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Geocartografia, Lucarno e Lavagna., Sintesi del corso di Geografia

Sintesi esaustiva e approfondita dei temi chiave della cartografia, capitolo per capitolo. Gli argomenti sono: la terra e la sua rappresentazione, cenni storiografici della cartografia, proiezioni, tipi di carte, l'Italia nelle carte topografiche, simbologia e toponomastica, l'orientamento e la lettura delle carte e la lettura del paesaggio nelle carte topografiche.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 03/09/2021

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Scarica Geocartografia, Lucarno e Lavagna. e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOCARTOGRAFIA, Lavagna, Lucarno CAPITOLO 1 La carta geografica è una rappresentazione grafica ridotta, simbolica e approssimata della superficie terrestre su una superficie piana. È ridotta in quanto non è possibile descrivere la superficie della terra nelle sue dimensioni reali, ma in scala, ossia un rapporto che permette di disegnare l’intera superficie all’interno del foglio. È simbolica in quanto tutti gli elementi fisici, siano essi naturali o di origine antropica, sono descritti da segni imitativi o convenzionali. In passato si usavano simboli di tipo imitativo più approssimativi, mentre oggi ci si serve di simboli più codificati. Ogni rappresentazione è poi approssimata, in quanto la superficie terrestre è sferica e non può essere riprodotta totalmente in modo fedele sul foglio senza dare luogo a deformazioni. La terra è quindi, in prima approssimazione, una sfera. Tuttavia bisogna dire che questa non è una sfera perfetta, ma risulta schiacciata in corrispondenza dei poli e rigonfia all'equatore. Se immaginiamo di tagliare in due parti la terra con un piano passante per l’asse di rotazione, non otterremo un cerchio perfetto, ma un’ellisse. Anche questa classificazione risulta imprecisa però, perché la terra presenta delle depressioni in prossimità degli oceani e invece è rigonfia nella parte dei continenti. Un concetto fondamentale della cartografia è la biunivocità: a ogni punto sul terreno corrisponde uno e un solo punto sulla carta. Il sistema più usato nelle carte di media e piccola scala è quello delle coordinate angolari, per la cui descrizione è necessario premettere qualche definizione sulla geometria della sfera. Immaginiamo di tagliare la terra in due parti uguali con un piano che passa per il suo centro; ciò determina una linea circolare chiamata “circolo massimo”. Se invece tagliamo la sfera con piani non passanti per il centro otterremo circonferenze con raggio inferiore, detti circoli minori. I circoli massimi hanno alcune caratteristiche fondamentali: 1) Sonoi più grandi circoli che si possono tracciare su una sfera 2) Ne esistono un numero infinito, poiché sono infiniti i piani passanti per una sfera 3) Due circoli massimi distinti si intersecano sempre suddividendosi in due semicerchi 4) Ogni punto della sfera è attraversato da infiniti circoli massimi 5) Un circolo massimo passante per due punti della superficie sferica individua la distanza più breve fra i due punti I poli sono definiti come l’intersezione dell’asse di rotazione con la superficie della sfera, ogni circolo massimo passante per i poli determina, a partire da essi, due semicerchi detti meridiani. Tutti i meridiani quindi partono dal polo nord e arrivano al polo sud; ogni punto della terra è attraversato da uno e un solo meridiano, questi infatti sono infiniti ma per convenzione se ne indicano solo alcuni prefissati. Il piano che passa per il centro della sfera ed è equidistante dai due poli è detto equatore. Possiamo quindi andare a costituire un reticolo di meridiani e paralleli che ci permette di avere delle coordinate ben precise di ogni punto sulla terra. La latitudine di un punto della superficie si definisce come il valore angolare dell’arco di meridiano compreso fra il punto e l’equatore; tutti i punti dell’equatore hanno latitudine zero; la massima latitudine (90°) corrisponde ai poli, il punto deve poi essere indicato coni punti cardinali nord e sud a seconda della sua posizione rispetto all'equatore. La longitudine di un puntò è il valore dell’arco di parallelo compreso fra quel punto e un meridiano di riferimento. Il meridiano preso ad esempio per rappresentare la longitudine zero è il meridiano di Greenwich in Inghilterra. Per tutti gli altri punti la longitudine è designata con l’angolo del proprio meridiano, misurata a partire da quello fondamentale, verso est o verso ovest. Una terza coordinata è la quota, ossia 10”altitudine del punto rispetto a un livello di riferimento, cioè quello medio del mare, nei cui confronti può assumere valori positivi e negativi. La curvatura