riguardavano anche Istria e Dalmazia, attribuite alla Iugoslavia dopo la seconda guerra mondiale e oggi non più comprese nella cartografia nazionale, ridotta a 285 fogli. Ogni foglio comprende una superficie pressoché quadrata, ampia 30’ in longitudine e 20’ in latitudine —> il foglio è pressoché quadrato per via della diversa misura del grado di longitudine rispetto a quello di latitudine, sicché la lunghezza dei quattro lati del foglio è quasi uguale e corrisponde a 40 km ca. di reale distanza. La forma della Terra per la prima edizione della carta era l’ellissoide di Bessel; la proiezione era poliedrica, detta anche naturale; l’alterazione di distanze e direzioni era minima, ma rendeva impossibile raccordare esattamente i fogli; la stampa era in bianco e nero; il rilievo rappresentato con curve di livello, integrate da tratteggio in corrispondenza delle pendenze più accentuate; la rete di coordinate aveva come riferimento l’equatore per le latitudini e il meridiano di Monte Mario (Roma) per le longitudini. Successivamente sono state pubblicate anche le carte di maggiore dettaglio ricavate dal rilievo di campagna, al 25 000 o al 50 000. In ogni foglio diviso in 4 quadranti, rientrano 16 tavolette al 25 000. Alcune di esse sono a loro volta suddivise in 4 sezioni al 10 000. La carta più usata divenne la tavoletta al 25 000. Della prima edizione della carta sono stati realizzati numerosi aggiornamenti. Negli anni ’40 del ‘900 le rappresentazioni furono riferite all’ellissoide internazionale di Hayford e collocate entro una rete di coordinate ottenute con la proiezione cilindrica trasversa di Gauss-Mercatore (l’Italia è qui interessata da due fusi). La precisa individuazione dei punti poteva essere effettuata, oltre che con le coordinate, anche attraverso un reticolato cartesiano con asse delle ascisse all’equatore e delle ordinate in corrispondenza del meridiano di tangenza. Successivamente anche la cartografia nazionale (Sistema italiano) venne inserita nella rete mondiale realizzata in proiezione trasversa di Gauss- Mercatore (Sistema UTM). I due fusi nei quali è compresa l’Italia, numerati a partire dall’antimeridiano di Greenwich, sono il 32 e il 33. Ogni fuso è poi suddiviso in fasce ampie 8° in latitudine, distinte da una lettera dell’alfabeto. Ogni zona è poi suddivisa in quadrati di 100 km di lato, identificati da una coppia di lettere. Ciascun quadrato è suddiviso ulteriormente in quadrati con lato di 1 km. In alcune edizioni delle tavolette, questa quadrettatura è stata sovrastampata alla carta per facilitarne l’individuazione di un punto con il coordinatometro. La coincidenza con le coordinate del sistema italiano Gauss- Boaga non è perfetta perché nel sistema UTM le basi geodetiche sono diverse. I nuovi fogli al 50 000 L’IGM ha intrapreso a fine anni ’60 la produzione di carte a colori rinnovando anche la grafiche, ma dal 1970 ha incominciato la pubblicazione di una carta topografica del tutto nuova, ricavata dai rilievi aerofotogrammetrici integrati da quelli di campagna al 25 000 e in proiezione UTM; si adegua al modello della nuova carta del mondo al milionesimo realizzata a livello internazionale e consta di 636 fogli al 50 000. Ogni foglio copre una superficie maggiore di quello di un vecchio quadrante, cioè pari a oltre 6 vecchie tavolette al 25 000, è a colori e presenta una rete di coordinate chilometriche e geografiche lievemente diversa perché riferita all’ellissoide internazionale, ma con base geodetica fondamentale nell’Europa centrale (Potsdam). È tuttavia possibile riferirsi anche alle vecchie coordinate: apposite tacche in cornice permettono di ricostruire il reticolato italiano a partire dai dati di posizione dei vertici del quadro con maggiore completezza e approssimazione al metro. La scelta della scala 1:50 000 è legata a usi sia militari che civili. La tavoletta era indicata per muoversi in un ambito assai circoscritto, da percorrere a piedi, ed era molto utile nello studio dell’agricoltura, dell’insediamento rurale, dell’economia agrosilvo-pastorale. La realtà odierna, caratterizzata da operazioni militari su territori sempre più ampi e dall’affermarsi delle aree metropolitane, riduce l’impiego di una scala come quella al 25 000. Tuttavia una carta in tale