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geocartografia, manuale di lucarno e lavagna, Sintesi del corso di Geografia

manuale di geocartografia di lucarno e lavagna

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 17/11/2020

alessio-damaschini
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Scarica geocartografia, manuale di lucarno e lavagna e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOCARTOGRAFIA CAPITOLO 1 1.1 Una carta geografica è una rappresentazione grafica ridotta, simbolica e approssimata della superficie terrestre su una superficie piana. È ridotta secondo una scala e è simbolica poiché tutti gli elementi fisici e antropici sono descritti da segni imitativi o convenzionali. Prima venivano fatte rappresentazioni più imitative (ad esempio case fatte cercando di essere simili a quelle reali), mentre ora si usa una simbologia più codificata. Le carte sono sempre approssimate per via della sfericità della terra e si cerca di mantenere gli angoli originali e le proporzioni tra superfici e distanze. 1.2 La terra è approssimativamente una sfera. Già dal secolo 3 a.C. Eratostene di Cirene, bibliotecario di Alessandria stabilì la misura della circonferenza a 39000 km, avvicinandosi notevolmente. L'unità di misura del metro equivale a 1/40 milionesimo della circonferenza terrestre ed è stata inventata durante la rivoluzione francese. Successive indagini accurate hanno appurato che la terra non è perfettamente sferica ma è un elissoide di rotazione (è schiacciata ai poli per via dell'effetto centrifugo dovuto alla velocità di rotazione). Se immaginiamo di tagliare la Terra con un piano passante per l'asse di rotazione otteniamo non un cerchio perfetto ma un'ellisse con un indice di eccentricità (dato dal rapporto tra la differenza dei due diametri e il diametro equatoriale). La terra ha inoltre irregolarità per via delle asperità della superficie ma anche per la diversa natura dei materiali costitutivi. Per questo la forma terrestre è detta geoide (rigonfio in corrispondenza dei continenti e qualche decina di metri depresso in corrispondenza degli oceani. La rappresentazione di mari e oceani è affidata all'oceanografia e ai servizi idrografici, mentre la rappresentazione delle terre emerse è affidata a istituti geografici statali e relativi servizi cartografici (in Italia l'istituto geografico militare di Firenze). 1.3 Biunivocità: a ogni punto sul terreno deve corrispondere uno e un solo punto sulla carta, così come a un punto sulla carta deve corrispondere uno e un solo punto nella realtà. La maggior parte delle rappresentazioni cartografiche adotta un sistema di coordinate che permette di definire la posizione di un punto sulla carta e nella realtà. Si usano soprattutto le coordinate angolari. Immaginiamo che la terra sia una sfera perfetta e tagliarla in due con un piano passante per il centro. L'intersezione tra la superficie del piano e quella della sfera forma il circolo massimo. I circoli minori invece sono quelli formati dalle intersezioni fra superficie della sfera e quella di piani non passanti per il centro della sfera. I circoli massimi hanno alcune proprietà: 1 Sono i più grandi 2 Sono infiniti perché esistono infiniti piani passanti per il centro 3 Due circoli massimi si intersecano sempre formando due semicerchi 4 Ogni punto della superficie sferica è attraversato da infiniti circoli massimi 5 Un circolo massimo passante per due punti della superficie sferica individua la distanza più breve tra i due punti, computata sulla superficie. I poli sono l'intersezione tra asse di rotazione e superficie della sfera. Ogni circolo massimo passante per i poli forma due semicerchi detti meridiani (vanno da un polo all'altro polo in direzione nord sud); sulle carte se ne segnano solo alcuni a intervalli prefissati. I paralleli sono circoli minori perpendicolari ai meridiani ottenuti intersecando la superficie sferica con piani perpendicolari all'asse di rotazione. Sono tutti paralleli e quello che passa per il centro della sfera è l'equatore, unico circolo massimo fra i paralleli e equidistante dai poli. Meridiani e paralleli si distinguono tra loro numerandoli. Per latitudine di un punto si intende il valore angolare dell'arco di meridiano compreso tra il punto e l'equatore in gradi sessagesimali primi e secondi ed è misurato verso nord o verso sud in base all'equatore. La latitudine massima è 90° ai poli. La longitudine