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Flussi Migratori: Fattori Determinanti e Protezione Internazionale, Dispense di Geografia Politica

Migrazioni e popolazioneDiritto internazionalePolitica InternazionaleSociologia

Sui fattori geografici, economici, sociali e culturali che influiscono sui flussi migratori in Europa, con un focus sul diritto d'asilo e la protezione internazionale. Vengono presentate le definizioni di migranti internazionali e rifugiati secondo le Nazioni Unite, e un overview delle principali convenzioni e dichiarazioni internazionali in materia. la situazione in Italia, che ospita il minor numero di rifugiati in rapporto alla popolazione residente, e discute sulla sacralità e inviolabilità del diritto d'asilo. Vengono descritte le evoluzioni recenti nella tutela dei migranti vulnerabili.

Cosa imparerai

  • Come si definisce il diritto d'asilo secondo la legge italiana?
  • Che sono le principali convenzioni e dichiarazioni internazionali in materia di migrazioni e protezione internazionale?
  • Che tipi di migranti vengono distinti secondo le Nazioni Unite?
  • Come si proteggevano in passato i migranti secondo la legge italiana?
  • Che evoluzioni recenti si sono verificate nella protezione dei migranti vulnerabili in Italia?
  • Come si proteggevano in passato i migranti vulnerabili in Italia?