della superficie terrestre è più pronunciata all'equatore, ecco perché risulta un vero e proprio rigonfiamento al centro e una depressione ai poli. L’importanza della latitudine è grandissima, perché da essa dipende la quantità di energia (luce e calore) che ci giunge dal sole. L’asse terrestre è inclinato di circa 66° e 33’ rispetto al piano dell’orbita, quindi due giorni l’anno (21 marzo e 23 settembre) il sole culmina a 90° sull’equatore. Negli altri giorni ciò avviene in una fascia compresa rea due paralleli, uno a nord e l’altro a sud, sui quali culmina il 21 0 22 giugno e il 21 o 22 dicembre (tropici del cancro e del capricorno). I circoli polari artico e antartico sono appunto i due paralleli dove rispettivamente il 21 giugno solstizio d’estate) e il 21-22 dicembre (solstizio d’inverno) il sole a mezzanotte sfiora l’orizzonte senza tramontare. Nel solstizio d’estate al circolo polare artico quindi il sole sarà a 47° a mezzogiorno e 0° a mezzanotte, invece nello stesso giorno nel circolo polare antartico il sole sarà a 0° a mezzogiorno e non sarà visibile a mezzanotte. Dalla longitudine dipende poi il fuso orario (i fusi orari sono 24); se l’ora locale è più tarda di quella che risulta dal meridiano 0, la longitudine sarà orientale, se invece l’ora è in anticipo la longitudine del punto sarà ad ovest. Quando al meridiano di Greenwich è mezzogiorno, all’antimeridiano corrispondente sono contemporaneamente le ore 0 e 24 dello stesso giorno. La rappresentazione sulla carta geografica delle altitudini è sempre stato un problema; attualmente il metodo più usato è il tratteggio (trattini più fitti dove c’è la massima pendenza di una catena montuosa), ma c’è anche il tratto forte (Un tratto più marcato in corrispondenza delle cime più alte). Altri metodi sono quello dello sfumo (tonalità di grigio più intense con l’aumentare dell’altitudine) spesso correlato con il lumeggiamento obliquo, con le ombre prodotte dal rilievo, e quello delle curve di livello, con cui si immagina di proiettare sul piano della carta le curve disegnate dall’intersezione della superficie del terreno (isoipse) o dei fondali marini (isobate). Questi metodi sono a volte integrati con l’uso di tinte altimetriche (verde per le quote basse, giallo per quelle intermedie ecc. Il dato sarà tanto più approssimato quanto più sarà contenuta l’equidistanza (differenza tra le quote) tra due curve contigue. CAPITOLO 2 La rappresentazione su un piano di porzioni di un territorio per indicare la proiezione di elementi risale certamente ad epoche molto antiche, le prime testimonianze risalgono addirittura a 10000 anni fa. Dalle antiche civiltà del medio oriente ci sono giunte tavolette d'argilla con sopra raffigurato il corso dell'Eufrate, mentre più recenti sono i tentativi di rappresentazione del mondo intero; quello ritenuto più antico è una tavoletta di argilla babilonese del VII sec. a.C. conservata nel British Museum che raffigura la terra a forma di disco circondato da un anello di acque. Nelle rappresentazioni apparivano non pochi toponimi a indicare la collocazione dei vari popoli in città importanti della Grecia. La cartografia scientifica ha il suo fondatore in Diarco da Messina, che disegnò una carta dell’area del Mediterraneo in cui il mare era diviso da una linea orizzontale detta diaframma, in pratica un parallelo tra le colonne d’ercole e i monti del Tauro, che riteneva avessero la stessa latitudine. I primi in assoluto a teorizzare la sfericità della terra furono i pitagorici, i noti filosofi greci del V sec. a.C. Gli egizi produssero carte per istituire un catasto, gli eschimesi realizzarono sculture in legno su cui tracciare la linea di costa per la pesca. In Lombardia è stata rinvenuta una mappa incisa su una roccia che rappresentava campi e pascoli risalenti a 10.00 anni fa. La prima rappresentazione dell’ecumene risale ad Anassimandro di Mileto nel VI sec. a.C., costruite sulla base di notizie e descrizioni, come accadeva con i periploi (circumnavigazioni); erano a forma di cerchio con l’Europa e l’Asia e il mediterraneo al centro. Più famosa ancora è la carta di Eratostene, che fece una descrizione geografica con paralleli passanti per luoghi molto noti, di solito le conquiste di Alessandro Magno. Ipparco di Nicea intuì come il concetto di latitudine dovesse basarsi su conoscenze matematiche. I romani invece, con le loro conquiste e lo sviluppo delle comunicazioni e dei commerci, ampliarono molto le conoscenze del mondo, ma ci sono giunti pochissimi dati cartografici. Sappiamo che si servivano di papiro o pergamena da arrotolare (tabulae, che vuol dire carte); tra queste ci è giunta una copia medievale chiamata “Tabulae Peutingeriana”, si tratta di una striscia lunga oltre 6 m che indica