è il valore angolare dell'arco di parallelo compreso fra quel punto e un meridiano di riferimento; può essere occidentale o orientale in base alla posizione rispetto al meridiano di riferimento. Fino al 1800 era considerato meridiano di riferimento quello dell'Isola del Ferro (Canarie) poiché fino alla fine del medioevo era considerata la terra più occidentale esistente, poi con la scoperta dell'America questo vantaggio è caduto e nell'800 varie città europee fra cui Roma, Parigi e Londra hanno avanzato la propria candidatura per avere il meridiano fondamentale. Ha vinto l'osservatorio astronomico di Greenwich a Londra, che ha quindi longitudine 0. L'antimeridiano ha longitudine 180° e può essere indifferentemente chiamato est o ovest. Siccome una coppia di meridiani e paralleli si interseca in un solo punto è possibile dare le coordinate di quel punto indicando latitudine e longitudine. Una terza coordinata la dà la quota del punto rispetto al livello del mare (dagli 11000 metri sotto 0 della Fossa delle Marianne agli 8848 metri dell'Everest). Due meridiani hanno distanza massima all'equatore e nulla ai poli. 1.4 La stella polare per chi è nell'emisfero boreale è più o meno coincidente al prolungamento dell'asse di rotazione della terra: è detta polare perché sta sulla verticale (zenit) del polo nord. L'asse terrestre è inclinato di 66°33' rispetto al piano dell'orbita, quindi solo il 21 marzo e il 23 settembre il sole culmina a 90° sull'equatore. Negli altri giorni ciò avviene in una fascia compresa tra due paralleli, uno a nord e l'altro a sud, sui quali culmina il 21 giugno e il 21 o 22 dicembre (Tropici del Cancro e Capricorno). Nelle calotte attorno ai poli il sole rimane costantemente visibile per più giorni (6 mesi interi ai poli) o non sorge affatto. I circoli polari artico e antartico sono i due paralleli dove rispettivamente il 21 giugno (solstizio d'estate) e il 21-22 dicembre (solstizio d'inverno) il sole a mezzanotte sfiora l'orizzonte senza tramontare. La longitudine non ha effetto sul clima ma ce l'ha sul tempo cronologico: longitudine ovest significa ora più tarda rispetto al meridiano 0, longitudine est significa ora in ritardo rispetto a quello di Greenwich. Quando al meridiano 0 è mezzogiorno all'antimeridiano sono contemporaneamente le 0 e le 24 dello stesso giorno. Chi attraversa l'antimeridiano (linea del cambiamento di data) deve quindi togliere al calendario un giorno se si muove verso est o aggiungerlo se si muove verso ovest). I fusi orari sono sezioni longitudinali della superficie terrestre che convergono ai poli, comprese tra due meridiani distanti 15°. Per convenzione e praticità i punti all'interno di uno stesso fuso orario hanno la stessa ora convenzionale. I fusi sono 24 quindi fra fusi adiacenti la variazione è sempre di 1 ora. Con la carta dei fusi orari si vedono l differenze tra fusi convenzionali. Nel moto apparente il sole impiega in realtà 4 minuti per percorrere un arco di traiettoria di 1° intorno alla terra (gli orari convenzionali non sono quindi esattamente uguali a quelli solari ovviamente). Nelle terre emerse comunque spesso i fusi non corrispondono esattamente ai meridiani quanto ai confini tra stati che li adottano al proprio interno. Alcuni stati addirittura adottano ore ufficiali corrispondenti non al fuso orario ma a frazioni di ora (ad es. +2.30). 1.5 Nelle carte più antiche ci si limitava a distinguere zone pianeggianti da zone montuose indicando le seconde contratti arcuati che fanno pensare ai mucchi di terra che fanno le talpe. Oggi invece si usano altri metodi: 1 Il tratteggio, che consiste nel disegno di trattini disposti lungo le linee di massima pendenza, più fitte dove il pendio è più ripido. 2 Il tratto forte, ovvero il semplice tracciato di linee che indicano la direzione delle catene montuose (più marcate sulle dorsali più elevate). 