scala è in corso di realizzazione col nuovo nome di sezione. L’attuale produzione dell’IGM La produzione cartografica dell’IGM è varia e articolata. Es: 1) carta “Il Mondo” serie 1000: carta geografica dell’Italia alla scala 1:1 000 000 in 6 fogli dello sviluppo di 6° in longitudine e di 4° in latitudine, in proiezione policonica modificata. Stampata in 7 colori con tinte altimetriche + confini di stato, regione e provincia; 2) carta “Il Mondo” serie 500: carta corografica alla scala 1:500 000 in 14 fogli con sviluppo di 4° in longitudine e di 2° in latitudine. Deriva dalla proiezione conica conforme di Lambert con origine delle longitudini nel meridiano di Greenwich, tinte altimetriche, confini amministrativi e distanze chilometriche. È in 12 colori. (—> altri esempi a pp. 73-74) L’Istituto realizza anche foto aeree e fornisce ai produttori privati di carte e alle Regioni dati numerici per la realizzazione dei loro prodotti cartografici ed è inoltre impegnato nella realizzazione di una base di dati geografici organizzati e strutturati in una logica di sistema informativo geografico (GIS). Le nuove tecniche di rilevamento I primordi del rilevamento a distanza si hanno con l’impiego di aerostati o aerei per fotografare dall’alto territori molto accidentati. L’aerofotogrammetria già nei primi anni ’20 del ‘900 è stata ed è tuttora largamente impiegata per aggiornamenti. Dagli anni ’70 è stata superata per importanza dal telerilevamento con satelliti artificiali sempre più perfezionati e in grado di fornire immagini della superficie terrestre ad altissima risoluzione. I satelliti sono dotati di sensori in grado di percepire, imprimere su apposito supporto e trasmettere a stazioni a terra i segnali delle onde elettromagnetiche riflesse dagli oggetti della superficie terrestre, diversi a seconda della natura chimico- fisica o della temperatura; pertanto percepiscono anche le onde ultraviolette, dell’infrarosso e le microonde. Mentre le immagini pancromatiche riproducono con varie tonalità di grigio tutto lo spettro elettromagnetico visibile, le immagini multispettrali registrano diverse sezioni dello spettro con uno o più sensori e ciascuna banda può fornire diverse informazioni relative alla superficie terrestre. Quando i segnali vengono decodificati e impressi sulla pellicola fotografica, possono produrre false immagini a colori in grado, però, di evidenziare particolari caratteristiche del terreno. I satelliti sono di diverso tipo e hanno orbite diversamente impostate. Quelli geostazionari ruotano alla stessa velocità di rotazione della Terra, quindi rimangono apparentemente fermi sulla verticale di una località del pianeta. Essendo molto lontani dalla superficie terrestre abbracciano una zona molto vasta di cui possono osservare in modo continuativo fenomeni a sviluppo relativamente rapido (adatti a previsioni meteorologiche, osservazione di grandi incendi o eventi alluvionali, ecc.). i satelliti a orbita eliosincronica* ruotano a quota molto più bassa e quasi perpendicolarmente all’equatore; compiono diverse rotazioni complete al giorno, passando su luoghi diversi e ritornando allo zenit di una certa località sempre alla stessa ora, ma a distanza di diversi giorni. Inquadrano spazi abbastanza limitati e forniscono immagini ad alta risoluzione, adatte al rilievo cartografico. Il primo satellite in grado di fornire un rilevamento della superficie terrestre è stato il Landsat 1, lanciato in California nel 1972. Anche l’Italia partecipa ai progetti più avanzati di telerilevamento nell’ambito dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Nel settore opera la società Telespazio, una joint venture tra Finmeccanica e la francese Thales. sottosuolo dal fondo della conca. Si tratta, in genere, delle tipiche doline carsiche, che si distinguono graficamente dalla sommità di un rilievo per la presenza di un segno “-“ al centro dell’isoipsa più interna, o per il fatto che sia contrassegnata da una serie di piccoli cunei adiacenti alla linea sul lato diretto verso il fondo della depressione. Un altro caso di isoipse chiuse concentriche è relativo alla rappresentazione dell’interno di un cratere vulcanico. Se si riesce mentalmente a isolare l’insieme delle isoipse dalla rimanente simbologia, si