strade, città e luoghi di sosta (mansiones), insomma era una vera e propria carta stradale. Tuttavia ignorava quasi completamente la presenza dei mari, perché include in una stretta striscia tutte le terre dell’impero da occidente a oriente. Dovevano essere 12 carte ma ce ne sono giunte solo 11 strette 34 cm. Nell'ambito dell’impero abbiamo figure importanti come Tolomeo, che realizzò dei veri e propri atlanti con le prime carte in cui si fa uso del reticolato geografico, ottenuto con l’impiego di precise regole matematiche per la proiezione sferica sul piano. Nella sua “geografia”, Tolomeo incluse una carta di tutto il mondo conosciuto in proiezione conica con indicazione ai margini dei valori di latitudine e longitudine e carte di singole regioni in corrispondenza). Una seconda possibilità è quella di continuare a disegnare le maglie a forma di trapezio. La proiezione geografica consiste nel trasportare e riprodurre il reticolato sferico su una superficie piana per mezzo di metodi geometrici e matematici. Le proiezioni possono come non possono avere queste qualità: 1) Equivalenza: le aree su carta risultano proporzionali alle corrispondenti aree misurate sulla superficie terrestre. Si mantengono pertanto inalterati i rapporti tra le aree, ma non le forme delle figure, che risultano deformate. 2) Conformità o isogonia: gli angoli formati tra meridiani e paralleli sono inalterati sulla carta, ciò comporta però l'impossibilità di rispettare le distanze 3) Equidistanza: tutte le distanze misurate su carta a partire dal suo centro sono proporzionate alle distanze reali. Le tre grandi classi di proiezioni invece sono: 1) Prospettiche azimutali: si ottengono proiettando i punti della superficie del globo su un piano tangente ad esso, a partire da un centro di proiezione scelto in un punto prefissato. Si immagina che tale punto sia quindi una sorgente luminosa che proietta sul piano tangente le ombre dei punti della sua superficie. Il piano di proiezione può essere tangente ai poli (proiezione polare), all'equatore (proiezione equatoriale) o in un punto intermedio (proiezione stereografica). Il centro di proiezione da cui partono le visuali può essere situato al centro del globo (proiezione centrografica), sul punto della superficie del globo diametralmente opposto a quello di tangenza (proiezione stereografica) o all’infinito (proiezione ortografica). Le proiezioni centrografiche hanno la proprietà di rappresentare bene la superficie vicino al punto di tangenza, queste proiezioni sono ottime per le carte nautiche e aeronautiche. Un grave difetto delle proiezioni centrografiche invece è che nelle zone più lontane dal centro si dilatano le distanze e le aree; non è né equivalente né equidistante. Nelle proiezioni stereografiche, le aree periferiche subiscono la stessa variazione, ma è conforme. Nelle proiezioni ortografiche più ci si allontana dal centro e più le aree risultano contratte. Tutte queste proiezioni sono dette azimutali, nel senso che rispetto al punto di tangenza del piano di proiezione le varie direzioni conservano gli azimut reali. L’azimutale equidistante polare in cui i paralleli sono cerchi concentrici equidistanti con centro sul polo. In tutte le direzioni sono mantenuti gli azimut e le proporzioni delle distanze. Nel caso della proiezione azimutale equivalente polare, i paralleli intorno al centro della carta sono cerchi con raggio corrispondente alle rispettive corde. 2) Nelle proiezioni per sviluppo si immagina di avvolgere il globo in un cilindro o in un cono, proiettando il reticolo su tali superfici a partire da un punto. Nelle proiezioni cilindriche le maglie del reticolo sono rettangolari, man mano che ci si allontana dal punto di tangenza le aree. I meridiani invece sono tutte rette parallele equidistanti. Una sua varietà particolare è quella di Mercatore, in cui i gradi di meridiano sono allungati nella stessa misura di quelli di parallelo, riducendo la deformazione di aree non troppo grandi. Tutte le proiezioni cilindriche hanno lo svantaggio di dilatare le distanze tra paralleli man mano che ci si allontana dal punto di tangenza. Se il cilindro è tangente lungo un meridiano la proiezione si dice trasversa. Nelle proiezioni coniche i paralleli sono rappresentati da archi di cerchi, mentre i meridiani sono rette che convergono verso il vertice del cono. Meridiani e paralleli si intersecano creando poi maglie trapezoidali che convergono verso il polo. Mentre con la proiezione cilindrica si può rappresentare tutto il globo, la proiezione conica consente invece la rappresentazione di una sola area alla volta. 