3 Lo sfumo (uso di tonalità di grigio o altro colore in base all'altitudine), che sfrutta spesso un lumeggiamento obliquo con le ombre prodotte dal rilievo che conferisce evidenza e plasticità 4 Le curve di livello, con cui si immagina di proiettare sul piano della carta le curve disegnate dall'intersezione della superficie del terreno (isoipse) e dei fondali marini (isobate). Questi metodi sono inoltre a volte integrati dall'uso di tinte altimetriche. Il metodo delle curve di livello è l'unico che permette di attribuire a un punto una altitudine compresa tra quelle due curve entro cui esso si trova (il dato sarà tanto più approssimato quanto più sarà contenuta l'equidistanza, ovvero la differenza tra le quote, tra due curve contigue). CAPITOLO 3 3.1 La scienza cartografica ha elaborato più di 200 tipi di rappresentazioni piane di una superficie sferica, ognuna con diversi limiti e approssimazioni (sempre presenti, anche perché è impossibile rappresentare su un piano la superficie sferica). È infatti impossibile su un piano rappresentare i trapezi ad angoli retti che si formano sulla sfera con le intersezioni dei meridiani e dei paralleli. Si devono apportare quindi per forza delle modifiche: 1 Se si trasformano i trapezi in rettangoli si mantengono gli angoli ma i meridiani non convergono più ai poli, per cui nella zona polare le terre appariranno dilatate. 2 Se si lasciano i trapezi, gli angoli di essi non saranno più retti e non saranno più corretti i rapporti angolari tra i singoli punti del terreno. Per fare una carta si deve scegliere uno di questi due principi e non si possono usare entrambi. La proiezione geografica è l'operazione di trasporto e riproduzione del reticolato sferico su una superficie piana usando metodi geometrici (proiezioni vere) o formule matematiche (riproduzioni convenzionali). Le proiezioni geografiche possono avere una e una sola tra le seguenti proprietà: 1 Equivalenza (nelle carte a uso didattico): le maglie delle coordinate geografiche sono proporzionali alle aree (sono inalterati i rapporti tra aree ma non le forme delle figure, che appaiono deformate). 2 Isogonia (nelle carte nautiche): gli angoli rimangono a 90° sulle carte, senza rispettare la proporzionalità tra distanze 3 Equidistanza: le distanze misurate sulla carta sono proporzionali a quelle sul terreno. Le proiezioni si dividono in prospettiche azimutali, per sviluppo e convenzionali. 3.2 Le proiezioni prospettiche si ottengono proiettando secondo le regole della geometria i punti della superficie del globo su un piano tangente a esso, a partire da un centro di proiezione scelto in un punto prefissato. Si immagina quindi tale punto come una sorgente luminosa che, attraverso un globo trasparente, proietta sul piano tangente le ombre dei punti della sua superficie, dei reticolati e dei contorni delle terre tracciate su di esso. Il piano di proiezione può essere tangente a uno dei poli (proiezione polare), all'equatore (proiezione equatoriale) o a un punto di latitudine intermedia (proiezione obliqua). Il centro di proiezione da cui partono le visuali potrà essere situato al centro del globo (posizione centrografica), sul punto della superficie del globo opposto a quello di tangenza (proiezione stereografica) o all'infinito (proiezione ortografica). Le proiezioni centrografiche rappresentano con buona approssimazione la superficie del globo vicino al punto di tangenza. Inoltre rappresentano con un segmento di retta tutti i circoli massimi. Poiché la via più breve per congiungere due punti della terra (ortodromica) è un arco di circolo massimo, queste proiezioni sono utilizzate per le carte nautiche e aeronautiche. Quasi tutte le rotte ortodromiche subiscono variazioni dell'azimut (l'azimut di un punto A rispetto a un punto di osservazione O è l'angolo POA compreso tra la direzione OP del nord geografico e quella del punto A rispetto al punto di osservazione). Quindi siccome sono difficili da seguire si traccia prima l'ortodromica e poi si trasferiscono alcuni punti sulla carta di Mercatore. Congiungendo i vari punti viene fuori una spezzata che corrisponde a una spezzata detta lossodromica in quanto segue sempre l'azimut, ovvero la direzione della bussola. Un grave difetto delle centrografiche è quindi la dilatazione progressiva delle aree allontanandosi dai poli (non sono né equivalenti e né equidistanti, quindi sono poco utilizzate negli atlanti). Nelle proiezioni stereografiche (fatte con la sorgente luminosa S in posizione opposta al punto di tangenza) l'errore è corretto solo in parte, poiché nella zona equatoriale c'è comunque dilatazione. Non è equivalente quindi, ma è comunque conforme perché la dilatazione coinvolge tutte le aree e non solo quelle periferiche (con questa proiezione si può fare solo un emisfero alla volta. Nelle proiezioni ortografiche l'errore è opposto: ponendo la sorgente luminosa all'infinito, si contraggono le distanze procedendo dal polo verso l'equatore. Se il punto di tangenza è il polo queste