può ottenere una prima impressione “tridimensionale” dell’andamento del terreno; percezione facilitata qualora la rappresentazione dell’orografia sia integrata dal tratteggio o dallo sfumo a lumeggiamento obliquo che rende l’idea delle ombre proiettate dal rilievo. La quota delle singole isoipse può essere dedotta da quelle di alcuni punti quotati inseriti tra esse (es: un punto tra due isoipse ha quota 620 in una carta con equidistanza di 25m; l’isoipsa più in basso avrà quota 600 m (e in quando multipla di 100 sarà anche curva direttrice), quella più in alto avrà quota 625 m). Le quote sono riferite al suolo, misurate su piastre di rilevamento topografico che possono essere murate sopra o sotto il livello del terreno. I punti trigonometrici, usati per compiere rilevamenti, indicati sulla carta con un piccolo triangolo equilatero, sono quotati, ma non sempre corrispondono a elementi salienti o ben visibili del terreno. La quota topografica, quando non è riferita a particolari caratteristici, viene individuata con un puntino. La quota della superficie dei laghi è riferita al livello medio annuale dell’acqua. Per tutti gli altri punti non quotati la valutazione approssimativa dell’altitudine va fatta in riferimento alle isoipse o ai punti quotati più vicini, o, in campagna, con l’altimetro, ma il suo grado di approssimazione può essere inferiore all’equidistanza. Per le forme del rilievo possono essere usate altre simbologie —> le dune sabbiose con un insieme di punti che ne richiamano le ondulazioni; per i versanti più ripidi, l’infittimento delle isoipse o la loro sovrapposizione, esse sono localmente sostituite con disegni imitativi eventualmente integrati da punti quotati. L'idrografia è descritta dalle linee di impluvio, che separano falde del rilievo appartenenti a versanti opposti e sono di norma percorse da corsi d'acqua più o meno permanenti. Le carte topografiche a scala maggiore forniscono una descrizione pressoché completa. Nelle carte a colori la rete idrografica è azzurra. La linea di impluvio dei ruscelli più piccoli, conforme all'andamento reale, è punteggiata se il letto è quasi sempre asciutto, tratteggiata se l'acqua scorre solo in periodi limitati. I fossi di pianura sono invece rappresentati con tratto continuo. La linea di impluvio si ingrossa, procedendo verso valle, per rappresentare l'aumento della portata d'acqua, soggetta tuttavia a variazioni stagionali. I corsi d'acqua con letto di larghezza superiore ai 3 m, in cui l'acqua scorre in permanenza, sono rappresentati con doppia linea. L'ampiezza della rappresentazione con doppia linea comincia a essere in scala quando l'alveo supera la larghezza di circa 20 m. Pertanto la larghezza reale può essere valutata moltiplicando quella grafica per il denominatore del rapporto di scala. La direzione del flusso è indicata con una freccia al centro dell'alveo solo per i corsi a lieve pendenza. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la direzione deve essere dedotta confrontando la conformazione delle curve di livello circostanti (il corso scende in direzione della parte concava delle curve di livello) ed eventuali punti quotati lungo l'alveo, oppure osservando l'angolo di incidenza dei corsi affluenti che, generalmente, formano un angolo acuto rivolto verso la sorgente. Le sponde variabili sono quelli in cui l'assenza di una scarpata più o meno ripida non consente la delimitazione precisa del letto del fiume. Sono zone soggette ad allagamenti e vengono disegnate interrompendo la linea continua che delimita il letto, indicando eventualmente in sfumatura il segno di vegetazione di acquitrino o di sabbia nel terreno attiguo. Anche per l'assetto delle isole variabili, presenti nei tratti di alveo in pianura, la loro rappresentazione si riferisce solo allo stato reale del territorio al momento del rilevamento, soggetto a mutamenti causati dalle piene. Tali isole sono di norma sabbiose e prive di vegetazione permanente. Simboli particolari si riferiscono a: terreni paludosi rappresentati come i laghi, risaie, contornate dai terrapieni che ne limitano l'estensione, torbiere e colmate, aree depresse riempite progressivamente deviandovi acque torbide che vi depositano i materiali trasportati in sospensione. Un'indicazione