3) Trale proiezioni convenzionali, molte sono usate per riprodurre l’intero globo, altre invece per carte topografiche. La proiezione pseudo cilindrica di MIloweide è utilizzata per ottenere planisferi in cui le aree sono equivalenti. La proiezione cilindrica piana rettangolare è in realtà una costruzione geometrica semplice in cui le maglie del reticolato sono rettangolari, con una delle dimensioni corrispondente alla reale misura. È evidente che in tale rappresentazione le zone a latitudine più bassa rispetto a tali paralleli vengono sottodimensionate, mentre le zone a latitudine più alta si dilatano. Nella cilindrica modificata di Mercatore infatti le zone ad alta latitudine risultano molto più dilatate. Per rappresentare fenomeni politici ed economici è servito il planisfero in proiezione interrotta di Goode; Questo risulta equivalente e conforme, perché la carta si interrompe in corrispondenza degli oceani. Tra e proiezioni usate per le carte topografiche possiamo citare la proiezione poliedrica (o policentrica) detta anche proiezione naturale; con questa carta si immagina che ogni foglio della carta sia la faccia trapezoidale di un poliedro tangente alla sfera terrestre in quelli che sono i centri delle rappresentazioni cartografiche. La seconda è la proiezione cilindrica trasversa di Gauss, in cui si immagina di proiettare la superficie terrestre sulla superficie laterale di cilindri tangenti al globo lungo un meridiano. La scelta di una determinata caratteristica rispetto ad un’altra dipende dalle nostre esigenze: se abbiamo bisogno di verificare l’estensione di alcuni paesaggi naturali è opportuno che sia equivalente, se invece abbiamo bisogno di informazioni su correnti marine, i venti devono essere rispettate le direzioni. Per le calotte polari sono efficaci le proiezioni prospettiche polari, per le zone equatoriali va bene la cilindrica equatoriale, per quelle delle medie latitudini le coniche. CAPITOLO 4 La scala rappresenta il rapporto tra lunghezze, ossia quella su carta e quella del terreno. Si fa sempre riferimento a lunghezze, mai ad aree, infatti queste aumentano in relazione al quadrato della lunghezza. Abbiamo le scale numeriche che sono la rappresentazione di una frazione che indica la riduzione: 1:25.000, 1 indica l’unità geografica, mentre 25.000 indica il numero di volte in cui l’unità è stata ridotta. La scala grafica invece è fatta di segmenti rettilinei sui quali è indicato il valore di ogni suddivisione per la distanza reale sul terreno. Pensiamo ad un segmento di 10 cm diviso in 10 parti di 1 cm; questo cm equivale ad 1km, quindi se un punto su carta dista 10 cm dall’altro vorrà dire che dista 10 km nella realtà. In base alle scale si distinguono carte a grandissima, grande, media, piccola e piccolissima scala. Se il denominatore è un numero basso vuol dire che rappresenta una porzione piccola di superficie descritta in modo dettagliato, quindi stiamo parlando di grande o grandissima scala; abbiamo invece scale piccole o piccolissime che hanno un denominatore molto alto e quindi rappresentano porzioni di superficie molto ampi e sono sicuramente meno dettagliate. Le carte con scala fino a 1:1000 sono dette piante (molto dettagliate, pensiamo alle piante di un appartamento); le carte con scala fino a 1:10.000 sono dette mappe (territorio più ampio); le carte con scala fino a 1:200.000 sono dette carte topografiche (per scopi militari o escursionistici); le carte comprese tra 1:200.000 e 1:1.000.000 sono dette carte corografiche (parti di uno stato o regione); le carte da 1:1.000.000 sono dette carte generali (stati) e infine da 1:5.000.000 in su sono detti planisferi, da non confondere con i cosiddetti globi, che rappresentano la terra su una superficie sferica. Le carte possono essere di vari tipi a seconda dell’esigenza: fisiche (rilievi montuosi, fiumi, laghi ecc.), idrografiche (rappresentano bacini marini), geologiche (rilevano la natura del terreno, i tipi di rocce presenti), geomorfologiche (la conformazione rocciosa della terra e il suo continuo modellamento), climatiche (caratteristiche climatiche), meteorologiche (evidenziano la localizzazione e lo sviluppo nel tempo dei fenomeni meteorologici), antropiche (fenomeni legati alla presenza umana in un territorio), storiche (un territorio in passato), stradali e ferroviarie, industriali e minerarie (giacimenti minerari e sedi industriali). I fogli delle carte geologiche si presentano come una tavolozza variopinta che rappresentano un tipo di formazione rocciosa presente in quel punto del terreno. Normalmente poi i vari tipi di roccia sono raggruppate per tipi omogenei. A lato è riportata la descrizione della roccia, la varietà delle forme simili in cui può presentarsi. Con il colore rosso si indica la direzione, l’immersione e l’inclinazione degli strati rocciosi; sempre con il rosso sono indicate le faglie, fratture