carte possono essere usate a livello scolastico per studiare le calotte polari, mentre se il punto di tangenza è all'equatore sono adatte a rappresentare un emisfero, lunare o di altro astro, così come appare da grande distanza. Tutte queste proiezioni sono azimutali, nel senso che rispetto al punto di tangenza del piano di proiezione le varie direzioni conservano azimut reali. Tutti i cerchi massimi passanti per il punto di tangenza quindi figurano come rette. Altre carte sfruttano non la geometria ma algoritmi matematici: 1 La azimutale equidistante polare, in cui i paralleli sono cerchi concentrici equidistanti con centro sul polo; con essa si mantengono in tutte le direzioni azimut e proporzioni tra distanze, tuttavia collocando anche paralleli dell'altro emisfero e il polo opposto, il polo avrebbe un circolo della stessa lunghezza di un meridiano, con enorme dilatazione delle aree più lontane dal centro di proiezione 2 La proiezione azimutale equivalente polare ha i paralleli intorno al centro della terra fatti come cerchi con raggio corrispondente alle rispettive corde; le maglie delle carte geografiche si stringono in latitudine e si allargano in longitudine allontanandosi dal centro della carta 3.3 Nelle proiezioni per sviluppo si immagina di avvolgere il globo in un cilindro o in un cono proiettando il reticolo su tali superfici a partire da un punto prefissato. Nelle proiezioni cilindriche le maglie risultano rettangolari e si dilatano allontanandosi dal circolo di tangenza se l'origine della proiezione è posta al centro del globo oppure si schiacciano se l'origine della proiezione è all'infinito. Ciò che varierà sarà la distanza tra paralleli, non tra meridiani. Una varietà di essa è quella di Mercatore, che ha i gradi di meridiano allungati ugualmente a quelli di parallelo, riducendo la deformazione e mantenendo isogonicità, garantendo quindi un azimut costante (per questo utile per la navigazione. Se il cilindro è tangente lungo un meridiano si dice proiezione trasversa e riduce le deformazioni vicino a questo meridiano. È quindi indicata per le aree equatoriali. Nelle proiezioni coniche i paralleli sono rappresentati da archi di cerchi mentre i meridiani sono rette convergenti verso il vertice del cono. Formano incontrandosi perpendicolarmente dei trapezi convergenti verso il polo. Come la proiezione conica conserva equidistanza solo sulla linea di tangenza ma in questo caso si può fare solo un emisfero alla volta. Le proiezioni secanti sono oggi più usate di quelle precedenti. In queste il foglio è secante la superficie sferica e le due superfici si intersecano lungo due paralleli. Se la distanza tra i due paralleli di intersezione non è eccessiva, la parte compresa tra i due paralleli avrà buona approssimazione, con i punti quasi equidistanti. Fuori da questa zona si dilatano progressivamente. 3.4 Fra le proiezioni convenzionali, ovvero che sfruttano formule matematiche, ci sono: 1 La pseudocilindrica di Mollweide, utilizzata per ottenere planisferi con aree più o meno equivalenti 2 La cilindrica piana rettangolare, che ha maglie rettangolari e sottodimensiona le zone a latitudine più bassa 3 La cilindrica modificata di Mercatore, che comporta una grande dilatazione delle zone a latitudine elevata; il tedesco Arno Peters ne fa una propria modifica che rende la carta equivalente ma assolutamente non conforme e equidistante (non ha grande valore scientifico) 4 La proiezione interrotta di Goode ha il vantaggio dell'equivalenza e della conformità delle masse continentali. Ciò è stato possibile interrompendo la carta in corrispondenza degli oceani (siccome la carta serve per economia e politica gli oceani non servono) Per quanto riguarda le proiezioni usate per le carte topografiche (a grande scala) l'IGM ne usa due: 1 La proiezione poliedrica o policentrica di Sanson Flamsteed, che immagina che ogni foglio della carta sia la faccia trapezoidale di un poliedro tangente alla sfera terrestre nel centro della rappresentazione cartografica di ogni foglio 2 La proiezione cilindrica trasversa di Gauss immagina di proiettare la superficie terrestre su quella di cilindri tangenti alla sfera lungo un meridiano e distanziati tra loro di 6°. Ne vengono fuori 60 spicchi equivalenti e conformi. Questa proiezione ha portato po al sistema UTM: nella carta non vengono rappresentati meridiani e paralleli ma un reticolato cartesiano con alla x le distanze dal meridiano tangente al cilindro e in y la distanza dall'equatore. 