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 16/03/2022

nickelbak87
nickelbak87 🇮🇹

4.4

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Scarica Flussi Migratori: Fattori Determinanti e Protezione Internazionale e più Dispense in PDF di Geografia Politica solo su Docsity! Flussi migratori Flussi migratori Le migrazioni nella costruzione dello spazio geografico La popolazione mondiale continua a crescere e anche l’ONU ha dovuto rivedere le sue previsioni che solo qualche anno fa ipotizzavano un’inversione di tendenza a partire dal 2070. Il problema, affrontando il problema delle migrazioni, è che la popolazione tende ad aumentare laddove vi sono condizioni ambientali ed economiche non favorevoli e questo comporterà un aumento dei flussi migratori. La popolazione tende ad aumentare più rapidamente in Africa ed in Oceania, in molti Paesi dove sussistono condizioni di forte ritardo economico e di instabilità politica. Questa tendenza inciderà sui flussi migratori nei prossimi decenni. L’Italia è uno di quei paesi economicamente più sviluppati in cui si è assistito ad un’inversione della tendenza demografica. Ciò che si è verificato è stata una transizione demografica, cioè il passaggio dagli elevati livelli di natalità e mortalità dell’antico regime demografico, caratteristico delle società pre-industriali, ai bassi livelli attuali. Lo schema classico della transizione prevede che prima diminuisca la mortalità e solo successivamente la natalità. Questo produce un’eccedenza di nascite rispetto ai decessi che alimenta una forte crescita della popolazione. I paesi più ricchi hanno da tempo concluso tale fase, mentre molti paesi in via di sviluppo la stanno ancora pienamente vivendo con conseguente intensa crescita demografica. All’incremento della popolazione nella fase centrale della transizione spesso corrispondono flussi migratori in uscita come conseguenza della difficoltà di armonizzare il rapporto tra popolazione e risorse. Il concetto di transizione demografica contiene in sé l’idea del passaggio da un vecchio ad un nuovo equilibrio. In realtà all’abbandono dell’equilibrio di vecchio regime non ha corrisposto il raggiungimento di uno nuovo. Molti paesi sviluppati presentano infatti una fecondità sensibilmente inferiore ai livelli necessari per garantire il rimpiazzo generazionale, mentre la mortalità continua ad essere in diminuzione come testimonia il continuo aumento dell’aspettativa di vita. A queste variazioni corrisponde anche il processo di invecchiamento della popolazione. A partire dal XIX secolo nei Paesi economicamente più sviluppati si assiste ad una tendenziale riduzione della mortalità mentre le nascite rimangono elevate e questo comporta un forte incremento della popolazione. Nella seconda fase incomincia a decrescere anche il livello di natalità GILG 4A-4B Flussi migratori e questo comporta incrementi decrescenti della popolazione. Si arriva al regime demografico attuale in cui la popolazione tende a stabilizzarsi, a crescere molto lentamente o, addirittura, a decrescere. I fenomeni migratori sono sempre esistiti, anzi alla base stessa dell’evoluzione della specie umana vi sono stati processi migratori. Oggi come allora la popolazione si sposta per migliorare le proprie condizioni di vita e/o per sfuggire a condizioni che minacciano la sopravvivenza. Larga parte dei flussi migratori si sposta a causa dei differenziali di reddito e, di conseguenza, di benessere che si registrano tra le diverse regioni del pianeta e all’interno di esse. I migranti sono 272 milioni di persone pari al 3,5% della popolazione mondiale (secondo di dati del 2020 delle Nazioni Unite riguardanti le migrazioni internazionali). La loro distribuzione appare fortemente disomogenea: - nelle regioni maggiormente sviluppate 1 persona su 10 è un migrante; - mentre nelle regioni in via di sviluppo ad essere migrante è una persona su 70. Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dei flussi migratori, anche se a partire dalla seconda metà degli anni ’80 si riscontra una certa connessione tra l’aumento del numero complessivo dei migranti e l’incremento della popolazione mondiale. Secondo il Report IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) del 2000 le donne rappresentavano il 47,5% dello stock di migranti nel mondo. A distanza di 20 anni l’incidenza non è cambiata; nel Report IOM del 2020 il peso percentuale delle donne è stimato pari al 47,9%. Il peso maggiore lo hanno naturalmente le persone in età da lavoro e in particolare le fasce d’età comprese tra 25 e 45 anni. I migranti lavoratori sono 164 milioni, ma i migranti in età lavorativa sono il 74%. La geografia dei flussi Esistono diversi tipi di flussi migratori - flussi locali (es.: urbano-rurale) - flussi nazionali; - flussi internazionali intraregionali; - flussi internazionali interregionali; A livello continentale le regioni di emissione dei flussi sono rappresentate da Asia, America Latina e Africa; mentre le regioni di ricezione sono costituite da America settentrionale, Europa e Oceania. Il continente Europeo ospita un terzo dei migranti e si colloca al di sotto del continente Americano e dell’Oceania. L’Europa è allo stesso tempo regione geografica di origine e di destinazione dei flussi migratori, anche se l’Unione Europea costituisce quasi