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GEOGRAFIA CULTURALE E-CAMPUS - ESERCITAZIONE Lez. 34, Esercizi di Geografia

Esercitazione collegata alla lezione 34

Tipologia: Esercizi

2020/2021

Caricato il 24/04/2021

irene.deambrogio1
irene.deambrogio1 🇮🇹

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Scarica GEOGRAFIA CULTURALE E-CAMPUS - ESERCITAZIONE Lez. 34 e più Esercizi in PDF di Geografia solo su Docsity! UN CASO CONCRETO DI TRASFORMAZIONE URBANA: Il parco Eternot a Casale Monferrato Il Parco Eternot è un’area verde pubblica nel quartiere Ronzone della città di Casale Monferrato, un giardino pensile che occupa la superficie su cui sorgeva la Fabbrica Eternit, lo stabilimento di produzione di manufatti in amianto più grande d’Europa. Nato in memoria di tutte le vittime dell’amianto, vuole simboleggiare l’impegno della città nella lotta all’amianto. Il Parco Eternot ha una superficie di circa 29.000 metri quadrati e ospita monumenti, spazi per i giochi, per lo sport e un tratto di pista ciclabile che lo collega al centro urbano da un lato e ad altre piste ciclabili e aree dedicate alla mountain bike dall’altro. Nell'area verde ci sono viali per passeggiare, l’area giochi per bambini, uno spazio multi-percorso per ragazzi più grandi, panchine, fontanelle, aree attrezzate per pic-nic e un'arena per ospitare eventi. Il Parco Eternot è il simbolo verde della rinascita di Casale Monferrato, una città che ha vissuto un lungo e tortuoso percorso di presa di coscienza della pericolosità della fibra d’amianto. L’Eternit è una società multinazionale proprietaria di molti stabilimenti, di cui alcuni ancora oggi attivi all’estero, dove si lavora uno speciale impasto di cemento e amianto per realizzare grosse tubazioni, canne fumarie, tetti che vengono utilizzati per capannoni, scuole, ospedali e abitazioni, e altro. Questo impasto fu inventato dall’austriaco Ludwig Hatschek che nel 1901 lo brevettò dandogli il nome eternit, per indicare la sua robustezza e la presunta indistruttibilità. Nel 1906 l’ingegnere Adolfo Pietro Mazza iniziò a produrlo anche in Italia: il primo stabilimento, che chiamò appunto Eternit, fu costruito nel 1906 a Casale Monferrato. Durante gli 80 anni di attività della fabbrica, migliaia di uomini e donne lavorarono nello stabilimento di Casale Monferrato, in turni diurni e notturni. Lavorare all’Eternit era considerata una grande fortuna, perché pur essendo un lavoro faticoso, si pensava fosse meno pericoloso di quello nelle cave, dove accadevano spesso incidenti anche mortali, e meno precario del lavoro dei campi, soggetto all’instabilità climatica. Anche la paga degli operai, rispetto a quella di altre categorie di lavoratori, era più alta e questo permise a moltissime famiglie casalesi di migliorare il loro stile di vita. Chi lavorava all’Eternit era considerato fortunato. Il lavoro, però, era faticoso, soprattutto nei reparti in cui si respirava più polvere di amianto che, nel tempo, provoca una malattia respiratoria chiamata asbestosi. Dalla fine degli anni Settanta i lavoratori scoprirono, però, che l’asbestosi poteva trasformarsi in mesotelioma, un tumore mortale che colpisce in special modo le pleure. Lo stabilimento di Casale Monferrato rimase aperto fino al 1986, quando la ditta fu dichiarata fallita e venne chiuso. Dopo la cessazione la fabbrica venne abbandonata senza alcuna messa in sicurezza delle aree, continuando così ad essere una fonte di inquinamento e un pericolo per la salute della cittadinanza. Nel 1987, la società Eternit France cercò di riaprire lo stabilimento di Casale Monferrato, continuando a lavorare l’amianto, ma il sindaco di allora emanò un’ordinanza con cui vietò la produzione, il commercio e qualsiasi uso dell’amianto in città. Nel 1995, il Comune di Casale Monferrato acquistò la fabbrica e, con un lavoro durato anni, riuscì a bonificarla eliminando l’amianto residuo e demolendo la struttura. I resti delle macerie sono stati sepolti in loco dentro a grandi vasche e poi ricoperte da una spianata di cemento. La memoria industriale del luogo è resa fisicamente visibile da un pozzo, elemento di archeologia industriale, che per un periodo iniziale portava l’acqua all’interno della fabbrica, poi dismesso, e dalla Palazzina Eternit, sede degli uffici direzionali fino alla chiusura definitiva. Il nome del parco trae origine dalla sua storia: per sottolineare il cambiamento e la rigenerazione ma per non accantonare la memoria si è deciso di chiamare questo nuovo spazio cittadino Eternot, affinché si colleghi sempre questo luogo all’impegno della città nella Lotta contro l’Amianto in nome della Giustizia, della Bonifica e della Ricerca. Il significato simbolico di questo parco è stato restituito attraverso il progetto Arte Pubblica per il Parco Eternot, che ha portato alla costruzione del Monumento Vivaio Eternot. Il Vivaio Eternot, presenta, sulle due pareti più esterne dei cassoni azzurri che contengono le piante di Davidia involucrata o albero dei Fazzoletti, vi è una scritta in lettere bianche: «I fazzoletti intrisi delle nostre lacrime metteranno le ali e voleranno lontano per sviluppare profonde radici di giustizia». Questa stessa scritta è diventata un motto che accompagna il monumento, una dichiarazione di volontà ma anche di azione. Il perimetro del Parco Eternot ricalca oggi quello della Fabbrica Eternit che è stata così convertita in uno spazio pubblico restituito alla città, si può definire un parco dedicato alla memoria e al futuro. Planimetria del Parco Eternot con le varie zone dedicate e distribuzione degli spazi
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