3.5 Per valutare l'estensione di terreni si usano carte equivalenti, per valutare la correnti marine, i venti e i movimenti migratori le isogone, per valutare i movimenti delle persone le equidistanti. È importante inoltre sapere che zona del territorio si vuole rappresentare (per le calotte polari sono efficaci le proiezioni prospettiche polari, per le zone a media latitudine le coniche, per le zone equatoriali le equatoriali. È infine rilevante la posizione del centro (se voglio una carta dell'Europa ad esempio la dovrò fare eurocentrica). CAPITOLO 4 4.1 Una scala è è il rapporto tra la distanza grafica e quella reale. Essendo il rapporto di due lunghezze la scala è un numero puro, senza unità di misura. Quella sulle carte può essere indicata con una scala numerica o una scala grafica. La scala numerica è una frazione con numeratore 1 e denominatore il numero che moltiplicato per uno dà la distanza reale. La scala grafica è fatta da segmenti rettilinei divisi in parti uguali su cui a ogni suddivisione è indicato il valore della corrispondente distanza reale sul terreno. Serve a dare immediatamente un'idea visiva delle distanze. Più il denominatore della scala è grande e più è piccola la scala. Poiché la superficie di un territorio è funzione del quadrato delle sue dimensioni lineari, a parità di superficie grafica l'area che potrò rappresentare sul foglio in scala 1:50000 sarà 2 alla seconda volte inferiore all'area in scala 1:100000. Piccola scala significa quindi grande superficie terrestre ma con pochi particolari, mentre grande scala significa grande scala significa minore superficie rappresentata ma con più particolari. Le grandi scale servono per letture di dettaglio (per escursioni o fini militari), mentre le piccole scale a dare una visione d'insieme. Nel caso delle carte a piccola scala i rapporti di scala variano sensibilmente in base alle distorsioni date dalla proiezione utilizzata. In commercio ci sono vari tipi di carte: 1 I mappamondi o planisferi hanno scala da 1:100 milioni a 1: 5 milioni e rappresentano l'intera superficie terrestre. Hanno fini didattici e danno una buona idea delle distanze, riportando il reticolo di coordinate e alcuni dei maggiori elementi fisici e politici. I mappamondi sono su piano, mentre i globi sono sferici e hanno puramente scopo didattico (hanno l pregio di essere privi di approssimazioni. 2 Le carte generali (scala da 1:5 milioni a 1:1 milione) rappresentano un continente o parte di esso con i suoi principali elementi fisici, politici. Possono essere usate a scopo didattico o turistico. 3 Le carte corografiche (scala da 1 milione a 1:200.000) rappresentano parti estese di uno stato o regione con maggiore ricchezza di particolari (numerosi centri urbani e la rete stradale, orografia e idrografia più dettagliate) 4 Le carte topografiche (scala da 1:200.000 a 1:10000) sono ricche di particolari e hanno scopi escursionistici e militari 5 Le mappe catastali (scala da 1:10000 a 1:1000 rappresentano con precisione i confini poderali, posizione e orientamenti degli edifici e servono per il censimento delle unità immobiliari 6 Le piante descrivono la distribuzione degli edifici nei centri abitati e i loro particolari interni. 4.2 Indipendentemente dalla funzione le carte si classificano per finalità e caratteristiche. La cartografia tematica si occupa di carte con finalità specifiche, studiando i criteri con cui si ottiene la migliore rappresentazione di un fenomeno sulla terra. Fra le carte tematiche ci sono quelle fisiche, idrografiche, marine e nautiche (analizzano le superfici marine, indicando la profondità dei fondali, le caratteristiche idrologiche, l'andamento costiero e le strutture per la navigazione), geologiche (indicano i tipi e la datazione delle rocce), geomorfologiche (studiano il modellamento della superficie terrestre), climatiche, meteorologiche, antropiche (trattano fenomeni legati alla presenza di attività umane), storiche, stradali e ferroviarie, dell'utilizzazione del suolo e industriali e minerarie. La scelta della carta da usare si basa su varie esigenze e talvolta una carta può avere più criteri tematici (ad es. fisica+idrografica). corrispondenza del centro della carta. L'alterazione era minima ma era anche impossibile raccordare esattamente i vari fogli. La stampa era in bianco e nero e il rilievo era rappresentato con curve di livello