esclusivamente una regione di destinazione. GILG 4A-4B Flussi migratori Le principali determinanti dell’aumento delle migrazioni forzate determinanti geopolitiche determinanti geoeconomiche e ambientali - il venir meno dell’equilibrio geopolitico; - ruolo degli Stati nazionali; - nascita di nuovi conflitti; - nascita di governi etnici o religiosi; - mancato rispetto dei diritti umani. - la globalizzazione; - la povertà e il crescente divario tra paesi ricchi e paesi poveri; - le catastrofi naturali e conseguenze ambientali ed economiche. La maggior parte di questi fenomeni migratori rimane circoscritto all’interno delle stesse regioni di irradiazione, indirizzandosi verso paesi che versano in analoghe condizioni e quindi peggiorando la loro situazione interna. Tipologie di persone sotto tutela del UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) I rifugiati includono le persone riconosciute ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati; il suo protocollo del 1967; la Convenzione dell'OAU del 1969 che disciplina gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa; quelli riconosciuti ai sensi dello statuto dell'UNHCR; soggetti a cui sono state concesse forme complementari di protezione; o quelli che godono di protezione temporanea. Dal 2007, la popolazione di rifugiati include anche persone in una situazione simile ai rifugiati. I richiedenti asilo sono persone che hanno cercato protezione internazionale e le cui richieste di riconoscimento dello status di rifugiato non sono ancora state determinate, indipendentemente da quando possano essere state presentate. Gli sfollati interni (IDPs) sono persone o gruppi di individui che sono stati costretti a lasciare le loro case o luoghi di residenza abituale, in particolare a causa o al fine di evitare gli effetti di conflitti armati, situazioni di violenza generalizzata, violazioni di diritti umani o disastri naturali o causati dall'uomo e che non hanno attraversato un confine internazionale. Ai fini delle statistiche dell'UNHCR, questa popolazione comprende solo IDPs generati da conflitti ai quali l'Ufficio estende la protezione e / o l'assistenza. Dal 2007, la popolazione IDPs include anche persone in una situazione simile all'IDPs. Per stime IDPs globali. I rifugiati rimpatriati sono ex rifugiati che sono tornati nel loro paese di origine spontaneamente o in modo organizzato ma che devono ancora essere pienamente integrati. Tale ritorno avverrebbe normalmente solo in condizioni di sicurezza e dignità. GILG 4A-4B Flussi migratori Gli IDPs restituiti si riferiscono a quegli IDPs che erano beneficiari delle attività di protezione e assistenza dell'UNHCR e che sono tornati nelle loro aree di origine o di residenza abituale durante l'anno. Gli apolidi sono definiti ai sensi del diritto internazionale come persone che non sono considerate cittadini da alcuno Stato ai sensi della propria legge. In altre parole, non possiedono la nazionalità di alcuno Stato. Le statistiche dell'UNHCR si riferiscono a persone che rientrano nel mandato di apolidia dell'agenzia perché sono apolidi secondo questa definizione internazionale, ma i dati di alcuni paesi possono anche includere persone con nazionalità indeterminata. Altri soggetti preoccupanti si riferiscono a persone che non rientrano necessariamente direttamente in nessuno dei gruppi sopra elencati, ma a cui l'UNHCR estende i propri servizi di protezione e / o assistenza, sulla base di motivi umanitari o di altro tipo. Italia terra d’asilo Nell’ambito dell’UE l’Italia è quello che ospita il minor numero di rifugiati in rapporto alla popolazione residente. Le ragioni di ciò vanno ricercate nella mancanza di una disciplina organica del diritto d’asilo e nelle carenze che si registrano nel sistema di accoglienza ed assistenza ai richiedenti asilo. Va inoltre considerato che le opportunità di inserimento lavorativo risultano inferiori a quelle che si riscontrano negli altri paesi, e l’inserimento sociale più difficile per la mancanza di una consolidata tradizione di accoglienza che è invece presente in altri paesi europei. L’istituto dell’ASILO. La parola asilo deriva dal greco asylon e significa “luogo che non può essere violato”. Dunque la caratteristica principale del diritto d’asilo è la sacralità e l’inviolabilità. In epoca classica e nel corso del Medioevo l’asilo è stato considerato come un istituto di natura esclusivamente religiosa, ma con la nascita degli Stati nazionali l’istituto dell’asilo si secolarizza (dall’asilo religioso si passa all’asilo politico). L’asilo, arricchendosi dell’elemento politico, consiste nella protezione concessa ad uno straniero entro il territorio di uno Stato. Nell’asilo territoriale la protezione non è più limitata ad un luogo specifico, ma ad un intero territorio. Chi richiede asilo non cerca rifugio, ma un luogo in cui ricominciare a sperare e una comunità su cui poter contare. L’accoglienza non è solo un dovere civile ma anche un imperativo morale che deve coinvolgere tutti. I richiedenti asilo solo migranti che fuggono dal paese di origine in quanto perseguitati a causa della loro razza, religione, nazionalità, opinioni politiche e presentano istanza per il riconoscimento dello status di rifugiato nel paese di destinazione. GILG 4A-4B Flussi migratori Chi è il rifugiato? Il