di particolare utilità è relativa a pozzi, sorgenti, cisterne, fontane, abbeveratoi e acquedotti di una certa importanza. La copertura vegetale La descrizione delle caratteristiche del terreno e della copertura vegetale è fornita solo se sono stabili nel tempo. tuttavia, già dopo alcuni anni dalla pubblicazione, la carta potrebbe non corrispondere più alla realtà. La copertura vegetale è riportata solo su carte a scala maggiore. Per prati si intendono le praterie perenni di pianura. In montagna non vengono riportati perché il simbolo si confonde con quello delle rocce, per cui a una porzione di foglio bianco corrisponde di norma un terreno allo scoperto di facile percorribilità. I boschi sono distinti tra “fitti” e “radi” a seconda della densità della sola vegetazione arborea. Se anche il sottobosco può costituire un ostacolo al movimento può essere riportato. Nelle vecchie tavolette in bianco e nero il bosco è rappresentato, oltre che da circoletti più o meno fitti, da un simbolo che indica l’essenza dominante o il ceduo (bosco che si rigenera dalle ceppaie, adatto alla produzione di legna da ardere). Nei nuovi fogli al 50 000 le superfici boschive sono in verde con il simbolo di essenza. Il bosco fitto è rappresentato con tre simboli di essenza raggruppati. Un simbolo di essenza fuori dall’area boschiva rappresenta un albero isolato caratteristico, riportato solo se nelle vicinanze non sono presenti altri elementi utili per l’orientamento. Il limite del bosco è segnato se è ben evidente il suo passaggio a un’altra coltura. Gli insediamenti umani e la relativa toponomastica Gli insediamenti umani nelle carte sono spesso quotati e denominati con una specifica toponomastica, anche quando si tratta di case sparse. Quelle d’abitazione sono rappresentate in pianta con un rettangolino nero. Capanne, ricoveri temporanei, ovili, tettoie, cappelle, oratori, piloni votivi, piccoli cimiteri e così via hanno simboli particolari. Le chiese, dove le dimensioni lo consentono, sono indicate con la pianta del fabbricato in scala —> nei dei centri abitati possono esserlo con una croce. I cimiteri di grandi dimensioni sono indicati con più simboli aggregati fino a raggiungere in scala le relative forme ed estensioni. Raggruppamenti di alcuni rettangolini accompagnati da un toponimo in corsivo indicano un nuclei abitato o una frazione. Raggruppamenti più grandi con toponimo in grassetto indicano un centro sede di comune —> se essa è in una frazione, il toponimo relativo è in posizione intermedia tra i nuclei maggiori, mentre accanto al nome della frazione in cui ha sede la casa comunale compare la dizione tra parentesi “sede comunale”. I centri più grandi sono indicati con toponimi in maiuscolo se sedi di capoluogo di provincia, in corpo più grande per i centri più popolosi. In alcune regioni i toponimi compaiono in due lingue, poiché sono presenti minoranze linguistiche riconosciute. La produzione grafica della toponomastica richiede la massima cura nel rispetto di una fedele trascrizione fonetica (in alcuni casi si trovano anche i nomi dialettali). Un caso limite è dell’Alto Adige- Südtirol in cui le lingue ufficiali sono tedesco, italiano e ladino; le carte riportano doppia denominazione, poiché dopo la prima guerra mondiale si era tentata l’italianizzazione dei nomi —> a proposito di questa, negli anni dei primi rilievi della Carta d’Italia i compilatori si sono trovati a operare in zone rurali fortemente caratterizzate da dialetti e culture locali. Ciò ha comportato l’italianizzazione di nome nella pronuncia come nella grafia, anche con esiti non sempre accettabili. In altri casi il termine dialettale tende a scomparire o è dimenticato del tutto anche nella tradizione orale. In Italia i toponimi sono quasi sempre di origine antichissima, anche pre-romana; molti sono legati alla devozione a un santo, alti a influssi politici o all’italianizzazione. —> Da ricordare che le carte descrivono lo stato reale del territorio al momento del rilievo. I confini Alcune edizioni delle carte topografiche d’Italia dell’IGM riportano, oltre ai confini di Stato quelli di Regione, di Provincia e di Comune. Il confine di Stato è segnato con continuità per tutta la sua estensione. Gli altri confini possono essere interrotti