di blocchi di roccia. In colore blu invece viene riportato un orlo di terrazzo, dove l’erosione ha asportato una parte di terreno. Sul margine della carta può essere riportata anche una colonna stratigrafica, ossia un piccolo rettangolo verticale che riporta colori e simboli che indicano le formazioni rocciose nel corso di epoche diverse. Un cartogramma invece è una carta a cui vengono abbinati precisi dati statistici riferiti a singole località. Ad esempio, una carta può rappresentare la densità di una popolazione con le curve isometriche o con un disegno a punti. I cartogrammi a mosaico invece vede i dati statistici rilevati vengono distinti con criteri oggettivi da definirsi preventivamente in varie classi di grandezze. Ci sono poi alcune carte geografiche che fanno ricorso a grafici di diverse forme (diagrammi cartesiani) che assumono il tempo come variabile indipendente. Per le regioni di montagna sono usati di frequente i plastici i e i vari tipi di profili altimetrici, si usano anche per rappresentare la stratificazione degli ambienti di vita nelle acque oceaniche e il variare della vegetazione. Questi profili sono usati soprattutto in ambito didattico, ma anche nel settore delle telecomunicazioni quando si tratta di installare un ponte radio tra due cime di montagne. Ultimo tipo di carte sono le cosiddette carte mentali; con questo termine si intende la rappresentazione che ognuno di noi ha del mondo che lo circonda. CAPITOLO 5 Già alla seconda metà del XVIII sec. anche quasi tutti gli stati italiani, seguendo l’esempio dei maggiori stati nazionali, avevano affidati a un’istituzione statale la realizzazione del rilievo topografico del loro territorio e la produzione di relative carte. I lavori cominciarono nelle regioni meridionali, che erano le più carenti di cartografia, e solo nel ‘900 furono completati. Con un’intera carta degli stati fu possibile coprire con una rete di triangoli tutto il territorio nazionale; per la successiva levata topografica invece si utilizzò una tavoletta pretoriana, ossia un ripiano sostenuto da un treppiede attrezzato con bussola topografica e tacheometro (per misurare le distanze). Le ultime carte riguardavano anche l’Istria e la Dalmazia, territori ormai attribuiti dopo la seconda guerra mondiale alla Iugoslavia. Ogni foglio quindi comprendeva una superficie pressoché quadrata e la stampa era in bianco e nero, il rilievo era rappresentato con curve di livello, integrate dal tratteggio in corrispondenza delle pendenze più accentuate. In tempi successivi sono state pubblicate anche le carte di maggiore dettagli ricavate dal rilievo di campagna, al 25000 o al 50000. In ogni foglio diviso in 4 quadranti rientrano 16 tavolette al 25000. Per individuare una tavoletta occorre indicare il numero del foglio, quello del quadrante e infine la posizione della tavoletta all’interno del quadrante mediante punti cardinali. Dalla prima edizione poi sono stati realizzati in seguito numerosi aggiornamenti. Ad esempio, per la carta del mondo si è pensato a una successione di cilindri avvolgenti il globo (Gauss). L’Italia si estende per una dozzina di gradi in longitudine ed è interessata da due fusi, perché abbiamo una totale sovrapposizione delle proiezioni. Anche la cartografia nazionale in seguito venne inserita nella rete mondiale e realizzata in proiezione trasversa di Gauss-Mercatore. Alla vecchia carta topografica si affianca quella in proiezione UTM, che consta di 636 fogli al 50000, ogni foglio copre una superficie molto maggiore delle carte precedenti ed è stampato a colori e presenta coordinate chilometriche diverse perché si riferisce all’ellissoide internazionale. UTM significa “universale trasversa di Mercatore”, attualmente la cartografia si serve dell’utm e delle cartografie nazionali che possono adottare tecniche diverse. È composto da fusi, ossia 60 linee verticali, ognuno si estende per sei gradi di longitudine e si indicano con i numeri arabi. Si conta partendo dall’antimeridiano di Greenwich, quindi il meridiano fondamentale si trova nel 30esimo fuso. Ci sono poi fasce orizzontali, sono 20 e misurano otto gradi di latitudine, si indicano con le lettere dell’alfabeto, ma sono state eliminate le lettere a, b, i ed o perché potrebbero essere state confuse con 1 e 0. Dalla loro intersezione si formano parti a forma trapezoidale, sono 1200; ciascun fuso è lo sviluppo della superficie laterale del cilindro. L’asse del cilindro andava a coincidere con il lato del piano che divide in 2 il globo. In ogni fuso si trova poi il meridiano centrale. L’Italia ricade nell’ambito dei fusi 32-33 e fasce S-T, tutti i punti che giacciono sul meridiano centrale saranno poi proiettati perfettamente, così come le zone che si trovano a 3 gradi est