con tratteggi nelle zone con pendenza maggiore. Le coordinate avevano come base l'equatore per la latitudine e il meridiano di Monte Mario (Roma) per la longitudine. Successivamente sono state pubblicate anche le carte derivanti direttamente dalle rilevazioni, ovvero con scala 1:25000 e 1:50000. In ogni foglio diviso in 4 quadranti rientrano 16 tavolette al 25000. La tavoletta 25000 è diventata quindi la più utilizzata. Deriva da queste proprio il noto Atlante dei tipi geografici di Marinelli, che è stato nel corso degli anni aggiornato sia nei contenuti che nei criteri di rilevamento e nelle proiezioni usate. Negli anni 40 del 900 aderendo alle raccomandazioni dell'Unione Cartografica Internazionale orientata a favorire la realizzazione di una carta del mondo i cui elementi fossero tra loro raccordabili, si decise una revisione delle rappresentazioni: esse furono riferite all'ellissoide di Hayford e collocate in una rete di coordinate ottenute con la proiezione cilindrica trasversa di Gauss. La precisa individuazione dei punti poteva essere effettuata oltre che con le coordinate anche attraverso un reticolato cartesiano con asse delle ascisse all'equatore e delle ordinate in corrispondenza del meridiano di tangenza. Successivamente anche la cartografia nazionale venne inserita nella rete mondiale realizzata in proiezione trasversa di Gauss Mercatore (il cosiddetto sistema UTM, cioè universale trasversa di Mercatore) in cui l'Italia è compresa tra i fusi 32 e 33. Ogni fuso è suddiviso in fasce ampie 8 gradi di latitudine, 10 a nord e 10 a sud dell'equatore distinte da una lettera dell'alfabeto (per l'Italia S e T). Ogni zona è poi suddivisa in quadrati di 100 km di lato. In conclusione nel secolo tra 1875 e gliu anni 70 del 900 ci sono state tre fasi: 1 Carte in proiezione naturale con coordinate base per stabilire la longitudine da Monte Mario 2 Proiezione di Gauss-Boaga (Boaga è colui che la usa in Italia) con un reticolato chilometrico ma anche le tacche per individuare latitudine e longitudine 3 Nascita e sviluppo del sistema UTM. 5.2 Già a fine anni 60 l'IGM ha cominciato a produrre carte a colori e dal 1970 ha cominciato lo sviluppo di una carta completamente nuova integrando rilievi aerofotogrammatici. Essa si adegua alla nuova carta del mondo al milionesimo realizzata a livello internazionale (636 fogli al 50000). Anche se la rete di coordinate è lievemente diversa ci si può riferire anche alle coordinate più antiche grazie alle tacche in cornice che permettono di ricostruire il reticolato italiano. Ha sostituito la tavoletta perché sia per usi militari che civili rende più facile orientarsi e muoversi anche in luoghi non troppo circoscritti. La tavoletta poteva essere utile magari nello studio dell'agricoltura e dell'insediamento rurale, ma ora con lo sviluppo sociale, industriale, militare c'era bisogno di una nuova carta. Tuttavia una carta in scala 25000 è in corso di realizzazione con il nome di sezione; tuttavia il suo sviluppo va a rilento per motivi di carenza di mezzi e personale. Tuttavia anche se come detto questo progetto è ancora frammentario, le regioni si sono comunque adoperate per una produzione cartografica del proprio territorio in scala 25000 ma anche maggiore. 5.3 L'attuale produzione cartografica dell'IGM è varia e articolata, comprendendo anche riproduzioni di carte antiche e piante di città di particolare interesse urbanistico e turistico. Fra le serie geografiche a scala più piccola ci sono ad esempio la carta Il Mondo serie 1000 (1: 1 milione), quella serie 500 (1:500.000) e quella serie 250 (1:250.000); fra quelle a scala più grande si citano le Sezioni al 25000 e la Spaziocarte serie 50/S (ricavata da sensori sui satelliti detti spot). L'IGM oltre alla produzione di carte realizza anche foto aeree e fornisce a privati dati numerici per realizzare prodotti cartografici e si impegna a realizzare una base dati per i GIS. 5.4 I primordi del rilevamento a distanza si hanno con l'impiego di aerostati o aerei per fotografare dall'alto territori molto accidentati. L'aerofotogrammetria ebbe in Ermenegildo Santoni (dell'IGM) uno dei pionieri mondiali dagli anni 20 del 900. Piano piano fu però sostituita a partire dagli anni 70 con il telerilevamento attraverso satelliti artificiali, che garantiscono alta risoluzione. I satelliti militari e civili hanno sensori in grado di percepire anche infrarossi e ultravioletti (a differenza