quando coincidono con altri particolari ad andamento lineare (strade, muri, torrenti,…) o attraversano con tratto rettilineo zone prive di riferimenti topografici (specchi d’acqua, paludi,…) —> tali linee non hanno di norma riscontro fisico sul terreno, salvo, nel caso di confini di Stato, per la presenza di eventuali reticolati, muri, barriere e termini o cippi confinari. Le vecchie tavolette e molte carte tecniche regionali riportano talora altri tipi di confine come dei parchi naturali e regionali e delle colture, quando non coincidono con altri elementi topografici, abbiano carattere di relativa stabilità e possano essere utili alla lettura del paesaggio. Viabilità e trasporti Elementi relativi a infrastrutture sono tra i più soggetti ai cambiamenti: • Ferrovie, tramvie, filovie : per ferrovia si intende quella a scartamento normale, 1435 mm; per valori inferiori si specifica che si tratta di ferrovia a scartamento ridotto. L’elettrificazione di una ferrovia o di una tramvia è indicata con una freccia accanto alla linea del tracciato di binario. Per doppio binario si intendono due binari affiancati appartenenti alla stessa linea —> se i due binari appartengono a linee diverse, sono rappresentati con il doppio simbolo di linea a semplice binario. Nei centri abitati non sono rappresentate tramvie e filovie, a meno che non si tratti di carta a scala superiore a 1:10 000. Le carte non riportano le ferrovie aventi carattere di provvisorietà, né in fase di progetto o costruzione (a meno che la nuova linea non sia già sicuramente individuabile). Sono riportate anche le linee chiuse al traffico e non ancora smantellate. • Strade : la costruzione di nuove strade è in fase di continua espansione. A parte le autostrade, rappresentate con apposito simbolo, le strade sono ripartite in cinque classi, a seconda della larghezza della carreggiata —> 1^a classe, superiore a 8 m; 2^a classe, compresa tra 6 e 8 m; 3^a classe, da 4 a 6 m —> seguono le strade rotabili senza manutenzione regolare, con fondo in genere naturale e non sempre praticabile, classificate in : carreggiabili (4^a classe) superiore a 2,5 m; carrarecce (5^a classe), di norma non percorribili millesimali. In margine alla carta è riportata anche la data in cui è stato compiuto il rilevamento del campo magnetico su quel territorio; coincide in genere con quella del rilievo topografico o del suo ultimo aggiornamento. Accanto si riporta la variazione annuale dell’angolo di declinazione, in genere modesta che, nell’arco di qualche anno si può approssimativamente supporre costante nel tempo. L’insieme di tali informazioni consente di calcolare l’angolo attuale di declinazione magnetica. Il valore della declinazione è sempre riferito al centro della carta e subisce piccoli scostamenti verso i margini del foglio. Sempre a margine della carta è riportato un quadro d’unione che simboleggia la tavoletta e le altre 8 che la circondano, attraversate da linee di isogonia, cioè linee che congiungono punti con lo stesso angolo di declinazione magnetica. Il principio descrittivo del campo magnetico è analogo a quello delle isoipse —> due linee isogoniche contigue differiscono di un piccolo valore angolare costante e un punto a metà strada fra due isogone avrà un angolo di declinazione magnetica compreso tra quelli delle due isogone stesse. Tuttavia, lo scostamento dal valore di declinazione rilevato al centro della carta rispetto a quello dei margini è in genere limitato a pochissimi primi di grado sessagesimale, valori trascurabili usando la bussola. —> Per esempi sulla determinazione dell’angolo di declinazione magnetica e azimut, pp. 105-6 Nel margine delle carte topografiche, in corrispondenza della figura che indica la direzione del nord magnetico Nm rispetto a quello geografico N, è presente anche Nr, la cui direzione corrisponde a quella del nord reticolato. L’angolo compreso tra il nord reticolato e il nord geografico è indicato con 𝛾, di cui la carta fornisce il valore in gradi sessagesimali e millesimali. La direzione del nord reticolato corrisponde a quella delle linee subverticali del reticolato chilometrico che a causa delle deformazioni dovute al tipo di proiezione usata e alle modifiche da essa indotte sugli angoli, si discosta, seppur