ed ovest da esso. Le parti più lontane saranno invece più difficoltose nella rappresentazione. Per una parte della puglia però c’è stato un problema, perché andava leggermente oltre il fuso 33, quindi è stata determinata un’estensione di 6 gradi e 30 primi del fuso. Al centro ci sono poi delle zone di sovrapposizione tra fusi, ossia zone i cui c’è una cartografia doppia (fusi contigui) in modo che le carte combacino. Ogni zona a sua volta è divisa in quadranti, che hanno oblique. Per strade non rotabili si intendono quelle non percorribili da veicoli, la loro classificazione è stabilita in base alla relativa importanza; le mulattiere sono comunicazioni non carrabili di montagna, atte al trasporto regolare di carichi someggiati. I sentieri difficili sono tracce pedonali che possono presentare pendenze molto pronunciate, ed essere attrezzati con corde fisse o altri dispositivi fissati alla roccia. Per tratturo si intende una pista larga qualche decina di metri percorribile da greggi, invece per pista si intendono luoghi di passaggio per carri. La simbologia distingue inoltre i ponti girevoli, coperti e di barche. I ponti di barche sono rappresentati con il relativo simbolo convenzionale senza tenere conto del numero delle barche e della loro distanza reciproca. Con il simbolo del guado invece si indica solo il passaggio utilizzato per l’attraversamento del corso d’acqua. La simbologia può anche comprendere l’indicazione per porti, aeroporti, linee elettriche ad alta tensione; invece per l'agricoltura sono presenti simboli che distinguono le colture a maggiore stabilità, come le risaie, i prati stabili, vigneti e oliveti. Per le attività estrattive vengono indicate miniere, pozzi di petrolio e gas naturale; gli opifici sono invece rappresentati con simboli relativi al tipo di energia impiegata. Le carte variano secondo scala e tipo di rappresentazione, ma anche in base ai contenuti: abbiamo carte generali (fisiche, politiche, fisico politiche), speciali (costruite per una finalità, geologiche, aeronautiche, turistiche) e tematiche. Le carte tematiche hanno una base cartografica semplificata, sulla quale possono essere riportati temi politici, economici, climatici. Sono quindi caratterizzate dall’enfatizzazione di un tema in particolare, la presenza di un fondo cartografico ridotto al minimo e possono essere analitiche e sintetiche. Le analitiche presentano il fenomeno puntuale, usando quindi punti per indicare abitazioni o fenomeni particolari, ma anche quello areale (grazie al cromatismo si vanno a circoscrivere aree in particolare), e quello lineare (ad esempio quando si indicano vie di comunicazione). Le sintetiche hanno una base ridotta al minimo, alla quale si sovrappone un’altra informazione; il cartodiagramma è una carta tematica sintetica; con il tema fisico si può andare a determinare la carta climatica e con gli elementi antropici la densità demografica. La carta tematica deve possedere 4 qualità: accuratezza, quindi precisione geometrica e qualità delle informazioni; enfasi, bisogna evidenziare gli elementi chiave; concisione, evidente nelle carte a piccola scala; affidabilità, il cartografo non deve omettere informazioni. Altri tipi di carte tematiche sono: la metacarta che è costituita da immagini che prendono le mosse da carte tradizionali ma non rappresentano le aree in scala geografica ma in base al fenomeno descritto. La carta mentale invece è la rappresentazione della percezione del soggetto che la realizza, ciò che ha in mente (queste carte sono utilizzate anche per studi sociologici). CAPITOLO 7 È noto che una bussola è formata da un ago magnetico posto su un perno, libero di ruotare all’interno di una scatola provvista di un quadrante angolare graduato. Il movimento dell’ago è determinato dalle forze di attrazione su di esso, esercitate dal campo magnetico terrestre. Ci è quindi utile immaginare la terra come una grande calamita provvista di due poli di attrazione, le cui liee di forza assumono un andamento caratteristico che ha come punti di inizio e di fine i due poli. Come tutti i campi di forza, il campo magnetico è generato da una calamita, e anche quello terrestre possiede quindi alcune proprietà fondamentali: tutti i punti dello spazio sono attraversati da linee di forza, dovunque ci si trovi ne è presente una. Per ogni punto passa una sola linea di forza, e fanno eccezione i poli magnetici, che sono attraversati da infinite linee di forza. L’ago della bussola che si trova in un campo di forze tenderà a disporsi con il proprio asse in direzione parallela alla forza che lo attraversa; in tal modo, una delle punte dell’ago si dirige verso uno dei poli e l’altra verso il polo opposto. L’ago punta sempre verso il polo nord magnetico, la sua