dell'occhio umano), quindi possono vedere anche sotto a nubi. I segnali vengono poi decodificati e impressi sulla pellicola fotografica. Spesso non rispettano i veri colori ma utilizzano la colorazione come simbolo (ad esempio una coltura rigogliosa è rappresentata in rosso brillante mentre una malata in giallo pallido). I satelliti possono essere geostazionari, ovvero ruotare alla stessa velocità della rotazione terrestre in modo da apparire fermi, oppure essere ad orbita eliosincrona, ovvero ruotare a quota molto più bassa e anche diverse volte in un giorno quasi perpendicolarmente all'equatore (essi inquadrano spazi limitati e sono in grado di dare immagini del territorio a alta risoluzione e adatte al rilievo cartografico). Il primo satellite per il rilevamento della superficie è stato il Landsat 1 in California nel 1972. Anche l'Italia partecipa ai progetti di telerilevamento dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Nel settore opera Telespazio, che offre servizi per il monitoraggio ambientale, il controllo del territorio, la cartografia, il catasto, la gestione delle risorse naturali, la prevenzione delle calamità naturali. I dati del telerilevamento possono essere digitalizzati in diversi formati: quello vettoriale (con punti, linee e poligoni memorizzati in base alle coordinate geografiche), quello raster (che consta di una griglia di pixel). L'IGM vende a privati dati georeferenziati, sia derivati dal telerilevamento, sia da mezzi tradizionali, sia in formato raster e vettoriale. Tutti questi dati sono fondamentali per realizzare i GIS. Un GIS richiede abilità informatiche e geografiche e anche una dotazione di hardware e software. Ogni dato in ingresso nel GIS viene caricato su uno strato del GIS detto layer, quindi il GIS è come un edificio a più piani sovrapposti nel quale ogni piano ha tipi di dati diversi, che vengono elaborati secondo procedure matematiche e logiche. Il GIS è in grado di produrre continuamente carte tematiche attraverso l'immissione di nuovi dati. 5.5 Per la cartografia a grande scala sono le regioni che si occupano di fornire carte tecniche al 5000 e al 10000 e carte tematiche su agricoltura e ambiente. Di norma le regioni riferiscono il taglio delle loro carte a quello dell'IGM al 50000, di cui quelle a più grande scala sono una sorta di sottomultiplo. CAPITOLO 6 6.1 Dopo avere ultimato il reticolo geografico il topografo determina la posizione degli elementi presenti sul terreno, naturali e non. Essi sono riprodotti con simboli e devono essere selezionati (non si può mettere tutto). Ogni carta dovrebbe avere una legenda e essere chiara e leggibile, tuttavia è importante anche per chi studia una carta conoscere la simbologia per evitare errori di lettura. Inoltre una carta deve essere sufficientemente moderna in quanto in poco tempo i territori possono avere una evoluzione e inoltre i topografi rappresentano solo opere finite e non progetti. 6.2 Gli elementi più caratterizzanti di un territorio sono l'orografia (conformazione e distribuzione dei rilievi) e l'idrografia (configurazione delle reti idriche e degli specchi d'acqua. Per descrivere l'altimetria nelle carte moderne si usa la curva di livello o isoipsa, definita come il luogo dei punti della superficie aventi la stessa quota altimetrica rispetto al livello del mare. Una serie di curve di livello equidistanti descrive con precisione le insenature naturali dovute alla conformazione delle montagne e ai solchi erosivi delle acque artificiali. L'equidistanza è la differenza di quota tra due isoipse consecutive ed è indicata nel margine della carta (più è bassa e maggiore è la precisione). L'equidistanza giusta è quella che dà precisione alla carta ma mantenendo chiara e agevole la lettura (troppe isoipse vicine=caos). L'intervallo è la distanza planimetrica tra due isoipse consecutive. Le curve di livello sono direttrici (con tratto più spesso) e intermedie (tratto più fine). La quota spesso è riportata solo sulle direttrici. In alcuni casi nelle carte a scala maggiore sono presenti anche curve ausiliarie, che sono tratteggiate e servono a descrivere le irregolarità del terreno all'interno dell'intervallo per far capire che non ha pendenza costante. Più le isoipse sono vicine e maggiore è la pendenza. Curve chiuse concentriche contengono generalmente la sommità dei rilievi, ma possono indicare anche avvallamenti, depressioni, crateri vulcanici e doline carsiche (che hanno al proprio centro anche il simbolo “-”. L'idea di tridimensionalità del terreno è inoltre facilitata dal tratteggio o dallo sfumo a lumeggiamento obliquo usato sulle carte dell'IGM per i terreni scoscesi (dà l'idea di luci e ombre). I punti trigonometrici usati dai topografi per i rilevamenti (indicati con un triangolo) sono quotati ma possono anche non corrispondere a elementi salienti. La quota topografica quando non è riferita a elementi salienti è individuata con un puntino. Per i punti non quotati si deve fare riferimento alle isoipse o usare l'altimetro. Le dune sabbiose vengono indicate con una serie di punti che ne richiamano le ondulazioni; i versanti più ripidi sono talvolta integrati da disegni imitativi con punti quotati. L'idrografia è descritta dalle linee di impluvio, che sono importanti per chi si sposta a piedi poiché permettono di sapere gli ostacoli d'acqua a chi cammina e l'ubicazione di sorgenti per l'acqua potabile. Nelle carte a scala maggiore si vedono praticamente tutti i corsi d'acqua (linea tratteggiata i ruscelli, linea continua i fossi. Quando il letto è superiore ai tre metri la linea diventa doppia). Nei casi in cui sia difficile stabilirla è segnalata anche la direzione del flusso. Le sponde variabili sono quelle che variano in base alle piene del fiume perché non c'è una scarpata e vengono segnate interrompendo la linea continua che delimita il letto con talvolta anche il segno di vegetazione di acquitrino o di sabbia. Nelle isole variabili (in base alle piene) presenti soprattutto nel Po la grandezza sulla carta riprende quella riscontrata al momento del rilevamento. Sono presenti inoltre simboli per segnalare zone paludose. Per le carte ad uso escursionistico sono importanti indicazioni su pozzi, sorgenti, cisterne, fontane, ecc. 6.3 Su carte a scala maggiore si possono trovare descritte anche le caratteristiche del terreno e della copertura vegetale; questo è un dato che tuttavia varia facilmente e in modo rapido per via delle azioni che può eseguire il proprietario di quel fondo. Per prati si intendono solo le praterie perenni di montagna. I boschi si distinguono fitti e radi in base alla vegetazione arborea. Può essere rappresentato anche il sottobosco se rappresenta un ostacolo al movimento. Il bosco fitto è rappresentato con tre simboli raggruppati che indicano il tipo di piante presenti. Un simbolo fuori dall'area boschiva rappresenta un caso isolato e utile solo all'orientamento. Il passaggio da un bosco all'altro è segnato solo se è netto a livello di vegetazione, non se il cambiamento è graduale. 6.4 Gli insediamenti umani sono rappresentati con una specifica toponomastica: le abitazioni con un rettangolino nero, altri tipi di strutture come le capanne hanno altri simboli. Le chiese sono segnate con una croce, mentre i cimiteri di grandi dimensioni sono indicati con più simboli aggregati fino a formare le corrette estensioni in scala. Più rettangoli vicini indicano un nucleo abitato o una frazione, se ganno un toponimo in grassetto un comune. Se il comune non ha un vero centro il toponimo è messo in mezzo tra gli agglomerati di case. I centri più grandi sono indicati in maiuscolo se sono province e in corpo più grande se molto popolosi. In alcune regioni i centri vanno scritti in più di una lingua e in ogni caso devono essere precisamente quelli conosciuti dagli abitanti stessi (se un paese ha un nome popolare/dialettale non lo devo cambiare adattandolo all'italiano). Dopo la Prima Guerra Mondiale e in periodo fascista i toponimi subirono gli influssi politici del regime (ad es. Littoria invece di Latina o Aimavilla invece che Aymaville). 6.5 In alcune edizioni di carte topografiche IGM oltre ai confini di stato sono presenti anche quelli di provincia e di comune. Il confine di stato è sempre continuo mentre gli altri sulla carta possono essere interrotti se coincidono con altri particolari o con luoghi privi di riferimenti topografici come i laghi. I confini sono linee convenzionali che non hanno riscontro sul campo a meno che non vi sia presenza di reticolati , muri, barriere, ecc. Le vecchie tavolette riportavano anche altri tipi di confine, come quelli dei parchi naturali. 6.6 Le infrastrutture, molto soggette a cambiamenti, si dividono in: 1 Ferrovie, tranvie, ferrovie; con una freccia si indica l'elettrificazione di esse ed è indicata anche la
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