di poco, da quella dei meridiani. L’angolo 𝛾 non muta nel tempo e può essere utile per tracciare con il goniometro le linee di azimut sulla carta non riferendole al nord geografico, ma al nord reticolato. La determinazione dell’azimut di un punto rispetto al nord geografico di un angolo 𝛾 che dovrà essere aggiunto o sottratto a seconda che Nr si trovi a ovest o a est di N. Precauzioni nell’uso della bussola: zone di anomalia magnetica La bussola è molto sensibile; se il campo magnetico terrestre è alterato dalla presenza di altre fonti magnetiche (materiale ferromagnetico, piccoli oggetti della stessa natura della bussola, linee elettriche), la bussola ne subirà l’influsso. Inoltre sulla superficie terrestre vi sono anche zone di anomalia magnetica, indicate sulla tavoletta nell’apposito quadro sinottico con un’area a tratteggio, in cui la declinazione varia in maniera sensibile e imprevedibile da luogo a luogo. Il fascio delle linee di forza del campo magnetico terrestre può assumere infatti un andamento sinuoso non facilmente descrivibile, in genere a causa della presenza nel sottosuolo di masse di minerale ferromagnetico, il cui effetto si sovrappone a quello del campo magnetico naturale. L’orientamento con l’orologio Un metodo di orientamento che fornisce un grado di approssimazione accettabile in mancanza di strumentazione migliore, prevede l’impiego dell’orologio analogico e il riferimento alla posizione del Sole. A mezzogiorno il Sole si trova nella direzione del sud geografico. Se alla stessa ora orientiamo il quadrante dell’orologio in modo che la lancetta delle ore sia rivolta verso il Sole, esso potrà essere usato come il quadrante di una bussola, con il sud corrispondente alle 12, il nord alle 6, l’est alle 9 e l’ovest alle 3. Ma non è necessario attendere il mezzogiorno —> il Sole e la lancetta delle ore hanno in comune, nell’emisfero settentrionale, il fatto di ruotare in senso orario. La lancetta ha però una velocità angolare doppia: il Sole descrive un giro completo in 24 ore, la lancetta due nello stesso lasso di tempo; dopo qualche ora, la traiettoria del Sole avrà descritto un angolo pari alla metà di quello percorso dalla lancetta delle ore. Il metodo si basa sull’esatta conoscenza dell’ora solare locale (l’ora nazionale, segnata dall’orologio regolato sull’ora esatta, è in realtà l’ora media del fuso che, in Italia, è centrato sul meridiano 15° est —> ma le varie località mostrano differenze). Da considerare anche l’equazione del tempo: la velocità apparente angolare del Sole subisce variazioni stagionali —> il Sole può passare in anticipo o in ritardo in corrispondenza della posizione presunta in base all’ora locale e tale lasso di tempo può essere ricavato da un’equazione detta analemma, particolare curva che descrive la posizione del Sole nel corso dell’anno; l’entità dello scostamento è limitata e può essere all’origine di un errore massimo di 16 min. ca. Determinazione del punto di stazionamento La posizione del punto di stazionamento per calcolarne l’azimut rispetto al punto che si deve raggiungere può non essere facile se mancano riferimenti topografici riportati anche sulla carta. 1) Mi trovo in A, riconoscibile per la presenza di una casa, e voglio raggiungere un’altra casa in B. Entrambi gli edifici sono sulla carta e collegati da un sentiero, ma per accorciare la strada voglio seguire la linea retta AB. Se B non è visibile ad A, per determinare la direzione giusta calcolo sulla carta (con goniometro) il suo azimut rispetto ad A, cioè l’angolo formato dalla direzione di AB con quella del nord geografico 2) Se A non si trova vicino a un punto topografico significativo riportato sulla carta e B non è visibile, è impossibile calcolare sulla carta l’azimut di B se non sono in grado di definire, almeno con una certa approssimazione, la posizione di A. Una stima della posizione di A è possibile se da esso sono visibili almeno due punti topografici noti e riportati sulla carta. Per l’individuazione di un punto con approssimazione decametrica si usa una sequenza numerica di 8 cifre, precedute eventualmente dalla sigla alfa- numerica della zona e dalla designazione delle due lettere che distinguono il quadrato di 100 km di lato. Il reticolato UTM delle nuove sezioni