opposta estremità verso il polo sud magnetico. Tuttavia questi due punti cardinali non corrispondono al polo nord e sud geografici. I poli magnetici non sono nemmeno fissi nel tempo, ma negli anni subiscono variazioni come tutto il campo. L’angolo che si forma tra il polo magnetico e quello geografico è detto angolo di scostamento di declinazione magnetica. Ai due lati dell’angolo corrispondono le lettere N (nord geografico) e nm (nord magnetico); se NM si trova a sinistra di N, ciò vuol dire che il polo nord magnetico è spostato verso ovest rispetto al nord geografico. Accanto a questi dati viene riportata la variazione annuale dell’angolo di declinazione, variazione in genere piuttosto modesta; tali informazioni ci permettono quindi di calcolare l’angolo attuale di declinazione magnetica. Sempre a margine della carta è riportato un piccolo quadro d’unione che simboleggia le tavolette attraversate da linee di isogonia, ossia linee che congiungono punti con lo stesso angolo di declinazione magnetica. Bisogna però compiere questa operazione prima di iniziare a orientare la carta con la bussola. Accanto a NM e N spesso è riportato anche NR, la cui direzione corrisponde al nord reticolato. Questo indica le linee subverticali del reticolato chilometrico che, a causa delle deformazioni date dalle proiezioni, si discosta di poco da quella dei meridiani. L’angolo compreso tra il nord reticolato e il nord geografico però non muta nel tempo. Bisogna ricordare che la bussola è uno strumento molto sensibile ed è in grado di misurare ogni fluttuazione del campo magnetico circostante; se ci sono quindi altre fonti magnetiche nelle vicinanze il risultato della bussola può non essere soddisfacente. In mancanza di una bussola ci sono sicuramente altri metodi meno attendibili, ad esempio l’uso dell’orologio in relazione alla posizione del sole: è noto che quando il sole si trova a sud il quadrante indichi mezzogiorno; se orientiamo quindi l’orologio in modo che la lancetta delle ore sia rivolta verso il sole, il nord corrisponderà alle ore 6, l’est alle 9 e l’ovest alle 3. Possiamo capire facilmente che tutto questo processo è fortemente influenzato dall’ora nazionale; ciò significa che quando l’orologio segna mezzogiorno, in realtà il sole è veramente a sud solo per quelli che si trovano in quel meridiano. Se ad esempio si va verso est, il mezzogiorno sarà già passato e quindi il sole non risulterà esattamente a sud. Un altro fattore è sicuramente l’equazione del tempo: la velocità del sole varia a seconda della stagione, quindi in alcuni periodi può passare in anticipo e altre volte in ritardo. Se percorrendo un prato privo di sentiero si desidera raggiungere un punto particolare sarà necessario conoscere con esattezza il punto di stazionamento, per poter decidere la corretta direzione da seguire, possibilmente con l’ausilio di una buona bussola. Si determina quindi la direzione puntando la bussola in modo da leggere in corrispondenza del puntatore un angolo pari all’azimut calcolato sulla carta, corretto aggiungendo o togliendo l’angolo locale di declinazione magnetica determinato preventivamente. Sappiamo determinare l’aspetto di un terreno in base alle isoipse: se ce ne sono, vuol dire che c’è molta pendenza, se invece sono assenti parliamo di un terreno pianeggiante. La pianura può essere uniforme o solcata da un grande corso d’acqua, così come possiamo determinare che una linea di costa può essere frastagliata o rettilinea, alta o scoscesa. Possiamo determinare anche la presenza di particolari bacini imbriferi, ossia il luogo in cui tutte le acque di scorrimento superficiale confluiscono in un corso d’acqua. Determinante è inoltre la presenza di linee displuviali, che separano due bacini adiacenti correndo lungo le creste dei rilievi. I bacini imbriferi hanno una forma che somiglia ad una foglia, il picciolo corrisponde alla foce del corso d’acqua. Allo stesso modo, nel paesaggio urbano è importante individuare le reti stradali e ferroviarie, per capire anche quale tipo di economia può caratterizzare un determinato territorio. Per calcolare la distanza tra due punti in linea d’aria bisogna fare un'operazione semplice, che invece non risulta tale con le distanze non rettilinee: con queste ultime infatti si cerca di sommare approssimativamente le distanze dei singoli tratti e approssimativamente la misura delle curve. Il tracciato spezzato può essere misurato velocemente con il balaustrino, un piccolo compasso a due punte aperto su una distanza prefissata; per calcoli di maggiore precisione si usa anche il curvimetro. Quando si desidera invece sapere se la cima di una montagna sia o no visibile da un certo punto di stazionamento bisogna tracciare un profilo altimetrico del terreno