rifugiato è colui che ha ottenuto il riconoscimento dello “status di rifugiato” in seguito all’accoglimento della sua domanda. Per richiedere tale status è necessario presentare una domanda motivata: - all’ufficio di polizia di frontiera (al momento dell’arrivo al confine); - alla questura, entro 8 giorni dall’ingresso nel territorio italiano. Lo status di rifugiato è riconosciuto anche nel diritto internazionale nei seguenti documenti:  Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo;  Convenzione di Ginevra del 1951 (e protocollo di New York 1967) è considerata la magna charta dei diritti dei rifugiati;  Convenzioni regionali, come la “Convenzione che disciplina particolari aspetti del problema dei rifugiati in Africa” dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) del 1969;  La dichiarazione di Cartagena del 1984: nasce in seno al “Convegno sulla Protezione Internazionale dei Rifugiati in America Centrale, Messico e Panama: problemi giuridici ed umanitari”  Il ruolo di UNCHR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati; fornisce loro protezione internazionale ed assistenza materiale, e persegue soluzioni durevoli per la loro drammatica condizione. Rifugiato nella Convenzione di Ginevra Art. 1 “il Rifugiato è colui che avendo un fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità appartenenza ad un determinato gruppo sociale o di opinioni politiche, che si trova fuori dal paese di cui è cittadino, e non può o non vuole avvalersi della protezione di tale paese„ Per il riconoscimento dello status occorre dunque: - la fuga dal proprio paese; - il fondato timore di persecuzione; - motivi specifici di persecuzione; - impossibilità di avvalersi della protezione del proprio paese di origine. La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiaci, all’art. 33 sancisce il principio di non refoulement provvedendo che il rifugiato non può essere respinto o espulso verso “le frontiere o quei luoghi dove la sua vita e la sua libertà sono minacciate a causa della sua razza, della sua GILG 4A-4B Flussi migratori Inquadramento istituzionale Il sistema di assistenza RAR dipende dal Ministero dell’Interno e si occupa di tutti i migranti il che rende lente le operazioni e limitata efficacia. Sono state istituite due Commissioni per il diritto di asilo: 1. Commissione nazionale; 2. Commissioni territoriali: Recenti evoluzioni nella tutela dei migranti vulnerabili Il D.L. 113/2018 (convertito in legge 132 del 2018) ha abolito il permesso di soggiorno per motivi umanitari che fino ad allora aveva rappresentato lo strumento di tutela internazionale rivolto alle vulnerabilità meritevoli di salvaguardia da parte dello Stato (secondo quanto previsto dall’articolo 10 comma 3 della Costituzione Italiana) pur in mancanza di requisiti previsti dalla normativa europea per la concessione delle forme di protezione internazionale (lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria). Viene data tuttavia alle Commissioni territoriali la possibilità di trasmettere gli atti al Questore per il rilascio di un permesso di soggiorno recante la dicitura “protezione speciale” in caso di non accoglimento della domanda di protezione internazionale e qualora riconosce il diritto ad un permesso della durata di un anno, rinnovabile, che consente l’accesso al lavoro nonostante non sia convertibile in permesso per motivi di lavoro. Inoltre il D.L. 113/2018 e la legge 132/2018 hanno previsto il rilascio di alcuni permessi di soggiorno temporanei da richiedere direttamente alla Questura territoriale competente. Tra questi: a) il permesso di soggiorno per calamità naturale; b) il permesso di soggiorno per atti di particolare valore civile; c) il permesso di soggiorno per cure mediche, discendente da una nuova ipotesi di divieto di respingimento. Si tratta di opzioni che vanno ad aggiungersi a quei permessi di natura temporanea già previsti dal sistema italiano e che rientrano dei c.d. casi speciali: - permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale; - permesso per le vittime di violenza domestica; - per ipotesi di particolare sfruttamento lavorativo. GILG 4A-4B che si occupano di esaminare e deliberare Flussi migratori Livelli di accoglienza I Livello – Centri di prima accoglienza (hotspots, CAS, CARA) aventi perlopiù lo scopo di garantire un primo soccorso e di iniziare le procedure di identificazione e di richiesta di protezione internazionale. II Livello – Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI) ex Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) formato dalla rete degli enti locali in grado di offrire una “accoglienza integrata” e quindi misure complementari di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. Possono accedervi solo le seguenti categorie: o i titolari di protezione internazionale; o i minori stranieri non accompagnati; o i titolari di permesso di soggiorno per cure mediche; o i titolari di permesso di soggiorno per casi speciali qualora non accedano a sistemi di protezione specificamente dedicati (protezione sociale, vittime di violenza domestica, atti di particolare valore civile, GILG 4A-4B Flussi migratori Il ricorso: se entro 35 giorni dal rigetto del ricorso o di ricorrere nuovamente o si è espulsi. GILG 4A-4B
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