non corrisponde a quello italiano in proiezione di Gauss-Boaga; è tuttavia possibile riferirsi a esso, considerato che in una tabella a margine sono indicate le coordinate dei vertici della carta secondo tale reticolato con grande precisione. In base alle coordinate dei quattro vertici è facile assegnare il valore chilometrico alle tacche indicatrici in cornice, indicatori degli estremi del vecchio reticolato. Lettura e interpretazione dell’orografia e determinazione di un bacino imbrifero Si definisce bacino imbrifero (o idrografico) la porzione di territorio in cui tutte le acque di scorrimento superficiale confluiscono in un corso d’acqua. Determinante nella configurazione del bacino imbrifero è la presenza delle linee displuviali (spartiacque) che separano due bacini adiacenti correndo lungo le creste dei rilievi, le cime e i valichi. I bacini imbriferi hanno una forma irregolare che assomiglia a una foglia: il picciolo è la foce del corso o il suo punto di confluenza in un altro, il sistema idrografico convergente nel corso d’acqua considerato assomiglia alle nervature e i contorni sono il sistema delle linee displuviali che le circondano. Una displuviale che, seguendo una cresta, scende da una cima, interseca perpendicolarmente le isoipse nel punto di loro massima curvatura. Non troveremo mai displuviali nette e ben identificabili in un versante in cui le isoipse hanno un andamento pressoché rettilineo. Si comprende, quindi, come sia difficile tracciare uno spartiacque in un’area pianeggiante, dove le poche o l’unica isoipsa presente procedono dritte o serpeggiano con curve di grande raggio e non è facile stabilire a priori verso quale fosso l’acqua piovana tenda a scorrere. Per valutare l’estensione di un bacino imbrifero occorre confrontarla con altre figure di riferimento più piccole e di superficie nota. Nelle tavolette dove è presente il reticolato chilometrico, una valutazione in chilometri quadrati approssimata può essere fatta contando il numero dei quadrati di un chilometro di lato contenuti all’interno del bacino. Lettura del paesaggio umanizzato La lettura del paesaggio umanizzato consente di individuare centri abitati, valutarne la concentrazione o dispersione, riconoscendo i motivi di ordine fisico-geografico che hanno determinato quella particolare struttura di rete urbana. L’individuazione delle reti stradale e ferroviaria è fondamentale per capire che tipo di economia piò caratterizzare o aver caratterizzato la regione: in tal modo si traccia mentalmente una prima bozza di gerarchizzazione dei centri urbani sulla base della loro posizione all’interno della rete di comunicazioni. La lettura di ulteriori particolari simboli topografici, la valutazione della loro estensione e dei tipi prevalenti di colture agricole completano il quadro macroeconomico dell’area. Valutazione delle distanze Il modo più rapido e semplice per calcolare la distanza reale in linea d’aria fra due punti di una carta consiste nel moltiplicare la distanza grafica per il denominatore del rapporto di scala. In formula, detti R la distanza reale, G la distanza grafica e s il denominatore del rapporto di scala, avremo: (3) R = G x s (4) G = R/s —> per capire le dimensioni del foglio per contenere un territorio di dimensioni note (5) S = R/G —> per determinare la scala quando non è indicata in calce alla carta La conversione fra unità di misura lineari prima dell’applicazione della formula può essere superata confrontando la distanza grafica “rilevata col righello” con la scala grafica eventualmente riportata in calce alla carta, ovvero usando lo scalimetro, righello graduato che riporta le distanze già tradotte in metri o chilometro a seconda della scala a cui viene fatto riferimento. Quando due punti P e P’ si trovano su fogli diversi, il rilevamento della loro distanza grafica può essere problematico, a meno di non riuscire ad accostare perfettamente i margini dei fogli. La conoscenza delle coordinate chilometriche dei punti consente l’applicazione di una nota formula della geometria analitica. Dette x e y le coordinate di P e e x’ e y’ le coordinate di P’, la loro distanza d è espressa dalla formula: (4) d = √(x - x’)^2 + (y - y’)^2 —> p. 117
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