in corrispondenza di alcune linee di visuale. Se il punto di stazionamento coincide con l’origine A del profilo, basterà collegare il punto con la cima di montagna o con la località di cui si vuole accertare la visibilità. Se però la visuale interseca il profilo, è evidente che la località viene nascosta da un altro rilievo interposto. I disegni dei profili sono utili anche per calcolare la pendenza, ossia il rapporto percentuale tra dislivello e distanza planimetrica. CAPITOLO 8 La carta topografica D'Italia è uno strumento ufficiale, demandato dall’IGM, l’organo istituito con un decreto regio del 1872. Oltre all’IGM esistono altri organi famosi: istituto idrografico della marina, servizio geologico, amministrazione del catasto e dell’erario e i produttori privati di cartografia. Ci sono state più carte ufficiali italiane: la vecchia serie contava 277 carte con scala 1:100.000, mentre la nuova serie che risale agli anni’50 è costituita da 652 fogli con scala 1:50.000. Per quanto riguarda la vecchia serie, è costituita da fogli, indicati con il numero arabo e che hanno scala 1:100.000, all’interno dei fogli possiamo distinguere 4 quadranti, indicati con numero di foglio e numero romano, e all’interno dei singoli quadranti distinguiamo le tavolette a scala 1:25.000, si indicano con il numero di foglio, di quadrante e la posizione (nord est, sud ovest ecc., si procede in senso orario). Nella vecchia serie si possono distinguere anche alcune zone strategiche importanti dal punto di vista militare, chiamate sezioni, con scala 1:25.000 e indicate nella tavoletta con le lettere dell’alfabeto. Ogni foglio, quadrante e tavoletta prendono il nome dall’elemento naturale o antropico di riferimento, inoltre attorno ad essi sono sempre indicati i rispettivi successivi e precedenti. Nella nuova serie abbiamo fogli con scala 1:50.000, in tutto sono 652, all’interno di essi si trovano le sezioni, con scala 1:25.000. Le tavolette della vecchia serie hanno tre colori: nero per gli elementi antropici, marrone per l’orografia e azzurro per i corsi d’acqua; nella nuova serie i colori sono 5: azzurro peri corsi ‘d’acqua, nero per gli elementi antropici, bistro (ruggine per l’orografia), rosa per le strade e verde per la vegetazione. In una tavoletta bisogna andare a descrivere i vari elementi della cornice: 1) L'altitudine riguarda il quadro, non la comice 2) Lalatitudine e la longitudine si trovano agli angoli della cornice, nella lettura della carta bisogna sempre partire dalla parte meridionale poiché è più vicina all’equatore. 3) Per la longitudine il riferimento è il meridiano di Greenwich, ma ogni stato elegge un meridiano fondamentale peri propri confini, il cui grado 0 varrà solo nello stato. In Italia il meridiano di riferimento è quello che passa per monte Mario, che si trova a circa 12 gradi da Greenwich (longitudine est). Napoli, rispetto a monte Mario, ha una longitudine di due gradi est, per capire la longitudine di Greenwich basta fare 12 più il grado rispetto al meridiano di monte Mario, quindi 2. Nella nuova serie però si conta direttamente da Greenwich, per le aree ad ovest di Monte Mario però, ad esempio la Sardegna, si dovrebbe andare a sottrarre i gradi (longitudine di Greenwich- Monte Mario). Nella parte centrale troviamo la declinazione magnetica, ossia la distanza angolare tra nord magnetico e nord geografico. Il polo nord magnetico si indica con la bussola, se si vuole ricavare il nord geografico bisogna sottrargli proprio la distanza angolare magnetica. La carta d’Italia si realizza con una proiezione trasversa di Mercatore, ma per comprenderla bisogna riprendere la proiezione cilindrica. La proiezione cilindrica si costruisce inscrivendo il globo all’interno del cilindro, in modo tale che l’asse di rotazione terrestre coincida con l’asse del cilindro; in modo da rendere tangente la superficie laterale del cilindro lungo l’equatore. Quando si andrà a proiettare ciò su un piano, le zone dell’equatore saranno perfette mentre quelle più lontane, quindi i poli, saranno rappresentati male. La proiezione di Mercatore invece funziona in modo diverso: si inscrive il globo nel cilindro, il modo tale che uno dei diametri del piano che taglia il globo in due emisferi coincida con l’asse del cilindro e la superficie laterale del cilindro sia tangente lungo un meridiano detto centrale. L’asse del cilindro coincide con uno dei diametri del cerchio che divide la terra in due emisferi; la superficie laterale del cilindro tocca un meridiano, tutti i punti di questo saranno rappresentati perfettamente una volta srotolato su un piano (il meridiano di riferimento non ha niente a che vedere con quello fondamentale di Greenwich).
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